SPAGNA ATLANTICA 2005: UN VIAGGIO NEL VENTO
Viaggio in Francia e Spagna
di Roberto Lumaca
3 Agosto - 23 Agosto 2005
Con la partecipazione di
Alessandra, Diana, Roberto e Blonde
Le Tappe:
Roma, Orvieto, Arezzo: 248 km
Arezzo, Firenze Nord, Viareggio, Genova, Savona, Cuneo, Bersezio:
517 km
Bersezio, Castigliole Saluzzo, Cuneo, Borgo San Dalmazzo,
Bersezio: 90 km
Bersezio, Colle della Maddalena, Larche, Barcellonette, Tallard,
Forcalquier: 191 km
Forcalquier, Apt, Roussillon, Cavaillon, St. Remy de Provence,
Tarascon, Arles, St. Gilles, Gallician: 176 km
Gallician, Lunel, Montpellier, Beziers, Narbonne, Villefrance
de Lauragais, Auterive, St. Gaudens: 365 km
St. Gaudens, Tarbes, Lourdes, Arudy, Laruns, Col du Pourtalet,
Jaca, Yesa, Monasterio de San Salvador de Leyre: 307 km
Monasterio de San Salvador de Leyre, Pamplona, Vitoria Gasteiz,
Bilbao, Santander, Villaviciosa, Riegoabajo: 561 km
Riegoabajo, Playa de San Pedro de La Ribera, Riegoabajo: 5
km
Riegoabajo, Ribadeo, Playa da Pampillosa, Viveiro, Ortigueira,
Campo del Hospital, Cedeira, San Andres de Teixido, Carino:
251 km
Carino, Cabo Ortegal, Espasante, Viveiro, Celeiro, Lago, Burela:
117 km
Burela, Foz, Ribadeo, Luarca, Cudillero: 132 km.
Cudillero, Playa de Aguilar, Playa de Andrin, Palya da Ballota,
Llanes: 183 km.
Llanes, Pendueles, Buelna, Playa de la Franca, Unquera, Panes,
Potes, Fuente De: 92 km.
Fuente De, Potes, Panes, Unquera, San Vicente de la Barquera,
Oyambre: 86 km.
Oyambre, Comillas, Cabezon de la Sal, Torrelavega, Santander,
Bilbao, Durango, Eibar, Deba, Zumaia: 261 km.
Zumaia, San Sebastian, St. Jean de Luz, Biarritz, Bayonne,
Peyrehorade: 138 km.
Peyrehorade, Orthez, Lacq, Artix, St. Martory, St. Lizier,
Montjoie, Foix, Mirepoix: 313 km.
Mirepoix, Fanjeaux, Bram, Narbonne, Montpellier, Mauguio,
Lunel, Aimargues, Arles, St. Remy de Provence, Cavaillon,
Isle sur la Sorgue, Fontaine de Vaucluse, Apt, St. Michel
l'Observatoire: 438 km.
St. Michel l'Observatoire, Tallard, Le Lauzet Ubaye, Barcellonette,
Larche, Colle della Maddalena, Bersezio: 207 km.
Bersezio: 0 km.
Riflessioni sullo svolgimento del viaggio
Prefazione
Non è la prima volta che torniamo in luoghi già
visitati, ma lo è certamente che lo facciamo per
due anni consecutivi. La causa di questo è il fatto
di non aver avuto tempo, per vari motivi, di preparare, così
come piace a noi, un progetto alternativo e nuovo. Abbiamo
così deciso di sfruttare le info utilizzate e direttamente
verificate lo scorso anno. Ovviamente contiamo di fare ora
quanto abbiamo dovuto rimandare allora. In particolare cercheremo
di superare i Pirenei attraverso il Col du Pourtalet, di visitare
i Picos d'Europa, i Monasteri di Covadonga e San Juan de la
Pena e, per finire, di scalare, col camper, il Mont Ventoux.
Mercoledi 3 agosto 2005
Nelle fasi direttamente precedenti la partenza ci siamo imposti
di non cadere nello stato d'animo di ansia da viaggio organizzato.
Partiamo pertanto con molto comodo a pomeriggio inoltrato,
sono le 17.50, quando il sole sta già calando e
la temperatura è meno alta. Per una volta tanto
abbiamo sbagliato la scelta dell'ora della partenza ed abbiamo
incontrato l'ora di punta di uscita dagli uffici. Incontriamo
un traffico sostenuto ma, comunque, scorrevole sul Grande
Raccordo Anulare fino all'uscita per l'autostrada per Firenze.
Sull'autostrada, invece, il traffico è scarso ed
il viaggio diviene di una regolarità che rasenta
la noia. Nonostante l'aria fresca e l'andatura sostenuta,
il caldo al posto di guida è notevole. Per la cena
ci fermiamo nell'area di sosta Riotorto, per un'ora e mezza,
poi ci rimettiamo in marcia. Viaggiamo ancora tranquilli ma
a tratti veniamo raggiunti dalla pioggia. Usciamo ad Arezzo
e per le 22.30 andiamo a sistemarci nel parcheggio del complesso
sportivo Palacaselle, in via Golgi, che già conosciamo
per averlo utilizzato in altre occasioni.
Sommario delle tappe.
Giovedi 4 agosto 2005
Dopo una notte assolutamente silenziosa e riposante, anche
se piovosa, svegliarci alle 7.45 non è stato un
grosso sacrificio. Stamattina sembra che il sole predomini
sulle nuvole, anche se il cielo non è completamente
libero. Partiamo, ancora con comodo, dopo due ore di colazioni,
riassetti e preparativi. Lungo il percorso per riprendere
l'autostrada, là dove l'avevamo lasciata, poco
più avanti di dove abbiamo dormito, scopriamo un
altro ottimo parcheggio, quello del Centro Affari, ancora
fra le abitazioni, illuminato, e con parco giochi per i bambini.
Buono per il futuro. In un'ora siamo a Firenze Nord, dove
lasciamo la A1 per immetterci sulla A11. La percorriamo quasi
tutta e la lasciamo solo al casello di Lucca, per la bretella
di collegamento con la A12, sulla quale ci immettiamo a Viareggio
che è quasi mezzogiorno. Un'altra mezz'ora di viaggio
e ci fermiamo all'area Brugnato Est per il pranzo. Oggi noiosissima
tappa di trasferimento, quasi completamente autostradale,
abbiamo incontrato un poco di traffico solo in prossimità
di Firenze, nessuna coda comunque. Durante il pranzo la temperatura
interna del camper raggiunge i 32 gradi, nonostante gli oblò
e tutte le finestre aperte, bagno compreso. Ripartiamo alle
14.50 e, in un'ora, siamo sulle montagne russe degli svincoli
di Genova. Ce la caviamo egregiamente, anche qui senza intoppi
o rallentamenti, tanto che in altri quaranta minuti arriviamo
a Savona. Ci riforniamo di gasolio e imbocchiamo con il pieno
la A6 per Torino. Qui il traffico è talmente scarso
che sembra che l'autostrada sia tutta per noi. Usciti a Mondovì,
seguendo accortamente la segnaletica, evitiamo i grossi centri
abitati, e la stessa Cuneo, per dirigerci direttamente verso
Borgo San Dalmazzo e la SS21 che risale la Valle Stura. Lungo
la salita attraverso il baracchino ascoltiamo il metodo escogitato
dai camionisti per evitare incontri troppo ravvicianti tra
bestioni in punti difficili del percorso. Ciascuno dichiara
il propria posizione e se si trova in discesa o salita al
colle. Ci inseriamo anche noi nel meccanismo, nonostante ciò
ci ritroviamo, in un paio di occasioni, a tu per tu con il
muso di qualcuno che scende senza avvisare. La salita è
tranquilla e regolare e ci permette di arrivare al parcheggio
sterrato degli impianti di risalita a Bersezio che sono le
19.40. Nel piazzale i camper sono numerosissimi, nonostante
la tariffa sia salita a 5.00 euro a notte. Ci sistemiamo e
ci organizziamo per la cena. Ma ecco la sorpresa. Il camper
presenta nuovamente un problema ai freni. Al primo colpo non
funzionano, inoltre la ruota anteriore destra è
ad una temperatura che non permette di toccarla, nonostante
il percorso in salita non necessiti di frenate frequenti.
Da un primo esame sembrerebbe che il freno anteriore destro
è surriscaldato, compreso cerchio e pneumatico,
come se il freno stesso fosse bloccato anche durante la marcia.
Lasciamo le cose come stanno, rimandando tutti gli interventi
all'indomani mattina. Il parcheggio è riportato
nei vari portolano come punto sosta, invece si tratta di una
vera e propria area attrezzata, con tanto di scarico e carico
acqua, bagni e lavabi per gli indumenti.
Sommario delle tappe.
Venerdi 5 agosto 2005
Oggi è il giorno per verificare se l'assicurazione
Touring Assistance funziona o meno. Come indicato sulla tesserina,
telefoniamo al numero verde di Europe Assistance alle 8.45
e la gentile operatrice ci fa riagganciare e ci ricontatta
immediatamente. Parliamo al telefono in tre, noi, l'operatrice
e il proprietario del mezzo di soccorso, il quale ci annuncia
che ci verrà a prendere in un'ora e mezza, visto
il posto in cui siamo immobilizzati. In effetti il carro arriva
alle 11.15 e in mezz'ora carica il camper e lo fissa per benino.
L'andatura nel primo tratto di discesa è quasi
pedonale, scendendo verso Cuneo incontriamo molti camper che
salgono verso il colle, mentre noi abbiamo gli occhi ormai
lampeggianti di giallo e arancio. Ci portano presso l'officina
Iveco Anghilante di Castigliole Saluzzo dove arriviamo alle
13.20. Giusto il tempo di scendere il mezzo che l'officina
riapre dopo la pausa pranzo. Esaminano immediatamente il mezzo,
evidenziano subito che il cuscinetto anteriore destro è
andato ed abbiamo corso il rischio di perdere la ruota durante
la marcia. Il funzionamento anomalo del cuscinetto e le oscillazioni
della ruota hanno fatto in modo che le pastiglie del freno
sfregassero continuamente il disco e lo surriscaldassero insieme
alla pinza, al cerchio e al pneumatico. In tre ore, ci cambiano
cuscinetto, mozzo, pinza e pastiglie su ambo i lati. Effettivamente
l'officina è molto efficiente ed attrezzata soprattutto
per mezzi grandi. A lavoro terminato, collaudato e pagato,
partiamo che sono le 17.40 destinazione ... Bersezio. In poco
meno di due ore, alle 19.30, siamo nuovamente al parcheggio
degli impianti di risalita per la soddisfazione, oltre che
nostra, anche di tutti i colleghi camperisti che la sera prima
si erano prodigati in utili consigli per risolvere il nostro
problema.
