EGITTO IN CAMPER
testo
e foto di Jean-Marie Lamandé
I partecipanti: Jean-Marie, 44 anni, mia moglie Liliane,
42 anni, nostro figlio Xavier, 12 anni, e la sorella gemella
di mia moglie, Danielle.
Le
date:
Partenza da Parigi mercoledì sera 13 luglio 1988
Arrivo ad Atene sabato sera 16 luglio
Partenza dal Pireo per Alessandria domenica 17 luglio in
serata
Arrivo ad Alessandria martedì mattina 19 luglio
In Egitto da Martedì 19 luglio a Venerdì 5
agosto 1988
Arrivo al Pireo domenica 7 agosto
Partenza dalla Grecia verso Parigi mercoledì 10 agosto
Arrivo a Parigi venerdì sera 12 agosto
Di nuovo al lavoro martedì mattina 16 agosto 1988.
Il
camper: Cellula amovibile Boby II, modello 1980 di Henrymag
su Pick-up Volkswagen Transporter turbodiesel del 1986.
I
costi:
Gasolio + pedaggi: 300 € (di cui 15 € in Egitto
per circa 3.600 km) per 9.325 km percorsi, una media di
circa 3 centesimi di € al km (attenzione, nel 1988
il prezzo del Gasolio in Egitto variava tra 1 e 2 centesimi
di € al litro)
Vitto, visite e alcuni campeggi: 1.000 €.
Traghetto dal Pireo ad Alessandria: 1.800 €.
Per un totale di 3.100 € (escluse spese personali quali:
regali, souvenirs, ecc.)
A titolo di informazione: Un viaggio con crociera di 5 giorni
sul Nilo nel 1983 dal 26 marzo al 4 aprile ci era costato
1.200 € a persona.
Per i pasti: da un minimo di 0,20 € (in locande) ad
un massimo di 10 € a El Faiyum.
Le
strade in Egitto:
In generale abbastanza buone, non molti i veicoli circolanti,
ma totale mancanza di rispetto delle regole del codice stradale.
Attenzione agli animali, ve ne sono parecchi (asini sopratutto,
mandrie di montoni o cammelli che occupano la carreggiata
(anche nelle strade più grandi), attenzione anche
agli avvallamenti e cunette che si possono trovare ovunque
(anche su strade in perfetto stato apparente e naturalmente
quando meno te li aspetti), inoltre le strade del sud che
raggiungono il Mar Rosso sono a volte invase dalla sabbia.
Da
notare:
- Questo viaggio si è svolto d'estate, notoriamente
periodo di fuori stagione per l'Egitto ed estremamente caldo:
ci siamo spessisimo trovati praticamente soli sui siti che
abbiamo visitato, cosa che ci ha fatto vedere le cose in
maniera molto diversa dal viaggio precedente effettuato
durante le vacanze di Pasqua 1983
- Durante il nostro giro abbiamo incrociato soltanto una
famiglia francese in caravan, una coppia di svizzeri in
Land Rover e 3 giovani motociclisti del nord d'Europa.
Qualche
dritta:
- per mantenere l'acqua fresca nonostante il gran caldo:
comprare un contenitore in terracotta, riempirlo d'acqua,
e mettere all'interno la bottiglia: essendo il contenitore
poroso evapora e rinfresca il contenuto
- per mantenere una freschezza relativa all'interno dell'abitacolo:
strofinacci bagnati stesi al suolo: c'è evaporazione
e rinfresco dell'ambiente.
Note:
>
Non abbiamo mai avuto problemi di zanzare sebbene abbiamo
viaggiato quasi sempre in prossimità del corso d'acqua.
>
Abbiamo portato con noi vestiti e calzature per bambini
che abbiamo lasciato in una chiesa copta del Cairo, dove
siamo stati accolti con grande calore e ci è stato
assicurato che gli abiti sarebbero stati distribuiti tra
i bambini bisognosi del quartiere e che questo dono ne avrebbe
fatto felici molti.
Tutti noi dell'emisfero ricco che viaggiamo in camper quando
abbiamo spazio cerchiamo di ricordarci di portare con noi
questo genere di cose quando ci rechiamo in un paese bisognoso.
>
Le note storiche e artistiche in corsivo sono tratte dalla
Guide Bleu.
Il
nostro giudizio sull'Egitto:
E' difficile dare un giudizio sugli oltre quaranta paesi
da noi visitati (sia in camper che in aereo+auto) ma l'Egitto
è senz'altro da mettere tra i migliori. Questo viaggio,
con nostro figlio di 12 anni che aveva appena studiato a
scuola l'approccio storico e geografico dell'Egitto, ci
ha incantato, sia per la gentilezza e accoglienza degli
abitanti che per la bellezza dei posti e dei paesaggi, senza
dimenticare l'emozione di vedere dal vivo capolavori studiati
sui libri di scuola.
Il
viaggio: Parigi-Atene: l'itinerario ha toccato: Metz,
Haguenau, Karlsruhe, Stuttgart, Augsburg, München,
l'Austria a Klagenfurt, la Yugoslavia, Ljubljana, Zagreb,
Belgrado, Skopje, Salonicco, Atene per un totale di 2.857
km in 72 ore (di cui 34 di guida) con una media di 84 km/h,
ma molto meno nell'attraversamento della Yugoslavia.
Abbiamo passato la notte vicino al porto e la mattina l'abbiamo
dedicata a girare per Atene. A mezzogiorno abbiamo pranzato
in un ristorante del Pireo con ottimi frutti di mare e verso
le 17.00 ci siamo presentati all'imbarco. Alle 19.45 eravamo
sul traghetto, alle 20.15 nella nostra cabina e alle 21.30
si salpava per
L'AVVENTURA!
Il
Traghetto ESPRESSO EGITTO 4710tjb costruito in Italia
nel 1974 può raggiungere una velocità
di 20 nodi e dispone di 390 posti in cabina e 200 posti
auto. Equipaggiato con stabilizzatori antirullio e tutti
i più moderni strumenti per una traversata tranquilla
e confortevole. I passeggeri a bordo hanno a disposizione
piscina, discoteca, sala da gioco, TV, bar, ristorante
e duty-free shop.
Il traghetto apparteneva alla Compagnia Adriatica che
attualmente sembra non effettuare più il servizio
da Atene ad Alessandria
|
|
La
traversata si effettua su un mare calmo, approfittiamo al
massimo della piscina ed utilizziamo il tempo per studiare
ancora la documentazione sull'Egitto che abbiamo portato
con noi, per esser certi di non tralasciare niente durante
la nostra visita.
