INGHILTERRA - SCOZIA '99
ovvero
i neo camperisti crescono (in esperienza e numero)
di Vito De Bellis
Considerate
le vicissitudini meteorologiche patite lo scorso anno e
il fatto di partire pienamente consapevoli del clima estremamente
piovoso della Scozia, questo diario avrebbe potuto sottotitolarsi
"Continuiamo a farci del male!". Invece abbiamo avuto
fortuna. Merito secondo me, di coloro che quest'anno ci
hanno accompagnato in questo viaggio: l'Egidio, amico e
collega, e sua moglie Giovanna i quali, sebbene nostri coetanei,
sono convolati a giuste nozze solo sei mesi fa ed il loro
atteggiamento, costituito prevalentemente da tenerezze e
moine, deve aver apportato quella positività necessaria
a piegare la sfiga meteorologica che ci perseguitava. Gli
obiettivi del viaggio erano molteplici: fare sperimentare
alla Giovanna le ferie itineranti, raggiungere la Scozia
e vedere quanto più possibile di tutto sulla rotta tracciata
a priori e che doveva comprendere come punti di riferimento
Rheinfall, la foresta nera, Reims, Londra, Edimburgo, almeno
un castello e una distilleria scozzesi, le Highlands, Stonehenge
e Mont st. Michel. Per nostra consuetudine, pienamente condivisa
dall'Egidio, ci siamo fermati a dormire sempre in campeggi.
Questa la cronaca dei ventuno giorno di viaggio con il nostro
Mizar 170 (Magilla) ed il Carioca noleggiato dai nostri
amici.
Qualche cifra (i costi sono espressi in lire e relativi
ad un solo equipaggio): Giorni di viaggio: 21; Km
percorsi: 6.325; Spese Gasolio: 1.169.000; Spese
Pedaggi: 145.000; Spese Traghetti: 742.000; Spese
camping: 685.000. Totale spese: 2.741.000 - E
per chi è interessato nell'ultima pagina c'è il consueto
riepilogo sui campeggi visitati.
Sabato
10 Luglio 1999: Pero - Schaffausen - Donanenschingen.
Sono le 9.00: puntualissimi Giovanna ed Egidio arrivano
a Pero. Finalmente dopo settimane di preparativi, progetti,
predisposizioni di tabelle di marcia, liste di controllo
e quant'altro possa servire alla perfetta organizzazione
della nostra spedizione, alle 9.30 partiamo. Il mio contachilometri
segna curiosamente 35.555. Pronti via, alla frontiera Svizzera
ci siamo già perduti, alla faccia della perfetta organizzazione!
Quando ci ritroviamo, dopo una decina di chilometri, facciamo
subito un briefing di aggiornamento sul comportamento da
tenere in caso di ulteriori contrattempi. Passato il Gottardo,
verso le 13 sosta per il pranzo con le celeberrime polpette
della Sandra e le torte salate della Giovanna. L'Egidio
stappa una bottiglia del vino che lui stesso produce come
hobby nell'Oltrepò pavese. E' buonissimo! Dopo averlo assaggiato
prometto solennemente che non farò mai più orecchio da mercante
quando mi chiederà di andare a dargli una mano in vigna.
A Zurigo si trova come sempre coda (un bel venti minuti)
e inizia a piovere. La pioggia ci accompagna fino a Schaffausen
dove vogliamo vedere le cascate del Reno. Nell'ampio e comodo
parcheggio troviamo altri camper italiani. Le cascate sono
uno spettacolo notevole, ci sono delle terrazze di osservazione,
alcune scavate nella roccia, che consentono una prospettiva
veramente insolita in quanto sembra quasi di essere proprio
sotto il ricciolo della cascata. Il posto vale sicuramente
una visita, (magari dotati di kway). Ripartiamo, ricomincia
la pioggia e dopo il confine con la Germania ci becchiamo
un violentissimo acquazzone. La Sandra ed io cominciamo
a temere che la nostra nuvola estiva ci abbia ritrovato
e ci voglia accompagnare per il resto del viaggio, invece
verso le 19 un timido raggio di sole si fa strada tra i
pesanti nuvoloni e smette finalmente il diluvio. Raggiungiamo
il camping di Donaneschingen: è posto in riva ad un suggestivo
laghetto, i bagni sono molto puliti così come tutto il resto
del campeggio che è ben tenuto e organizzato. Molte le roulottes
stanziali. C'è un insolito contatore a gettone che eroga
elettricità in misura di un Kw per ogni gettone inserito.
Dalle sponde del laghetto si alzano in volo due grossi cigni:
non ne avevo mai visti volare ed è curioso il rumore prodotto
delle ampie ali che ricorda il cupo ritmare delle pale d'elicottero
quando girano molto lentamente. A proposito di volatili,
i nostri colombi continuano a tubare ma fortunatamente,
tra baci e abbracci, si trova il tempo per una imponente
spaghettata. La serata è abbastanza fredda e umida quindi,
dopo cena, digestivo di rito e tutti a nanna.
Domenica 11 Luglio 1999: Donanenschingen - Foresta nera
- Reims. Mattinata freddina e nuvolosa. Sul vialetto
che porta ai bagni una anziana signora tenta di investirmi
con la bici e subito dopo mi attacca un bottone in lingua
tedesca. Sfodero tutto il mio repertorio: "Ich nicht spreken
deuch". Mi guarda come se mi vedesse solo ora e chiede:
"Italiano?" in un tono tra l'incredulo e lo sgomento. Alla
mia risposta affermativa replica con un incazzatissimo "Buonciorno"
gira il ciclo e se ne va. Partiamo in direzione Foresta
Nera passando per Villingen, st. Georges e Freiburg. Il
panorama è bellissimo ed anche il tempo sembra migliorare.
I paesi che attraversiamo sono molto caratteristici e in
uno di questi, fermi ad un semaforo, scambiamo qualche saluto
con alcuni emigrati italiani che hanno aperto qui una gelateria.
Poco oltre ci fermiamo alla "casa dei 1000 orologi" vicino
a Triberg, una sorta di grande magazzino pieno di caratteristici
orologi quasi tutti cucù in legno intagliato. Alcuni sono
dei veri capolavori. Il dna trasmessomi dal padre orologiaio
ha un sussulto e mi innamoro perdutamente di un enorme cucù
con carillon a sette melodie dal costo approssimativo di
due milioni e mezzo di lire (marco più, marco meno). La
Sandra capisce al volo la situazione, mi prende sottobraccio
e parlandomi con calma e dolcezza, come quando si vuole
tenere tranquillo un povero deficiente, mi trascina fuori
dal luogo di perdizione. A titolo precauzionale saltiamo
anche la visita al non distante museo dell'orologio (non
si sa mai). Continuiamo e lungo la strada ci si ferma ad
un'altra grande costruzione adibita a mercatino questa volta
per l'acquisto di frutta e verdura e, visto che c'è, anche
una bottiglia di grappa di pere, buona per le serate fredde
a venire. Passiamo il confine con la Francia e dirigiamo
in direzione Reims usando questa volta l'autostrada. Abbiamo
anche noi modo di constatare che i gestori delle autostrade
francesi devono avere discendenze Transilvane. Finalmente
si arriva in città, in centro molte le barriere a 2 metri
di altezza e del campeggio che ricordava l'Egido in un suo
precedente viaggio, neanche l'ombra. Essendo domenica sera
è tutto chiuso e di vigili o polizia nemmeno parlarne. Giriamo
un po' sulla base dei ricordi di vent'anni fa del nostro
caro amico, ma niente da fare. Durante il nostro peregrinare
incontriamo nell'ordine: la bellissima sede dello champagne
Pommery in un imponente castello circondato da un curatissimo
parco; un camper francese che viaggia col gavone laterale
aperto e che alle nostre urla di avvertimento fugge intimorito;
un quartiere periferico abitato quasi esclusivamente da
gente di colore, con strade piuttosto strette nelle quali
giocano dei bambini che al nostro passaggio urlano cose
incomprensibili ma dove le occhiatacce che ci lanciano gli
adulti sono senz'altro più intelligibili; un cliente di
Mc Donald's che senza smettere di mangiare il suo big Mac
ci biascica che non ha mai sentito nemmeno parlare di campeggi
in zona. Sconsolati dirigiamo verso sud dove dalle parti
di Sillery sulle guide c'è segnalato un campeggio. Ad un'area
di servizio c'è un camper tedesco i cui occupanti dicono
che alla cassa gli hanno indicato un campeggio a soli cinque
km da lì. Facciamo il pieno e dirigiamo anche noi al campeggio
di Val de Vesle: è il camping municipale della città di
Reims, l'area è all'interno di un bel bosco, il prato è
ben tenuto ma i servizi sono assolutamente insufficienti.
Fortunatamente si paga solo 28 franchi e tutto sommato va
bene per passare una notte. Dopo una doccia la meritata
cena e poi rimaniamo ancora fuori a goderci un po' di fresco
e qualche zanzara fino a tardi.
Lunedì 12 Luglio 1999: Reims - Aubigny au Bac. Bella
giornata di sole e a tratti anche calda. Lasciamo Val de
Vesle per tornare a Reims e visitare la città. Oggi non
essendo giorno di mercato è possibile parcheggiare nell'area
riservata che è piuttosto vicino al centro. La città è bella
e pur essendo stata notevolmente danneggiata durante l'ultima
guerra, conserva ancora una piccola parte del foro romano
e la Porte Mars, quasi un piccolo arco trionfale sempre
di epoca romana. La visita alla cattedrale, anche qui intitolata
a "Notre Dame", è piuttosto deludente in quanto è stata
quasi completamente ricostruita nel dopoguerra ed ovviamente
con il restauro deve aver perso parecchio. Curioso all'interno,
un grande orologio in legno che funziona in modo un po'
strano, rimanendo fermo per alcuni minuti per poi recuperarli
in pochi secondi con il veloce movimento delle lancette.