Sommario delle tappe.
Sabato 6 agosto 2005
Dato lo stress vissuto ieri, oggi ci siamo svegliati con comodo,
ben dopo le 8.00. Il cielo, inizialmente sereno, pian, piano
si vela di nubi alte che non minacciano pioggia ma contribuiscono
a tenere bassa la temperatura. Sulla statale notiamo un gran
via, vai di auto e moto. Partiamo alle 10.00 dopo aver effettuato
tutte le operazioni di camper service. In tre quarti d'ora
scavalchiamo il colle della Maddalena e scendiamo a Larche
dove facciamo il nostro, ormai rituale, rifornimento di acqua
fresca alla fontana della chiesa. Cambiata l'acqua italiana
con quella francese, ripartiamo che sono quasi le 11.00 e
viaggiamo su e giù per la D900 per un'ora e mezza
superando Barcellonette, oggi più caotica del solito
a causa del mercato. Poco prima di terminare la discesa di
fianco al lago di Serre Poncon, ci fermiamo in un'area di
riposo con vista sulla diga e sull'ultima propaggine del bacino
per il pranzo. Ripartiamo alle 14.00 cominciando a discendere
la valle della Durance. Poco prima di Remollon acquistiamo
un poco di frutta lungo la strada, la merce sembra buona,
i prezzi un poco meno. Arrivati a Tallard ci immettiamo sulla
A51 che percorriamo rapidamente in virtù del fatto
che il traffico e pressoché assente. Superiamo
Sisteron e, giunti in prossimità di Les Mees, ci
fermiamo nell'area di sosta dirimpettaia per goderci la vista
dei Rocher des Mees. Altrimenti detti Penitents des Mees,
queste sono formazioni rocciose che emergono dal suolo in
verticale per oltre cento metri proprio sopra l'abitato, che
traggono il nome di 'penitenti' a causa della loro forma e
posizione. Racconta la legenda, che essi siano dei monaci
della Lure pietrificati da San Donat per essersi innamorati
di giovani donne moresche durante le invasioni dei Saraceni
nella zona. Un banale disaccordo su una manovra di parcheggio
fa improvvismente salire l'adrenalina dell'equipaggio evidentemente
ancora sotto l'effetto dello stress sopportato ieri. La temperatura
della ruota destra sembra essere ancora più calda
di quella della ruota sinistra, ma i freni sembrano rispondere
bene, forse siamo noi che non riusciamo a scrollarci di dosso
il timore di rimanere, da un momento all'altro, appiedati.
Ripartiamo alle 15.50 ed in quaranta minuti, uscendo dall'autostrada
ad Oraison, raggiungiamo l'Intermarche alla periferia di Forcalquier
per prendere un poco di pane e un melone. Lungo la discesa
della val Durance, abbiamo incontrato un forte vento da sud,
che non ha, comunque, lenito il caldo torrido della giornata.
Usciti dall'autostrada ad Oraison, ci siamo immessi sulla
N100 avendo il vento di lato con forti e ripetute folate che
hanno richiesto una guida più attenta. Facciamo
rifornimento al distributore del supermercato e ripartiamo
poco dopo le 17.00. Neanche il tempo di innestare la seconda
che decidiamo di fermarci al campeggio locale, che infatti
raggiungiamo in un quarto d'ora. Ci ospitano più
che dignitosamente in un'ampia piazzola, accettano i cani,
hanno la piscina e l'internet point gratuito per i clienti.
Con la Camping Card International del Touring Club ci applicano
uno sconto del 10% sulle tariffe di alta stagione in vigore.
Doccia, bucato, cena, scarico foto sul computer e film di
Totò in dvd per concludere la serata.
Sommario delle tappe.
Domenica 7 agosto 2005
Sveglia alle 7.30, notte tranquilla. Il cielo è
velato e il vento persiste. Lasciamo il camping alle 9.45
e dirigiamo veso Apt. Incrociamo più volte il tracciato
dell'antica via Domizia. Questa porta il nome del console
romano Gneo Domizio, che ne ordinò la costruzione
nel 120 AC, in occasione della conquista del Midi da parte
delle legioni romane. Lo scopo era quello di collegare le
province italiane e quelle spagnole scavalcando le Alpi al
Monginevro, scendere a Briancon, discendere le valli della
Durance e del Calavon, attraversando Sisteron e Apt, sfociare
nel delta della Rhone a Cavaillon, attraversare il Roussillon
e Linguadoca toccando Nimes, Beziers e Narbone e scavalcare
i Pirenei al Col de Panissars presso Le Perthus. Si tratta
quasi del tracciato del nostro viaggio. La lavanda purtroppo
è già stata tagliata e i vasti campi
mostrano ormai solo coltivazioni di grano e allevamenti di
cavalli. Poco prima di arrivare ad Apt, notiamo l'indicazione
turistica di un punto panoramico presso Signon e, ingenuamente,
la seguiamo. Dopo pochi chilometri di strada stretta e tortuosa,
arriviamo alla periferia del villaggio, praticamente inaccessibile
a mezzi ingombranti come il nostro, infatti è interdetto
ai camper e alle roulotte. Tornati sulla statale, superiamo
Apt, poi la lasciamo nuovamente in direzione di Roussillon.
Alle 11.40 siamo al parcheggio St. Joseph, a pagamento, ordinato,
alberato e quasi deserto. Ci organizziamo con scarpe da trek,
borracce e macchine fotografiche e ci avviamo per la visita.
Raggiunto rapidamente il centro abitato, seguiamo l'indicazione
per il sentiero dell'Ocra. Dopo aver consumato un frugale,
ma soddisfacente, pasto a base di baguette, molto, infarcite,
paghiamo l'ingresso e lo percorriamo tutto, colorandoci abbondantemente
dalle scarpe ai capelli. Ad accentuare l'effetto è
il vento che solleva nuvole di terra rossa fin oltre la cima
degli alberi. Il percorso è gradevole e soddisfacente,
particolarmente apprezzato dai bambini, che al termine della
visista sembrano tanti piccoli pellerossa. Tornando al camper,
passiamo al limitrofo parcheggio dei bus nel quale, fuori
del blocco servizi, è posizionato un rubineto tramite
il quale riusciamo parzialmente a ripulirci. Blonde ormai
somiglia tanto a Milva la rossa che le cambiamo nome e la
chiamiamo La Rouge. I panini consumati prima dell'accesso
al sentiero ci sono costati 11.40 euro mentre, all'uscita,
tre gelati confezionati ci costano 7.50 euro, ogni commento
è superfluo. Questo parcheggio è proprio
strano, esiste una tariffa notturna, dalle 20.00 alle 8.00,
di 5.00 euro, però ai Camping Car è
consentita una sosta massima di sole quattro ore. Paghiamo
la nostra sosta e ripartiamo che sono le 15.40, dirigendo
nuovamente verso la N100. Ritrovata la statale la percorriamo
in direzione di Avignon per lasciarla diretti a Cavaillon.
Seguiamo la direttrice St. Remy de Provence, Tarascon e Arles.
Superata la Rhone prendiamo la N572 verso St. Gilles. Qui
giunti troviamo presso il porto turistico, lungo il Canal
du Rhone a Sete, una colonnia Flot Bleu per il carico e lo
scarico. Non abbiamo necessità di servizi per cui
continiamo verso Vauvert. Nonostante la giornata festiva viaggiamo
senza rallentamenti di sorta. All'incrocio con le indicazioni
per Gallician troviamo il campeggio Des Mourgues nel quale
ci rifuggiamo che sono le 18.00. Esso è gestito
da una famiglia inglese che, saggiamente, ha deciso che il
clima della Camargue è migliore di quello inglese.
La mezza ora guadagnata entrando prima in campeggio, la perdiamo
pulendo il vano motore del camper completamente imbrattato
di olio per il fatto che Roberto, effettuato stamattina il
rabbocco, si è dimenticato di rimettere il tappo.
Fortuna ha voluto che ci fermassimo in tempo, prima di rompere
tutto, e che il tappo, anziché cadere per terra
durante il viaggio, si sia incastrato tra la batteria e il
cofano. Chiudiamo la giornata, iniziata con il vento, con
una cena soprattutto a base di vento, comunque gradita da
tutti noi.
Sommario delle tappe.
Lunedi 8 agosto 2005
Sveglia alle 7.00, notte ovviamente tranquilla. Il vento è
ancora presente e, con la sua intensità, ha contribuito
ad asciugare il bucato e mantiene fresca la temperatura nonostante
il cielo sereno. Partiamo alle 9.40 superando Vauvert e Aimargues.
