40 GIORNI IN BRASILE,
CON PUNTATE IN ARGENTINA E PARAGUAY
(Luglio-Agosto 2003)
di
Alessandro
Maurelli
Domenica 20 luglio 2003:
"VARIG, volo RG 8735 con destinazione San Paolo
e Rio de Janeiro è in partenza.". E' il nostro
volo! Finalmente si parte: un giro lunghissimo, 40 giorni
insieme a mia moglie ed una coppia di amici, di quelli veri,
nel paese del Samba.
Inizia da Milano Malpensa il nostro giro, la Varig non
parte più da Roma già da un paio di anni,
ma soltanto dal nuovo aereoporto milanese. Tre tappe del
viaggio sono state prenotate già dall'Italia, ma
per il resto improvviseremo, muovendosi qua e là
per il Brasile, non escludendo anche una puntatina in Argentina!
E' la quarta volta che veniamo in Brasile, siamo stati un
pò dappertutto in questo fantastico paese, tranne
in Amazzonia; il pericolo della malaria, della febbre gialla
e del dengue, più l'obbligo della profilassi anti-malarica
ci hanno sempre tenuto lontani da quello Stato che chiunque
ci ha detto essere stupendo.
Dopo
uno scalo a San Paolo alle 5 del mattino, arriviamo a Rio
de Janeiro alle 7,20 di lunedì 21 luglio, assonnati,
stanchi ma belli carichi! All'uscita degli arrivi internazionali,
diventiamo subito prede di tassisti, agenti alberghieri
e promotori turistici. Uno di loro, una ragazza, ci si avvicina
e ci chiede se abbiamo bisogno d'aiuto, cercando di convincerci
a scegliere anche un albergo, ma la bruciamo subito dicendole,
in portoghese, che abbiamo una macchina a noleggio prenotata
dall'Italia. Ci avviciniamo al banco della Heartz, per ritirare
quindi la nostra auto. "Bom dia. Eu tenho um carro
reservado da Italia." dico alla graziosa signorina
con la divisa della società di autonoleggio, vagamente
somigliante a Giorginha del Barbiere di Rio con Abatantuomo.
L'auto è una Fiat Siena 1.6, che altro non sarebbe
che una Palio berlina, con la coda, a 3 volumi, che costruiscono
solo per il mercato brasiliano e per quello dell'est europeo.
Non è il massimo, ma almeno ha l'aria condizionata!
Dall'aereoporto ci avviamo all'autostrada che va verso sud,
240 km. ci separano da Paratì, proprio quel piccolo
paesino dove hanno girato il Barbiere di Rio. In Brasile
bisogna guidare con un occhio alla strada avanti ed un altro
allo specchietto per vedere chi si ha dietro. Questo perchè
i conducenti di mezzi pesanti, camion e pullman in genere,
per risparmiare gasolio, nei tratti in discesa lasciano
il mezzo in folle lanciandolo così a velocità
pazzesca e senza freno motore, e se non ti togli preventivamente
dalla loro traiettoria, potresti ritrovarti travolto! Guida
il mio amico Claudio, mentre io cerco di raccapezzarmi con
la cartina stradale. Paratì è una cittadina
spettacolare che sta sulla costa a 240 km. a sud di Rio
de Janeiro e dopo Buzios e Angra dos Rios. Patrimonio Unesco,
tutto è rimasto come lo era nel 19imo secolo. Le
costruzioni sono tutte nello stile coloniale, nulla di moderno
può essere costruito in questo luogo. Non ci sono
grandi alberghi, si dorme nelle pousade. La nostra, la Pousada
Varandas de Paraty, è una delle più carine
di Paratì, almeno a detta di Julia, la ragazza della
Hearts di Rio che asseriva di conoscere molto bene Paratì.
Qui, nonostante sia inverno, fa abbastanza caldo. Il termometro
è sui 30 gradi e l'aria condizionata della macchina
ci rende più gradevole il tragitto. Il panorama è
stupendo: il verde delle piccole colline si getta sulla
costa di spiaggia bianca in contrasto con l'acqua del mare
color turchese. Arrivati a Paratì, ci sembra di essere
in una favola. Tutto è davvero rimasto a un secolo
fa, almeno apparentemente. La cittadina si sviluppa intorno
alla chiesa de Nossa Senhora dos Remédios, costruita
nel 1667.
Davanti
alla costa di Paratì, che è situata al centro
di un piccolo golfo, ci sono 12 isole, anche se in tutto
le isole dell'arcipelago di questo tratto di costa sono
50, ma non tutte accessibili. Le più vicine, invece,
sono a pochi minuti di barca. Dal centro della cittadina,
dov'è situata la nostra pousada, alla spiaggia c'è
circa un quarto d'ora di strada a piedi. Le spiagge più
vicine sono praia do Pontal, la più vicina al centro
di Paratì, dove si possono gustare anche degli spiedini
di gamberi, pesce fritto e bere l'acqua di cocco verde,
e praia do Jabaquara, un po' più distante ma sicuramente
più bella dell'altra. Questa quindi è Paratì,
praticamente un parco naturale a protezione totale, con
poco asfalto, poche automobili che circolano al di fuori
del centro storico, dei piccoli alberghi, che si chiamano
pousade, e qualche ristorantino che accolgono i turisti
che passano la loro vacanza in questo paradiso. Ci sono
le palme, la gente al bordo della strada che dorme sulle
sedie, auto vecchiotte, qualche pompa di benzina vecchia
di 70 anni, numerose barche di pescatori, insomma il classico
scenario del piccolo paesino brasiliano.
La sera, quando i turisti delle località
vicine tornano ai loro alberghi e rimangono solo quelli
che dormono qui nelle pousade, rimane meno della metà
della gente che c'è di giorno, e noi siamo tra i
fortunati che passano la notte qui, avendo prenotato per
5 giorni. Siamo anche stati fortunati, perchè la
nostra pousada si trova davvero nel centro storico ed è
davvero a pochi minuti dalla spiaggia di Pontal; non era
quindi un bluff del sito internet della pousada. Situata
in Rua Marechal Deodoro, in pieno centro storico dove l'accesso
alle auto è vietato, è costruita in stile
coloniale, su due piani, ed ha anche la piscina. Le camere
hanno tutte la tv satellitare, l'aria condizionata, il telefono,
il frigo-bar e sono tutte arredate in modo semplice ma elegante.
Al nostro arrivo troviamo Marcelinho ad attenderci nella
piccola hall della pousada. Sorrisi e cordialità,
dopo di che ci accompagna ai nostri alloggi. Le nostre stanze
sono una sopra l'altra, comunicanti con una scala esterna.
Mentre Marcelinho ci accompagna, ci informa che per la serata
hanno organizzato un piccolo spettacolo ed una cena tutti
insieme. Il posto è splendido e piccolino. Considerate
che occorre circa mezz'ora a piedi per fare il giro di tutta
Paratì ed avrete l'idea della sua dimensione. Sistemati
nelle nostre camere, iniziamo già a sentire i morsi
della fame. E'
quasi mezzogiorno e abbiamo anche tutto il pomeriggio davanti.
Mangiamo qualcosa al bar della piscina della pousada mentre
studiamo la cartina della zona, notiamo tutta una serie
di sentieri che portano a delle spiaggette. Per stimolare
la digestione e occupare parte del pomeriggio, ne scegliamo
una che dalle foto ci attizza molto, la praia do Bom Jardin,
dove una parte della spiaggia è privata e di proprietà
di una casa cinematografica. La spiaggia bianca è
a contatto con la fitta vegetazione, l'acqua cristallina
e molto bassa per decine di metri, dà al posto l'idea
di una piscina naturale, anche perché all'interno
di un'insenatura. Tutto questo ci regala delle sensazioni
molto rilassanti. L'impressione è quella di essere
completamente isolati, le isolette visibili in lontananza,
le barche dei pescatori ed un veliero, che poi scopriremo
essere una barca turistica che fa il giro delle isole, ci
fanno perdere il senso della realtà. Fa caldo, il
sole batte forte invitando a buttarsi in acqua, in quest'incredibile
inverno brasiliano.
