Viaggiare - Diari di Viaggio


EGITTO IN CAMPER

testo e foto di Jean-Marie Lamandé

I partecipanti: Jean-Marie, 44 anni, mia moglie Liliane, 42 anni, nostro figlio Xavier, 12 anni, e la sorella gemella di mia moglie, Danielle.

Le date:
Partenza da Parigi mercoledì sera 13 luglio 1988
Arrivo ad Atene sabato sera 16 luglio
Partenza dal Pireo per Alessandria domenica 17 luglio in serata
Arrivo ad Alessandria martedì mattina 19 luglio
In Egitto da Martedì 19 luglio a Venerdì 5 agosto 1988
Arrivo al Pireo domenica 7 agosto
Partenza dalla Grecia verso Parigi mercoledì 10 agosto
Arrivo a Parigi venerdì sera 12 agosto
Di nuovo al lavoro martedì mattina 16 agosto 1988.

Il camper: Cellula amovibile Boby II, modello 1980 di Henrymag su Pick-up Volkswagen Transporter turbodiesel del 1986.

I costi:
Gasolio + pedaggi: 300 € (di cui 15 € in Egitto per circa 3.600 km) per 9.325 km percorsi, una media di circa 3 centesimi di € al km (attenzione, nel 1988 il prezzo del Gasolio in Egitto variava tra 1 e 2 centesimi di € al litro)
Vitto, visite e alcuni campeggi: 1.000 €.
Traghetto dal Pireo ad Alessandria: 1.800 €.
Per un totale di 3.100 € (escluse spese personali quali: regali, souvenirs, ecc.)
A titolo di informazione: Un viaggio con crociera di 5 giorni sul Nilo nel 1983 dal 26 marzo al 4 aprile ci era costato 1.200 € a persona.
Per i pasti: da un minimo di 0,20 € (in locande) ad un massimo di 10 € a El Faiyum.

Le strade in Egitto:
In generale abbastanza buone, non molti i veicoli circolanti, ma totale mancanza di rispetto delle regole del codice stradale. Attenzione agli animali, ve ne sono parecchi (asini sopratutto, mandrie di montoni o cammelli che occupano la carreggiata (anche nelle strade più grandi), attenzione anche agli avvallamenti e cunette che si possono trovare ovunque (anche su strade in perfetto stato apparente e naturalmente quando meno te li aspetti), inoltre le strade del sud che raggiungono il Mar Rosso sono a volte invase dalla sabbia.

Da notare:
- Questo viaggio si è svolto d'estate, notoriamente periodo di fuori stagione per l'Egitto ed estremamente caldo: ci siamo spessisimo trovati praticamente soli sui siti che abbiamo visitato, cosa che ci ha fatto vedere le cose in maniera molto diversa dal viaggio precedente effettuato durante le vacanze di Pasqua 1983
- Durante il nostro giro abbiamo incrociato soltanto una famiglia francese in caravan, una coppia di svizzeri in Land Rover e 3 giovani motociclisti del nord d'Europa.

Qualche dritta:
- per mantenere l'acqua fresca nonostante il gran caldo: comprare un contenitore in terracotta, riempirlo d'acqua, e mettere all'interno la bottiglia: essendo il contenitore poroso evapora e rinfresca il contenuto
- per mantenere una freschezza relativa all'interno dell'abitacolo: strofinacci bagnati stesi al suolo: c'è evaporazione e rinfresco dell'ambiente.

Note:
> Non abbiamo mai avuto problemi di zanzare sebbene abbiamo viaggiato quasi sempre in prossimità del corso d'acqua.

> Abbiamo portato con noi vestiti e calzature per bambini che abbiamo lasciato in una chiesa copta del Cairo, dove siamo stati accolti con grande calore e ci è stato assicurato che gli abiti sarebbero stati distribuiti tra i bambini bisognosi del quartiere e che questo dono ne avrebbe fatto felici molti.
Tutti noi dell'emisfero ricco che viaggiamo in camper quando abbiamo spazio cerchiamo di ricordarci di portare con noi questo genere di cose quando ci rechiamo in un paese bisognoso.

> Le note storiche e artistiche in corsivo sono tratte dalla Guide Bleu.

Il nostro giudizio sull'Egitto:
E' difficile dare un giudizio sugli oltre quaranta paesi da noi visitati (sia in camper che in aereo+auto) ma l'Egitto è senz'altro da mettere tra i migliori. Questo viaggio, con nostro figlio di 12 anni che aveva appena studiato a scuola l'approccio storico e geografico dell'Egitto, ci ha incantato, sia per la gentilezza e accoglienza degli abitanti che per la bellezza dei posti e dei paesaggi, senza dimenticare l'emozione di vedere dal vivo capolavori studiati sui libri di scuola.

Il viaggio: Parigi-Atene: l'itinerario ha toccato: Metz, Haguenau, Karlsruhe, Stuttgart, Augsburg, München, l'Austria a Klagenfurt, la Yugoslavia, Ljubljana, Zagreb, Belgrado, Skopje, Salonicco, Atene per un totale di 2.857 km in 72 ore (di cui 34 di guida) con una media di 84 km/h, ma molto meno nell'attraversamento della Yugoslavia.
Abbiamo passato la notte vicino al porto e la mattina l'abbiamo dedicata a girare per Atene. A mezzogiorno abbiamo pranzato in un ristorante del Pireo con ottimi frutti di mare e verso le 17.00 ci siamo presentati all'imbarco. Alle 19.45 eravamo sul traghetto, alle 20.15 nella nostra cabina e alle 21.30 si salpava per

L'AVVENTURA!

Il Traghetto ESPRESSO EGITTO 4710tjb costruito in Italia nel 1974 può raggiungere una velocità di 20 nodi e dispone di 390 posti in cabina e 200 posti auto. Equipaggiato con stabilizzatori antirullio e tutti i più moderni strumenti per una traversata tranquilla e confortevole. I passeggeri a bordo hanno a disposizione piscina, discoteca, sala da gioco, TV, bar, ristorante e duty-free shop.
Il traghetto apparteneva alla Compagnia Adriatica che attualmente sembra non effettuare più il servizio da Atene ad Alessandria

La traversata si effettua su un mare calmo, approfittiamo al massimo della piscina ed utilizziamo il tempo per studiare ancora la documentazione sull'Egitto che abbiamo portato con noi, per esser certi di non tralasciare niente durante la nostra visita.

