BERLINO, VARSAVIA, PRAGA, BUDAPEST:
le capitali dell'est….ate 2000
di Vito De Bellis
Mentre
i nostri amici Giovanna ed Egidio stanno prendendo mazzate
di caldo in Andalusia e Luciana con Saverio ricamano ghirigori
lungo le coste dei fiordi norvegesi, noi ci rimettiamo in
strada da soli e ritroviamo la "nostra" nuvola fantozziana
che ci accompagnerà per buona parte del viaggio. Il fatto
che in Luglio il maltempo abbia imperversato in quasi tutta
Europa non ci consola, tuttavia ci è d'aiuto nel tentare di
convincerci che forse non siamo noi a menarci gramo, meteorologicamente
parlando. Ciliegina sulla torta: tre giorni prima di partire
una violenta rinite mi costringe a rimandare la partenza di
un giorno. Questa la cronaca delle nostre umide vacanze d'inizio
millennio (se il buongiorno si vede dal mattino….).
P.S. In fase di rilettura mi accorgo di aver ecceduto
nel dettagliare la descrizione della visita ad Auschwitz/Birkenau.
Ci ho pensato un po' e sono giunto alla conclusione di non
voler tagliare nulla, l'emozione è stata forte e l'unico mio
rammarico è dovuto alla consapevolezza di non possedere alcuna
abilità narrativa per poterla descrivere degnamente. Ma tant'è,
quella parte di diario l'ho scritta per aiutarmi a non dimenticare
mai, niente di quanto visto.
Qualche cifra (i costi sono espressi in lire)
Giorni di viaggio 21, Km percorsi 5.314
Spese Gasolio: 897.500
Spese Pedaggi: 278.000
Spese camping: 627.000
TOTALE SPESE: 1.802.500
E per chi è interessato nell'ultima pagina c'è il consueto
riepilogo sui campeggi visitati.
Domenica 9 Luglio 2000 Pero - Schwangau
Più che per le ferie, sembro pronto per la serata di Halloween:
faccia smorta, occhi gonfi e arrossati, naso in perenne gocciolamento
e una depressione fisica che quasi mi toglie la voglia di
partire. Di tanto in tanto lancio di quegli starnuti che fan
tremare le pareti. E pensare che oggi mi sento un pochino
meglio! Il gradino elettrico del camper non vuol saperne di
uscire, il motorino è andato e per questo viaggio si rimedierà
con uno scalino di fortuna. Il caricabatterie della telecamera
si è nascosto da ieri sera e quest'altro contrattempo fa sì
che io cominci a prendere in seria considerazione l'ipotesi
di cambiare itinerario dirigendo verso Lourdes. Finalmente
verso le 11,30, grazie al supporto della Sandra che è riuscita
a mantenere ed a trasmettermi calma, tutto è pronto per la
partenza (caricabatterie compreso). Autostrada verso la Svizzera,
direzione Bellinzona - S. Bernardino dove arriviamo verso
le 14. Il tragitto si è svolto quasi più in galleria che all'aperto
ma si è viaggiato bene perché il traffico, data l'ora, è quasi
inesistente. La giornata è grigia ma non piove; a S. Bernardino
dove ci fermiamo per il pranzo, fa anche freddo però l'aria
frizzante di montagna mi aiuta a respirare meglio. Un pochino
di coda alla frontiera di uscita dalla Svizzera e poi l'autostrada
tedesca verso Memminger per poi metterci in direzione Fussen.
Alle 18,30 arriviamo a Schwangau dove c'è il campeggio Brunnen,
posto sulle rive dell'immancabile laghetto, e splendidamente
organizzato. I bagni sono in condizioni di pulizia eccellenti,
come in quasi tutti i campeggi tedeschi e se proprio vi si
vuole trovare un difetto diciamo che le piazzole sono un po'
strette ed attaccate le une alle altre. Vi è da dire però
che l'educazione dei campeggiatori presenti è esemplare forse
anche per merito del severo regolamento, consegnato ad ogni
nuovo campeggiatore e scritto nella sua madre lingua, che
non lascia spazio a equivoci: "…alle 22 è da osservare un
rigoroso silenzio sul posto. Il pianto dei bambini deve essere
placato nel miglior modo possibile!…". E questo è niente,
ci sono altri 25 punti sullo stesso tono che fan chiaramente
capire l'aria che tira. Un paio di fragorosi quanto improvvisi
starnuti (miei ovviamente) turbano un po' l'atmosfera: sono
preoccupato perché già mi vedo braccato da famelici branchi
di dobermann. Spero solo che, visto che ha preso a piovere,
il rumore della pioggia mi abbia coperto almeno parzialmente
comunque a scanso di equivoci spegniamo la luce e zitti zitti
si va a nanna.
Lunedì 10 Luglio 2000 Schwangau - Neuschwanstein - Fussen
Mattinata fresca e un po' nuvolosa, la rinite va meglio, sono
io che sto da schifo. Comunque fuori subito le bici perché
vogliamo visitare il bellissimo castello di Neuschwanstein
(per intenderci, quello a cui Disney si ispirò per un suo
celebre cartone) che è a soli cinque chilometri e vi si arriva
con una comoda pista ciclabile. Ai piedi del castello c'è
un piccolo villaggio costituito unicamente da negozi, ristoranti,
bar alberghi e le biglietterie per l'accesso ai castelli reali
di Neuschwanstein ed al vicino Hoenschwangau. Qui la coda
è molto lunga ma i tempi di attesa sono accettabili poiché
è tutto computerizzato. Quando arriviamo noi sono le 11,30,
la nostra visita viene programmata per le 13,15 con un'audioguida
in italiano. Inganniamo l'attesa visitando i numerosi negozi
di souvenir (ci accorgeremo che quelli più adiacenti al castello
hanno prezzi più convenienti) e facendo uno spuntino a base
di wurstel e crauti che evidentemente sono stati preparati
da Gualtiero Marchesi a giudicare dal prezzo. La salita al
castello è ripida (molliamo le bici in un parcheggio) e la
si può affrontare in tre modi: a piedi (circa mezz'ora di
marcia), in carrozza trainata da possenti cavalli (8 DM),con
un bus tipo Parigi-Dakar (3,5 DM). Scegliamo l'ultima opzione
e con una precisione che fa quasi rabbia (dal tanto che è
precisa), entriamo alle 13.15.00 !!! Il castello, anche internamente,
è proprio una favola e sembra concepito e curato nei particolari
con il preciso intento di perpetuare la leggenda di Ludwing
II. Vale assolutamente la visita. Ne usciamo incantati e torniamo
a valle a piedi lungo la strada che attraversa un bel bosco
popolato da socievoli scoiattoli, sotto un cielo sempre più
scuro e minaccioso.
Recuperiamo le bici e con la pista ciclabile in mezzo al bosco
raggiungiamo Fussen piccola e graziosa cittadina bavarese
che segna l'inizio della Romantische Strasse. La giriamo un
po' e tra le cose curiose che vediamo, c'è una strana fontana,
sul piazzale antistante l'ufficio turistico, costituita da
colonne di pietra alla cui sommità vi sono dei grossi massi
che ruotano e spruzzano acqua. Sembra che questi massi debbano
cadere da un momento all'altro e, inutile dirlo, per i bambini
che passano di qui è un vero divertimento correre in slalom
fra queste colonne. Il tempo per una bibita e comincia a piovigginare,
riprendiamo la pista ciclabile questa volta in senso inverso
e sotto l'acqua. La prendiamo quasi tutta se si eccettuano
una sosta sotto un grosso albero ed una in un supermercato
poco distante dal campeggio dove, quando al fine vi arriviamo,
ovviamente smette di piovere. A noi sembra un film già visto,
comunque non ci facciamo prendere dallo sconforto per cui
subito una doccia calda, zuppa bollente, due aspirine, bicchierin..one
di grappa con delizioso sottofondo di una cassetta dei Beatles
e confidando in miglior sorte si va a dormire. Riprende a
piovere mentre i paperi del laghetto girano tra le piazzole
in cerca di cibo.
Martedì 11 Luglio 2000 Schwangau - Wieskirken - Hanau
Ha piovuto tutta notte e partiamo con cielo nuvoloso.
Percorriamo la Romantische Strasse fino a Steingaden dove
c'è la deviazione per la celebre Wieskirken, splendida chiesa
del 1700 dichiarata patrimonio culturale dell'umanità dall'UNESCO,
magnificamente decorata con affreschi, stucchi , ori e intarsi.
Appena fuori dalla chiesa c'è un chiosco che espone caldissimi
ed invitanti krapfen che sembrano urlare "mangiateci, mangiateci
!!" e proprio non ce la sentiamo di lasciare inascoltato tale
accorato appello. Nel parcheggio, troviamo un camper con una
coppia di Triestini proveniente da Capo Nord dove, a loro
dire, hanno trovato tempo splendido. A me cominciano a girare
perché tanto per cambiare inizia a piovere. Proseguiamo un
po' sulla Romantische Strasse per poi abbandonarla in favore
dell'autostrada che ci condurrà ad Hanau da dove, stando all'articolo
di una rivista, parte un itinerario tra i luoghi che hanno
ispirato le fiabe dei fratelli Grimm. Durante il viaggio piove
forte e c'è una lunghissima colonna di TIR da superare per
cui la guida diventa piuttosto faticosa, ma finalmente quando
arriviamo alle porte della città possiamo rilassarci nel bel
campeggio Barensee, sulle rive di un laghetto artificiale,
per tre quarti occupato da stanziali con piccole roulottes
che espongono sul davanti immensi capanni-ingresso. E' molto
pulito e tranquillo e le piazzole sono molto ampie.
