Viaggiare - Diari di Viaggio

40 GIORNI IN BRASILE, CON PUNTATE IN ARGENTINA E PARAGUAY
(Luglio-Agosto 2003)

di Alessandro Maurelli

Domenica 20 luglio 2003:
"VARIG, volo RG 8735 con destinazione San Paolo e Rio de Janeiro è in partenza.". E' il nostro volo! Finalmente si parte: un giro lunghissimo, 40 giorni insieme a mia moglie ed una coppia di amici, di quelli veri, nel paese del Samba.


Inizia da Milano Malpensa il nostro giro, la Varig non parte più da Roma già da un paio di anni, ma soltanto dal nuovo aereoporto milanese. Tre tappe del viaggio sono state prenotate già dall'Italia, ma per il resto improvviseremo, muovendosi qua e là per il Brasile, non escludendo anche una puntatina in Argentina! E' la quarta volta che veniamo in Brasile, siamo stati un pò dappertutto in questo fantastico paese, tranne in Amazzonia; il pericolo della malaria, della febbre gialla e del dengue, più l'obbligo della profilassi anti-malarica ci hanno sempre tenuto lontani da quello Stato che chiunque ci ha detto essere stupendo.

Dopo uno scalo a San Paolo alle 5 del mattino, arriviamo a Rio de Janeiro alle 7,20 di lunedì 21 luglio, assonnati, stanchi ma belli carichi! All'uscita degli arrivi internazionali, diventiamo subito prede di tassisti, agenti alberghieri e promotori turistici. Uno di loro, una ragazza, ci si avvicina e ci chiede se abbiamo bisogno d'aiuto, cercando di convincerci a scegliere anche un albergo, ma la bruciamo subito dicendole, in portoghese, che abbiamo una macchina a noleggio prenotata dall'Italia. Ci avviciniamo al banco della Heartz, per ritirare quindi la nostra auto. "Bom dia. Eu tenho um carro reservado da Italia." dico alla graziosa signorina con la divisa della società di autonoleggio, vagamente somigliante a Giorginha del Barbiere di Rio con Abatantuomo. L'auto è una Fiat Siena 1.6, che altro non sarebbe che una Palio berlina, con la coda, a 3 volumi, che costruiscono solo per il mercato brasiliano e per quello dell'est europeo. Non è il massimo, ma almeno ha l'aria condizionata! Dall'aereoporto ci avviamo all'autostrada che va verso sud, 240 km. ci separano da Paratì, proprio quel piccolo paesino dove hanno girato il Barbiere di Rio. In Brasile bisogna guidare con un occhio alla strada avanti ed un altro allo specchietto per vedere chi si ha dietro. Questo perchè i conducenti di mezzi pesanti, camion e pullman in genere, per risparmiare gasolio, nei tratti in discesa lasciano il mezzo in folle lanciandolo così a velocità pazzesca e senza freno motore, e se non ti togli preventivamente dalla loro traiettoria, potresti ritrovarti travolto! Guida il mio amico Claudio, mentre io cerco di raccapezzarmi con la cartina stradale. Paratì è una cittadina spettacolare che sta sulla costa a 240 km. a sud di Rio de Janeiro e dopo Buzios e Angra dos Rios. Patrimonio Unesco, tutto è rimasto come lo era nel 19imo secolo. Le costruzioni sono tutte nello stile coloniale, nulla di moderno può essere costruito in questo luogo. Non ci sono grandi alberghi, si dorme nelle pousade. La nostra, la Pousada Varandas de Paraty, è una delle più carine di Paratì, almeno a detta di Julia, la ragazza della Hearts di Rio che asseriva di conoscere molto bene Paratì. Qui, nonostante sia inverno, fa abbastanza caldo. Il termometro è sui 30 gradi e l'aria condizionata della macchina ci rende più gradevole il tragitto. Il panorama è stupendo: il verde delle piccole colline si getta sulla costa di spiaggia bianca in contrasto con l'acqua del mare color turchese. Arrivati a Paratì, ci sembra di essere in una favola. Tutto è davvero rimasto a un secolo fa, almeno apparentemente. La cittadina si sviluppa intorno alla chiesa de Nossa Senhora dos Remédios, costruita nel 1667.

Davanti alla costa di Paratì, che è situata al centro di un piccolo golfo, ci sono 12 isole, anche se in tutto le isole dell'arcipelago di questo tratto di costa sono 50, ma non tutte accessibili. Le più vicine, invece, sono a pochi minuti di barca. Dal centro della cittadina, dov'è situata la nostra pousada, alla spiaggia c'è circa un quarto d'ora di strada a piedi. Le spiagge più vicine sono praia do Pontal, la più vicina al centro di Paratì, dove si possono gustare anche degli spiedini di gamberi, pesce fritto e bere l'acqua di cocco verde, e praia do Jabaquara, un po' più distante ma sicuramente più bella dell'altra. Questa quindi è Paratì, praticamente un parco naturale a protezione totale, con poco asfalto, poche automobili che circolano al di fuori del centro storico, dei piccoli alberghi, che si chiamano pousade, e qualche ristorantino che accolgono i turisti che passano la loro vacanza in questo paradiso. Ci sono le palme, la gente al bordo della strada che dorme sulle sedie, auto vecchiotte, qualche pompa di benzina vecchia di 70 anni, numerose barche di pescatori, insomma il classico scenario del piccolo paesino brasiliano.

La sera, quando i turisti delle località vicine tornano ai loro alberghi e rimangono solo quelli che dormono qui nelle pousade, rimane meno della metà della gente che c'è di giorno, e noi siamo tra i fortunati che passano la notte qui, avendo prenotato per 5 giorni. Siamo anche stati fortunati, perchè la nostra pousada si trova davvero nel centro storico ed è davvero a pochi minuti dalla spiaggia di Pontal; non era quindi un bluff del sito internet della pousada. Situata in Rua Marechal Deodoro, in pieno centro storico dove l'accesso alle auto è vietato, è costruita in stile coloniale, su due piani, ed ha anche la piscina. Le camere hanno tutte la tv satellitare, l'aria condizionata, il telefono, il frigo-bar e sono tutte arredate in modo semplice ma elegante. Al nostro arrivo troviamo Marcelinho ad attenderci nella piccola hall della pousada. Sorrisi e cordialità, dopo di che ci accompagna ai nostri alloggi. Le nostre stanze sono una sopra l'altra, comunicanti con una scala esterna. Mentre Marcelinho ci accompagna, ci informa che per la serata hanno organizzato un piccolo spettacolo ed una cena tutti insieme. Il posto è splendido e piccolino. Considerate che occorre circa mezz'ora a piedi per fare il giro di tutta Paratì ed avrete l'idea della sua dimensione. Sistemati nelle nostre camere, iniziamo già a sentire i morsi della fame. E' quasi mezzogiorno e abbiamo anche tutto il pomeriggio davanti. Mangiamo qualcosa al bar della piscina della pousada mentre studiamo la cartina della zona, notiamo tutta una serie di sentieri che portano a delle spiaggette. Per stimolare la digestione e occupare parte del pomeriggio, ne scegliamo una che dalle foto ci attizza molto, la praia do Bom Jardin, dove una parte della spiaggia è privata e di proprietà di una casa cinematografica. La spiaggia bianca è a contatto con la fitta vegetazione, l'acqua cristallina e molto bassa per decine di metri, dà al posto l'idea di una piscina naturale, anche perché all'interno di un'insenatura. Tutto questo ci regala delle sensazioni molto rilassanti. L'impressione è quella di essere completamente isolati, le isolette visibili in lontananza, le barche dei pescatori ed un veliero, che poi scopriremo essere una barca turistica che fa il giro delle isole, ci fanno perdere il senso della realtà. Fa caldo, il sole batte forte invitando a buttarsi in acqua, in quest'incredibile inverno brasiliano.