19 Luglio all'alba: siamo in vista di Alessandria: siamo sul ponte e il battello passa davanti al porto militare. (Nonostante il divieto dei soldati che nel frattempo sono saliti a bordo ne approfitto per filmare qualche sottomarino... ma poi smetto per evitare di iniziare il viaggio con qualche problema con la polizia). Nel porto passiamo davanti all'Achille Lauro, resa celebre alcuni anni prima per essere stata attaccata in mare aperto.

(7 ottobre 1985: una squadra di quattro uomini si impossessa della nave Achille Lauro mentre viaggia da Alessandria verso Israele. Un anziano ebreo invalido, cittadino americano, Leon Klinghoffer è ucciso. I membri della squadriglia si rivolgono poi alle autorità egiziane ed insieme ad Abu Abbas gli è permesso di lasciare la nave su un aereo egiziano. L'aereo è costretto dalle forze USA ad atterrare in Sicilia dove le autorità italiane ne prendono la giurisdizione. Abu Abbas è in seguito condannato all'ergastolo in contumacia. Gli altri quattro terroristi sono poi processati in Italia e condannati)

Verso le 10, dopo le formalità d'uso, alla guida del camper scendiamo dal traghetto: passaggio in dogana, 4 ore tra i vari sportelli: tutto fila liscio, i doganieri sono simpatici ma "non c'è fretta" e alla fine verso le 14.30, con delle magnifiche targhe gialle in arabo che coprono le nostre usciamo dal porto:

SIAMO IN EGITTO!

Breve visita di Alessandria e verso sera imbocchiamo la strada verso Alamein. Sosta notturna presso una stazione di servizio.

20 luglio
Prendiamo la strada del deserto (a sinistra verso El Amirya) per visitare il monastero di San Macario (Deir Makarios, a 150 km). Un monaco in un francese perfetto ci accoglie e ci offre molte spiegazioni sulle origini del monastero. Avvertiamo la forte tensione tra questo monaco copto e la chiesa cattolica romana. Ne discutiamo a lungo, ma il nostro sapere in proposito è molto superficiale e decidiamo di approfondire, al ritorno a casa, le nostre conoscenze sulle religioni di origine cristiana e su quelle musulmane.
Passiamo la notte presso il monastero.

21 luglio
Di buon mattino siamo già in viaggio e arriviamo al campeggio del Cairo (vicino Guiseh). Dopo esserci sistemati partiamo per visitare la città, già vista alcuni anni prima con un viaggio organizzato.
Facciamo anche un giretto sulla metro del Cairo, vi ritroviamo la tecnica francese e i nostri tornelli (ma qui nessuno li scavalca in quanto sono sorvegliati dalla polizia...)

22 luglio
Partiamo al mattino presto per fare qualche foto del nostro guscio insieme a qualche piramide e acquistiamo alcuni papiri.

Imbocchiamo subito la strada del Lago Qarun in direzione El Faiyum.

Il lago Qarun, o "Moeris"per gli antichi, è legato alla storia dell'Egitto e sopratutto alla fertilità di Faiyum (regione di cui Erodoto decantava la pianura fertile, minuziosamente irrigata, frutteto e orto dell'Egitto), di cui occupa la zona centrale. Estremamente pescoso, misura circa 50 km di diametro, con profondità di 5 metri che arriva a 18 in alcuni punti. Situato 44 metri al di sotto del livello del mare, ha clima secco e asciutto. Gli antichi teologi vi vedevano l'oceano primordiale "madre di tutti gli dei, che fanno vivere gli umani".

Ci fermiamo all'albergo Fayoum (ben indicato) sulle rive del lago: scoviamo un angolo di ombra, verde e pace. Una piscina ci rinfresca prima di metterci a tavola.

Pranziamo sul bordo della piscina sotto un palmeto. Il menù: insalata di pomodori, cetrioli al limone, insalata orientale tahina, crema di sesamo spalmata su piccoli pani piatti egiziani, una delizia. Poi piccioni cotti al barbecue davanti a noi con riso al curry e vari chick kebab. E' talmente abbondante che ad un certo punto ci fermiamo, e terminiamo con qualche frutta ed un caffé turco.

Mentre degustiamo il tutto, una orchestra suona ed alcune danzatrici ci incantano con le loro danze del ventre. Poi è il turno di uno spettacolo teatrale simile ai nostri, ma in arabo e quindi non possiamo capire le battute.
Il tutto per un prezzo molto elevato per l'Egitto ma estremamente basso per noi (10 euro a persona).

Sono le 16 e riprendiamo il cammino in direzione di Beni Suef. Il gran caldo è passato ed un piacevole venticello ci accompagna lungo il nostro tragitto in questo immenso palmeto che sono le rive del Nilo. Sulla strada incontriamo una popolazione attiva, chi sull'asino, chi con un paniere in equilibrio sulla testa, chi con la zappa in spalla per i lavori dei campi. Un po' ovunque asini con gli occhi bendati girano incessantemente per azionare le noria che irrigano tutte le colture (campi di mais, vigneti, risaie e tante altre coltivazioni sconosciute a noi poveri cittadini). Il Nilo è in crescita e l'acqua abbondante. Le colture, il paesaggio e le genti sono vivaci. I bambini che incontriamo ci fanno grandi cenni di saluto.

Poiché in questo periodo dell'anno la sera scende in fretta in Egitto, bisogna pensare alla sosta per la notte. Siamo vicino ad El Minya, e poiché non ci sono parcheggi lungo la strada, ci fermiamo davanti ad un ristorante del tipo "per camionisti"dove ceniamo (all'interno solamente uomini, le donne e i bambini sono in un cortile retrostante ma alzano la testa in continuazione per vedere "gli stranieri"). Subito un gruppo di 5/6 uomini si mette in cerchio intorno ad un narghilé ed il bocchino passa di bocca in bocca, e vedendomi fumare la pipa mi invitano ad unirmi a loro, cosa che faccio. Il fumo è dolce e molto meno forte di quello della mia pipa, per me che sono abituato al tabacco scuro.