Dopo cena smette un po' di piovere (a Milano in compenso grandina)
e ci facciamo un giro per la grande zona del camping destinata
agli stanziali. Pur non condividendo scelte di questo tipo,
non si può fare a meno di ammirare l'ingegno e la creatività
con i quali normali piazzole e roulottes sono state trasformate
in piccoli e suggestivi cottage con tanto di curatissimi giardini.
Da ciascuna di esse traspare l'amore dei proprietari per questi
piccoli rifugi dalla quotidianità. Noi torniamo al nostro
amato camper contenti della nostra scelta itinerante, sperando
in tempi migliori (meteorologicamente parlando) mentre alcuni
conigli selvatici scorrazzano tra le piazzole.
Mercoledì 12 Luglio 2000 Hanau - Steinau - Lauterbach -
Alsfeld - Marburg
Mattinata nuvolosa. Ci dirigiamo verso Steinau la città natale
dei fratelli Grimm. Lungo la strada ci fermiamo per far gasolio,
entro nel distributore per pagare e dal retro arriva (anche
al mio sinistrato naso) l'inconfondibile profumo di sugo mediterraneo:
la simpatica benzinaia è di Pescara. A Steinau c'è un buon
parcheggio presso il campo sportivo e la cittadina, sebbene
piccola, è molto suggestiva. La casa museo dei fratelli Grimm,
nel cui giardino vi sono statue stilizzate dei personaggi
fiabeschi, è visitabile solo di pomeriggio (14-17) così come
il teatro delle marionette. In centro c'è una piazza con una
fontana, anch'essa caratterizzata dai personaggi delle favole,
ed un piccolo grazioso castello. Torniamo al camper per il
pranzo e poi dirigiamo alla volta di Lauterbach dove vi si
producono i celeberrimi nani da giardino. Lungo la strada
vediamo una grande esposizione di gnomi che non prendiamo
minimamente in considerazione pregustando quello che dovrebbe
aspettarci a Lauterbach, ma quando vi arriviamo troviamo una
città bellissima, soprattutto nella zona vecchia dove vi sono
case le cui pareti sono sostenute da grosse travi di legno
a vista incrociate tra loro, c'è una fabbrica di birra ma
di nani nemmeno l'ombra!
La nostra ricerca di nani da giardino, non ha miglior fortuna
quando ci spostiamo ad Alsfeld: non troviamo gnomi ma la visita
non è assolutamente sprecata perché vediamo un'altra stupenda
e caratteristica cittadina. A ribadire il tema dell'itinerario,
nel centro storico troviamo una fontana dedicata a Cappuccetto
Rosso. Ripartiamo verso la vicina Marburg e la Sandra comincia
ad avvertire un pungente odore sulfureo in cabina. Non vi
diamo molto peso (io del resto ad olfatto sono messo proprio
male) anche perché finalmente è uscito un bel sole e possiamo
goderci la visita alla bellissima città universitaria il cui
centro storico, adagiato sul fianco di una collina, è costituito
da un'insieme di vecchie case, anch'esse con travi a vista,
che sembrano tenersi in piedi a vicenda come un sofisticato
quanto fragile castello di carte. Vicino al centro, in un
parco c'è un tranquillo ed efficiente campeggio dove, data
la bella serata, possiamo arrostirci all'aperto qualche wurstel
alla griglia e concludere la serata studiando le prossime
tappe.
Giovedì 13 Luglio 2000 Marburg - Braunschweig - Wolfsburg
Giornata quasi serena e tiepida. Scarichiamo i serbatoi e
partiamo con obiettivo Berlino. Anche in questa zona come
nelle precedenti, abbiamo modo di constatare che l'impressione
avuta, durante il nostro primo veloce passaggio in Germania
anni fa, si è dimostrata giusta e cioè che questa terra è
veramente splendida!! Forse ci appare ancor più bella in quanto
l'abbiamo sempre erroneamente considerata un territorio di
transito verso mete turisticamente più celebri e solo ora,
che abbiamo un po' più di tempo per percorrerla, ci accorgiamo
di quanto valga la pena attraversarla lentamente per osservarla
con più attenzione. Verso l'ora di pranzo l'odore in cabina
si fa più intenso e fastidioso tanto che l'avverto persino
io. Ci fermiamo in una piazzola per scoprirne la causa: la
batteria fuma (pensare che è quasi nuova, sigh!) e ho il presentimento
che entro stasera, massimo domani, saremo più poveri! Siamo
nei pressi di Braunschweig dove la guida Fiat segnala un'officina
autorizzata ed è lì che dirigiamo dopo aver pranzato. E' vicina
all'uscita dell'autostrada e la troviamo quasi subito, ciò
mi fa ben sperare in una rapida soluzione del problema ma
ahimè, non è così: il capoofficina parla poco o niente l'inglese
e io non parlo il tedesco per cui passiamo circa due ore (non
esagero!) lui nel tentare di spiegarmi che generator und battery
kaputt then wir change, io nel chiedergli se non è possibile
anziché sostituirlo, regolare o riparare l'alternatore. Per
tutto ciò si sprecano diagrammi, disegni, gesti e moccoli
ma alla fine su una cosa siamo d'accordo: sono quasi le 16.30
e l'officina chiude alle 17. Ci si vede domattina alle 7.45
precise!!! (su questo è chiarissimo) per diagnosticare con
precisione l'inconveniente e decidere il da farsi. Il presentimento
di cui sopra si fa sempre più vigoroso.
A pochi chilometri da qui c'è Wolfsburg una bella città dove
ha sede la VolksWagen e decidiamo di andarci per passare la
notte. Il campeggio cittadino è sulle rive del solito laghetto
artificiale e popolato da Danesi e Svedesi con roulottes trainate
tutte da veicoli VW. Sono tutti lì per corsi di aggiornamento
alla VW appunto, ci spiega il gestore del camping e non potrebbe
essere altrimenti anche perché, a parte questo laghetto, non
è che la città offra molto quindi chi cavolo verrebbe qui
in luglio se non per lavoro o per sfiga (noi) ? Ci facciamo
un giro in città con le bici e la visita non va sprecata in
quanto in un garden center la Sandra trova finalmente i famosi
gnomi. Si torna al camper per una spaghettata, (non vorrei
ripetermi ma inizia a piovere) e poi a letto presto visto
che domani sarà una levataccia.
Venerdì 14 Luglio 2000 Wolfsburg - Potzdam
Sveglia all'alba ed alle 7.45 siamo a Braunschweig davanti
al concessionario. Il capo officina stanotte deve aver ripassato
l'inglese in quanto azzarda un paio di parole in più di ieri
però la situazione non si sblocca: vuole cambiare tutto. Viene
chiamato un giovane meccanico dell'officina che reca sulla
targhetta di riconoscimento il nome di Caputo Francesco e
viene promosso seduta stante al ruolo di interprete. Gli spiego
il mio punto di vista riguardo alla riparazione dell'alternatore,
lui ascolta con attenzione si concentra e poi… crolla miseramente
ammettendo, metà in inglese e metà in tedesco, che lui è lì
fin da piccolo e di italiano sa due, ma proprio due parole
e neanche tanto pertinenti con l'argomento in questione. Degradato
sul campo, il povero Caputo, con una fitta serie di bonarie
pacche sul collo da parte dei suoi colleghi che si erano fermati
tutti ad ascoltarlo, non vedo altra soluzione che accettare
la sostituzione. Sono efficientissimi in meno di un'ora è
tutto a posto: la mia batteria tedesca comprata in Italia
viene sostituita, qui in Germania, da una batteria italiana,
l'alternatore è nuovo fiammante (ricambio originale con 6
mesi di garanzia) il prezzo è una martellata sulla quale vorrei
stendere un velo pietoso. Si riparte alla volta di Berlino,
il viaggio è tranquillo anche se punteggiato da ripetuti sbadigli.
Arriviamo a Potzdam, la città è bella anche se un po' caotica
a causa dei tanti lavori in corso, facciamo un rapido giro
nel bellissimo parco Sansouci dove una simpatica famiglia
di camperisti tedeschi ci consiglia il camping Sansouci a
qualche km da lì in direzione nord-est ed il consiglio è prezioso
perché il campeggio è bello e ben organizzato. Noi siamo stanchi,
ma un giro in bici per la città lo faremmo più che volentieri
se……(porco il mondo che c'ho sotto i piedi) non si mettesse
ancora a piovere!!!! Inutile prendersela. Ceniamo e andiamo
a letto che fuori c'è ancora chiaro. Domani è un altro giorno
e si vedrà.
Sabato 15 Luglio 2000 Berlino
Quasi non crediamo ai nostri occhi !!! C'è il sole !!! Riposati
dal sonno e ritemprati nello spirito dalla bella giornata
ci apprestiamo alla visita di Berlino. Nel camping vendono
un comodo biglietto individuale giornaliero (8,5 DM) o un
biglietto familiare (20DM) validi per tutti i mezzi di trasporto
urbani ed interurbani. Da Potzdam il tragitto può sembrare
difficoltoso ma di fatto in poco più di un'ora si arriva in
città: il pulmino del campeggio ci porta alla fermata del
tram che va alla stazione di Babelsberge dalla quale parte
un treno che arriva alla stazione Zoo di Berlino. Qui se si
vuole, proprio di fronte alla stazione, parte il bus n° 100
che passa per tutti i principali monumenti della città. Noi
vi saliamo, troviamo posto al piano superiore e ci facciamo
scorrazzare da un capolinea all'altro per poi scendere in
Alexander Platz dove girovaghiamo un po' per il mercatino
delle pulci. Da qui dirigiamo sino alla porta di Brandeburgo
superata la quale arriviamo al monumento dedicato ai soldati
sovietici, attraversiamo il parco Tiergarten, popolato dai
tipici bici taxi, per arrivare in zona Potsdamer Platz. Non
distante, c'è il Sony Center che due anni fa, nel nostro precedente
passaggio a Berlino, era un'enorme cantiere essendo ancora
in costruzione ed ora è un megacomplesso comprendente uffici,
hotel, cine/teatri, ristoranti e ritrovi, centri commerciali
e da ultima, ma non meno da noi gradita, una toelette pubblica.