Nella piazza antistante la chiesa, molti i negozi di souvenir
che espongono accessori e materiali da collezione riguardanti
ovviamente lo champagne. Durante la nostra passeggiata per
il centro troviamo l'ufficio turistico, di fianco alla cattedrale,
dove vi possiamo reperire le informazioni necessarie per
la visita alle famose cantine di champagne e due negozi
adiacenti che ci risolvono il problema della cena: baguettes
croccanti e golose salsicce da grigliare. Facciamo uno spuntino
durante il quale decidiamo per la visita alle cantine Mumm
che a differenza delle altre sono le più vicine al centro,
hanno un costo non eccessivo, non sono state visitate dall'Egidio
nel suo precedente viaggio e, non determinante ma da non
sottovalutare, sono le uniche che promettono un assaggio
a fine visita. Arrivati allo stabilimento Mumm ci lasciano
gentilmente parcheggiare i camper all'interno del cortile.
Entriamo. L'Egidio è raggiante. E' chiaro che se siamo qui
è soprattutto per soddisfare la sua passione di esperto
enologo perciò, a visita iniziata, quando il poverino scopre
di avere la batteria della telecamera completamente scarica
poiché la Giovanna ieri sera si è dimenticata di spegnerla,
ha una reazione deplorevolmente sconsiderata: "…Non ha importanza
tesoro, sono cose che possono capitare…". (La forrrrsa de
l'amore, cantava Jannacci !). Riprendo accuratamente tutta
la visita con la mia telecamera ricattando meschinamente
il povero Egidio (una copia del film = 50 bottiglie del
tuo vino e senza prestazioni braccianticole, da conteggiare
eventualmente a parte). La visita è comunque molto interessante,
la nostra guida è una giovane e simpatica ragazza che parla
molto bene l'italiano e ci illustra tutte le fasi di lavorazione
del famoso vino compresa una dimostrazione del caratteristico
remuage delle bottiglie. Alla fine veniamo ospitati in un
elegante locale in stile yachting club dove ci viene offerto
il famoso assaggio: optiamo per il Cordon Vert che, a differenza
del ben più noto Cordon Rouge, è poco o per niente conosciuto
in Italia. E' una piacevole sorpresa anche per chi come
me non è un fanatico dello champagne, tanto che decidiamo
per l'acquisto di una bottiglia da stappare a fine viaggio.
Si riparte in direzione Calais, comoda la strada, bei panorami
e poco traffico. Verso le 19 siamo in prossimità di Aubigny
au Bac dove decidiamo di fermarci per la notte. Anche qui
c'è un bel campeggio ma i bagni sono veramente poco curati,
dovrò sostenere un match di pugilato con la gettoniera della
doccia prima di potermi lavare. Il campeggio è prevalentemente
stanziale con molte case mobili (ma perché le chiamano così
?); in una di queste, nella piazzola a fianco alla nostra,
c'è una famiglia francese che guarda magilla e ci esprime
evidente ammirazione. Non si fanno pregare quando chiedo
se vogliono vederlo anche internamente: soprattutto lui
scruta tutto attentamente con occhio quasi professionale.
"Appassionato camperista?" chiedo "No, ex poliziotto" risponde.
Passato anche l'esame della Gendarmerie attacchiamo la griglia
e….. vai di salsiccia!
Martedì 13 Luglio 1999: Aubigny au Bac - Calais - Canterbury
- Chatam. Mattinata quasi novembrina con nuvole grigie
e foschia ma non fa freddo come sarebbe logico aspettarsi.
Si viaggia sempre in direzione Calais con la statale che
offre un bellissimo panorama attraversando piccoli e graziosi
paesi. Arriviamo al parcheggio del porto di Calais per l'ora
di pranzo dopo il quale facciamo i biglietti e ci mettiamo
in coda per l'imbarco. Qui, mentre un autista di un furgone
inglese ci segnala la strada più comoda per raggiungere
da Londra la Scozia, la Sandra attacca bottone via cb con
un camionista di Forlì e pare di ascoltare Amarcord. A bordo,
in prossimità del ristorante c'è una puzza nauseabonda,
come se qualcuno si fosse dimenticato sul fuoco un grosso
tegame contenente ragù in scatola di pessima qualità. Ripariamo
al duty free dove i prezzi sono convenienti solo per gli
inglesi. Non resta che scorrere qualche articolo riguardante
lo schianto di Schumy a Silverstone, ed ecco le bianche
scogliere di Dover. Molta emozione durante lo sbarco perché
non vedo l'ora di cimentarmi nella guida a sinistra ed in
effetti l'impatto è abbastanza scioccante, soprattutto al
primo incrocio con la classica rotonda. Dirigiamo con l'autostrada
verso Canterbury e una volta arrivati parcheggiamo nel posteggio
di un centro commerciale dove comunque è necessario pagare
all'immancabile parchimetro. Nasce il problema della moneta:
entriamo nel centro commerciale ed alla tabaccheria chiedo
se mi cambiano una banconota da 20 sterline. La commessa
non deve aver capito il mio problema e mi restituisce un
foglio da 10 e due da 5. Chiedo allora una scatola di sigari
pagando con la moneta da 10 e mi aspetto un resto di circa
7 sterline tutte in moneta. Niente, ancora un foglio da
5. Imbarazzato, e riproponendo il foglio da 5, confesso
che devo mettere moneta nel parchimetro e la signora, ormai
esasperata, mi cambia in tutti i tagli disponibili accompagnando
il gesto con ostentazione quasi a sottolineare il suo pensiero
che deve significare più o meno: "beccati questi, e questi,
e questi, e va a morì ammazzato te e il tuo parchimetro!"
Finalmente a posto, andiamo in centro. La città valeva una
sia pur breve visita perché è bellissima, così come la cattedrale
la cui navata pare sia la più lunga tra le chiese medievali
d'Europa con i suoi 170 metri. Purtroppo non possiamo vedere
il coro per l'inizio delle funzioni religiose. Nella piazzetta
antistante l'ingresso della cattedrale, incontriamo molti
ragazzi italiani, qui probabilmente in vacanza di studio,
che a quanto pare se la spassano alla grande. Non è corretto
lo so, ma non resisto alla tentazione e fingendo di guardare
una vetrina, origlio la telefonata di una ragazzina che,
molto abilmente, convince il paparino ad un sollecito invio
di soldi. Un vero capolavoro di diplomazia, quasi mi offro
per un prestito! A proposito di vetrine, c'è una libreria
vicino al centro, che ha la porta e le vetrine inclinate
di circa 45 gradi rispetto al piano stradale e danno la
sensazione che tutta la costruzione sia effettivamente inclinata.
Veramente insolita. Si sono fatte ormai le 20, decidiamo
di non andare a Londra stasera in quanto, stando ai messaggi
raccolti su Turismo Itinerante, il campeggio che abbiamo
scelto, Abbey Wood, è mal segnalato e difficile da raggiungere.
Optiamo per Chatam, dove c'è un bel campeggio tranquillo
nel quale concedo una superba quanto personalissima interpretazione
degli spaghetti alla carbonara! Clamoroso successo (modestia
a parte).
Mercoledì 14 Luglio 1999: Chatam - Londra. Bella
mattinata con a tratti un tiepido sole. Dobbiamo scaricare
i serbatoi e qui non c'è camper service per cui torna utile
la famosa "carriola merdaiola" con tutte le considerazione
del caso : "…è uno sporco lavoro, etc etc.". Si va verso
Londra armati di santa pazienza e rassegnati a perdere una
mezza giornata nella ricerca di Abbey Wood, invece sulla
M2 in prossimità di Bexleyheath troviamo un grosso cartello
che indica l'uscita per il campeggio e, una volta usciti,
un "mare di cartelli" ci conducono senza possibilità di
errori a Abbey Wood. Ci siamo arrivati in meno di un'ora
da Chatam! Il camping è bello e, ironia della sorte, c'è
anche il camper service. Alla reception un cartello invita
a non lasciare scarpe fuori da tende o camper in quanto
sono un passatempo molto apprezzato dalle volpi che frequentano
il campeggio inoltre prega di non dare cibo ai numerosi
scoiattoli che scorazzano per il grande prato. Invito, quest'ultimo,
per la verità poco seguito dai campeggiatori, la Sandra
in testa. Ci sistemiamo e dopo pranzo, dalla vicina stazione,
prendiamo il treno che ci condurrà direttamente al centro
di Londra. Facciamo una lunga passeggiata costeggiando il
Tamigi, dal bellissimo Tower Bridge sino al Big Ben. La
coda per entrare alla abbazia di Westminster è interminabile
e pertanto soprassediamo. Quasi di fronte, c'è una hall
dove presumiamo si celebri una festa di laurea in quanto
i festeggiati, che stazionano nel giardino antistante, hanno
tutti il classico cappello quadro con fiocco spiovente e
la toga nera. I casi sono due: o il corso è stato particolarmente
duro, o i beveraggi della festa erano notevolmente alcolici,
poiché qui tutti ostentano la massima felicità continuando
a scambiarsi baci e abbracci ed a lanciare in aria i berretti.
Torniamo verso Trafalgar Square dove dalla vicina stazione
di Charing Cross riprendiamo il treno per Abbey Wood. Giù
dal treno, sulla strada per il campeggio, c'è un supermercato
gestito da indiani (nel senso di provenienti dall'India)
che rimane aperto tutti i giorni fino alle 21 e risolve
così non pochi problemi di approvvigionamento. Nel camping
sono arrivati altri camper e molti sono italiani e sono
loro i principali indiziati quando a tarda sera viene rinvenuto,
tra i bidoni dell'immondizia, il cadavere di una dama alla
quale è stato tirato il collo! Nulla di cruento, si tratta
di una dama da cinque litri di rosso del Salento (scusate
la rima).
