CINA
Testo e foto di Davide
Ferrari
Ecco qua il mio primo viaggio fuori dall’Europa, a parte
la missione umanitaria fatta in Somalia nel 1992. La partenza avviene
il 28 luglio da Bologna, con scalo a Roma, per prendere il volo
Air China CA 940, velivolo Boeing 747, con arrivo a Pechino il 29
luglio. Un viaggio così lungo non l’avevo mai fatto,
però non ho avuto nessun problema, anzi lo rifarei subito!!!
Vi chiederete: “Perché la Cina???”. Semplice:
perché mi ha sempre attratto e poi, al momento, preferisco
visitare prima l’Oriente.
All’arrivo nella grande capitale, Pechino, che conta 10.000.000
di abitanti e 8.000.000 di biciclette, il clima è pessimo,
con il 95% di umidità e una cappa inspiegabile di smog.
La prima visita è destinata al Tempio del Cielo, unico al
mondo per struttura e significato, e oggi un parco dove, all’ombra
di pini e cipressi secolari, giovani e anziani convergono di primo
mattino per praticare la ginnastica tradizionale, il “Taijiquan”,
o per fare il consueto pic-nic. Il complesso fu costruito contemporaneamente
alla Città imperiale (1406-1420) e doveva essere il luogo
di contatto rituale tra il cielo e la terra (il cielo era considerato
tondo dagli antichi Cinesi e la terra quadrata: al cielo, al sole
e all’Imperatore erano riservati i numeri dispari).
Un itinerario consigliato mi indica di vedere, con precedenza,
l’Altare Circolare, la volta Celeste Imperiale e il Tempio
della
preghiera direi che ne vale veramente la pena. Poi, visito il Tempio
dei Lama, letteralmente il Palazzo dell’Eterna Armonia: uno
dei templi più ampi e meglio conservati della capitale. Originariamente
era il palazzo di Yangzheng, quarto figlio dell’Imperatore
Kangxi (1662-1723). Al tempio è annesso un Monastero, che
ospita 300 Monaci Lamaisti (seguaci del Dalai Lama) e 200 studenti,
fra Cinesi e Tartari, impegnati nello studio del dharma, della matematica,
della retorica e della medicina. Uscendo verso nord c’è
la Sala dell’Eterna Protezione, con il Buddha della Longevità
e, alla sua sinistra, il Buddha della Medicina. Il 31 luglio, di
prima mattina, vado a visitare la piazza più ampia del mondo,
che si estende 800 metri in lunghezza e 500 in larghezza, il cui
nome è “Tienanmen”: essa ospita il ritratto di
Mao Tse Tung ed è molto pubblicizzata dai telegiornali.
Entro, poi, nella monumentale, gigantesca, elegantissima, splendida
Città Proibita. Tutto questo complesso si estende su una
superficie di 5 kmq e risale principalmente al XIV secolo. Il palazzo
è circondato da un fossato largo 50 metri, ancora pieno d’acqua,
dove oggi si va in barca, e da una cinta muraria alta 13 metri.
Per visitare la Città Proibita occorrono almeno 2 ore, ma
ne vale la pena, anche se è stata in parte ricostruita. Uno
dei vicoli più caratteristici di Pechino è Dazhalan:
in esso si possono ammirare case del XVII secolo, alcune delle quali
decorate con stucchi multicolori.
Mi sposto a 20 km a nord di Pechino per visitare il Palazzo d’Estate.
Passo, poi, alla necropoli dei Ming, oppure “Shisanling”,
che significa letteralmente “le 13 tombe”, che si trovano
sulle colline Tiansaeshan. Non ho detto una cosa molto importante:
a Pechino i ristoranti chiudono molto presto, solitamente intorno
alle 20,00. L’indomani mattina mi dirigo a 64 km dalla grande
città, per vedere la Grande Muraliga a Badaling, che i Cinesi
chiamano “Wang Li Chang Cheng”. Si tratta dell’unica
opera fatta dall’uomo e visibile ad occhio nudo dalla luna;
essa, infatti, è lunga ben 6.350 km, in linea d’aria,
dal suo punto più occidentale (passo Jiayuguan nella provincia
Gansu). La Grande Muraglia fu sì un’opera di difesa
dai Mongoli, ma anche una strada fortificata, che permetteva rapidi
spostamenti di merci, per il commercio, e di forze di difesa. Per
descrivere questa opera non bastano parole né commenti tutto
fa parlare di sé osservandola. Nell’ingresso principale
ci sono parecchi negozietti molto caratteristici, che vendono le
miniature della Muraglia e tanti altri piccoli souvenir a prezzi
veramente modici. Per non parlare delle cucine improvvisate, dove
con 2 dollari puoi pranzare!!!
