CAPODANNO 2004 A MONACO DI BAVIERA
dal 30-12-2003 al 02-01-2004
(Mezzo di trasporto: autobus)
testo e foto di Matteo
Grazzini e Anna
Per visitare Munchen ci vogliono più dei quattro giorni
che abbiamo avuto a disposizione, ma il nostro racconto potrà
andar bene per una visita dei punti fondamentali di questa città.
Partenza in autobus da Prato, totale durata viaggio circa otto ore,
con due lunghe soste in altrettanti autogrill. A noi conosciuto
il paesaggio emiliano, molto più attraente quello del Trentino
e dell’Alto Adige. Neve, paesini, chiesette, cime di montagne
e sorgenti ci hanno accompagnato fino al Brennero. Ma anche l’Austria
non è male. Tanta, tanta neve, e qualche castello qua e là.
Da “cinepresare”, se ce n’è la possibilità.
Una volta entrati in Germania (noi non ce ne siamo nemmeno accorti,
forse è passato qualche cartello e ce lo siamo persi…)
si arriva in fretta a Munchen.
Dalle prime occhiate capirete subito che la città è
estremamente ordinata, che le persone rispettano i semafori, che
le chiese sono molto grandi e che c’è molto, molto
movimento.
Primo giorno: arrivo in hotel e serata
in centro
L’hotel si trovava nel quartiere Giesing, a detta di alcuni
inoltrata periferia, ma in realtà a sole 3-4 fermate dal
centro. Dopo una rinfrescata siamo scesi decisi ad incamminarci
a piedi verso MarienPlatz, ma di lì a poco ci saremmo accorti
della pazzia! Uscendo dall’albergo, abbiamo preso la prima
strada a destra. Un largo marciapiede, l’immancabile pista
ciclabile (i tedeschi amano andare in bici!) e negozi per niente
turistici. Finalmente troviamo la fermata della metropolitana, almeno
possiamo cercare di orientarci. Ma ci sorprendono tre brutte notizie:
la prima è che stiamo andando nella direzione opposta al
centro; la seconda è che la piantina della metro da noi stampata
(a casa) non rispecchia certo la distanza e la posizione reali delle
strade (furbi noi!!!); terzo non esiste una parola che non sia tedesca.
Dove andiamo? Che facciamo? Innanzitutto si deve tornare indietro,
ma invece di ripercorrere la stessa strada ne prendiamo una perpendicolare
al sottopasso della metropolitana e ad occhio ci incamminiamo di
nuovo.
Dopo un po’ troviamo una via abbastanza grande e illuminata,
ma la cartina che ci ha fornito l’albergo non è abbastanza
ampia e non arriva fino al quartiere dell’hotel stesso! Per
la prima sera è un problema…
Comunque, percorriamo con pazienza questo lungo e largo viale, poco
frequentato dai turisti e con un paio di localini da segnalare,
entrambi in fondo alla via, sulla destra in direzione cimitero (questo
si trova di fronte attraversando la strada). Pur non ricordando
il nome, non potete sbagliare. Il primo è un tipico pub tedesco,
molto piccolo, con un grosso bancone e dei tavolini attorno. Più
che altro si beve, anche se il menù comprende qualche piatto.
Quella sera, comunque, non mangiava nessuno.
L’altro invece, proprio sull’angolo della strada, è
un vero e proprio ristorante. I prezzi non sembravano esagerati,
e anche se all’esterno sembra spartano, poi dentro la gente
è ben vestita e mangia a lume di candela. Anche questo sembra
molto caratteristico. Ma noi puntiamo a MarienPlatz, e non possiamo
fermarci a mangiare, anche se è presto, non sono nemmeno
le sei.
Allora decidiamo di prendere la strada a destra del viale, ma è
completamente buia. Solo case e, ovviamente, piste ciclabili. Alla
fine ci ritroviamo in una via e ci accorgiamo di avere semplicemente
fatto il giro dell’isolato, dato che dopo cinquanta metri
c’è di nuovo il viale!!! Non ci scoraggiamo. C’è
una fermata dell’autobus (tutto tedesco…) e cerchiamo
di capire come orientarci. Decidiamo per la direzione opposta e
poco dopo, prima dolce visione, ci imbattiamo in una basilica bellissima.
Vista dal basso fa veramente impressione. E’ altissima, non
riesci nemmeno a vederne la punta. Peccato solo che sia buio e sia
ricoperta da impalcature. Fatto comunque positivo, perché
tutti gli edifici di Munchen sembrano restaurati o costruiti da
qualche giorno. Mai una crepa, mai un’infiltrazione o una
perdita di colore, e soprattutto mai una scritta a bomboletta!
Visto che è sera, decidiamo di prendere il sottopasso che
ci permetterà di attraversare il complicato – per i
pedoni – incrocio. Andando a sinistra si oltrepassa il fiume
e quindi si va verso il centro, invece prendendo la strada a destra
e costeggiando la chiesa si va verso il nulla (almeno di sera).
E quale strada prendiamo? Quella a destra, ovvio! Dopo l’ennesimo
chilometro e l’ennesimo corridore o ciclista, decidiamo di
fermarci. La prima metropolitana sarà nostra.
Ed ecco la fermata KolumbusPlatz. Scendiamo di fretta, dimenticandoci
i nostri buoni propositi di “passeggiata alla scoperta delle
realtà locali” e cominciamo a decifrare quella strana
lingua che è il tedesco. Ma uffa, dov’è l’inglese??