Sabato mattina, 26 luglio, prima dell'alba
carichiamo la Siena e torniamo a Rio, mettendo nel cassetto
dei ricordi questo paradiso. Consegnamo l'auto al banco
Heartz dell'aereoporto, alle 8,20, poi di corsa al banco
Varig a fare il check-in: l'RG 2342 per Recife decolla alle
9,15 ed è terribilmente tardi! Saliamo a bordo quasi
alle 9, dopo di noi chiudono il portellone! Per muoversi
all'interno del Brasile è necessario l'aereo, perchè
con la macchina, se non si deve fare un tragitto come quello
Rio-Paratì, ci vogliono giorni. Il Brasile è
un paese immenso, grande 33 volte l'Italia, e qui l'aereo
viene usato come vengono usati da noi i pulman delle corriere
private. Calcolate da dall'estremo nord del paese all'estremo
sud ci sono quasi 7.000 Km. Se si vola con la Varig e si
fa il Brazil-pass, i costi dei biglietti vengono più
che dimezzati. Un'altra alternativa sarebbero appunto i
pullman, le corriere di linea, ma calcolate che per andare,
ad esempio, da Rio de Janeiro a Fortaleza ci vogliono più
o meno 15 ore e poi bisogna conoscere bene la lingua per
sapere dove state andando! La rete ferroviaria è
praticamente inesistente. Arriviamo a Guararapes, l'aereoporto
di Recife, a mezzogiorno, ma quella non è la nostra
destinazione: alle 14,30 abbiamo la coincidenza per Fernando
de Noronha, un arcipelago di 41 km quadrati a 500 miglia
marine dalla costa di Recife. Mangiamo qualcosa di tremendamente
schifoso, unto e grasso all'aereoporto, poi ci imbarchiamo
sull'RG 2380 della Varig Nordeste che decolla puntuale.
Sbarchiamo sull'isola alle 16,30, dopo un'ora di volo. Qui
infatti c'è un'ora di fuso orario, sul continente
stanno un'ora indietro. Per entrare si paga una tassa, la
Taxa de Preservação Ambiental. Per la permanenza
di 5 giorni, l'importo da pagare è 104,28 Reais,
più o meno 35 euro a persona. Però! Se lo
fanno pagare questo paradiso! Fernando infatti è
un'altro paradiso: a mio parere Seychelles+Maldive+Polinesia
fanno Fernando de Noronha! Anche qui è patrimonio
Unesco, un altro parco naturale dove tutto è protetto,
molto di più di Paratì. La pousada dove alloggeremo
non l'abbiamo scelta noi, ce l'hanno assegnata le autorità
locali. Infatti la ricezione alberghiera è limitata
e quindi l'alloggio viene dato in base alla disponibilità
di tutte le pousade, quindi anche l'ingresso sull'isola
è vincolato ai turisti che ci sono sul posto. Infatti
per il nostro soggiorno 26-30 luglio ci siamo dovuti adeguare
alle esigenze dell'isola ed all'ingresso a numero chiuso,
perchè noi avevamo scelto di venire qui più
avanti. Tutti
i passeggeri dell'aereo vengono caricati su dei pulmini
a 20 posti e portati ognuno alla sua pousada; la nostra
è la Pousada Recanto, posta a 50 metri dalla piazzetta
centrale del paesino, Vila dos Rimedios.
La
pousada è abbastanza spartana, 9 camere con un saloncino
dove si fa colazione, insieme alla famiglia che la gestisce.
In camera c'è il bagno, il telefono, la tv, ma non
satellitare, ed un bel cartellino che ci invita ad economizzare
il consumo dell'acqua e della luce! Il tutto per 20 Reais
al giorno a persona, colazione compresa: 6 euro e mezzo
praticamente! La nostra prima cena a Fernando la facciamo
da Morena, una piccola trattoria sulla piazzetta del paesino,
che cucina il "pescado", cioè quello che
hanno pescato loro! Che poi sono praticamente sempre gli
stessi due pesci, il tonno ed il barracuda, entrambi cotti
sulla brace fatta con legna e foglie secche del banano.
Il pesce si può accompagnare con varie cose che sono
tutte in un buffet accanto alla brace. Dietro il buffet,
una simpatica signora di colore che peserà 120 kg.
sistema le pietanze, rifornendo i vassoi più sguarniti,
e quando ci avviciniamo ci dice: "Podeis comer o peixe
com arroz blanco, batata, banana, salada o comigo!"
"Com você?" gli rispondo io, "Sim,
como acompanhamento!" e giù una grassa risata!
Praticamente ci ha detto che potevamo mangiare il pesce
con il riso, le patate, le banane, l'insalata o con lei
come contorno! Il barracuda è buonissimo, molto più
delicato del tonno, ma il bello viene quando paghiamo il
conto: 10 Reais a persona, cioè poco più di
3 euro!
Sull'isola ci muoviamo con i buggyes, quelle macchinette
scoperte che camminano ovunque e ci portano ovunque, anche
se domenica mattina il pulmino che ci ha portato dall'aereoporto
alla pousada ieri sera, ci rapisce e ci porta in un ufficio
governativo! No, non ci hanno arrestati! I turisti nel loro
primo giorno, vengono portati lì per la "Palestra
ecologica", ossia una sorta di riunione di tutti i
nuovi arrivati dove ci viene raccontata la storia dell'isola
ma soprattutto, ci viene detto tutto quello che si può
fare e non si può fare sull'isola, ed inoltre ci
vengono proposte delle escursioni da fare qua e là,
ma anche sotto, nel senso di immersioni! Durante la nostra
permanenza qui, vediamo diverse specie di animali: delfini,
tartaruge, razze che ci nuotano tra le gambe, uccelli che
vengono a mangiare il pesce direttamente dalle nostre mani,
granchi di ogni dimensione ed iguana che si godono il sole
sulla sabbia. Le escursioni ce le facciamo da noi, non accettando
quelle carissime che ci hanno proposto le autorità
locali: al porto infatti, cerchiamo Jairon, il quale con
il suo barcone ci porta nella baia dei delfini, dove ci
fa assistere all'uscita dei delfini dalla baia e ci fa fare
il bagno in un'insenatura stupenda, dove un'infinità
di pesci ci nuota tra le gambe. Sono questi, momenti di
vero rapporto dell'uomo con la natura. La maschera subacquea
ed una fotocamera aquatica usa e getta sono state quanto
mai provvidenziali! La sera poi, europei ed americani si
fanno a pezzi di caipirinha e di cerveja Brahma nei
piccoli locali dell'isola, mentre in ogni momento del giorno
veniamo abbordati da bambini che ci vogliono vendere frittelline
di manioca, di tapioca o di riso. Altri bimbi, quelli di
pochi anni, si limitano ad avvicinarsi, salutare, ed aspettare
qualsiasi cosa gli si voglia regalare, da soldi a patatine,
caramelle ed altre schifezze, così da potersi rovinare
la salute in maniera più moderna!
Un ristorante dove si mangia il pesce benisimo è
l'Ecològiku's, dietro l'aereoporto, situato in mezzo
alla campagna, su una strada sterrata che il buggy divora
agevolmente! Qui c'è la signora Irene che cucina
il pesce in maniera divina!