Proprio al centro del complesso vi è una piazza al coperto
con una fontana che produce divertenti giochi d'acqua.
Qui ci fermiamo per un po' di relax e sfogliando una guida
leggiamo che a Kottbusser Tor, il quartiere turco, vi si può
mangiare un kebab assolutamente indimenticabile. Sono quasi
le tredici, la fermata di una linea metro è proprio qui sotto
e quindi è matematico che l'opzione turca abbia priorità su
meno probabili soluzioni locali. Sul metro verso Kottbusser
i controlli di polizia sono frequenti e meticolosi e riusciamo
a capirne il perché quando arriviamo poiché troviamo una piazza
piena di facce per niente raccomandabili molte delle quali,
in verità, non sembrano assolutamente turche. Con molta circospezione,
ma con passo e cipiglio deciso, attraversiamo velocemente
la piazza e ci addentriamo nel quartiere vero e proprio, affollato,
rumoroso, con molti negozi che espongono insegne e prodotti
turchi e dove la gente, fortunatamente, ha la faccia delle
brave persone.
Entriamo in un bel locale nella cui vetrina troneggia l'immancabile
e tipico cono di carne di montone che si cuoce girando sullo
spiedo verticale e gli inservienti, appena capito che siamo
italiani, improvvisano una sceneggiata finalizzata al ricordo
delle disavventure delle squadre di calcio italiane contro
il loro Galatasaray. La presa per il c… dura qualche minuto,
giusto il tempo per preparare due squisiti kebab che spazzoliamo
in men che non si dica e dopo un buon caffè, turco ovviamente,
paghiamo (il conto è veramente una sciocchezza), salutiamo
tutti promettendo massacri calcistici ed usciamo. La Sandra
è del parere di evitare di riattraversare la famosa piazza
della metropolitana così, fedeli alla nostra indole zingaresca,
saltiamo sul primo bus che passa, ci porterà alla stazione
Est di Berlino dove nelle vicinanze si può ancora vedere un
pezzo del vecchio muro.
Qui cambiamo bus e andiamo al famoso Check Point Charlie dove
c'è l'interessante museo dedicato ai tentativi di fuga dall'est
ed al cui ingresso una dettagliata mappa mostra come era divisa
la città e com'era circondata la zona ovest. C'è ancora per
strada lo storico cartello e l'ormai diroccata altana di osservazione
sovietica. Tutt'intorno la città si è trasformata, il lungo
viale di Friedrichstrasse è ora un'elegante strada per lo
shopping e lo "struscio" di lusso: credo sia tutto qui il
fascino della moderna Berlino, una città completamente nuova
risorta dalla composizione della frattura che per anni l'ha
sfregiata, ma che tuttavia non vuole definitivamente perdere
i simboli di riferimento al passato più recente. Passeggiamo
un po' per Friedrichstrasse dirigendo verso Brandeburg Tor,
perché vorremmo salire sulla nuova cupola panoramica del vicino
Reichstag ma qui la coda è veramente troppo lunga e rimandiamo
alla prossima volta. Riprendiamo il bus 100 e torniamo alla
stazione Zoo vicino alla quale c'è il monumento raffigurante
due grandi anelli di catena spezzati, che viene considerato
il nuovo simbolo della città. Poco distante c'è l'impressionante
guglia diroccata della chiesa Kaiser Whilelm lasciata così
dopo i bombardamenti del '43 a monito e ricordo di quei tragici
giorni. Siamo veramente un po' stanchi e riprendiamo il treno
per tornare al campeggio.
E' stata una bella giornata, anche sotto il profilo meteorologico,
che concludiamo con una doccia rigenerante e la meritata cena.
Verso l'imbrunire, il discreto suono di una campanella ci
avverte che una vecchia ma curatissima Trabant gira per il
campeggio per vendere cestini di fragole e ortaggi freschi.
Domenica 16 Luglio 2000 Berlino - Varsavia
C'è il sole!!! Paghiamo il conto e vorremmo andarcene se due
roulottes targate Danimarca non bloccassero l'uscita per un
buon quarto d'ora. I loro equipaggi, ovviamente danesi e quindi
generalmente così educati e scrupolosi al loro paese, qui
si sentono probabilmente meno scandinavi del solito, tanto
da farsi beffe della lunga coda che si è formata al cancello
in attesa dei loro comodi. Buono il viaggio sino al confine
dove si deve fare un'ora abbondante di coda. Siamo tutti incolonnati
sulla corsia delle auto e quei furbi che tentano di sfruttare
la corsia dei camion, oggi deserta, li vediamo ritornare poco
dopo sulla corsia opposta evidentemente respinti alla frontiera.
Sfruttiamo la forzata sosta, è mezzogiorno, e ci facciamo
un panino.
Dopo il confine cambia tutto: non c'è più autostrada ma una
semplice strada a singola corsia, sul lato di quella che torna
in Germania c'è un'interminabile colonna di TIR parcheggiati
in attesa di ripartire domani, su quella che percorriamo noi,
verso Varsavia, ci sono decine e decine di signorine che passeggiano
con l'evidente scopo di alleviare un po' la noia dell'attesa
dei camionisti….e piove !!!! Il cielo è diventato scuro, quasi
nero e rende l'impatto con questo paese ancora più triste
di quanto ci si potesse immaginare. La strada è la peggiore
che abbia mai incontrato (consideriamo che è quella che unisce
la capitale, con la Germania! ) molto rovinata e con dei profondi
solchi provocati dall'incessante passaggio dei camion nei
quali, quando si ha la ventura di infilarci le ruote, si sbanda
violentemente. La cosa ridicola è che questi solchi non vengono
riparati bensì meticolosamente segnalati da appositi cartelli
stradali, con eloquente disegno stilizzato e la scritta "Koleiny".
Come se non bastasse, i polacchi guidano come degli assatanati
e non è raro vedere piccole Fiat 126 (qui ancora molto diffuse)
lanciate a folli velocità compiere spericolatissime manovre
rese ancora più pericolose dallo stato delle strade. Ai bordi
della strada, tantissimi night che promettono spettacoli hard,
motels, distributori di carburante attrezzati con docce e
locali di ristoro e riposo per camionisti. Tutto l'insieme
offre un'immagine veramente squallida. Volendo essere ottimisti
a tutti i costi, andiamo a rilevare che il gasolio costa solo
circa 1200 £ ma è una ben magra consolazione.
Dopo Poznan la strada migliora un po', c'è anche un breve
tratto di 50 km d'autostrada (anch'essa comunque con "Koleiny"
regolarmente segnalati) fino a Konin e poi si ricomincia con
la terribile strada di prima: è durissima !!! Dopo aver attraversato
un passaggio a livello, con buche degne del più arduo Camel
Trophy e fatto un paio di code a incroci semaforizzati, durante
le quali possiamo vedere i "Koleiny" ormai ridotti a veri
ruscelli dall'acqua che viene, come Dio vuole alle 21 siamo
a Varsavia!
Ci fermiamo al Tur Nola, il primo camping-hotel che incontriamo
entrando in città, dove troviamo un nutrito gruppo di camperisti
francesi, molto simpatici che ci danno qualche buon consiglio
per la visita della città. Il camping è tranquillo e pulito,
la spaghettata della Sandra molto invitante e finalmente possiamo
goderci un po' di meritato riposo dopo la dura tappa di oggi.
A proposito, piove !
Lunedì 17 Luglio 2000 Varsavia - Czestochowa
Cielo nuvoloso, non piove ma c'è il 90% di umidità, si fatica
quasi a respirare! Salutiamo i francesi che partono. Alla
reception del camping non cambiano valuta, non ci danno nemmeno
gli spiccioli per il bus quindi appena fuori dirigiamo alla
prima banca che si incontra, dove ci dicono che il cambio
valuta lo fanno ma solo per i loro clienti ! I francesi ci
hanno detto che vi sono degli uffici cambio in città chiamati
"Kantor" dove non si pagano commissioni ed il cambio è conveniente:
tentiamo di chiedere a qualche passante dove sia possibile
trovarne uno, ma riceviamo in cambio solo indifferenza e risposte
quasi ostili. Ci accorgiamo che è difficile vedere gente che
sorride. Ad un chiosco di fiori veniamo addirittura allontanati
in malo modo dal fioraio! A questo punto fermo un taxi e ci
facciamo portare in centro da un Kantor che finalmente mi
cambia i soldi, con quali posso pagare il taxista e riprendere
la Sandra che gli avevo lasciato in "ostaggio" . Siamo nei
pressi del parlamento, ci facciamo un giretto per la zona
che in realtà non offre molto ma, sarà anche per il cielo
grigio e l'alto tasso di umidità, non riusciamo a toglierci
quel senso di tristezza e squallore che ci opprime da ieri.
Su Plein Air del 2/98 si legge di Varsavia: "…Scomparsa la
patina di grigio che la intristiva, è esplosa la vita commerciale
e appare come splendida città mitteleuropea…".
Noi cerchiamo d'immaginarci come doveva essere ai tempi della
cortina di ferro e ci viene il magone! Visto che i taxi sono
a buon mercato, ne prendiamo un altro per andare alla città
vecchia. Qui la situazione migliora notevolmente soprattutto
se si cerca di non pensare che, purtroppo, non vi è più nulla
di originale ma è stato tutto ricostruito dopo l'ultima guerra.