Giovedì 15 Luglio 1999: Londra. Giornata poco nuvolosa
che volge al sereno. Con il comodo trenino andiamo a Londra
per recarci subito a Buckingham Palace per il cambio della
guardia. Percorriamo tutto il Mall incrociando un plotone
di Guardia Reale a cavallo che ha un trombettiere da crocefiggere
sul posto, tanto è stonato. Lungo il bellissimo viale, sono
tanti i nuovi taxi che vi transitano ma pure se hanno mantenuto
una struttura di carrozzeria simile a quella dei tipici
e vecchi taxi londinesi, sono naturalmente molto meno suggestivi
degli originali. Riusciamo a trovare posto sul lato sinistro
del monumento prospiciente il palazzo. Probabilmente il
punto d'osservazione migliore è sulla scalinata del monumento
stesso, proprio di fronte al balcone reale perché si ha
modo di tenere sott'occhio le due entrate laterali nonché
tutto quello che succede nel cortile. Il cambio avviene
alle 11.30: inutile dire che i posti sulla suddetta scalinata
sono esauriti già da diverse mezz'ore. C'è un magrissimo
poliziotto a cavallo il cui compito dev'essere quello di
controllare che nessuno si arrampichi sulle statue del monumento
e si incazza terribilmente con un gruppo di monelli, più
o meno dodicenni, che sembrano essere lì apposta per rendergli
la vita difficile. A risolvere la situazione, giunge un
minuto ed anziano signore in borghese con una trasmittente
ed un auricolare simile a quelle degli agenti segreti: mi
fa tenerezza pensare che sia uno 007 ormai in disarmo. Dopo
la cerimonia, la Sandra pretende che venga rispettata la
tradizione iniziata nella nostra precedente visita a Londra:
pranzo a palazzo reale! Detto fatto! "Onions and moustard?"
chiede il maitre con professionalità, "Of course" rispondo
io con mondana sufficienza. (Bisogna ammettere che mangiare
un fetentissimo hot dog però acquistato dal carrettino davanti
a Buckingham Palace, è tutta un'altra cosa!). Passando per
Green Park, Piccadilly e Regent Street andiamo verso Carnaby
Street e sono felice perché lì potrò rivisitare il negozietto
di uno dei più vecchi produttori di pipe e miscele di tabacco
di Londra, Inderwick's, fondato nel lontano 1797. Invece
il negozio non c'è più: mi sento come un bimbo al quale
abbiano rubato l'orsacchiotto preferito. Per strada c'è
un vecchietto che qui lucida scarpe dal 1947, almeno così
dicono i cartelli che espone, e dice che il negozio è chiuso
o trasferito ma non sa indicarmi dove. Un indiano (sempre
dell'India) dice che potrebbe essere in Oxford Street ma
non sa essere più preciso. Annego la delusione in una fresca
birra del vicino Shakespeare Pub. Giriamo ancora un po'
per le vie di Soho e raggiungiamo la caratteristica Chinatown
poi, per riposarci un po', con i nostri biglietti giornalieri,
ci facciamo scarrozzare dai caratteristici autobus a due
piani. E' una buona idea, cambiando tre linee giriamo un
quarto di città in poco più di un'ora sempre comodamente
seduti al panoramico piano superiore. Ritornati a Trafalgar
Square visitiamo l'adiacente mercatino di cianfrusaglie
e poi andiamo in stazione per il ritorno ad Abbey Wood.
Dentro c'è molta confusione, sono le 18.30 e quindi è l'ora
di punta però sembra che ci sia un qualche disservizio o
sciopero perché le partenze di alcuni treni vengono cancellate.
Non è una scusa, la situazione è così caotica che sbagliare
treno è quasi d'obbligo. E noi non ci facciamo pregare,
anzi corriamo pure per non perderlo, quello schifoso di
un treno, che oltre ad essere pieno all'inverosimile, è
un diretto che non si fermerà prima di aver corso per un'ora
fino a Tonbridge, da qualche parte a sud-est di Londra,
addirittura fuori dalla cartina dei trasporti urbani! Il
controllore è molto gentile e comprensivo anzi, continua
a scusarsi lui per il disguido e non ci fa pagare il supplemento
che dovremmo. Scendiamo e prendiamo il treno in direzione
Londra che fortunatamente arriva subito. Quando mostriamo
i nostri biglietti urbani al nuovo controllore, ci chiede
se abbiamo sbagliato treno nel tono di chi conosce già la
risposta e anche lui ci grazia del supplemento. Verso le
21 finalmente caaasaaa!!! Nel campeggio, mentre attraversiamo
il prato, salutiamo l'equipaggio di un camper tedesco che
ci risponde calorosamente in italiano mentre gli equipaggi
di due camper italiani fanno gli indiani (nel senso che
non ci filano neanche di striscio, è triste ma è così.).
Mentre ceniamo una volpe un po' spelacchiata, gira guardinga
tra i camper in cerca di cibo o scarpe.
Venerdì 16 Luglio 1999: Londra. Giornata nuvolosa
ma non piove. Andiamo al mercato dell'antiquariato di Bermondsay
che dovrebbe essere il più importante di Londra dopo quello
di Portobello. Scendiamo alla stazione di London Bridge,
per strada mentre guardiamo la cartina per orizzontarci
una signora si ferma, ci chiede se vogliamo aiuto e ci indica
la strada per il mercato (qualcosa sta cambiando in Inghilterra).
Il mercatino è vasto, si tiene solo di venerdì ma alle 12
cominciano a smontare per chiudere alle 14. Si dice che
gli affari migliori si fanno all'alba. Per come la vedo
io, a parte qualche pezzo d'argenteria e qualche orologio
da tasca che potrebbero essere interessanti con un cambio
della sterlina per noi un po' più ragionevole, il mercato
non offre molto di più delle nostrane bancarelle. Di fianco
al mercato c'è un bel pub: il Marygold free house (free
house perché il locale non è legato ad un'unica qualità
di birra ma se ne possono gustare di diverse marche). Sosta
per il pranzo. Chiediamo il piatto del locale e ci viene
servito il Marygold platter, una sorta di incubo sotto forma
di una montagna d'insalata mista contornata da una frittura
di patate, calamari, merluzzo, funghi ed una cosa non meglio
identificata ma commestibile e gradevole. A corredo, due
bicchierini contenenti ketchup inglese dal gusto affumicato
e mayonese di Digione al rafano. Il tutto per 2,5 sterline.
Superato il primo momento di imbarazzo, il piatto risulta
essere molto appetitoso e lo spazzoliamo con una pinta di
birra. Dopo pranzo torniamo in centro in autobus e passeggiamo
da Trafalgar a Leicester Square dove c'è la statua dedicata
a Chaplin. Nei bagni sotterranei della piazza, vedo un punk
davanti ad un asciugamani elettrico: sembra che tenga sotto
il getto d'aria una specie di fagotto e invece, guardando
meglio, è un grosso serpente che sta evidentemente scaldando
(quando si dice l'amore per gli animali!) Completata l'operazione,
il punk si mette al collo il rettile, lascia anche lui una
pisciatina e torna a sdraiarsi nei giardini. Passiamo ancora
da Soho e davanti ad un locale dove danno spettacoli hard
dal vivo, propongo ai nostri sposini di unire l'utile al
dilettevole: la Giovanna m'incenerisce con lo sguardo (come
non detto). Arriviamo in Kingly street, una via parallela
a Carnaby street, dove c'è un negozio che vende solo dischi
e gadget dei Beatles. Sempre per via del cambio risulta
essere piuttosto caro ma valeva una visita poiché la musica
ed i video che vi vengono diffusi sono impagabili (quasi
mi commuovo nel sentire un brano che non ascoltavo da circa
trent'anni). Proprio per non uscire a mani vuote compro
un mouse pad con la foto dei mitici. Riprendiamo il nostro
giro. Avevo letto su qualche guida che in Lamb's Street
c'è un vecchio pub che era solito frequentare Dickens. Decidiamo
di arrivarci a piedi. E' una bella scarpinata da Soho, ma
ci dà modo di vedere un pezzetto di Londra fuori dai classici
itinerari turistici. Anche in questo caso, lungo la strada
mentre consultiamo la cartina, una donna si ferma spontaneamente
e ci indica la strada (decisamente qualcosa sta cambiando
in Inghilterra!). In Lamb's Street c'è un unico pub, il
Lamb's appunto, vecchio, confortevole ma non vi è all'interno,
alcun riferimento a Dickens. Siamo stanchi per stare a sottilizzare
e decidiamo che il pub è quello, brindando con una buona
bitter. Le signore chiedono uno shandy che altro non è che
un "gasbir" come lo chiamano in Brianza: un beverone misto
di birra e gazzosa. Torniamo al campeggio (molto attenti
ai treni) e subito una fresca doccia. Un simpatico inglese
entra nei bagni urlando: "Dov'è la mia doccia? Voglio la
mia doccia!" gli diamo immediatamente priorità di scelta.
Appena ricomposto e rinfrescato chiede da dove veniamo,
se in Italia vi sono campeggi altrettanto confortevoli e
continua a decantare la comodità e la bellezza di Abbey
Wood tanto che ho il sospetto che sia uno dei proprietari.
Anche stasera scambiamo cordiali saluti con i tedeschi.
Di volpi invece non se ne vedono.
Sabato 17 Luglio 1999: Londra - Edimburgo. Mattinata
quasi serena. Lasciamo Abbey Wood, il programma è semplice:
"si va in direzione Edimburgo e dove si arriva, si arriva…".