Ci sono poi delle pescherie un po’ “particolari”,
che mi lasciano molto perplesso. Vi chiederete il perché
Semplice: al loro interno, da una parte vendono il pesce e dall’altra
ti puoi scegliere il tuo bel serpentello, naturalmente vivo, pronto
per essere messo in pentola!!!
Il 2 agosto parto, con un volo dell’Air China, per Xian. Questa
città è la capitale della provincia dello Shaanxi
e si trova, a 466 metri di altitudine, nella pianura di Guanzhang,
a sud del fiume Wei, ed ha 6,5 milioni di abitanti.
La prima visita la faccio alle Mura Ming, che in gran parte sono
state restaurate e riportate agli antichi splendori. Esse hanno
un perimetro di 12 km, sono alte 12 metri e larghe dai 12 ai 14
metri in alto e tra i 15 e i 18 metri alla base. A mio parere vale
la pena di vederle, non è così invece per la città
interna. Molto particolare è la Foresta di Stele, annessa
al Tempio di Confucio. Queste steli riportano testi clanici buddhisti
su pietra di Kaicheng, oltre a testi storici, trattati d’arte
e di filosofia, critiche ad artisti e pittori ed intere antologie.
Spostandomi verso sud dalle Mura Ming, visito la Grande Pagoda dell’Oca
selvatica e il Tempio della buona volontà, che risalgono
al 647 d.C., poi restaurati nel 1580 ma, sinceramente, penso che
recentemente sia stato fatto qualche ritocco, perché è
tutto troppo perfetto. Nel marzo del 1974 (l’anno in cui sono
nato io!!!), il contadino Yang Zhifa, tentando di scavare un pozzo
per attingervi acqua da utilizzare per l’irrigazione dei campi,
trovò la testa in terracotta di un guerriero, a 5 metri di
profondità, un chilometro e mezzo a est dal tumulo imperiale
di Qin Shihuangdi. Così, 2 anni dopo, nel 1976, gli archeologi
iniziarono gli scavi di pozzi di ispezione e venne alla luce la
scoperta archeologica del XX secolo: l’Esercito di terracotta.
Il complesso è stato protetto con un immenso hangar e non
è consentito scattare fotografie. Nel 1987 l’UNESCO
ha incluso il complesso nell’elenco del patrimonio culturale
umano.
Ci sono tre fosse, contenenti ognuna una parte dell’Esercito
di terracotta, ad altezza reale d’uomo. La prima fossa è
profonda 5 metri, lunga 230 X 62 metri di larghezza, per una superficie
complessiva di 14.260 mq. Essa contiene 6.000 guerrieri alti tra
1,75 e 1,97 metri, che sicuramente facevano parte della guardia
imperiale, vista la statura decisamente superiore alla media dei
Cinesi. Tre file di 70 balestrieri e arcieri ciascuna aprono la
falange sul lato orientale e, dietro a loro, disposti su 36 file
di 150 guerrieri ciascuna, ci sono le varie squadre, ognuna delle
quali è disposta su 4 file ed è assistita da un carro
montato da una auriga e da un arciere e trainato da quattro cavalli
(lunghi 2 metri e alti 1,5 metri al garretto).
La seconda fossa è a forma di “L” ed è
la più interessante. Essa è stata aperta al pubblico
nel novembre 1994, è ampia 6.000 mq e contiene un esercito
composto da 3 battaglioni: uno di fanteria, uno di cavalleria e
i guerriglieri in corazza, per un totale di 900 guerrieri. La cosa
interessante è che ogni guerriero è diverso dall’altro:
le acconciature sembrano essere state fatte in fretta e varie sono
le uniformi e le fatture delle corazze, a sottolineare che la guardia
imperiale era composta da combattenti dei vari eserciti provenienti
da tutta la Cina.
All’uscita della terza ed ultima fossa passo per il classico
negozietto che vende i souvenir e, per ricordo, acquisto due statue
in terracotta che rappresentano due guerrieri, naturalmente di dimensioni
ridotte, anche se si possono trovare anche in altezza originale.