Insomma, alla fine ci sembra di capire che dobbiamo fare il biglietto
da un euro. Almeno così fanno tutti. Inseriamo i due euro
totali nelle funzionalissime macchinette (in tedesco, grrrr…)
e partiamo verso il nostro treno. Quale sarà? Anche questo
è un terno al lotto. Credevamo di essere duri noi, ma a molti
è successa la stessa cosa. Però, una volta capito
il meccanismo, cioè praticamente dalla seconda volta, è
tutto semplice e naturale. Vi sentirete presto dei veri tedeschi!
Inoltre non è come in Italia. Non dovete passare delle sbarre,
l’ingresso è libero. Molti infatti non fanno il biglietto,
ma mi hanno detto che poi le multe le fanno anche se spieghi che
sei un povero turista smemorato.
Comodi sul nostro pulito metro, ci dirigiamo verso Hauptbanhof,
cioè verso la stazione ferroviaria centrale. Usciamo su una
grande piazza moderna e, cartina alla mano, ci dirigiamo verso MarienPlatz.
Tra luci sfavillanti, sirene, negozi, sexy shop e centri commerciali
arriviamo in Stachus, ovvero KarlPlatz. Stachus è la porta
principale che dà sul centro e qui inizia la zona pedonale.
Visto che siamo in pieno clima natalizio – già, è
il 30 dicembre – davanti alla maestosa porta troviamo una
pista di pattinaggio sul ghiaccio, ma ci sono soprattutto bambini.
Tutti intorno piccoli baldacchini che vendono wurstel, crauti, birra
e soprattutto vin brulé. L’odore aleggia nell’aria
inconfondibile, e tutti hanno in mano una tazza (che poi, incredibile
ma vero, restituiranno) che sorseggiano con gli amici. Alla destra
della porta un McDonald’s: particolare perché i numerosi
ingressi permettono di sfoggiare insegne nelle lingue più
disparate: dall’inglese al giapponese al russo. Anche se,
a dire il vero, il Mc Donald’s di Minsk ha la scritta in inglese,
non in cirillico!
Dopo le riprese d’obbligo e le foto sotto il portone, entriamo
in Neuhauserstrasse, prima parte della lunga via pedonale dedicata
allo shopping e dove si concentra il maggior numero di negozi di
tutto il centro, per tutti i gusti.
Noi entriamo subito nel negozio di sport che si trova sulla sinistra,
alla ricerca di sciarpe delle squadre tedesche. Negozio fornitissimo,
anche per il merchandising calcistico, ma delle sciarpe nemmeno
l’ombra.
Non ci scoraggiamo, per gli acquisti c’è sempre tempo.
Percorriamo la via abbagliati dalle luci dei negozi, la maggior
parte dei quali di abbigliamento. Le botteghe di souvenir sono relativamente
poche (si contano sulle dita delle mani) e particolare senza dubbio
è Max Krug. Un assaggio della sua merce lo potete avere sbirciando
nelle piccole vetrinette dislocate lungo il lato destro della strada,
e se vedete qualcosa che vi interessa, potete entrare nel negozio,
sul lato opposto. Si riconosce bene perché è strapieno
di roba! Alcune cose però sono un po’ care. Ad esempio,
i calici di birra potete comprarli in birreria (vedi dopo), dove
costano meno.
I negozi sono troppi, ed elencarli tutti è impossibile. Comunque
la maggior parte sono a buon mercato, anzi, spesso anche troppo
buono. Ci è pure capitato di vedere giacconi a 4€. Si
trovano scarpe, maglie, jeans, di tutto un po’ per tutti i
portafogli. I negozi più “in” si trovano più
verso MarienPlatz, partendo proprio dalla piazza andando verso est.
Sulla destra della strada, che dopo un po’ si trasforma in
Kaufingerstrasse, si trovano un paio di birrerie. Da rammentare
l’Augustiner, che si divide in locale birreria e locale ristorante.
In pratica cambia poco, probabilmente solo il numero dei posti.
In entrambi si mangia e si beve birra indistintamente. Anche se
abbiamo fame, decidiamo di non fermarci alla prima e andiamo oltre.
Dopo un paio di sexy shop (se siete curiosi entrate pure, dentro
ci troverete un sacco di gente, senza distinzione di sesso/razza/gusti)
e il museo della caccia e della pesca, ci accorgiamo di essere arrivati
in Marien Platz. La piazza non è molto grande, ma subito
rimani incantato dall’edificio che ti si apre sulla sinistra
e che si allunga per decine di metri in altezza e in larghezza.
Quello che credevamo essere una chiesa è in realtà
il municipio di Munchen, con il suo carillon “a due piani”
che suona ogni giorno per tre volte, alle 11, a mezzogiorno e alle
17.
Facciamo due riprese, poi la fame ci assale e, attirati da un altro
negozio di sport in Sendlingerstrasse – appena entrati –
notiamo una birreria più nascosta rispetto alle altre, la
Paulaner. Ci lasciamo convincere dalla tranquillità che invece
l’Augustiner non ci offriva dopo lo stress del viaggio e il
sonno accumulato, ed entriamo. A parte la paurosa ventata di calore
che ci getta addosso il condizionatore appena varcato l’ingresso,
il locale è carino, abbastanza moderno e frequentato da gente
molto calma. Ci fanno sedere in una sala a piano terra, adiacente
l’ingresso. Vicino a noi in pratica solo tedeschi, soprattutto
donne, e un tavolo di italiani. Optiamo per: Anna wurstel con crauti
e purè e Matteo piatto di carne con patate, salsa e insalatina.