Sbagliamo strada quasi subito e ci infiliamo in una via
senza uscita; mentre facciamo inversione di marcia, un uomo
si ferma in mezzo alla strada a dirigere il traffico per
agevolarci nella manovra (crolla definitivamente il pregiudizio
dell'inglese freddo, scostante e menefreghista). Finalmente
sulla M1 in direzione North. Il traffico è intenso ma molto
disciplinato, gli automobilisti inglesi sono correttissimi:
quando si vuole sorpassare basta mettere la freccia ed i
veicoli che sopraggiungono rallentano segnalando coi fari
quando uscire e quando rientrare a sorpasso ultimato, una
vera libidine per chi è abituato al "rollerball" delle tangenziali
italiane. Purtroppo c'è anche una nota dolente perché sulla
corsia opposta alla nostra, vediamo un grosso cane nero
che corre tra le macchine. Ha un palmo di lingua fuori e
sembra letteralmente impazzito dal terrore: non possiamo
fare niente se non prendere atto dell'ennesima dimostrazione
che abbandonare un cane in autostrada è una delle crudeltà
più atroci che si possano fare all'animale. Facciamo il
primo pieno in terra inglese e ci succhia quasi 150 carte
da mille! Sulla strada, poco prima di Consett vicino ad
un campo d'aviazione, c'è un enorme monumento metallico
raffigurante un Icaro stilizzato. Continuando nel viaggio,
ci accorgiamo che il paesaggio sta decisamente cambiando,
quasi a segnalarci che siamo vicini alla nostra meta. Passiamo
sotto imponenti e minacciosi nuvoloni scuri che di tanto
in tanto lasciano filtrare un raggio di sole che cambia
letteralmente il panorama facendo risplendere i colori cupi
di poco prima. A momenti esco di strada, perché mi distraggo
guardando un grande campo d'orzo che si muove al vento con
una lentezza irreale, quasi fosse un lago di denso olio
dorato. E finalmente un cartello ci dà il benvenuto in Scozia!
C'è un prato pieno di quelle che a prima vista sembrano
buche di talpa: no, si muovono! Sono conigli selvatici a
decine, forse centinaia. Siamo contenti, è tutto bellissimo
e continuiamo a viaggiare fino a giungere ad Edimburgo:
ci siamo schiumati oltre 700 km ma non è stato per niente
faticoso, le fatiche cominciano entrati in città. Trovare
un campeggio è un'impresa, quello che ricordava l'Egidio
non c'è più. Edimburgo è una città bellissima, anche nei
sobborghi, ma preferiremmo visitarla con più calma. Chiedo
informazioni a una ragazzina dai capelli color del rame
che sembra faccia apposta a parlare velocissimo. Non capisco
nulla finché non si incontra un pacato signore che con estrema
precisione ci indica la strada per il Mortonhall Caravan
Park. Le ragazze della reception hanno tutte una leggera
maglietta con il logo del camping, sul soffitto c'è un ventilatore
che gira a manetta ma fuori, almeno per noi, fa un freddo
becco! Il campeggio è ben tenuto, ci vengono assegnate le
piazzole e finalmente doccia, pastasciutta e relax. Il sole
comincia a tramontare alle 22.30.
Domenica 18 Luglio 1999: Edimburgo. Stanotte ha piovuto,
oggi è nuvolo e un maglioncino non è per nulla sgradito.
Fuori dal campeggio c'è un prato recintato dove pascolano
alcuni bovini delle Highlands, dal caratteristico manto
a pelo lungo e lanuginoso e le imponenti corna. Vengono
incessantemente fotografati dai campeggiatori che escono,
neanche si trattasse di Claudia Shiffer e Naomi Campbell.
La fermata del bus che porta in centro è proprio all'ingresso
del camping ma il viaggio, peraltro non eccessivamente lungo,
risulta essere uno stress incredibile in quanto c'è una
fermata ogni cento metri e il conducente deve occuparsi
anche della vendita dei biglietti. Finalmente si arriva.
Essendo domenica, lungo le vie del centro, ci sono moltissimi
pipers nelle caratteristiche divise dei vari reggimenti
scozzesi, che si danno il cambio per intrattenere il pubblico
fino a pomeriggio inoltrato con le loro suggestive esecuzioni
musicali. Guardandoli soffiare, ci si rende conto che la
cornamusa non dev'essere uno strumento tanto facile da suonare.
Il castello apre alle 13 per le visite, quindi libero sfogo
allo shopping nei numerosi negozi di souvenir sulla High
Street. Vicino al castello c'è una bellissima cattedrale
in stile gotico, evidentemente sconsacrata, adibita a centro
commerciale con tanto di fast food incluso, ne rimango letteralmente
sconcertato. Non si tratta di bigottismo ma, secondo me,
un luogo che è stato il simbolo dell'espressione della fede
di tanta gente (di qualunque fede si tratti) credo che meriti
una collocazione un po' più nobile. Poco oltre ne troviamo
un'altra adibita a libreria (va già meglio). Ci rifacciamo
con la visita alla cattedrale di S. Giles al cui ingresso
sosta diritto come un fuso e soffiando come un mantice,
l'immancabile piper. All'interno c'è una piccola cappella
(Thistle Chapel) che contiene un magnifico coro in legno
finemente intarsiato. Lungo la navata aleggia, invece del
prevedibile profumo d'incenso, uno strano odore di cucina.
Il mistero è presto svelato: in un angolo della chiesa,
vicino all'uscita secondaria, c'è una scalinata che conduce
ai sotterranei dove vi si possono trovare i bagni ed un
piccolo locale dove vengono serviti pasti caldi. Gli avventori
sono tutte persone anziane e poco abbienti a giudicare dall'aspetto.
Mi piace questa concezione di chiesa quale luogo adibito
non solo al conforto spirituale ma anche a quello corporale.
Proseguiamo lungo il cosiddetto Royal Mile, l'insieme di
strade che dal castello portano al Palace of Holyroodhouse,
dove risiedono i sovrani d'Inghilterra durante le loro visite
in Scozia, e arriviamo fino alla casa-monumento di John
Knox (riformatore scozzese, dicono le guide). Visto che
sono le 12.30 entriamo nell'adiacente pub, il Royal Mile
appunto, che ha una tranquilla ed accogliente saletta dove
si può pranzare lontano dall'eventuale chiasso del bar.
Da inguaribili curiosi, l'Egidio ed io prendiamo il coraggio
a due mani ed ordiniamo l'haggis, il tipico piatto scozzese.
Per chi non lo sapesse, l'haggis viene preparato con lo
stomaco di una pecora riempito delle sue frattaglie (cuore,
fegato, polmoni ed altre schifezze varie) mischiate con
farina d'avena, grasso di montone, cipolle, pepe, sale e
fatto cuocere per alcune ore. Il ripieno viene poi tritato
e servito come una specie di hamburger disfatto, con chips
e chappit tatties (volgarissimo purè di patate). Al gusto
risulta piuttosto piccante e, se non si pensa a cosa si
sta mangiando, è anche abbastanza gradevole. Inutile dire
che la digestione è lunga, laboriosa e a volte fragorosa.
Dopo pranzo ci dividiamo: la Sandra continua nello shopping
mentre il resto della compagnia dirige verso il castello
al cui ingresso ci sono due soldati di sentinella con tanto
di fucile automatico con baionetta innestata, divisa militare,
aspetto marziale ma di sesso inequivocabilmente femminile,
il che non le rende meno minacciose ma suscita inevitabilmente
la curiosità dei turisti e le foto si sprecano. Dai bastioni
si gode un bellissimo panorama della città, visitiamo i
vari musei militari dei reggimenti scozzesi, che conservano
interessanti cimeli delle varie campagne alle quali hanno
partecipato. Interessante anche la prigione militare e i
sotterranei dove vi è conservato il Mons Meg, un cannone
del 1400 con una bocca di oltre mezzo metro di diametro.
Sempre nei sotterranei c'è un set fotografico dove ci sono
sarte, truccatrici e computer che elaborano le immagini,
per permettere ai turisti di farsi fotografare nei costumi
d'epoca. Sono molto meticolosi nei preparativi ed il divertimento
è più quello del pubblico che vi assiste che di quelli che
pagano per farsi fotografare. Al termine della visita, verso
le 17 ci si ritrova con la Sandra per un altro giro del
centro città, inizia a piovigginare e i pipers cominciano
a ritirarsi. Dopo un'oretta quando la pioggia si fa più
decisa, rientriamo in campeggio. Stasera tocca a me e all'Egidio
lavare i piatti.
Lunedì 19 Luglio 1999: Edimburgo - Dalwhinnie - Dornoch.
Ha continuato a piovere per quasi tutta notte, stamattina
è molto nuvoloso. Anche in questo campeggio ci sono delle
volpi, la Sandra ne ha vista una all'alba che si aggirava
per il prato. Andiamo a scaricare i serbatoi e incontriamo
due camper di Perugia che vengono dalle Highlands, hanno
trovato un tempo infame e la cosa non ci incoraggia molto.
Si dirige sempre verso nord con la A9, il tempo rimane nuvolo
ma non piove, c'è vento. Il viaggio è comunque molto piacevole,
il traffico non è intenso ed il panorama è veramente splendido
e rilassante: non si contano le tonalità di verde. Giungiamo
a Dalwhinnie ed andiamo a visitare l'omonima distilleria
di whisky che è uno dei sette più rinomati delle Highlands.
Già nel parcheggio, l'odore della fermentazione è molto
intenso; la guida parla in un inglese molto veloce e stretto
per cui, quando qualcosa sfugge, dobbiamo farci aiutare
dall'Egidio che conosce tutto il procedimento di lavorazione.