Sabato mattina, 26 luglio, prima dell'alba carichiamo la Siena e torniamo a Rio, mettendo nel cassetto dei ricordi questo paradiso. Consegnamo l'auto al banco Heartz dell'aereoporto, alle 8,20, poi di corsa al banco Varig a fare il check-in: l'RG 2342 per Recife decolla alle 9,15 ed è terribilmente tardi! Saliamo a bordo quasi alle 9, dopo di noi chiudono il portellone! Per muoversi all'interno del Brasile è necessario l'aereo, perchè con la macchina, se non si deve fare un tragitto come quello Rio-Paratì, ci vogliono giorni. Il Brasile è un paese immenso, grande 33 volte l'Italia, e qui l'aereo viene usato come vengono usati da noi i pulman delle corriere private. Calcolate da dall'estremo nord del paese all'estremo sud ci sono quasi 7.000 Km. Se si vola con la Varig e si fa il Brazil-pass, i costi dei biglietti vengono più che dimezzati. Un'altra alternativa sarebbero appunto i pullman, le corriere di linea, ma calcolate che per andare, ad esempio, da Rio de Janeiro a Fortaleza ci vogliono più o meno 15 ore e poi bisogna conoscere bene la lingua per sapere dove state andando! La rete ferroviaria è praticamente inesistente. Arriviamo a Guararapes, l'aereoporto di Recife, a mezzogiorno, ma quella non è la nostra destinazione: alle 14,30 abbiamo la coincidenza per Fernando de Noronha, un arcipelago di 41 km quadrati a 500 miglia marine dalla costa di Recife. Mangiamo qualcosa di tremendamente schifoso, unto e grasso all'aereoporto, poi ci imbarchiamo sull'RG 2380 della Varig Nordeste che decolla puntuale. Sbarchiamo sull'isola alle 16,30, dopo un'ora di volo. Qui infatti c'è un'ora di fuso orario, sul continente stanno un'ora indietro. Per entrare si paga una tassa, la Taxa de Preservação Ambiental. Per la permanenza di 5 giorni, l'importo da pagare è 104,28 Reais, più o meno 35 euro a persona. Però! Se lo fanno pagare questo paradiso! Fernando infatti è un'altro paradiso: a mio parere Seychelles+Maldive+Polinesia fanno Fernando de Noronha! Anche qui è patrimonio Unesco, un altro parco naturale dove tutto è protetto, molto di più di Paratì. La pousada dove alloggeremo non l'abbiamo scelta noi, ce l'hanno assegnata le autorità locali. Infatti la ricezione alberghiera è limitata e quindi l'alloggio viene dato in base alla disponibilità di tutte le pousade, quindi anche l'ingresso sull'isola è vincolato ai turisti che ci sono sul posto. Infatti per il nostro soggiorno 26-30 luglio ci siamo dovuti adeguare alle esigenze dell'isola ed all'ingresso a numero chiuso, perchè noi avevamo scelto di venire qui più avanti. Tutti i passeggeri dell'aereo vengono caricati su dei pulmini a 20 posti e portati ognuno alla sua pousada; la nostra è la Pousada Recanto, posta a 50 metri dalla piazzetta centrale del paesino, Vila dos Rimedios.

La pousada è abbastanza spartana, 9 camere con un saloncino dove si fa colazione, insieme alla famiglia che la gestisce. In camera c'è il bagno, il telefono, la tv, ma non satellitare, ed un bel cartellino che ci invita ad economizzare il consumo dell'acqua e della luce! Il tutto per 20 Reais al giorno a persona, colazione compresa: 6 euro e mezzo praticamente! La nostra prima cena a Fernando la facciamo da Morena, una piccola trattoria sulla piazzetta del paesino, che cucina il "pescado", cioè quello che hanno pescato loro! Che poi sono praticamente sempre gli stessi due pesci, il tonno ed il barracuda, entrambi cotti sulla brace fatta con legna e foglie secche del banano. Il pesce si può accompagnare con varie cose che sono tutte in un buffet accanto alla brace. Dietro il buffet, una simpatica signora di colore che peserà 120 kg. sistema le pietanze, rifornendo i vassoi più sguarniti, e quando ci avviciniamo ci dice: "Podeis comer o peixe com arroz blanco, batata, banana, salada o comigo!" "Com você?" gli rispondo io, "Sim, como acompanhamento!" e giù una grassa risata! Praticamente ci ha detto che potevamo mangiare il pesce con il riso, le patate, le banane, l'insalata o con lei come contorno! Il barracuda è buonissimo, molto più delicato del tonno, ma il bello viene quando paghiamo il conto: 10 Reais a persona, cioè poco più di 3 euro!
Sull'isola ci muoviamo con i buggyes, quelle macchinette scoperte che camminano ovunque e ci portano ovunque, anche se domenica mattina il pulmino che ci ha portato dall'aereoporto alla pousada ieri sera, ci rapisce e ci porta in un ufficio governativo! No, non ci hanno arrestati! I turisti nel loro primo giorno, vengono portati lì per la "Palestra ecologica", ossia una sorta di riunione di tutti i nuovi arrivati dove ci viene raccontata la storia dell'isola ma soprattutto, ci viene detto tutto quello che si può fare e non si può fare sull'isola, ed inoltre ci vengono proposte delle escursioni da fare qua e là, ma anche sotto, nel senso di immersioni! Durante la nostra permanenza qui, vediamo diverse specie di animali: delfini, tartaruge, razze che ci nuotano tra le gambe, uccelli che vengono a mangiare il pesce direttamente dalle nostre mani, granchi di ogni dimensione ed iguana che si godono il sole sulla sabbia. Le escursioni ce le facciamo da noi, non accettando quelle carissime che ci hanno proposto le autorità locali: al porto infatti, cerchiamo Jairon, il quale con il suo barcone ci porta nella baia dei delfini, dove ci fa assistere all'uscita dei delfini dalla baia e ci fa fare il bagno in un'insenatura stupenda, dove un'infinità di pesci ci nuota tra le gambe. Sono questi, momenti di vero rapporto dell'uomo con la natura. La maschera subacquea ed una fotocamera aquatica usa e getta sono state quanto mai provvidenziali! La sera poi, europei ed americani si fanno a pezzi di caipirinha e di cerveja Brahma nei piccoli locali dell'isola, mentre in ogni momento del giorno veniamo abbordati da bambini che ci vogliono vendere frittelline di manioca, di tapioca o di riso. Altri bimbi, quelli di pochi anni, si limitano ad avvicinarsi, salutare, ed aspettare qualsiasi cosa gli si voglia regalare, da soldi a patatine, caramelle ed altre schifezze, così da potersi rovinare la salute in maniera più moderna!
Un ristorante dove si mangia il pesce benisimo è l'Ecològiku's, dietro l'aereoporto, situato in mezzo alla campagna, su una strada sterrata che il buggy divora agevolmente! Qui c'è la signora Irene che cucina il pesce in maniera divina!

