ARGENTINA DA NORD A SUD
Testo e foto di Silvia Festa
Dopo aver letto e riletto la Lonely Planet (per me guida sacra
per qualsiasi viaggio fai da te), i racconti pubblicati su turistipercaso
e visitato molti siti, decido a malincuore a cosa rinunciare e cosa
invece posso visitare nei 17 giorni che abbiamo a disposizione.
Pronti, via!
Partenza il 15/01/2005 da casa con il buio e una nebbia dennnnsa
e un po' di preoccupazione: il giorno precedente molti voli sono
stati ritardati o annullati.
Arrivo a Linate dove abbiamo parcheggiato l'auto, prendiamo lo
shuttle (bus) per Malpensa, il volo per Madrid ritarda, ma solo
di qualche ora, fortunatamente da Madrid si parte piuttosto tardi.
Il volo per Buenos Aires parte puntuale, (Aerolineas Argentina è
moooolto puntuale) sono 12 di volo ore + imbarco e sbarco, l'aereo
è un boing 747/400, porta quasi 800 persone, ha 4 motori
ed è molto confortevole, anche gli uomini, che solitamente
sono più alti di me, hanno spazio per distendere le gambe.
Arriviamo in albergo a Buenos Aires alle 5 del mattino (ora locale,
il fuso è di 4 ore), in pratica abbiamo lasciato casa da
più di 30 ore...... il viaggio si è rivelato piuttosto
lunghetto.
Alle 10 del mattino siamo già pronti per ricevere (nella
hall del mio albergo) Andrea: è un genovese che lavora in
una agenzia di viaggi a Buenos Aires, con lui ho prenotato un paio
di alberghi, è più economico che prenotare dall'Italia.....
a saperlo prima......... La sua e-mail è: argentinaconnoi@hotmail.com
Siamo già pronti per andare in aeroporto (non quello in
cui siamo arrivati, che è internazionale, ma quello per i
voli nazionali). Prendiamo il volo per Iguazu. Arrivati in albergo
(che è in Brasile, tra Argentina e Brasile c'è un'ora
di differenza) ci riposiamo: il caldo e la luce sono prepotenti
e la stanchezza molta.
IGUAZU
Il
giorno dopo (a parte scoprire che i trasferimenti dall'albergo al
parco o all'aeroporto ci costeranno un bel po') inizia il bello:
ci alziamo per andare a visitare le cascate dal lato argentino (le
cascate sono al confine tra Argentina, Brasile e Paraguai), arrivati
al parco si sarebbe potuto prendere un trenino per risparmiare 3
km di cammino, ma la coda è lunga e preferiamo il sentiero
dove, prima sorpresa, trovo un'impronta di leopardo (o qualche altro
felino, ma più probabilmente è leopardo) grande come
il mio avampiede, fortunatamente questi animali amano la notte.
Arriviamo all'inizio delle passerelle costruite sul fiume Iguazu
che portano alla Gargada del Diablo e iniziamo a percorrerle, dopo
quasi un'ora non abbiamo ancora finito di attraversare il fiume!
Cominciamo a sentire un rumore diverso: siamo nei pressi della cascata,
la passerella si apre su una piattaforma e due metri sotto di noi
c'è il salto! Sono 20 metri di larghezza e 100 di altezza!
Grandioso! E' un'esperienza adrenalinica sia dal punto di vista
visivo che acustico che tattile (l'acqua vaporizzata e ci rinfresca
piacevolmente). In tutto il parco conta 275 salti (tra grandi e
piccoli) distribuiti in 3,75 Km, immersi nella verdissima vegetazione
subtropicale, il parco in totale copre una superfice di 2250 Kmq.
Ho scattato molte fotografie, rischiando di rovinare la macchina
con tutta quell'acqua.... speriamo in bene.......... e ci siamo
diretti verso altri sentieri (molti comodi e lastricati a prova
di deficit motorio e una buona parte percorribili anche da sedie
a rotelle) per vedere altre cascate. Lo scenario è sempre
fantastico, anche se la Gargada del Diablo vista dall'alto è
da vertigine!
Su uno di questi sentieri mi sono giocata un jolly: ero sdraiata
su un muretto e osservavo un tronco sopra la mia testa che se ne
stava appeso grazie alla presenza di piante rampicanti o liane,
c'erano anche dei graziosi uccelli, uno di loro si è posato
sul tronco che è precipitato, non so come il mio corpo abbia
potuto scattare così velocemente, però sono viva,
quindi: attenzione ai tronchi sospesi. I guardiaparco sono molto
attenti allo stato di conservazione delle passerelle, ma evidentemente
non guardano mai in alto.