Le mura, le viuzze medioevali, le facciate dei palazzi e la
splendida piazza del mercato tutto è stato rifatto scrupolosamente
identico sul modello delle strutture rase al suolo nel '44
dai tedeschi. Anche il castello reale è completamente ricostruito
ed arredato internamente con copie degli originali mobili
che devono comunque avere un certo valore poiché, in ogni
sala, ci sono almeno due guardiane in divisa che ti controllano
a vista e che danno l'impressione di non stirarsi mai le labbra,
per un qualsivoglia tentativo di ghigno amichevole. Nella
piazza del mercato c'è molto movimento di turisti e qualche
zingarello mariuolo che tenta di guadagnarsi la giornata.
Sono passate intanto le 13, dopo la visita alla chiesa di
S. Anna, prendendo per buone le informazioni dei francesi
che dicevano che del vecchio ghetto non è più rimasto nulla,
non abbiamo più molto da vedere qui pertanto decidiamo di
muoverci verso Czestochowa. Ancora un taxi per tornare al
camper e l'autista, non si sa perché, pretende il doppio di
quanto segnato sul tassametro: mi secca parecchio farmi menare
per il naso, tuttavia non è una gran cifra per cui gli smadonno
un po' dietro ma pago.
Al campeggio è arrivata una famiglia di Roma che, con una
tenda ed una vecchia Lancia, sono diretti addirittura a Mosca!
Nel descriverci la loro impresa, hanno un entusiasmo veramente
encomiabile soprattutto se si pensa al lungo viaggio che ancora
li attende e che devono completare entro pochi giorni, pena
la scadenza dei visti d'ingresso e dei permessi di soggiorno
in Russia. Noi invece dirigiamo a sud o almeno ci proviamo,
dato che la segnaletica non è proprio il massimo e quando
inevitabilmente ci perdiamo, un gruppo di tre operai stradali
ai quali chiedo informazioni, molla il lavoro, salta sul furgone
e ci guida sulla giusta direzione!!
La strada per Czestochowa è molto meglio di quella percorsa
ieri: è a due corsie, sia pure con i "Koleiny" d'ordinanza,
e si snoda attraverso un paesaggio veramente gradevole che
attraversa grandi boschi ai margini dei quali decine di donne
e ragazzi vendono cestini di funghi. Il camping di Czestochowa
è proprio di fianco alla cattedrale, bello anche se i bagni
lasciano un po' a desiderare. Dopo esserci sistemati, andiamo
alla cappella della Madonna Nera ma non entriamo in quanto
è in corso una funzione, per cui decidiamo per un giro in
centro città. Vi è molto movimento di turisti e pellegrini,
moltissimi sono giovani, tanti negozi ma purtroppo poca cordialità:
in un grande magazzino le commesse sono addirittura indisponenti
con il loro atteggiamento, quasi fossero infastidite dal fatto
che chiediamo di comprare qualcosa. Rientriamo in campeggio,
il guardiano ci riconosce e ci sorride !!!! Lo abbraccerei.
Tentiamo di sollevarci ulteriormente il morale con una cena
innaffiata da una bottiglia di buon vino nostrano, ma è dura
perché anche stasera comincia a piovere !
Martedì 18 Luglio 2000 Czestochowa - Auschwitz - Wieliczka
- Cracovia
Ha piovuto tutta notte, oggi è nuvolo ma per il momento regge.
Uscendo dal campeggio troviamo una simpatica comitiva di catanesi
con i quali scambiamo quattro chiacchiere: vanno ad Auschwitz
ed è probabile che li rincontreremo perché siamo diretti lì
anche noi ma prima vogliamo visitare il santuario. La cappella
della Madonna Nera ha le pareti ricoperte da una fitta rete
metallica sulla quale sono appesi migliaia di ex voto, rosari
e collane di ambra e corallo. Una lunga coda di fedeli aspetta
il proprio turno per percorrere in ginocchio e pregando lo
stretto passaggio che dalla navata porta dietro l'altare,
tra loro molte le persone anziane e disabili che manifestano
in questo modo la loro devozione. E' veramente commovente.
Ripartiamo alla volta di Auschwitz.
La strada è buona e da Katowice c'è anche un tratto autostradale
a pagamento dove sia ai caselli che agli autogrill veniamo
accolti da guardie armate prima ancora che dagli inservienti.
Arriviamo ad Oswiecim, il nome polacco della località tristemente
nota, e mentre ci apprestiamo ad entrare nel lager-museo scambiamo
un cordiale saluto con i catanesi che, come previsto, ritroviamo
qui. Ancora non sappiamo che stiamo per provare una delle
più forti emozioni della nostra vita: siamo stati a Dachau
due anni fa e credevamo che questo ci avesse sufficientemente
preparato per affrontare questa visita senza rilevanti turbamenti,
ma sbagliavamo! La prima cosa che si nota, passando sotto
l'ormai famoso arco metallico che reca l'ingannevole motto
del lavoro che rende liberi, è l'assoluta integrità delle
strutture, essendo stata progettata per essere una caserma
dell'esercito tedesco, le casermette (i blocchi) sono stati
costruiti su due piani ed in solida muratura. Cinque di questi
sono adibiti a museo ed ognuno ha un tema: lo stermino, la
vita del prigioniero, le prove dei crimini, le condizioni
sanitarie ed abitative, le sperimentazioni mediche e le sterilizzazioni.
Cartelli in lingua inglese spiegano dettagliatamente la funzione
di ogni locale visitabile ed il significato di ogni reperto
esposto. Ciò che traspare evidente in ogni blocco, è il costante
clima di brutalità e vessazione al quale erano sottoposti
i prigionieri da parte dei loro aguzzini, il più delle volte
delinquenti già condannati per reati di violenza ed internati
qui con il ruolo di kapò. I reperti fotografici sono la parte
più consistente ed impressionante della testimonianza, ma
la cosa più angosciante, almeno per noi, sono state le grandi
vetrine espositive che coprono ampie zone delle camerate e
che contengono gli oggetti personali dei prigionieri. Ve ne
sono due enormi piene di scarpe d'ogni tipo e taglia, una
piena di spazzole, pettini, spazzolini da denti e pennelli
da barba, un'altra piena d'occhiali, un'altra ancora zeppa
di valige e borse d'ogni foggia sulle quali era stato meticolosamente
scritto nome ed indirizzo del proprietario. C'è una vetrina
contenente le più varie protesi ortopediche ed un'altra piena
di protesi dentarie, una molto piccola con gli oggetti ed
accessori per neonati ed un'altra, forse la più atroce, colma
di capelli umani dai quali si sarebbero dovute ottenere fibre
tessili. Dopo aver visitato i primi cinque blocchi, scoprire
che il successivo è conosciuto come blocco punitivo, appare
come un controsenso tragicamente comico: è possibile che un
essere umano abbia potuto pensare che ci poteva essere una
condizione peggiore di quanto potesse esserlo la quotidianità
di questo luogo? Ed è altrettanto possibile che, sempre quell'essere
umano, avesse potuto pensare che tale peggiore condizione
sarebbe stata la giusta sanzione per "reati" quali la spossatezza
dovuta alla denutrizione, la malattia, il tentativo di ribellione
ad una condizione che nulla aveva d'umano?
Dopo aver visitato i primi cinque blocchi, viene quasi da
sorridere ponendosi queste domande; dopo avere visitato il
sesto ci si deve fare una ragione che al peggio non c'è mai
limite! Al piano terreno del blocco punitivo vi sono gli uffici
dove venivano celebrati sommari processi che si concludevano
quasi sempre con una condanna a morte mediante fucilazione
nell'adiacente cortile. Le fucilazioni, per come le abbiamo
viste al cinema o in tv, avvengono generalmente con tutta
una serie di rigide procedure marziali che a nulla servono
se non a dare un minimo di dignità, sia per chi lo compie
che per chi lo subisce, ad un atto di per sé bestiale. Beh,
qui pare non si badasse molto alla forma, il prigioniero veniva
portato nudo davanti ad un muro dove un soldato armato di
fucile lo ammazzava senza tante cerimonie anzi, pare che a
volte usasse un solo colpo per giustiziare (?) due o più condannati
mettendoli in fila davanti a lui. Nel sotterraneo di questo
blocco vi sono le celle punitive, buie ed anguste dove tra
i tanti vi morì padre Massimiliano Kolbe. E' in questi sotterranei
che avvennero le prime sperimentazioni del micidiale gas cyclon
B. In questi sotterranei vi è anche una cella che contiene
un paio di ulteriori celle punitive: sono in realtà sgabuzzini
di un metro scarso per lato, senza finestre, ai quali si accedeva
tramite una piccola porta alta circa cinquanta centimetri
e dove i prigionieri in punizione venivano rinchiusi per passarvi
la notte, dopo una giornata di lavoro e senza aver diritto
al sia pur scarso pasto.
Pare che in queste celle vi venissero stipate fino a sei persone
per volta, costringendoli così a rimanere in piedi ed ovviamente
non era raro che molti vi morissero per debilitazione e mancanza
d'aria. Quello che sconcerta maggiormente è la "creatività"
con la quale venivano studiate e realizzate tali forme di
tortura che denota quanto piacere dovesse recare a questi
uomini (?) il provocare dolore e morte. Dopo la visita a questo
blocco, Dio ci perdoni, ma persino le camere a gas ci sembrano
più umane. Usciamo da Auschwitz ed andiamo al vicino capo
di sterminio di Birkenau a soli tre km da qui. Prima ancora
di arrivarvi, si scorge già da lontano l'alta torre di osservazione,
che domina l'intero campo, attraverso la cui base passano
ancora i binari ferroviari che portavano da tutta Europa i
convogli carichi di deportati. Appena dentro il campo sono
visitabili delle baracche in legno senza finestre, la cui
struttura dall'esterno ricorda quella delle stalle, che servivano
per la quarantena dei prigionieri appena arrivati. Entriamo
in una di queste, è piena di letti a castello su tre piani
e su un lato verso il fondo c'è un muretto alto circa un metro,
largo altrettanto e lungo una decina di metri alla cui sommità
vi sono allineati dei grossi buchi: questi erano i servizi
igienici. Non so se questa baracca sia ancora quella originale,
di certo l'acre odore di umidità, muffa e legno marcito che
vi si avverte, dà all'insieme un senso di opprimente angoscia.