Mercoledì 30 luglio lasciamo questo paradiso incredibile: hanno ragione loro, "O paraiso è aqui!" Il volo è alle 16,55, quindi ci consente un'altra mattinata di mare, ed atterra a Recife alla stessa ora, 16,55, a causa del fuso orario. La nostra prossima meta è un'altra località sotto patrimonio e tutela dell'Unesco: le cascate di Iguaçu, quasi all'estremo sud del Brasile, al confine con Paraguay ed Argentina. Non essendoci voli diretti per Iguaçu, ma tutti con scalo a São Paulo, e visto che il primo aereo disponibile nel pomeriggio per Iguaçu arriverebbe quasi a mezzanotte, abbiamo optato, già da Roma, per rimanere a Recife qualche giorno, prenotando così l'aereo per le cascate per la mattina di domenica 3 agosto. Alloggiamo all'Atlante Plaza, sul lungomare Boa Viagem, un 4 stelle a 100 Reais al giorno, 35 euro più o meno, e quindi molto più caro delle pousade in cui siamo stati finora. Il fatto è che Recife non è proprio una gran bella città: grattacieli a non finire, parecchi da completare da diversi anni, con il mare lontano anni luce dalla limpidezza di Fernando de Noronha e Paratì, e la micro-criminalità tipica delle grandi città brasiliane. Le pousade non è che siano proprio il massimo e spesso non sono situate sui punti turistici della città, che sono i più tranquilli perchè più battuti dalla polizia. A meno di 500 mt. dall'albergo c'è un ristorante stupendo, dove si mangia benissimo: è il Bargaço, dove mangiamo un misto di pesce e crostacei cotto sulla pietra lavica per 25 Reais, 8 euro e mezzo. All'Atlante Plaza la mattina si fa una colazione molto ma molto abbondante: un'infinità di cose dolci e salate, vengono messi su un buffet enorme, quindi ognuno deve andare a prendersi ciò che vuole da sè. La seconda mattina però, mi presento a colazione con la maglietta della Roma con il n. 11 e la scritta EMERSON, e da quel momento Ezequiel, uno dei camerieri, inizia a portarmi tutto al tavolo, chiamandomi "O meo volante", e così inizio ad esser guardato male dal resto dei clienti dell'albergo!
Qui a Recife conosciamo Marinho, un tassista che con la sua Volkswagen Santana ci porta ovunque ed ogni volta ad un prezzo che pattuiamo prima di partire! Così ci porta un giorno a Porto de Galinhas (dove venivano sbarcati clandestinamente gli schiavi quando, a fine 800, era stata abolita la schiavitù) ed un altro a Itaparaguà, due graziosissimi posti di mare uno a sud ed uno a nord di Recife. Su entrambe le spiagge ci vengono cotte alla brace aragoste, granchi e gamberi, il tutto per 15 Reais a testa, poco meno di 5 euro! Incredibile! In Italia non ci mangi neanche una pizza margherita! Per andare a Itaparaguà, facciamo sosta a Iguaraçu, un minuscolo paese dove c'è la più antica chiesa costruita in Brasile. Prima di entrare nella chiesa, veniamo circondati da bambini dall'apparente età di 5-6 o 7 anni, che si offrono di farci da guida turistica in cambio di una mancetta. Ci prendiamo Leo, un bimbo nero come il carbone e carinissimo, che avrà 6 anni. Verrebbe quasi di adottarlo e portarlo a Roma con noi! Quando gli regaliamo 10 Reais, al bimbo brillano gli occhi, quasi avesse visto la Luna per la prima volta!

Passiamo anche per Abreu e Lima, un sorta di villaggio più che un paese, poverissimo, ma famoso per aver dati i natali a Rivaldo. Itaparaguà è un'isola molto bella e sconosciuta al turismo internazionale, ma non a quello brasiliano. Peccato per la plastica un po' dappertutto nelle zone abitate e spesso anche in quelle non. C'è da dire che i brasiliani, o almeno quelli visti finora, oltre al calcio amano un altro sport: il lancio della lattina e del sacchetto di plastica. Peccato perchè sono i custodi di una bella fetta della natura del mondo. Sulla spiaggia ci sono ragazzi neri che suonano tamburi e ragazze nere molto poco vestite che ballano sfrenatamente, mentre nel chiosco del bar-ristorante con tanto di tavoli sulla sabbia, un gruppo di tedeschi si rovina di cerveja. Sullo sfondo di tutto ciò, c'è Forte Orange,una fortezza costruita dagli olandesi nel 700.

Sabato è giornata di feijoada, fagiolata, piatto caratteristico che fa impazzire i brasiliani. La versione originale era una ricetta preparata dagli schiavi. Alla tradizionale pentola di fagioli neri venivano aggiunti ritagli e avanzi del maiale che non erano ben accetti sulle tavole dei signori. Oggi tuttavia, questo piatto contiene ingredienti che gli schiavi non avevano mai visto nella loro pentola di fagioli, nonostante la tradizione richieda ingredienti come le orecchie, la coda, le zampe e spesso il muso del maiale. Per la feijoada di oggi occorrono, oltre ai prima citati ingredienti, anche vari tipi di carne di maiale secca, salata e affumicata, il manzo essiccato, la lingua, il lombo e le costolette di maiale, la salsiccia e la pancetta. I fagioli che sembrano solo un pretesto per mangiare tutto il resto vengono insaporiti con cipolla, aglio e foglie di alloro cotte per ore con moltissima carne. Un tocco speciale, che però è facoltativo, è dato dal peperoncino rosso. Se vi piacciono le cose piccanti, chiedete della "pimenta" o di deliziosi peperoncini chiamati "malagueta".
Dopo questo piattino leggero, Marinho ci porta nella parte vecchia di Recife, che è molto carina, al contrario della parte nuova, e nella fantastica Olinda, la vecchia capitale del Brasile ai tempi dei portoghesi, un vero gioellino stile 700 arroccato su una collina e che domina tutta Recife.

Domenica 3, alle 7 di mattina siamo già in aereoporto; il volo RG 3501 per São Paulo parte alle 7,45 e arriviamo lì alle 11. Restiamo in aereoporto un'oretta, poi ci imbarchiamo sull'RG 2251 per Iguaçu, dove arriaviamo alle 14,25. L'aereo sorvola l'immensa foresta che circonda le cascate e dove scorre il Paranà. Fa un pò più fresco qua, ma siamo sempre oltre i 20 gradi. Qui al sud ci sono le stagioni e non è sempre estate come nel Nord-Est, anche se però la temperatura in giugno e luglio, i mesi più freddi, non scende mai sotto i 10°. All'arrivo troviamo ad attenderci Nereo. Lui è un ragazzone che ho conosciuto sempre qui nel 99, nel mio primo viaggio in Brasile, nel viaggio di nozze. Nereo ha i genitori di Trieste e parla benissimo l'italiano, anche se con uno spiccato accento del nord. Di cognome fa Battisti, ed insieme al suo amico ciccione Luis, che parla solo portoghese, ci portano con la loro jeep all'interno del parco delle cascate, dove c'è il nostro albergo, il Tropical dos Cataratas, che è di proprietà della Varig. Il Tropical è all'interno del parco, 3 km. dopo l'ingresso, in mezzo alla foresta ed a ridosso delle cascate. La notte si può sentire chiaramente il rumore delle cascate. Fa buio presto qui, alle 5,30, rimandiamo il giro al lato brasiliano delle cascate a domani. Quando è buio è meglio rimanere nel piazzale dell'albergo, perchè la notte i serpenti cercano il calore dell'asfalto e si potrebbero fare brutti incontri.
In tutto il parco è molto facile incontrare dei tapiri, alcuni dei quali, i più temerari, vengono a mangiare direttamente nelle nostre mani!