Giunti a Lunel, ci fermiamo presso l'immenso centro commerciale
per la spesa quotidiana. Ci rimettiamo in marcia alle 11.45
per prendere l'autostrada alla periferia di Montpellier. A
Narbonne lasciamo la A9 per immetterci sulla A61 in direzione
di Toulouse. Alle 13.45 arriviamo presso l'area belvedere
sulla Cité di Carcassonne e decidiamo di consumare
il pranzo con vista romantica. Il progetto naufraga miseramente
in conseguenza del fatto che l'area è oltremodo
intasata di auto e tir, nonostante il traffico dopo Narbonne
sia notevolmente calato d'intensità. Ripartiamo
alle 15.35 con una temperatura 'Horse Categorie' direbbero
al Tour. Usciamo a Villefrance de Lauragais e seguendo la
D622 per le 16.45 siamo al camper service di Auterive, dove
facciamo rifornimento di acqua. Ci spostiamo nel rinnovato
parcheggio dedicato alla sosta notturna dei camper, per consumare
tranquillamente un gelato. Ora il parcheggio è
collegato a La Belvedere, balcone fiorito sull'Ariege, da
un grazioso ponte di legno. Complimenti al Sindaco di Auterive
per l'accoglienza che riserva ai camperisti. Ripartiamo alle
17.45 per raggiungere e riprendere l'autostrada a Capens e
seguirla in direzione di St. Gaudens. Viaggiamo regolare per
poco più di un'ora e, alle 19.00, arriviamo al
camping municipale Belvedere des Pyrenees. La luce radente
del sole al tramonto, ci regala sfumature da quadro dei contrafforti
dei Pirenei fino al Pic du Midi de Bigorre. Ceniamo sul prato
della piazzola che abbiamo occupato, in questo campeggio dalle
sembianze nordiche. Poche presenze, piazzole enormi, con fondo
erboso e separte da siepi, servizi ampi e puliti, allaccio
elettrico, tutto per 14.00 euro, meno che all'area di sosta
di Schaffahausen.
Sommario delle tappe.
Martedi 9 agosto 2005
Ci svegliamo alle 7.30, dopo una notte di una tranquillità
unica. Il sole che sorge solleva pian, piano le nebbioline
dalle boscose valli pirenaiche scoprendo ancora una volta
un panorama da cartolina. Lasciamo il campeggio alle 9.50
e decidiamo di seguire la statale verso Montrejeau, dove prevediamo
di risalire sull'autostrata. Visto lo scarso traffico incontrato,
cambiamo scelta e proseguiamo sulla N117 verso Tarbes. In
prossimità di Tournay troviamo degli imponenti
lavori in corso, che obbligano tutto il traffico ad una deviazione
sulle dipartimentali. Ci fanno arrivare e poi percorrere un
tratto della D21 in modo tale che, poco dopo le 11.00, possiamo
fermarci all'area di pic nic della Barrage du Lac de l'Arret,
circa 15 km ad est di Tarbes. Ottimo posto anche per il pernottamento,
pur se isolato e non illuminato, comunque in piano e asfaltato.
Mentre i falchi volteggiano sulle nostre teste, nel cielo
sereno, noi ammiriamo le verdi acque del lago in cui si staglia
l'inconfondibile sagoma del Pic du Midi e l'intera skyline
dei Pirenei. Stiamo fermi quasi un'ora, poi ci rimettiamo
in marcia. Pochi chilometri di D21 e a Laslades ci fanno girare
sulla D5, per rientrare sulla statale. A Lespouey notiamo
un'incantevole punto sosta nella locale area pic nic, buono
per pernottare. Dopo un paio di chilometri siamo di nuovo
sulla N117 diretti a Tarbes. Alle 13.25 ci fermiamo in una,
tutto sommato, gradevole area di riposo lungo la D35, che
stiamo percorrendo da Lestelle Betharran verso Arudy. Questa
è l'unica opportunità di sosta che abbiamo
incontrato dalla zona della Grotta di Betharran in poi. Il
superamento di Tarbes e Lourdes è stato problematico
a causa del traffico e delle rotatorie, incontrate in quantità
industriale. Abbiamo lambito la Basilica della Grotta ed abbiamo
proseguito verso Pau fino a Lestelle dove abbiamo seguito
le indicazioni per Laruns. Ora siamo quasi al colle di accesso
alla valle della Gave de Ossau che risaliremo fino al Col
du Pourtalet. Pranziamo all'ombra di altissime querce e al
fresco. Ripartiamo alle 15.10 e, raggiunta Laruns, iniziamo
la salita al colle. I primi chilometri sono stretti e tortuosi,
e bisogna procedere con cautela per evitare pericoli, specie
in caso di incrocio con altri mezzi di grandi dimensioni.
Superiamo Eaux Chaude, dove notiamo il camper service, e,
più a monte, Gabas passando di fianco all'area
attrezzata. Raggiungiamo il lago di Fabreges, le cui sponde
sono praticamente invase da camper e auto. Dopo il lago troviamo
uno di quegli ambienti naturali, bellissimi, che riescono
a riappacificare l'uomo con la natura. Vallate verdi e assolate,
ovviamente prese d'assalto da gitanti, famiglie ed escursionisti.
Al colle, dove arriviamo alle 16.30, è un'apoteosi
di camper, tanto che non riusciamo a trovare spazio sufficiente,
neanche per una breve sosta. Appena scollinato, ed entrati
in Spagna, i venti da nord vengono impediti dai monti e la
temperatura sale immediatamente. Nella zona dell'Alto de Gallego
ci fermiamo, a bordo strada, ad ammirare le evoluzioni di
decine di avvoltoi intenti a disturbare le mandrie di bestiame
ferme sui prati a ruminare. La discesa verso Jaca, interessata
da ingenti lavori di adeguamento della sede stradale, è
comoda e veloce, con repentini cambi di pendenza, che richiedono
una certa parsimonia nell'uso dei freni. La N240, che prendiamo
in prossimità di Sabinabigo per Jaca e Yesa, è
comoda, veloce, poco trafficata e poco dotata di stazioni
di servizio. Costeggiamo per lungo tratto l'Embalse de Yesa,
ridotto piuttosto male dalla siccità stagionale,
senza incontrare alcun posto adatto alla sosta. Appena superato
l'abitato di Yesa, seguiamo le indicazioni per il Monasterio
de Leyre, che raggiungiamo alle 19.00, al termine di una impervia
salita di quattro chilometri. Atteso lo sgombero delle auto
dei pellegrini, ci sistemiamo, defilati, in fondo al parcheggio
più alto, praticamente in faccia al monastero.
Siamo stracotti, ma veramente soddisfatti, la fatica è
stata ripagata da una splendida giornata di intense sensazioni.
Tutte le fonti esterne al complesso monastico sono in secca.
Dopo cena, nella serata buia, nonostante la presenza di un
primo spicchio di luna crescente, riusciamo chiaramente ad
individuare, con il binocolo, l'ammasso globulare nella costellazione
di Ercole, praticamente sulle nostre teste.
Sommario delle tappe.
Mercoledi 10 agosto 2005
Sveglia nel più puro e classico stile monasteriale,
campane a stormo alle 7.00 in punto. Il cielo coperto e il
vento della vallata mantengono la temperatura frizzante. Abbiamo
dormito in una pace veramente religiosa, posto magnifico.
Stamattina gli avvoltoi, che ieri volteggiavano sui bordi
della falesia, non ci sono. Alle 9.10, quando cominciano ad
arrivare i primi pellegrini, noi partiamo. Scendiamo rapidamente
a valle e riprendiamo la N240 verso Pamplona. Arriviamo alla
periferia della città in meno di un'ora e ci teniamo
abbastanza facilmente sulla circonvallazione autostradale
riuscendo ad aggirarla senza attraversarla, come ci capitò
lo scorso anno. Dall'altra parte del centro abitato, riprendiamo
la N240 che seguiamo fino a Irutzun, dove saliamo sulla superstrada
NI in direzione di Vitoria Gasteiz. Ancora poco più
di un'ora di viaggio regolare e, tutto sommato, monotono e
siamo alla periferia della città. Lasciamo la superstrada
scendendo di nuovo sulla N240, questa volta in direzione di
Bilbao. Ora il viaggio è più interessante,
in conseguenza del fatto che la strada è molto
più articolata e, oltre ad essere maggiormente
panoramica, richiede più attenzione. Specie in
prossimità del Puerto de Barazar si superano pendenze
rilevanti in un tragitto, allo stesso tempo, panoramico e
tortuoso. Comunque procediamo senza rallentamenti imprevisti
giungendo alla periferia di Bilbao alle 12.15. Superiamo la
città, e tutto il suo interland chimico industriale,
seguendo senza indugi le indicazioni per la A8, che da qui
è gratuita, e Santander. Alle 13.00 ci fermiamo
per il pranzo nel polveroso e sconnesso parcheggio sottostante
il ristorante Saltacaballo, subito dopo l'uscita di Onton,
che ha l'unico vantaggio di un invidiabile panorama che va
dall'uscita del porto di Bilbao fin oltre Castro Urdiales.
La giornata è decisamente brutta, cielo coperto
e vento freddo e intenso, ma qui siamo, finalmente, sull'Atlantico
e le condizioni meteo cambiano rapidamente. Niente di più
falso. Durante il pranzo ci raggiunge anche la pioggia. Roberto
fa una proposta, oscena, all'equipaggio. Sfruttare la pessima
giornata, inutilizzabile fermi a bordo spiaggia, per macinare
più chilometri possibili e tentare di raggiungere
Cabo Vidio, anche sperando di passare sotto la perturbazione
e trovare tempo migliore ad ovest. A proposta approvata, con
qualche mugugno, ripartiamo alle 14.30 per accorgerci che
non è possibile risalire sull'autostrada dallo
stesso svincolo da cui siamo usciti. Seguiamo allora la strada
costiera per qualche chilometro e la riprendiamo prima dell'abitato
di Castro Urdiales. In tre quarti d'ora raggiungiamo l'area
di sosta Jesus del Monte, a circa 25 km da Santader, dove
scarichiamo e facciamo rifornimento di acqua. Dopo mezz'ora
di operazioni, ci rimettiamo in marcia risalendo sull'autostrada
che seguiamo fedelmente, sempre sotto un cielo plumbeo, aggirando
Santander e dirigento decisamente verso ovest. Il viaggio
è regolare e monotono, l'autostrada viaggia lontano
dalla costa e, quando ci si avvicina, lo fa su arditi viadotti
che consentono di superare le numerose foci di fiumi incontrate.
In una di queste occasioni, dopo l'uscita 313 per Naves, tra
Llanes e Ribadesella, scorgiamo una splendida spiaggia con
diversi surf all'opera. Ci appuntiamo le coordinate per poterle
sfruttare sulla via di ritorno. Superiamo anche l'uscita di
Coluga, ove troviamo le indicazioni per il Museo Giurassico,
istituito per conservare ed esporre i ritrovementi di fossili
avvenuti giusto in occasione della costruzione dell'autostrada.