Arriva la notte e ci sistemiamo nel camper dopo aver chiesto al gestore del ristorante il permesso per sostare.

Nonostante un po' di rumore esterno e la temperatura (28 gradi all'interno ma con una lieve corrente d'aria fresca dopo aver lasciato porta e finestre aperte) ci addormentiamo rapidamente.

23 luglio

Alle 6,30 sentiamo bussare alla porta: è il proprietario del ristorante che ci sveglia e ci spiega (a gesti) che il solo in breve sarà molto caldo e sarebbe meglio per noi viaggiare con la frescura del mattino. Dopo una breve toletta riprendiamo la strada verso il sud per fermarci verso le 8.30 all'altezza di Deir Mawas a fianco della cancellata di una casa facoltosa e apparentemente disabitata. Facciamo colazione e mentre le donne si dedicano ad un po' di pulizia all'interno del camper io scendo per sgranchirmi le gambe e dare un'occhiata ai dintorni. Nel frattempo la casa a fianco della quale ci eravamo parcheggiati s'è risvegliata e il proprietario (molto interessato al fatto che alcuni turisti stavano passando vicino casa sua) ci invita all'interno. E' il sindaco del villaggio, la casa è grande e ammobiliata con gusto, ci offrono il the con delle fette di pane fatto in casa e parliamo in inglese con il figlio del sindaco (gli adulti non parlano che l'arabo). Rimaniamo con loro una buona ora durante la quale ci spiegano che lì vicino c'è un sito che i turisti non visitano mai e ce lo indicano nella nostra mappa: si tratta di Tell el Amarna, la famosa città di Akenaton che abbiamo dimenticato di segnare e che sembra sia visitabile; ci spiegano la strada per arrivarci e poiché non possiamo restare tutta la giornata con questa gente così gentile che vorrebbe trattenerci ancora (il nostro tempo è tutto programmato e vogliamo vedere il massimo possibile) ci riempiono il thermos con del the per dissetarci durante la visita...

Imbocchiamo quindi la strada indicata e arriviamo presto sul Nilo dove un piccolo traghetto fa la spola tra le due rive. Non sembra molto affidabile ma "Inch Allah", saliamo a bordo con il camper in compagnia di altri 4 o 5 veicoli ed una trentina di passeggeri. Una decina di minuti più tardi siamo sulla riva opposta. Percorriamo per circa 5 o 6 km una pista nella sabbia sollevando un polverone (sembra di essere alla Parigi-Dakar).

Arriviamo in breve su luogo dove si trovano le tombe dell'antica città.

Tell-al-Amarna
Situata su un vasto altipiano arido a nord di Asyut, area archeologica dell'antica città rasa al suolo dalla violenza degli uomini e l'erosione del tempo. Akhenaton, nuova capitale fondata nel 1362 avanti Cristo e costruita in quattro anni da Akhenaton per onorare il nuovo dio dell'Impero: Aton.
Città dal destino effimero al quale resta legato il nome di Nefertiti, la bella moglie di Akhenaton, e di Toutankhaton ridivenuto Toutankhamon al momento di travolgere l'eresia.

Siamo i soli visitatori del sito e ci dedichiamo alle tombe scavate nella falesia e che contengono delle pitture in ottimo stato di conservazione, in una di esse troviamo una enorme statua di Ahmes scolpita nella roccia. C'è molta ombra ed è vietato fotografare con il flash; per fortuna la sensibilità della pellicola ci permette di scattare qualche foto a ricordo di questo luogo della lunga storia egiziana.

Sulla strada del ritorno incrociamo un gruppo di giovani svizzeri di una scuola di archeologia di Ginevra che arrivano su un rimorchio trainato da un trattore e che campeggeranno qualche giorno sul posto.

Riprendiamo la strada verso Asyut, sempre lungo il corso del Nilo e incontriamo un palmeto vicino alla strada che ci offrirà l'ombra per la sosta-pranzo, essendo già le 14.

La strada è bella, il paesaggio verde, siamo circondati da colture di cereali. Arriviamo ad Abydos verso le 18 ed il sito sta per chiudere. Lo visiteremo domani mattina.
Per la notte ci sistemiamo nel cortile di una scuola che ospita anche un ristorante dove mangiano (proviamo un formaggio delizioso, forse fatto con latte di cammella ma non riusciamo a capire bene le spiegazioni del servitore).

24 luglio
Il mattino visitiamo il sito di Abydos

Abydos: Città dell'Alto Egitto, a sud di Tebe e ai confini della valle fertile e del deserto; simbolo dell'unificazione del paese da parte dei faraoni. Città di Osiride e necropoli, poiché pretendeva di possedere la testa del dio mozzata dal fratello Seth, ogni sovrano ambiva a costruirvi il suo cenotafio. L'apogeo di Abydos, sotto la XIXa dinastia, vede la costruzione dei grandi templi di Seti I, Ramses I, e naturalmente Ramses II, il grande costruttore. Sono sopratutto le innumerevoli stele lasciate dai pellegrini, alcune a mo' di ex-voto, che rendono famosa Abydos.

Poi, passiamo a visitare il sito di Denderah.

Denderah: Splendido sito archeologico dell'Alto Egitto, di fronte alla città di Qina, 60 km a nord di Luxor. Il celebre tempio è dedicato a Hathor, madre degli dei, dea celeste della gioia dalla testa e corpo di vacca, ed anche ad Osiride, di cui un frammento del corpo smembrato riposa in una tomba-cappella. E' in una di queste cappelle che si trova la mappa del cielo conosciuta con il nome di "zodiaco". L'originale è al museo del Louvre. Costruito dai faraoni tolemaici, poi dai Romani, su delle fondamenta risalenti alla IV dinastia, il tempio possiede la particolarità di racchiudere nel suo interno delle cripte decorate. E' simile nell'architettura al tempio di Edfu, al quale è legato da un gemellaggio mistico.

Siamo adesso nell'Alto Egitto e comincia a fare molto caldo sopratutto per la visita dei siti archeologici in pieno sole ma la loro bellezza vale la pena di soffrire un po'.

