ASIARAID 2001
Viaggio A/R in moto dall'Italia
alla Cina ripercorrendo l'antica Via della Seta
Testo
e foto di
Fabio
Negroni, e Marco
Serrantoni
IL
PROGETTO: (9 gennaio 2001): Questo vorrebbe essere il
programma del nostro viaggio, ma in realtà è
solo la realizzazione di un sogno che culliamo da tempo.
Ripercorrendo
le antiche vie carovaniere raggiungeremo la Cina, incontrando
i resti di grandi civiltà del passato e le culture
millenarie che sono nate in questi luoghi; con le nostre
moto attraverseremo la Turchia, l´Iran, il Pakistan,
poi valicheremo il Khunjerab Pass per entrare in Cina e
quindi torneremo attraverso il Kirghizistan, l´Uzbekistan
e il Turkmenistan.
Partiremo
dall'Italia con quattro moto all'inizio di luglio 2001 e
ci imbarcheremo per la Grecia diretti in Turchia,
senza soffermarci sulle bellezze di questa terra già
visitata in passato e che comunque non rappresenta la nostra
meta. Molto più significativa, in questo nostro viaggio
che vuole ripercorrere la "Via della Seta", sarà
la tappa ad Istanbul, antico centro commerciale sulle vie
carovaniere e ideale punto di congiunzione tra Oriente e
Occidente.
Da
qui proseguiremo attraverso l'altipiano anatolico sempre
verso est toccando dapprima la Cappadocia, famosa per i
paesaggi lunari scolpiti dall'azione dell'acqua e del vento
e arrivando poi sul lago Van ai piedi del monte Ararat:
questa è la zona di confine con l'Iran, dove
continuerà il nostro viaggio. Non sappiamo bene cosa
aspettarci in questo paese, la chiusura politica e religiosa
degli ultimi anni unita alla millenaria cultura di queste
genti, lo rendono un posto misterioso e affascinante. Dal
confine raggiungeremo Teheran e poi ancora a sud-est verso
il Pakistan senza perdersi lungo il tragitto una visita
ad Esfahan con le sue meraviglie di architettura araba,
a Shiraz, per poter visitare le rovine di Persepoli e a
Kerman città famosa per i coloratissimi tappeti.
Arrivati
nel sud dell'Iran verso il confine con il Pakistan dovremo
attraversare il deserto del Beluchistan nel minor tempo
possibile: si tratta infatti di una zona molto arida caratterizzata
da sabbia nera di origine vulcanica ed è anche, per
ovvi motivi, la zona meno popolata del Paese. Una volta
entrati in Pakistan ci dirigeremo verso Islamabad
seguendo un percorso a nord-est costeggiando il confine
afgano, ma probabilmente saremo rallentati in quanto ci
risulta che le condizioni del traffico e atmosferiche (piogge
monsoniche) non saranno le migliori.
Raggiunta
la capitale imboccheremo la mitica KKH Karakorum Highway
che segue il corso del fiume Indo e del fuime Hunza fino
a raggiungere il confine al passo Khujerab (4.800 mt, la
strada più alta del mondo), ripercorrendo l'antica
via carovaniera che portava in Cina.
Discendendo
dal passo giungeremo a Tashkurghan dove c'è la dogana
cinese e qui incontreremo il corrispondente dell'agenzia
locale che ci farà trovare targhe e patenti cinesi:
questi documenti, insieme alla presenza di una guida, sono
infatti necessari per poter circolare con un mezzo proprio
in questa nazione. Da qui raggiungeremo il punto più
ad est del nostro viaggio, che è la città
di Kashgar, famoso crocevia commerciale sull'antica Via
della Seta e tuttora sede del più importante e vivace
mercato di tutta l'Asia centrale; qui ci troviamo nella
regione autonoma dello Xinjiang, facente parte della Repubblica
Cinese, ma abitata in maggioranza da popolazioni di origine
turca e quindi più simile per cultura, lingua e storia
alle repubbliche centroasiatiche.
Questo
sarà il giro di boa del nostro viaggio, torneremo
vesto ovest entrando in Kirghizistan attraverso il
Torugart Pass, un impegnativo percorso sterrato che arriva
fino a 4.000 mt circa e che richiede uno speciale permesso
cinese per essere transitato. Entreremo in quelle che sono
le ex Repubbliche Sovietiche dell'Asia Centrale, Paesi per
i quali è particolarmente difficile ottenere i visti.
Il Kirghizistan sarà una delle tappe più impegnative
e allo stesso tempo affascinanti a causa dell'asprezza del
suo territorio caratterizzato da grandiose e suggestive
montagne attraversate da strade di non facile percorribilità;
probabilmente avremo modo di incontrare i pastori nomadi
kirghizi, abili carovanieri che ancora vivono nelle yurte
(tende di feltro). Dirigendoci verso nord-ovest giungeremo
alla capitale Bishkek dove ci congiungeremo con strade più
importanti che ci porteranno velocemente in Uzbekistan,
attraversando anche una parte del territorio del Kazakistan.
Visiteremo
le mitiche Bukhara e Samarcanda, rese famose dalla magica
atmosfera della Via della Seta e che conservano tuttora
magnifiche architetture dell'epoca di Tamerlano, che fece
di quest'ultima il cuore economico e commerciale dell'Asia
Centrale.
Lasciandoci
l'Uzbekistan alle spalle, giungeremo alla zona di confine
con il Turkmenistan, segnato dal corso del fiume
Amu-Darya, il gigante dei fiumi di questa regione già
chiamato Oxus dai greci e da cui il nome Oxiana dato anticamente
a queste regioni. Da qui il territorio diventerà
decisamente arido e dovremmo percorrere 400 km in mezzo
al Karakorum ("deserto nero"), il più esteso
deserto dell'ex-Urss, che si dilata in ogni direzione lasciando
spazio a straordinarie oasi. Ovvie difficoltà si
incontreranno nel rifornimento di carburante e acqua per
cui ci si dovrà attrezzare con serbatoi ausiliari.