Alle 18.15 ci fermiamo nell'affollato, sconnesso e aquitrinoso,
a causa della pioggia, parcheggio del centro di Villaviciosa
per fare un poco di spesa e poter giungere a Cabo Vidio completamente
autonomi. Ripartiamo dopo quasi un'ora, ne impieghiamo ancora
una e mezza per aggirare Gijon e Aviles e raggiugnere Riegoabajo,
per sistemarci nella prima piazzola del percorso che la congiunge
con il faro. Con questa giornata, interamente dedicata al
trasferimento, pensiamo, e speriamo, di aver annullato tutti
i ritardi accumulati a causa dei vari inconvenienti occorsici.
La piazzola alla periferia di Riegoabajo, verso Cabo Vidio,
sembra un mini camping. Siamo in sei, tutti italiani, mentre
l'anno scorso eravamo soli. Quest'anno non c'è
vento, ma il tempo è impietoso negandoci la visione
del tramonto.
Sommario delle tappe.
Giovedi 11 agosto 2005
Sveglia alle 7.30, più per abitudine che per altri
motivi. La notte è trascorsa assolutamente tranquilla.
I camper nel parcheggio sono diventati otto, tutti italiani.
La giornata si presenta sorprendentemente bella. Cielo sereno,
mare calmo e terreno in perfette condizioni, direbbe Nicolò
Carosio, speriamo bene. Ci spostiamo alle 9.40 e, in venti
minuti, passando per Soto de Luina, arriviamo alla Playa de
San Pedro de la Ribera. Ci diamo tutti una bella rosolata
al sole. L'acqua è fredda, ma la giornata è
realmente invitante. Pranziamo sul prato, vicino al camper,
ma lo si può fare anche ad uno dei numerosi tavoli
per pic nic di cui è dotato il prato retrostante
la spiaggia. Dopo pranzo il solito camperista, spagnolo menefreghista,
accende il suo generatore per mettere in funzione il condizionatore
e impedisce a tutti di riposare. Persino le auto si muovono
con accortezza, nel parcheggio, per non disturbare, ma il
nostro esemplare indigeno, incurante del prossimo, si gode
la sua aria fresca all'interno del mezzo. Pomeriggio dedicato
al bodyboard. Le onde, dilatate dalla marea montante, sono
proprizie. Alessandra e Diana si dilettano, per un'ora e mezza,
a volare sull'acqua, rischiando il congelamento. Scopriamo
che, presso il posto di ristoro, sono a disposizione dei locali
con docce, gratuite, in cui è possibile usare il
sapone. Pur avendo la netta sensazione, ed evidenti indizi
lo testimoniano, che in questo parcheggio si possa pernottare,
alle 19.00 ci spostiamo a quello antistante il campeggio e
riempiamo le bottiglie alla fontanella con acqua fresca. A
Soto de Luina facciamo spesa la supermercato e, prima delle
20.00, saliamo al capo per l'ennesima notte con vista sull'oceano.
Cambiamo leggermente di posto e panorama, ma il tempo si guasta
e, ancora un volta, dobbiamo rinunciare al tramonto.
Sommario delle tappe.
Venerdi 12 agosto 2005
Consueta sveglia da esaurimento del sonno, nel più
assoluto silenzio. Il tempo è inclemente, assenza
di vento e cielo completamente coperto, tutto il contrario
di ieri. Stamane i camper al parcheggio sono tre, oltre a
noi che siamo un poco defilati. Dato il persistere del tempo
grigio, optiamo per un ennesimo cambio di programma e, alle
10.00, ci muoviamo puntando direttamente su Cabo Ortegal,
giro di boa del nostro viaggio. Lungo la N634, uscita per
Luarca e Barcia, notiamo una bella baia con parcheggio camper,
nei pressi della foce del Rio Negro. Dopo un'ora e mezza di
viaggio, ci fermiamo nell'area di sosta della sponda asturiana
della foce del Rio Eo, siamo a Ribadeo, confine con la Galizia.
Stiamo fermi tre quarti d'ora, per permettere a Diana di svegliarsi
completamente. Il tempo pian, piano si va rimettendo e noi,
ripreso il nostro cammino, dopo un'altra mezz'ora, ci fermiamo
nel parcheggio della Playa da Pampillosa appena passata Foz.
Prendiamo un'altra buona dose di sole, facciamo il bagno e
pranziamo. Qui ci sono tutti i servizi, grill, tavoli, docce,
bagni e soccorso. Torniamo al camper per il pranzo ad un'orario
prettamente ispano, sono le 15.00, quando la marea sta rimontando.
Partiamo alle 16.50, in quanto il tempo si è imbronciato
di nuovo. Alle 18.25 ci fermiamo, appena passato il centro
abitato di Ortigueira, sotto la grande pianta, per rifornirci
di acqua da bere alla fontana, fare rifornimento e una piccola
spesa al supermercato. Proseguiamo in direzione A Coruna fino
a Campo del Hospital, dove giriamo sulla C595 verso Cedeira.
Per le 19.35 arriviamo, poco prima del santuario di San Andres
de Teixido, in un punto panoramico della stretta e tortuosa
strada che abbiamo seguito a partire da Cedeira. Spira un
vento tesissimo e freddo. Questa è una di quelle
occasioni in cui la fatica alla guida è ben spesa.
Vediamo panorami sconfinati e tersi, anche a causa del vento.
Fortuna vuole che una mucca chiami il suo vitellino per la
cena, proprio di fronte al muso del camper. Teniamo Blonde
a stento. Facciamo due o tre soste per scattare foto in controluce.
Dal livello del mare di Cedeira, finiamo tra la fitta nebbia
delle basse nuvole, passando sotto i piloni della centrale
eolica poi, con una visibilità di pochi metri,
percorrendo discese al 17%, riscendiamo a valle a Carino.
Alle 20.45 arriviamo al parcheggio del Polo Deportivo, ma
essendo gli impianti utilizzati per le attività
sportive, decidiamo di effettuare una perlustrazione più
approfondita prima di decidere il luogo dove dormire. Giriamo
in sù e giù per il piccolo centro abitato
alla ricerca di un posto adatto per la sosta notturna, poi
pensiamo bene che a pancia piena si decide meglio e ci rechiamo
in un bar ristorante per cenare. Ci servono 8 sarde cotte
alla brace, insalata, patate lesse, due birre, due coca, pane
e acqua per ... 19.00 euro totali. Alle 23.30 ci spostiamo
per la notte lungo il Paseo Maritimo della Palya de la Concha,
di fianco ai giardini e buonanotte.
Sommario delle tappe.
Sabato 13 agosto 2005
Il carillon della parrocchiale di Carino inizia il suo repertorio
alle 8.00 e prosegue, con brevi intervalli, per mezz'ora.
La notte è passata più o meno tranquilla,
essendo lungo la diretrice del porto, fino a tarda ora ci
sono state persone a passeggio lungo il Paseo, sotto le palme,
poi hanno iniziato i trasporti tra i pescherecci al rientro
e i vari ristoranti della zona. Nessuno ci ha disturbato,
ma i rumori sono stati intermittenti. Stamattina il cielo
è, ancora una volta, coperto di nuvole. Un suonatore
di cornamusa, emulo di Evia, e alcuni bambini con i tamburini
si esercitano nei giardini, di fronte alla spiaggia, allietandoci
la mattinata. Partiamo alle 11.30 pensando di prendere la
via del ritorno poi, improvvisamente, alla periferia di Carino,
invertiamo la marcia e dirigiamo a Cabo Ortegal. Sono una
decina di chilometri di strada meno impervia di quella fatta
ieri sera, comunque la prudenza non è mai troppa
ed impieghiamo mezz'ora per percorrerla. Il faro e un piccolo
piazzale di manovra, grande giusto per contenere qualche autovettura,
ci attendono alla fine della ripida discena con cui termina
la strada a Punta de los Aguillos. Vento tesissimo e vista
nitida che spazia da Punta de la Estaca de Bares ad est, fino
a Punta de Limo ad ovest. Il vento è così
forte che i gabbiani restano praticamente immobili in volo.
Alle 12.15 diamo il via al viaggio di ritorno. Riattraversiamo
il centro di Carino e seguiamo la costa del fiordo fino a
Mera, dove riprendiamo la direzione di Ortigueira. Riattraversiamo
anche questa cittadina e, dopo una decina di chilometri, deviamo
seguendo le indicazioni per Porto de Espasante. Alle 13.00
arriviamo in prossimità del centro abitato e ci
fermiamo defilati per una perlustrazione pedestre, in quanto
vediamo auto parcheggiate lungo strada all'italiana e temiamo
di restare imbottigliati. Constatiamo la presenza di due belle
spiagge ma, purtroppo, gli spazi di manovra sono piuttosto
stretti e, con mezzi grandi, è necessaria tanta
attenzione. Perlustriamo, calcoliamo, riflettiamo fino a che,
dopo quaranta minuti, prendiamo coraggio e seguiamo un furgone
diretto al porto. Se ci passa lui ... Troviamo due grossi
e comodi parcheggi e una bella e lunga spiaggia a portata
di mano. Facciamo due escursioni sui moli del porto, una prima
e una dopo pranzo, riuscendo ad individuare chiaramente sia
il faro che i faraglioni di Cabo Ortegal. In seguito, Diana
e Alessandra attraversano a piedi la Playa de la Concha, mentre
Roberto e Blonde, con il camper, si portano nella zona pic
nic, all'ingresso dell'abitato, dall'altro lato della baia.
Questa spiaggia ha acquisisto nel 2005 la bandiera blu (http://www.bluflag.org).
Alle 16.00 la marea comincia a risalire e al porto arrivano
i pescatori che preparano le imbarcazioni per la pesca della
notte. Partiamo alle 17.00 ritornando sulla C642 in direzione
di Viveiro. Attraversiamo la cittadina sempre molto vivace
e, oggi, particolarmente trafficata e intasata. Superato anche
Celeiro lasciamo la statale per avventurarci a seguire la
costa. Alle 18.30 arriviamo all'immenso e sabbioso parcheggio
della Playa de Area, con blocco servizi esemplare e pulito,
ma mancano le docce sulla spiaggia. Proseguiamo sempre seguendo
la costa su strade sempre strette ma scarsamente trafficate.
