CAPODANNO A SANTIAGO DE COMPOSTELA
Una meta apparsa come una visione
ed un viaggio
progettato in pochi giorni.
In camper lungo l'antica via francigena, sino
all'estremo lembo occidentale d'Europa
testo e foto di Carlo Struglia
La meravigliosa versatilità che offre
il camper è anche questa: decidere un viaggio con una
manciata di giorni di anticipo e progettarlo e realizzarlo
nella più assoluta libertà, senza prenotazioni
da confermare, coincidenze da non mancare ed un caleidoscopio
di taxi, stazioni, aeroporti ed orari che ti si mescolano
nel cervello.
Eravamo ormai al 15 di Dicembre ed io non avevo ancora deciso
cosa avrei fatto delle due settimane di ferie che sarebbero
iniziate il 23 dello stesso mese. Quattordici giorni non sono
tanti per i viaggi cui siamo abituati (Turchia, Nordkapp,
Marocco), ma forse si sarebbe potuto ripiegare su di un itinerario,
per così dire, "a medio raggio". Uno dopo
l'altro, avevamo accantonato vari progetti: la Scozia in Inverno?
Forse non è la stagione adatta. La Romania? Ci siamo
già stati
La Tunisia? Traghetti esauriti sin
dopo capodanno.
Ad un tratto la decisione, precisa ed improvvisa, ma che forse
mi ronzava nella mente da tempo: Santiago de Compostela! Naturalmente
eravamo stati in Spagna molte volte, ma mai ci eravamo spinti
verso le regioni nord-occidentali di Leòn, Asturie
e Galizia ed il celebre Camino de Santiago, che le traversava
tutte, costituiva un buon motivo per visitarle. Certamente
non avevamo in animo di compiere un pellegrinaggio con bastone,
bisaccia e mantello, ma a bordo del nostro camper avremmo
sicuramente realizzato un viaggio almeno inconsueto, fuggendo
dalle incombenti festività natalizie, con il loro zaino
di consumismo ed ipocrisia.
Un minimo di documentazione ci ha consentito di saperne di
più sul Camino de Santiago, attraverso il quale sono
transitati nei secoli pellegrini provenienti dalle nazioni
più diverse ed appartenenti a tutte le condizioni sociali:
da regnanti ai più umili abitanti di villaggi; da santi
come Francesco d'Assisi e Brigida di Svezia a pubblici peccatori
in cerca di penitenza. Il Camino, percorso da uomini di tutta
Europa, è stato sicuramente uno dei pilastri degli
scambi culturali fra i popoli, tanto che nell'Ottobre del
1987 il Consiglio d'Europa lo ha riconosciuto alla base della
formazione dell'identità culturale europea, affermando
che "essa è, oggi come ieri, il frutto dell'esistenza
di uno spazio europeo carico di memoria collettiva e percorso
da cammini che vanno oltre le distanze, frontiere ed incomprensioni:
uno di questi cammini è quello che conduce a Santiago
de Compostela".
Per la verità io ritengo che un notevole incremento
all'idea di "casa comune europea", per dirla con
le parole usate un tempo da Gorbaciov, lo avessero dato anche
l'impero romano, il Cristianesimo, Carlo Martello prima (a
Poitiers) e la Reconquista poi, dopo l'invasione europea da
parte degli arabi. Ma questo è un altro discorso.
Torniamo dunque al nostro viaggio. Il 23 Dicembre, puntuali
come una cambiale, siamo partiti, mia moglie Vittoria ed io,
insieme ai nostri amici Marina e Nino i quali, alla nostra
telefonata, si erano subito mostrati entusiasti del progetto.
In due rapide tappe di trasferimento abbiamo raggiunto la
base dei Pirenei a Lourdes. Abbiamo sostato in un ampio parcheggio
sulla riva sinistra della Gave de Pau a non più di
200 metri dalla Basilica, in una Lourdes deserta e silenziosa
e forse per questo ancor più mistica e bella ( ricordo
con inquietudine incredibili folle vocianti e multicolori
in Agosto).
Il giorno successivo abbiamo valicato i Pirenei al Puerto
de Somport, a 1632 metri di quota , completamente sgombro
di neve in una solare giornata di sereno (per intercessione
di San Giacomo, la "bolla" di alta pressione non
ci abbandonerà più sino al nostro rientro a
Roma
).
Scendendo lungo il rio Aragòn, abbiamo incontrato il
primo cartello che ci ricordava che eravamo già sul
Camino de Santiago, a circa 1000 Km dalla nostra meta. Questi
cartelli gialli e blu ci diverranno familiari e ci indicheranno
il percorso ogni pochi Km durante tutto il viaggio.
Abbiamo superato Jaca e, deviando su una buona strada di montagna,
abbiamo raggiunto il celebre monastero di San Juan de La Pena,
abbarbicato in un anfratto della roccia e fondato tra il X
e l'XI secolo; ospita le tombe dei sovrani di Navarra e di
Aragòn e quella di Jimena, la sposa del Cid. La gemma
del monastero è costituita dal chiostro romanico, edificato
nel XII secolo. Ripresa la strada principale (carretera nacional
240) si costeggia l'embalse de Jesa, un lago formato da uno
sbarramento sul pescoso rio Aragòn. Proprio alla fine
del lungolago una deviazione a sinistra conduce in 3 Km al
suggestivo e solitario castello di Javier, casa natale di
San Francesco Saverio
Sull'altro lato (cioè a destra della strada principale
240) sempre dopo pochi Km, si erge a mezza costa della sierra
de Leyre il monastero di San Salvador de Leyre, corte dei
sovrani di Navarra, che fu rifugio di re e vescovi di fronte
all'avanzata dei musulmani e - soprattutto - centro propulsore
della Reconquista.