Attraversato il Turkmenistan da nord a sud giungeremo a
Mashad, la città santa dell'Iran, la terza per importanza
dopo la Mecca e la Medina, e da qui di nuovo verso Teheran.
A
questo punto intraprenderemo la strada del ritorno ripercorrendo
il tragitto che ci aveva portato fin qui quasi due mesi
prima.
LA REALIZZAZIONE: (Settembre 2001) Ripecorrendo le rotte
delle antiche vie carovaniere abbiamo raggiunto la Cina
nell'estate 2001, incontrando sul nostro cammino i resti
di grandi civiltà del passato e le culture millenarie
che sono nate in questi luoghi.
Abbiamo
attraversato Grecia, Turchia, Iran, Pakistan, valicando
il Khunjerab Pass siamo entrati in Cina, fino ad arrivare
a Kashgar, crogiuolo etnico di popolazioni centro-asiatiche,
per poi tornare sui nostri passi attraverso le ex-repubbliche
russe fino a raggiungere nuovamente casa. Dopo 60 giorni
dalla nostra partenza e 18.000 km percorsi tocchiamo il
suolo italiano al porto di Ancona e in tale data si conclude
fisicamente il raid che ci ha visto percorrere le strade
delle 9 nazioni attraversate.
Mentalmente
invece il viaggio continua ancora dentro ognuno di noi...
I
PARTECIPANTI:
Fabio Negroni, Marco Serrantoni, Pierfelice Finocchi,
Vincenzo de Matteis, e in parte, Gianni Fornara.
IL DIARIO DI VIAGGIO
Credo che un racconto, per quanto irreprensibile, non
possa mai comunicare fino in fondo le idee o le emozioni
che un viaggio trasmette, tanto meno un resoconto posticipato
di qualche mese rispetto alle esperienze vissute riesce
a rendere giustizia a quelle situazioni "magiche"
che spesso valgono il viaggio stesso,momenti che vengono
sfiorati per un attimo e difficilmente rimangono impressi
a fondo nella memoria.
Ecco perche' ho preferito riportare come testimonianza dell'
impresa gli appunti di viaggio scritti quotidianamente,
sicuramente non all'altezza di certi racconti-guida nel
genere, ma reali, vissuti, e spero in grado di poter regalare
qualche attimo speciale a tutti coloro che vorranno condividere
con noi questo sogno finalmente realizzato....
30/06 ( Bologna - Ancona ) - La partenza:
Imbarco ad Ancona per Marco & Fabio alle ore 13.00,
arrivo previsto per domenica mattina alle 5.00 in Grecia.
1/07
( Igoumenitsa - Kavala)
Il traghetto arriva al porto di Igoumenitsa in orario, il
tempo di cambiare un po' di dracme e siamo gia' in partenza
verso il confine turco.
Il freddo del mattino e le strade scivolose della Grecia
non aiutano a distendersi, considerato che e' da quasi un
anno che non guidiamo le moto cariche (in assetto da viaggio),
ma bastano poche curve per riprendere la mano e spingere
ad un ritmo non proprio turistico....
Prima sosta ad un bar sulla strada e approccio con il cibo
greco: ci troviamo a mangiare una tiropita (pasta sfoglia
ripiena di formaggio con spinaci) osservati dai vecchi intenti
a logorare il rosario che si passano sistematicamente fra
le dita.
Si riparte in direzione Meteore, famosi complessi monastici
dalle particolare ubicazioni. Il termometro segna 34°,
e' tempo di fermasi ad assaporare una delle ultime birre
che potremo concederci lungo il tragitto, accompagnata da
un piatto di giros.
Il pomeriggio lo dedichiamo a macinare chilometri, decisi
ad arrivare a Kavala (eventuale punto di incontro con Piero
ed Enzo a 200 km dalla Turchia) per il pernottamento.
Alla sera sentiamo Piero & Enzo che sono gia' sul traghetto
delle 20.00 che li portera' in Grecia il lunedi mattina.
2/07
( Kavala - Tekiridag)
Sveglia alle ore 11, tanto non abbiamo fretta, stiamo aspettando
Piero ed Enzo che sbarcano stamattina a Igoumenitsa.
Colazione
con la solita pasta sfoglia ripiena di feta e poi con calma
ci avviamo verso il confine turco. Il programma era di attraversare
il confine e arrivare a Tekiridag, poco prima di Istanbul,
dove ci avrebbero raggiunto anche gli altri, ma alle 17
ci sentiamo con Enzo e scopriamo che si sono già
fermati dopo aver preso qualche centinaia di Km di pioggia,
quindi anche oggi salta il riaggancio. Passiamo la frontiera
dopo circa un'ora di attesa, in quanto è stagione
di rientri per gli immigrati turchi in Germania e ci sono
lunghe file agli sportelli; si respira subito un'altra atmosfera,
il militare al posto di blocco ci ferma e si fa una foto
insieme a noi e alle nostre moto, manco fossimo due star
di Hollywood. Anche il paesaggio cambia radicalmente, ampi
spazi pieni di girasoli in fiore e la strada lunghissima
che si perde all'orizzonte dietro le colline, guidare alla
sera in questi paesaggi con dei colori stupendi e una temperatura
finalmente sopportabile dà una certa soddisfazione.
Arriviamo come previsto a Tekiridag e spendiamo la bellezza
di 13 milioni per la camera di albergo, ma è normale
e colpa della inflazionatissima lira turca e la camera in
realtà costa solo 12 dollari. Adesso siamo nella
camera d'albergo e sentiamo risuonare il primo muezzin che
ci fa capire che è tardi ed è ora di andarci
a mangiare una pizza turca.