Nel pomeriggio arriviamo a Luxor, lato necropoli tebane. Prendiamo il battello per attraversare il Nilo e ci sistemiamo nel campeggio di Luxor che altro non è che un grande terreno sportivo sistemato sommariamente dove però ci sono delle docce che funzionano. Nella cellula ci sono 45 gradi...

In serata facciamo un giro a piedi per Luxor, i negozi sono aperti e ceniamo con sandwiches egiziani e succo di zucchero di canna, gusto un po' inatteso ma piacevole e molto rinfrescante.

Rientriamo al campeggio e la notte, che prevediamo dura a causa dell'elevata temperatura, trascorre invece bene: con tutte le porte aperte all'interno ci sono 25 gradi (a casa a Parigi spesso dormiamo con 28 o 30 gradi nei periodi di maggior caldo). In ogni modo dall'inizio del viaggio abbiamo preso l'abitudine di utilizzare delle pastiglie di sale e di bere molto (acqua minerale che troviamo ovunque ad un prezzo accettabile).

25 luglio
Partenza al mattino presto per visitare la parte ovest del Nilo (lato necropoli tebane). Riprendiamo il traghetto con la vettura (dopo aver smontato la cellula, operazione che richiede una decina di minuti), e visitiamo numerose tombe nella valle dei re, nella valle delle regine e naturalmente i Colossi di Memnone, il Ramesseum, Deir el-Bahri e Deir el-Medina.

Tebe
Grandiose rovine di quella che fu una delle più grandi capitali dell'antichità, la "Tebe delle cento porte", cantata da Omero. Capitale politica e religiosa dalla XVIII dinastia sotto il regno di Amon, il "re degli dei" insieme a Faraone. Il suo declino iniziò dopo l'invasione degli Assiri nel 664 a.C.
Situata sulla riva destra del Nilo, occupava la zona tra Luxor e Karnak. Il sito attuale comprende la necropoli tebana con gli ipogei, i templi e la città che ospitava una popolazione di specialisti di questo mondo dei morti. I templi sono quelli di Deir el-Bahri, il Ramesseum, Deir el-Medina, e Medinet Habu in mezzo ai quali si innalzano i Colossi di Memnone. 450 tombe scoperte e classificate si trovano nella Valle dei Re, nella Valle delle Regine oltre a numerose tombe di nobili e servitori.

Terminiamo la visita a pezzi, siamo completamente disidratati sebbene abbiamo bevuto più di 5 litri di acqua fresca in quattro persone durante la visita. Pensiamo di aver percorso almeno 8 km a piedi.

Pranziamo al ristorante Tutankhamon dove, dopo esserci dissetati con una birra, gustiamo alcune specialità egiziane, il pollo è eccezionale, anche la carne di bufalo, il tutto innaffiato da karkadè (infuso di foglie di karkadè provenienti dalla Nubia).

Il pomeriggio è ancor più caldo e, rientrando al campeggio, ho un piccolo malore dovuto senz'altro ad un principio d'insolazione. Ci fermiamo ad un piccolo bar a lato della strada, mi distendo su alcune sedie, le donne sono preoccupate, ma un po' d'acqua sul viso mi risolleva. Dopo una mezz'ora di riposo possiamo riprendere il cammino.

Ci facciamo una doccia e poi partiamo verso il Winter Palace dove è possibile, pagando, utilizzare la piscina dell'albergo. In città ne esiste una comunale, ma è aperta un giorno per gli uomini e un altro per le donne...

Dopo una bella nuotata verso le 19, attenuatosi il gran caldo, ci rechiamo verso il tempio di Karnak, praticamente deserto.

Un guardiano, dietro ricompensa di un piccolo bakchich (mancia) ci conduce verso una parte del sito non ancora aperta al pubblico. Da qui si gode una magnifica vista su Karnak e le sue meraviglie.

Assistiamo poi ad uno spettacolo di suoni e luci.

26 luglio

Al mattino molto presto, dopo aver rimontato la cellula sul veicolo partiamo per visitare il tempio di Luxor, all'interno del quale è stata costruita in questi ultimi decenni la moschea della città.

Poi, imbocchiamo la strada per Assuan. Incrociamo molti taxi collettivi, stracolmi di gente e con decine di persone aggrappate fuori del veicolo. La strada costeggia i campi coltivati e vediamo molte noria che pompano l'acqua del Nilo per l'irrigazione.

Visitiamo prima:

Isna. Ricca città agricola dell'Alto Egitto, di 30.000 abitanti, si trova sulla riva sinistra del Nilo, a 60 km. da Luxor. All'interno di una fossa profonda nove metri, al centro della città moderna, si trova il tempo edificato sotto Tolomeo VI e dedicato a Khnum. L'unica parte supersiste è una magnifica sala ipostila di 24 colonne costruita sotto gli imperatori Claudio e Vespasiano. I testi incisi sui muri e sulle colonne costituiscono la raccolta più recente di testi geroglifici sulla letteratura religiosa dell'Antico Egitto.

E poi:
Idfu. Questa piccola città dell'Alto Egitto, tra Luxor ed Assuan, è celebre per il suo tempio di Horus, perfettamente conservato. Il tempio fu fondato da Tolomeo I con l'aiuto del suo architetto Imhotep, e questa impresa durò 195 anni! I muri del tempio sono completamente incisi, una vera bibbia di pietra. E' ad Idfu che vediamo, nella porta del pronao, la celebre statua del falco Horus, con la testa coperta da doppia corona.

Prendiamo un calesse per andare a visitare il sito. E' piacevole perché fa molto caldo e nonostante le pastiglie di sale e i litri di acqua bevuti abbiamo la tendenza a disidratarci.

Nel pomeriggio giungiamo a Kom Ombo e dopo aver girovagato per il paese troviamo finalmente la strada per il sito (sulla strada lungo il Nilo vi sono pochissime indicazioni turistiche, anche perché i turisti di solito non arrivano qui in macchina ma in battello, con le famose crociere tra Luxor e Assuan).