Mangiamo bene, a parte il sonno che ci devasta. L’unico punto
no, per nostra colpa, la bevuta. Per andare sul sicuro, essendo
due astemi nel regno della birra, scegliamo l’acqua. Venti
centilitri di “mineral wasser” 2,30 € mentre il
doppio, cioè 0,4 litri di “taffel wasser” 2,60
€, credendo che la “taffel wasser”, acqua da tavola,
fosse quella del rubinetto. Magari! Era solo un bicchiere di acqua
frizzante. Lasciamo perdere.
Paghiamo il conto, in cui sono compresi i panini consumati (il coperto
si paga così), che si aggira sui 20 €. Non è
pochissimo, ma neanche troppo per essere nel bel mezzo del centro
di Munchen.
Usciamo e facciamo una passeggiata per smaltire un po’, dirigendoci
verso Residenzstrasse, che ci porta dritti verso Orlandostrasse,
cioè la via più frequentata dagli italiani! Almeno
a noi è sembrato così, visto che in quattro giorni
abbiamo sentito più dialetti del bel paese lì che
in tutta la nostra vita. Come mai? La strada che collega la Residenzstrasse
a questa nuova via è caratterizzata da un ristorante italiano,
sempre pieno ma per esperienza personale meglio evitare, e da uno
dei tanti Müller, ovvero catena di fornai che, oltre a pane
e pagnotte, vendono i brezel. E io non aspetto altro che mangiare
un brezel! I brezel sono delle trecce di pane, scure fuori e biache
dentro, ricoperte di sale grosso. In pratica, come dice Matteo,
sono degli enormi salatini. I tedeschi ne mangiano in quantità,
per mettere qualcosa nello stomaco assieme alle tante birre! Lasciato
Müller – che si trova sull’angolo – si svolta
a sinistra ed eccoci nel paradiso degli appassionati di calcio.
Qui infatti si trovano i negozi ufficiali (anche se probabilmente
non gli unici) del Bayern Munchen e del Munchen 1860. Molto belli
visti da fuori, ma chiusi. Adocchiata una sciarpa rara, dal modico
prezzo di 6,50 €. Inoltre ci sono anche dei negozi di souvenir,
che espongono magliette, boccali e altri ninnoli da portar via.
Alla fine della corta via troviamo la maggior concentrazione di
persone. In pochi metri infatti si trovano Hard Rock Caffè,
la famosa birreria Hofbräuhaus (HB) e un altro locale (Augustiner
o forse Paulaner, chissà). Facciamo capolino prima ad uno
poi all’altro per vedere se c’è gente e che prezzi
hanno i menù, poi facciamo una capatina, tanto per dare un’occhiata,
dentro l’HB. Impressionante. Sia la grandezza che il numero
di persone. Piano terra, primo piano, negozio all’interno.
Torneremo, anche perché il clima è molto festoso e
animato. Non ci butteranno mica fuori perché non beviamo
birra, no?
Dopo queste visite decidiamo di prendere la strada per il ritorno.
Però non rifacciamo lo stesso percorso, ma ne scegliamo uno
meno turistico e meno trafficato, finché non finiamo in una
grande corte dove si trova un ristorante all’apparenza molto
chic. Torniamo indietro e percorriamo tutta la Theatrinerstrasse
verso MarienPlatz, ammirando i bei negozi di abbigliamento sparsi
in qua e in là. Alla fine di questa strada c’è
anche un altro centro commerciale che si affaccia sulla piazza del
municipio. Molto bello per un certo tipo di abbigliamento, prezzi
non altissimi.
Prendiamo la metropolitana in MarienPlatz, ma questa volta non compriamo
il biglietto. Dobbiamo fare solo quattro fermate, e sarebbero di
nuovo 2 €. Non è nel nostro stile, ma quando si gira
si può anche infrangere qualche regola, purché non
leda gli altri. Non ce ne avranno i nostri amici monacensi.
Cambiando a Hauptbanhof arriviamo diretti a Silberhornstrasse, la
fermata giusta che ci porta al nostro hotel.
Secondo giorno: centro storico, giro città
in pullman, capodanno
E’ il 31 dicembre e da calendario è prevista una mini
gita (facoltativa) con guida. Tutto il gruppo partecipa, anche perché
la neve caduta durante la notte scoraggia un po’ le lunghe
camminate. Appena saliti sul pullman, la nostra simpatica guida,
Manfred (detto anche Randolf) ci spiega che, essendo l’ultimo
dell’anno, i negozi chiuderanno alle 14, quindi ci conviene
girare per conto nostro la mattina e fare la visita guidata al pomeriggio.
Votiamo per il sì, ma comunque Andrea, il nostro gentilissimo
autista, ci porta in centro, e durante il tragitto – allungato
per l’occasione – l’impeccabile Manfred non si
fa scappare un solo commento. E guardate quel palazzo, e questa
è una famosa birreria, questo è il cimitero, quello
è il teatro delle marionette, questo è il fiume Isar,
a Munchen c’è la metropolitana che si riconosce per
la U, che sta per Unterbahn, come underground in inglese, e Munchen
è una città giovane che va per largo non per lungo,
ecc ecc. Tutto un lavoro così.