Alla prossima.
3/07
( Tekiridag - Bolu)
Passiamo la giornata a "rincorrerci" con Piero
& Enzo, schiviamo piu' di una volta l'indesiderata pioggia,
mangiamo chili di polvere alzata dai camion che percorrono
numerosi la statale che collega Istanbul ad Ankara.
Respirando colonne di fumo nere che escono dagli scarichi
di qualsiasi mezzo in movimento, ci divertiamo ad assistere
ad un tentativo di sorpasso (non riuscito!!!!) tra due camion
alla folle velocita' di 10 km/h.
Il benzinaio ci offre un te dopo averci fatto il pieno e
giunti all'albergo Marco si mette a contrattare sul prezzo
della stanza....alla fine riusciamo a risparmiare 6.000
lire in 4!!!
Alle 23.30 entrano finalmente in camera Piero & Enzo;
il riaggangio e' avvenuto!!!
4/07
( Bolu - Erzincan 900Km)
Giornata di trasferimento "veloce" da Bolu a Erzincan,
dove giungiamo a notte inoltrata. Rimaniamo
in sella la maggior parte del tempo, concedendoci qualche
sosta durante i rifornimenti (a fine giornata abbiamo percorso
900Km): la strada e' un susseguirsi di sali e scendi che
si perdono a vista d'occhio, le vallate che attraversiamo
si dipingono di rosso al tramonto e la luna che spunta da
dietro il monte sembra cosi' grande da poterla toccare con
un dito.
Un carrarmato che transita vicino alla locanda dove mangiamo
ci riporta alla mente che questa e' una zona "calda"
della Turchia, guardo la faccia del ragazzo che mi sta servendo
che sembra felice nonostante tutto.
5/07
( Erzincan - Dogubayazit)
Da Erzincan a Dogubayazit.
Verde, giallo, marrone, blu e bianco; questi sono i colori
che dipingono la parte orientale della Turchia. Il contrasto
del cielo che risalta tra le cime delle montagne, le nuvole
che intervallano zone chiaro-scure sui campi di grano e
pascoli sconfinati, i villaggi dei pastori e le donne che
lavano i tappeti lungo i corsi d'acqua ci accompagnano fino
al tramonto; siamo a Dogubayazit, e la vista che abbiamo
dal castello abbraccia tutta la vallata sottostante.
6/07
( Dogubayazit - Tabriz)
Dogubayazit ore 7 del mattino: ci raggiunge Gianni col suo
BMW 1150 GS dopo aver viaggiato praticamente tutta la notte
in mezzo all'altopiano turco, noi invece a quell'ora ci
alziamo cosi' lo rimettiamo in moto e ci dirigiamo verso
il confine iraniano.
Senza alcun problema riusciamo a passare la frontiera e
ci rendiamo subito conto dell'estrema disponibilita' degli
iraniani.
Cambiamo qualche dollaro al mercato nero e via subito a
far benzina: 120 lire al litro!!!! E' una
soddisfazione, e non è tutto: un camperista che incontriamo
poco dopo al ristorante ha fatto gasolio per 30 lire litro.
Scopriamo che lui (insieme alla moglie con capelli rigorosamente
coperti da un velo) si sta dirigendo verso il Pakistan,
quindi probabilmente lo incontreremo nuovamente lungo il
tragitto.
Si riparte sotto un sole che inizia a scaldare sul serio,
destinazione Tabriz; lungo la strada la mano alzata del
poliziotto serve solo per "intimare" un saluto.
Facendoci consigliare un buon posto in citta' dove sfamarsi
ci ritroviamo al centro di un Luna Park, c'e' anche il ristorante
e si mangia davvero bene . La corsa in taxi per il rientro
e' forse stata la cosa piu' pericolosa che abbiamo visto
dall' inizio del viaggio fino ad ora!!!
7/07
( Tabriz - Qanzin )
Trasferimento verso Qanzin, con un clima che nonostante
i 1300 di altezza inizia ad essere molto caldo. All'arrivo
riusciamo a farci un giro nell'immenso bazar che prende
vita proprio verso sera quando il clima si fa piu' mite.
Più tardi andiamo in un locale dove si fuma il narghilè
e ci rendiamo conto dell'imbarazzante ospitalità
iraniana: oltre ad offrici l'ayran (yogurt allungato e speziato)
e il gelato al pistacchio, a nostra insaputa ci pagano anche
il conto.
Idem il tassista al ritorno in albergo che ci offre la corsa,
in cambio ci "tortura" facendoci ascoltare a massimo
volume la più grande rock star iraniana...
8/07
( Qanzin - Qom )
Ci facciamo consigliare
un percorso alternativo per arrivare a Qom (citta' santa
dell' Iran) evitando la caotica Teheran.
Il paesaggio si fa subito molto secco, quasi desertico;
incontriamo il primo caravanserraglio, in pratica l'autogrill
della Via della Seta, dove le carovane facevano sosta lungo
il tragitto.
Arrivati a Qom ci accoglie un incessante vento caldo e i
42 gradi si sentono tutti.
Visitiamo la stupenda moschea di Hazrah-è Masumeh,
anche se sarebbe vietato l'ingresso ai non musulmani, ma
in mezzo alla folla non veniamo notati.
9/07
( Qom - Esfahan )
L'agenzia iraniana a cui ci siamo appoggiati per avere il
visto non ha badato a spese per la prenotazione dell' albergo
a Esfahan che era compresa nel servizio e ci ritroviamo
in un 4 stelle di lusso (insieme ad arabi facoltosi con
il fardello di mogli a seguito) dove le comodita' non mancano.
Inutile dire che ci troviamo subito a nostro agio e ogni
pretesto e' buono per tornare in camera a usufruire dell'
aria condizionata.