19
Luglio all'alba: siamo in vista di Alessandria:
siamo sul ponte e il battello passa davanti al porto militare.
(Nonostante il divieto dei soldati che nel frattempo sono
saliti a bordo ne approfitto per filmare qualche sottomarino...
ma poi smetto per evitare di iniziare il viaggio con qualche
problema con la polizia). Nel porto passiamo davanti all'Achille
Lauro, resa celebre alcuni anni prima per essere stata attaccata
in mare aperto.
(7
ottobre 1985: una squadra di quattro uomini si impossessa
della nave Achille Lauro mentre viaggia da Alessandria verso
Israele. Un anziano ebreo invalido, cittadino americano,
Leon Klinghoffer è ucciso. I membri della squadriglia
si rivolgono poi alle autorità egiziane ed insieme
ad Abu Abbas gli è permesso di lasciare la nave su
un aereo egiziano. L'aereo è costretto dalle forze
USA ad atterrare in Sicilia dove le autorità italiane
ne prendono la giurisdizione. Abu Abbas è in seguito
condannato all'ergastolo in contumacia. Gli altri quattro
terroristi sono poi processati in Italia e condannati)
Verso
le 10, dopo le formalità d'uso, alla guida del camper
scendiamo dal traghetto: passaggio in dogana, 4 ore tra
i vari sportelli: tutto fila liscio, i doganieri sono simpatici
ma "non c'è fretta" e alla fine verso le
14.30, con delle magnifiche targhe gialle in arabo che coprono
le nostre usciamo dal porto:
SIAMO
IN EGITTO!
Breve
visita di Alessandria e verso sera imbocchiamo la strada
verso Alamein. Sosta notturna presso una stazione di servizio.
20
luglio
Prendiamo la strada del deserto (a sinistra verso El Amirya)
per visitare il monastero di San Macario (Deir Makarios,
a 150 km). Un monaco in un francese perfetto ci accoglie
e ci offre molte spiegazioni sulle origini del monastero.
Avvertiamo la forte tensione tra questo monaco copto e la
chiesa cattolica romana. Ne discutiamo a lungo, ma il nostro
sapere in proposito è molto superficiale e decidiamo
di approfondire, al ritorno a casa, le nostre conoscenze
sulle religioni di origine cristiana e su quelle musulmane.
Passiamo la notte presso il monastero.
21
luglio
Di buon mattino siamo già in viaggio e arriviamo
al campeggio del Cairo (vicino Guiseh). Dopo esserci
sistemati partiamo per visitare la città, già
vista alcuni anni prima con un viaggio organizzato.
Facciamo anche un giretto sulla metro del Cairo, vi ritroviamo
la tecnica francese e i nostri tornelli (ma qui nessuno
li scavalca in quanto sono sorvegliati dalla polizia...)
22
luglio
Partiamo al mattino presto per fare qualche foto del nostro
guscio insieme a qualche piramide e acquistiamo alcuni papiri.
Imbocchiamo
subito la strada del Lago Qarun in direzione El Faiyum.
Il
lago Qarun, o "Moeris"per gli antichi, è
legato alla storia dell'Egitto e sopratutto alla fertilità
di Faiyum (regione di cui Erodoto decantava la pianura fertile,
minuziosamente irrigata, frutteto e orto dell'Egitto), di
cui occupa la zona centrale. Estremamente pescoso, misura
circa 50 km di diametro, con profondità di 5 metri
che arriva a 18 in alcuni punti. Situato 44 metri al di
sotto del livello del mare, ha clima secco e asciutto. Gli
antichi teologi vi vedevano l'oceano primordiale "madre
di tutti gli dei, che fanno vivere gli umani".
Ci
fermiamo all'albergo Fayoum (ben indicato) sulle rive del
lago: scoviamo un angolo di ombra, verde e pace. Una piscina
ci rinfresca prima di metterci a tavola.
Pranziamo
sul bordo della piscina sotto un palmeto. Il menù:
insalata di pomodori, cetrioli al limone, insalata orientale
tahina, crema di sesamo spalmata su piccoli pani piatti
egiziani, una delizia. Poi piccioni cotti al barbecue davanti
a noi con riso al curry e vari chick kebab. E' talmente
abbondante che ad un certo punto ci fermiamo, e terminiamo
con qualche frutta ed un caffé turco.
Mentre
degustiamo il tutto, una orchestra suona ed alcune danzatrici
ci incantano con le loro danze del ventre. Poi è
il turno di uno spettacolo teatrale simile ai nostri, ma
in arabo e quindi non possiamo capire le battute.
Il tutto per un prezzo molto elevato per l'Egitto ma estremamente
basso per noi (10 euro a persona).
Sono le 16 e riprendiamo il cammino in direzione
di Beni Suef. Il gran caldo è passato ed un piacevole
venticello ci accompagna lungo il nostro tragitto in questo
immenso palmeto che sono le rive del Nilo. Sulla strada
incontriamo una popolazione attiva,
chi sull'asino, chi con un paniere in equilibrio sulla testa,
chi con la zappa in spalla per i lavori dei campi. Un po'
ovunque asini con gli occhi bendati girano incessantemente
per azionare le noria che irrigano tutte le colture (campi
di mais, vigneti, risaie e tante altre coltivazioni sconosciute
a noi poveri cittadini). Il Nilo è in crescita e
l'acqua abbondante. Le colture, il paesaggio e le genti
sono vivaci. I bambini che incontriamo ci fanno grandi cenni
di saluto.
Poiché
in questo periodo dell'anno la sera scende in fretta in
Egitto, bisogna pensare alla sosta per la notte. Siamo vicino
ad El Minya, e poiché non ci sono parcheggi
lungo la strada, ci fermiamo davanti ad un ristorante del
tipo "per camionisti"dove ceniamo (all'interno
solamente uomini, le donne e i bambini sono in un cortile
retrostante ma alzano la testa in continuazione per vedere
"gli stranieri"). Subito un gruppo di 5/6 uomini
si mette in cerchio intorno ad un narghilé ed il
bocchino passa di bocca in bocca, e vedendomi fumare la
pipa mi invitano ad unirmi a loro, cosa che faccio. Il fumo
è dolce e molto meno forte di quello della mia pipa,
per me che sono abituato al tabacco scuro.