In vendita in questo negozietto è possibile trovare anche
il libro che narra la scoperta dell’Esercito di terracotta
e, a pubblicizzarlo, c’è proprio il vecchiettino che
ha scoperto questa fantastica tomba. Il 4 agosto arrivo, con un
volo, nella cosmopolita Shanghai, la città più popolosa
della Cina (la terza del mondo) con 14.000.000 di abitanti.
Il clima è sempre molto afoso, l’umidità si
aggira infatti intorno al 95% praticamente si è sempre sudati!!!
Confrontandola con altre città, questa metropoli è
molto più avanzata tecnologicamente e vi è un migliore
tenore di vita.
La prima visita la faccio alla Città Vecchia, la zona più
caratteristica della città. Vi si trovano l’ex Tempio
degli Dei Cittadini, dove gli spaghetti si stirano a mano e i ravioli
vengono cotti al vapore.; il Padiglione del Tè, con la sua
antica struttura lignea a due piani coperta da splendidi tetti dagli
angoli ricurvi, che sorge su una piattaforma, che si erige su un
laghetto, ed è collegata alle strade con due ponti a 9 angoli.;
il Tempio di Confucio, che risale al 1219, e che è davvero
molto bello e consiglio di “farci un salto”; e, per
finire, il Tempio del Buddha di Giada.
Intendendo visitare un solo Museo in Cina, il mio consiglio è
di visitare quello di Shanghai uno dei musei più belli e
moderni del mondo così dicono le guide. La sezione più
importante è quella dei bronzi antichi, che copre un arco
di storia di 3.700 anni, e dove è possibile ammirare esemplari
di ding di notevoli dimensioni, urne, contenitori per vino, acqua
e cibi e tanto altro ancora. L’indomani mattina prendo il
treno, diretto alla capitale della seta Hangzhou. Questa è
una città che offre parecchi mercati, 10 per la precisione,
molto forniti di carne e cacciagione, pesce di mare, grandi varietà
di frutta e verdura. Naturalmente non ho la possibilità di
visitarli tutti. Nel pomeriggio “faccio un salto” a
visitare una piantagione di thè, dove mi mostrano anche come
fanno a preparare questa bevanda ambrata famosa in tutto il mondo.
Di
bello da visitare c’è il Lago Xihu, formato dall’interramento
di una baia originata dal fiume Qiangtang, la cui profondità
media è di 1,8 metri e la cui estensione è di 560
ettari. Nel lago ci sono quattro isole un “saltino”
conviene farlo. Il 9 agosto parto, sempre in treno, per Nanchino
per una “visita lampo”, con lo scopo di ammirare lo
stupendo Mausoleo, il ponte a due piani, la Città Vecchia,
la Collina della Porpora e la Via Sacra. La mattina seguente volo
su Guilin, uno dei maggiori centri turistici della Cina, che rimane
vicino al confine col Vietnam.
A Guilin non si viene per i musei, ma per un grandioso spettacolo
naturale. La sua pianura è stata, in epoca preistorica, un
mare e il fondo calcareo di questo, sottoposto a notevoli pressioni
della crosta continentale, si è plasmato in una immensa scultura
carsica, successivamente erosa da piogge e venti, formando grotte
e corsi d’acqua sotterranei.
Uno spettacolo meraviglioso che ammiro con una crociera di 6 ore,
visitando la Collina della Proboscide dell’Elefante, la Collina
di Fubo e la Grotta del Flauto di Camme ed ho, inoltre, la possibilità
di osservare la pesca del cormorano.
L’ultimo volo interno che faccio in Cina è lo spostamento
da Guilin alla fantastica isola di Hong Kong, che significa “Porto
profumato”. Con un tram della fine del secolo si può
percorrere il fronte del porto e con la funicolare (Peak Tran) è
possibile raggiungere la cima del Picco Vittoria (650 metri). Da
quassù, se non ci sono nuvole, si domina tutta l’isola:
il porto, Kowloon, la baia di Aberdeen e tutta la bellezza e la
multimedialità che c’è. La cosa spettacolare
è che Hong Kong è collegata con Kowloon da 5 tunnel
sotterranei.
L’ultima escursione la faccio a Macau, in circa 45 minuti,
con un idrovolante. Essa è un’ex colonia portoghese
ed è molto bella e particolare da visitare. Come primo viaggio
è stato molto movimentato, ma d’altronde, avendo poco
tempo a disposizione e molte cose da vedere, bisogna correre!!!
Ecco qua, in poche righe vi ho sintetizzato il mio diario di viaggio
della Cina, che è giunto al termine il 29 agosto.
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