Può darsi che molti abbiano già visto le cascate
Iguazu: nel film Mission, verso la fine, il missionario viene crocifisso
e buttato nel fiume e cade da una cascata: le riprese sono state
fatte nel parco di Iguazu.
Il giorno dopo vogliamo vedere le cascate dal lato Brasiliano:
la vista è sempre molto bella e si gode meglio dell'insieme,
ma è meno emozionante. A fianco del camminamento vediamo
un serpente e chiediamo alla guida: è il serpente corallo
(l'avevo già visto in numerosi documentari) è molto
pericoloso........ oppure è uno che gli assomiglia molto
e la guida si è presa gioco di noi, sembra tranquillo, mi
avvicino per scattargli una foto dicendomi che sono un'incosciente.
La visita al parco è piuttosto breve, così entriamo
in un parco di uccelli dove sono anche raccolte numerose specie
in via di estinzione: è veramente molto bello! non solo si
vedono gli uccelli nelle gabbie, ma spesso si entra nelle voliere
dove gli animali sono custoditi. C'è anche una voliera con
farfalle e colibrì.
Nel pomeriggio c'è un nuovo volo per Buenos Aires.
BUENOS AIRES
Buenos Aires è enorme, arrivando in aereo non se ne vedono
i confini.
Sulla Lonely Planet c'è scritto che solo un pazzo consiglierebbe
di noleggiare un'auto a Buenos Aires, pensavo che fosse un'esagerazione,
invece: l'avenida 9 de julio con i suoi 125 metri è la strada
più larga al mondo, conta 9 corsie in una direzione e 8 nell'altra,
le auto sono lanciate ad alta velocità e si spostano come
in branco nel quale elementi più indipendenti scartano a
destra o a sinistra senza avvertire nessuno, per guidare bisogna
conoscere il branco, entrare nel flusso e.... correre! Non so bene
spiegare come devono essere letti i semafori... ma ci vuole un po'
per imparare a capirli e ad attraversare senza rischi...... cioè.......
senza rischi se le auto ferme non decidono, come invece di solito
avviene, di partire un po' prima che diventi verde. I taxi fortunatamente
costano poco e sono moltissimi.
Dedichiamo la giornata alla visita della città (a piedi)
partendo dal centro e orientandoci verso sud, fino al famoso quartiere
La Boca: quello con le case rivestite di lamiere ondulate coloratissime.
Buenos Aires è bella, merita la visita, ma non è come
Roma o Firenze: serve molto meno tempo per vedere tutto.
A parte i palazzi, il tango in strada e il folklore, Buenos Aires
mi ha trasmesso tensione e mi ha lasciato tristezza. In città
si vede la povertà, è vero, molta gente che frequenta
il centro (in periferia non ci sono andata) è ben vestita,
sicuramente ha un lavoro, ma si incontrano raccoglitori di plastica
e cartone, che vengono poi venduti per pochi pesos, solitamente
sono adulti, ma mi ha fatto male vedere una bimba di circa 6 - 7
anni fare lo smistamento dei rifiuti in un'area dove erano raccolti
diversi cassonetti con un'organizzazione da negozio del centro.
Ci sono anche bimbi piccoli che suonano la fisarmonica per raccogliere
l'elemosina. A molti incroci dei giocolieri fanno volare palline
e mazze per raccogliere qualche moneta. Diversa gente dorme per
strada. Non sono molte queste persone "disadattate" (e
questo termine fa capire tutto il razzismo sommerso nella nostra
società conformista) ma credo che quello che ho visto sia
la punta di un iceberg.
Inoltre la cosa che più mi ha fatto male è questa:
in centro si incontrano bande di ragazzini tra gli 8 e i 15 anni
(di giorno si muovono in gruppi di 3 - 4, la sera invece sono 10
- 15) sono senza famiglia e vivono per strada (nonostante il governo
metta a disposizione dei poveri vitto e alloggio) sono tossicodipendenti
(con 5 pesos, poco più di 1 euro si può comperare
una bottiglia di acqua in cui è stata sciolta dell'extasi),
rubano, sono violenti e capita che al fine di essere ammessi nella
banda sparino ad una persona qualsiasi. Una sera abbiamo visto la
polizia arrivare in auto e prenderli a manganellate, loro sono scappati
proprio vicino a dove eravamo noi, si confrontavano i lividi come
fossero trofei. Il giorno dopo una signora ferma al semaforo dietro
di me ha subito un tentativo di scippo. La sera un ragazzino della
banda ha dato un calcio nella schiena ad un fiorista facendolo cadere
nel suo chiosco. Quando questi ragazzi passano, la sera, i negozi
chiudono le saracinesche. Una bambina di circa 13 anni allattava
suo figlio al seno. Provo molta compassione per questi bambini senza
infanzia. Io non ho viaggiato molto, il confronto che posso fare
è con la Lima del 2000: non ho trovato che Lima fosse una
città pericolosa, non l'ho visitata di sera, ma di giorno
è molto tranquilla.