Non ci vuole molta fantasia per cercare d'immaginare come
ci si dovesse sentire qui d'inverno con la neve e temperature
rigide coperti di stracci, con cibo insufficiente e con il
costante terrore di poter essere ammazzati in qualsiasi momento
e per un qualsiasi, o addirittura senza, motivo.
Nella parte sud del campo ci sono le costruzioni ancora integre.
I blocchi sono su un unico piano e costruiti sommariamente
per contenere quante più possibili persone ciascuno. Ogni
blocco contiene tre livelli di ripiani su cui dormivano i
prigionieri, ripiani che corrono lungo le pareti ed al centro
della costruzione; vi è uno stanzone adibito a latrine ed
un piccolo camino. Nel resto del campo i blocchi sono stati
abbattuti o sono crollati e li si intravede solo per quanto
resta sul terreno delle mura perimetrali. Anche delle camere
a gas e dei forni crematori non è rimasto più nulla, al loro
posto vi è un grande monumento a ricordo delle vittime. Ma
la cosa che più ci ha impressionato è il rendersi conto delle
dimensioni di questo campo che è enorme!! In realtà non si
tratta di un unico campo ma dell'insieme di più campi, circa
una decina, in un'unica area: quello dei prigionieri polacchi,
quello degli ebrei, quello dei russi, quello degli zingari
e così via. Mettendosi a ridosso della recinzione sul lato
sud del campo, non si riesce a vedere quella del lato nord
! A conclusione di questa triste esperienza, siamo testimoni
di un episodio che ci gonfia il cuore di ulteriore amarezza.
C'è un gruppo di giovani, probabilmente musulmani a giudicare
da come alcune ragazze portano il foullard stretto intorno
al viso ed al collo. Giunti al centro del campo in prossimità
della rampa dove venivano smistati i prigionieri appena arrivati
(subito al lavoro oppure a morte), questi ragazzi improvvisano
una gioiosa danza accompagnata da canti che non comprendiamo
ma che a noi suonano come una bestemmia in chiesa! Fortunatamente
l'esibizione è molto breve, ma sembra voglia ricordare anche
qui, che la spirale d'odio innescata in Medio Oriente non
trova soluzione nemmeno con le nuove generazioni.
Usciamo e tornati al camper ce ne andiamo quasi senza parlare,
siamo commossi ma non pentiti di aver visitato questi luoghi:
è forse banale rilevarlo ma senza quella patina di superficiale
indifferenza che ci trasmette il mezzo televisivo e con la
quale ci vengono filtrate le emozioni, l'aver visto, toccato,
l'essere stati qui ci rende ancora più consapevoli che tutto
questo è spietatamente reale, c'è, esiste davvero e noi lo
abbiamo, sia pure per poche ore, vissuto.
Riprendiamo il viaggio. Andiamo a Wieliczka per visitare le
famose miniere di sale. Nel parcheggio troviamo ancora una
volta gli amici catanesi con i quali dividiamo le spese della
guida in lingua italiana poiché senza accompagnatori non si
entra. La nostra guida è una simpatica ragazza di nome Caterina
che ci conduce per una lunga scala in legno che scende per
almeno ottanta metri sottoterra. Le gallerie sono molto larghe,
alte, luminose e molto arieggiate per cui, anche per chi ha
questo problema, non si avverte assolutamente il senso di
claustrofobia. Vi sono ampie grotte con magnifiche statue
scolpite nel sale alle quali una sapiente regia di luci dona
una magica atmosfera da fiaba, ci sono laghetti sotterranei
e ci sono le precise spiegazioni di Caterina, infarcite da
spiritose leggende a beneficio dei bambini della comitiva,
che ci restituiscono un po' di buonumore. Ma rimaniamo letteralmente
senza fiato quando alla fine di una galleria, a -100 metri
sotto il suolo, ci troviamo su una balconata che domina un'enorme
cattedrale sotterranea: è dedicata alla Benedetta Kinga ed
è interamente scolpita nel sale: le piastrelle dei pavimenti,
le statue, i bassorilievi alle pareti, i grandi lampadari
sull'altissima volta, e che sembrano di fine cristallo, tutto
è di sale ! Una bellissima statua del papa, anch'essa ovviamente
di sale, ricorda la sua visita qui. In questa cattedrale vi
si celebrano matrimoni ed altre funzioni religiose in quanto
può contenere fino a 500 persone. E' veramente splendida,
direi che da sola vale il viaggio in Polonia. A -130 metri
sotto il suolo vi è un enorme salone delle feste con tanto
di ristorante dove si tengono balli e pranzi nuziali. Il gustoso
odore di salsicce proveniente dalle cucine, ci ricorda che
sono quasi le 20 e noi oggi non abbiamo pranzato perché non
ce la sentivamo proprio, ma ora... Dopo aver calorosamente
salutato Caterina, uno strettissimo e velocissimo ascensore
ci catapulta letteralmente in superficie e con i catanesi,
ormai nostri amiconi, decidiamo di trovare un campeggio per
visitare domani la vicina Cracovia.
Arriviamo al camping Clepardia di Cracovia e nonostante l'ora,
sono le 21 passate, il personale è gentilissimo, parla un
buon inglese, sorride (!) e ci assiste finché non ci siamo
sistemati. E finalmente gli spaghetti, l'allegra compagnia
nel dopocena dei nostri nuovi amici, un bicchierino di wodka,
unitamente al fatto che oggi non ha piovuto per niente, sono
gli ingredienti che ci vogliono per la serena conclusione
di questa indimenticabile giornata.
Mercoledì 19 Luglio 2000 Cracovia
Gli amici siciliani dormono ancora quando ci muoviamo per
il centro città con il bus che ferma appena fuori dal camping.
C'è molta umidità nell'aria, è nuvolo ma il tempo pare voglia
migliorare. Decidiamo di visitare subito la città vecchia
e di lasciare per ultimo il castello di Wawel nel caso venga
a piovere. Cracovia è bellissima, giriamo a lungo nei pressi
della grande piazza del mercato, sulla quale si affaccia la
preziosa cattedrale della S. Vergine Maria, al cui centro
vi è il caratteristico mercato coperto pieno di piccole botteghe
di souvenir e prodotti tipici. Vendono molte scacchiere finemente
lavorate a prezzi veramente convenienti, tra quelle tradizionali
ve ne sono alcune molte strane per tre giocatori contemporaneamente.
L'unico traffico sulla piazza è costituito dalle tante carrozze
a cavalli con i cocchieri con la tipica bombetta. Tutt'intorno,
sotto i portici, moltissimi ristoranti e bar che con i loro
variopinti ombrelloni contribuiscono a rendere ancora più
allegro l'insieme. E' veramente rilassante sedersi ad uno
di questi tavolini e godersi le musiche tradizionali di un'orchestrina
in costume. Il servizio del locale che abbiamo scelto noi
è un po' meno distensivo in quanto ci fanno aspettare un'ora
per una semplice insalata, durante l'attesa però possiamo
ascoltare il famoso squillo di tromba lanciato dalla torre
della cattedrale e che, come tradizione vuole, si interrompe
a metà nota a ricordo di una leggendaria freccia tartara tirata
all'altrettanto epico trombettiere.
Dopo pranzo arriviamo alle vecchie mura vicino alla torre
Barbakan che sono quasi interamente coperte di stampe e dipinti
che gli artisti di strada espongono qui. Riattraversiamo tutta
la città vecchia per visitare il castello di Wawel dal quale
si gode un bel panorama della città ma dove, ahimè, scopriamo
che i musei e le esposizioni chiudono tutte alle 15 per cui
riusciamo solo a vedere la cattedrale reale con la tomba di
re Sigismondo. Tornando verso il campeggio, facciamo un po'
di spesa in un supermarket che ha la corsia degli alcolici
molto ben fornita ma inaccessibile e chiusa da cancelli e
sbarramenti vari. Nessuno sa spiegarci perché. Ritroviamo
i nostri amici catanesi con i quali trascorriamo un'altra
bella serata gustando dolci tipici polacchi. E' stata una
bella giornata, tra l'altro non ha piovuto.
Giovedì 20 Luglio 2000 Cracovia - Praga
Tempo nuvoloso. Sveglia presto e preparativi per la partenza.
Salutiamo la comitiva catanese che si faranno un giro sui
fiumi al confine con la Slovacchia, noi invece andiamo a Praga
ma è probabile che domenica sera ci si rincontri di nuovo
tutti a Budapest verso la quale siamo diretti sia noi che
loro. Durante il viaggio piove, il tempo è proprio autunnale.
Veloce il passaggio della frontiera. Verso Brno il tempo migliora
si vede anche un po' di sole, finalmente, l'autostrada invece
peggiora: da Brno in direzione Praga per circa 100 km la pavimentazione
è a lastroni di cemento le cui giunture provocano il fastidioso
e sobbalzante effetto treno.