Kom Ombo
Importante centro agricolo e industriale, grosso mercato provinciale sul Nilo, 45 km a nord di Assuan. Zona di raggruppamento dei nubiani cacciati dalla bassa nubia in seguito alla costruzione della diga di Assuan. L'irrigazione di 12.000 ettari di terra strappati al deserto permette una produzione intensiva di canna da zucchero che alimenta la grandiosa raffineria costruita sul posto. Fuori città, su un'ansa (Kom) del Nilo si innalza il tempio greco-romano di Kom Ombo il cui stato di conservazione eccezionale è dovuto al suo insabbiamento fino al secolo scorso, che ha dato alle pietre una colorazione ramata. Costruito nell'epoca tolemaica, presenta la particolarità essenziale ed unica di essere un edificio doppio, consacrato a due divinità: Sobek dalla testa di coccodrillo e Haroeris dalla testa di falco. Questo carattere doppio ha portato ad un raddoppio dell'edificio, oltre che all'associazione di due culti.

Ci fermiamo su un piccolo parcheggio completamente vuoto, i due o tre botteghini stanno per chiudere e ad alcune centinaia di metri vediamo sulle acque del Nilo un battello che si allontana. Era l'ultimo della giornata ed il guardiano si prepara ad andarsene. Accorgendosi di noi ci fa cenno di avvicinarci e ci fa capire che con un piccolo bakchich ci farà visitare il sito senza biglietto.

Siamo quindi soli all'interno del tempio, scendiamo a visitare il nilometro, ed il guardiano, dopo averci aperto la porta ci spiega come esso funzionava quando la diga non esisteva ancora.

Terminiamo la visita e ripartiamo in direzione di Assuan, distante meno di 50 km.

Vi giungiamo in serata, è buio ma la città è tutta illuminata. Troviamo il campeggio senza problemi e ci sistemiamo. Non è male ma non ci sono alberi: domani niente ombra…
Ceniamo in un piccolo ristorante sulla riva del Nilo, l'aria è fresca e la notte sarà accettabile

27 luglio

Dopo aver smontato la cellula ci rechiamo a vedere l'obelisco incompiuto e a visitare la nuova diga: è una costruzione impressionante, sarebbe teoricamente proibito scattare foto, ma...

Assuan (diga di) Costruita nello stesso granito degli obelischi faraonici è il Saad el-Aali, la grande diga: 43 milioni di metri cubi, 17 volte il volume della grande piramide di Cheope, profonda 980 metri alla base e 40 in cima, 3.600 metri di lunghezza e 111 metri di altezza. Voluta da Gamal Abdel Nasser, costruita dai Russi, la diga fu iniziata nel 1960 e terminata nel 1964, e il riempimento dell'invaso fu terminato nel 1972. Le acque del Nilo alimentano una centrale idroelettrica a 12 turbine, di fabbricazione francese, con una potenza di 2.100.000 kw. Si può osservare la diga da un monumento in pietra a forma di loto stilizzato, che commemora l'amicizia russa-egiziana. Controllando la vita del Nilo e malgrado qualche effetto nefasto, questa diga è di estrema importanza per la vita dell'Egitto.

Poi ci dirigiamo verso Philae, questo insieme di templi che non abbiamo potuto vedere durante la visita precedente ci incanta: prendiamo un battello per accedere all'isola. Man mano che il battello avanza e che iniziamo a scorgere Philae dietro ad un promontorio la nostra meraviglia aumenta.

Tutto è superbo e maestoso e diverso da quanto visto finora, si sente l'influenza romana nelle costruzioni. E pensare che esistono ancora 14 templi smontati blocco per blocco e che aspettano fondi per essere rimessi in piedi!

Philae (templi di),"Perla dell'Egitto" che si poteva ammirare soltanto due mesi all'anno, in agosto e settembre, sommersa dalla Diga Vecchia, deve il suo salvataggio alla costruzione della Diga Alta che la doveva sommergere irrimediabilmente. Con l'aiuto dell'Unesco si utilizzò una tecnica simile a quella utilizzata per salvare Abu Simbel. Dal 1972 al 1980 i templi furono smontati e trasportati sull'isola di Agilkia, situata a 300 metri dal luogo originario. Il tempio, dedicato ad Iside, è uno degli ultimi dell'epoca faraonica. Iniziato da Nectanedo, un'"etiope", fu terminato tre secoli dopo dall'imperatore romano Adriano, e lo si può ammirare praticamente intatto ancora oggi.

Dopo la visita a questo posto simbolo del desiderio degli uomini di salvaguardare i beni più preziosi della sua storia, rientriamo ad Assuan e prendiamo una feluca per andare a trascorrere il pomeriggio nell'Isola Elefantina e all'isola Kitchener, dove un orto botanico tropicale ci offre l'ombra e la frescura con i suoi numerosissimi tipi di essenze dai più svariati colori e profumi. Alla fine del pomeriggio riprendiamo la feluca condotta da un giovane egiziano simpatico che ci aveva dato l'appuntamento per il ritorno. C'è vento e la feluca avanza veloce, incrociamo qualche altra imbarcazione (ma molte meno del viaggio precedente, durante il quale eravamo in pieno periodo turistico).

La sera ceniamo in un ristorante sul Nilo, gli amanti del pesce con qualche bell'esemplare grigliato, gli altri gustano degli eccellenti chichkebak. Poi prepariamo l'itinerario per domani: andara e ritorno verso Abu Simbel.

28 luglio

Sveglia alle 3, la strada è lunga ed è meglio avviarci prima del sorgere del sole per via della temperatura. La strada è recente ed in ottimo stato, procediamo ad una buona andatura, incrociando alcuni taxi, ma molto pochi. Durante il tragitto ci fermiamo a prendere un caffé e a distenderci un po', poi passiamo ad un incrocio dove un cartello indica "SUDAN: 50 km": una futura destinazione???

L'alba ci sorprende nel mezzo del deserto e ben presto siamo ad Abu Simbel. Non c'è molta gente quando iniziamo la visita, ma un'ora o due più tardi arrivano molti pullman che scaricano assonnati turisti giunti in aereo.