Mercoledì
30 luglio lasciamo questo paradiso incredibile: hanno ragione
loro, "O paraiso è aqui!" Il volo è
alle 16,55, quindi ci consente un'altra mattinata di mare,
ed atterra a Recife alla stessa ora, 16,55, a causa del
fuso orario. La nostra prossima meta è un'altra località
sotto patrimonio e tutela dell'Unesco: le cascate di Iguaçu,
quasi all'estremo sud del Brasile, al confine con Paraguay
ed Argentina. Non essendoci voli diretti per Iguaçu,
ma tutti con scalo a São Paulo, e visto che il primo
aereo disponibile nel pomeriggio per Iguaçu arriverebbe
quasi a mezzanotte, abbiamo optato, già da Roma,
per rimanere a Recife qualche giorno, prenotando così
l'aereo per le cascate per la mattina di domenica 3 agosto.
Alloggiamo all'Atlante Plaza, sul lungomare Boa Viagem,
un 4 stelle a 100 Reais al giorno, 35 euro più o
meno, e quindi molto più caro delle pousade in cui
siamo stati finora. Il fatto è che Recife non è
proprio una gran bella città: grattacieli a non finire,
parecchi da completare da diversi anni, con il mare lontano
anni luce dalla limpidezza di Fernando de Noronha e Paratì,
e la micro-criminalità tipica delle grandi città
brasiliane. Le pousade non è che siano proprio il
massimo e spesso non sono situate sui punti turistici della
città, che sono i più tranquilli perchè
più battuti dalla polizia. A meno di 500 mt. dall'albergo
c'è un ristorante stupendo, dove si mangia benissimo:
è il Bargaço, dove mangiamo un misto di pesce
e crostacei cotto sulla pietra lavica per 25 Reais, 8 euro
e mezzo. All'Atlante Plaza la mattina si fa una colazione
molto ma molto abbondante: un'infinità di cose dolci
e salate, vengono messi su un buffet enorme, quindi ognuno
deve andare a prendersi ciò che vuole da sè.
La seconda mattina però, mi presento a colazione
con la maglietta della Roma con il n. 11 e la scritta EMERSON,
e da quel momento Ezequiel, uno dei camerieri, inizia a
portarmi tutto al tavolo, chiamandomi "O meo volante",
e così inizio ad esser guardato male dal resto dei
clienti dell'albergo!
Qui a Recife conosciamo Marinho, un tassista che con la
sua Volkswagen Santana ci porta ovunque
ed ogni volta ad un prezzo che pattuiamo prima di partire!
Così ci porta un giorno a Porto de Galinhas (dove
venivano sbarcati clandestinamente gli schiavi quando, a
fine 800, era stata abolita la schiavitù) ed un altro
a Itaparaguà, due graziosissimi posti di mare uno
a sud ed uno a nord di Recife. Su entrambe le spiagge ci
vengono cotte alla brace aragoste, granchi e gamberi, il
tutto per 15 Reais a testa, poco meno di 5 euro! Incredibile!
In Italia non ci mangi neanche una pizza margherita! Per
andare a Itaparaguà, facciamo sosta a Iguaraçu,
un minuscolo paese dove c'è la più antica
chiesa costruita in Brasile. Prima di entrare nella chiesa,
veniamo circondati da bambini dall'apparente età
di 5-6 o 7 anni, che si offrono di farci da guida turistica
in cambio di una mancetta. Ci prendiamo Leo, un bimbo nero
come il carbone e carinissimo, che avrà 6 anni. Verrebbe
quasi di adottarlo e portarlo a Roma con noi! Quando gli
regaliamo 10 Reais, al bimbo brillano gli occhi, quasi avesse
visto la Luna per la prima volta!
Passiamo anche per Abreu e Lima, un sorta
di villaggio più che un paese, poverissimo, ma famoso
per aver dati i natali a Rivaldo. Itaparaguà è
un'isola molto bella e sconosciuta al turismo internazionale,
ma non a quello brasiliano. Peccato per la plastica un po'
dappertutto nelle zone abitate e spesso anche in quelle
non. C'è da dire che i brasiliani, o almeno quelli
visti finora, oltre al calcio amano un altro sport: il lancio
della lattina e del sacchetto di plastica. Peccato perchè
sono i custodi di una bella fetta della natura del
mondo. Sulla spiaggia ci sono ragazzi neri che suonano tamburi
e ragazze nere molto poco vestite che ballano sfrenatamente,
mentre nel chiosco del bar-ristorante con tanto di tavoli
sulla sabbia, un gruppo di tedeschi si rovina di cerveja.
Sullo sfondo di tutto ciò, c'è Forte Orange,una
fortezza costruita dagli olandesi nel 700.
Sabato
è giornata di feijoada, fagiolata, piatto caratteristico
che fa impazzire i brasiliani. La versione originale era
una ricetta preparata dagli schiavi. Alla tradizionale pentola
di fagioli neri venivano aggiunti ritagli e avanzi del maiale
che non erano ben accetti sulle tavole dei signori. Oggi
tuttavia, questo piatto contiene ingredienti che gli schiavi
non avevano mai visto nella loro pentola di fagioli, nonostante
la tradizione richieda ingredienti come le orecchie, la
coda, le zampe e spesso il muso del maiale. Per la feijoada
di oggi occorrono, oltre ai prima citati ingredienti, anche
vari tipi di carne di maiale secca, salata e affumicata,
il manzo essiccato, la lingua, il lombo e le costolette
di maiale, la salsiccia e la pancetta. I fagioli che sembrano
solo un pretesto per mangiare tutto il resto vengono insaporiti
con cipolla, aglio e foglie di alloro cotte per ore con
moltissima carne. Un tocco speciale, che però è
facoltativo, è dato dal peperoncino rosso. Se vi
piacciono le cose piccanti, chiedete della "pimenta"
o di deliziosi peperoncini chiamati "malagueta".
Dopo questo piattino leggero, Marinho ci porta nella parte
vecchia di Recife, che è molto carina, al contrario
della parte nuova, e nella fantastica Olinda, la vecchia
capitale del Brasile ai tempi dei portoghesi, un vero gioellino
stile 700 arroccato su una collina e che domina tutta Recife.
Domenica 3, alle 7 di mattina siamo già
in aereoporto; il volo RG 3501 per São Paulo parte
alle 7,45 e arriviamo lì alle 11. Restiamo in aereoporto
un'oretta, poi ci imbarchiamo sull'RG 2251 per Iguaçu,
dove arriaviamo alle 14,25. L'aereo sorvola l'immensa foresta
che circonda le cascate e dove scorre il Paranà.
Fa un pò più fresco qua, ma siamo sempre oltre
i 20 gradi. Qui al sud ci sono le stagioni e non è
sempre estate come nel Nord-Est, anche se però la
temperatura in giugno e luglio, i mesi più freddi,
non scende mai sotto i 10°. All'arrivo troviamo ad attenderci
Nereo. Lui è un ragazzone che ho conosciuto sempre
qui nel 99, nel mio primo viaggio in Brasile, nel viaggio
di nozze. Nereo ha i genitori di Trieste e parla benissimo
l'italiano, anche se con uno spiccato accento del nord.
Di cognome fa Battisti, ed insieme al suo amico ciccione
Luis, che parla solo portoghese, ci portano con la loro
jeep all'interno del parco delle cascate, dove c'è
il nostro albergo, il Tropical dos Cataratas, che è
di proprietà della Varig. Il Tropical è all'interno
del parco, 3 km. dopo l'ingresso, in mezzo alla foresta
ed a ridosso delle cascate. La notte si
può sentire chiaramente il rumore delle cascate.
Fa buio presto qui, alle 5,30, rimandiamo il giro al lato
brasiliano delle cascate a domani. Quando è buio
è meglio rimanere nel piazzale dell'albergo, perchè
la notte i serpenti cercano il calore dell'asfalto e si
potrebbero fare brutti incontri.