Ma finalmente arriviamo a Praga. Andiamo a sistemarci nel
camping consigliatoci dagli amici siciliani che si trova sulla
Moldava, proprio all'estrema punta dell'isola Cisarka Louka
e dominato dalle gotiche torri della chiesa di Vysehrad. Il
campeggio è molto bello, il personale è gentile e ci sono
molti italiani. Una curiosità, stranamente i gabinetti non
hanno alcuna serratura e i box doccia sono privi sia di porte
che di tende. Il pomeriggio si è mantenuto con bel tempo,
verso sera si alza una piacevole brezza che aiuta ad asciugare
il bucato e a conclusione della giornata, alle 22, nel cielo
esplode un magnifico spettacolo pirotecnico: ci piace pensare
che sia il benvenuto della città in onore di chi, come noi,
è arrivato oggi.
Venerdì 21 Luglio 2000 Praga
Tempo nuvoloso ma non piove. Prendiamo la barchetta che dal
camping porta in terraferma dove poco distante c'è la stazione
del metro che in quattro fermate ci lascia in centro. Giriamo
per la città vecchia sulla parte destra della Moldava: che
dire ? Praga è splendida bisogna solo venirci e godersela.
Appena fuori dal metro ci accoglie la facciata barocca del
grand hotel Europa e poco distante l'imponente museo Nazionale
ed il monumento al principe Venceslao. Arriviamo sino alla
torre delle Polveri per passare, attraverso un suggestivo
percorso pedonale, alla grande e bellissima piazza del mercato.
E' zeppa di turisti così come le viuzze adiacenti piene di
botteghe, tra le quali ve n'è una molto particolare che vende
stupende marionette artigianali ed un'altra con le caratteristiche
uova finemente decorate. Non mancano cristalli, merletti ed
interessanti botteghe di antichità. Molti negozi propongono
ancora imitazioni di residuati sovietici, orologi, colbacchi,
distintivi di partito etc. Per chi come la Sandra è appassionato
di shopping questa zona è un vero sollazzo.
Per il pranzo andiamo a U Fleku, un'antica e caratteristica
birreria in Via Kremencova alle spalle del teatro nazionale,
nelle cui cantine si produce un'ottima birra che viene servita
nel grande giardino con tavoloni e panche che ricordano un
po' le birrerie bavaresi. Ci viene offerto come aperitivo
un bicchierino di Becherovka che a parte il forte aroma di
cannella fa 38 gradi !!! Buono, ma come aperitivo è un vero
attentato per chi è a stomaco vuoto! Inutile dire che appena
ci portano il gulash che abbiamo ordinato lo divoriamo per
smorzare un po' i fumi alcolici. Riprendiamo il nostro giro
dirigendo verso il quartiere ebraico con le sinagoghe e l'antico
cimitero nel quale pare siano state accumulate, in circa 350
anni, qualcosa come 12.000 sepolcri in dodici strati, uno
sopra l'altro! Passiamo il bellissimo ponte Carlo sul quale,
oltre alle numerose statue, vi sono molti artisti da strada.
Uno di questi pare si diverta a spiegare ai turisti un complicato
rito scaramantico che consiste nel toccare in un certo ordine
un bassorilievo sul piedistallo di una statua. Al di là del
ponte la città cambia un po' di struttura ma è sempre bellissima.
Vicino ad un caratteristico canale con tanto di mulino, alcuni
ragazzi in candida divisa da marinai ci propongono un giro
in barca sul fiume: non costa molto, siamo un po' stanchi
e quindi la prospettiva di qualche minuto seduti ci fa senz'altro
piacere. I marinai sono tutti giovanissimi e gentili, ci offrono
anche un fresco drink compreso nel biglietto.
La "crociera" non ha moltissimo da offrire se non un rilassante
giro sul fiume di qua e di la del ponte con vista sul palazzo
presidenziale e qualche sommaria spiegazione da parte del
volenteroso capitano, ma è comunque piacevole. Attraversiamo
il parco di Mala Strana per prendere la funicolare che ci
porterà alla collina dominata dalla torre Petrin. Da qui il
panorama cittadino è bellissimo, dalla sommità della torre
dev'essere magnifico ma si sale a piedi e la Sandra non ne
vuole sapere; io ci provo ma, con la mia fobia dell'altezza,
arrivo si e no a metà e poi devo rinunciare. Torniamo in città
per riprendere il metro per il campeggio. Alla stazione la
Sandra viene abbordata da un giovane che le mostra uno strano
distintivo, lei lo prende per un venditore di patacche e lo
liquida con eloquenti gesti d'indifferenza ma questo non demorde:
scopriremo che è un controllore in borghese che vuole vedere
il suo biglietto. Bellissima scena, peccato non sia riuscito
a filmarla! Finalmente in campeggio, doccia nude-look secondo
l'usanza locale, quattro chiacchiere con i vicini di camper
di Vicenza ed alle 22 ancora uno spettacolo pirotecnico a
conclusione di un'altra bella giornata.
Sabato 22 Luglio 2000 Praga
Gran bella dormita e stamani si fa un po' fatica ad alzarsi,
però alle 9 siamo già sul barchino che ci porta in terraferma.
Oggi visitiamo Malastrana sulla riva destra del fiume. La
giornata, per cambiare, è quasi serena. Saliamo verso il castello
ed all'ingresso est, alcuni soldati poco più che adolescenti,
ci fanno assistere ad un approssimativo cambio della guardia.
Gran folla e confusione nei pressi e dentro la bella cattedrale
di S. Vito. Usciamo dal castello, dall'elegante cancello principale
ornato da due gigantesche sculture. Nel grande piazzale antistante,
si esibisce un'orchestrina veramente in gamba, che alterna
pezzi classici a brani popolari, ed un originale suonatore
di sega. Passeggiamo fino al convento di Loreto, deve possiamo
ammirare il famoso ostensorio tempestato da 6500 diamanti,
conclusa la visita, ritorniamo al castello e percorriamo la
celebre e suggestiva Viuzza D'Oro, o vicolo degli alchimisti,
poiché in queste piccole case si tentava di produrre elisir
di lunga vita, la pietra filosofale e ovviamente oro. Al numero
22, pare vi abitò per qualche tempo Kafka. Oggi ci sono solo
botteghe di souvenir, alcune veramente interessanti, ed un
casino indescrivibile di turisti.
Si è fatta l'ora di pranzo per cui, su consiglio dei vicentini
di ieri sera, scendiamo dal castello e andiamo a quella che
pare sia la più antica birreria di Praga, il S. Tomaso in
Via Letenska, bellissimo locale dal soffitto a volte, splendida
birra e buona cucina ad un prezzo veramente modico. Dopo pranzo,
un rilassante giro per le botteghe di Malastrana finché, a
metà pomeriggio, riattraversiamo il Ponte Carlo e torniamo
alla città vecchia dove, comodamente seduti ad un tavolino
di un bar e gustando una tipica Pilsener, possiamo ammirare
il corteo degli Apostoli che ogni ora come un carillon, gira
sulla torre dell'orologio astronomico del municipio. E' quasi
ora di tornare, ma ci spiace davvero lasciare questa splendida
città per cui ci prendiamo ancora un po' di tempo per girovagare
senza mete precise per il centro, poi inevitabilmente tocca
riprendere il metro. Alla stazione di Mustek, c'è ancora il
controllore di ieri che ci riconosce e ci indirizza un gesto
di saluto. Al pontile d'attracco della barca del campeggio,
la Sandra lancia qualche pezzo di biscotto alle anatre sul
fiume e così facendo attira anche una mezza dozzina di topi,
piccoli come criceti ma tenacissimi nel rincorrere il cibo.
Anche oggi è stata una bella giornata sotto tutti i punti
di vista. E domani on the road again.
Domenica 23 Luglio 2000 Praga - Budapest
Questa, verrà ricordata come la giornata della frontiera.
C'è un bel sole tiepido, si parte dopo aver scaricato i serbatoi
nel pozzetto del camping a ridosso del quale, sporge dal terreno
un grosso tubo che, sebbene neanche tanto vecchio, deve aver
sulla coscienza un numero impressionante di fanalini posteriori.
L'approccio migliore al pozzetto, è quello di farsi aiutare
nella manovra dal gentile personale del camping. Veloce il
passaggio alla frontiera Ceka, dove non ci guardano nemmeno
i passaporti, mentre c'è coda a quella Slovacca, pochi chilometri
distante. La Sandra si alza dal suo posto per andare a prendere
dei fazzoletti e, quando ritorna poiché siamo in coda, non
si riallaccia la cintura di sicurezza. C'è una grossa poliziotta,
(come dice Severgnini in un suo libro) con uno sguardo spietato
tipico delle donne dell'est quando viene dato loro un distintivo,
un cappello o una pistola. Ci chiede i passaporti e punta
l'indice verso la Sandra: "penalty" dice e striscia due dita
di traverso sul petto ad indicare la cintura. Vuole 600K oppure
35 marchi. Le mostro un biglietto da 50 DM ma non ha il resto,
ne mostro uno da 20 e sembra accontentarsi: intasca i 20 marchi,
ovviamente non c'è verbale né ricevuta, restituisce i passaporti
e ci fa segno di andare. Tutto questo è avvenuto a gesti e
numeri scritti su un foglietto, numeri poi prontamente cancellati
dalla nostra amica che ovviamente non parla alcuna lingua
tranne la sua, o non vuole.
Ce ne andiamo esprimendo pesanti insinuazioni sul modo di
trascorrere il tempo libero lei, sua madre, sua figlia e tutte
le donne della sua famiglia. Ancora venti metri e c'è un poliziotto,
che sta a lungo a colloquio con gli occupanti della macchina
che ci precede, praticamente infilato nel finestrino con tutte
le spalle. Viene poi da noi, ci chiede i passaporti e li intasca:
ho il presentimento che tra pochi minuti saremo ancora più
poveri. Non parla alcuna lingua tranne la sua, si appoggia
al mio finestrino entrando con tutte le spalle, e con molto
garbo ci fa capire che è lì per controllare le vignette delle
autostrade Ceke e Slovacche. Avevo letto che in repubblica
Ceka da quest'anno entrava in vigore la vignetta, ma me ne
sono dimenticato, per cui non ce l'ho.