Molto interessante comunque, valeva la visita. I prezzi
sono comunque proibitivi sia per il cambio che per le tasse
che qui gravano sugli alcolici: una bottiglia, qui nella
distilleria, costa circa il doppio di quanto si paga in
Italia. Assurdo! Al termine del giro ci offrono un assaggio
del loro prodotto: squisito certo, ma sono le 13 e siamo
a stomaco praticamente vuoto. Usciamo dalla distilleria
e ci fermiamo in un parcheggio di un vicino paese per mettere
giù qualcosa che assorba un po' i fumi dell'alcool. Durante
il pranzo inizia a piovere forte; si fermano due con una
splendida MG d'epoca scoperta. Fanno una fatica incredibile
per alzare la capote, è più l'acqua che prendono che quella
che riescono a salvare all'abitacolo e appena hanno finito,
smette immediatamente di piovere. Fanno finta di niente
e ripartono con la capote alzata e i vetri appannati. Ripartiamo
anche noi. Non vorrei ripetermi, ma il panorama continua
ad essere incantevole. Arriviamo a Dornoch dove le guide
ci segnalano un campeggio, sbagliamo la deviazione e così
ci tocca di far inversione di marcia in una piazzola lungo
la strada. La Sandra si offre di scendere per aiutarmi nella
manovra, io declino con sufficienza in quanto la strada
è molto larga e, in retromarcia, urto con il posteriore
contro un grosso cavo d'acciaio posto a cavallo dei paracarri
della piazzola. Salta il rifrangente d'angolo e si rompe
un pezzetto della carenatura posteriore. La Sandra non profferisce
verbo ma il suo silenzio è sicuramente meno clemente dell'arringa
del pubblico ministero nel processo contro Jack lo Squartatore!
Dal canto mio ostento una flemmatica indifferenza dissertando
sull'inopportuno vezzo degli scozzesi di tendere un cavo
d'acciaio tra i paracarri ma nel contempo, tra me e me,
faccio una severa autocritica (…sono una testa di czz, sono
una testa di czz, sono una …). Arriviamo al Pitgrudy Caravan
Park che è situato appena fuori Dornoch: è bellissimo, le
piazzole riservate ai camper hanno la base in cemento per
non impantanarsi in caso di pioggia ed ognuna ha un rubinetto
dell'acqua e un pozzetto per le acque grigie, i piccoli
bagni sono in uno stato di pulizia a dir poco eccellente
e anche il panorama circostante è bellissimo. Con un tubetto
di silicone e nastro superadesivo, riesco a rimediare alla
meglio al danno prodotto; la serata è tiepida ma quando
decidiamo di mangiare all'aria aperta inizia a piovere così
tutti dentro e pastasciutta per consolarsi delle sorti avverse.
Martedì 20 Luglio 1999: Dornoch - Golspie - John O'Groats
- Bettyhill. Stanotte ha piovuto ma stamattina è sereno
e fa quasi caldo. Andiamo a Dornoch per fare un po' di spesa.
Bello il paese, piccolo ma accogliente e tranquillo, anche
qui tanti i Bed and Breakfast. Sempre sulla strada verso
nord, arriviamo a Golspie per visitare il bel castello di
Dunrobin. Nell'ampio parcheggio ci accoglie un giovane suonatore
di cornamusa nell'impeccabile divisa con kilt. L'interno
è bellissimo ancora arredato come all'epoca dei proprietari,
i duchi Sutherland, dalla grande sala da pranzo elegantemente
apparecchiata per dieci, alla sala del biliardo, le camere
da letto e via via sino alla ricca biblioteca. C'è un ritratto
di Garibaldi ed un cartello che annuncia che qui pernottò
il nostro eroe dei due mondi, dimenticando persino una pantofola
ora conservata in una vetrinetta (…notte movimentata?…).
Alle 13, nel bellissimo giardino, c'è una delle tre esibizioni
giornaliere dei falconieri che, con falchi appunto ed altri
rapaci, intrattengono i visitatori con un divertente ed
interessante spettacolo. Mentre sto filmando, l'istruttore
mi si mette dietro le spalle e chiama un falco. Rimango
immobile (più per la paura che per sangue freddo) ed ho
modo di riprendere l'attacco del rapace che plana con gli
artigli protesi, a pochi millimetri dalla mia testa sfiorandomi
i capelli. Emozionante, ma bella la ripresa. Al termine,
andiamo a vedere gli altri rapaci che non sono stati impegnati
nello spettacolo e poi, sempre passeggiando per il giardino,
andiamo verso una specie di grande serra adibita a museo.
Questo potevamo anche risparmiarcelo poiché è pieno zeppo
dei trofei di caccia che i duchi Sutherland hanno preso
durante i loro viaggi, soprattutto in India: centinaia di
animali grandi e piccoli ammazzati, decapitati ed impagliati
per il piacere e la vanità dei nobili signori. Dopo uno
spuntino ripartiamo in direzione nord seguendo la strada
lungo la costa, a circa 20 km da John O' Groats, la nostra
meta, inizia a piovere e la pioggia ci accompagnerà sino
all'arrivo ma non guasterà comunque la bellezza del panorama
circostante. Arriviamo finalmente all'estrema punta di nord
est della Scozia: effettivamente non è che ci sia molto
da vedere ma la Sandra ed io siamo comunque soddisfatti
perché questo è il luogo più a nord che abbiamo mai visitato.
C'è un grande parcheggio con molti camper, uno ha sul tetto
una bandiera italiana, un altro una bandiera nera pirata
con tanto di teschio e tibie incrociate. Da qui partono
i traghetti per le isole Orcadi che purtroppo non potremo
visitare per mancanza di tempo così non ci resta che visitare
the Last House, l'estrema costruzione dell'isola britannica,
ora adibita a negozio di souvenir con un piccolo museo annesso.
Facciamo ancora due passi per il paese e poi dirigiamo verso
ovest sempre lungo la costa. La strada si stringe fino a
diventare una delle caratteristiche single track con le
piccole piazzole per smistare il traffico; c'è molta cortesia
da parte degli automobilisti scozzesi e quando si incrocia
un altro veicolo non c'è assolutamente alcun problema di
precedenza: ci si ferma o si passa a seconda di chi è più
vicino alla piazzola e, cosa molto simpatica, ci si scambia
sempre un cortese gesto di saluto. Ora, vedendo cosa succede
ai nostri incroci anche quando sono regolati da semafori,
viene da pensare che se ci fosse questo sistema viario anche
in Italia, si sprecherebbero gli imbecilli che tirerebbero
notte, radiatore contro radiatore, nel decidere chi deve
passare per primo. Lungo la strada, ci fermiamo per guardare
da vicino alcuni dei numerosissimi e strani fiori che non
hanno petali ma ciuffetti di fili lanuginosi e bianchi che
anche al tatto ricordano la lana grezza. L'Egidio, che può
vantare due spedizioni a capo Nord, ci dice che sono piante
piuttosto comuni a queste latitudini. Poco oltre, la strada
comincia a diventare un po' difficile per via di numerosi
lavori in corso per allargarla, siamo anche un po' stanchi
e giunti a Bettyhill, quattro casette in croce e un campeggio
adagiato sul fondo di una piccola valle, ci fermiamo. L'insieme
è abbastanza squallido se rapportato alle meraviglie del
paesaggio viste sinora, ma si sono fatte anche le 20,30
e ci adattiamo. I bagni sono insufficienti, non c'è camper
service ma c'è una tritapalle francese che prima litiga
con dei tedeschi perché non tengono al guinzaglio il loro
giocoso ed innocuo cucciolone di labrador, poi se la prende
con dei ragazzi che lavorano ai cantieri stradali perché,
a suo dire, dalla loro roulotte esce della musica troppo
rumorosa e alla fine tenta di coinvolgere anche noi nelle
sue proteste (…ma va a ciapà i ratt!!!…). La serata è fresca
e pare fatta apposta per la griglia, per cui si cena con
bruschette e spiedini. Dopo cena vediamo qualche coniglio
selvatico che gira per il prato ma non si avvicinano nemmeno
con dei pezzi di carota con i quali la Sandra tenta di attirarli.
Mercoledì 21 Luglio 1999: Bettyhill - Loch Ness - Fort
William. Stanotte ha piovuto forte e a più riprese ma
la mattina è piacevolmente serena. Prendiamo la strada verso
sud che costeggia il fiume Naver che nasce dall'omonimo
lago, è una single track che ci condurrà fino a Bonarbridge.
La strada è lunga circa ottanta km e per me ripaga abbondantemente
i quasi tremila che si sono fatti per arrivarci! Non è agevole,
almeno per me, guidare un camper su questa stretta carreggiata
tuttavia credo di non avere mai guidato così volentieri
e rilassato in vita mia: la giornata è bella e con il sole
il paesaggio appare ancora più splendido, con le colline
dalle mille tonalità di verde e rosso solcate da decine
di torrenti color ruggine, le pigre pecore che si scansano
appena al nostro passaggio, i conigli selvatici, grassocci
e impacciati, che attraversano la strada trottando e agitando
comicamente i grossi deretani e la tranquillità di questa
natura apparentemente incontaminata. Se ogni tanto si incontra
un pastore o un contadino o chiunque altro, c'è da scommettere
che ci rivolgerà un sorriso ed un garbato gesto di saluto.
Lasciamo strada a due motociclisti tedeschi che si sbracciano
in ringraziamenti. Pur non essendo un motociclista sfegatato,
penso che dev'essere una libidine farsi questo itinerario
nella libertà delle due ruote. Ci fermiamo sulle rive del
Loch Naver per prendere qualche foto; qui c'è un piccolo
campeggio in una posizione incantevole, frequentato da molti
canoisti. Poi la strada sale ed il paesaggio cambia ancora,
più brullo e reso un po' freddo nei colori anche dai grossi
nuvoloni che per lunghi tratti oscurano il sole e poi si
riscende questa volta passando attraverso un bosco e costeggiando
un altro lago. E' tutto bellissimo! Sono certo di non essere
riuscito a descrivere appieno le sensazioni provate, posso
solo dire che ripensando a quella mattina, le immagini che
mi tornano alla mente sono quanto di meglio possa assimilare
al concetto di serenità e pace. Passiamo Bonarbridge e dirigiamo
in direzione Loch Ness. Ebbene sì, nonostante i numerosi
scritti su Turismo Itinerante che consigliano di evitarne
la visita, siamo del parere che venire per la prima volta
in Scozia e nemmeno passare per il Loch Ness, è come andare
a Parigi la prima volta e non vedere le grandi pale illuminate
del Moulin Rouge. Effettivamente, a parte un bel panorama
lacuale, non c'è altro da vedere se non un caotico paese
con tanti negozi di souvenir alcuni dei quali cercano di
smerciare whisky di scarsa qualità a prezzi impossibili.