La citta' troppo turistica svela comunque i sui lati migliori:
le favolose stanze da the che si affacciano sulla piazza
centrale meritano sicuramente una visita, la gente e' cordiale
all'inverosimile e non perde occasione per rivolgerti la
parola.
10/07
( Esfahan)
Un detto recita: "Chi
ha visto Esfahan ha visto la meta' del mondo". In effetti
la citta' offre mille opportunita' ed e' impossibile vedere
tutto in 2 giorni.
Splendida la stanza da the situata ai piedi del ponte "Si
o Se"; per arrivare ai tavoli bisogna passare sopra
delle pietre regolarmente distanziate, unico passaggio per
superare il corso d'acqua del fiume.
11/07
( Esfahan - Yazd 320km.)
Le uniche nuvole che si vedono in giro sono quelle di fumo
che escono dai motorini dei ragazzi che provano di seguirci
quando passiamo dentro i villaggi seminati a distanza di
chilometri l'uno dall' altro; in mezzo a questi il deserto
fa da cornice ai primi dromedari che incontriamo, la temperatura
e' troppo elevata anche per percorrere solo 50Km. e un chai
(the) caldo e' l'unico sollievo che abbiamo.
Esfahan
- Yazd , impieghiamo 6 ore a percorrere i pochi chilometri
che separano le due citta'; a meta' mattinata incontriamo
anche un olandese che con una Enfield Bullet comprata in
India sta percorrendo da solo la strada del ritorno alla
folle media dei 70 km/h: ci fermiamo a fare 2 chiacchiere
con lui e scopriamo che e' in viaggio per il mondo da due
anni, poi ha deciso di tornare a casa e si e' comprato la
moto per percorrere la strada del ritorno.
Arrivati a Yazd nel primo pomeriggio impieghiamo il resto
del tempo per visitare la citta'; il vento costante (ovviamente
caldo) e la pizza salata che mangiamo ci mettono un po'
di sete. A fine cena ci accorgiamo di aver bevuto la bellezza
di 10 litri d'acqua in cinque.
12/07
( Yazd - Bam 570 km)
Giornata di trasferimento: la partenza prevista per le 8
di mattina subisce qualche ritardo: la colazione e' sacra
e tutti siamo d'accordo per la sosta.
Ci aspettiamo anche oggi di toccare temperature di tutto
rilievo, invece ci dobbiamo ricredere e l'arrivo a Kerman
(inizialmente prevista come tappa finale) si trasforma in
una sosta per riordinare le idee e partire in direzione
Bam.
Attraversiamo un passo a 2600 mt., il sollievo dei 32°
e' pero' troppo breve, e in una 80ina di km scendiamo a
quota 1000 mt. (e nuovamente 44°); Bam e' calda, le
palme da datteri che costeggiano la strada e la sabbia che
ormai la fa da padrona ci riportano alla mente le citta'
tunisine visitate in passato.
Facciamo amicizia con altri motociclisti inglesi e una ragazza
irlandese che viaggia da sola con la sua Yamaha Virago 250
e increduli veniamo a sapere che e' partita dall' Irlanda
e vuole arrivare in India!!!!
13/07
( Bam)
Le
mura delle camere sono talmente calde che di notte si riesce
a fatica a dormire; il pomeriggio, complice qualche nuvola
che viene in nostro aiuto, lo trascorriamo alla "cittadella",
insediamento fortificato dalle sembianze di un enorme castello
di sabbia.
I segni delle poche gocce di acqua cadute da queste parti
lasciano solchi lungo le mura, l'apparente fragilita' dell'
insieme si rivela magicamente solido, ci spingiamo fino
sulla torre piu' alta per ammirare il paesaggio sottostante.
14/07
( Bam - Taftan)
I poliziotti ci fermano sempre piu' spesso, da queste parti
non se ne devono vedere molti di turisti e ne approfittano
per rivolgerti le solite domande ormai di rito.
Passiamo il confine iraniano senza grossi problemi, ma arrivati
all' ufficio pakistano scopriamo che e' chiuso per la pausa-pranzo:
rimaniamo 1ora e mezza in mano a "predoni" locali
che tentano di cambiarci i dollari in rupie pakistane.
Alla 17 siamo ufficialmente in Pakistan, ma e' ormai troppo
tardi per pensare di rimetterci in sella e decidiamo quindi
di sostare a Taftan, citta' di confine.
Troviamo un albergo fantasma dove alloggiare (manca acqua
e luce); le stanze che ci vengono offerte hanno coperte
usate dagli ultimi malcapitati di passaggio, un catino di
acqua per l'igiene personale e lampade a petrolio per la
notte. Decidiamo tutti di prendere delle brande e un materasso
per dormire fuori dall'albergo vicino alle moto, sotto il
cielo stellato.
15/07
( Taftan - Quetta)
Ci
svegliamo alla mattina presto per evitare il temuto caldo
che puo' offrirci il deserto del Beluchistan; l' atmosfera
che ci si presenta e' surreale e i muretti di cemento con
le distanze in kilometri alla citta' piu' vicina sono gli
unici segni di vita che si incontrano.
Tutto appare in uno strano effetto bianco e nero prodotto
dai raggi del sole che filtrano attraverso le nuvole di
sabbia, le sagome dei ragazzi che mi precedono sembrano
ombre cinesi che si muovono in una strana danza, con il
vento che ovatta i rumori e crea una atipica colonna sonora.
Un paesaggio in parte verde e montagnoso e' il miraggio
che ci si presenta dopo la prima parte desertica, la strada
sale prima di arrivare a Quetta
e abbiamo qualche difficolta' ad ambientarci con le abitudini
locali di guida.