In tutto il parco è molto facile incontrare dei tapiri,
alcuni dei quali, i più temerari, vengono a mangiare
direttamente nelle nostre mani!
Uno
di questi animali, lo vediamo addirittura bere Pepsi-Cola
direttamente dalla lattina nelle mani di un ragazzo cileno!
La cena nel sofisticato ristorante dell'Hotel non ha niente
a che vedere con l'aragosta cotta sulla spiaggia di Porto
de Galinhas, facendocela rimpiangere non poco! Le cascate
sono magnifiche, uno spettacolo che ti toglie il fiato:
275 cascate formate dal Rio Iguaçù, si estendono
per la bellezza di ben 3 km. Sono più ampie delle
Victoria e più alte del Niagara. Si trovano a circa
20 km. dalla confluenza del Rio Paranà e del Rio
Iguaçù, che formano il triplice confine tra
Paraguay, Brasile e Argentina. Qualsiasi descrizione non
è mai abbastanza esauriente per esprimere la loro
bellezza! Il lato brasiliano è più corto,
si vede con una passeggiata di 3-4 ore, mentre per il lato
argentino ce ne vogliono 5 o 6. Lunedì optiamo per
camminare lungo il lato brasiliano.
All'intermo del parco per arrivare alle cascate
sul lato brasiliano, si vedono uccelli di tutti i tipi,
fenicotteri, scimmie, i meravigliosi tucani e i pappagalli
arara. Gli
animali si muovono liberi dentro al parco. Stupendi anche
i fiori, le piante e la frutta tropicale.
Nel lato argentino ci andiamo martedì 5 con Nereo,
con la sua jeep. Al confine con l'Argentina, i doganieri
argentini sono come sempre molto "simpatici":
consegnamo la lista dei passeggeri nella jeep con i passaporti,
loro per tutta risposta quasi quasi ci controllano anche
le mutande! Un pulman di ragazzi cileni viene controllato
minuziosamente, eppure lo sanno che questa è tutta
gente che va a vedere le cascate. I doganieri brasiliani
invece parlottano tranquillamente tra loro e fanno passare
chiunque dica di andare alle cascate, lasciando tranquilli
i turisti, che rappresentano una bella fetta di pane per
loro. Altra razza, altra stoffa! Al contrario di 4 anni
fa, quando siamo venuti qua per la prima volta, adesso conviene
mangiare in Argentina. Nel 99 invece eravamo tornati in
Brasile a pranzo, perchè spendere 30 reais significava
spendere 30.000 lire, spendere 30 pesos in un ristorante
argentino valeva dire spendere 30 dollari, cioè 60.000
lire in quel tempo. Adesso la crisi economica che ha investito
questo paese, ci permette di pranzare con meno dell'equivalente
di 10 euro, perchè un peso vale meno di un real brasiliano.
La carne argentina è spettacolare, ne più
ne meno come quella brasiliana, solo che loro vanno a bistecche,
mentre nelle churrascherie brasiliane la carne si mangia
al rodizio, alla spada, tagliando le fette di carne dal
pezzo intero direttamente nel piatto.
La sera del 5, in albergo, seguiamo in televisione quello
che è descritto come l'evento musicale del 2003 in
Brasile: il Festival Reggae di São Luis! Rimaniamo
sbalorditi, perchè tutto vediamo meno che quello
che ci immaginavamo, ossia musica-reggae e canne a go-go!
Invece il festival reagge di Sao Luis entrerà nella
storia per essere il primo e l'unico ad avere avuto più
poliziotti che spettatori, un Ministro della Cultura mezzo
rasta, Gilberto Gil, che suona cover di Bob Marley e la
mancanza di quelle caratteristiche sigarette fai-da-te vietatissime
appunto dall'onnipresente polizia. Il Festival era organizzato
dal Governo-Lula, ed è stato così la distruzione
dei luoghi comuni del Reggae!
Mercoledì 6 agosto andiamo con Nereo, Luis e la loro
jeep, a Ciudad de l'Este in Paraguay: si tratta di una piccolissima
città divisa dal Brasile da un ponte sul fiume, famosa
perchè è una zona franca, tipo Livigno quindi,
dove non ci sono tasse e le cose costano molto meno. La
cosa particolare ed assurda al tempo stesso, è che
i doganieri brasiliani fermano tutte le macchine che rientrano
in Brasile, facendo pagare le tasse di entrata sulla merce
acquistata di là, ma a chiunque passi il confine
a piedi, anche se stracarico di roba, non viene detto nulla!
Ecco così spiegato il fatto che centinaia di donne,
con il cesto sulla testa carico di merce, rientrano in Brasile
camminando a piedi sul ponte. Ciudad de l'Este sembra un'enorme
Porta Portese, tutti vendono di tutto, sia nei negozi sia
in strada, anche per terra, dal cibo al più sofisticato
apparecchio elettronico, rigorosamente falso e made in Taiwan!
Nei negozi si hanno più possibilità di acquistare
qualcosa di originale, ma noi ci limitiamo a prendere qualcosa
di artigianato locale.
Giovedì mattina, 7 agosto, andiamo in ufficio da
Paulinha, che lavora nell'agenzia di viaggi dove lavora
anche Nereo come guida turistica. Qui ci sistemiamo i voli:
domani mattina alle 7 volo 3556 per São Paulo, poi
alle 11,00 coincidenza per Buenos Aires con l'RG 8011. Arriviamo
all'aereoporto Ministro Pistarini della capitale argentina
alle due di pomeriggio di venerdì 8 agosto, poi con
un taxi arriviamo all'American Buenos Aires Park Hotel,
in pieno centro, tra Plaza San Martin e Avenida Alem. La
crisi economica ci ha fatto permettere un simile albergo
a 5 stelle, che con una tariffa promozionale chiamata "Fin
de Semana Largo", ci ha permesso di spendere 71 dollari
per 2 notti più un'altra notte omaggio. Praticamente
staremo qui fino a lunedì mattina per circa 63 euro
a persona! Facciamo i turisti a Buenos Aires, gran bella
città, e qui conosciamo Marcelo, un ragazzo di Buenos
Aires che se ne è andato a lavorare in Brasile, a
Maceiò, e che è stato costretto a tornare
qui fisicamente da suo padre per prendere i soldi, perchè
c'è il blocco totale dei bonifici in valuta. Poi
conosciamo una ragazza peruviana
che lavora per l'Unicef, la quale ci racconta di quanto
siano belle la Terra del Fuoco e tutta la Patagonia, solo
che adesso è impossibile andarci perchè fa
un freddo glaciale ed è notte per circa 21 ore al
giorno. Il periodo migliore per andare liggiù è
dicembre, ed è un vero peccato. Ci mettiamo a parlare
anche con un brasiliano molto simpatico che ci dice: "Eu
soy pastore..." e mentre io penso a qualcosa di simpatico
da dire sulle pecore e sui tifosi della Lazio, lui aggiunge:
"pastore evangelista e soy venuto aqui a evangelisare
una igreja". Meno male che in Brasile abbiamo cambiato
1.500 Reais in Dollari USA, rimediandone 754 con un buonissimo
cambio, perchè qui prelevare ai bancomat è
praticamente impossibile e parecchie banche sono chiuse
per "sciopero indefinito finchè non ci pagano".