Arriva
la notte e ci sistemiamo nel camper dopo aver chiesto al
gestore del ristorante il permesso per sostare.
Nonostante
un po' di rumore esterno e la temperatura (28 gradi all'interno
ma con una lieve corrente d'aria fresca dopo aver lasciato
porta e finestre aperte) ci addormentiamo rapidamente.
23
luglio
Alle
6,30 sentiamo bussare alla porta: è il proprietario
del ristorante che ci sveglia e ci spiega (a gesti) che
il solo in breve sarà molto caldo e sarebbe meglio
per noi viaggiare con la frescura del mattino. Dopo una
breve toletta riprendiamo la strada verso il sud per fermarci
verso le 8.30 all'altezza di Deir Mawas a fianco della cancellata
di una casa facoltosa e apparentemente disabitata. Facciamo
colazione e mentre le donne si dedicano ad un po' di pulizia
all'interno del camper io scendo per sgranchirmi le gambe
e dare un'occhiata ai dintorni. Nel frattempo la casa a
fianco della quale ci eravamo parcheggiati s'è risvegliata
e il proprietario (molto interessato al fatto che alcuni
turisti stavano passando vicino casa sua) ci invita all'interno.
E' il sindaco del villaggio, la casa è grande e ammobiliata
con gusto, ci offrono il the con delle fette di pane fatto
in casa e parliamo in inglese con il figlio del sindaco
(gli adulti non parlano che l'arabo). Rimaniamo con loro
una buona ora durante la quale ci spiegano che lì
vicino c'è un sito che i turisti non visitano mai
e ce lo indicano nella nostra mappa: si tratta di Tell
el Amarna, la famosa città di Akenaton che abbiamo
dimenticato di segnare e che sembra sia visitabile; ci spiegano
la strada per arrivarci e poiché non possiamo restare
tutta la giornata con questa gente così gentile che
vorrebbe trattenerci ancora (il nostro tempo è tutto
programmato e vogliamo vedere il massimo possibile) ci riempiono
il thermos con del the per dissetarci durante la visita...
Imbocchiamo quindi la strada indicata e arriviamo
presto sul Nilo
dove un piccolo traghetto fa la spola tra le due rive. Non
sembra molto affidabile ma "Inch Allah", saliamo
a bordo con il camper in compagnia di altri 4 o 5 veicoli
ed una trentina di passeggeri. Una decina di minuti più
tardi siamo sulla riva opposta. Percorriamo per circa 5
o 6 km una pista nella sabbia sollevando un polverone (sembra
di essere alla Parigi-Dakar).
Arriviamo
in breve su luogo dove si trovano le tombe dell'antica città.
Tell-al-Amarna
Situata su un vasto altipiano arido a nord di Asyut, area
archeologica dell'antica città rasa al suolo dalla
violenza degli uomini e l'erosione del tempo. Akhenaton,
nuova capitale fondata nel 1362 avanti Cristo e costruita
in quattro anni da Akhenaton per onorare il nuovo dio dell'Impero:
Aton.
Città dal destino effimero al quale resta legato
il nome di Nefertiti, la bella moglie di Akhenaton, e di
Toutankhaton ridivenuto Toutankhamon al momento di travolgere
l'eresia.
Siamo
i soli visitatori del sito e ci dedichiamo alle tombe scavate
nella falesia e che contengono delle pitture in ottimo stato
di conservazione, in una di esse troviamo una enorme statua
di Ahmes scolpita nella roccia. C'è molta ombra ed
è vietato fotografare con il flash; per fortuna la
sensibilità della pellicola ci permette di scattare
qualche foto a ricordo di questo luogo della lunga storia
egiziana.
Sulla
strada del ritorno incrociamo un gruppo di giovani svizzeri
di una scuola di archeologia di Ginevra che arrivano su
un rimorchio trainato da un trattore e che campeggeranno
qualche giorno sul posto.
Riprendiamo
la strada verso Asyut, sempre lungo il corso del
Nilo e incontriamo un palmeto vicino alla strada che ci
offrirà l'ombra per la sosta-pranzo, essendo già
le 14.
La
strada è bella, il paesaggio verde, siamo circondati
da colture di cereali. Arriviamo ad Abydos verso
le 18 ed il sito sta per chiudere. Lo visiteremo domani
mattina.
Per la notte ci sistemiamo nel cortile di una scuola che
ospita anche un ristorante dove mangiano (proviamo un formaggio
delizioso, forse fatto con latte di cammella ma non riusciamo
a capire bene le spiegazioni del servitore).
24
luglio
Il mattino visitiamo il sito di Abydos
Abydos:
Città dell'Alto Egitto, a sud di Tebe e ai confini
della valle fertile e del deserto; simbolo dell'unificazione
del paese da parte dei faraoni. Città di Osiride
e necropoli, poiché pretendeva di possedere la testa
del dio mozzata dal fratello Seth, ogni sovrano ambiva a
costruirvi il suo cenotafio. L'apogeo di Abydos, sotto la
XIXa dinastia, vede la costruzione dei grandi templi di
Seti I, Ramses I, e naturalmente Ramses II, il grande costruttore.
Sono sopratutto le innumerevoli stele lasciate dai pellegrini,
alcune a mo' di ex-voto, che rendono famosa Abydos.
Poi,
passiamo a visitare il sito di Denderah.
Denderah:
Splendido sito archeologico dell'Alto Egitto, di fronte
alla città di Qina, 60 km a nord di Luxor. Il celebre
tempio è dedicato a Hathor, madre degli dei, dea
celeste della gioia dalla testa e corpo di vacca, ed anche
ad Osiride, di cui un frammento del corpo smembrato riposa
in una tomba-cappella. E' in una di queste cappelle che
si trova la mappa del cielo conosciuta con il nome di "zodiaco".
L'originale è al museo del Louvre. Costruito dai
faraoni tolemaici, poi dai Romani, su delle fondamenta risalenti
alla IV dinastia, il tempio possiede la particolarità
di racchiudere nel suo interno delle cripte decorate. E'
simile nell'architettura al tempio di Edfu, al quale è
legato da un gemellaggio mistico.
Siamo
adesso nell'Alto Egitto e comincia a fare molto caldo sopratutto
per la visita dei siti archeologici in pieno sole ma la
loro bellezza vale la pena di soffrire un po'.