Si arriva alla sera in albergo, in mezzo ad un traffico
infernale dove i riscio' a motore (simpatiche ape car trasformate
in taxi), gli autobus e i camion fanno a gara per infilarsi
in qualsiasi buco libero si trovi sulla carreggiata, combattendo
a suon di clacson potenziati.
20/07
- 21/07 ( Peshawar)
Peshawar e' il prototipo della citta' asiatica, caotica,
rumorosa e con quartieri fatiscenti.
Le bambine agli incroci chiedono denaro e in cambio ti profumano
con i loro barattoli di incenso, mentre la gente si lava
nelle pozzanghere lasciate da un improvviso temporale che
aiuta solo ad aumentare la gia' alta percentuale di umidita'
nell'aria.
Inoltrandosi nei Bazar della citta' entri a contatto con
la vita quotidiana, l'odore dei "samosa" preparati
lungo la strada o quello delle spezie vendute dagli ambulanti
si alterna a quello acre dei piccoli corsi d' acqua usati
come fognature.
In questa sorta di pellegrinaggio purificatore ci si imbatte
spesso in monolocali trasandati usati da sartorie, bambini
di giovane eta' seduti per terra e con il capo chino concentrati
sul proprio lavoro per poche rupie ti lasciano immaginare
il tipo di vita che trascorrono.
22/07
( Peshawar - visita a Darra)
Da Peshawar ci spostiamo in taxi verso Darra, citta' famosa
per la produzione artigianale di armi da fuoco. Con noi
c'e' anche Lucia Vastano, una giornalista italiana conosciuta
in albergo, da poco rientrata dall'Afghanistan
per lavoro ( il servizio da Kabul uscira' su "TV Sorrisi
e Canzoni" dal 1/09/01 all' 8/09/01).
23/07
( Peshawar )
Gianni decide di tornare in Italia; non avendo il visto
cinese preferisce rinunciare alla risalita della KKH, sicuro
di affrontarla fra qualche anno per arrivare anche lui in
Cina!!
24/07
( Peshawar)
I baffi neri tradiscono un sorriso, le mani corrono veloci
sulle corde dello strumento, il musicante sembra contento
nel vederci rapiti dalla sue note.
Siamo ospiti a casa di un afghano che ci ha invitato a cena,
la luce soffusa e i tappeti che ornano la stanza aiutano
a creare un' atmosfera surreale, la musica nomade e i balli
lasciano spazio a mille pensieri, ai rimpianti per tempi
migliori che non ci sono piu' e alla disperazione di migliaia
di persone per la situazione attuale dell'Afghanistan.
25/07(
Peshawar)
Le strade sono vuote, solo qualche riscio' cerca ancora
l' ultimo cliente da portare a casa.
Vagabondo nella notte tra le deboli luci arancioni dei lampioni,
Peshawar non e' la stessa caotica citta' che conosci durante
il giorno e l'insolito silenzio che l'avvolge ti fa sentire
padrone della situazione; ripenso agli amici conosciuti
qui e mi sento quasi a casa.
26/07(
Peshawar - Battan)
Quando ti crei delle amicizie durante il viaggio ripartire
e' sempre un po' triste ...
Dopo la lunga sosta a Peshawar si risale in moto in direzione
Cina; come al solito il traffico pakistano e' un caos continuo,
spesso bisogna fermarsi per evitare che i camion in sorpasso
in curve cieche ti vengano addosso e purtroppo non riusciamo
a gustarci a pieno il fascino della KaraKorum Highway.
Dopo pochi chilometri balza subito agli occhi la folta vegetazione
"meticcia", un incrocio tra piante tropicali ed
europee, e le coltivazioni di riso ci fanno immaginare terre
non piu' cosi' lontane...
I villaggi che attraversiamo sono un concentrato di miseria,
polvere, mercanti e pastori, bambini e uomini, casse di
bibite al sole e il giallo del mango e delle banane.
Risalendo la valle dell'Indo veniamo sorpresi da un breve
temporale, raggiungiamo l'albergo e alla sera ci fermiamo
a guardare le stelle in un cielo nuovamente limpido.
27/07(Battan
- Gilgit 300km)
Il dinamismo delle moto viene accentuato dalle secolari
pareti di rocce che ci troviamo di fronte, sotto di noi
l'Indo e sopra un cielo azzurro insidiato dalle cime delle
montagne. La KKH costeggia il fiume in un continuo sali
e scendi, la strada e' ricavata sul versante dei monti e
spesso dobbiamo passare sotto massi sospesi per miracolo
sopra le nostre teste.
Durante una sosta per il solito the incontriamo 2 austriaci
in moto che ci informano sulle buone condizioni della strada
per arrivare a Gilgit, ma purtroppo lungo la strada le nuvole
la fanno da padrone e ci negano la vista del Nanga Parbat
(8126 mt.).
28/07
( Gilgit - Karimabad 95km)
Le nuvole si intensificano e non lasciano presagire nulla
di buono.
Spendiamo la mattinata nel tentativo inutile di contattare
la nostra guida cinese, e' da Peshawar che non abbiamo piu'
sue notizie e diventa difficile stabilire il giorno di ingresso
in Cina.
Risalendo la valle dell'Hunza arriviamo a Karimabad; l'hotel
dove sostiamo ha una terrazza sulla verde vallata sottostante,
l'odore delle albicocche e delle mele sugli alberi e' piacevole
e intenso, lo sguardo punta alle cime innevate delle montagne
vicine.
29/07 ( Karimabad - Gulmit 50km)
"HELLO, HELLO !?!?!"
Mentre un pakistano arrampicato sul palo del telefono tenta
in modo precario di collegare due fili alla rudimentale
linea telefonica, il secondo a terra grida a squarciagola
nell'apparecchio per provare di stabilire un contatto vocale.