Venerdì
sera il nostro pallino è uno solo: trovare i biglietti
per la Bombonera, dove domenica pomeriggio alle 16,15 ci
sarà Boca-Rosario. L'impresa è difficilissima,
perchè c'è il tutto esaurito alla Bombonera
per l'esordio dei campioni sudamericani in campionato. Javier,
il portiere dell'albergo, ci procura i biglietti dell'equivalente
della Tribuna Tevere per 15 pesos a ticket. Quando ce li
consegna fa la faccia schifata, dicendoci che spera che
il Rosario vinca, ed aggiunge: "Soy partidario del
River!" "Anche io!" gli rispondo, solo che
andiamo a vedere il Boca perchè questa domenica giocano
gli xeniezes a Buenos Aires; il River infatti gioca a La
Plata contro l'Estudiantes di Biliardo, però Javier
fa una cosa magnifica! Ci porta al Millionarios-store dove
posso acquistare la maglietta di Fernando Cavenaghi, il
centravanti del River Plate.
Sabato
pomeriggio poi, al nostro ritorno in albergo, il miracolo!
La visione celestiale! Sul canale satellitare ESPN Español
stanno facendo la differita di ROMA-RAYADOS, ultima amichevole
in terra messicana! Iniziamo a vedere la Magica dal 43°
del primo tempo, quando già siamo sull'1-1. Nell'intervallo,
fanno rivedere anche gli high-lights del primo tempo, ed
al gol di Totti, vedendo la magia del duo Cassano-Capitano,
ci esaltiamo come ad un derby! Il cronista ripete, per non
sò neanche quante volte, che si tratta di un "golazo"!
Non capiamo perchè mai ESPN faccia vedere agli argentini
quest'amichevole, poi Javier ci spiega che la presenza di
Passarella sulla panchina dei messicani è un motivo
di interesse per tutti gli argentini appassionati di calcio.
La Bombonera è proprio come me l'aspettavo, ossia
semplicemente fantastica. Lo stadio è stracolmo e
quando la CAMISA12, il gruppo Ultras del Boca, intona i
cori e suona i tamburi, tutto rimbomba all'interno dello
stadio, creando un effetto terremoto. Non vorrei essere
nei panni degli 11 del Rosario Central! Siamo nella tribuna
opposta alle panchine, di fronte a noi, distinguiamo chiaramente
Carlitos Bianchi che si alza e guida i suoi: non è
proprio un bello spettacolo rivedere in carne e ossa colui
che ci stava portando dritti dritti in serie B! Il Boca
parte con un ritmo sostenuto, tanto che sfiora il gol in
due ocasioni nei primi 5 minuti, con Barros Schelotto e
con Carlos Tevez. Poi però la partita si affloscia,
le due squadre si annullano l'una con l'altra ed il primo
tempo finisce 0-0 senza troppe emozioni. Il secondo tempo
però, è tutta un'altra musica, con il Boca
che inizia subito ad assediare l'area del Rosario. Così
all'8° il portiere del Rosario, Gaona, atterra in area
Carlos Tevez e l'arbitro Baldassi, il Collina argentino,
concede il rigore, che Barros Schelotto trasforma. Il gol
esalta il Boca, che a questo punto produce azioni da gol
a ripetizione. Il Rosario è come paralizzato, come
un pugile che si regge a malapena sulle gambe ed attende
il colpo micidiale del k.o., mentre l'intero stadio ci mette
il carico da undici con un tifo assordante che intimorisce
ancor di più la squadra ospite. Il gol del 2-0 fa
esplodere la Bombonera perchè è veramente
bellissimo: il brasiliano Iarley smarca Tevez sulla tre
quarti, Carlos lancia al volo di destro per Schelotto in
area che tocca in rete! Sulle ali dell'entusiasmo arrivano
per il Boca anche il terzo gol con Tevez al 79° ed il
quarto con un siluro del fortissimo terzino sinistro Clemente
Rodriguez all'82°. Devo dire che abbiamo assistito ad
un grande spettacolo, offertoci dal Boca e dai suoi tifosi!
Lunedì 11 lasciamo l'Argentina; dopo
3 giorni il Brasile già ci manca! Il Varig 8649 per
São Paulo parte alle 11,45 ed arriva alle 14,30,
di lì, il volo 2322 delle 16,35 ci porta a S. Salvador
do Bahia, dove arriviamo alle 18,55, quando è già
buio. Alloggiamo al Bahia Othon, in Avenida Presidente Vargas,
sulla Baia di Ondina. Anche qui albergo di lusso ma ad un
prezzo di un 3 stelle italiano. I grandi alberghi però,
vanno prenotati qui, dal Brasile, e non dalle agenzie e
tour operator in Italia, perchè si pagherebbero molto
di più. Per cena, un taxi ci porta al Porcão,
una churrascheria fantastica, che fa parte di una catena
di churrascherie di cui è pieno il Brasile. Il taxista
si chiama Mateo e ci da il suo numero di cellulare, in modo
che come ci vogliamo muovere chiamiamo lui che ci fa un
prezzo di favore. In macchina l'argomento principe scatta
immediatamente: il calcio, e Mateo ci dice di essere un
tifoso del Vitoria. Bahia è fantastica! Qui è
sempre una festa! Ogni pretesto è buono per farne
una! Figuratevi
che la sera di mercoledì 13, sotto il nostro albergo
abbiamo trovato più di 5.000 persone che ballavano
in strada, con la musica che usciva da un furgone che aveva
montato due casse enormi nel vano dietro e sul tetto, casse
professionali, da discoteca. Tutti ballavano la musica Axè
ed i camerieri dei bar dell'Avenida Presidente Vargas che
portavano da bere a chiunque lo ordinasse! Una festa improvvisata,
così, senza motivo! Uno spettacolo! Il Pelourinho,
il quartiere vecchio di S. Salvador è meraviglioso,
con le sue innumerevoli chiese e i palazzi bassi e antichi
color pastello.
Fantastica
l'Igreja de S. Francesco de Assisi, decorata con più
di una tonnellata d'oro, anche se la cosa contrasta non
poco con la povertà del Santo di Assisi! Quando l'hanno
costruita, nel 700, i brasilani estraevano l'oro dalle miniere,
poi lo mandavano in Portogallo per poi farselo rimandare
in lamina d'oro, con la quale poi ricoprivano tutte le statue
e l'interno della chiesa. Nel processo di trasformazione
dell'oro in lamina, i portoghesi si rubavano in media 90
kg. d'oro ogni 100! Il Pelourinho poi, altro non sarebbe
che il palo dove venivano legati gli schiavi neri che si
comportavano male. Nei primi tempi venivano anche frustati,
poi negli ultimi anni della schiavitù venivano soltanto
legati e lasciati lì per qualche giorno. Che buoni
erano i portoghesi in Brasile, vero? Qui ho saccheggiato
due negozi di CD, comprandone 24! Tutti di musica Axè:
Daniela Mercury, Banda Eva, Ivete Sangalo, Banda Calypso,
Banda Cheiro Amor, Netinho, TerraSamba e SòPraContrariar
i preferiti!
A Bahia conosciamo anche un certo Donnini, un fiorentino
che negli anni 60 aveva una gioielleria a Firenze e poi
è venuto qui a commericare pietre preziose, arricchendosi
da far schifo. La sua fortezza, dove ha anche uno show-room,
è difesa da un piccolo esercito privato, e qui si
possono trovare tutti i tipi di pietre, dall'ametista che
costa 8 dollari a carato, al topazio imperiale, che ne costa
6.000!
Sulla spiaggia di Itapoã, una spiaggia dove si può
fare surf, giochiamo a pallone con dei colombiani, che intanto
bevono birra e ci chiedono per quale squadra tifiamo: Roma!
E loro: "Totti, Emerson, Samuel, Cafù!"
Cerchiamo di spiegargli, in un misto di italiano-spagnolo-portoghese
che Cafù non c'è più e se ne è
andato al Milan, ma a loro non sembra freghi un gran chè!