Alla fine ci scaricano in IsartorPlatz, cioè nella piazza
vicino al fiume, dove si trova un’altra porta d’accesso
al centro città. Dalla porta ci avviamo, tutti in gruppo
con Manfred al seguito che continua a spiegare (sant’uomo!),
in Tal, il viale che porta a MarienPlatz dalla parte precisamente
opposta a Stachus. Lungo la strada ci sono numerosi negozi e soprattutto
caffè (che ci sconsigliano vivamente di bere), oltre ad un
supermercato - chiamato HL - che la nostra guida ci indica come
molto buono ed economico.
Arriviamo in fondo al viale, a destra abbiamo Residenzstrasse, a
sinistra Oberanger Rindermarkt, ovvero dove si trova il Viktualien
Markt, famoso mercato di frutta, verdura, brezel, wurstel e co.
tappa fondamentale per chi si reca a Munchen.
Pensiamo che sia meglio andarci più tardi e proseguiamo per
MarienPlatz insieme al resto del gruppo. Fermi davanti al municipio,
ammiriamo ciò che avevamo osservato solo di sera. In effetti
è tutta un’altra cosa, anche se le luci dell’abete
sono spente e c’è un gran via vai di gente. Dopo qualche
minuto di racconto Manfred ci lascia andare, dandoci appuntamento
alle 14. Noi due decidiamo di fare subito un salto da Kaufhof, la
galleria commerciale che si trova proprio in piazza e dove speriamo
di trovare sciarpe e souvenir. Tutto in attesa del carillon delle
11.
Kaufhof è il classico grande magazzino: al piano interrato
(cui si accede anche dal sottopasso della metropolitana) tante calze,
gli articoli di cartoleria e più in là il supermercato,
dove trovi di tutto, soprattutto molte specialità di birra.
Particolarità, anche qui l’acqua costa molto. Una bottiglia
da un litro e mezzo più di 0,80 €. Ma bevono tutti birra
qui?? Al primo piano la profumeria, poi si sale e si trovano vestiti
da donna, da uomo, da bambino e poi ancora articoli sportivi, giocattoli,
biancheria, oggetti per la casa, souvenir. Insomma, di tutto un
po’ e prezzi ragionevoli. Noi abbiamo acquistato una cartolina,
un maialino di pezza per un’amica e una sciarpa (scontata!).
Ormai sono le 11, e ci affrettiamo a scendere. In piazza sono già
tutti col naso all’insù ad aspettare che il carillon
entri in azione. Aspetta aspetta, ed ecco che parte. Prima la parte
sopra, con la musichetta, poi quella di sotto. Il tutto dura circa
dieci minuti, ed è davvero un carillon, non aspettatevi nient’altro.
Da vedere, una volta, perché è comunque inusuale e
simpatico.
Terminato lo spettacolo, ci incamminiamo verso l’altra galleria,
di cui ci scappa il nome. E’ dalla parte opposta a Kaufhof
e offre un genere di articoli molto diversi. Troverete vestiti di
Cavalli e di Ralph Lauren oltre ad oggetti per la casa molto ricercati.
Al piano terreno si trova qualcosa di più economico, anche
se gli stessi capi firmati non costano quanto da noi. Sarà
l’effetto degli sconti, già attuati, o forse l’euro,
che da noi ha fatto lievitare i prezzi…
La visita dura poco, anche perché non siamo certo a Munchen
per girare centri commerciali. Allora ci avviamo spediti verso i
negozi del Bayern e del Munchen 1860, ma li troviamo chiusi. Disdetta!
Torniamo indietro sempre percorrendo la Residenzstrasse e ci ributtiamo
in piazza, dove decidiamo di entrare dentro il municipio dal grande
ingresso principale che si trova proprio sotto il carillon. All’interno
una corte dove è stato allestito un presepe, ma poi niente
di che. Un paio di foto e via, verso S. Peter, la chiesa che si
trova proprio tra MarienPlatz ed il Viktualien Markt. La basilica
è a dir poco maestosa. Già vista da fuori fa impressione,
ma dentro è ancor peggio. Pulitissima, senza una crepa, candida
e ordinata. In fondo alla navata centrale un altare alto decine
di metri, decorato d’oro e sfavillante come poche altre cose
viste fino ad ora. Insomma, una visita la merita. Uscendo dalla
chiesa saliamo su una terrazzina che si trova proprio dietro l’altare
di S. Peter e davanti all’ingresso di Santo Spirito. Non siamo
molto alti, ma la visuale è ugualmente bella. Si vede tutto
il Viktualien, le vette delle basiliche, la Residenzstrasse e il
viale Tal. Niente male per qualche minuto di sosta, foto e riprese.
Scendiamo e ci buttiamo in una svelta visita del mercatino. Numerosissime
le botteghe dei macellai, dove si trovano delle borsine di stoffa
splendide a soli 1,80 € (con il disegno a colori del Viktualien)
e dove si può anche mangiare uno spuntino – di rigore
wurstel bollito con mostarda e brezel –, poi sparsi ovunque
chioschi che vendono frutta, il solito Müller, poi fiorari,
banchi di verdura, un venditore di prodotti al peperoncino (lo ricoscete
bene perché c’è un casco enorme di peperoncini
appeso). Sullo sfondo la chiesa dello Spirito Santo e la sagoma
di S. Peter. L’atmosfera sembra magica, tutto ricoperto di
neve, con i tedeschi di corsa che girano tra una bancarella e l’altra,
con i turisti che valutano con calma gli acquisti più vantaggiosi.