Andiamo sù e giù per le colline tra
boschi, coltivazioni e fattorie. A volte perdiamo anche di
vista il mare, troviamo un altro paio di spiagge , entrambe
protette in cui è vietato pernottare. Dopo tanto
belvedere, arriviamo alla Playa de Lago, magnificamente distesa
di fronte ad una raffineria al cui molo è ormeggiata
una petroliera. Fuggiamo inorriditi. Alle 20.10 arriviamo
nell'immenso e deserto parcheggio del porto di Burela, che
raggiungiamo dopo aver percorso ancora costa, ed aver scartato
i parcheggi delle varie playe, a causa dell'affollamento di
autovetture o della pendenza. Senza porre tempo in mezzo,
andiamo a cena alla Mason del Porto. Prendiamo due piatti
di cozze, che picano, una grigliata di pesce per due persone,
con cui mangiamo in tre e ci scappa anche il tonno per Blonde,
dolce, pane e bevande per 47.00 euro.
Sommario delle tappe.
Domenica 14 agosto 2005
Che il parcheggio di un porto, come è questo,
fosse così tranquillo, non ci speravamo proprio. Ci
siamo piazzati defilati, per timore delle scorribande motoristiche
giovanili, del sabato sera, data la vastità del parcheggio.
Abbiamo dormito nel più assoluto silenzio e, al risveglio,
ascoltiamo i gabbiani cinguettare tra loro, tutti posati al
centro del parcheggio a riposare. Stamane è sereno
e grandi pescherecci d'altura in metallo, si dividono gli
ormeggi con più piccole e varipinte barche in legno
di pescatori locali. Partiamo alle 9.40 risalendo sulla N642
diretti verso est. Viaggiamo per quaranta minuti poi la lasciamo
diretti verso il centro abitato di Foz. Non ci arriviamo in
quanto, alla sua periferia ovest, incontriamo la Playa de
Peizas. Bella, di sabbia bianca, con un comodo parcheggio
erboso, area pic nic, tavoli, docce, fontana con rubinetto
a vite, vista stupenda, ma mare pieno di alghe. Torniamo al
camper per il pranzo alle 12.45 e siamo costretti ad aprire
tutto per il raffreddamento. Nonostante sia domenica, il tempo
sia buono e questa sia praticamente l'ora di punta, nel parcheggio
ci sono ancora disponibili numerosi posti. Alle 16.20 decidiamo
di rimetterci in cammino, così torniamo sulla N642
giusto in tempo per confluire sulla N638 che ci cinduce fino
a Ribadeo, dove lasciamo la Galizia e rientriamo nelle Asturie.
Proseguiamo ancora verso est, ma sempre sulla statale. Arrivati
in prossimità di Luarca, ci ricordiamo della spiaggia
notata all'andata e ci avventuriamo per la via costiera in
direzione di Barcia. Effettivamente troviamo la Playa de Bozo,
ma essa è difficile da raggiungere, posta come è
al termine di una discesa sterrata il cui accesso è,
per noi, impossibile. Arriviamo comunque al parcheggio dove
avevamo visto i camper, è asfaltato ampio e ordinato,
ma è lontanto dalla spiaggia, che può essere
raggiunta solo attraverso un lungo camminamento lungo la foce
del fiume nel bosco. Risaliamo sulla statale e viaggiamo per
un poco senza sussulti di sorta. Usciamo a Cudillero e percorriamo
la ripida discesa che ci porta fino al parcheggio del porto
pesquero. Troviamo posto solo perché, essendo le
18.40, sono più quelli che se ne vanno che quelli che
arrivano. Andiamo nel caratteristico, e molto turisticizzato,
villaggio di pescatori, oggi quasi tutti ristoratori, tutto
raccolto in fondo alla vallata. Facciamo una perlustrazione
abbastanza accurata e decidiamo di cenare presso il ristorante
La Taberna del Puerto, dove assistiamo alla pratica del servizio
della sidra, succo di mela fermentato e alcolico, che il cliente,
o all'occorrenza il cameriere, fanno precipitare dalla bottiglia,
posta sopra la propria testa, nell'apposito bicchiere posto
all'altezza del ginocchio. La pratica serve a rompere il gusto
accumulato dalla bevanda nella bottiglia durante la conservazione.
Torniamo al camper, fra l'altro fatto prigioniero dalle auto,
che sono ormai le 23.30. Alla vigilessa, presente al parcheggio,
chiediamo se possiamo rimanere a pernottare e ci assicura
che non ci sono divieti di sorta e che siamo i benvenuti,
come a Portofino. Ovviamente i rumori sono a carico dell'utente.
Sommario delle tappe.
Lunedi 15 agosto 2005
Dire di aver dormito al porto di Cudillero è un
eufemismo. Alle 24.00 è partita la disco dance,
della discoteca Chico, sparata a tutti decibel, in modo che
la potessero sentire anche in Irlanda. Lo spettacolo è
durato fino alle 6.00 del mattino, quando si sono accesi i
motori dei pescherecci pronti a salpare. Il cielo è
coperto e la temperatura è fresca. Partiamo alle
9.50. Risaliamo la ripida strada fatta ieri e torniamo a prendere
la N632 in direzione Aviles e Gijon. Percorriamo meno di dieci
chilometri che, in comune di Muros de Nalon, la lasciamo nuovamente.
Alle 10.25 arriviamo alla Playa de Aguilar seguendo l'uscita
di El Pito dalla statale. La spiaggia è molto bella,
fra le più scenografiche tra quelle viste fin'ora.
E' molto lunga, con i faraglioni in mare e una stupenda vista
fino a Cabo de Penas. Difficile il parcheggio sul lungomare
e sul lato ovest. Il tempo persiste ad essere imbronciato
e perturbato, ciò non distoglie comunque i surfisti
dal godersi le magnifiche onde che si generano. Il lato est
della spiaggia, quello più ampio, è
anche attrezzato. Vi troviamo un ampio parcheggio a pagamento,
con possibilità di pernottamento, tavoli, area
di pic nic, docce e servizi. Peccato sia in pendenza. Il tempo
resta sull'incerto e la temperatura piuttosto fredda, quindi
non scendiamo in spiaggia. Pranziamo nel parcheggio e riusciamo
a non restare prigionieri delle vetture, anche grazie alla
giornata poco propizia per le scampagnate. Ripartiamo alle
14.20, proprio quando il sole sembra prendere il sopravvento.
Risaliamo sulla N632, che poi diviene A8, e viaggiamo per
quasi due ore e mezza in direzione est. All'uscita per Llanes,
abbandoniamo l'autostrada e dirigiamo verso il mare. Attraverso
una strada stretta, tortuosa e per lungo tratto priva di segnaletica,
alle 16.50 arriviamo al belvedere che sovrasta le due splendide
baie gemele che, al loro interno, custodiscono la Playa da
Ballota e la Playa de Andrin. Sono queste due veri gioielli
ancor più brillanti se viste, contemporaneamente,
dal belvedere. Infatti da questa altura si gode una vista
a volo d'uccello delle due spiagge e si nota distintamente
il contrasto tra il verde cupo della vegetazione sulla terra
ferma, il verde smeraldo delle limpide e spumeggianti acque
del mare e il rosso, quasi vivo, della sabbia della battigia.
Entrambe le spiagge hanno un accesso difficile, ma non impossibile.
Alla Ballota si scende per una strada sterrata, di circa un
chilometro, al termine della quale si trova uno slargo dove
parcheggiare, un chiosco bar e il blocco della sorveglianza.
Noi scegliamo di scendere verso Andrin, che troviamo in festa,
superiamo il centro abitato e parcheggiamo a bordo di un grande
prato, poco oltre il cimitero. Più avanti ci sarebbe
un tratto di strada, tipo single road di scozzese memoria,
fino a raggiungere l'accesso alla spiaggia. Andiamo a piedi,
percorrendo un sentiero in forte pendenza, accorciando sensibilmente
il tragitto. Purtroppo il tempo è ancora inclemente,
ma le varie sfumature smeraldo del mare, risplendono ugualmente.
Alessandra e Diana passeggiano sul bagnasciuga per più
di un'ora, esplorano le due estremità della spiaggia
e scattano foto nelle grotte ove si infrangono rumorose le
onde, ovviamente sfruttate anche dai surf. Risaliti tutti
a monte, riprendiamo il viaggio alle 18.50 raggiungendo di
nuovo la N632 e tornando indietro per qualche chilometro per
raggiungere Llanes, ove abbiamo la segnalazione di un'area
di sosta per camper. La troviamo in festa, come tutti i centri
abitati, anche piccoli, che abbiamo incontrato oggi. Cerchiamo
inutilmente l'area attrezzata, presumibilmente trasformata
in campeggio. Arriviamo così alla Palya de Torò,
bella, di sabbia bianca, completamente attrezzata. Peccato
che il parcheggio sia destinato alle sole autovetture. Riflettiamo
un poco se rischiare o meno la sosta notturna, poi decidiamo
di ripartire. Rientriamo nel centro abitato, sempre più
intasato, cercando posto presso tutte le segnalazioni di parcheggio
che troviamo. Finiamo per imbottigliarci in una strada, per
noi senza uscita. Facciamo una faticosa retromarcia e dirigiamo
verso la Playa El Sablon, dove troviamo il parcheggio espressamente
vietato ai camper. Dirigendo verso Celorio, arriviamo al parcheggio
sterrato e squallido, dei bus, ma lo troviamo invaso di tir.
Alle 20.45 ci fermiamo in uno spoglio spiazzo erboso, che
troviamo prima di entrare per l'ennesima volta in paese, provenendo
dalla statale. Siamo tutti molto stressati e stanchi di cercare,
decidiamo di fermarci per la notte, confortati anche dalla
presenza di altri due equipaggi e dalla vicinanza di un albergo.
Sommario delle tappe.
Martedi 16 agosto 2005
Notte trascorsa nella più assoluta tranquillità,
il cielo è sereno, ma il tempo è ancora
fortemente variabile. Facciamo un ultimo disperato ed infruttuoso
tentativo alla Playa de Torò, ma siamo di dimensioni
troppo grandi ed ingombranti. Ripresa la statale, la percorriamo
per un breve tratto poi usciamo seguendo le indicazioni per
Pendueles. Nel centro del villaggio, provvidenzialmente, troviamo
una fontana di acqua potabile, dove facciamo rifornimento.