Nel pomeriggio arriviamo a Luxor, lato
necropoli tebane. Prendiamo il battello per attraversare
il Nilo e
ci sistemiamo nel campeggio di Luxor che altro non è
che un grande terreno sportivo sistemato sommariamente dove
però ci sono delle docce che funzionano. Nella cellula
ci sono 45 gradi...
In
serata facciamo un giro a piedi per Luxor, i negozi sono
aperti e ceniamo con sandwiches egiziani e succo di zucchero
di canna, gusto un po' inatteso ma piacevole e molto rinfrescante.
Rientriamo
al campeggio e la notte, che prevediamo dura a causa dell'elevata
temperatura, trascorre invece bene: con tutte le porte aperte
all'interno ci sono 25 gradi (a casa a Parigi spesso dormiamo
con 28 o 30 gradi nei periodi di maggior caldo). In ogni
modo dall'inizio del viaggio abbiamo preso l'abitudine di
utilizzare delle pastiglie di sale e di bere molto (acqua
minerale che troviamo ovunque ad un prezzo accettabile).
25
luglio
Partenza al mattino presto per visitare la parte ovest del
Nilo (lato necropoli tebane). Riprendiamo il traghetto con
la vettura (dopo aver smontato la cellula, operazione che
richiede una decina di minuti), e visitiamo numerose tombe
nella valle dei re, nella valle delle regine e naturalmente
i Colossi di Memnone, il Ramesseum, Deir el-Bahri e Deir
el-Medina.
Tebe
Grandiose rovine di quella che fu una delle più grandi
capitali dell'antichità, la "Tebe delle cento
porte", cantata da Omero.
Capitale politica e religiosa dalla XVIII dinastia sotto
il regno di Amon, il "re degli dei" insieme a
Faraone. Il suo declino iniziò dopo l'invasione degli
Assiri nel 664 a.C.
Situata sulla riva destra del Nilo, occupava la zona tra
Luxor e Karnak. Il sito attuale comprende la necropoli tebana
con gli ipogei, i templi e la città che ospitava
una popolazione di specialisti di questo mondo dei morti.
I templi sono quelli di Deir el-Bahri, il Ramesseum, Deir
el-Medina, e Medinet Habu in mezzo ai quali si innalzano
i Colossi di Memnone. 450 tombe scoperte e classificate
si trovano nella Valle dei Re, nella Valle delle Regine
oltre a numerose tombe di nobili e servitori.
Terminiamo
la visita a pezzi, siamo completamente disidratati sebbene
abbiamo bevuto più di 5 litri di acqua fresca in
quattro persone durante la visita. Pensiamo di aver percorso
almeno 8 km a piedi.
Pranziamo
al ristorante Tutankhamon dove, dopo esserci dissetati con
una birra, gustiamo alcune specialità egiziane, il
pollo è eccezionale, anche la carne di bufalo, il
tutto innaffiato da karkadè (infuso di foglie di
karkadè provenienti dalla Nubia).
Il pomeriggio è ancor più caldo
e, rientrando al campeggio, ho un piccolo malore dovuto
senz'altro ad un principio d'insolazione. Ci
fermiamo ad un piccolo bar a lato della strada, mi distendo
su alcune sedie, le donne sono preoccupate, ma un po' d'acqua
sul viso mi risolleva. Dopo una mezz'ora di riposo possiamo
riprendere il cammino.
Ci
facciamo una doccia e poi partiamo verso il Winter Palace
dove è possibile, pagando, utilizzare la piscina
dell'albergo. In città ne esiste una comunale, ma
è aperta un giorno per gli uomini e un altro per
le donne...
Dopo
una bella nuotata verso le 19, attenuatosi il gran caldo,
ci rechiamo verso il tempio di Karnak, praticamente
deserto.
Un
guardiano, dietro ricompensa di un piccolo bakchich (mancia)
ci conduce verso una parte del sito non ancora aperta al
pubblico. Da qui si gode una magnifica vista su Karnak e
le sue meraviglie.
Assistiamo
poi ad uno spettacolo di suoni e luci.
26
luglio
Al mattino molto presto, dopo aver rimontato
la cellula sul veicolo partiamo per visitare il tempio di
Luxor, all'interno del quale è stata costruita in
questi ultimi decenni la moschea della città.
Poi,
imbocchiamo la strada per Assuan. Incrociamo molti taxi
collettivi, stracolmi di gente e con decine di persone aggrappate
fuori del veicolo. La strada costeggia i campi coltivati
e vediamo molte noria che pompano l'acqua del Nilo per l'irrigazione.
Visitiamo
prima:
Isna.
Ricca città agricola dell'Alto Egitto, di 30.000
abitanti, si trova sulla riva sinistra del Nilo, a 60 km.
da Luxor. All'interno di una fossa profonda nove metri,
al centro della città moderna, si trova il tempo
edificato sotto Tolomeo VI e dedicato a Khnum. L'unica parte
supersiste è una magnifica sala ipostila di 24 colonne
costruita sotto gli imperatori Claudio e Vespasiano. I testi
incisi sui muri e sulle colonne costituiscono la raccolta
più recente di testi geroglifici sulla letteratura
religiosa dell'Antico Egitto.
E
poi:
Idfu. Questa piccola città dell'Alto Egitto,
tra Luxor ed Assuan, è celebre per il suo tempio
di Horus, perfettamente conservato. Il tempio fu fondato
da Tolomeo I con l'aiuto del suo architetto Imhotep, e questa
impresa durò 195 anni! I muri del tempio sono completamente
incisi, una vera bibbia di pietra. E' ad Idfu che vediamo,
nella porta del pronao, la celebre statua del falco Horus,
con la testa coperta da doppia corona.
Prendiamo un calesse per andare a visitare
il sito. E' piacevole perché fa molto caldo e nonostante
le pastiglie di sale e i litri di acqua bevuti abbiamo la
tendenza a disidratarci.
Nel
pomeriggio giungiamo a Kom Ombo e dopo aver girovagato
per il paese troviamo finalmente la strada per il sito (sulla
strada lungo il Nilo vi sono pochissime indicazioni turistiche,
anche perché i turisti di solito non arrivano qui
in macchina ma in battello, con le famose crociere tra Luxor
e Assuan).