Solo una cosa vale la pena del passaggio sul lago e sono
i bellissimi ruderi di Urquhart Castle che purtroppo possiamo
appena intravedere da lontano poiché due poliziotti non
lasciano entrare i nostri mezzi nel piccolo parcheggio antistante
e non ve sono altri nel raggio di qualche chilometro. Proseguiamo
sino ad arrivare a Fort William, in una serata nuvolosa
e umida. E' una bella cittadina con un altrettanto accogliente
e confortevole campeggio. Concedo un'altra applauditissima
esibizione di carbonara e poi a nanna con ancora negli occhi
gli indimenticabili panorami delle Highlands.
Giovedì 22 Luglio 1999: Fort William - Oban - Longtown.
Stanotte ha fatto freddo ed abbiamo acceso un po' la stufa.
Questa mattina si sono alzate le nuvole lasciando vedere
un bel panorama di alte montagne che circondano il campeggio
e sembrano volerlo racchiudere nel loro abbraccio. Del campeggio
ho già detto, nei comodi bagni c'è una piacevole musica
discretamente diffusa. Appena fuori città ci sono i ruderi
del piccolo Inverlochy Castle, si trova sulle rive di un
placido torrente ed anche se di castello ne è rimasto ben
poco vale una breve visita. Sempre dirigendo verso sud-ovest,
prendiamo la panoramica strada che costeggia il Loch Linnhe
e che ci condurrà sino a Oban. Sempre per il poco tempo
a disposizione, rimandiamo al prossimo viaggio (perché abbiamo
deciso che ce ne sarà sicuramente un altro!) la visita all'isola
di Skye. Poco prima della città di Oban, c'è il Dunstaffnage
Castle su una collina prospiciente l'isola di Linsmore e
lo stretto di Mull, sempre ruderi ma più interessanti e
molto meglio conservati di quelli dell'Inverlochy tanto
che è possibile passeggiare per i camminamenti lungo le
mura godendosi un bel panorama. All'interno delle mura,
si riescono a distinguere ancora alcuni locali come la grande
cucina con tanto di camino. Vicino al castello, separata
da un piccolo bosco c'è, anch'essa ridotta a rudere, la
chiesa o chapel del castello con interessanti decorazioni
in pietra alcune delle quali ancora discretamente conservate.
Arriviamo a Oban, la città che da il nome ad un'altro dei
sette rinomati whisky delle Highlands, è molto bella e caratteristica
soprattutto nella zona adiacente il porto. Fuori città c'è
una piccola fattoria che vende bistecche di bovino delle
Highlands e anche se ci costano un mezzo occhio ne prendiamo
4 per la grigliata di stasera. Poco oltre c'è un parcheggio
proprio di fronte ad un piccolo fiordo, sono le 13, c'è
uno splendido sole il posto è bellissimo e tranquillo ed
è proprio adatto per una rigenerante sosta. Sul prato antistante
l'acqua, pascolano placidamente un piccolo gregge di pecore
ed alcuni bovini. Vedere un vitellino amorevolmente curato
dalla madre, ci fa provare un po' di rimorso per le bistecche
nel frigo ma purtroppo non siamo ancora del tutto vegetariani.
Ripartiamo. A, Loch Awe, purtroppo non troviamo un posto
adatto per fermarci e goderci appieno lo splendido colpo
d'occhio che regala l'immagine dei bellissimi ruderi del
Kilchurn Castle che si riflettono nel lago. Riusciamo solo
a intravederli passando. E allora avanti, la bussola sul
cruscotto continua a segnare malinconicamente ed inesorabilmente
il sud fino ad arrivare a Glasgow. Forse è solo suggestione,
ma dopo i pochi giorni passati respirando la pura e frizzante
aria delle Highlands, sembra qui in città di respirare a
fatica. Proseguiamo ancora un po' fino a Longtown dove c'è
un piccolo campeggio a poche centinaia di metri dal cartello
Welcome to England. Tristezza!. Ma la giornata è ancora
bella il campeggio è accogliente e, evento da filmare: abbiamo
aperto il tendalino! Doccia, bucato e grigliata con bistecche
e patate al cartoccio. Verso sera si alza un gelido vento
che consiglia l'accensione della stufa.
Venerdì 23 Luglio 1999: Longtown - Chester - Gloucester.
La mattina è freddina ma tende al bello. Il proprietario
del campeggio vende uova fresche appena raccolte nell'adiacente
pollaio. Il camping è bello e molto pulito ma anche qui,
come dappertutto in Inghilterra, ci sono nei bagni gli scomodissimi
rubinetti a pressione che costringono a lavarsi la faccia
con una mano sola. In paese troviamo un distributore dove,
oltre al rifornimento di gasolio, la Sandra può acquistare
un piccolo nido in legno che quest'inverno servirà da ricovero
ai passerotti Peresi (nel senso di abitanti di Pero). Si
va verso Chester. Vicino al centro c'è un comodo parcheggio
anche se un po' caro (3£). Il centro storico è veramente
bello e caratteristico. Lungo il viale principale ci sono
su entrambi i lati, dei portici a due piani dove, soprattutto
su quello superiore, vi sono moltissimi negozi di antiquariato.
Arrivati in fondo al viale ci fermiamo per il pranzo in
un pub che, come in tutti quelli visitati, ha un prezzo
ragionevole nonostante il cambio. Dopo pranzo visitiamo
la bella cattedrale di Chester al cui ingresso veniamo accolti
da anziane, gentili e sorridenti signore, tutte con la classica
tunica rossa della chiesa anglicana, che ci danno depliant
esplicativi in italiano e ci invitano a versare 2£. Anche
qui c'è un punto di ristoro ma forse più a beneficio dei
turisti che dei bisognosi. Ripartiamo continuando l'avvicinamento
a Stonehenge. Sulla M6 le aree di sosta sono piuttosto rare
ma, particolare interessante, hanno posti di parcheggio
e pompe di carburante riservate alle caravan ed ai camper.
Arriviamo a Gloucester. In centro vediamo un paio di quelle
buffe auto a tre ruote, sempre presenti e tanto bistrattate
nei telefilm del famoso mr. Bean. Troviamo un campeggio
fuori città, posto sulla riva del fiume Severn e proprio
sul grande prato dietro ad un frequentatissimo pub che ha
più l'aspetto di una nostrana trattoria di campagna con
tanti tavoli fissi all'esterno davanti al fiume dove vi
si servono pesce fritto e patatine. Il panorama circostante
è molto bello e tranquillo nonostante i numerosi avventori
del pub. Ci sono le piccole tende di due ragazzi che si
spostano lungo il fiume con due canoe e come valigie hanno
due barili di plastica a chiusura ermetica. E' probabile
che vogliano risalire il fiume fino a Birmingham. La serata
è serena ma tira un vento freddo. Noi ci spariamo una pastasciutta
e per scaldarci facciamo il servizio funebre all'ultima
bottiglia di vino dell'Egidio che è miracolosamente scampata
alle Highlands ma che, abbiamo deciso, non rivedrà il continente.
Sabato 24 Luglio 1999: Gloucester - Stonehenge - Salisbury
-Chichester. Giornata splendida! Sul fiume passano potenti
motobarche cariche di turisti ma non sono eccessivamente
rumorose e l'atmosfera generale rimane di placida tranquillità.
Sulla stretta e tranquilla strada che dal campeggio porta
in città, incontriamo due signore che ci corrono incontro
con il dito indice ritto tra la bocca ed il naso nel segno
del silenzio. Ci fermiamo e comprendiamo che devono trasferire
un cavallo particolarmente nervoso da un pascolo all'altro
attraverso la strada. Teniamo i motori al minimo seguendo
in corteo, a debita distanza, l'ombroso animale fino alla
meta. Si viaggia sempre verso sud e si passa per Bath, curiosa
città termale con le case che sembrano fatte con lo stampino
e i cui comignoli sembrano stati allineati con maniacale
precisione. E finalmente si arriva a Stonehenge! Nel grande
parcheggio c'è di tutto dalle biciclette ai pullman, tuttavia
non c'è la confusione che ci si aspetterebbe. Un po' di
coda alla biglietteria ma è comprensibile, essendo sabato.
Le audio guide in italiano, a differenza delle altre, sono
quasi tutte esaurite e riusciamo a mala pena a racimolarne
quattro. Entriamo. Il primo impatto a onor del vero, mi
lascia un po' perplesso perché mi immaginavo una struttura
molto più imponente di quanto realmente sia ma, sarà per
la suggestione di tutto quello che si è letto e visto in
tv sull'argomento, sarà per le spiegazioni dell'audio guida,
sarà perché effettivamente il posto irradia una magica e
seducente atmosfera di mistero, ne rimaniamo tutti letteralmente
affascinati! Valeva la visita. Usciamo e andiamo a Salisbury
e posteggiamo nel parcheggio di un grosso ipermercato. Appena
scendo dal camper un automobilista che se ne sta andando,
mi omaggia gentilmente del suo biglietto di parcheggio valido
sino alle 21. L'Egidio invece cerca di pagare ad un parchimetro
automatico ma gli si incastrano le monete. Fortunatamente
c'è nei pressi un furgoncino con il personale di manutenzione
delle macchinette che sblocca le monete dell'Egidio, e quelle
di chi lo aveva preceduto, in modo che anche la sua sosta
sarà a sbafo. Bello il centro città, con un piccolo canale
che lo attraversa e abitato da numerosi paperi che vi sguazzano.