Abu Simbel

Sito archeologico della Nubia, situato 280 km a sud di Assuan, celebre per i suoi due templi rupestri, ai quali il fantastico salvataggio ha dato ulteriore fama. Sotto l'egida dell'Unesco, coordinato da Christiane Desroches-Noblecourt, queste testimonianze dell'orgogliosa potenza di Ramses II, che le acque del Lago Nasser dovevano irrimediabilmente sommergere, furono salvate con la cooperazione sia finanziaria che materiale di diverse nazioni. Iniziati nel 1963, i lavori durarono quasi 10 anni. Una diga di protezione provvisoria lunga 360 metri e alta 25 fu costruita per permettere al cantiere di lavorare durante le piene del Nilo e l'innalzamento delle acque del Lago Nasser. Le colline intorno furono spianate di 30/40 metri. 300.000 tonnellate di roccia trasferite senza esplosivo per salvaguardare l'integrità dei templi di Abu-Simbel. Questi ultimi, tagliati in 1.305 blocchi numerati, del peso di circa 30 tonnellate ognuno, per un totale di 13.000 tonnellate, furono rimontati 60 metri più in alto, su una collina artificiale, rispettando il primitivo orientamento e posizione rispetto al sole e al Nilo. Questo lavoro degno dei faraoni, dove lavorarono circa 900 persone, fu inaugurato il 22 settembre del 1968 ma le operazioni di rifinitura terminarono in realtà nel 1972. E' al levar del sole - all'apparizione di Râ - che bisogna ammirare i quattro colossi seduti, ed il viso sorridende, la barba posticcia e la doppia corona faraonica di Ramses II deificato. Il 21 ottobre e il 19 febbraio, i raggi luminosi del sole penetrano fino in fondo al sacrario, 63 metri all'interno del tempio dedicato a Ptah, Amon-Râ e Horus, dove si possono ammirare scene militari come la battaglia di Qadesh.
Il tempio piccolo, situato a nord del tempio di Ramses II, preceduto da sei colossi in piedi, è dedicato ad Hathor, in omaggio a Nefertari, sposa di Ramses.

Terminata la visita ripartiamo per rientrare ad Assuan. Fa molto caldo, la strada è monotona e noi sonnecchiamo a turno.
Arriviamo al campeggio, pranziamo, poi rimontiamo la cellula amovibile per riprendere immediatamente la strada che porta a nord, un leggero soffio di vento ci accompagna lungo il tragitto verso Luxor, ciò ci permette di recuperare un po' di forze e quando arriviamo di nuovo in questa città magnifica siamo in piena forma. Ci sistemiamo al campeggio e passiamo la serata a fare qualche acquisto. Cena e a nanna.

29 luglio
Ci dirigiamo verso il Mar Rosso, costeggiando il Nilo fino a Qina, poi prendiamo la strada verso Port Safaga. La strada è bella ma in alcuni punti quasi ricoperta dalla sabbia che il vento porta dal deserto vicinissimo. Attraversiamo diversi posti di blocco dove la polizia ci ferma (i nostri passaporti francesi sorprendono i poliziotti e passano di mano in mano prima che ci vengano riconsegnati con grandi sorrisi).
All'uscita di una curva ci troviamo davanti il Mar Rosso: è di un blu profondo sotto un sole a piombo, le spiagge sono immense e deserte, in alcuni punti esse non sono state ancora bonificate dalle mine del recente confltto e alcune recinzioni impediscono l'accesso al mare.
Andiamo avanti, col mare a destra e il deserto a sinistra, ed arriviamo ad Hurghada.
I dintorni della città sono sporchi e nella città stessa, a parte l'Hotel Sheraton con la sua spiaggia privata, tutto è un cantiere, molte case, alberghi e club sono in costruzione e c'è ancora molto da lavorare prima che le spiagge siano rese pulite e gradevoli.

(dopo la nostra visita Hurghada è molto cambiata, ed è ora una stazione balneare molto rinomata)

Troviamo comunque una piccola spiaggia pulita con un ristorante a fianco: perfetto, abbiamo proprio quello che fa per noi.
Dopo un bagno, pranziamo con filetti di pesce fritto innaffiati col succo di piccoli limoni verdi: eccellenti. Passiamo il pomeriggio tra bagni, riposo e dolce far niente, ed è in piena forma che riprendiamo il viaggio verso nord in direzione dei monasteri che intendiamo visitare.

All'altezza di Ras Gharib troviamo una piccola costruzione a fianco della strada che sembra servire da punto-sosta per i camionisti. E' in effetti un mini-ristorante per "viaggiatori". Non hanno molto da proporci ma il padrone si mette all'opera e si organizza per arrangiarci un pasto. Non c'è coperto, i camionisti che si fermano mangiano con le mani. Il proprietario sembra dispiaciuto di non poterci offrire di più, visita il nostro camper e ci fa capire che possiamo prendere i nostri piatti e posate per mangiare. Noi non lo avevamo proposto per non offenderlo. Alla fine del pasto insiste per lavare i piatti e ci offre il caffé. Dormiamo lì a fianco, "cullati" dal rumore del gruppo elettrogeno che ci accompagnerà tutta la notte.

30 luglio
La notte è stata relativamente fresca e a conti fatti, nonostante il rumore del gruppo elettrogeno, abbiamo dormito bene. Diciamo addio al gestore del luogo (sembra comunque essere da solo in questo luogo sperduto nel deserto) e per la fine della mattinata arriviamo al Monastero di San Paolo.

Un monaco copto, dopo averci offerto il thé di benvenuto ci fa visitare il monastero, parla un inglese scolastico che noi comprendiamo senza difficoltà.

Pranziamo a fianco dell'edificio e poi riprendiamo il cammino verso il Monastero di Sant'Antonio, a Ras Za Farana giriamo a sinistra verso il Nilo e Il Cairo. La strada è in ristrutturazione, orrenda, si tratta in pratica di una pista e dopo trenta km, là dove avremmo dovuto trovare l'indicazione del monastero, non troviamo nulla, né anima viva a cui chiedere.... Ci accorgiamo allora che una delle cinghie di fissaggio della cellula si è rotta ( lo stato della strada ne deve sapere qualcosa...), e decidiamo di proseguire lentamente. Dopo una cinquantina di km la strada migliora e incontriamo in piccolissimo villaggio dove troviamo un egiziano che fabbrica montanti metallici: ci fermiamo, gli mostriamo il danno e alcuni minuti dopo tutto è riparato. Il brav'uomo non vuole assolutamente essere pagato e a fatica riusciamo a fargli accettare un pacchetto di sigarette: per lui era una cosa normale averci aiutato...