Kom
Ombo
Importante centro agricolo e industriale, grosso mercato
provinciale sul Nilo, 45 km a nord di Assuan. Zona di raggruppamento
dei nubiani cacciati dalla bassa nubia in seguito alla costruzione
della diga di Assuan. L'irrigazione di 12.000 ettari di
terra strappati al deserto permette una produzione intensiva
di canna da zucchero che alimenta la grandiosa raffineria
costruita sul posto. Fuori città, su un'ansa (Kom)
del Nilo si innalza il tempio greco-romano di Kom Ombo il
cui stato di conservazione eccezionale è dovuto al
suo insabbiamento fino al secolo scorso, che ha dato alle
pietre una colorazione ramata. Costruito nell'epoca tolemaica,
presenta la particolarità essenziale ed unica di
essere un edificio doppio, consacrato a due divinità:
Sobek dalla testa di coccodrillo e Haroeris dalla testa
di falco. Questo carattere doppio ha portato ad un raddoppio
dell'edificio, oltre che all'associazione di due culti.
Ci
fermiamo su un piccolo parcheggio completamente vuoto, i
due o tre botteghini stanno per chiudere e ad alcune centinaia
di metri vediamo sulle acque del Nilo un battello che si
allontana. Era l'ultimo della giornata ed il guardiano si
prepara ad andarsene. Accorgendosi di noi ci fa cenno di
avvicinarci e ci fa capire che con un piccolo bakchich ci
farà visitare il sito senza biglietto.
Siamo
quindi soli all'interno del tempio, scendiamo a visitare
il nilometro, ed il guardiano, dopo averci aperto la porta
ci spiega come esso funzionava quando la diga non esisteva
ancora.
Terminiamo
la visita e ripartiamo in direzione di Assuan, distante
meno di 50 km.
Vi
giungiamo in serata, è buio ma la città è
tutta illuminata. Troviamo il campeggio senza problemi e
ci sistemiamo. Non è male ma non ci sono alberi:
domani niente ombra
Ceniamo in un piccolo ristorante sulla riva del Nilo, l'aria
è fresca e la notte sarà accettabile
27
luglio
Dopo
aver smontato la cellula ci rechiamo a vedere l'obelisco
incompiuto e a visitare la nuova diga: è una costruzione
impressionante, sarebbe teoricamente proibito scattare foto,
ma...
Assuan (diga di) Costruita nello
stesso granito degli obelischi faraonici è il Saad
el-Aali, la grande diga: 43 milioni
di metri cubi, 17 volte il volume della grande piramide
di Cheope, profonda 980 metri alla base e 40 in cima, 3.600
metri di lunghezza e 111 metri di altezza. Voluta da Gamal
Abdel Nasser, costruita dai Russi, la diga fu iniziata nel
1960 e terminata nel 1964, e il riempimento dell'invaso
fu terminato nel 1972. Le acque del Nilo alimentano una
centrale idroelettrica a 12 turbine, di fabbricazione francese,
con una potenza di 2.100.000 kw. Si può osservare
la diga da un monumento in pietra a forma di loto stilizzato,
che commemora l'amicizia russa-egiziana. Controllando la
vita del Nilo e malgrado qualche effetto nefasto, questa
diga è di estrema importanza per la vita dell'Egitto.
Poi
ci dirigiamo verso Philae, questo insieme di templi
che non abbiamo potuto vedere durante la visita precedente
ci incanta: prendiamo un battello per accedere all'isola.
Man mano che il battello avanza e che iniziamo a scorgere
Philae dietro ad un promontorio la nostra meraviglia aumenta.
Tutto
è superbo e maestoso e diverso da quanto visto finora,
si sente l'influenza romana nelle costruzioni. E pensare
che esistono ancora 14 templi smontati blocco per blocco
e che aspettano fondi per essere rimessi in piedi!
Philae
(templi di),"Perla dell'Egitto" che si poteva
ammirare soltanto due mesi all'anno, in agosto e settembre,
sommersa dalla Diga Vecchia, deve il suo salvataggio alla
costruzione della Diga Alta che la doveva sommergere irrimediabilmente.
Con l'aiuto dell'Unesco si utilizzò una tecnica simile
a quella utilizzata per salvare Abu Simbel. Dal 1972 al
1980 i templi furono smontati e trasportati sull'isola di
Agilkia, situata a 300 metri dal luogo originario. Il tempio,
dedicato ad Iside, è uno degli ultimi dell'epoca
faraonica. Iniziato da Nectanedo, un'"etiope",
fu terminato tre secoli dopo dall'imperatore romano Adriano,
e lo si può ammirare praticamente intatto ancora
oggi.
Dopo la visita a
questo posto simbolo del desiderio degli uomini di salvaguardare
i beni più preziosi della sua storia, rientriamo
ad Assuan e prendiamo una feluca per andare a trascorrere
il pomeriggio nell'Isola Elefantina e all'isola Kitchener,
dove un orto botanico tropicale ci offre l'ombra e la frescura
con i suoi numerosissimi tipi di essenze dai più
svariati colori e profumi. Alla fine del pomeriggio riprendiamo
la feluca condotta da un giovane egiziano simpatico che
ci aveva dato l'appuntamento per il ritorno. C'è
vento e la feluca avanza veloce, incrociamo qualche altra
imbarcazione (ma molte meno del viaggio precedente, durante
il quale eravamo in pieno periodo turistico).
La
sera ceniamo in un ristorante sul Nilo, gli amanti del pesce
con qualche bell'esemplare grigliato, gli altri gustano
degli eccellenti chichkebak. Poi prepariamo l'itinerario
per domani: andara e ritorno verso Abu Simbel.
28
luglio
Sveglia
alle 3, la strada è lunga ed è meglio avviarci
prima del sorgere del sole per via della temperatura. La
strada è recente ed in ottimo stato, procediamo ad
una buona andatura, incrociando alcuni taxi, ma molto pochi.
Durante il tragitto ci fermiamo a prendere un caffé
e a distenderci un po', poi passiamo ad un incrocio dove
un cartello indica "SUDAN: 50 km": una futura
destinazione???
L'alba
ci sorprende nel mezzo del deserto e ben presto siamo ad
Abu Simbel. Non c'è molta gente quando iniziamo la
visita, ma un'ora o due più tardi arrivano molti
pullman che scaricano assonnati turisti giunti in aereo.
Abu
Simbel
Sito
archeologico della Nubia, situato 280 km a sud di Assuan,
celebre per i suoi due templi rupestri, ai quali il fantastico
salvataggio ha dato ulteriore fama. Sotto l'egida dell'Unesco,
coordinato da Christiane Desroches-Noblecourt, queste testimonianze
dell'orgogliosa potenza di Ramses II, che le acque del Lago
Nasser dovevano irrimediabilmente sommergere, furono salvate
con la cooperazione sia finanziaria che materiale di diverse
nazioni. Iniziati nel 1963, i lavori durarono quasi 10 anni.