Risaliti sulla statale ci mettiamo in cerca della Playa de
Buelna, passiamo el pueblo, ma non troviamo alcuna segnalazione.
Poco dopo però usciamo repentinamente in quanto,
proprio sotto il viadotto, troviamo la Playa de La Franca,
con un comodo parcheggio di fronte a ciascuno dei due campeggi.
Anche questa spiaggia ha la sua brava Bandiera Blu, punto
di soccorso, servizi e docce. La sabbia è fine
e bianca, ci sono numerosi faraglioni, e il mare è
color smeraldo. Alessandra e Diana si godono un altro lungo
bagno, soprattutto di sole, in quanto la temperatura dell'acqua
è veramente gelida. La marea montante riduce progressivamente
le dimensioni della spiaggia. Alle 14.30 torniamo al camper,
pranziamo e progettiamo il da farsi. I parcheggi pubblici
di servizio alla spiaggia sono due, piccoli e poco capienti,
conviene arrivare presto la mattina o tardi la sera. In alternativa
ci sono due parcheggi custoditi, a pagamento, uno sterrato
a terrazze con vista sulla spiaggia e i faraglioni, l'altro
erboso un piano, di fronte al camping Les Hortensias. I due
camping mettono a disposizione degli utenti della spiaggia,
ristoranti e supermercati, il pernottamento non è
consentito. Partiamo alle 16.45, la statale è,
come si dice, a portata di mano, la percorriamo giusto per
qualche chilometro poi, a Unquera, dove riprende la A8, deviamo
per la N621 in direzione di Panes. Risaliamo la valle del
Rio Deva, percorrendo i settanta chilometri che ci separano
da Fuente De in quasi due ore, al termine delle quali ci fermiamo
nel polveroso, sconnesso, ma capiente, piazzale della funivia.
Siamo al centro di un circolo glaciale, tipo Gavernie, con
la differenza che qui tutto è completamente arso
e asciutto. Abbiamo percorso il Desfiladero de la Hermida,
il tratto di strada che da Panes sale fino a Potes, con grande
prudenza e assoluta concentrazione a causa delle innumerevoli
curve, della strada stretta e delle rocce sporgenti. Gli incroci
con i pulman turistici sono veramente ravvicinati e da brivido.
Percorso da cardiopalma. In prossimità di Potes,
e oltre, la carreggiata torna alle normali e consuete dimensioni,
ma le curve non mancano. Quando ci addormentiamo piove e,
più in alto, si vedono i bagliori dei lampi e si
sentono cupi rumori di tuoni.
Sommario delle tappe.
Mercoledi 17 agosto 2005
Grande sorpresa al risveglio, nonostante le nefaste previsioni
del tempo sentite ieri sera in tv, oggi la giornata si presenta
completamente serena. Le cime dei monti sono illuminate dal
rosso sole del mattino. Già prima delle 9.00, orario
di apertura della funivia, cominciano ad arrivare auto con
alpinisti e turisti, mentre qualcuno ha direttamente dormito
nel piazzale, accanto a noi. Saliamo con la teleferica delle
10.00, il balzo è davvero rapido, ma meno impressionante
di quello che può sembrare quando visto dal basso.
Sulla balconata superiore, stupenda vista sulla vallata della
Deva e Fuente De. Prendiamo il sentiero per il rifugio, molto
largo e comodo, percorso circa un chilometro, optiamo per
deviare, a sinistra, sul sentiero marcato Horcados Rojos.
Questo dirige verso la Torre Blanca, una delle cime più
alte dei Picos, la quale custodisce ancora alcuni ghiacciai,
nonostante la siccità imperante. Camminiamo ancora,
mentre osserviamo diversi rapaci volteggiare sulle nostre
teste. Giunti al primo ghiacciaio, facciamo una breve sosta
di riposo e di ristoro e ci accorgiamo che abbiamo marciato
per due ore. Alla sommità del ghiaccio c'è
una grotta che, a giudicare dai residui che contiene, dovrebbe
essere utilizzata dai pastori per ricoverarvi le greggi di
capre. Riprendiamo il cammino, lasciando la trafila di marciatori
che continuano verso la Torre Horcados Rojos, noi seguiamo
il sentiero, sempre a sinsitra, che dirige verso la Torre
Blanca. La salita si fa ripida, comunque il sentiero è
largo e comodo. Siamo in quota e sulle cime delle nude e spoglie
vette avvisitiamo con il binocolo, nientemeno che alcuni esemplari
del 'rebeco cantabrico' intenti in spericolate e provocatorie
evoluzioni quasi a deriderci per il nostro incedere lento
e insicuro. Arriviamo alla fine su una sella, che sono le
13.30, qui troviamo, stese sulle rocce, una quindicina di
capre intente a ruminare e affatto disturbate dalla nostra
presenza. Sull'altopiano di fronte, prima delle cime dell'Horcados
Rojos, si nota distintamente la Cabana Veronica, scintillante
sotto i raggi del sole. In cielo volteggiano 'el buitre leonado',
grande e maestoso, e l'aguila real, più piccola
e agile nelle evoluzioni. Esauriamo le riserve di acqua e
cibo, che ci eravamo prudentemente portati dietro, e prendiamo
la via del ritorno. Scendiamo a valle abbastanza agevolmente
ed arriviamo alla stazione della teleferica che sono le 15.00,
dopo quasi cinque ore di marcia. Mangiamo prima di scendere,
ovviamente a prezzi un poco ... alti. Tuttavia il menù
standard, per 12 euro, prevede due piatti self service a scelta,
pane, bibita, dolce o frutta. Siamo cotti come gamberi, abbiamo
preso più sole oggi che tutti i giorni precedenti
messi assieme. Scendiamo al camper che sono le 16.00, Blonde
ci fa un sacco di feste, dopo questa giornata trascorsa chiusa
nel camper. Nessuno sembra aver forza o voglia di andare via.
Ci rilassiamo un poco, poi decidiamo il da farsi. Partiamo
alle 17.00. Scendiamo nuovamente fino a Unquera. La percorrenza
del Desfiladero de la Hermida stavolta è meno impegnativa
in quanto il traffico in salita è molto scarso.
Comunque almeno un paio di bus turistici hanno lasciato qualche
finestrino attaccato alle rocce delle gole della Deva. A Unquera
riprendiamo la A8, che ora ci sembra essere una pista di aereoporto,
e la percorriamo per una decina di chilometri. Usciamo a San
Vicente de la Barquera e seguiamo le indicazioni per la Playa
de Oyambre. Tutti i campeggi prossimi alla spiaggia sono pieni
e, forse, anche di più. Molti proprietari di terreni
della zona hanno convertito, almeno temporaneamente, i propri
campi in parcheggi a pagamento per due o tre euro al giorno.
Noi troviamo posto al campeggio Rotor, distante dalla immensa
spiaggia, il cui gestore ci colloca in una posizione poco
felice, praticamente di fronte alla reception. Ci fermiamo
che sono le 19.30, utilizziamo abbondatemente i servizi, ci
dilettiamo a scaricare le foto sul computer, rimpiangedo già
la bellissima giornata appena trascorsa sui Picos.
Sommario delle tappe.
Giovedi 18 agosto 2005
Battiamo tutti i record di sveglia ritardata di questo viaggio.
La fatica di ieri è stata ampiamente smaltita. Questo
è un campeggio in cui le regole ci sono, ma nessuno
spagnolo le rispetta. Schiamazzi e motorini in movimento ci
hanno tenuto compagnia ben oltre la mezzanotte. Decidiamo
di cambiare aria per cui partiamo alle 10.50. Proseguiamo
lungo la costa e raggiungiamo Comillas, animata, bella e caratteristica.
Al termine dell'abitato, verso San Vicente de la Barquera,
in alto sulle scogliere, troviamo un parcheggio sterrato per
quattro o cinque automezzi, ovviamente pieno. Dato il traffico
presente, e l'intasamento del centro, seguiamo le indicazioni
per Cabezon de la Sal, dove contiamo di riprendere l'autostrada.
Risaliti sulla A8, dirigiamo per Torrelavega. A mezzogiorno
arriviamo nel parcheggio del Carrefour, nella zona industriale
alle spalle della spiaggia del Sardinero di Santander. Spendiamo
un poco per la cambusa, magiamo hamburger, compriamo finalmente
la sidra, facciamo rifornimento e, alle 16.00, ci rimettiamo
in viaggio. Riprendiamo l'autostrada e viaggiamo con regolarità
per tre quarti d'ora, poi all'area Jesus del Monte, facciamo
rifornimento di acqua, ma non possiamo scaricare in quanto
il camper service è fuori uso. Ripreso il nostro cammino,
viaggiamo spediti e regolari in un traffico intenso ma scorrevole.
Aggiriamo Bilbao con una certa facilità, ormai siamo
esperti, e prendiamo una poco curata N634 in direzione di
San Sebastian. La statale è piuttosto dissestata e
noiosa, attraversa qualche anonimo centro industriale come
Durango ed Eibar, solo il tratto da Deba a Zumaia è
più panoramico ed interessante. Oggi scopriamo una
Spagna che non conoscevamo e non ci aspettavamo. Dopo i divieti
al parcheggio dei camper nel comune di Llanes, altri ne abbiamo
trovati al parcheggio della spiaggia di Comillas, infine,
arrivati a Zumaia, il parcheggio del porto, da noi utilizzato
lo scorso anno, è stato organizzato a pagamento dalle
10.00 alle 21.00 e i camper pagano il triplo delle vetture,
solo per parcheggiare, in pieno sole e senza servizi di alcun
genere. Tra l'altro il posto è lontano sia dal centro
che dalla spiaggia a causa del periplo delle darsene che bisogna
fare per raggiungerle. Sono le 19.30 e dovremmo pagare sette
euro per un'ora e mezza di parcheggio. Seguendo i suggerimenti
del giovane esattore, che troviamo a presidiare il parcheggio
completamente deserto, ci spostiamo al parcheggio degli impianti
sportivi dove ceniamo in utta tranquillità. Torniamo
per dormire che sono le 22.00.