Arriviamo sulla strada che collega Il Cairo al sud dell'Egitto: ci fa piacere ritrovare un po' di verde, di ombra e di animazione di gente e animali che vanno e vengono dopo km di deserto dove abbiamo incontrato pochissimi veicoli e persone.

Proseguiamo in direzione del Cairo, e arriviamo al campeggio già utilizzato all'andata alla fine del pomeriggio.

31 luglio
In mattinata ce la prendiamo comoda: un po' di riposo dopo il giro fatto non fa male. Ne approfittiamo anche per una grande pulizia all'interno del camper, poiché la traversata del deserto ci ha fatto immagazzinare quintali di polvere.

Terminata l'operazione partiamo per il suk di Khan el khalili: orientarsi nella città è un'impresa e la nostra mappa scritta in inglese non ci aiuta di certo con i poliziotti (sanno leggere? Uno di loro l'ha studiata a lungo al contrario prima di restituircela con sguardo dispiaciuto). In ogni caso la gentilezza è estrema, si sente che tutti sono disposti ad aiutarci. Finiamo per trovare un egiziano che parla molto bene l'inglese e che non esita a prendere la sua macchina per portarci là dove vogliamo andare.

Facciamo qualche acquisto, ma è difficile scegliere cosa comprare, la scelta è vastissima e per noi i prezzi sono veramente bassi, in particolare per gli articoli di artigianato locale.
Pranziamo in un piccolo ristorante dove mangiano gli operai della zona, non è caro ed il cibo è buono: riso, lenticchie, carne tritata, il tutto condito con un liquido speziato e piccante che ci lascia a bocca aperta (eppure siamo abituati a mangiare piccante a casa!)

Il pomeriggio prosegue con ulteriori acquisti e giri per Il Cairo.

1 agosto
Dopo una notte insonne (per il caldo e le zanzare) mettiamo fine al nostro soggiorno al Cairo con la visita del villaggio faraonico del Dott. Ragab: è splendido e ci pentiamo di non averlo visito all'andata. La visita del villaggio si effettua in battello su un ramo del Nilo e introduce ad una ricostruzione dell'antico Egitto, con statue delle antiche divinità (Amon, Thôt, Osiride, Iside, Horus, Knoum, Apis, Imhotep, Sennet, Sobek, Mosé salvato dalle acque), e scene della vita quotidiana con il villaggio ricostruito con i lavori dei campi, degli artigiani, veramente magnifico.

La sera terminiamo di sistemare le nostre cose nel camper in previsione del ritorno. Montiamo sul tetto della ricezione del campeggio per scattare delle foto delle piramidi al tramonto.

2 agosto
Prendiamo la strada in direzione di Alessandria. Passiamo a Rashid (Rosetta e la famosa stele).
In città soltanto due ristoranti (o piuttosto due locande), scegliamo quello che ci sembra più pulito e pranziamo rapidamente. La località non ci è sembrata molto accogliente, ma forse l'impressione è dovuta al fatto che ci siamo passati in fretta.

Rosetta (stele di). Stele trovata vicino a Rosetta, durante dei lavori di sbancamento, da un soldato di Bonaparte, nel 1799. Passò agli inglesi nel 1801. Vi è inciso un decreto di Tolomeo V, del 196 a.C., in greco, demotico e geroglifico, cosa che offrì a Thomas Young in parte, e a Jean-Francois Champollion poi, la chiave per decifrare gli antichi geroglifici.

Proseguiamo verso Abukir

Abukir
A 24 km da Alessandria, piccola piacevole cittadina, rinomata per le sue spiagge e i suoi deliziosi piatti di pesce. La piazzaforte di Abukir vide la distruzione della flotta francese da parte di Nelson nel 1798. Nel 1799 Bonaparte vinse l'armata turca, alleata degli inglesi. Nonostante tutto la città fu definitivamente tolta ai francesi durante la campagna d'Egitto dal generale inglese Abercromby, che qui perse la vita.

Prima di arrivarci, lungo la strada che costeggia il mare cerchiamo un albergo. Vogliamo offrirci questo piccolo lusso per approfittare dei nostri ultimi momenti egiziani. Ma tutti gli albeghi sono stracolmi: sembra che le ricche famiglie cairote siano in vacanza e approfittino della relativa frescura della costa mediterranea.

Arriviamo ad Abukir e all'ufficio del turismo ci indicano un campeggio, ma arrivati sul posto ci sembra che in realtà si tratti di un terreno militare ed in effetti vi sono piantate delle tende militari. All'ingresso ci dicono che non abbiamo il permesso per entrare ed ancor meno quello di sostare e pernottare.
Decidiamo quindi di sostare lungo la spiaggia e partiamo alla ricerca di un posto adatto. Lo troviamo senza grande fatica, non troppo lontano dal centro e con la spiaggia davanti.
Il vento soffia, grosse onde si rifrangono sulla spiagga ma l'acqua è pulita e facciamo il bagno.
Ceniamo in un ristorante lì vicino; frutti di mare, ricci e molluschi sconosciuti ma deliziosi, pesce alla griglia, il tutto innaffiato da un bianco secco egiziano servito in un secchiello col ghiaccio e che può competere ampiamente con il nostro muscadet.

La sera, mentre stiamo seduti davanti al camper, riceviamo la visita di alcuni giovani egiziani, li facciamo salire sul camper e terminiamo la serata con loro a giocare a carte. Ci invitano per il giorno dopo a fare un giro sul loro battello e con piacere accettiamo.

3 agosto
Verso le 10 ecco arrivare i nostri amici egiziani in calesse e partiamo verso il porto. Ci portano in barca verso il loro battello di pesca: sono molto fieri di mostrarsi in compagnia di stranieri.

            

Al ritorno, vogliono che compriamo del pesce, ma gli facciamo capire a stento (parlano soltanto qualche parola d'inglese) e con un po' di dispiacere che non è possibile perché non abbiamo la possibilità di poterlo cuocere. Li invitiamo a pranzo in un ristorante dove ci fanno gustare alcuni piatti tipici, tra i quali bigné di fave.