Abbiamo qualche problema per mangiare: ci cacciano da due
pub perché è passata l'ora (14,15). Il terzo, nella piazza
del grande mercato, espone un cartello che dice "Food 12-7
pm" ma visti i tempi d'attesa, ci rendiamo conto che probabilmente
voleva significare " ordini alle 12, mangi alle 7 pm". Quando
finalmente arriva il cibo, mancano le posate e si faranno
attendere anche loro per un pezzo! E' con una punta di orgoglioso
nazionalismo che ho il piacere di rilevare che questo in
Italia non mi è mai capitato, nemmeno nelle osterie più
trucide! Finalmente rifocillati, riprendiamo il giro per
il centro città che ospita una mostra all'aperto di sculture
contemporanee. Alla cattedrale, un intero lato del chiostro
è occupato da una scultura formata da migliaia di pupazzi
di circa trenta centimetri d'altezza e fatti di terracotta.
Sono tutti simili tra loro nell'aspetto e differenti solo
per le sfumature del colore rosso mattone che danno al colpo
d'occhio, l'immagine di un'onda. Pare siano state fatte
da tutti gli abitanti di una piccola isola britannica sotto
la supervisione dell'artista ideatore. All'interno della
cattedrale, un nutrito coro di adulti e bambini, rigorosamente
in tunica rossa, sta provando i canti per la funzione domenicale.
Sono bravissimi: starei delle ore ad ascoltare quei dolci
funambolismi polifonici. Ma è ora di ripartire e andiamo
a Chichester dove passeremo la notte. Il camping segnalato
dalle guide è pieno e ci mandano via, poco distante ce n'è
un altro più piccolo ma che ha alla reception una bellissima
ragazza che ci accoglie. Parcheggiamo vicino a due camper
di Roma, gli equipaggi sono simpatici e ci raccontano che
vengono dall'Irlanda e che ne sono rimasti un po' delusi
per via del tempo pessimo che vi hanno trovato ed anche
perché, a loro dire, non è granché se confrontata con la
Scozia. Ceniamo all'aperto, la serata è piacevolmente tiepida
e rimaniamo fuori fino a tardi. Domani si torna in continente
e non è che ne siamo entusiasti.
Domenica 25 Luglio 1999: Chichester - Portsmouth - Dover
- Calais. Bella mattina con un caldo sole. Scarichiamo
i serbatoi e salutiamo i romani che vanno a Dover per passare
la Manica fino a Calais e da li Disneyword. Noi andiamo
a Portsmouth: l'intenzione è quella di traghettare a Cherbourg
che è molto vicino a Mont St. Michel, nostro prossimo obiettivo.
Lungo la strada, traffico domenicale diretto alle spiagge.
Arriviamo al porto quasi per primi (10,30) il check-in inizia
alle 11,30 e la partenza alle 13,15. Finalmente aprono:
l'impiegata non si sforza minimamente di parlare un inglese
comprensibile a noi mediterranei (non tutto è cambiato in
Inghilterra!), non parla francese, figurati l'italiano!
Riusciamo comunque a capire che la nave è tutta prenotata
e che ci mettono in lista d'attesa. Ci daranno notizie alle
12,30. Alle 12,30 arriva il boss della banchina che ci dice
che per tutto il giorno le navi sono complete ma forse,
(e sottolinea forse) domani c'è una qualche possibilità.
Decidiamo di andare a Dover. Il viaggio è piuttosto difficile
perché comporta la percorrenza di buona parte della costa
sud dell'Inghilterra con l'attraversamento di tanti paesi
dediti al turismo balneare. Essendo domenica il traffico
è molto intenso, tuttavia il panorama è apprezzabile anche
per la bella giornata di sole. Finalmente arriviamo a Dover
e riusciamo a trovare posto sul traghetto delle 20,15. Mentre
siamo in attesa per l'imbarco, arriva una mini cabrio con
la capote aperta e con a bordo una giovane famiglia tedesca.
L'inconsueta macchina attira ovviamente l'attenzione e proprio
quando l'interesse dell'intera banchina pare concentrato
sul veicolo, la teutonica signora decide che quello è il
momento adatto per cambiarsi la maglietta. L'operazione
dura pochi secondi durante i quali la walkiria rimane a
torso nudo: ora, sarà perché nessuno si aspettava un simile
gesto, sarà perché la qualità e la quantità della merce
esposta sono veramente notevoli, fatto gli è che nel parcheggio
si ode un profondo e sommesso "GLUB!", dovuto ad un centinaio
di pomi d'adamo che sussultano contemporaneamente. Finalmente
ci si imbarca, il tempo di un panino e siamo già a Calais.
Passata la dogana entriamo in città e ci troviamo quasi
a disagio nell'imboccare le rotonde da destra. Il camping
è pieno all'inverosimile, sono le 23 e ripieghiamo sul parcheggio
della spiaggia dove vi sono già posteggiati una cinquantina
di camper. Troviamo posto proprio di fianco ai mezzi degli
amici romani incontrati a Chichester (piccolo il mondo).
La serata è serena ma molto ventosa, facciamo una breve
passeggiata sul lungomare e poi a letto.
Lunedì 26 Luglio 1999: Calais - Mont St. Michel.
C'è stato vento tutta notte e se vi aggiungiamo il rumore
dei traghetti che vanno e vengono incessantemente, non possiamo
certo dire di aver dormito benissimo. Oggi comunque ci aspetta
un tappone da 500 km fino a Mont st. Michel. Evitiamo le
carissime autostrade, il paesaggio è bello ma c'è ancora
vento forte. Finalmente si fa un pieno di gasolio pagando
da cristiani. Avevo letto da qualche parte che il modo di
guidare dei francesi è alquanto….estroso e poco dopo ne
ho la riprova: una macchina è ferma ad un incrocio, mi deve
la precedenza, il tizio alla guida mi guarda quasi a valutarmi
in stazza e velocità e quando sono a meno di dieci metri
da lui decide di partire. Pesto un'inchiodata tale che l'unica
cosa che non arriva in cabina è il rotolo di carta igienica
solo perché ben affrancato e chiuso in bagno. Evitiamo l'incidente
per un niente e quando i capelli mi tornano in posizione
normale prendo appunto di arricchire, appena tornato, il
mio vocabolario di insulti in lingua straniera, perché le
poche e innocenti parole che conosco non esprimono al meglio
lo stato d'animo del momento. Poco oltre anche l'Egidio
ha il suo magic moment con un camion, anche lui per fortuna
senza conseguenze ma questo, ringraziando il cielo, sarà
l'ultimo episodio sgradito del viaggio. Tranquillo e piacevole
il resto del tragitto sebbene lungo, ma appena in vista
del Mont St. Michel si capisce perché ne valeva assolutamente
la pena: anche da lontano lo spettacolo è bellissimo. Nel
grande ed accogliente campeggio cittadino, ci vengono assegnate
due piazzole che hanno una magnifica vista sul monte. Una
doccia e poi, gli uomini di griglia e le donne di bucato.
Dopo cena stappiamo la famosa bottiglia di champagne presa
a Reims all'andata perché domani, purtroppo, ci separiamo
in quanto Giovanna ed Egidio devono tornare a Milano. Facciamo
una passeggiata in paese per vedere più da vicino il monte
in versione notturna nel suggestivo gioco di luci, ed è
veramente da mozzare il fiato. Non vorremmo quasi tornare
ai camper ma siamo stanchi e domani (l'Egidio dice che)
vogliamo alzarci presto. C'è ancora molto vento.
Martedì 27 Luglio 1999: Mont St. Michel - Versailles.
Sveglia presto per la visita all'abbazia e devo riconoscere
che è una buonissima idea perché verso le 11, quando noi
abbiamo quasi terminato, arriva un casino bestia. Nel grande
parcheggio ci sono almeno duecento camper di cui moltissimi
italiani. Devo dire che la visita all'interno è piuttosto
deludente, se rapportata alla bellezza di quel che si vede
dall'esterno. Il borgo in salita che porta alla cattedrale
ricorda molto le stradine di S. Marino piene di negozi di
souvenir e tavole calde. L'abbazia gotica è bella ma essendo
stata più volte distrutta e ristrutturata, ha perso tutto
quello che doveva essere il meglio in termini di affreschi
e decori. Le audioguide continuano a ripetere "…immaginate
come doveva essere …". Bellissimo comunque il colpo d'occhio
dalla grande terrazza panoramica. Torniamo in paese per
qualche souvenir e, per concludere in bellezza, decidiamo
di pranzare in un ristorante che serve ostriche ed altre
squisitezze di mare offerte in un ricco buffet a volontè
di cruditè dal quale attingo abbondantementè. Dopo pranzo,
prendiamo ancora un po' di tempo per berci un caffè insieme
sul camper, ma è arrivato il triste momento dei saluti e
ognuno per la sua strada: loro tornano a casa, noi che abbiamo
ancora qualche giorno di ferie, andiamo a Versailles. Abbastanza
mogio il viaggio. A Versailles giriamo un po' per trovare
il campeggio per poi scoprire che è semplicissimo arrivarvi:
basta dare le spalle alla reggia e proseguire sul viale
per circa due km finché un cartello non indicherà di svoltare
a destra verso il centro sportivo e l'adiacente camping.
Lungo il vialone, fermi ad un semaforo, rimaniamo un po'
stupiti nel vedere un bambino che da una finestra di un
pianterreno ci saluta agitandosi e urlando in modo entusiastico:
forse nella sua fantasia il camper gli ricorda le forme
di un avventuroso veicolo spaziale, forse noi gli ricordiamo
qualche eroe dei fumetti o forse, e più verosimilmente,
ci sta prendendo un po' per il c…. Il campeggio è situato
nella tranquilla zona dello stadio, è grande, piuttosto
affollato ma bene organizzato e, neanche a dirlo, ci troviamo
molti italiani. Abbiamo qualche difficoltà nel sistemarci
perché il terreno è un po' in pendenza e vi sono molti alberi
che rendono difficili le manovre ma con l'aiuto di un camperista
di Vicenza parcheggiato nei pressi, ci piazziamo egregiamente.
Stasera si cena da soli.