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Particolare di un capitello del chiostro
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Ma ogni centro visitato meriterebbe una descrizione accurata
che, per ragioni di spazio, mi rendo conto di non poter dare.
Così Sanguesa, con la chiesa di Santa
Maria, Puente de la Reina, con il magnifico ponte,
Estella, Najera, Santo Domingo de la Calzada,
dove all'interno della cattedrale, in una gabbia, razzolano
tranquillamente un gallo ed una gallina a ricordo del miracolo
che - di fronte all'incredulità del governatore della
città - vide i due volatili, già cucinati nel
piatto, ricoprirsi di piume e saltar via cantando.
Burgos, altra perla del camino, è l'antica
capitale del regno di Castiglia e Leòn;
nel secolo XI fu teatro delle gloriose imprese di Rodrigo
Diaz de Vivar, il leggendario Cid Campeador (1026-1098). Abbiamo
poi proseguito per Sahagun e quindi Leòn,
fondata come castrum dai romani della Legio
(donde il nome), con la sua splendida cattedrale gotica impreziosita
da incredibili, immense vetrate del XIII secolo. Sempre a
Leòn una cosa da non mancare assolutamente
di visitare è la Real Basilica de San Isidro
con il suo pantheon de los Reyes: portico interamente
ricoperto da affreschi romanici del XII secolo, unici al mondo
ed in perfetto stato di conservazione.
Da Leòn la strada sale a varcare le verdi
pendici occidentali della Cordillera cantabrica ed
al Puerto del Piedrafita do Cebreiro si entra
in Galizia. Il panorama muta completamente: dalla distesa
stepposa della Meseta, con dossi erosi e distese
desolate, con le sue sfumature gialle, marroni, ocra si passa
al verde dei boschi di conifere ed ai blu degli embalses.
Finalmente, dopo Labacolla, si incomincia a
scorgere in lontananza le altissime guglie della facciata
della cattedrale: siamo ormai a Santiago, meta
del nostro Camino. Abbiamo parcheggiato i nostri mezzi
nei viali tranquilli dell'Università da dove, in 10
minuti a piedi, si arriva nel cuore della città. La
Cattedrale, insigne monumento dell'arte romanica, venne edificata
nel secolo IX sul luogo nel quale venne ritrovato il sepolcro
dell'apostolo Giacomo, partito dalla Galizia, martirizzato
in Palestina e ritrasportato da alcuni suoi discepoli sulle
coste galiziane dopo un avventuroso viaggio per mare. Sublime
il Portico della Gloria, con tre superbi portali, capolavoro
della scultura romanica; ma tutta la città vecchia,
con le sue stradine medioevali, i sui portici e le sue piazzette
è deliziosa.
Naturalmente
chi giunge a Santiago ha" l'obbligo" di arrivare
sino a Cabo Finisterre sulla costa dell'oceano,
dove si riteneva un tempo che la terra terminasse. Molto bella
è la costa, selvaggia e con profonde insenature (rias
bajas) che ricordano i fiordi norvegesi.
Qualche parola a mo' di conclusione. L'interesse del viaggio
non si esaurisce certamente nella motivazione religiosa o
culturale: alcuni profili di montagne azzurrine che sembrano
ritagliati nel cartone, certe gelide notti stellate passate
sull'altopiano a ridosso di un vecchio castello medioevale
o infine sapienti mangiate a base di frutti di mare (mariscos)
in qualche vecchio meson o tasca di un qualsiasi porticciolo
delle rias galiziane costituiscono, a mio modesto parere,
altrettanto valide e stuzzicanti attrattive. Hasta luego!
Consigli utili
Il viaggio è stato effettuato con un Pilote R390 ed
un Hymermobil 564. Abbiamo percorso circa 6.000 Km, metà
dei quali in autostrada.
Strade. Le strade spagnole sono tutte ben asfaltate, molte
di recente.
Bibliografia e Cartografia. Guida a Santiago de Compostela,
ediz. Piemme 1989. Spagna, guida verde TCI. Carta Spagna Nord,
scala 1:300.000, serie euroatlanti, studio FMB Bologna.
Costi. Il viaggio si è svolto alcuni anni or sono,
ma nonostante svalutazione ed altri fattori economici, riteniamo
che i costi possano essere contenuti entro i 750/1000 Euro,
compresi carburante, pedaggi autostradali, ingressi a monumenti
e musei.
Cucina. Molti turisti, arrivando in Spagna, si fermano
- culinariamente parlando - alla famosa paella. Per chi si
azzardi ad ordinare pasta (non arricciate il naso: vi assicuro
che succede) l'inevitabile punizione consisterà nel
vedersi recapitare un bel piatto di
colla fumante. Ben
gli sta! Meritano invece attenzione, soprattutto al Nord,
altri piatti tipici, quali il bacalao al pil- pil (merluzzo
fritto con aglio e olio), la fabada asturiana (carne di maiale
in umido con grandi fagioli teneri), la morcilla di Burgos
(un salsiccione nero, ottimo con i legumi), la zarzuela o
la parrillada (ottimi piatti di pesce). Tra i vini del nord
sono famosi quelli della Rioja (eccellenti le annate '82 ed
'87). Meno conosciuti, ma sempre gradevoli il Ribeiroe ed
il Valdeorras galiziani. Altre curiosità da provare
sono le sidre asturiane e la horchata de chufas, orzata fatta
con piccoli semi, dal sapore di mandorle |