Il pomeriggio lo passiamo sulla spiaggia.

Al termine del pomeriggio lasciamo Aburkir per la spiaggia di Agami, ad est di Alessandria: vi scopriamo un angolino un po' "borghese" che assomiglia alle nostre località balneari: c'è un grande parcheggio con acqua e WC non lontano dalla spiaggia. Dopo aver chiesto il permesso per sostare ci sistemiamo ed andiamo a fare un giro in spiaggia: chilometri di sabbia bianca talmente fine da sembrar polvere. L'acqua è deliziosa e facciamo il bagno.

La sera come al solito è dedicata alla ricerca di un ristorante simpatico: ci regaliamo di nuovo frutti di mare, gamberoni enormi alla griglia, pesci diversi accompagnati da riso e la tradizionale insalata di pomodori e tahina, oltre a melanzane fritte: tutto è eccellente e l'accoglienza più che piacevole: il personale si fa in quattro per capirci e accontentarci: i nostri ristoratori dovrebbero prendere esempio!

4 agosto
Passiamo la giornata sulla spiagga di Agami

5 agosto
Partiamo in direzione del porto di Alessandria, un ultimo giro in città e fatti gli ultimi acquisti alle 15 siamo pronti per le formalità di partenza: nessun problema, in un'ora tutto è sistemato ed il nostro camper ritrova la sua targa originaria.
Adesso bisogna attendere l'imbarco che avverrà alle 19. Non ci sono molte vetture ed in breve saliamo a bordo.
Ci danno due cabine con una porta di comunicazione e ne approfittiamo subito per dedicarci alla toletta personale.
Arriva il momento della partenza che ci ritrova sul ponte a veder allontanare Alessandria illuminata.

Addio magnifico ed accogliente Egitto! Ritorneremo!

6 agosto
Dopo una notte di riposo trascorriamo la giornata tra passeggiate per la nave, bagni in piscina ed una piccola passeggiata all'Heraclion durante la sosta a Creta.

7 agosto
Alle 6.30 un discreto bussare alla porta ci sveglia ed un marinaio ci avvisa che per le ore 8 saremo al Pireo. Facciamo colazione in fretta e ci rechiamo sul ponte per osservare l'ingresso in porto e l'attracco.
C'è il sole ma con molta foschia e non fa molto caldo.
Dopo alcune formalità sbarchiamo sul suolo greco.
Decidiamo di dirigerci verso Nea Makri, località da noi già conosciuta, ma purtroppo il tempo non è bello e l'acqua del mare è fredda. Siamo delusi e ci sistemiamo in un campeggio vicino ad una spiaggia di sabbia fine. Decidiamo di trascorrervi la notte e decidere domani cosa fare.

8 agosto
Questa mattina il cielo è molto grigio ed il tempo non ci stimola ad andare sulla spiaggia. Decidiamo di recarci a Delfi, che rivisitiamo con piacere. Fa di nuovo caldo e sul posto troviamo parecchi turisti, in prevalenza francesi.
Dopo la visita ripartiamo in direzione di Kalambaka per rivisitare le Meteore e sostiamo per la notte su un parcheggio tra il verde lungo la strada. C'è un leggero venticello e la serata è piacevole. Dopo una veloce cena ce ne andiamo a dormire.

9 agosto
Dopo un pranzo con la specialità del paese, la mussaká, arriviamo all'inizio del pomeriggio alle Meteore: il paesaggio non è cambiato dalla nostra ultima visita, è sempre un posto eccezionale. Aspettiamo l'apertura dei monasteri, non siamo i soli e ci sono con noi parecchi altri camperisti.
All'interno regna un'atmosfera particolare, di calma e serenità.
Ma il nostro viaggio volge al termine, dobbiamo pensare al ritorno e ci dirigiamo verso la frontiera yugoslava. A circa 200km dalla frontiera troviamo un bel punto sosta e ci fermiamo per la notte. Mentre ceniamo, un altro camper arriva e si parcheggia vicino a noi.
Dopo cena facciamo una passeggiata nei paraggi, il tempo è bello ed il cielo stellato. Liliane, camminando a testa in alta per guardare le stelle, inciampa e cade.
Riesce a rialzarsi ma le caviglie cominciano a gonfiarsi e subito cerchiamo di mettere rimedio all'accaduto con una pomata e delle fasciature. Per il dolore tamponiamo con due pastiglie di aspirina. Decidiamo di aspettare l'indomani per prendere una decisione: ospedale greco o yugoslavo?
La notte Liliane dorme tranquilla, molto meno io che sono preoccupato per la situazione.

10-11 agosto
Consiglio di famiglia: che fare?
Le caviglie di Liliane si sono un po' sgonfiate ed il dolore è sopportabile. Decidiamo di cercare di arrivare fino in Austria prima di fermarci in un ospedale.
Rimettiamo la pomata, cambiamo le fasciature e distendiamo Liliane sul sedile posteriore del veicolo ordinandole di non poggiare i piedi a terra per nessun motivo.
Partiamo..... sul contachilometri scorrono i chilometri mentre attraversiamo la Yugoslavia, procediamo ... arriviamo in Austria: tutto procede bene, Liliane è sempre sul sedile dove mangia, dorme, legge, senza posare i piedi sul pavimento. Decidiamo di proseguire il viaggio e attraversiamo l'Austria, poi la Germania ed il 12 agosto mattina, attraversata la frontiera franco-tedesca ci presentiamo all'ospedale di Haguenau.
Dopo le radiografie il dottore ci dice che abbiamo fatto bene a decidere di tentare di arrivare in Francia e procede ad ingessare tutte e due le gambe. In effetti la fortuna è stata di aver potuto viaggiare senza che Liliane poggiasse i piedi a terra e ciò non sarebbe stato possibile se non fossimo stati con un camper!

Direzione Parigi e casa ma per risollevarci il morale ci concediamo una sosta in un ristorante alsaziano dove tutti ci guardano quando entro con Liliane ingessata sulle mie braccia.

Bilancio: 2 mesi e mezzo di immobilizzazione ma Liliane è stata intelligente ed ha deciso di farci questa sorpresa alla fine del viaggio..


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