Nella North Area del Pakistan e' facile incontrare disagi
con i telefoni locali, per cui Marco e Piero decidono di
ritornare a Karimabad per chiamare la guida cinese, mentre
Fabio e Enzo si fermano in un hotel a Gulmit.
30/07
( Gulmit)
Oggi doveva essere la data di ingresso in Cina, invece siamo
ancora in attesa di una conferma che ci permetta di lasciare
il Pakistan alle nostre spalle.
Continua a piovigginare e la gente che arriva dal Nord avverte
che al Khunjerab Pass sta' nevicando e la strada e' interrotta
per una frana.
Passiamo la giornata facendo conoscenza con la gente che
lavora nell'hotel, in particolare con due cugini con cui
approfondiamo alcuni aspetti del loro paese e della loro
religione...
31/07
- 1/08 ( Gulmit)
Dalla Cina nessuna novita'...
Finalmente il sole ci permette di vedere il paesaggio al
pieno del suo splendore, ghiacciai luccicanti fanno capolino
tra i prati e crinali rocciosi, le poche nuvole rimaste
sembrano aggrappate alle ruvide cime delle montagne.
Due bambini sussurrano a distanza additando le moto parcheggiate,
accennano timidamente ad un saluto e scappano eccitati verso
la loro quotidianita'.
2/08(
Gulmit)
La notizia del giorno e'
indubbiamente l'avvenuto contatto con la guida cinese che
ci accompagnera' nello Xinjiang, domani finalmente si parte
per arrivare in Cina, realizzazione di un sogno cullato
da ormai un anno...
Il gruppo si ricongiunge a Gulmit in serata, dopo quattro
giorni fa piacere ritrovarsi nuovamente insieme per condividere
un viaggio che sta per raggiungere il giro di boa.
3/08
( Gulmit - Tashkorgan)
Le moto arrancano sulle altitudini che portano al Kunjerab
Pass, anche i piloti hanno vita difficile per problemi legati
al cambio di pressione.
Dopo aver passato numerosi tratti franati ci ritroviamo
in mezzo a ghiacciai secolari, la stele che indica il confine
Pakistan-Cina e' ora sotto i nostri occhi, ma continuiamo
a credere che sia un sogno!!!
I primi posti di blocco delle Guardie Rosse e un paesaggio
notevolmente mutato
sono la faccia della Cina che incontriamo; pascoli smisurati,
montagne non piu' "minacciose" sul ciglio della
strada, ma spazi aperti che finalmente ci ridanno il tempo
di ammirare il paesaggio e tutte le sue sfumature.
Arriviamo a Tashkorgan e impieghiamo 4 ore per passare la
frontiera, quando usciamo sono le 22.00 locali e andiamo
diritti in albergo.
4/08
( Tashkorgan - Kashgar)
9.30 di mattina ora di Pechino: ci vengono consegnate le
targhe e le patenti per poter circolare in Cina. Finito
il rituale di affissione partiamo in direzione Kashgar,
il Mutzagata con i suoi 7.546 mt. sembra quasi una visione
di fronte a noi, la foschia rende la base praticamente invisibile,
mentre la cima innevata rimane sospesa sopra le nostre teste.
Ci avviciniamo alla meta giornaliera e le strada si popolano
di carretti, biciclette, donne vestite
di rosso, fiumi colorati dalla terra e motociclisti locali
che rimangono ammutoliti al nostro passaggio.
5/08 ( Kashgar - mercato della domenica)
Un tumulto di persone che si riversano per le stradine
del paese e contrattano su ogni tipo di merce, venditori
di bibite fresche che usano blocchi di ghiaccio raccolti
da terra, donne che vendono pezzi di stoffa ricamati a mano,
banchetti con serpenti e rospi secchi, strette di mano per
sancire l'accordo, bambini nudi a cavallo che fanno il bagno
nel fiume, odore di carne bruciata, volume delle radio a
livelli insopportabili, barbe bianche e facce segnate dagli
anni...
6/08
( Kashgar)
Giriamo nella parte vecchia della città, spesso gli
stretti vicoli finiscono in casa di qualcuno e ritorniamo
sui nostri passi.
Dimenticano per un istante la parte turistica della città
ci immaginiamo la vita in questo posto, mescolanza di razze
e abitudini che si perde ormai nel tempo, muri impagliati
con sterco e bambini che giocano con trottole di legno sotto
il sole di mezzogiorno.
7/08
( Kashgar - Tas-rabat)
Torugart Pass, l'unica via per entrare in Kyrghizisan, definito
da molti uno dei confini piu' spettacolari e difficili da
attraversare.
La
guida che ci ha seguito fino a questo momento ci lascia
all' arco che delimita il confine Tra le due nazioni, e'
tempo di togliere la targa cinese e riporla gelosamente
dentro i bauletti come ricordo di questo viaggio.
Continuando per lo sterrato arriviamo alla frontiera kirghiza,
l'atmosfera che si respira è particolare, infatti
l'imponente struttura (e fatiscente ) usata come dogana
richiama inevitabilmente alla memoria gli anni passatisotto
il governo russo; si paga la solita tangente al funzionario
di turno e siamo pronti per percorrere l'incredibile scenario
recintato per kilometri da filo spinato.
I monti (alti 3.000 metri) sembrano verdeggianti colline
che custodiscono preziosamente pascoli sconfinati, e' la
steppa centro asiatica.
Alla sera giungiamo a Tas-Rabat (splendida la stretta valle
da percorrere incastonata tra i monti) dove troviamo due
motociclisti svizzeri conosciuti precedentemente via Internet,
che al nostro arrivo aprono una bottiglia di
champagne.
L' unico "albergo" da queste parti e' una yurta
(tenda in feltro usata dai pastori nomadi per seguire il
proprio gregge), si dorme in morbidissime coperte di lana,
il cielo a queste altitudini sembra cosi' vicino da poterlo
quasi afferrare...