Ora mi chiedo, visto che siamo alla frontiera Slovacca, cosa
czz gli può fregare a lui del bollino Ceko e, poiché stiamo
entrando in Slovacchia, come posso già avere il loro? Cerco
di spiegaglielo, nel misto di lingue che conosco comprese
le due parole di tedesco che ricordo. Non intende (o non vuole)
e paziente riprende il suo show. Cerco di scendere dal camper
ma me lo impedisce. Esasperato, dico "No vignetta!". E' un
attore consumato, con un'espressione di contrarietà mista
a delusione, si infila i guanti neri e comincia a disegnare
numeri nell'aria. Gli porgo il blocchetto, già utilizzato
dalla sua collega e scrive 280 DM. In cabina, al posto di
guida, si avverte un potente flusso d'aria, ma non c'è alcun
ventilatore attivo! "Ma sei matto?" gli urlo quasi, ma lui
è imperturbabile, tanto da mostrarmi un depliant ceko a conferma
della sanzione. Stiamo tra l'altro bloccando la coda al confine.
Finalmente, con circospezione, pronuncia la parola chiave
"Kompromiso" e scrive 100 DM. Forse si potrebbe contrattare
ulteriormente sul balzello, ma da 10 minuti sono faccia a
faccia con quest'essere viscido, il serbatoio di pazienza
segna rosso fisso e la voglia di prenderlo per il colletto
e shakerarlo un po' come si deve, si fa sempre più impellente.
Porgo 100 marchi in cambio dei passaporti che riappaiono per
incanto, in perfetto inglese (strnz!!!) mi dice che a 5 km
da li posso fare il bollino slovacco, e mi strizza l'occhio
a sottolineare il grande affare che ho fatto. Ringrazio e,
alla moda romagnola, gli auguro tutti i cancheri che la provvidenza
riuscirà ad inviargli nel futuro più prossimo. Come se avesse
capito, mi sorride con l'aria di chi è consapevole che, se
gliene fossero arrivati soltanto la metà di quelli mandati
da coloro che mi hanno preceduto, ormai non sarebbe che cenere
nel vento.
Finalmente siamo in Slovacchia e se avevamo una mezza intenzione
di fermarci a Bratislava, di sicuro c'è passata per cui tiriamo
veloci verso Budapest. Fortunatamente nessun problema alla
frontiera d'uscita. In Ungheria, numerosi e chiarissimi cartelli
avvisano dell'obbligo di vignetta per le autostrade. Alle
porte di Budapest, telefoniamo ai siciliani che si sono fermati
al bel camping Romai, proprio dove volevamo fermarci anche
noi: raggiungerli è molto semplice, basta tenere a destra
il Danubio e dirigere a nord verso le rovine di Aquincum.
E' bello ritrovare i nostri amici che ci accolgono calorosamente.
Ci sistemiamo sotto un frondoso albero e siccome qui (finalmente!!!)
fa caldo, possiamo cenare all'aperto. Dopo cena la Sandra
esprime un po' di nostalgia per la mancanza del suo gatto
Pompeo e, qualche minuto dopo, si materializza vicino al nostro
camper, un micio che, per la gioia della Sandra, fa le fusa
e si lascia coccolare e nutrire. Però, che organizzazione
'sto campeggio !!!
Lunedì 24 Luglio 2000 Budapest
Mattinata nuvolosa e afosa. Alla reception del campeggio,
sono molto gentili, parlano anche italiano e vendono i biglietti
giornalieri per tutti i mezzi pubblici. Ascoltiamo attentamente
i consigli degli amici siciliani, che ci mettono in guardia
sulla diffusa microcriminalità locale, per cui partiamo ben
equipaggiati e pronti a tutto. In realtà l'impatto con la
città non è così drammatico, forse anche per il fatto che
non è un giorno festivo, per cui, stando comunque sempre attenti
a chi ci viene vicino, non abbiamo avuto particolari problemi.
Il cielo si apre e comincia anche a far caldo, pertanto sarà
ancora più divertente visitare questa bella città. Le prime
cose che vediamo, scendendo dal trenino che ci ha portato
in centro, sono il bellissimo palazzo del Parlamento e lo
storico Ponte delle Catene: una fermata di metropolitana e
attraversiamo il Danubio (siamo a Pest) davanti al parlamento
stesso.
Da qui ci facciamo una passeggiata fino all'isola pedonale
della famosa Vaci, la via più nota d'Ungheria per lo shopping;
percorrerla è un vero piacere poiché alcuni dei negozi e dei
locali qui, sono veramente caratteristici. Una menzione particolare
la meriterebbero le belle donne ungheresi che, oltre al loro
decantato fascino, sono ammirevoli per la disinvoltura con
la quale indossano vertiginose minigonne e decolleté da torcicollo,
senza peraltro apparire volgari o ineleganti. Arrivati alla
fine della Vaci, ci troviamo di fronte al Mercato Principale
che vale senz'altro una visita. E' un vecchio e grande edificio
in struttura metallica ed è su due piani: al piano terreno
ci sono negozi di prodotti tipici alimentari dove salumi e
spezie la fanno da padrone, al primo piano si può trovare
una ricca varietà di oggetti artigianali e qualche invitante
chiosco dove si può consumare un veloce pasto. Data l'ora,
ne approfittiamo anche noi. Nel pomeriggio andiamo a visitare
la basilica di S. Stefano, che conserva la reliquia della
mano destra di re Stefano I, il fondatore dello stato, per
poi dirigere con la metro verso il castello Vajdahunyad. La
linea gialla della metropolitana, ha delle piccole e suggestive
stazioni costruite in stile liberty, tutte molto pulite ed
efficienti. Nel grande piazzale prospiciente il parco del
castello vi è il monumento del Millennio, ricco di statue
dei personaggi più famosi della storia ungherese, e tanti
ragazzi con skate board e strane biciclette con le quali compiono
spericolate acrobazie.
Costeggiamo il lago delle Barchette per arrivare al castello
Vajdahunyad che pare sia stato costruito per rappresentare
tutti gli stili architettonici presenti in Ungheria. Torniamo
verso il centro passando per l'elegante struttura del teatro
dell'Opera, passiamo a Buda e, con un piccolo bus, facciamo
un rapido sopralluogo alla collina del castello che visiteremo
domani. Siamo piuttosto stanchi, fiaccati anche per il caldo
(non dimentichiamo che veniamo da due settimane di tempo fetente),
e quindi decidiamo per il ritorno al Romai. Serata tranquilla
con gli amici siciliani che domani partiranno per tornare
in Italia. Sul tardi, arriva anche il micio per lo spuntino
di mezzanotte.
Martedì 25 Luglio 2000 Budapest
Sveglia presto per salutare gli amici catanesi che partono
in direzione lago Balaton. E' una bella giornata serena che
preannuncia caldo. Noi muoviamo verso il centro ed al ponte
delle Catene, saliamo con la breve funicolare in stile liberty
che ci porta direttamente alla collina della Fortezza. Da
qui il panorama della città è bellissimo. Vicino al palazzo
reale, un gruppo di turisti scalmanati, per prendere fotografie,
dà la scalata alla grande e bella fontana che rappresenta
scene di caccia con grandi statue in bronzo. Poco distante
c'è il museo d'arte contemporanea la cui insegna è veramente
insolita ed originale: è costituita da una statua a grandezza
naturale di un uomo anziano (che non riesco a riconoscere
in alcun personaggio famoso) con una mano in tasca e l'altra
a reggersi ad una trave a circa dieci metri dal suolo. Con
il vento, la statua oscilla come un impiccato. Nella cittadella
c'è un mercatino di souvenir e articoli di artigianato, ci
sono suonatori tzigani ed un gruppo di ragazzi in costumi
tradizionali che suonano arpe orizzontali e cantano motivi
popolari. Sono in gamba! Non manca il capannello di "barba"
che aspetta pazientemente un cucù da spolpare al gioco delle
tre carte, e finalmente la chiesa di Nostra Signora, meglio
conosciuta come chiesa di Mattia, del 1200 e splendidamente
decorata ed affrescata che contiene le tombe dei regnanti
ungheresi del medioevo. Non ci facciamo certo mancare l'emozione
di uno sguardo sulla città dal bellissimo Bastione dei Pescatori,
dove una paffutella bambina ci vende una bella matrioska artigianale
regalandoci, oltre ad un radioso sorriso, una cartolina di
Visegrad, il suo paese. Curiosità: entro in un ufficio postale
per comprare dei francobolli, quella davanti a me nella fila
deve fare due di quelle che, credo, siano raccomandate: non
sono riuscito a contare la quantità di timbri che ha pestato
l'impiegata e le firme che ha apportato, fatto gli è che consegna
alla cliente un buon mezzo metro di tabulato come ricevuta
e, soprattutto, il tempo complessivo impiegato è 16' abbondanti
(lamentiamoci poi delle nostre poste…)
Il caldo comincia a farsi sentire, almeno per noi, pertanto
decidiamo di scendere a Pest. Dietro suggerimento dei siciliani,
saltiamo la visita al mercatino delle pulci in quanto piuttosto
deludente, e torniamo al Mercato Principale dove, al secondo
piano, c'è un self service con aria condizionata. Si mangia
abbastanza bene e si spende poco e poi c'è un simpaticissimo
addetto alla distribuzione che parla un'infinità di lingue,
italiano compreso. Dopo pranzo voglio cambiare un po' di soldi
al botteghino che c'è qui nel mercato, ma vengo letteralmente
assalito da due cambisti clandestini che parlano anche loro
un'infinità di lingue e promettono cambi vantaggiosissimi.