Abbiamo poco tempo ed è già l’ora di pranzo,
così scegliamo, dopo un paio di sguardi sul Tal, di andare
all’HB. Ci ritroviamo in Orlandostrasse grazie ad un sottopasso
che parte dallo stesso Tal e sbuca proprio di fronte alla via dei
football store. In questa galleria c’è un bar dal nome
italiano, ma ci hanno detto che il caffè, oltre che costoso,
è parecchio cattivo. Pochi metri ed eccoci arrivati davanti
alla gigantesca birreria. Giriamo a lungo all’interno delle
numerose sale e alla fine troviamo un posto in un angolino. Vicino
a noi un altro tavolo di ragazzi italiani, poi degli inglesi (si
riconoscono bene: le donne bevono litri di birra!) e ancora orientali.
Anche il cameriere è orientale. Ordiniamo un piatto misto
di wurstel sempre con purè e crauti (Anna) e del maiale (Matteo).
Il servizio è lento perché i tavoli da servire sono
moltissimi, e noi siamo in forte ritardo. Portano da bere, un bicchiere
d’acqua e una weisse. La weisse perché l’intento
era quello di bere una Radler (birra chiara e gazzosa, solo 2,5
gradi) ma sul menù è indicata soltanto da un litro.
Davanti al nome “weisse” però c’è
la parola kinder, che significa infantile o qualcosa del genere.
Beh, invece è semplicemente weisse, da mezzo litro. Lasciata
praticamente lì. Anche perché il piatto di wurstel
lo portano relativamente presto, ma di maiale non ce n’è
più, così facciamo a meno di ordinare altro e ci spartiamo
quel poco che c’è in tavola. Il conto ammonta a circa
13 €, non poco per una sola portata. Ma il cibo è buono
e l’atmosfera caratteristica, anche se noi siamo rintanati
in un cantuccio. Sicuramente un posto turistico, ma non è
affatto raro incontrarci gruppi di amici tedeschi che feteggiano
compleanni o si ritrovano per bere un po’ di birra, anche
nel pomeriggio. Se qualcuno c’è stato, simile al praghese
“U Fleku”, ma meno costruito su misura per il turismo.
Inoltre qui non ti riempiono il bicchiere ogni volta che è
quasi vuoto, e non ti portano liquorini che credi gratis e in realtà
poi si pagano. Punto in comune: il conto, scritto a penna dal cameriere
sullo stesso blocchetto in cui segna le comande.
Usciti dall’Hofbräuhaus ci dirigiamo verso Isartor Platz,
per l’appuntamento con il resto del gruppo. Appena “abboccato”
Tal ci fermiamo al Mc Donald’s (il secondo incontrato dopo
quello di Stachus) per un panino (Matteo) e un caffè terribile
(Anna). Il pomeriggio scorre poi lento e assonnato. Percorriamo
col pullman gran parte della città, scoprendo molte curiosità
grazie al precisissimo Manfred, che continua imperterrito a sottolineare
la giovane età di Munchen, il fatto che si sia sviluppata
in largo e non in altezza e che la metropolitana si riconosce grazie
alla “U” che sta per unterbahn, come underground in
inglese. A parte ciò, vediamo in ordine sparso: alcune zone
residenziali, il parco olimpico, l’unico vero grattacielo
di Munchen in fase di costruzione, il palazzo della BMW, il museo
della scienza e della tecnologia, il fiume Isar e le sue piscine,
l’università, il teatro delle marionette, il palazzo
un tempo birreria dove tentarono di uccidere Hitler, i terreni dove
i monacensi acquistano casa e campo per fare del giardinaggio e
il bellissimo Ninfburg. Qui ci fermiamo, ma non scendiamo nemmeno
dal pullman, qualcuno dice che fa troppo freddo. Effettivamente
caldo non è…Tutto intorno è bianco, ci sono
poche persone, molte oche e qualche cigno, un laghetto ghiacciato
e l’impressionante residenza di Adelaide di Savoia (così
ci sembra di aver capito).
Alla fine del tour, tra l’altro disturbato da una costante
pioggerella, torniamo in hotel. Sono ormai le cinque. Una doccia,
un riposino, e poi via verso i festeggiamenti.