Uno di questi animali, lo vediamo addirittura bere Pepsi-Cola direttamente dalla lattina nelle mani di un ragazzo cileno! La cena nel sofisticato ristorante dell'Hotel non ha niente a che vedere con l'aragosta cotta sulla spiaggia di Porto de Galinhas, facendocela rimpiangere non poco! Le cascate sono magnifiche, uno spettacolo che ti toglie il fiato: 275 cascate formate dal Rio Iguaçù, si estendono per la bellezza di ben 3 km. Sono più ampie delle Victoria e più alte del Niagara. Si trovano a circa 20 km. dalla confluenza del Rio Paranà e del Rio Iguaçù, che formano il triplice confine tra Paraguay, Brasile e Argentina. Qualsiasi descrizione non è mai abbastanza esauriente per esprimere la loro bellezza! Il lato brasiliano è più corto, si vede con una passeggiata di 3-4 ore, mentre per il lato argentino ce ne vogliono 5 o 6. Lunedì optiamo per camminare lungo il lato brasiliano.

All'intermo del parco per arrivare alle cascate sul lato brasiliano, si vedono uccelli di tutti i tipi, fenicotteri, scimmie, i meravigliosi tucani e i pappagalli arara. Gli animali si muovono liberi dentro al parco. Stupendi anche i fiori, le piante e la frutta tropicale.
Nel lato argentino ci andiamo martedì 5 con Nereo, con la sua jeep. Al confine con l'Argentina, i doganieri argentini sono come sempre molto "simpatici": consegnamo la lista dei passeggeri nella jeep con i passaporti, loro per tutta risposta quasi quasi ci controllano anche le mutande! Un pulman di ragazzi cileni viene controllato minuziosamente, eppure lo sanno che questa è tutta gente che va a vedere le cascate. I doganieri brasiliani invece parlottano tranquillamente tra loro e fanno passare chiunque dica di andare alle cascate, lasciando tranquilli i turisti, che rappresentano una bella fetta di pane per loro. Altra razza, altra stoffa! Al contrario di 4 anni fa, quando siamo venuti qua per la prima volta, adesso conviene mangiare in Argentina. Nel 99 invece eravamo tornati in Brasile a pranzo, perchè spendere 30 reais significava spendere 30.000 lire, spendere 30 pesos in un ristorante argentino valeva dire spendere 30 dollari, cioè 60.000 lire in quel tempo. Adesso la crisi economica che ha investito questo paese, ci permette di pranzare con meno dell'equivalente di 10 euro, perchè un peso vale meno di un real brasiliano. La carne argentina è spettacolare, ne più ne meno come quella brasiliana, solo che loro vanno a bistecche, mentre nelle churrascherie brasiliane la carne si mangia al rodizio, alla spada, tagliando le fette di carne dal pezzo intero direttamente nel piatto.
La sera del 5, in albergo, seguiamo in televisione quello che è descritto come l'evento musicale del 2003 in Brasile: il Festival Reggae di São Luis! Rimaniamo sbalorditi, perchè tutto vediamo meno che quello che ci immaginavamo, ossia musica-reggae e canne a go-go! Invece il festival reagge di Sao Luis entrerà nella storia per essere il primo e l'unico ad avere avuto più poliziotti che spettatori, un Ministro della Cultura mezzo rasta, Gilberto Gil, che suona cover di Bob Marley e la mancanza di quelle caratteristiche sigarette fai-da-te vietatissime appunto dall'onnipresente polizia. Il Festival era organizzato dal Governo-Lula, ed è stato così la distruzione dei luoghi comuni del Reggae!
Mercoledì 6 agosto andiamo con Nereo, Luis e la loro jeep, a Ciudad de l'Este in Paraguay: si tratta di una piccolissima città divisa dal Brasile da un ponte sul fiume, famosa perchè è una zona franca, tipo Livigno quindi, dove non ci sono tasse e le cose costano molto meno. La cosa particolare ed assurda al tempo stesso, è che i doganieri brasiliani fermano tutte le macchine che rientrano in Brasile, facendo pagare le tasse di entrata sulla merce acquistata di là, ma a chiunque passi il confine a piedi, anche se stracarico di roba, non viene detto nulla! Ecco così spiegato il fatto che centinaia di donne, con il cesto sulla testa carico di merce, rientrano in Brasile camminando a piedi sul ponte. Ciudad de l'Este sembra un'enorme Porta Portese, tutti vendono di tutto, sia nei negozi sia in strada, anche per terra, dal cibo al più sofisticato apparecchio elettronico, rigorosamente falso e made in Taiwan! Nei negozi si hanno più possibilità di acquistare qualcosa di originale, ma noi ci limitiamo a prendere qualcosa di artigianato locale.

Giovedì mattina, 7 agosto, andiamo in ufficio da Paulinha, che lavora nell'agenzia di viaggi dove lavora anche Nereo come guida turistica. Qui ci sistemiamo i voli: domani mattina alle 7 volo 3556 per São Paulo, poi alle 11,00 coincidenza per Buenos Aires con l'RG 8011. Arriviamo all'aereoporto Ministro Pistarini della capitale argentina alle due di pomeriggio di venerdì 8 agosto, poi con un taxi arriviamo all'American Buenos Aires Park Hotel, in pieno centro, tra Plaza San Martin e Avenida Alem. La crisi economica ci ha fatto permettere un simile albergo a 5 stelle, che con una tariffa promozionale chiamata "Fin de Semana Largo", ci ha permesso di spendere 71 dollari per 2 notti più un'altra notte omaggio. Praticamente staremo qui fino a lunedì mattina per circa 63 euro a persona! Facciamo i turisti a Buenos Aires, gran bella città, e qui conosciamo Marcelo, un ragazzo di Buenos Aires che se ne è andato a lavorare in Brasile, a Maceiò, e che è stato costretto a tornare qui fisicamente da suo padre per prendere i soldi, perchè c'è il blocco totale dei bonifici in valuta. Poi conosciamo una ragazza peruviana che lavora per l'Unicef, la quale ci racconta di quanto siano belle la Terra del Fuoco e tutta la Patagonia, solo che adesso è impossibile andarci perchè fa un freddo glaciale ed è notte per circa 21 ore al giorno. Il periodo migliore per andare liggiù è dicembre, ed è un vero peccato. Ci mettiamo a parlare anche con un brasiliano molto simpatico che ci dice: "Eu soy pastore..." e mentre io penso a qualcosa di simpatico da dire sulle pecore e sui tifosi della Lazio, lui aggiunge: "pastore evangelista e soy venuto aqui a evangelisare una igreja". Meno male che in Brasile abbiamo cambiato 1.500 Reais in Dollari USA, rimediandone 754 con un buonissimo cambio, perchè qui prelevare ai bancomat è praticamente impossibile e parecchie banche sono chiuse per "sciopero indefinito finchè non ci pagano".