Per restare in tema di sicurezza: durante il viaggio abbiamo conosciuto
un'archeologa padovana, si chiama Tatiana, in viaggio da sola (meta:
il giro del mondo) a Bahia Blanca (località turistica marina)
una persona conosciuta sul posto che avrebbe dovuto darle un passaggio
in auto l'ha narcotizzata (ha bevuto un sorso di birra offertale)
e derubata. E' rimasta incosciente per 12 ore prima che venisse
ritrovata e trasportata all'ospedale militare. Anche a distanza
di 10 giorni riportava i postumi della droga che le era stata data
e accusava una profonda spossatezza, in ospedale non hanno saputo
riconoscere la sostanza che le era stata data. Una guida turistica
dice che lei è stata fortunata perché qualche settimana
prima due ragazze sono state ritrovate uccise. Tutti gli Argentini
con cui ho avuto contatti sono stati estremamente cordiali e disponibili,
e episodi del genere fanno capire il disagio in cui versa parecchia
gente.
A questo punto io e Paolo siamo felici di partire per Trelew.
PENISOLA VALDES
Atterriamo a Trelew e con un minibus arriviamo a Puerto
Madryn: i servizi per i turisti, compreso gli spostamenti, coprono
le esigenze di chiunque, non conviene affidarsi a tour "tutto
compreso" che si comperano dall'Italia. Puerto Madryn è
un paese contaminato dai turisti: i negozi crescono uno a fianco
all'altro, specie sul lungomare, le agenzie di viaggio pullulano.
La spiaggia è pulita e l'oceano freddissimo: solo i bambini
hanno il coraggio di entrare in acqua. E' un posto molto tranquillo
dove gli argentini amano trascorrere un po' di giorni al mare. Il
ristorante più bello che c'è sul lungomare è
una fregatura: si mangia meglio negli altri.
Prenotiamo il giro della penisola Valdes in un'agenzia di viaggi,
non con il tour organizzato (che prevede la visita di solo mezza
penisola) ma con un'auto con autista "che parla" (ovviamente
castellano, ma io entiendo e Paolo quasi). E' stata veramente una
bella giornata, l'autista, Raul, un signore sulla cinquantina, si
fermava lungo la strada per farci vedere animali che altrimenti
non avremmo notato, compreso un roditore grosso come un cane e dal
muso di lepre (non ricordo il nome) e la volpe, i quali si mimetizzano
molto bene nell'ambiente. Abbiamo anche avuto la fortuna di vedere
un branco di un centinaio di struzzi, anche per Raul era la prima
volta che ne avvistava tanti assieme. Il guanaco è facile
da vedere, per il colore del mantello e per la mole. Abbiamo anche
deviato su una stradina fino ad un abbeveratoio per pecore dove
c'erano una gran varietà di uccelli, compreso un rapace simile
al gufo ma diurno.
L'attrattiva
principale della penisola Valdes in estate (gennaio - febbraio)
sono i leoni marini (che casinisti!) e gli elefanti marini (questi
invece molto tranquilli). Questi animali si possono osservare solo
da lontano (per i fotografi: anche un tele da 300 mm è poco).