Seguendo i consigli delle guide turistiche, non mi fido e
devo usare toni duri per liberarmi dalla loro insistenza.
Vorremmo tornare in campeggio per prendere le bici e farci
un giro all'isola Margherita ma, vuoi per il caldo al quale
(ripeto) non siamo abituati, vuoi che la piscina del camping
è fresca ed ombreggiata, ci prendiamo un pomeriggio di sano
relax. La serata trascorre tranquillamente e, quasi a celebrare
la nostra imminente partenza, il micio cena con noi e rimane
nei pressi del camper fino a che non andiamo a letto.
Mercoledì 26 Luglio 2000 Budapest - Vienna - Wolfsberg
Bella giornata di sole, scarichiamo i serbatoi e dirigiamo
verso Vienna con l'intenzione di girarci un po' in bicicletta
questa bella città che peraltro già conosciamo. Passiamo agevolmente
il confine con l'Austria e, giunti a Vienna, si scatena un
temporale mostruoso. Niente bici. In tutta la città c'è divieto
di sosta per i camper, anche il parcheggio del Prater è deserto
ed un poliziotto ci dice che possiamo sostare solo per poche
ore ma non per la notte. Ci fermiamo giusto il tempo per fare
uno spuntino ed un piccolo danno al camper facendo manovra:
ormai sta diventando una consuetudine (…sono una testa di
czz, sono una testa di …).
Quando usciamo dalla città, riprende un altro temporale che
ci accompagnerà fino a sera quando ormai stanchi decidiamo
di fermarci al camping di Wolfsberg, un piccolo campeggio
ben tenuto poco fuori dal centro cittadino. E' ormai buio,
quando un gruppo di ragazzi si mette a cantare nenie che fan
venire il latte alle ginocchia. "Che palle, manca solo che
piova ancora…" dico e …detto fatto (quando imparerò a stare
zitto!) un fragoroso temporale se non altro li fa smettere
e tutti a nanna.
Giovedì 27 Luglio 2000 Wolfsberg - Palmanova - Marghera
Sveglia presto, per qualche colpo di clacson di troppo, provenienti
dalle costose Mercedes di alcuni nomadi che escono dal campeggio.
La giornata è serena, e possiamo goderci il viaggio e il bel
panorama dall'autostrada che ci riporta in Italia: abbiamo
visto giusto a rientrare un giorno prima, alla frontiera non
c'è il temuto traffico dell'ultimo weekend di luglio. Dopo
tanto cielo grigio e umidità, il caldo sole ed il profumo
di bosco che ci accolgono appena passato il confine, ci rendono
estremamente felici anche se le vacanze volgono al termine.
Ci fermiamo a Palmanova, che non avevamo mai visto prima,
per un giro sulla celebre piazza esagonale e lungo le mura
che racchiudono la struttura di stampo militare della città,
disegnata "a stella" a nove punte. Un gentilissimo vigile
urbano ci indica, proprio a ridosso delle mura, un bel prato
ombreggiato da grandi alberi che è l'ideale parcheggio per
una tranquilla sosta per il pranzo.
Fa caldo, il cielo è limpido come da tempo non vedevamo, si
sente anche cantare qualche cicala e il triste grigiore della
Polonia sembra lontano anni luce. Decidiamo di spendere l'ultimo
giorno di vacanza con l'ennesima escursione nella vicina Venezia.
Dirigiamo pertanto verso Marghera, dove ci fermiamo al camping
Jolly che, sebbene un po' caro, è tranquillo, molto ombreggiato
e vicino al centro commerciale Panorama dal quale ogni 20
minuti circa parte, e ovviamente torna, un pullman gratuito
per piazzale Roma. Bella serata con cena all'aperto.
Venerdi 28 Luglio 2000 Venezia
Sveglia presto per goderci una lunga giornata in questa magnifica
città. Amiamo Venezia, ci torniamo ogni volta che possiamo
perché, pur conoscendola ormai piuttosto bene, ogni volta
è un'emozione sempre nuova, come il perdersi tra calli, canali
e campielli al di fuori dei classici itinerari turistici,
per scoprire qualche angolo suggestivo mai visto prima. O
riascoltare il rumore di Venezia, una sinfonia sempre uguale
fatta di risate, di musiche, dello sciabordio dell'acqua ritmato
dalle cupe cadenze dei motori dei battelli e dei barconi,
che alterna toni altissimi lungo i canali principali, al più
incantevole dei silenzi appena ci si addentra in qualche calle
secondaria. O divertirsi a riconoscere lo sguardo estasiato
di turisti che arrivano qui per la prima volta. O ritrovare
l'odore di Venezia, per certi versi sgradevole ma inconfondibile,
che sa di mare, e di acqua stagnante, e di cibi cotti, e di
legno, e di umide muffe, e di sudore. O il rimanere incantati
nell'osservare un passero che indisturbato e imperturbabile,
becchetta insalata da un banco del chiassoso mercato di Canareggio.
O gustare la magia dell'imbrunire quando migliaia di luci
multicolori donano alla città un'atmosfera irreale. O farsi
assalire dalla malinconia al momento di lasciarLa. O l'insieme
di tutto questo. Amiamo Venezia ci torniamo ogni volta che
possiamo. Anche se stavolta ci ha "regalato" due temporali
in un sol giorno!
Sabato 29 Luglio 2000 Marghera - Pero
Lasciamo Marghera con l'intento di percorrere la bella e panoramica
strada che passa per Castelfranco, Asolo, Bassano e Marostica:
l'itinerario allunga un po' il percorso ma ne vale assolutamente
la pena. La giornata è calda e serena. Purtroppo alle porte
di Vicenza un brutto episodio: un cane randagio attraversa
titubante la strada e un'auto che arriva veloce in senso inverso,
lo investe in pieno. La povera bestia rimane incastrata sotto
l'auto e viene trascinata per diversi metri durante i quali
la sentiamo ululare disperatamente. Quando finalmente si libera
rimane immobile sull'asfalto. Una fine atroce da non augurare
a nessuno, uomo o animale che sia. Nemmeno a quel bastardo
che l'ha abbandonato. La scena non è stata assolutamente piacevole
e decisamente troppo forte per la sensibilità e l'amore per
gli animali della Sandra che ne rimane sconvolta per cui,
basta: prendiamo l'autostrada e torniamo velocemente a casa.
Quando vi arriviamo il contachilometri segna 52.878. Il gatto
Pompeo, quasi intuisse la tristezza della Sandra, le riserva
un'insolita affettuosa accoglienza che riesce a farle tornare
un po' di sorriso.
Pochi
giorni dopo il nostro ritorno, abbiamo deciso che nel 2001
le vacanze si faranno a sud, in un posto caldo e possibilmente
poco piovoso, portando con noi tutti gli amuleti portafortuna
che riusciremo a racimolare, ma se la sfiga meteorologica
ci dovesse perseguitare ancora…
RIASSUMENDO SUI CAMPEGGI
Anno |
Nazione |
Città
di riferimento |
Campeggio |
Km
dal Centro |
Costo |
Servizi
igienici |
Camper
Service |
Struttura |
Sistemazione |
Acqua
Calda |
GIUDIZIO |
2000 |
D |
Schwangau |
Brunnen |
5 |
40
DM |
ottimo |
@ |
buono |
piazzole |
gratis |
buono |
2000 |
D |
Hanau |
Barensee |
8 |
30
DM |
buono |
NO |
buono |
piazzole |
gratis |
buono |
2000 |
D |
M;arburg |
Lahnaue |
2 |
27
DM |
sufficiente |
gratis |
sufficiente |
piazzole |
gratis |
sufficiente |
2000 |
D |
Wolfsburg |
Allarsee |
5 |
33.5
DM |
sufficiente |
NO |
sufficiente |
piazzole |
1
DM |
sufficiente |
2000 |
D |
Berlino |
Sansouci
(Potsdam) |
30 |
42
DM |
buono |
NO |
buono |
piazzole |
gratis |
buono |
2000 |
PL |
Varsavia |
Tur-wola |
6 |
44
ZL |
sufficiente |
NO |
sufficiente |
piazzole |
gratis |
sufficiente |
2000 |
PL |
Czestochow |
N°76
Olenka |
0 |
42
ZL |
sufficiente |
gratis |
sufficiente |
libera |
gratis |
sufficiente |
2000 |
PL |
Cracovia |
Clepardia |
7 |
48
ZL |
buono |
NO |
sufficiente |
libera |
gratis |
buono |
2000 |
CZ |
Praga |
Caravan
|
8 |
480
K |
sufficiente |
gratis |
buono |
libera |
5
K |
buono |
2000 |
H |
Budapest |
Romai |
10 |
2950
FH |
buono |
gratis |
sufficiente |
libera
|
gratis |
sufficiente |
2000 |
A |
Wolfsberg |
Urbani
|
4 |
235
SA |
buono |
NO |
sufficiente |
piazzole |
gratis |
sufficiente |
2000 |
I |
Venezia |
Jolly |
10 |
46000
lit. |
buono |
gratis |
buono |
piazzole |
gratis
|
buono
|
@
Solo acque grige
I
costi sono riferiti ad un pernottamento di 2 persone con camper
e allacciamento elettrico.
Il giudizio relativo ai servizi igienici riguarda principalmente
lo stato di pulizia.
Il giudizio relativo alla struttura, riguarda il campeggio
nel suo insieme compresa l'ubicazione geografica e paesaggistica.
|