Una diga di protezione provvisoria lunga 360 metri e alta
25 fu costruita per permettere al cantiere di lavorare durante
le piene del Nilo e l'innalzamento delle acque del Lago
Nasser. Le colline intorno furono spianate di 30/40 metri.
300.000 tonnellate di roccia trasferite senza esplosivo
per salvaguardare l'integrità dei templi di Abu-Simbel.
Questi ultimi, tagliati in 1.305 blocchi numerati, del peso
di circa 30 tonnellate ognuno, per un totale di 13.000 tonnellate,
furono rimontati 60 metri più in alto, su una collina
artificiale, rispettando il primitivo orientamento e posizione
rispetto al sole e al Nilo. Questo lavoro degno dei faraoni,
dove lavorarono circa 900 persone, fu inaugurato il 22 settembre
del 1968 ma le operazioni di rifinitura terminarono in realtà
nel 1972. E' al levar del sole - all'apparizione di Râ
- che bisogna ammirare i quattro colossi seduti, ed il viso
sorridende, la barba posticcia e la doppia corona faraonica
di Ramses II deificato. Il 21 ottobre e il 19 febbraio,
i raggi luminosi del sole penetrano fino in fondo al sacrario,
63 metri all'interno del tempio dedicato a Ptah, Amon-Râ
e Horus, dove si possono ammirare scene militari come la
battaglia di Qadesh.
Il tempio piccolo, situato a nord del tempio di Ramses II,
preceduto da sei colossi in piedi, è dedicato ad
Hathor, in omaggio a Nefertari, sposa di Ramses.
Terminata la visita ripartiamo per rientrare
ad Assuan. Fa molto caldo, la strada è monotona e
noi sonnecchiamo a turno.
Arriviamo al campeggio, pranziamo, poi rimontiamo la cellula
amovibile per riprendere immediatamente la strada che porta
a nord, un leggero soffio di vento ci accompagna lungo il
tragitto verso Luxor, ciò ci permette di recuperare
un po' di forze e quando arriviamo di nuovo in questa città
magnifica siamo in piena forma. Ci sistemiamo al campeggio
e passiamo la serata a fare qualche acquisto. Cena e a nanna.
29
luglio
Ci dirigiamo verso il Mar Rosso, costeggiando il Nilo fino
a Qina, poi prendiamo la strada verso Port Safaga. La strada
è bella ma in alcuni punti quasi ricoperta dalla
sabbia che il vento porta dal deserto vicinissimo. Attraversiamo
diversi posti di blocco dove la polizia ci ferma (i nostri
passaporti francesi sorprendono i poliziotti e passano di
mano in mano prima che ci vengano riconsegnati con grandi
sorrisi).
All'uscita di una curva ci troviamo davanti il Mar Rosso:
è di un blu profondo sotto un sole a piombo, le spiagge
sono immense e deserte, in alcuni punti esse non sono state
ancora bonificate dalle mine del recente confltto e alcune
recinzioni impediscono l'accesso al mare.
Andiamo avanti, col mare a destra e il deserto a sinistra,
ed arriviamo ad Hurghada.
I dintorni della città sono sporchi e nella città
stessa, a parte l'Hotel Sheraton con la sua spiaggia privata,
tutto è un cantiere, molte case, alberghi e club
sono in costruzione e c'è ancora molto da lavorare
prima che le spiagge siano rese pulite e gradevoli.
(dopo
la nostra visita Hurghada è molto cambiata, ed è
ora una stazione balneare molto rinomata)
Troviamo
comunque una piccola spiaggia pulita con un ristorante a
fianco: perfetto, abbiamo proprio quello che fa per noi.
Dopo un bagno, pranziamo con filetti di pesce fritto innaffiati
col succo di piccoli limoni verdi: eccellenti. Passiamo
il pomeriggio tra bagni, riposo e dolce far niente, ed è
in piena forma che riprendiamo il viaggio verso nord in
direzione dei monasteri che intendiamo visitare.
All'altezza
di Ras Gharib troviamo una piccola costruzione a fianco
della strada che sembra servire da punto-sosta per i camionisti.
E' in effetti un mini-ristorante per "viaggiatori".
Non hanno molto da proporci ma il padrone si mette all'opera
e si organizza per arrangiarci un pasto. Non c'è
coperto, i camionisti che si fermano mangiano con le mani.
Il proprietario sembra dispiaciuto di non poterci offrire
di più, visita il nostro camper e ci fa capire che
possiamo prendere i nostri piatti e posate per mangiare.
Noi non lo avevamo proposto per non offenderlo. Alla fine
del pasto insiste per lavare i piatti e ci offre il caffé.
Dormiamo lì a fianco, "cullati" dal rumore
del gruppo elettrogeno che ci accompagnerà tutta
la notte.
30
luglio
La notte è stata relativamente fresca e a conti fatti,
nonostante il rumore del gruppo elettrogeno, abbiamo dormito
bene. Diciamo
addio al gestore del luogo (sembra comunque essere da solo
in questo luogo sperduto nel deserto) e per la fine della
mattinata arriviamo al Monastero di San Paolo.
Un
monaco copto, dopo averci offerto il thé di benvenuto
ci fa visitare il monastero, parla un inglese scolastico
che noi comprendiamo senza difficoltà.
Pranziamo
a fianco dell'edificio e poi riprendiamo il cammino verso
il Monastero di Sant'Antonio, a Ras Za Farana giriamo a
sinistra verso il Nilo e Il Cairo. La strada è in
ristrutturazione, orrenda, si tratta in pratica di una pista
e dopo trenta km, là dove avremmo dovuto trovare
l'indicazione del monastero, non troviamo nulla, né
anima viva a cui chiedere.... Ci accorgiamo allora che una
delle cinghie di fissaggio della cellula si è rotta
( lo stato della strada ne deve sapere qualcosa...), e decidiamo
di proseguire lentamente. Dopo una cinquantina di km la
strada migliora e incontriamo in piccolissimo villaggio
dove troviamo un egiziano che fabbrica montanti metallici:
ci fermiamo, gli mostriamo il danno e alcuni minuti dopo
tutto è riparato. Il brav'uomo non vuole assolutamente
essere pagato e a fatica riusciamo a fargli accettare un
pacchetto di sigarette: per lui era una cosa normale averci
aiutato...