Mercoledì 28 Luglio 1999: Versailles. Sveglia presto
per la visita alla reggia. Poco distante dal campeggio c'è
il capolinea di un autobus (linea B) che ci porterà sino
in centro proprio davanti all'ingresso del castello. Appena
passati i cancelli, entrando nell'immenso cortile in leggera
salita, si può già avvertire una sensazione di disagio dovuta
alla grandezza del luogo che dà l'impressione di essere
stato concepito per esprimere inequivocabilmente forza e
potere. C'è molta coda alla biglietteria ma i tempi di attesa
non sono lunghi. Compriamo una guida in italiano e si entra.
Credo siano state scritti fiumi di parole per descrivere
lo sfarzo e la sontuosa bellezza artistica di quanto si
può vedere percorrendo le numerose stanze della reggia e
gli appartamenti reali per cui tralascio, ma che dire degli
immensi giardini, delle fontane e dei canali che vi si trovano,
dei due Trianon e delle caratteristiche casette normanne
di Hameau de la Reine ? Bisogna vederli, facendosi magari
scorrazzare dai simpatici trenini che ricordano nella forma
i TGV o a bordo delle caratteristiche carrozze trainate
da cavalli. Fra tutto, volendo essere pignoli, ci si può
passare una giornata, noi ce ne andiamo verso le 15 e la
considerazione che ci viene spontanea a conclusione della
visita, è che si può ben comprendere un popolo indigente,
e di conseguenza un tantino incazzato, che stufo di mantenere
i lussuosi stravizi di quella nobiltà, ti organizza quel
po' po' di rivoluzione. Usciamo e ci rifocilliamo in una
vicina brasserie con una fresca insalata. Giriamo ancora
un po' per il centro ma non è che la città possa offrire
molto, a parte la reggia, quindi torniamo in campeggio e
finalmente possiamo spolverare i sellini delle bici che
finora non abbiamo usato. Ci facciamo una rilassante pedalata
in città che comprende una sosta in un panificio e la Sandra
torna in campeggio con due lunghe e ingombranti baguettes
di traverso sul portapacchi. In serata notiamo che ad intervalli
regolari rientrano al camping numerose comitive: apprendiamo
che dalla vicina stazione ferroviaria partono (e naturalmente
tornano) molti e frequenti treni per Parigi (Montparnasse)
e questo ci fa considerare il camping di Versailles una
valida alternativa del campeggio di Bois de Boulogne del
quale non abbiamo sentito parlare positivamente. La serata
è calda, si sta volentieri all'aperto e il saporoso profumo
di un ruspante sigaro toscano è proprio quel che ci vuole
per ritemprarsi dopo le sfarzose meraviglie viste oggi,
oltre che a tener lontane le zanzare.
Giovedì 29 Luglio 1999: Versailles - Bourg en Bress.
Il mio francese fa proprio pena e alla reception del camping
faccio lo spelling in inglese del mio cognome ma l'impiegata
continua a non capire. Lo scrivo su un foglietto, e lei
quando finalmente trova i nostri documenti esclama:" czz,
ma sei italiano, non potevi dirlo prima?" (sic!) Espletate
le formalità partiamo dirigendo a sud est. La tangenziale
di Parigi è un gran baillame ma subito dopo la statale N6
verso Auxerre è molto bella, con poco traffico e spesso
a due corsie di marcia per cui si viaggia veramente bene.
A Sens ci fermiamo ad un Carrefour per un po' di spesa e
il pieno di gasolio che nei centri commerciali costa meno.
All'interno vediamo dei manifesti con foto segnaletiche
di un presunto assassino di magistrato, latitante, armato
e pericoloso dice il cartello: pensa a trovarcelo sul camper
a improvvisare un remake di "ore disperate", commentiamo
ridacchiando, ma prima di risalire controlliamo bene da
fuori che non vi siano intrusi all'interno. Ripartiamo sempre
verso sud est, le basse vigne ed alcuni grossi cartelli
ci avvisano che stiamo passando per la zona di produzione
di vino Borgogna, il miglior vino del mondo dicono un po'
pretenziosamente. La strada è sempre piacevolmente confortevole,
ed arriviamo a Bourg en Bress verso le 19. Il camping cittadino
è segnalato con quattro stelle, obiettivamente direi che
ne ha una di troppo ma è abbastanza ben organizzato. All'interno
ci sono tante roulottes che definire stanziali è un vero
eufemismo in quanto sotto le verande hanno quasi tutte cucine
a gas, lavatrice, frigorifero e antenna satellitare. Nelle
vicinanze, a giudicare dall'odore, deve esserci un maneggio
ma questo non ci impedisce di spararci una gustosa spaghettata
e una lattina di birra, presa nel mercatino del campeggio,
che fa 10 gradi! Mai bevuta una cosa simile prima, ma tutto
sommato ci è d'aiuto per prendere sonno velocemente.
Venerdì 30 Luglio 1999: Bourg en Bress - Albertville
- Piccolo S. Bernardo - Pero. Mattinata serena e tiepida.
Continua ad essere piacevole e poco trafficata la statale
che ci conduce ad Albertville dove verso le 12.30 ci fermiamo
per il pranzo in un grande parcheggio alberato vicino al
centro. La sosta è a pagamento con parchimetri automatici,
ma ho il sospetto che siamo tra i pochi che sprecano la
decina di franchi necessaria. Si ferma di fianco a noi un
camper francese i cui occupanti, prima ancora di spegnere
il motore, si preoccupano di tirare le tende delle finestre
che danno sul nostro lato (quando si dice l'affabilità e
la simpatia!). Ripartiamo in direzione Italia, il paesaggio
assume inequivocabilmente l'aspetto montano, si comincia
a salire ed arriviamo a La Rosiere e poi il passo del Piccolo
San Bernardo e la ripida discesa verso La Thuile, tutti
luoghi che in "versione" invernale conosciamo a menadito
da circa vent'anni ma quasi sconosciuti per noi d'estate
ed è una piacevole scoperta. E poi l'autostrada per Milano
e le ferie finiscono definitivamente. Il contachilometri
segna 41.880. La Sandra era impaziente di rivedere Pompeo
(il gatto) che quest'anno, fortunatamente, non ha rotto
nulla e che appena ci vede ci elargisce le entusiastiche
manifestazioni di affetto che è solito riservare al moscerino
che tenta di distrarlo dalla pennica pomeridiana. La signora
Maria, che l'ha accudito in nostra assenza, dice che quando
lo vedeva particolarmente malinconico chiamava la sua graziosa
figlia ventenne affinché lo coccolasse un po' mentre lei
si occupava del cibo e della lettiera. Guardo Pompeo e la
sua aria di perenne indifferenza e nel chiedermi se sia
veramente così fesso come vuol farci credere, comincio ad
esercitarmi nell'assumere un'espressione depressa e bisognosa
d'affetto. …Hai visto mai ?…
RIASSUMENDO
SUI CAMPEGGI I costi sono riferiti ad un pernottamento
di 2 persone con camper e allacciamento elettrico. Il giudizio
relativo ai servizi igienici riguarda principalmente lo stato
di pulizia. Il giudizio relativo alla struttura, riguarda
il campeggio nel suo insieme compresa l'ubicazione geografica
e paesaggistica.
Anno |
Nazione |
Città
di riferimento |
Campeggio |
Km
dal Centro |
Costo |
Servizi
igienici |
Camper
Service |
Struttura |
Sistemazione |
Acqua
Calda |
Giudizio |
1999 |
D |
Donanenschingen |
Riedsee |
5 |
24
DM |
ottimo |
NO |
buono
|
piazzole |
gratis |
buono |
1999 |
F
|
Reims |
Val
de Vesle |
8 |
28
FF |
scarso
|
NO |
buono |
libera |
gratis |
sufficiente |
1999 |
F
S. |
Quentin |
Aubigny
au Bac |
1 |
82
FF |
scarso |
NO |
buono
|
piazzole |
2
FF |
insufficiente |
1999 |
GB |
Chatam
|
Chatam |
2 |
11
£ |
buono |
NO |
buono |
libera
|
gratis |
buono
|
1999 |
GB |
Londra |
Abbey
Wood |
30
|
18
£ |
buono |
gratis |
buono |
piazzole
|
gratis |
ottimo |
1999 |
GB |
Edimburgo |
Morton
Hall c.p. |
10 |
16
£ |
buono |
gratis |
buono
|
piazzole |
gratis |
buono |
1999 |
GB |
Dornoch |
Pitgrudy
c.p. |
3 |
11
£ |
ottimo |
NO |
buono |
piazzole |
gratis |
buono
|
1999 |
GB |
Bettyhill |
Bettyhill |
0 |
9
£ |
insufficiente |
NO |
scarso |
libera
|
gratis |
insufficiente |
1999 |
GB |
Fort
Williams |
Glen
Nevis |
2
|
12,5
£ |
ottimo |
gratis |
buono |
piazzole |
20 p |
buono |
1999 |
GB |
Carlisle
|
High
Gaitle |
2 |
9,5
£ |
buono |
NO |
sufficiente |
libera |
gratis |
sufficiente |
1999
|
GB |
Chichester |
Wittering |
6 |
12
£ |
buono |
NO |
sufficiente |
libera |
gratis |
sufficiente |
1999
|
F |
Mont St. Michel |
Porte
de M.s.M. |
1 |
95
FF |
buono |
10
FF |
buono |
piazzole |
gratis |
buono |
1999 |
F
|
Versailles |
International |
4 |
132
FF |
sufficiente
|
gratis |
sufficiente |
libera |
gratis |
sufficiente |
1999 |
F |
Bourg
en Bresse |
Municipal
de Challes |
2 |
83
FF |
sufficiente |
NO |
buono |
piazzole |
gratis |
sufficiente
|
I
costi sono riferiti ad un pernottamento di 2 persone con
camper e allacciamento elettrico.
Il
giudizio relativo ai servizi igienici riguarda principalmente
lo stato di pulizia.
Il
giudizio relativo alla struttura, riguarda il campeggio
nel suo insieme compresa l'ubicazione geografica e paesaggistica.
FINE