Uscendo dall’albergo puntiamo verso il viale della sera prima,
passeggiando alla ricerca dei due locali che avevamo già
adocchiato per cenare. Il primo ce lo ricordavamo più vicino
e dopo qualche centinaio di metri a piedi tra la neve pensavamo
di averlo oltrepassato senza vederlo. Invece, dopo una serie di
negozi, sulla destra è apparsa la vetrata del pub: sbirciando
all’interno abbiamo visto che c’erano solo un paio di
persone al bancone e nessun segno di festa per l’arrivo del
nuovo anno. Così abbiamo proseguito verso l’altro locale,
il bel ristorante visto il giorno prima. Quando siamo arrivati abbiamo
purtroppo notato il “tutto esaurito”, con le sale piene
di gente vestita in modo elegante che festeggiava tra abbondanti
portate e camerieri con vassoi carichi di piatti. Non abbiamo neppure
provato ad entrare, visto che l’impressione era quella di
un posto per il quale avremmo dovuto prenotare per tempo e “accettare”
il menù a prezzo fisso esposto all’ingresso. Allora
abbiamo fatto dietro front incamminandoci verso la fermata della
metropolitana per raggiungere il centro, con in mano però
un foglio con una serie di locali suggeriti da altre persone che
avevano visitato Munchen prima di noi. Così, invece di scendere
a Hauptbanhof, siamo scesi a Sendlinger per incamminarci verso Reichenstrasse
alla ricerca di Eiche, un ristorante al numero 13. Scopriamo così
che la via è molto lunga e divisa in due da una piazza: praticamente
porta da Sendlinger Tor al Viktualien Markt. Lungo il tragitto,
ancora a piedi nel freddo discretamente pungente, ascoltiamo i primi
botti anticipati di tre ore rispetto alla mezzanotte e troviamo
anche molti altri ristoranti, tutti (o quasi) chiusi. Dopo una bella
camminata arriviamo finalmente al numero 13: Eiche è aperto
ma è al tempo stesso pieno, elegante e dai prezzi tutt’altro
che bassi (60-80 euro). Ci è bastato un rapido sguardo d’intesa
per farci riprendere il cammino in direzione Marienplatz. Per raggiungere
la piazza siamo arrivati alla fine di Reichenstrasse e, invece di
proseguire dritti verso il Viktualien, abbiamo svoltato a destra
per cercare un’ultima alternativa ai locali dell’area
pedonale. Anche in questo caso però tutto chiuso: aperti
solo i negozi degli orientali con odore di fritto e vetrine non
molto invitanti. Abbiamo fatto buon viso a cattiva sorte e finalmente
siamo arrivati in Marienplatz dalla parte di Tal.
Ormai avevamo sia la piena conoscenza della zona con tutti i locali
più classici che una fame sempre più intensa. E’
iniziato così il “pellegrinaggio” tra Paulaner,
Augustiner e HB: tutto pieno o, nel caso dell’HB, ingresso
riservato a chi aveva prenotato la cena con la festa a base di birra
e musica. Stessa situazione anche all’Hard Rock Cafè,
dove il cenone era vincolato ad una sorta di concerto e ad un menù
fisso dal prezzo esoso (90 euro o giù di lì).
Si stava prospettando la stessa soluzione del Capodanno precedente
a Praga, ovvero un lauto cenone al… Mc Donald’s. Abbiamo
lasciato Orlandostrasse per tornare in Tal, dove Mc Donald’s
e Burger King si contendono i clienti a suon di luci e locandine
con i menù a 5 euro. Siamo entrati al Mc Donald’s trovando
tanti giovani in fila alle casse e, tra loro, anche una dozzina
dei nostri compagni di viaggio, rimasti come noi senza un locale
dove cenare. Il nostro cenone è diventato quindi un vassoio
con tre Specialburger, un Chickenburger, due coca, patatine e un
Mc Flurry alla fragola. Ce la prendiamo comoda, tanto fuori c’è
un freddo tremendo e non sapremmo cosa fare fino a mezzanotte…
Quando usciamo dal fast-food sono quasi le undici, così decidiamo
di puntare subito verso MarienPlatz, tanto per aggiudicarsi un posto
in prima fila. I botti sono già iniziati da un bel po’,
e bisogna stare attenti a dove si mettono i piedi. Abbiamo letto
su più racconti di viaggio e su qualche messaggio nei newsgroup
che la notte dell’ultimo a Munchen è pura follia: non
sono semplicimente botti, ma una vera e propria sfida a chi becca
chi o cosa. Ed infatti ci accorgiamo subito che è proprio
così. Due ragazzi (non esattamente monacensi) si divertono
a lanciare per le scale della metro alcuni petardi, rischiando di
beccare in pieno qualche sventurato uscito dal treno. Poco più
in là, al centro della piazza, ecco decine di persone che
improvvisano una specie di gara: chi centra per primo il carillon
del municipio si aggiudica il titolo di miglior lanciatore di botti.
Un gioco che sinceramente non fa divertire proprio tutti…
Un gruppo di giapponesi si muove con delle sacchettate strapiene
di petardi giganti, una di loro ha il piumino che da bianco è
diventato nero. I minuti passano, e noi ci posizioniamo in un posticino
strategico, di fronte alle porte del bancomat che fa angolo.