Venerdì sera il nostro pallino è uno solo: trovare i biglietti per la Bombonera, dove domenica pomeriggio alle 16,15 ci sarà Boca-Rosario. L'impresa è difficilissima, perchè c'è il tutto esaurito alla Bombonera per l'esordio dei campioni sudamericani in campionato. Javier, il portiere dell'albergo, ci procura i biglietti dell'equivalente della Tribuna Tevere per 15 pesos a ticket. Quando ce li consegna fa la faccia schifata, dicendoci che spera che il Rosario vinca, ed aggiunge: "Soy partidario del River!" "Anche io!" gli rispondo, solo che andiamo a vedere il Boca perchè questa domenica giocano gli xeniezes a Buenos Aires; il River infatti gioca a La Plata contro l'Estudiantes di Biliardo, però Javier fa una cosa magnifica! Ci porta al Millionarios-store dove posso acquistare la maglietta di Fernando Cavenaghi, il centravanti del River Plate.

Sabato pomeriggio poi, al nostro ritorno in albergo, il miracolo! La visione celestiale! Sul canale satellitare ESPN Español stanno facendo la differita di ROMA-RAYADOS, ultima amichevole in terra messicana! Iniziamo a vedere la Magica dal 43° del primo tempo, quando già siamo sull'1-1. Nell'intervallo, fanno rivedere anche gli high-lights del primo tempo, ed al gol di Totti, vedendo la magia del duo Cassano-Capitano, ci esaltiamo come ad un derby! Il cronista ripete, per non sò neanche quante volte, che si tratta di un "golazo"! Non capiamo perchè mai ESPN faccia vedere agli argentini quest'amichevole, poi Javier ci spiega che la presenza di Passarella sulla panchina dei messicani è un motivo di interesse per tutti gli argentini appassionati di calcio.
La Bombonera è proprio come me l'aspettavo, ossia semplicemente fantastica. Lo stadio è stracolmo e quando la CAMISA12, il gruppo Ultras del Boca, intona i cori e suona i tamburi, tutto rimbomba all'interno dello stadio, creando un effetto terremoto. Non vorrei essere nei panni degli 11 del Rosario Central! Siamo nella tribuna opposta alle panchine, di fronte a noi, distinguiamo chiaramente Carlitos Bianchi che si alza e guida i suoi: non è proprio un bello spettacolo rivedere in carne e ossa colui che ci stava portando dritti dritti in serie B! Il Boca parte con un ritmo sostenuto, tanto che sfiora il gol in due ocasioni nei primi 5 minuti, con Barros Schelotto e con Carlos Tevez. Poi però la partita si affloscia, le due squadre si annullano l'una con l'altra ed il primo tempo finisce 0-0 senza troppe emozioni. Il secondo tempo però, è tutta un'altra musica, con il Boca che inizia subito ad assediare l'area del Rosario. Così all'8° il portiere del Rosario, Gaona, atterra in area Carlos Tevez e l'arbitro Baldassi, il Collina argentino, concede il rigore, che Barros Schelotto trasforma. Il gol esalta il Boca, che a questo punto produce azioni da gol a ripetizione. Il Rosario è come paralizzato, come un pugile che si regge a malapena sulle gambe ed attende il colpo micidiale del k.o., mentre l'intero stadio ci mette il carico da undici con un tifo assordante che intimorisce ancor di più la squadra ospite. Il gol del 2-0 fa esplodere la Bombonera perchè è veramente bellissimo: il brasiliano Iarley smarca Tevez sulla tre quarti, Carlos lancia al volo di destro per Schelotto in area che tocca in rete! Sulle ali dell'entusiasmo arrivano per il Boca anche il terzo gol con Tevez al 79° ed il quarto con un siluro del fortissimo terzino sinistro Clemente Rodriguez all'82°. Devo dire che abbiamo assistito ad un grande spettacolo, offertoci dal Boca e dai suoi tifosi!

Lunedì 11 lasciamo l'Argentina; dopo 3 giorni il Brasile già ci manca! Il Varig 8649 per São Paulo parte alle 11,45 ed arriva alle 14,30, di lì, il volo 2322 delle 16,35 ci porta a S. Salvador do Bahia, dove arriviamo alle 18,55, quando è già buio. Alloggiamo al Bahia Othon, in Avenida Presidente Vargas, sulla Baia di Ondina. Anche qui albergo di lusso ma ad un prezzo di un 3 stelle italiano. I grandi alberghi però, vanno prenotati qui, dal Brasile, e non dalle agenzie e tour operator in Italia, perchè si pagherebbero molto di più. Per cena, un taxi ci porta al Porcão, una churrascheria fantastica, che fa parte di una catena di churrascherie di cui è pieno il Brasile. Il taxista si chiama Mateo e ci da il suo numero di cellulare, in modo che come ci vogliamo muovere chiamiamo lui che ci fa un prezzo di favore. In macchina l'argomento principe scatta immediatamente: il calcio, e Mateo ci dice di essere un tifoso del Vitoria. Bahia è fantastica! Qui è sempre una festa! Ogni pretesto è buono per farne una! Figuratevi che la sera di mercoledì 13, sotto il nostro albergo abbiamo trovato più di 5.000 persone che ballavano in strada, con la musica che usciva da un furgone che aveva montato due casse enormi nel vano dietro e sul tetto, casse professionali, da discoteca. Tutti ballavano la musica Axè ed i camerieri dei bar dell'Avenida Presidente Vargas che portavano da bere a chiunque lo ordinasse! Una festa improvvisata, così, senza motivo! Uno spettacolo! Il Pelourinho, il quartiere vecchio di S. Salvador è meraviglioso, con le sue innumerevoli chiese e i palazzi bassi e antichi color pastello.