C'è anche una piccola pinguineria, ma niente a che vedere
con quella che visitiamo il giorno dopo a Punta Tombo! Con il tour
organizzato si entra nella riserva per un corto sentiero mantenuto
da volontari (il parco è protetto e, tour organizzato o meno,
non è consentito allontanarsi dal sentiero) e si è
letteralmente circondati da migliaia di pinguini! Gli animali non
sono solo vicino al mare dove vanno a pescare, ma nidificano (scavando
buche nel terreno) tutt'intorno sulla monagna, è un gran
spettacolo! E loro sono così buffi! Ho assistito al tentativo
di un esemplare di infilarsi nel nido di un'altra coppia, prima
si è avvicinato con indifferenza, ad intervalli si è
diretto verso l'entrata nella tana, ma quando ci si è infilato
la coppia si è messa a strillare e a beccare, il/la poverino/a
è scappato/a. In questa stagione i sono nati i cuccioli e
molti sono anche piuttosto cresciuti, perciò si vedono le
famigliole con 2 pinguini adulti e vicino uno o due pinguini più
piccoli con il piumaggio definitivo quasi completamente formato,
altri cuccioli sono nati da poco e sembrano essere soffici come
peluches. In realtà non sono soffici, è poco romantico
ma lo racconto ugualmente: esiste una ricetta argentina per cucinare
il pinguino: si prende un pinguino si spella e si pulisce bene dalle
interiora, poi si prende una pentola d'acqua e si mette sul fuoco
con il pinguino e qualche sasso, si fa bollire a lungo, quando i
sassi si saranno ammorbiditi allora anche il pinguino è cotto.
Il tour prevede la visita anche al villaggio gallese dove si mangiano,
anzi, ci si strafoga di deliziosi dolci (i più buoni mai
assaggiati in Argentina) e il tè è ottimo (ottimo
anche per gli intenditori di tè).
Abbandoniamo i 35 - 40 gradi (o anche di più a Iguazù)
del nord dell'Argentina per un posto più fresco: si vola
a El Calafate.
EL CALAFATE
A El Calafate ci aspetta il ghiacciaio Perito Moreno, ma,
per lasciare il dolce in fondo, la prima escursione che facciamo
è la navigazione sul Lago Argentino: si visitano (cioè
si vedono dalla barca) alcuni ghiacciai minori (nel senso di meno
famosi) il ghiacciaio Spegazzini e il maestoso Upsala. Durante la
navigazione si incontrano numerosi iceberg; io sono affascinata
da questo fenomeno, non so perché ma ho come l'impressione
che queste forme mutevoli e mobili abbiano una qualche affinità
con il mondo animale e godano di una propria vita e autonomia, mi
intriga il fatto che abbiano forme così fantasiose e nello
stesso tempo
siano pericolosi. Gli iceberg sono per me come le sirene.
Poi il ghiacciaio Perito Moreno. Non riesco ad esprimere con le
parole questa meraviglia! Sicuramente molti avranno visto le fotografie
e i documentari sul ghiacciaio Perito Moreno ma non sono nulla al
confronto di vederlo dal vivo, constatare la grandiosità,
godere dei suoi riflessi blu, udire gli schianti del ghiaccio che
cade nel lago. E' una vera emozione e di fronte a questa natura
maestosa io mi sento veramente piccola.
L'ultima mattina la dedichiamo alla riserva faunistica di El Calafate,
non è per nulla pubblicizzata, ma è veramente bella!
In pratica consiste in un'area semi paludosa (ma non ci sono zanzare;
perché non ho trovato zanzare nemmeno a Iguazù?) sulla
riva del lago Argentino e raggiungibile a piedi in pochi minuti
dal paese, si entra pagando una sciocchezza (2 pesos sono circa
50 centesimi) e passeggiando per i sentieri si osservano uccelli
acquatici di ogni tipo.
Ho scattato un intero rullino a questi animali, ma il laboratorio
ha avuto un guasto alla macchina e il rullino è caduto in
un acido, quindi è stato completamente bruciato.
A
El Calafate la giacca a vento è d'obbligo: quando c'è
il sole ci sono anche 15 gradi, si sta bene con il pile, ma solitamente
dura pochi minuti: improvvisamente arriva il vento pungente che
costringe a coprirsi. In navigazione sul lago la giacca a vento
è indispensabile.
Si vola alla fine del mondo: Ushuaia.
USHUAIA
Ushuaia è la città più a sud del mondo,
la cittadina è turisticissimissima e non offre quasi nulla,
i musei sono striminziti, ma, se decidete di visitarla, non perdetevi
la visita all'ufficio turistico! A parte le informazioni utili e
l'ottima accoglienza, c'è una persona che dovete davvero
conoscere (purtroppo non ricordo il nome, sigh!) è l'impiegata
alta e bionda: è capace di trasmettere allegria anche a chi
abbia appena perso il gatto! È una persona spettacolare!
In questo ufficio ci siamo fatti fare il timbro della Tierra de
Fuego sul passaporto..... adoro queste cose! Sarà legale?
L'escursione d'obbligo è la navigazione sul canale di Beagle,
carina, la cosa più importante di questa escursione è
portare a casa il diploma della navigazione e la foto del faro più
a sud del mondo, che è piccoletto e uguale a tutti gli altri,
però è quello più a sud. Si vedono anche degli
animali, i leoni marini piuttosto da vicino.