Simpatici i colombiani, ci invitano anche ad andare in Colombia
da loro, a Medellin! A sentir loro non c'è nessun
problema lì: mmmmhh! Dubitiamo! Poi uno di loro ci
confessa che in Colombia si stanno muovendo un pò
di cose, e si stanno muovendo nella direzione sbagliata.
In altre parole i rapporti tra guerriglia e governo sono
in rotta, e questo di solito significa sequestri. Siccome
già normalmente ce ne sono 3000 all'anno, e la maggior
parte di loro non sono colombiani ma stranieri, non credo
che ci passeremo! Certo i ragazzi ci hanno detto che i colombiani
sono brava gente, ma non si sa mai!
I dintorni di S. Salvador sono carinissimi, specialmente
le isole che sono di fronte alla città. Due su tutte:
Isla dos Frates e Itamaranca, dove c'è anche un Club
Med. Anche su queste spiaggie ci vengono cucinati crostacei
per un prezzo ridicolo. A Isla dos Frates conosciamo Ivan,
un tipo mezzo svizzero e mezzo toscano, con la sua donna
Zara, svizzera-doc bionda di una bellezza sconvolgente,
la quale cammina su 15 cm. di tacchi a spillo anche in spiaggia,
ed un loro amico francese, rasta, nero e statuario. I tre
ci raccontano di girare il Brasile da 2 mesi in pullman,
al motto dello spender poco, dormendo quindi sempre in un'unica
stanza in pousade dai prezzi modici! Capirete voi le allusioni
che ci siamo fatti tra di noi sul simpatico quanto stravagante
trio e sulle loro notti brave! Penso proprio che le notti
brasilane di Zara siano alquanto "movimentate e divertenti"!
Tesi confermata quando, in un momento in cui noi siamo seduti
al tavolino del bar e loro invece sono sulla spiaggia, vediamo
la bella Zara baciare appassionatamente prima uno poi l'altro
ragazzo, infilando la lingua nella bocca di entrambi i ragazzi!
L'immagine che ci resta dentro di Isla dos Frates è
quella di noi quattro, un baracchino in spiaggia con una
band che suona musica con tamburelli e quelle piccole chitarre
brasiliane, ragazze in costumini succinti che ballano sotto
il sole, in fondo una partita di calcetto da spiaggia, un
cocco con la cannuccia sul tavolo e noi a parlare con il
trio-porno-franco-svizzero! Ogni tanto ci guardiamo attorno
e ci domandiamo se è tutto vero o una montatura dell'Ufficio
Turistico!
Qui a Bahia conosciamo anche Jancarlos, un tipo che definire
molto strano è veramente poco. Avrà una quarantina
di anni, una barba folta, una cultura impressionante, è
un entemologo, studioso degli insetti, ma fa la guida turistica!
Parla correttamente oltre alla sua lingua, l'italiano, l'inglese,
il francese, il tedesco, lo spagnolo ed il russo. Qualsiasi
cosa accada, per lui è colpa dei comunisti! Odia
Lula ed il suo governo, asserisce che da quando c'è
lui è aumentata la criminalità e la fame della
gente, mentre i soldi sono sempre di meno. Non lo sò
se sia veramente così, dall'Italia sembrava tutto
il contrario: Lula viene sì dalla sinistra sindacalista,
ma sembra governare con tutt'altro credo politico. Ma Jancarlos
dice di no, anzi, afferma che entro pochi mesi Lula porterà
il Brasile alla guerra civile. Bah! Che vi devo dire? Spero
di no, per i brasiliani ovviamente, non che me ne freghi
gran chè di Lula! Chi vivrà vedrà!
Poi Jancarlos ci fa conoscere Andy, un inglese che si è
fatto 5 giorni di galera a Porto Alegre perchè il
tipo che l'aveva caricato in autostop aveva appena rubato
la macchina, poi è finito contro un palo ed è
scappato, lasciando l'inglese solo a subire le accuse di
furto dai poliziotti brasiliani che gli parlavano solo in
portoghese, lui che in portoghese sa dire solo "cerveja"
e "bom dia", cioè birra e buongiorno. 1.000
dollari hanno risolto il problema con un buon avvocato,
e Jancarlos insiste: "Vedi? E' tutta colpa dei comunisti!"
Domenica
17 lasciamo S. Salvador do Bahia, lasciando in questa città
fantastica anche un pezzo di cuore. La nostra destinazione
è Fortaleza, il volo, RG 2370 parte all'una e mezzo
ed arriva nella capitale del Cearà alle 3 di pomeriggio.
Dopo 6 giorni in un hotel a 5 stelle, sentiamo il bisogno
di qualcosa di più informale, quindi la scelta è
ricaduta sull'Agua Marina Hotel, un 3 stelle a Praia de
Iracema, tra Avenidas Pessoa Anta&Mons. Tabosa e Rua
dos Tabajaras. 58 Reais, pernottamento e prima coloazione,
quasi 20 euro, quello che spendiamo al giorno in questo
albergo molto carino, piccolino e ben curato, nettamente
diverso dai grandi alberghi che ci sono in Avenida Beira
Mar. A Fortaleza si sta proprio bene ed è una città
molto carina. Nuova e moderna, si è sviluppata nella
seconda metà degli anni 80, ed ora è una città
quasi di 4 milioni di abitanti. Il tenore di vita è
molto più alto delle altre città, qui ci sono
poche favelas e sono tutte piccoline, pochi sono gli episodi
di micro-criminalità. La città ad agosto però,
è zona di caccia per battaglioni di maschi italiani
alla ricerca dell'anima gemella, magari anche per una notte
soltanto. Così accade che nella bellissima spiaggia
davanti al nostro albergo, Praia de Iracema, famosa per
la sua vita notturna sfrenata, vediamo galletti italiani
stile pubblicità Tim, brasiliane per turisti (definizione
più carine di prostitute che non chiedono denaro
per una botta e via, ma pranzi, cena, vestiti e altri regalini
vari per tutto il periodo di vacanza del turista), venditori
di ogni cosa, taxi e buggyes.
Fortaleza è un cocktail tra Riccione, Tenerife, Cuba
e Miami, dove il divertimento, i locali dove mangiare e
ballare non mancano mai. Per trovare il bel mare però,
bisogna spostarsi un pò al di fuori della città,
in quanto il porto nel tratto cittadino non rende il mare
proprio pulitissimo! Jericoacoara è senz'altro il
posto di mare più bello, ma è molto lontano
da Fortaleza, andare e tornare in un giorno solo diventa
un'ammazzata. Praia do Morro Branco a Beberibe, con il suo
paesaggio lunare a ridosso della spiaggia è qualcosa
di fantastico; molto belle anche Praia Flexeiras e Praia
da Lagoinha. Il buggy ci porta anche sulle dune di sabbia
a nord di Fortaleza, sulle dune di Praia Cumbuco, e qui,
in un'oasi posta in mezzo a questo piccolo deserto che poi
va a finire sul mare, mi faccio fotografare con un camaleonte
sulla testa ed un'iguana sul braccio! Mia moglie e la moglie
di Claudio ancora oggi sono inorridite per questa foto!
Il deserto sarà anche piccolo, ma notiamo degli avvoltoi
che si mangiano un cane morto e quando il sole si avvicina
al tramonto, le zanzare iniziano a penetrare lo strato di
Autan. Al mercatino turistico serale a Praia Meireles compriamo
le famose bottigliette di sabbia con i panorami, mentre
al Mercato Centrale si trova di tutto: artigianato del Nord-Est,
tovaglie, merletti, magliette, borse, amache, bottiglie
di acquavite di caña, acagiù candito, che
è un dolce che mi ha fatto un pò senso, e
le più svariate miscele di caffè.