Arriviamo sulla strada che collega Il Cairo
al sud dell'Egitto: ci
fa piacere ritrovare un po' di verde, di ombra e di animazione
di gente e animali che vanno e vengono dopo km di deserto
dove abbiamo incontrato pochissimi veicoli e persone.
Proseguiamo
in direzione del Cairo, e arriviamo al campeggio
già utilizzato all'andata alla fine del pomeriggio.
31
luglio
In mattinata ce la prendiamo comoda: un po' di riposo dopo
il giro fatto non fa male. Ne approfittiamo anche per una
grande pulizia all'interno del camper, poiché la
traversata del deserto ci ha fatto immagazzinare quintali
di polvere.
Terminata
l'operazione partiamo per il suk di Khan el khalili: orientarsi
nella città è un'impresa e la nostra mappa
scritta in inglese non ci aiuta di certo con i poliziotti
(sanno leggere? Uno di loro l'ha studiata a lungo al contrario
prima di restituircela con sguardo dispiaciuto). In ogni
caso la gentilezza è estrema, si sente che tutti
sono disposti ad aiutarci. Finiamo per trovare un egiziano
che parla molto bene l'inglese e che non esita a prendere
la sua macchina per portarci là dove vogliamo andare.
Facciamo
qualche acquisto, ma è difficile scegliere cosa comprare,
la scelta è vastissima e per noi i prezzi sono veramente
bassi, in particolare per gli articoli di artigianato locale.
Pranziamo in un piccolo ristorante dove mangiano gli operai
della zona, non è caro ed il cibo è buono:
riso, lenticchie, carne tritata, il tutto condito con un
liquido speziato e piccante che ci lascia a bocca aperta
(eppure siamo abituati a mangiare piccante a casa!)
Il
pomeriggio prosegue con ulteriori acquisti e giri per Il
Cairo.
1 agosto
Dopo una notte insonne (per il caldo e le zanzare) mettiamo
fine al nostro soggiorno al Cairo con la visita del villaggio
faraonico del Dott. Ragab: è splendido e ci pentiamo
di non averlo visito all'andata. La visita del villaggio
si effettua in battello su un ramo del Nilo e introduce
ad una ricostruzione dell'antico Egitto, con statue delle
antiche divinità (Amon, Thôt, Osiride, Iside,
Horus, Knoum, Apis, Imhotep, Sennet, Sobek, Mosé
salvato dalle acque), e scene della vita quotidiana con
il villaggio ricostruito con i lavori dei campi, degli artigiani,
veramente magnifico.
La
sera terminiamo di sistemare le nostre cose nel camper in
previsione del ritorno. Montiamo sul tetto della ricezione
del campeggio per scattare delle foto delle piramidi al
tramonto.
2
agosto
Prendiamo
la strada in direzione di Alessandria. Passiamo a Rashid
(Rosetta e la famosa stele).
In città soltanto due ristoranti (o piuttosto due
locande), scegliamo quello che ci sembra più pulito
e pranziamo rapidamente. La località non ci è
sembrata molto accogliente, ma forse l'impressione è
dovuta al fatto che ci siamo passati in fretta.
Rosetta
(stele di). Stele trovata vicino a Rosetta, durante
dei lavori di sbancamento, da un soldato di Bonaparte, nel
1799. Passò agli inglesi nel 1801. Vi è inciso
un decreto di Tolomeo V, del 196 a.C., in greco, demotico
e geroglifico, cosa che offrì a Thomas Young in parte,
e a Jean-Francois Champollion poi, la chiave per decifrare
gli antichi geroglifici.
Proseguiamo
verso Abukir
Abukir
A 24 km da Alessandria, piccola piacevole cittadina, rinomata
per le sue spiagge e i suoi deliziosi piatti di pesce. La
piazzaforte di Abukir vide la distruzione della flotta francese
da parte di Nelson nel 1798. Nel 1799 Bonaparte vinse l'armata
turca, alleata degli inglesi. Nonostante tutto la città
fu definitivamente tolta ai francesi durante la campagna
d'Egitto dal generale inglese Abercromby, che qui perse
la vita.
Prima
di arrivarci, lungo la strada che costeggia il mare cerchiamo
un albergo. Vogliamo offrirci questo piccolo lusso per approfittare
dei nostri ultimi momenti egiziani. Ma tutti gli albeghi
sono stracolmi: sembra che le ricche famiglie cairote siano
in vacanza e approfittino della relativa frescura della
costa mediterranea.
Arriviamo
ad Abukir e all'ufficio del turismo ci indicano un campeggio,
ma arrivati sul posto ci sembra che in realtà si
tratti di un terreno militare ed in effetti vi sono piantate
delle tende militari. All'ingresso ci dicono che non abbiamo
il permesso per entrare ed ancor meno quello di sostare
e pernottare.
Decidiamo quindi di sostare lungo la spiaggia e partiamo
alla ricerca di un posto adatto. Lo troviamo senza grande
fatica, non troppo lontano dal centro e con la spiaggia
davanti.
Il vento soffia, grosse onde si rifrangono sulla spiagga
ma l'acqua è pulita e facciamo il bagno.
Ceniamo in un ristorante lì vicino; frutti di mare,
ricci e molluschi sconosciuti ma deliziosi, pesce alla griglia,
il tutto innaffiato da un bianco secco egiziano servito
in un secchiello col ghiaccio e che può competere
ampiamente con il nostro muscadet.
La
sera, mentre stiamo seduti davanti al camper, riceviamo
la visita di alcuni giovani egiziani, li facciamo salire
sul camper e terminiamo la serata con loro a giocare a carte.
Ci invitano per il giorno dopo a fare un giro sul loro battello
e con piacere accettiamo.
3
agosto
Verso le 10 ecco arrivare i nostri amici egiziani in calesse
e partiamo verso il porto. Ci portano in barca verso il
loro battello di pesca: sono molto fieri di mostrarsi in
compagnia di stranieri.
Al
ritorno, vogliono che compriamo del pesce, ma gli facciamo
capire a stento (parlano soltanto qualche parola d'inglese)
e con un po' di dispiacere che non è possibile perché
non abbiamo la possibilità di poterlo cuocere. Li
invitiamo a pranzo in un ristorante dove ci fanno gustare
alcuni piatti tipici, tra i quali bigné di fave.