Dopo pochi minuti siamo già circondati da decine di persone,
ma in fondo è un fatto positivo, visto che i botti –
lanciati apposta verso la gente – in questo modo non possono
prenderci… La mezzanotte si avvicina e ormai sembra di essere
in guerra. Dal rumore al fumo, tutto rievoca immagini viste in tivù…
Qualche ignorante continua a lanciare razzi addosso alla gente,
e pure al municipio. Ora manca pochissimo, ma lo spettacolo continua:
alla mezzanotte tutti danno il massimo, esplodendo ciò che
di più grosso e potente hanno con sé. Tutto sommato
è uno spettacolo divertente, anche perché da quella
posizione non corriamo alcun pericolo. Peccato che dopo un po’
la stanzina del bancomat si riempia di ragazzetti ubriachi che cominciano
a vomitare in qua e in là dietro di noi… Questo ci
convince a spostarci, tanto ormai la piazza è diventata insopportabile,
bisogna stare attenti a come ci si sposta per evitare botti ma anche
qualche goccia di vin brulé bollente. Così, dopo aver
incontrato qualche compagno di vacanza, bevuto con loro lo spumante
(quello che ci aveva dato l’organizzatore…), saltellato,
ballato e abbracciato un po’, ce ne andiamo in direzione del
Viktualien, dove la situazione è più tranquilla. Ma
anche qui si notano bene i segni dei festeggiamenti, visto che la
candida neve è diventata grigia e il puzzo di bruciato si
sente dappertutto… La metropolitana stanotte rimarrà
aperta più a lungo, ma è probabile che più
tardi ci sia più confusione così decidiamo di fare
ritorno. Saranno le 2, non è tardi ma in fondo siamo sempre
una coppietta, e tornare a in camera non ci può certo far
male. La metro è abbastanza piena, al contrario di come pensavamo,
e per le strade c’è gente che festeggia. Prima di rientrare
in hotel ci concediamo l’ultimo sfizio, cioè lasciare
un messaggio su un’auto con targa italiana…
Il 2004 è appena arrivato, e anche se non siamo davanti all’Arena
di Praga a ballare la Macarena come un anno fa, tutto sommato non
stiamo affatto male.
Terzo giorno: Ninfburg
Il primo dell’anno, dopo la sveglia in ritardo, siamo partiti
alla volta di uno dei posti più belli di Munchen: Ninfburg,
un’immensa residenza circondata da fontane e giardini. Abbiamo
preso prima la metropolitana, poi il tram S1 (cambio alla stazione
Hauptbanhof), ovviamente puntuale e comodo, come tutti i mezzi di
trasporto bavaresi. Il
bello del tram è che puoi vedere tutto quello che ti sta
attorno, senza perderti niente. Così abbiamo visto belle
zone residenziali, alcuni palazzoni, molte chiesette, ma comunque
tutto sempre ordinato. Dalla fermata a Ninfburg non c’è
molto, solo che con la neve sembra tutto più faticoso…
Costeggiamo il canale, scattiamo qualche foto e poi arriviamo al
laghetto che avevamo visto anche il giorno prima. Anche qui sono
evidenti i segni di una notte di fuochi d’artificio: numerosi
anche i tentativi di rompere il ghiaccio e di disturbare le povere
paperelle che dormono tranquille. Lo spettacolo è meraviglioso,
la pace è incredibile, e tutto quel bianco riempie gli occhi
e il cuore. Nonostante sia il primo giorno dell’anno c’è
abbastanza gente che come noi ha deciso di farsi una passeggiata
rilassante, e non mancano i gruppi di turisti con tanto di guida
parlante. Dopo numerosi sospiri e tante foto intorno al laghetto,
decidiamo di spingerci all’interno, varcando l’ingresso
e trovandoci di fronte ad un parco immenso. Bello con la neve, ma
sicuramente meraviglioso in primavera, tutto verde e pieno di fiori.
Insomma, la nostra Adelaide di Savoia si trattava proprio bene…
Il parco è davvero grande, e noi non ci spingiamo troppo
in là. Più impavidi di noi alcuni uomini che fanno
jogging, mentre la guida del gruppo fa un bel ruzzolone sul ghiaccio…
effettivamente è molto scivoloso!
Alla fine prendiamo coraggio e lasciamo Ninfburg, una delle tante
meraviglie di questa quadrata città. Perdiamo l’autobus
e restiamo in contemplazione ad ammirare da lontano la residenza.
Poi partiamo alla volta dell’Olimpia Park (capolinea Olimpia
Zentrum, c’è anche la metropolitana), e attraversiamo
un gran pezzo di città, sempre bella e silenziosa, nonostante
siano già le 13 passate.
Decidiamo di visitare subito l’Olimpia Stadion, lo stadio
del Bayern Monaco: per 1,50 euro possiamo fare tutto il giro, sederci
in tribuna stampa, leggere qualche insulto a qualche nostro connazionale
e riposarci un po’, visto che siamo già stanchissimi
a causa del freddo pungente. L’ora di pranzo è già
passata, così ci spingiamo verso un chiosco che vende hot
dog e vin brulé. Mangiamo e poi corriamo ad un altro chiosco,
dove Matteo riesce a comprare ben cinque sciarpe di altrettante
squadre di calcio tedesche, niente male per la sua collezione.
Sempre più infreddoliti ci dirigiamo verso la metropolitana
e prendiamo il treno che ci porta vicino all’Englischer Garten,
un immenso parco. Camminiamo parecchio e alla fine arriviamo dentro
il giardino. Anche qui, se non ci fosse la neve, sarebbe un paradiso.
Certo, la neve dà quel che di surreale, ma sicuramente fare
delle passeggiate o una pedalata in bici in questo parco deve essere
davvero bello. Un laghetto qua (ghiacciato, ovviamente), moltissima
gente incappucciata, anche intere famiglie, gabbiani che fanno merenda,
ponticini romantici, tanti alberi, qualche monumento, alcuni artisti
di strada, calesse e, fortunatamente, un punto di ristoro, dove
riusciamo a mangiare un altro hot dog e a bere una coca sotto la
simpatica pagoda (come noi decine di persone), per poi accorgerci,
sempre infreddoliti, che a pochi metri c’era un ristorante
al chiuso, quindi riscaldato, con prezzi pure ragionevoli. E che
ci vuoi fare, dall’insegna ci era parso uno spazio per presepe…
Quando si fa buio ci dirigiamo verso la metropolitana e torniamo
in centro, per poi fare rientro in hotel.