Fantastica l'Igreja de S. Francesco de Assisi, decorata con più di una tonnellata d'oro, anche se la cosa contrasta non poco con la povertà del Santo di Assisi! Quando l'hanno costruita, nel 700, i brasilani estraevano l'oro dalle miniere, poi lo mandavano in Portogallo per poi farselo rimandare in lamina d'oro, con la quale poi ricoprivano tutte le statue e l'interno della chiesa. Nel processo di trasformazione dell'oro in lamina, i portoghesi si rubavano in media 90 kg. d'oro ogni 100! Il Pelourinho poi, altro non sarebbe che il palo dove venivano legati gli schiavi neri che si comportavano male. Nei primi tempi venivano anche frustati, poi negli ultimi anni della schiavitù venivano soltanto legati e lasciati lì per qualche giorno. Che buoni erano i portoghesi in Brasile, vero? Qui ho saccheggiato due negozi di CD, comprandone 24! Tutti di musica Axè: Daniela Mercury, Banda Eva, Ivete Sangalo, Banda Calypso, Banda Cheiro Amor, Netinho, TerraSamba e SòPraContrariar i preferiti!
A Bahia conosciamo anche un certo Donnini, un fiorentino che negli anni 60 aveva una gioielleria a Firenze e poi è venuto qui a commericare pietre preziose, arricchendosi da far schifo. La sua fortezza, dove ha anche uno show-room, è difesa da un piccolo esercito privato, e qui si possono trovare tutti i tipi di pietre, dall'ametista che costa 8 dollari a carato, al topazio imperiale, che ne costa 6.000!
Sulla spiaggia di Itapoã, una spiaggia dove si può fare surf, giochiamo a pallone con dei colombiani, che intanto bevono birra e ci chiedono per quale squadra tifiamo: Roma! E loro: "Totti, Emerson, Samuel, Cafù!" Cerchiamo di spiegargli, in un misto di italiano-spagnolo-portoghese che Cafù non c'è più e se ne è andato al Milan, ma a loro non sembra freghi un gran chè! Simpatici i colombiani, ci invitano anche ad andare in Colombia da loro, a Medellin! A sentir loro non c'è nessun problema lì: mmmmhh! Dubitiamo! Poi uno di loro ci confessa che in Colombia si stanno muovendo un pò di cose, e si stanno muovendo nella direzione sbagliata. In altre parole i rapporti tra guerriglia e governo sono in rotta, e questo di solito significa sequestri. Siccome già normalmente ce ne sono 3000 all'anno, e la maggior parte di loro non sono colombiani ma stranieri, non credo che ci passeremo! Certo i ragazzi ci hanno detto che i colombiani sono brava gente, ma non si sa mai!
I dintorni di S. Salvador sono carinissimi, specialmente le isole che sono di fronte alla città. Due su tutte: Isla dos Frates e Itamaranca, dove c'è anche un Club Med. Anche su queste spiaggie ci vengono cucinati crostacei per un prezzo ridicolo. A Isla dos Frates conosciamo Ivan, un tipo mezzo svizzero e mezzo toscano, con la sua donna Zara, svizzera-doc bionda di una bellezza sconvolgente, la quale cammina su 15 cm. di tacchi a spillo anche in spiaggia, ed un loro amico francese, rasta, nero e statuario. I tre ci raccontano di girare il Brasile da 2 mesi in pullman, al motto dello spender poco, dormendo quindi sempre in un'unica stanza in pousade dai prezzi modici! Capirete voi le allusioni che ci siamo fatti tra di noi sul simpatico quanto stravagante trio e sulle loro notti brave! Penso proprio che le notti brasilane di Zara siano alquanto "movimentate e divertenti"! Tesi confermata quando, in un momento in cui noi siamo seduti al tavolino del bar e loro invece sono sulla spiaggia, vediamo la bella Zara baciare appassionatamente prima uno poi l'altro ragazzo, infilando la lingua nella bocca di entrambi i ragazzi! L'immagine che ci resta dentro di Isla dos Frates è quella di noi quattro, un baracchino in spiaggia con una band che suona musica con tamburelli e quelle piccole chitarre brasiliane, ragazze in costumini succinti che ballano sotto il sole, in fondo una partita di calcetto da spiaggia, un cocco con la cannuccia sul tavolo e noi a parlare con il trio-porno-franco-svizzero! Ogni tanto ci guardiamo attorno e ci domandiamo se è tutto vero o una montatura dell'Ufficio Turistico!
Qui a Bahia conosciamo anche Jancarlos, un tipo che definire molto strano è veramente poco. Avrà una quarantina di anni, una barba folta, una cultura impressionante, è un entemologo, studioso degli insetti, ma fa la guida turistica! Parla correttamente oltre alla sua lingua, l'italiano, l'inglese, il francese, il tedesco, lo spagnolo ed il russo. Qualsiasi cosa accada, per lui è colpa dei comunisti! Odia Lula ed il suo governo, asserisce che da quando c'è lui è aumentata la criminalità e la fame della gente, mentre i soldi sono sempre di meno. Non lo sò se sia veramente così, dall'Italia sembrava tutto il contrario: Lula viene sì dalla sinistra sindacalista, ma sembra governare con tutt'altro credo politico. Ma Jancarlos dice di no, anzi, afferma che entro pochi mesi Lula porterà il Brasile alla guerra civile. Bah! Che vi devo dire? Spero di no, per i brasiliani ovviamente, non che me ne freghi gran chè di Lula! Chi vivrà vedrà! Poi Jancarlos ci fa conoscere Andy, un inglese che si è fatto 5 giorni di galera a Porto Alegre perchè il tipo che l'aveva caricato in autostop aveva appena rubato la macchina, poi è finito contro un palo ed è scappato, lasciando l'inglese solo a subire le accuse di furto dai poliziotti brasiliani che gli parlavano solo in portoghese, lui che in portoghese sa dire solo "cerveja" e "bom dia", cioè birra e buongiorno. 1.000 dollari hanno risolto il problema con un buon avvocato, e Jancarlos insiste: "Vedi? E' tutta colpa dei comunisti!"

Domenica 17 lasciamo S. Salvador do Bahia, lasciando in questa città fantastica anche un pezzo di cuore. La nostra destinazione è Fortaleza, il volo, RG 2370 parte all'una e mezzo ed arriva nella capitale del Cearà alle 3 di pomeriggio. Dopo 6 giorni in un hotel a 5 stelle, sentiamo il bisogno di qualcosa di più informale, quindi la scelta è ricaduta sull'Agua Marina Hotel, un 3 stelle a Praia de Iracema, tra Avenidas Pessoa Anta&Mons. Tabosa e Rua dos Tabajaras. 58 Reais, pernottamento e prima coloazione, quasi 20 euro, quello che spendiamo al giorno in questo albergo molto carino, piccolino e ben curato, nettamente diverso dai grandi alberghi che ci sono in Avenida Beira Mar. A Fortaleza si sta proprio bene ed è una città molto carina. Nuova e moderna, si è sviluppata nella seconda metà degli anni 80, ed ora è una città quasi di 4 milioni di abitanti. Il tenore di vita è molto più alto delle altre città, qui ci sono poche favelas e sono tutte piccoline, pochi sono gli episodi di micro-criminalità. La città ad agosto però, è zona di caccia per battaglioni di maschi italiani alla ricerca dell'anima gemella, magari anche per una notte soltanto. Così accade che nella bellissima spiaggia davanti al nostro albergo, Praia de Iracema, famosa per la sua vita notturna sfrenata, vediamo galletti italiani stile pubblicità Tim, brasiliane per turisti (definizione più carine di prostitute che non chiedono denaro per una botta e via, ma pranzi, cena, vestiti e altri regalini vari per tutto il periodo di vacanza del turista), venditori di ogni cosa, taxi e buggyes.
Fortaleza è un cocktail tra Riccione, Tenerife, Cuba e Miami, dove il divertimento, i locali dove mangiare e ballare non mancano mai. Per trovare il bel mare però, bisogna spostarsi un pò al di fuori della città, in quanto il porto nel tratto cittadino non rende il mare proprio pulitissimo! Jericoacoara è senz'altro il posto di mare più bello, ma è molto lontano da Fortaleza, andare e tornare in un giorno solo diventa un'ammazzata. Praia do Morro Branco a Beberibe, con il suo paesaggio lunare a ridosso della spiaggia è qualcosa di fantastico; molto belle anche Praia Flexeiras e Praia da Lagoinha. Il buggy ci porta anche sulle dune di sabbia a nord di Fortaleza, sulle dune di Praia Cumbuco, e qui, in un'oasi posta in mezzo a questo piccolo deserto che poi va a finire sul mare, mi faccio fotografare con un camaleonte sulla testa ed un'iguana sul braccio! Mia moglie e la moglie di Claudio ancora oggi sono inorridite per questa foto! Il deserto sarà anche piccolo, ma notiamo degli avvoltoi che si mangiano un cane morto e quando il sole si avvicina al tramonto, le zanzare iniziano a penetrare lo strato di Autan. Al mercatino turistico serale a Praia Meireles compriamo le famose bottigliette di sabbia con i panorami, mentre al Mercato Centrale si trova di tutto: artigianato del Nord-Est, tovaglie, merletti, magliette, borse, amache, bottiglie di acquavite di caña, acagiù candito, che è un dolce che mi ha fatto un pò senso, e le più svariate miscele di caffè.
Ad Icarì, il lunedì mattina ci imbattiamo in un brasiliano autista di buggy già ubriaco di birra alle 11, il quale racconta storie fantastiche ad un ebreo inglese che sta girando il Brasile da 6 settimane da solo e ad una coppia lui inglese lei irlandese, che si amano alla follia alla faccia dell'IRA! Anche loro tre sono in albergo a Fortaleza e ci scambiamo i cellulari per vederci la sera. Peccato però che nella sera che ci incontriamo, il martedì, i tre anglosassoni decidano di fare un gioco in cui chi perde una mano di poker deve bere! Avendo perso io le prime mani, mi sono ritrovato svantaggiato e ho perso anche le successive. Ne è risultata un'ubriacatura di dimensioni mostruose che mi ha rovinato la reputazione agli occhi dei brasiliani presenti nel locale. Il giorno dopo infatti, chiunque mi avesse visto la sera precedente mi diceva: "eh, ieri sera, eh?", come se loro non bevessero mai! Il lunedì sera invece andiamo a ballare al Pirata, un locale dove tutta la città si ritrova. Qui, si balla tutti ammassati tra l'allegria generale e soprattutto tra caipiriñha, cuba libre e birra, che scorrono veramente a fiumi! A Fortaleza mangiamo la carne più buona che abbiamo mangiato in Brasile, alla Picaña Do Miguel, spendendo tra l'altro 15 Reais a testa.