Ad Icarì, il lunedì mattina ci imbattiamo
in un brasiliano autista di buggy già ubriaco di
birra alle 11, il quale racconta storie fantastiche ad un
ebreo inglese che sta girando il Brasile da 6 settimane
da solo e ad una coppia lui inglese lei irlandese, che si
amano alla follia alla faccia dell'IRA! Anche loro tre sono
in albergo a Fortaleza e ci scambiamo i cellulari per vederci
la sera. Peccato
però che nella sera che ci incontriamo, il martedì,
i tre anglosassoni decidano di fare un gioco in cui chi
perde una mano di poker deve bere! Avendo perso io le prime
mani, mi sono ritrovato svantaggiato e ho perso anche le
successive. Ne è risultata un'ubriacatura di dimensioni
mostruose che mi ha rovinato la reputazione agli occhi dei
brasiliani presenti nel locale. Il giorno dopo infatti,
chiunque mi avesse visto la sera precedente mi diceva: "eh,
ieri sera, eh?", come se loro non bevessero mai! Il
lunedì sera invece andiamo a ballare al Pirata, un
locale dove tutta la città si ritrova. Qui, si balla
tutti ammassati tra l'allegria generale e soprattutto tra
caipiriñha, cuba libre e birra, che scorrono veramente
a fiumi! A Fortaleza mangiamo la carne più buona
che abbiamo mangiato in Brasile, alla Picaña Do Miguel,
spendendo tra l'altro 15 Reais a testa.
La
città è anche piena di fondamentalisti religiosi
cristiani, evangelici, esercito di Dio, Assemblea di Dio,
Gesù ti Ama e tutti con magliette tipo da calcio
con scritto su qualcosa del genere. Almeno 10 canali televisivi
mandano in continuazione adunate religiose dove c'è
un predicatore che fomenta la folla e poi tutti insieme
cantano a squarciagola canzoni su Dio e Gesù. I vari
missionari evangelici hanno come missione convertire le
masse, tanto che sembra quasi un campionato di calcio di
religioni diverse in costante guerra di conversioni!
Tutta questa gente è lontana anni luce da Gianni
e Laura, una coppia di Rho, vicino Milano, che conosciamo
un pomeriggio sulla spiaggia davanti al nostro albergo,
Iracema; con una semplicità impressionante, ci dicono
che si stanno facendo una settimana di relax assoluto qui,
dopo essere stati due settimane in Giamaica, all'Hedonism
di Negril, un villaggio privè per scambisti, dove
si sono scatenati in mega-orge di sesso sfrenato e selvaggio
continue! Meno male che si vogliono riposare, sennò
chissà che non ci avrebbero provato anche con noi!
Giovedì 21 andiamo con la macchina a Paracurú,
un paesino di pescatori a 100 km a nord di Fortaleza, molto
carino e con delle spiagge spettacolari; in più,
a Paracurù c'è quell'incredibile atmosfera
da "Qui non succede mai niente ma va benissimo così!"
Qui, per la prima volta da quando stiamo in Brasile, giochiamo
a pallone sulla spiaggia con dei brasiliani. 3 contro 3,
io e Claudio rinforzati da Luciano, uno dei 4 brasiliani
che ci hanno invitato a giocare. Risultato: disfatta totale,
8-2 per loro, ed i due gol nostri segnati entrambi dal brasiliano!
Ce ne siamo tornati a Fortaleza con i piedi distrutti ed
una figura barbina sulle spalle!
Venerdì
22 ci spostiamo nuovamente, ma per l'ultima volta prima
di rientrare a Roma: la nostra ultima tappa e Rio. L'uragano
Erika è passato a meno di 3.000 km a nord da Fortaleza:
è cosi vicino il Messico da qui, che un brivido ci
percorre la schiena. Il paese è poi scosso da una
grande tragedia: nel Maranhão, uno stato nel Nord
del Brasile, un pò più a Nord di dove siamo
noi (sopra il Cearà infatti c'è il Piauì
che si affaccia sull'Oceano Atlantico per pochi chilometri,
poi c'è appunto il Maranhão, prima di arrivare
nel Parà e nell'Amazzonia), precisamente nella cittadina
di Alcântara, nella base spaziale dell'Agenzia Aereospaziale
Brasiliana, è esploso il razzo spaziale che avrebbe
dovuto permettere al Brasile di essere il primo paese latino-americano
a lanciare un razzo nello spazio. Un primo bilancio della
tragedia parla di 21 morti. Il nostro aereo che invece ci
porta nella capitale carioca, RG 2379, parte alle 16,50
ed atterra al Rio de Janeiro Internacional alle 20,05. Ci
sistemiamo al Caesar Park di Ipanema, poi alle dieci e mezza
siamo da Mariu's a Copacabana. Mariu's ha due locali attigui,
proprio verso l'inizio di Copacabana, nel punto dove si
vede da più vicino il Pão de Açucar:
uno è churrascheria, dove si mangia carne, l'altro
è crostaceria, dove per 43 reais a prezzo fisso,
puoi mangiare pesce e crostacei finchè non metti
sul tavolo il disco rosso e dici basta! Gamberi, mazzancolle,
granchi, astici, aragoste, cicale e leoni di mare ci vengono
portati finchè non ci escono dalle orecchie, e mi
vien da ridere se penso che per tutti questi crostacei in
Italia non basterrebbero 500 euro! Sabato mattina compriamo
il giornale e leggiamo il programma della 28a giornata del
campionato brasiliano e scopriamo una cosa terribile per
i nostri amici: questo fine settimana non ci sarà
alcuna partita al Maracanà! La prossima partita che
si giocherà nel mitico stadio carioca sarà
Flamengo-Corinthians il 31 agosto, giorno in cui noi saremo
di nuovo a Roma! Un dramma! Io e mia moglie avevamo già
visto al Maracanà Botafogo-Gama l'anno scorso e Flamengo-Vasco
4 anni fa, quindi sopperiamo bene alla mancanza, ma Claudio
e sua moglie proprio no! Si dovranno accontentare di vederlo
vuoto dal Corcovado, rinunciando giustamente alla gita organizzata
dalla Green Line, agenzia turistica che spilla mazzi di
soldi ai turisti-allocchi, che per farti vedere il Maracanà
vuoto ti chiede 60 Reais!
Domenica 24 andiamo allo stadio, ma al São Januário,
tempio del Vasco, dove assistiamo a Vasco-São Paulo,
ma vedere una partita al São Januário non
è come vederla al Maracanà!
Immensa,
suggestiva, caotica, piena di contraddizioni, questa è
Rio: la "cidade maravilhosa" dà una sensazione
di brivido. Il Cristo Redentor, il Pão de Azuçar,
il Maracanà, il Sambodromo, Copacabana, Ipanema ti
lasciano senza fiato. La loro conoscenza diretta, i rumori,
l'atmosfera, superano le immagini da cartolina. Chiaro che
anche noi facciamo i turisti, perchè è impensabile
essere a Rio de Janeiro e non fare un salto al Corcovado
ed al Pan di Zucchero. Punto fermo di partenza per arrivare
sul Corcovado, è il quartiere Cosme Velho, Barra
Velho, un quartiere a metà strada tra il centro e
Copacabana. Qui c'è la Stazione Ferroviaria del Treno
del Corcovado, con treni in partenza ogni venti minuti circa.
Si risale il pendio attraverso la foresta tropicale di Tijuca,
la foresta sub-urbana più grande della terra, con
delle vedute stupende della montagna e della città.