Sommario delle tappe.
Venerdi 19 agosto 2005
Dormita assolutamente tranquilla, stamattina il cielo è
plumbeo e, verso le 9.00 comincia anche a piovere. Le 10.00
del mattino, sono un orario ampiamente sufficiente per partire
senza dover pagare il parcheggio e noi lo facciamo diligentemente
dieci minuti prima della scadenza. Prima di raggiungere San
Sebastian, lungo i tornanti della strada, ci fermiamo, come
tutti gli altri autoveicoli, ed aiutiamo un lungo tir a bilico
ad effattuare il giro di una curva troppo stretta per lui.
Ad operazione riuscita è un grande strobettio da parte
di tutti per l'impresa effettuata. Entriamo in Francia poco
dopo le 11.00 e attraversata una affollata St. Jean de Luz,
con la sua area attrezzata di fianco alla stazione strabordante
di mezzi, alle 12.15 arriviamo all'area della Plage de Milady
di Biarritz che, stranamente, ha numerosi posti liberi. Riusciamo
perfino ad attaccarci alle prese di corrente, e giù
a ricaricare batterie e scaricare foto sul computer. Il tempo
continua ad essere di pessimo umore, facciamo comunque una
passeggiata fino alla spiaggia e pranziamo al sacco poi, annoiati,
decidiamo di spostarci. Arriviamo a Bayonne alle 17.00, seguendo
per quaranta minuti un lungo serpentone di auto. Tutti i park
segnalati hanno sbarre a un metro e settanta, anche se in
parte vuoti. Noi troviamo posto in una parte non ostruita
del Parc de Glain, posto lungo le sponde della Nive. Prendiamo
la navetta gratuita che, attraversando la Petit e la Grande
Bayone, collega tutti i parcheggi fino al capolinea di quello
di Port d'Espagne. Scendiamo di fianco alla cattedrale. Entriamo
a turno per la visita, non ci piace molto, è troppo
tetra, più bello e scenografico il chiostro dove troviamo
una esposizione di oggetti di artigianato locale. Ci abbandoniamo
alla visita delle commerciali vie turistiche limitrofe, scendendo
e risalendo il colle. Entriamo ed usciamo in librerie, souvenir,
pasticcerie, compriamo qualche sciocchezza poi cominciamo
a sentire i morsi della fame. Scendiamo sulle sponde della
Nive ed esaminiamo attentamente i menù esposti dai
numerosi ristoranti presenti, poi scegliamo Le Victor Hugo
vicino Place de la Libertè e Pont Mayou. Ceniamo, finalmente,
con due porzioni di mules e frites, un filette de orade, una
porzione di tarte basque, una di tarte freise, mezzo litro
di sangriglia e un'orangina per quaranta euro. Per smaltire
le cozze, ed anche perché abbiamo fatto tardi,
torniamo al camper a piedi, scattando qualche curiosa foto
lungo la Nive e verso le guglie della cattedrale, illuminata
dal sole al tramonto. Alle 20.40 riprendiamo il viaggio, favoriti
dalla posizione del parcheggio, troviamo facilmente la N117
che percorriamo in tutta rilassatezza per un'ora. Alle 21.40
arriviamo all'area attrezzata, mal segnalata, di Peyrehorade,
posta lungo la statale, all'uscita dell'abitato verso Orthez.
Vicino il camper service ci sono diversi parcheggi di supermercati
e quello alberato del campo di pelota, ove però fanno
anche mercato. Il paese è in festa e noi, che abbiamo
ancora da smaltire la cena, pensiamo bene di andare a godercela.
Appena rientrati al camper, inizia a piovere, ma ormai è
tardi, buonanotte.
Sommario delle tappe.
Sabato 20 agosto 2005
Ha piovuto tutta la notte, quasi senza interruzione. Il cielo
permane nuvoloso e coperto. Prima di partire facciamo qualche
spesa al vicino Champion ed effettuiamo camper service. Alle
10.00, quando il sole riprende possesso del cielo, ci rimettiamo
in marcia diretti verso Orthez. Al solito, vista la scorrevolezza
della statale, evitiamo per un pezzo di salire sull'autostrada,
superiamo così Orthez, poi Lacq e solo ad Artix,
per evitare di entrare in Pau, saliamo sulla A64. Alle 13.00
ci sorbiamo mezz'ora di coda all'uscita del casello di Lestelle
per pagare il pedaggio. Dirigiamo subito verso St. Martory
e, appena superato il ponte sulla Garonne, troviamo l'area
attrezzata, con scarico a pozzetto e posto per una decina
di mezzi, di fronte all'Office du Tourisme. Mentre mangiamo
ci raggiunge un temporale di quelli memorabili. Prima di ripartire,
facciamo rifornimento di acqua dal rubinetto di fianco al
blocco servizi. Sempre sotto la pioggia ci rimettiamo in marcia
alle 15.10 salendo sulla D117 verso St. Girons. Poco prima
di arrivare nella cittadina, seguiamo le indicazioni per St.
Lizier e percorriamo un breve tratto di salita da tour de
france. Il parcheggio che troviamo è in forte pendenza
e lontano dal piccolo centro abitato. Invertiamo la marcia
e seguiamo le indicazioni per il villaggio medievale di Montjoie
en Couserans. Ed ecco l'impossibile. Il piccolo borgo medievale
di Montjoie, due chilometri da St. Lizier, ha la Mairie, la
chiesa, una decina di abitazioni e un parcheggino per la sosta
con tutti i servizi, contornato di prati e siepi fiorite,
campo di bocce e tavoli pic nic. Di qui passa anche il Camino
de Santiago e c'e un silenzio da deserto. Riscendiamo a valle
alle 17.00, riprendendo la D117 dalla parte opposta a St.
Girons. Dirigiamo spediti verso Foix, che troviamo sempre
molto attraente e scenografica. Appena superata l'Ariege,
deviamo sulla N20 verso Toulouse, ma presto la lasciamo per
la D119 con la quale, alle 18,25 arriviamo a Mirepoix. Non
abbiamo un buon rapporto con questa cittadina. Nonostante
la sua dotazione di arte e cultura locale, la troviamo ogni
volta preda di incuria e abbandono. Anche stavolta la sensazione
è la stessa, tanta cura nella peripherique industriale,
piena dei soliti supermercati, e la Mairie allocata in un
caratteristico edificio con portico completamente fatiscente
e in decadenza, come quasi tutta la piazza medievale.
Sommario delle tappe.
Domenica 21 agosto 2005
Verso l'1.00 si deve essere rotta una tubatura dalle parti
di San Pietro e si scatena un diluvio dalle dimensioni bibliche,
che se fosse durato i canonici quaranta giorni, anziché
due ore, avrebbe certamente sortito i medesimi effetti, sommergendoci
tutti quanti. Al risveglio non piove più, evidente
mente è finita l'acqua da rovesciare sulle nostre teste,
ma è sempre presente il solito vento gelido che ci
ha accompagnato per buona parte di questo viaggio. La temperatura
è praticamente autunnale. Partiamo alle 9.45 e riprendiamo
la D119 verso Fanjeaux, Carcassonne. Il freno posteriore destro
stride fortemente e alle prime frenate blocca la ruota. A
Bram saliamo sull'autostrada dove troviamo un traffico sostenuto
e ripetuti annunci di prudenza a causa di raffiche violente
di vento. A Narbonne confluiamo con la A9 ed abbiamo così
una ulteriore intensificazione del traffico, mentre il vento
diventa laterale. Qualche rallentamento lo incontriamo in
prossimità dell'uscita per Pezenas e Millau. Evidentemente
i francesi sono smaniosi di provare l'ebrezza di passare sul
nuovo viadotto in presenza di vento. Arriviamo alla barriera
di Montpellier e ce la caviamo in un quarto d'ora. Per evitare
le code, qui dette bouchon, che sono annunciate sul raccordo
intorno a Montpellier, approfittiamo dell'uscita numero 30
e seguiamo la direttrice prima verso Lattes, poi verso Mauguio.
Alle 12.45 ci fermiamo negli sterminati e deserti parcheggi
del centro commerciale Cerrefour, oggi chiuso, per il pranzo.
Consumiamo un paio di hamburger acquistati presso il locale,
immancabile Mc Donald. Cerchiamo inutilmente di fare rifornimento,
ma le nostre carte di credito non sono accettate dalle pompe
automatiche. Ripartiamo alle 14.15 e troviamo comunque un
distributore aperto appena usciti da Mauguio. Rimessici in
rotta, seguiamo la D24 fino a Lunel da dove raggiungiamo Aimargues
per prendere la N572, già percorsa all'andata in senso
opposto. Il vento ci sospinge alle spalle e presto siamo alla
periferia di Arles, dove attraversiamo la Grand Rhone e prendiamo
la N570 verso nord. Immessici sulla D99, raggiungiamo St.
Remy de Provence da dove raggiungiamo Cavaillon. Qui giunti
seguiamo le indicazioni per Isle sur la Sorgue e da qui, per
la D25, alle 17.30 arriviamo a Fontain de Vaucluse. E' obbligatorio
per i camper parcheggiare al primo parcheggio con entrata
automatica e pagamento forfettario all'uscita. Impossibile
andare avanti. Il parcheggio è sterrato e polveroso,
si trova proprio in riva a una Sorgue veramente chiara e limpida,
Petrarca non avrebbe potuto essere più preciso. La
frequentazione da parte di camper è molto alta e, a
volte, le manovre sono difficili. E' presente il blocco servizi
e si può pernottare. Ci avviamo alla visita attraversando
il piccolo borgo intasato di turisti. Arriviamo fino alla
polla, la troviamo in sensibile secca, praticamente in fondo
alla grotta. Sembra impossibile credere che da questo buco,
alla base della falesia, escono 630 milioni di metri cubi
d'acqua purissima all'anno. Sulla via del ritorno passiamo
per il museo, dove possiamo vedere la fabbricazione della
carta a partire dagli stracci, con il meccanismo mosso automaticamente
dal mulino, ovviamente ad acqua. Ripartiamo alle 19.40, torniamo
sui nostri passi fino a Isle sur la Sorgue, poi seguiamo direttamente
la N100 diretti verso Apt. Viaggiamo quasi in solitudine,
sembrano tutti scomparsi. Superiamo facilmente Apt e, quando
ormai siamo disperati, avendo fatto buio, troviamo le indicazioni
per St. Michel l'Observatoire. Saliamo al paese per la D5,
lo attraversiamo e scendiamo dalla parte opposta verso l'Osservatorio.