Il
pomeriggio lo passiamo sulla spiaggia.
Al
termine del pomeriggio lasciamo Aburkir per la spiaggia
di Agami, ad est di Alessandria: vi scopriamo un
angolino un po' "borghese" che assomiglia alle
nostre località balneari: c'è un grande parcheggio
con acqua e WC non lontano dalla spiaggia. Dopo aver chiesto
il permesso per sostare ci sistemiamo ed andiamo a fare
un giro in spiaggia: chilometri di sabbia bianca talmente
fine da sembrar polvere. L'acqua è deliziosa e facciamo
il bagno.
La
sera come al solito è dedicata alla ricerca di un
ristorante simpatico: ci regaliamo di nuovo frutti di mare,
gamberoni enormi alla griglia, pesci diversi accompagnati
da riso e la tradizionale insalata di pomodori e tahina,
oltre a melanzane fritte: tutto è eccellente e l'accoglienza
più che piacevole: il personale si fa in quattro
per capirci e accontentarci: i nostri ristoratori dovrebbero
prendere esempio!
4
agosto
Passiamo la giornata sulla spiagga di Agami
5
agosto
Partiamo in direzione del porto di Alessandria, un
ultimo giro in città e fatti gli ultimi acquisti
alle 15 siamo pronti per le formalità di partenza:
nessun problema, in un'ora tutto è sistemato ed il
nostro camper ritrova la sua targa originaria.
Adesso bisogna attendere l'imbarco che avverrà alle
19. Non ci sono molte vetture ed in breve saliamo a bordo.
Ci danno due cabine con una porta di comunicazione e ne
approfittiamo subito per dedicarci alla toletta personale.
Arriva il momento della partenza che ci ritrova sul ponte
a veder allontanare Alessandria illuminata.
Addio
magnifico ed accogliente Egitto! Ritorneremo!
6
agosto
Dopo una notte di riposo trascorriamo la giornata tra passeggiate
per la nave, bagni in piscina ed una piccola passeggiata
all'Heraclion durante la sosta a Creta.
7 agosto
Alle 6.30 un discreto bussare alla porta ci sveglia ed un
marinaio ci avvisa che per le ore 8 saremo al Pireo. Facciamo
colazione in fretta e ci rechiamo sul ponte per osservare
l'ingresso in porto e l'attracco.
C'è il sole ma con molta foschia e non fa molto caldo.
Dopo alcune formalità sbarchiamo sul suolo greco.
Decidiamo di dirigerci verso Nea Makri, località
da noi già conosciuta, ma purtroppo il tempo non
è bello e l'acqua del mare è fredda. Siamo
delusi e ci sistemiamo in un campeggio vicino ad una spiaggia
di sabbia fine. Decidiamo di trascorrervi la notte e decidere
domani cosa fare.
8
agosto
Questa mattina il cielo è molto grigio ed il tempo
non ci stimola ad andare sulla spiaggia. Decidiamo di recarci
a Delfi, che rivisitiamo con piacere. Fa di nuovo
caldo e sul posto troviamo parecchi turisti, in prevalenza
francesi.
Dopo la visita ripartiamo in direzione di Kalambaka
per rivisitare le Meteore e sostiamo per la notte
su un parcheggio tra il verde lungo la strada. C'è
un leggero venticello e la serata è piacevole. Dopo
una veloce cena ce ne andiamo a dormire.
9
agosto
Dopo un pranzo con la specialità del paese, la mussaká,
arriviamo all'inizio del pomeriggio alle Meteore:
il paesaggio non è cambiato dalla nostra ultima visita,
è sempre un posto eccezionale. Aspettiamo l'apertura
dei monasteri, non siamo i soli e ci sono con noi parecchi
altri camperisti.
All'interno regna un'atmosfera particolare, di calma e serenità.
Ma il nostro viaggio volge al termine, dobbiamo pensare
al ritorno e ci dirigiamo verso la frontiera yugoslava.
A circa 200km dalla frontiera troviamo un bel punto sosta
e ci fermiamo per la notte. Mentre ceniamo, un altro camper
arriva e si parcheggia vicino a noi.
Dopo cena facciamo una passeggiata nei paraggi, il tempo
è bello ed il cielo stellato. Liliane, camminando
a testa in alta per guardare le stelle, inciampa e cade.
Riesce a rialzarsi ma le caviglie cominciano a gonfiarsi
e subito cerchiamo di mettere rimedio all'accaduto con una
pomata e delle fasciature. Per il dolore tamponiamo con
due pastiglie di aspirina. Decidiamo di aspettare l'indomani
per prendere una decisione: ospedale greco o yugoslavo?
La notte Liliane dorme tranquilla, molto meno io che sono
preoccupato per la situazione.
10-11
agosto
Consiglio di famiglia: che fare?
Le caviglie di Liliane si sono un po' sgonfiate ed il dolore
è sopportabile. Decidiamo di cercare di arrivare
fino in Austria prima di fermarci in un ospedale.
Rimettiamo la pomata, cambiamo le fasciature e distendiamo
Liliane sul sedile posteriore del veicolo ordinandole di
non poggiare i piedi a terra per nessun motivo.
Partiamo..... sul contachilometri scorrono i chilometri
mentre attraversiamo la Yugoslavia, procediamo ... arriviamo
in Austria: tutto procede bene, Liliane è sempre
sul sedile dove mangia, dorme, legge, senza posare i piedi
sul pavimento. Decidiamo di proseguire il viaggio e attraversiamo
l'Austria, poi la Germania ed il 12 agosto mattina, attraversata
la frontiera franco-tedesca ci presentiamo all'ospedale
di Haguenau.
Dopo le radiografie il dottore ci dice che abbiamo fatto
bene a decidere di tentare di arrivare in Francia e procede
ad ingessare tutte e due le gambe. In effetti la fortuna
è stata di aver potuto viaggiare senza che Liliane
poggiasse i piedi a terra e ciò non sarebbe stato
possibile se non fossimo stati con un camper!
Direzione
Parigi e casa ma per risollevarci il morale ci concediamo
una sosta in un ristorante alsaziano dove tutti ci guardano
quando entro con Liliane ingessata sulle mie braccia.
Bilancio:
2 mesi e mezzo di immobilizzazione ma Liliane è stata
intelligente ed ha deciso di farci questa sorpresa alla
fine del viaggio..