Dopo una doccia caldissima e qualche giro intorno all’albergo
alla ricerca di un localino tipico e alla mano, ci convinciamo che
è sempre meglio andare verso il centro, destinazione Marienplatz.
Prima di cena però ci fermiamo in piazza della stazione (Hauptbahof),
dove, come abbiamo visto sull’elenco telefonico, c’è
un internet point. Dovevamo controllare il voto dell’esame
di economia politica, e ci illudevamo che il primo gennaio qualche
anima buona avesse aggiornato il sito del professore. Invece niente
(scopriremo il voto solo il giorno di Epifania, con grande sorpresa).
Comunque un internet bar molto bello, grandissimo, frequentato soprattutto
da ragazzini e stranieri, ma molto economico. Dopo qualche minuto
di navigazione partiamo verso il centro, convinti dall’ottimo
profumo a cenare all’Augustiner. Nelle nostre teste c’è
sempre l’idea che non si può andare in birreria senza
bere, ma in fondo ci piace troppo la cucina bavarese per rinunciare,
così entriamo. Dopo qualche minuto in piedi e un litigata
tra un gruppo di milanesi ed un cameriere (avevano pagato sobbarcando
il pover uomo di monetine da uno, due e cinque centesimi, talmente
tante che non gli entravano nelle mani), ci sediamo, e lo stesso
cameriere, gentilissimo, ci porta il menu. Gulasch e ali di pollo
con purè, il tutto gustosissimo, da leccarsi i baffi davvero.
Dopo cena ci incamminiamo ancora verso il centro per una lunga passeggiata.
Torniamo verso Orlandostrasse, sempre piena di gente, diamo un’occhiata
ai prezzi degli altri locali per vedere se abbiamo risparmiato,
sbirciamo dentro l’affollatissimo Hard Rock e poi ci spingiamo
un po’ fuori, in una zona piena di night club. Girelliamo
e vediamo le più svariate persone, ma niente a che vedere
con le strade di Praga, niente a che vedere con gli amici dell’Atlas.
Qui è tutto più… serio, diciamo. Comunque i
locali, i sexy shop e le sale da gioco non mancano certo (come all’aeroporto
di Frankfurt…), ma niente ci sembra meritare, anzi, così
riprendiamo la metropolitana e torniamo in hotel, per l’ultima
notte nella bellissima e freddissima Munchen.
Quarto giorno: shopping in centro e partenza per
Prato
Eccoci arrivati all’ultimo giorno. Le valigie sono già
pronte, abbiamo fissato alle 9.30 con il gruppo, quindi ci sbrighiamo
a fare colazione e, con un po’ di ritardo, partiamo verso
il centro. Ci restano alcune cose da vedere, come la cattedrale
Freuenkirche, molto simile negli esterni alle altre chiese viste,
ma di indiscutibile bellezza all’interno. Poi facciamo un
paio di foto davanti al museo della caccia e della pesca, riconoscibile
bene grazie ad un cinghiale e ad un pesce gigante entrambi in bronzo
piazzati di fronte all’ingresso del museo, che sorge dove
un tempo c’era una chiesa. Salto da Kaufhof per gli ultimi
acquisti (i negozi erano rimasti chiusi nel pomeriggio del 31 e
tutto il primo gennaio), poi nei simpatici negozietti sparsi qua
e là, soprattutto per comprare l’immancabile palla
di neve per la mamma. Rinnoviamo il consiglio a tutti di girare
tutti i negozi, visto che i prezzi di certi capi a Munchen sono
assai bassi rispetto ai nostri… Ultima tappa prima del pranzo
il negozio ufficiale del Monaco 1860, che avevamo trovato sempre
chiuso, dove Matteo ha potuto finalmente comprare una sciarpa che
aveva adocchiato in vetrina fin dal primo giorno. Poi una borsa
e due boccali dell’Hobrauhaus, poi via di corsa al Viktualien
per pranzare. Fritto di pesce e wurstelone bavarese con salse, sempre
tutto gustosissimo e condito da un paio di Brezel. Saremmo rimasti
ore a girellare tra i banchi di questo colorato mercato, ad assaggiare
ogni sapore, dagli enormi peperoncini ai formaggi ai tanti tipi
di wurstel. Ma comincia ad essere tardi, e il nostro appuntamento
alle 14 col gruppo incombe. Il consiglio è di girare il Viktualien
con calma, e anche più volte, per scoprire sempre qualcosa
di nuovo e gustoso!
Prima di montare sull’autobus ci concediamo un giro dentro
un supermercato biologico molto frequentato. Non ci ricordiamo l’indirizzo,
ma si incontra venendo dal centro verso Isartor, nostro punto fisso
di ritrovo. E così, dopo tre intensi giorni in questa meravigliosa
città, siamo pronti a ripartire, ovviamente con un po’
di tristezza nel cuore e con la promessa che presto torneremo, ma
non d’inverno. La neve è bella, ma il freddo un po’
meno! Eppure dopo Praga e la Bielorussia dovremmo essere testati
per certe temperature… Tra due anni ci sono i mondiali di
calcio, e noi non mancheremo. Aspettaci Munchen!
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