8/08
( Tas-Rabat - Lago Ssong-Kol)
Le nuvole nere sopra di noi non sono certo di buon auspicio,
ma decidiamo di partire lo stesso.
Gli ultimi 50 km. di fuoristrada per raggiungere il Lago
sono fantastici, la stradina e' un continuo sali e scendi
rispetto al fiume
che solca la vallata, le montagne dalla forma rotondeggiante
addolciscono ulteriormente la visione globale.
L'arrivo al Ssong-Kol e' qualcosa di surreale: cavalli,
mucche e pecore che pascolano liberamente nella steppa,
yurte dei pastori e bambini con occhi a mandorla.
Ceniamo con il pesce pescato nel lago e alla sera giochiamo
a contare le stelle cadenti in un cielo piu' illuminato
del solito.
9/08
( Lago Ssong-Kol)
Qualche goccia di pioggia produce un doppio arcobaleno,
passeggiando a cavallo si apprezza a pieno quest'angolo
di terra ancora incontaminato.
10/08
( Lago Ssong-Kol - Bishkek)
Il ritorno alla "civilta'" lascia tutti con un
po' di amaro in bocca.
Ci lasciamo alle spalle uno dei luoghi piu' apprezzati durante
il viaggio e ci rimettiamo in sella verso Bishkek: la citta'
e' moderna e quasi distaccata dall' idea generale che ci
siamo fatti di questa nazione, negli occhi abbiamo ancora
la yurta che ci ha "ospitato" per due giorni e
un hotel in cemento non è certo il modo migliore
per accompagnare questo ricordo.
11/08
( Bishkek)
Arrivati di mattina alla frontiera del Kazakistan (tappa
obbligatoria per raggiungere l'Uzbekistan) veniamo rispediti
a Bishkek perchè privi del necessario visto per entrare:
le informazioni avute dal console in Italia non sono corrette
e dobbiamo tornare indietro.
Passiamo il sabato pomeriggio di fronte all'ambasciata kazaka
per avere questo permesso, ma inutilmente (tutto rimandato
a lunedi mattina), in compenso conosciamo Natalia e Walter,
italiano trasferito a Bishkek per aprire un ristorante di
cucina mediterranea!!!
12/08
( Bishkek)
Renato ha gli occhi quasi lucidi quando parla della sua
amata Roma, Walter si diverte nel vederci soddisfatti della
cena e della situazione creatasi; 6 amici che parlano a
tavola di fronte a un caffe' espresso è forse l'ultima
cosa che ci saremmo aspettati in Kyrghizistan, ma questi
sono i piacevoli imprevisti in un viaggio del genere...
13/08
( Bishkek - Tashkent)
Con l' aiuto di Natalia riusciamo ad avere il visto per
le 10 di mattina, ultimo caffe' al "ristorante Adriatico"
di Walter e tutti in sella per raggiungere Tashkent.
I funzionari di frontiera Kirghiza-Kazaka ormai ci conoscono
e in 5 minuti sbrighiamo le pratiche: "Welcome to Kazakistan!!"
Mentre percorriamo la strada che si distende tra estesissimi
campi di grano la mente è altrove, gli occhi di Ainura
reclamano un riscatto che difficilmente il destino le potrà
dare, e come lei altri giovani sono costretti a fare i conti
con una situazione di miseria, disoccupazione e abbandono.
Alla sera siamo in Uzbekistan.
14/08 ( Tashkent - Samarcanda)
L' Uzbekistan si presenta piu' vario come paesaggi rispetto
al monotono Kazakistan; i campi coltivati ricordano vagamente
quelli italiani, malgrado cio' sembra pero' difficile che
l'agricoltura possa migliorare la situazione economica del
paese.passeggiando per le vie della citta'
L'arrivo a Samarcanda e' emozionante, questo nome richiama
alla mente misticismo e leggenda e il Registan al tramonto
ha in effetti un potere quasi ipnotico; le cupole color
turchese sfiorano il cielo rossastro, le mura racchiudono
emozioni rapite a coloro che hanno avuto la fortuna di passare
da queste parti.
15/08
( Samarcanda)
Visita agli edifici storici piu' significativi e al mercato
cittadino; la centenaria sacralita' e imponenza dei monumenti
fanno da cornice alle voci insistenti dei commercianti,
all' odore penetrante delle erbe e delle spezie, alle problematiche
quotidiane legate spesso all' esito di una buona vendita.
16/08 ( Samarcanda - Bukara)
Dei chilometri percorsi per raggiungere Bukara mi rimangono
nella mente i bambini che si fanno il bagno nei canali d'acqua,
quelli arrampicati sugli alberi, quelli seduti sullo spartitraffico
aspettando di vedere passare qualcuno, quelli che ci avvicinano
ai posti di blocco della polizia e fanno fatica a rimanere
fermi perché l'asfalto rovente gli brucia i piedi.
7/08 ( Bukara)
Passiamo la giornata bevendo birra alla Labi-hauz in compagnia
di amici motociclisti incontrati la sera prima, mentre alle
nostre spalle i ragazzi si divertono ad arrampicarsi sugli
alberi e buttarsi nella vasca ricavata al centro della piazza;
rimaniamo ad ammirare qualche funambolo che compie tuffi
da una ventina di metri.
18/08
( Bukara - Mary)
Prima di entrare in Turkmenistan eravamo stati avvertiti
del fatto che
erano stati messi vari punti di controllo lungo la strada,
ma mai ci saremmo immaginati di essere fermati 8 volte in
100 km. dalla polizia e tutte le volte dover esibire il
passaporto all' ormai abituale richiesta di "registrazio"(
registrazione del nostro passaggio su quaderni che fungono
da documenti cartacei). La strada che attraversa il deserto
puo' nascondere insidie se percorsa
di notte, decidiamo quindi di sostare presso un ristorante,
dove ci viene offerto un giaciglio a cielo aperto per coricarci.