La città è anche piena di fondamentalisti religiosi cristiani, evangelici, esercito di Dio, Assemblea di Dio, Gesù ti Ama e tutti con magliette tipo da calcio con scritto su qualcosa del genere. Almeno 10 canali televisivi mandano in continuazione adunate religiose dove c'è un predicatore che fomenta la folla e poi tutti insieme cantano a squarciagola canzoni su Dio e Gesù. I vari missionari evangelici hanno come missione convertire le masse, tanto che sembra quasi un campionato di calcio di religioni diverse in costante guerra di conversioni!
Tutta questa gente è lontana anni luce da Gianni e Laura, una coppia di Rho, vicino Milano, che conosciamo un pomeriggio sulla spiaggia davanti al nostro albergo, Iracema; con una semplicità impressionante, ci dicono che si stanno facendo una settimana di relax assoluto qui, dopo essere stati due settimane in Giamaica, all'Hedonism di Negril, un villaggio privè per scambisti, dove si sono scatenati in mega-orge di sesso sfrenato e selvaggio continue! Meno male che si vogliono riposare, sennò chissà che non ci avrebbero provato anche con noi!
Giovedì 21 andiamo con la macchina a Paracurú, un paesino di pescatori a 100 km a nord di Fortaleza, molto carino e con delle spiagge spettacolari; in più, a Paracurù c'è quell'incredibile atmosfera da "Qui non succede mai niente ma va benissimo così!" Qui, per la prima volta da quando stiamo in Brasile, giochiamo a pallone sulla spiaggia con dei brasiliani. 3 contro 3, io e Claudio rinforzati da Luciano, uno dei 4 brasiliani che ci hanno invitato a giocare. Risultato: disfatta totale, 8-2 per loro, ed i due gol nostri segnati entrambi dal brasiliano! Ce ne siamo tornati a Fortaleza con i piedi distrutti ed una figura barbina sulle spalle!

Venerdì 22 ci spostiamo nuovamente, ma per l'ultima volta prima di rientrare a Roma: la nostra ultima tappa e Rio. L'uragano Erika è passato a meno di 3.000 km a nord da Fortaleza: è cosi vicino il Messico da qui, che un brivido ci percorre la schiena. Il paese è poi scosso da una grande tragedia: nel Maranhão, uno stato nel Nord del Brasile, un pò più a Nord di dove siamo noi (sopra il Cearà infatti c'è il Piauì che si affaccia sull'Oceano Atlantico per pochi chilometri, poi c'è appunto il Maranhão, prima di arrivare nel Parà e nell'Amazzonia), precisamente nella cittadina di Alcântara, nella base spaziale dell'Agenzia Aereospaziale Brasiliana, è esploso il razzo spaziale che avrebbe dovuto permettere al Brasile di essere il primo paese latino-americano a lanciare un razzo nello spazio. Un primo bilancio della tragedia parla di 21 morti. Il nostro aereo che invece ci porta nella capitale carioca, RG 2379, parte alle 16,50 ed atterra al Rio de Janeiro Internacional alle 20,05. Ci sistemiamo al Caesar Park di Ipanema, poi alle dieci e mezza siamo da Mariu's a Copacabana. Mariu's ha due locali attigui, proprio verso l'inizio di Copacabana, nel punto dove si vede da più vicino il Pão de Açucar: uno è churrascheria, dove si mangia carne, l'altro è crostaceria, dove per 43 reais a prezzo fisso, puoi mangiare pesce e crostacei finchè non metti sul tavolo il disco rosso e dici basta! Gamberi, mazzancolle, granchi, astici, aragoste, cicale e leoni di mare ci vengono portati finchè non ci escono dalle orecchie, e mi vien da ridere se penso che per tutti questi crostacei in Italia non basterrebbero 500 euro! Sabato mattina compriamo il giornale e leggiamo il programma della 28a giornata del campionato brasiliano e scopriamo una cosa terribile per i nostri amici: questo fine settimana non ci sarà alcuna partita al Maracanà! La prossima partita che si giocherà nel mitico stadio carioca sarà Flamengo-Corinthians il 31 agosto, giorno in cui noi saremo di nuovo a Roma! Un dramma! Io e mia moglie avevamo già visto al Maracanà Botafogo-Gama l'anno scorso e Flamengo-Vasco 4 anni fa, quindi sopperiamo bene alla mancanza, ma Claudio e sua moglie proprio no! Si dovranno accontentare di vederlo vuoto dal Corcovado, rinunciando giustamente alla gita organizzata dalla Green Line, agenzia turistica che spilla mazzi di soldi ai turisti-allocchi, che per farti vedere il Maracanà vuoto ti chiede 60 Reais!
Domenica 24 andiamo allo stadio, ma al São Januário, tempio del Vasco, dove assistiamo a Vasco-São Paulo, ma vedere una partita al São Januário non è come vederla al Maracanà!

Immensa, suggestiva, caotica, piena di contraddizioni, questa è Rio: la "cidade maravilhosa" dà una sensazione di brivido. Il Cristo Redentor, il Pão de Azuçar, il Maracanà, il Sambodromo, Copacabana, Ipanema ti lasciano senza fiato. La loro conoscenza diretta, i rumori, l'atmosfera, superano le immagini da cartolina. Chiaro che anche noi facciamo i turisti, perchè è impensabile essere a Rio de Janeiro e non fare un salto al Corcovado ed al Pan di Zucchero. Punto fermo di partenza per arrivare sul Corcovado, è il quartiere Cosme Velho, Barra Velho, un quartiere a metà strada tra il centro e Copacabana. Qui c'è la Stazione Ferroviaria del Treno del Corcovado, con treni in partenza ogni venti minuti circa. Si risale il pendio attraverso la foresta tropicale di Tijuca, la foresta sub-urbana più grande della terra, con delle vedute stupende della montagna e della città. La vetta del Corcovado è a 710 metri ed è raggiungibile oltre che con la suggestiva ferrovia a cremagliera anche salendo con la jeep o prendendo un taxi. Il costo del biglietto della ferrovia è di 18 reais, per quanto riguarda il taxi è sempre bene trattare e concordare subito il costo dell'escursione. Il Corcovado è ricoperto quindi da una delle meraviglie naturali più affascinanti del Brasile, la Foresta Tijuca, una riserva tropicale con 100 km di strette strade a due corsie che si snodano attraverso la fitta vegetazione, interrotta ogni tanto da qualche suggestiva cascata. Non mancano i punti panoramici dove vale la pena fermarsi: il Mesa do Imperador (dove secondo la leggenda l'Imperatore Dom Pedro II portava la sua famiglia in gita) affacciato sulla laguna e sui quartieri meridionali; la Vista Chinesa (Vista Cinese), rivolta a sud con uno scorcio del Corcovado, e infine il Dona Marta Belvedere, proprio sotto la cima del Corcovado e rivolto verso il Pan di Zucchero.