Il giorno dopo visitiamo il lago Escondido e Fagnano: belli, ma
niente di speciale: è meglio dedicare il tempo al parco nazionale
della Tierra del Fuego.
Il laboratorio fotografico mi ha distrutto un'altro rullino: quello
contenente alcune foto del canale di Beagle, le foto di Ushuaia
e delle montagne circostanti con relativi ghiacciai, e del lago
Escondido e Fagnano.
Il giorno dopo facciamo la visita al parco nazionale della Tierra
del Fuego. Mi avevano detto che sarei rimasta delusa, invece è
stata una splendida gita! Non abbiamo fatto l'escursione organizzata
(che prevedeva: prelievo con minibus, viaggio per il parco, sosta
di qualche minuto ai posti più interessanti e rientro) ma
ci siamo fatti portare con il minibus fino al lago Rocha (dove abbiamo
comperato qualcosa da mangiare e bere) poi abbiamo percorso a piedi
i sentieri lungo il fiume Lapataia fino all'omonima baia dove avevamo
l'appuntamento con il minibus per le 3 del pomeriggio. Il sentiero
passa per boschi, torbiere e segue il perimetro di un'isola in mezzo
al fiume che è un paradiso di animali, le lepri (o lapin,
non li so distinguere) se ne stanno tranquille a non più
di 3 metri dai passanti, e ci sono tantissimi uccelli di ogni tipo.
Sull'isola si trovano anche grosse defecazioni, ma non saprei dire
di che animale si tratti, non sono di vacca.
L'hotel dove abbiamo alloggiato a Ushuaia è il Tolkeyen
(che significa: "de corason"): non è economico
ma si trova in un posto da favola: davanti al canale di Beagle,
con gli uccelli marini che si fermano sulla spiaggia, giardino splendido
con cavallo libero, dietro il bosco e vista sui ghiacciai e sulla
montagna "5 fratelli". Inoltre la cena è ottima.
L'hotel dista 5 - 6 Km dal centro di Ushuaia (c'è un servizio
navetta gratuito).
Al ritorno dalla navigazione sul canale di Beagle abbiamo deciso
di tornare a piedi all'hotel: la giornata era bella e valeva la
pena farsi una scarpinata....... peccato che a metà strada
siamo passati dai 15 gradi con sole a un vento spaventoso e una
pioggia sottile e fastidiosa, io camminavo dietro il mio Paolo e
temevo di essere sbattuta a terra dalle raffiche.
Il tempo nella Tierra del Fuego cambia repentinamente, anche nel
parco nazionale della Tierra de Fuego siamo partiti con sole splendido
e 15 gradi, ma all'una del pomeriggio grandinava e nevicava ed è
durato per una buona ora, poi il tempo è migliorato nuovamente.
Fortunatamente l'autista del minibus, vedendo il brutto tempo, ha
pensato bene di raggiungerci al luogo di incontro, così ci
ha salvati.
La vacanza è quasi finita: si ritorna a Buenos Aires.
ULTIMA TAPPA: BUENOS AIRES
Piove, è strano in estate, dicono, ma è così.
Innanzitutto andiamo a vedere il monumento a forma di tulipano eretto
nella piazza delle Nazioni Unite nel 2002 (non c'è sulla
Lonely Planet: l'ultima edizione è del 2000) è nel
quartiere La Recoleta, il fiore si chiude la sera alle 9 circa e
impiega mezz'ora per chiudersi, si riapre al mattino alle 7. La
pioggia ci fa rifugiare in due musei d'arte, entrambi nella Recoleta:
questi sono interessanti, non come a Ushuaia, e poi ci lasciamo
intrappolare dalle vie pedonali piene di negozi e di cinema. Ma
non mi piacciono queste vie: sono uguali in tutto il mondo, avrei
preferito passare la mattinata distesa in uno dei tanti parchi bellissimi
della città.
Infine andiamo in aeroporto, facciamo Buenos Aires, Roma Fiumicino
e Linate.
Siamo a casa, il tempo è volato, l'Argentina mi ha lasciato
la voglia di ritornare per visitare altri incantevoli posti, ho
letto di foreste pietrificate, di deserti affascinanti, di laghi
meravigliosi, dell'emozione dell'incontro con le balene e di molto
altro ancora..... per ora ho solo letto....... un giorno, spero,
lo vivrò.
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