La vetta del Corcovado è a 710 metri ed è
raggiungibile oltre che con la suggestiva ferrovia a cremagliera
anche salendo con la jeep o prendendo un taxi. Il costo
del biglietto della ferrovia è di 18 reais, per quanto
riguarda il taxi è sempre bene trattare e concordare
subito il costo dell'escursione. Il Corcovado è ricoperto
quindi da una delle meraviglie naturali più affascinanti
del Brasile, la Foresta Tijuca, una riserva tropicale con
100 km di strette strade a due corsie che si snodano attraverso
la fitta vegetazione, interrotta ogni tanto da qualche suggestiva
cascata. Non mancano i punti panoramici dove vale la pena
fermarsi: il Mesa do Imperador (dove secondo la leggenda
l'Imperatore Dom Pedro II portava la sua famiglia in gita)
affacciato sulla laguna e sui quartieri meridionali; la
Vista Chinesa (Vista Cinese), rivolta a sud con uno scorcio
del Corcovado, e infine il Dona Marta Belvedere, proprio
sotto la cima del Corcovado e rivolto verso il Pan di Zucchero.
Noi
andiamo al Corcovado due volte, salendo una volta con il
trenino ed una con la jeep. Mentre saliamo con la jeep,
conosciamo Marco e Sara, una coppia di Padova, che stanno
passando qui a Rio gli ultimi tre giorni del loro viaggio,
prima di tornare in Italia. Ci raccontano che sono stati
tre settimane su un barcone bello grande, insieme ad una
coppia francese e ad un gruppo di 5 ragazzi e 3 ragazze
inglesi, più le quattro guide brasiliane. Hanno navigato
dal Venezuela al Brasile, prima sul Rio Orinico, poi sul
Rio Negro ed infine sul Rio delle Amazzoni fino a Manaus.
A Maçapa, dopo la frontiera brasiliana, una notte
sono stati assaliti dai pirati, che gli hanno portato via
ogni tipo di apparecchaitura elettronica. Dopo aver chiamato
via radio la polizia, tre giorni dopo le autorità
locali li hanno informati sempre via radio che tutte le
loro cose le avrebbero trovate al posto di polizia del porto
di Manaus e che la banda di pirati che li aveva rapinati,
che si facevano chiamare "Ratos do rio" (topi
del fiume) erano stati arrestati e condannati a 12 anni
per rapina a mano armata. Un'altra cosa che ci raccontano
è che per fare il bagno nel Rio Orinico, in Venezuela,
Marco ha dovuto indossare un profillatico, perchè
nel fiume c'è un tipo di batterio micidiale che si
infila nell'uretere e causa un'infezione terribile; l'unica
precauzione invece per le donne è non fare il bagno!
Al Pan di Zucchero invece, andiamo con l'autobus di linea,
con il quale raggiungiamo il quartiere Urca, passando da
Botafogo davanti alla sede ed allo stadio del club carioca,
dove è sita la stazione della funicolare che in 2
tappe porta, prima al Monte Urca e dopo al Pan di Zucchero.
Anche la funicolare costa 18 Reais. Sopra, il panorama è
di tutta la baia, la città e le spaggie atlantiche.
Il
Pan di Zucchero è l'attrattiva più famosa
di Guanabara: gli Indios chiamavano questa singolare montagna
Pau de Acuqua, che significa picco isolato, ma alle orecchie
dei portoghesi questa parola aveva lo stesso suono di pào
de açucar (pan di zucchero) e inoltre la sua forma
ricordava gli stampi in argilla che usavano per confezionare
dei panini dolci dalla forma conica chiamati appunto "pan
di zucchero". La zona presso la stazione della funicolare,
nel quartiere Urca, è prevalentemente tranquilla,
anche perché nei pressi c'è una base militare.
La vita notturna a Rio è senza fine:
tappa obbligata il Platorma1, mitico locale con ballerine
e ballerini con i classici costumi brasiliani, poi, più
di una tappa, la facciamo all'Help,
discoteca dove dentro trovi veramente di tutto e di più,
in tutti i sensi: sballati, ubriachi, gente normale, puttane,
trans, gay, mentre i bagni della discoteca sono un ambientino
fine e niente male, tanto che sembra di entrare in un girone
dantesco. I lavandini, incassati nel marmo, che sono nell'antibagno,
sono il piano d'appoggio, per numerosi ragazzi, ragazze
e trans, dove sopra preparano enormi strisce di coca. Cinque
bagni sono chiusi e da dietro le porte arrivano ululati
e gemiti di gente che lascia veramente poco spazio alla
fantasia su cosa stiano facendo lì dentro!
Affittiamo anche una macchina ed andiamo ad
Angra Dos Reis, poco più di 100 km. più a
sud di Rio, sull'autostrada, anzi, "Rodovia" 101
Rio-Santos. Angra è prevalentemente una cittadina
piuttosto squallida, ma la sua provincia vanta circa 2000
spiagge, sette baie, una dozzina di insenature, in un golfo
di circa 100 Km che accoglie nel suo mare 365 isole. Qui
trattiamo con Celio Silva, che con il suo barcone ci porta
da Angra ad Ilha Grande, vero paradiso naturale, un'isola
che si trova ad un'ora e mezza di barca dal porto di Angra.
L'isola è paradisiaca, una riserva naturale di Mata
Atlantica veramente spettacolare e con spiagge tra le più
belle del Brasile. Un altro paradiso da turismo ecologico,
come Paratì e Fernando, ed un'altra giornata di mare
cristallino prima di tornare a Roma ci voleva proprio! Anche
perchè il mare a Rio non è proprio un gran
chè. Nella Baia de Guanabara, nei quartieri Flamengo
e Botafogo, è molto meglio non fare il bagno, anche
se ci sono molti brasiliani che si tuffano tranquilli, ed
è incredibile perchè l'intera baia è
una cloaca! Il bagno a Copacabana te lo fai tanto per dire
che hai fatto il bagno a Copacabana, ma l'acqua è
abbastanza mossa ed un pò torbida, e più o
meno la
stessa cosa è poco più avanti, a Ipanema.
Le spiagge frequentate dalla Rio bene e tranquilla, sono
quelle meridionali a sud della città, che sono anche
le più belle: Barra de Tijuca e São Conrado,
dove c'è anche una spiaggia molto bella, Praia do
Peppino, poco dopo lo Sheraton. Qui la spiaggia è
quasi bianca ed il mare più pulito, la vista anche
ne giova visto che di fronte ci sono diverse isolette, quasi
tutte di proprietà dei militari. Sulla Praia do Peppino
si può assistere all'atterraggio di diversi ragazzi
e ragazze che fanno parapendio e che si gettano delle montagne
circostanti.
Proseguendo
ancora a sud, nella parte nuova di Rio, tra grattacieli
futuristici e palazzi moderni, c'è Barra Shopping,
un mega-centro commericiale degno di quelli americani e
che La Romanina in confronto, sembra un magazzino di un
rigattiere!
Il Brasile, ma Rio in particolare, è noto al resto
del mondo per i suoi stereotipi: il samba, le mulatte, il
calcio e il carnevale, tutti elementi assolutamente veri
ma non i soli a caratterizzare questa stupenda città.
La povertà, purtroppo, è ancora oggi dilagante.
Circa un quarto della popolazione carioca vive nelle fatiscenti
favelas. Noi siamo entrati in una di queste favelas, non
a Rio, ma nei suoi dintorni, accompagnati da Antonio, un
ragazzo che fa il porta-bagagli al Caesar Park, che conosce
bene questa favela, ed abbiamo potuto toccare con mano la
povertà di questa gente e soprattutto dei, purtroppo
famosi, meninos da rua. La strada si inerpica su e si vedono
moltissime casettine modestissime, fatte solo di mattoni
rossi e lamiere come tetto. Agglomerati urbani con le vie
secondarie sterrate e tanta sporcizia. Bidonvilles, baracche
e sistemazioni improvvisate senza la minima cura e pretesa;
cose che ti stringono il cuore.
FINE