Noi andiamo al Corcovado due volte, salendo una volta con il trenino ed una con la jeep. Mentre saliamo con la jeep, conosciamo Marco e Sara, una coppia di Padova, che stanno passando qui a Rio gli ultimi tre giorni del loro viaggio, prima di tornare in Italia. Ci raccontano che sono stati tre settimane su un barcone bello grande, insieme ad una coppia francese e ad un gruppo di 5 ragazzi e 3 ragazze inglesi, più le quattro guide brasiliane. Hanno navigato dal Venezuela al Brasile, prima sul Rio Orinico, poi sul Rio Negro ed infine sul Rio delle Amazzoni fino a Manaus. A Maçapa, dopo la frontiera brasiliana, una notte sono stati assaliti dai pirati, che gli hanno portato via ogni tipo di apparecchaitura elettronica. Dopo aver chiamato via radio la polizia, tre giorni dopo le autorità locali li hanno informati sempre via radio che tutte le loro cose le avrebbero trovate al posto di polizia del porto di Manaus e che la banda di pirati che li aveva rapinati, che si facevano chiamare "Ratos do rio" (topi del fiume) erano stati arrestati e condannati a 12 anni per rapina a mano armata. Un'altra cosa che ci raccontano è che per fare il bagno nel Rio Orinico, in Venezuela, Marco ha dovuto indossare un profillatico, perchè nel fiume c'è un tipo di batterio micidiale che si infila nell'uretere e causa un'infezione terribile; l'unica precauzione invece per le donne è non fare il bagno!
Al Pan di Zucchero invece, andiamo con l'autobus di linea, con il quale raggiungiamo il quartiere Urca, passando da Botafogo davanti alla sede ed allo stadio del club carioca, dove è sita la stazione della funicolare che in 2 tappe porta, prima al Monte Urca e dopo al Pan di Zucchero. Anche la funicolare costa 18 Reais. Sopra, il panorama è di tutta la baia, la città e le spaggie atlantiche.

Il Pan di Zucchero è l'attrattiva più famosa di Guanabara: gli Indios chiamavano questa singolare montagna Pau de Acuqua, che significa picco isolato, ma alle orecchie dei portoghesi questa parola aveva lo stesso suono di pào de açucar (pan di zucchero) e inoltre la sua forma ricordava gli stampi in argilla che usavano per confezionare dei panini dolci dalla forma conica chiamati appunto "pan di zucchero". La zona presso la stazione della funicolare, nel quartiere Urca, è prevalentemente tranquilla, anche perché nei pressi c'è una base militare.

La vita notturna a Rio è senza fine: tappa obbligata il Platorma1, mitico locale con ballerine e ballerini con i classici costumi brasiliani, poi, più di una tappa, la facciamo all'Help, discoteca dove dentro trovi veramente di tutto e di più, in tutti i sensi: sballati, ubriachi, gente normale, puttane, trans, gay, mentre i bagni della discoteca sono un ambientino fine e niente male, tanto che sembra di entrare in un girone dantesco. I lavandini, incassati nel marmo, che sono nell'antibagno, sono il piano d'appoggio, per numerosi ragazzi, ragazze e trans, dove sopra preparano enormi strisce di coca. Cinque bagni sono chiusi e da dietro le porte arrivano ululati e gemiti di gente che lascia veramente poco spazio alla fantasia su cosa stiano facendo lì dentro!

Affittiamo anche una macchina ed andiamo ad Angra Dos Reis, poco più di 100 km. più a sud di Rio, sull'autostrada, anzi, "Rodovia" 101 Rio-Santos. Angra è prevalentemente una cittadina piuttosto squallida, ma la sua provincia vanta circa 2000 spiagge, sette baie, una dozzina di insenature, in un golfo di circa 100 Km che accoglie nel suo mare 365 isole. Qui trattiamo con Celio Silva, che con il suo barcone ci porta da Angra ad Ilha Grande, vero paradiso naturale, un'isola che si trova ad un'ora e mezza di barca dal porto di Angra. L'isola è paradisiaca, una riserva naturale di Mata Atlantica veramente spettacolare e con spiagge tra le più belle del Brasile. Un altro paradiso da turismo ecologico, come Paratì e Fernando, ed un'altra giornata di mare cristallino prima di tornare a Roma ci voleva proprio! Anche perchè il mare a Rio non è proprio un gran chè. Nella Baia de Guanabara, nei quartieri Flamengo e Botafogo, è molto meglio non fare il bagno, anche se ci sono molti brasiliani che si tuffano tranquilli, ed è incredibile perchè l'intera baia è una cloaca! Il bagno a Copacabana te lo fai tanto per dire che hai fatto il bagno a Copacabana, ma l'acqua è abbastanza mossa ed un pò torbida, e più o meno la stessa cosa è poco più avanti, a Ipanema. Le spiagge frequentate dalla Rio bene e tranquilla, sono quelle meridionali a sud della città, che sono anche le più belle: Barra de Tijuca e São Conrado, dove c'è anche una spiaggia molto bella, Praia do Peppino, poco dopo lo Sheraton. Qui la spiaggia è quasi bianca ed il mare più pulito, la vista anche ne giova visto che di fronte ci sono diverse isolette, quasi tutte di proprietà dei militari. Sulla Praia do Peppino si può assistere all'atterraggio di diversi ragazzi e ragazze che fanno parapendio e che si gettano delle montagne circostanti.

Proseguendo ancora a sud, nella parte nuova di Rio, tra grattacieli futuristici e palazzi moderni, c'è Barra Shopping, un mega-centro commericiale degno di quelli americani e che La Romanina in confronto, sembra un magazzino di un rigattiere!
Il Brasile, ma Rio in particolare, è noto al resto del mondo per i suoi stereotipi: il samba, le mulatte, il calcio e il carnevale, tutti elementi assolutamente veri ma non i soli a caratterizzare questa stupenda città. La povertà, purtroppo, è ancora oggi dilagante. Circa un quarto della popolazione carioca vive nelle fatiscenti favelas. Noi siamo entrati in una di queste favelas, non a Rio, ma nei suoi dintorni, accompagnati da Antonio, un ragazzo che fa il porta-bagagli al Caesar Park, che conosce bene questa favela, ed abbiamo potuto toccare con mano la povertà di questa gente e soprattutto dei, purtroppo famosi, meninos da rua. La strada si inerpica su e si vedono moltissime casettine modestissime, fatte solo di mattoni rossi e lamiere come tetto. Agglomerati urbani con le vie secondarie sterrate e tanta sporcizia. Bidonvilles, baracche e sistemazioni improvvisate senza la minima cura e pretesa; cose che ti stringono il cuore.

FINE


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