E' buio pesto, l'area è fuori paese, lungo la discesa
che porta all'Osservatorio. Sono le 21.15 quando ci sistemiamo
approssimativamente, date le condizioni di visibilità.
Sommario delle tappe.
Lunedi 22 agosto 2005
L'area mostra tutta l'aria di essere in assoluto e totale
abbandono. La spiegazione si trova nell'avviso, posto dall'amministrazione
comunale sul blocco servizi, dove si comunica che la fornitura
dell'acqua è sospesa a causa della persistente siccità,
pertanto sono chiusi i servizi e interrotti gli scarichi.
In alternativa i camperisti possono utilizzare il parcheggio
panoramico posto alle spalle del Museo di Astronomia nel centro
del villaggio. Non l'avevamo notato a causa dell'ora tarda
a cui siamo arrivati. L'assenza dell'illuminazione è
dovuta al rispetto della presenza dell'osservatorio astronomico.
Partiamo alle 9.10 proseguendo in direzione dell'osservaotrio.
Purtroppo le visite sono consentite solo il mercoledì
dalle 13.30 alle 16.30, non ci resta che tornare indietro.
Risaliamo dunque al villaggio e torniamo sulla N100. Presto
raggiungiamo Forcalquier, affollata per il mercato, proseguiamo
verso l'autostrada. Entriamo al casello di Oraison e torniamo
a duellare con il vento. Usciti a Tallard, poco dopo ci fermiamo
a lato strada per uno spuntino. Ci rimettiamo in marcia alle
11.40 per viaggiare un'ora in modo regolare e fin troppo rilassato.
Alle 12.30 ci fermiamo nel piazzale appena sopra il laghetto
di Le Lauzet Ubaye, oggi pranzo con vista su le lac. Facciamo
due passi in centro ed acquistiamo una crostata di mirtilli,
che non arriverà a sera, alla bulangerie vicino la
scuola. Sosta assolutamente rilassante. Si riparte a malincuore
alle 14.20, solita tappa a Larche per l'acqua e per prendere
la ricorsa per superare il colle. Rientriamo in Italia alle
15.36 e, dieci minuti più tardi, siamo al parcheggio
di Bersezio. L'area oggi è quasi deserta, troviamo
subito un buon posto in riva al ruscello. Ci prendiamo un
poco di sole, sempre condito con una buona dose di vento.
Dedichiamo il tempo all'osservazione delle marmotte che fischiando
escono dalle tane per avventurarsi nei prati per mangiare.
Alla sera osservazione celeste con binocolo e macchina fotografica.
Sommario delle tappe.
Martedi 23 agosto 2005
Oggi era in previsione una giornata di trasferimento fin sulle
sponde dell'Adriatico. Al risveglio troviamo una giornata
limpida e assolata così, all'unanimità,
decidiamo che le ferie non sono finite e vanno godute fino
in fondo. Inforchiamo le scarpe da trekking, riempiamo gli
zainetti con bottiglie di acua, panini, formaggio, affettati,
frutta e dolci, prendiamo Blonde e seguendo le indicazioni
di un gentile collega, esperto del luogo, ci incamminiamo
verso il Col de Pouriac. Scendiamo fino al paese, poi prendiamo
la strada asfaltata che porta a Ferrere e passiamo sull'altra
sponda dello Stura. Saliamo qualche centinaio di metri, poi
prendiamo il sentiero che porta alla statua del Sacro Cuore.
E' quasi un'arrampicata ma, in pochi metri, che spettacolo
e che veduta. Sotto la statua scattiamo qualche foto e riprendiamo
fiato. Ci rimettiamo in marcia e saliamo ancora, ma stavolta
lungo una strada sterrata con una pendenza abbordabile. Per
il pranzo raggiungiamo un ampio e ben assolato prato dove
la strada di divide per le due direzioni Col de Pouriac e
Argentera. Stiamo fermi quasi due ore a mangiare, a riposare,
a meditare e, finalmente, a prendere la tintarella. Blonde
è esausta e si gode il fresco dell'erba, vista
da lontano la si potrebbe facilmente confondere con una delle
innumerevoli marmotte che ci circondano. Effettivamente sono
anche più grandi di lei, inoltre fischiano in continuazione,
attirando la sua attenzione e destando la sua curiosità.
Ripreso il cammino, decidiamo di seguire il sentiero per Argentera.
Facciamo la scelta giusta senza saperlo. Il Col de Pouriac
si trova a oltre 2500 metri di altitudine e ci vogliono ancora
svariati chilometri per raggiungerlo. Camminiamo sempre seguendo
il sentiero, di indicazioni neanche l'ombra. Ad un certo punto
arriviamo sotto l'installazione di un'antenna per telefonia
e, poco più avanti, troviamo una magnifica vista
del Col de Larche. Siamo soddisfatti, non ci interessa più
raggiungere Argentera, seguiamo il percorso di una pista da
sci e precipitiamo in pochi minuti sul greto del fiume. Ora
è tutto più facile, andiamo in discesa,
e, con una breve sgambatura, raggiungiamo presto ill parcheggio.
Siamo esausti, ma pienamente soddisfatti. Ci mettiamo di nuovo
a prendere il sole, oggi una vera overdose. La sera accendiamo
anche il barbeque e cuociamo delle ottime salsicce acquistate
la mattina in paese. Un buon bicchiere di vino pone fine alla
giornata rimandandoci tutti all'anno prossimo.
Sommario delle tappe.
Conclusioni
Quello appena concluso non è stato certamente un
viaggio rilassante. Nonostante ci fossimo diretti verso mete
già viste e frequentate di recente, le condizioni
meteorologiche avverse e gli inconvenienti occorsici, lo hanno
reso, sin dall'inizio, piuttosto impegnativo. Delle mete che
ci eravamo prefissi, il Mont Ventoux è ancora una
volta sfuggito alla presa, ma non molliamo, prima o poi lo
domeremo. Abbiamo finalmente visitato i Picos d'Europa, anche
se solo dal versante di Fuente De, ma ne siamo rimasti sinceramente
affascinati. Per la fauna, per la flora, per l'ambiente e
per il senzo di pace che abbiamo provato in quella giornata
al tempo stesso faticosa e indimenticabile. Abbiamo scoperto
nuove spiagge, sempre attrezzatissime, che nulla avrebbero
da invidiare alle concorrenti mediterranee se solo il tempo
fosse un poco più benevolo. Confermiamo l'impressione
avuta lo scorso anno ed annoveriamo, senz'altro, la Spagna
tra le nazioni non ostili al movimento camperistico. Sono
state veramente occasionali le difficoltà di trovare
parcheggio o un rifugio per la notte. Il Col du Pourtalet
è sta la vera sorpresa che non ci aspettavamo.
Stupendo, peccato non aver avuto tempo e occasione per una
perlustrazione più approfondita. Altro compito
per il futuro. Come ormai consuetudine elenchiamo di seguito
la bibliografia, utilizzata per raccogliere informazioni per
progettare questo viaggio, e con ciò intendiamo
ringraziare autori e siti internet che con il loro contributo
ci hanno consentito di godere, per l'ennesima volta, di vacanze
che ci hanno pienamente soddisfatti.
Sommario delle tappe.
Bibliografia
1) http://www.rsnail.net/magellano/iber93d1.shtml
Lumaca Roberto
2) http://cenzon.altervista.org/Fotografia/Viaggi/spagna_diario.htm
Eric Cenzon
3) http://www.mclink.it/com/sal.eur/b/spagna1.htm
Maurizio Moroni e Stefania Dantini
4) http://www.camperonline.it/viaggi-santiago1999e2001.asp
Mirko Ferranti
5) http://members.xoom.virgilio.it/elioborghi/spagnaportogallo2001.html
Elio Borghi
6) http://digilander.libero.it/cerino51/viaggi/galizia/galizia.htm
Enrico Lui
7) http://www.taccuinodiviaggio.it/mete/spagna-portogallo-2003-er.htm
Erminio
8) http://www.taccuinodiviaggio.it/mete/capodanno-compostela-cs.htm
Carlo Struglia
9) http://www.turismoitinerante.com/php/itinerari_view.php3?&id=490
Michele e Chiara
10) http://www.camperonline.it/viaggi-spagna2003.asp
Oria e Primo Maraldi
11) http://go.supereva.it/prian.freeweb/camargue.txt
Sandro Prian
12) http://www.campereavventure.it/avventure-bardenas.htm
Maura
13) http://www.taccuinodiviaggio.it/mete/spagnanord-mg.htm
Mauro Gorla
Link utilizzati - Informazioni
1) http://www.rsnail.net/magellano/
Elenchi aree e diario
2) http://www.campereavventure.it/
Elenchi aree e informazioni
3) http://www.camperonline.it/
Diari e link informazioni
4) http://www.taccuinodiviaggio.it/
Diari
5) http://members.xoom.virgilio.it/elioborghi/
Diari
6) http://cenzon.altervista.org/
Diari
7) http://www.camperisti.it/
Diari
8) http://digilander.libero.it/cerino51/
Diari
9) http://www.turismoitinerante.com
Diari
10) http://www.xacobeo.es/
Informazioni
11) http://www.picoseuropa.net/
Informazioni
12) http://go.supereva.it/prian.freeweb/index.htm
Diari
13) http://www.letour.fr/
Informazioni
14) http://www.costadelamuerte.com/tour.html
Informazioni (Galizia)
15) http://www.el-caminoreal.com/
Informazioni (Asturie, Covadonga, Picos d'Europa)
16) http://www.iglesiadeasturias.org/
Informazioni (Covadonga, Cattedrale di Oviedo)
17) http://www.museojurasico.com/
Informazioni (Museo Jurassico) |