19/08
( Mary - Mashad)
Sbrigate le pratiche doganali, con i soliti funzionari che
provano di arrotondare lo stipendio, ci dirigiamo verso
Mashad: la strada e' finalmente accettabile (a differenza
di quelle della ex-Unione Sovietica) e percorrere chilometri
di notte non e' un grosso problema. Entrati in citta' le
cose cambiano notevolmente, sembra infatti che la meta'
delle macchine che circolano in Iran si siano date appuntamento
qui, ogni incrocio e' un ingorgo e la gente con i
motorini si diverte a ingaggiare sfide virtuali tagliandoci
la strada per dimostrare doti superiori di guida...
La visita serale al Tempio sacro dell' imam Reza ci lascia
senza parole; fiumi di persone che pregano tra le sfavillanti
mura delle moschee, scene di fanatismo verso la tomba dell'
imam, famiglie intere che si preparano per passare la notte
in questo luogo.
20/08
( Mashad)
Alla mattina salutiamo Piero che decide di rientrare in
Italia con qualche giorno di anticipo rispetto al termine
previsto: vederlo andar via da solo dopo 50 giorni passati
insieme sulla strada ci lascia un po' straniti, per questa
volta non lo seguiremo.
21/08
( Mashad - Teheran)
La gente e' cosi' vogliosa di conoscerci che si avvicina
talmente tanto che gli si puo' quasi sentire l'alito...peccato
che l'approccio venga fatto mentre noi proviamo di attraversare
in moto Teheran di notte e gli interlocutori locali sono
in macchina, il tutto mentre schiviamo autobus che non si
preoccupano troppo dei semafori e proviamo di sopravvivere
respirando aria poco salubre...
Qualcuno piu' gentile ( o masochista??) ci accompagna in
motorino fuori dalla citta'; 37 chilometri alla velocita'
massima dei 60 km/h!!
22/08
( Teheran - Bostanabad)
Lasciata Teheran alle spalle ci avviciniamo al confine turco
ripercorrendo in parte strade gia' battute in precedenza.
Lungo il tragitto alcuni flash affiorano alla memoria, rivedo
luoghi dove abbiamo scattato foto e rivivo le emozioni che
mi accompagnavano in quei momenti.
23/08
( Bostanabad - Kars)
Dopo quasi 2 mesi di viaggio rientriamo in Turchia.
L'Ararat e' nuovamente sotto i nostri occhi, il pensiero
torna all'inizio del raid e inevitabilmente a tutto quello
che abbiamo visto nelle 8 nazioni attraversate. Dopo una
breve sosta a Dogubayazit ripartiamo verso sera per raggiungere
Kars, la strada e' controllata da militari che, vicini ai
loro carri armati, ci controllano i passaporti.
24/08
( Kars - Erzincan)
Visita alle rovine della citta' armena di Ani; i resti delle
chiese sembrano cattedrali nel deserto, dell'antico villaggio
rimangono infatti pochi edifici che sorgono isolati in mezzo
a prati bruciati dal sole. Lungo la strada che ci porta
a Erzincan ci fermiamo a bere un chai, i vecchi ai tavoli
vicini rimangono composti ma bastano pochi sguardi per intuire
la loro curiosita'; dopo avergli scattato qualche foto dobbiamo
ripartire, una robusta e sincera stretta di mano e' uno
dei ricordi piu' belli che porto con me.
25/08
( Erzincan - Urgup)
Giornata di trasferimento veloce, forse troppo veloce...la
polizia munita di autovelox decide infatti di fermarci e
insiste per farci la multa, riusciamo a impietosirli e alla
fine ci lasciano andare.
Nel pomeriggio arriviamo a Urgup, citta' famosa per le abitazioni
scavate nelle montagne, dove incontriamo Ahmet (amico di
Enzo) che ci aiuta a trovare un albergo dove alloggiare.
26/08 ( Urgup )
Bagno turco di Urgup: l' odore dell' umido che impregna
le mura e' accompagnato dal ritmico tintinnio dei cucchiaini
che mescolano il the, le grosse dita dei massaggiatori impugnano
il fragile bicchiere e lo accompagnano alla bocca periodicamente,
tra un discorso e l'altro.
Dentro la stanza calda dell' hamam i vasi sanguigni si dilatano,
una ciotola serve per versarsi sulla testa un po' di acqua
temperata e ricavare da cio' qualche attimo di sollievo
al continuo sudare, il massaggio che segue e' al limite
del piacere dolore ma ottimo per allentare le tensioni accumulate
lungo il tragitto.
29/08
( Methoni - Igoumenitsa)
Ultima sosta alle Meteore sulla strada che porta a Igoumenitsa
per rifocillarci e poi di nuovo in moto; e' giunto il momento
di salutare anche Enzo, a presto "crazy teacher"
(nomignolo che gli hanno dato 2 amici pakistani)!!!
Lungo il percorso incontriamo 3 kilometri di fondo bagnato
che ci obbliga ad adottare tutte le precauzioni possibili,
infatti le strade greche godono di una pessima reputazione
in condizioni di pioggia; riusciamo ad arrivare al porto
in tempo utile, ci imbarchiamo sul traghetto e forse solo
ora iniziamo a renderci conto di quello che ci stiamo lasciando
alle spalle.
30/08 ( Igoumenitsa - Ancona) - L'arrivo:
dopo 60 giorni in moto e 18.000 km percorsi tocchiamo
il suolo italiano alle ore 10.30 al porto di Ancona e in
tale data si conclude fisicamente il raid che ci ha visto
percorrere le strade delle 9 nazioni attraversate.