Viaggiare - Diari di Viaggio


ALLA SCOPERTA DEL MONTEFELTRO
– PASQUA 2009




(testo e foto di Nadia Pancani)



PERIODO: dal 10 aprile al 13 aprile 2009
Equipaggi: 3 CAMPER (6 Adulti + la mia gatta Susy)

Quest’anno la Pasqua coincide anche con il mio compleanno e pur essendo sempre stata contraria a muovermi in periodi così super gettonati, abbiamo deciso di trascorrere il lungo week pasquale alla scoperta di incantevoli borghi della nostra amatissima regione Marche.
La definisco amatissima perché diversi anni fa abbiamo trascorso delle bellissime vacanze estive scoprendo che non solo è una regione ricca di storia, arte e natura ma veramente accogliente per noi camperisti.
Così abbiamo pensato assieme ai nostri compagni di viaggio di scoprire il territorio del Montefeltro ricco di Manieri e con una natura quasi incontaminata e, soprattutto in questo periodo che la primavera è esplosa, ricca di colori e profumi.

ITINERARIO EFFETTUATO

VENERDI’ 10 aprile 2009 ore 15,30 partenza da Firenze Nord (Firenze -San Leo km: 200).

La partenza avviene in perfetto orario e come da copione troviamo l’immancabile coda tra Certosa e Firenze Sud, ma dopo di che il tragitto autostradale fino ad Arezzo si svolge nella massima tranquillità, come nella massima tranquillità si svolge il tragitto tra Arezzo e San Sepolcro.
Più disagiato il viaggio attraverso l’E45 fino a uscita Montepetra non tanto per il traffico che definirei quasi inesistente a parte tanti camper, ma per le condizioni del fondo stradale e per la lunga deviazione di circa 10 km.
Usciti dall’E45, si sono seguite le indicazioni per Perticara (fornita di area Camper) attraverso un bellissimo paesaggio collinare caratterizzato da formazioni di crete di gesso e argilla, fino a giungere a Novafeltria (area sosta Camper) e infine a San Leo ormai a buio, sono circa le 20,00.
Durante gli ultimi 8 km. Che ci conducono alla rocca di San Leo restiamo stupiti e meravigliati nel vedere scendere tanti pullman (contati ben 137), la faccenda ci ha anche preoccupato sapendo che il borgo non è dotato di numerosi parcheggi.
Arrivati in cima, troviamo un divieto d’accesso camper al paese e poiché l’area attrezzata si trova al di là del centro chiediamo a un carabiniere se possiamo procedere ma ci viene risposto di sostare nell’ampio parcheggio appena al di sopra del paese, chiediamo anche il perché di tanti pullman e ci risponde che c’era stato un raduno di appartenenti a” Comunione e Liberazione” che avevano effettuato la processione del Venerdì Santo da San Leo alla chiesa di San Francesco distante circa km. 2,00.
Parcheggiato ci rendiamo conto che è ormai l’ora di cenare ma affascinati dall’atmosfera medioevale che la rocca illuminata emana, appena riordinato la tavola ci incamminiamo verso il paese.
Paese che raggiungiamo tranquillamente in circa 10 minuti e appena oltrepassata la porta Sud ci rendiamo immediatamente conto che è veramente un bellissimo borgo reso ancora più suggestivo dalla rocca che lo domina dall’alto e dalla Processione che si sta dirigendo verso la Pieve.
Percepiamo subito che San Leo non è solo importante per le prigioni di Cagliostro site nella rocca ma anche per altri importanti monumenti storici che si presentano ai nostri occhi nella piazza del BORGO, già pregusto la visita dell’indomani mattina.
Rientrati al parcheggio scopriamo che si è riempito di camper.

Sabato 11 aprile 2009 (SAN LEO – GRADARA KM. 54

La Rocca come si presenta dal parcheggio dei camper

Alle ore 9,00 siamo già pronti per la visita del Borgo, classificato Bandiera Arancione, la giornata si presenta bellissima e la temperata è dolce, la nebbia della notte trascorsa si è completamente dileguata.
San Leo è costruito su di uno sperone di roccia e sembra sospeso tra cielo e terra, la sua origine si perde nella notte dei tempi ma per certo si sa che fu sede della prima comunità cristiana, passò da Vitige a Bellisari; vi si rifugiò Beregario II durante la guerra contro OTTONE I nel 961- 963 , passò dall’impero dei Feltreschi, dei Rovereschi e infine al governo Pontificio.
Da qua passò San Francesco d’Assisi nel 1213 e quà ricevette in dono il monte della Verna dal Conte Orlando di CHIUSI, Dante vi passò nel 1306 e menzionerà questo paese nel Purgatorio.
Un’unica via introduce al paese attraverso una bellissima porta ogivale , all’interno è un seguirsi di viuzze e case in pietra fino a sfociare in una bellissima piazza.

Il castello visto dalla Piazza del Borgo

Entrati in paese i negozi che espongono prodotti tipici locali (pecorino di fossa di Talamello, pecorino sotto le foglie di noci, prosciutto di Carpegna , miele di San Leo) stanno aprendo ma prima di addentrarci nelle compere e nella visita del borgo decidiamo di compiere la salita verso la Rocca.
La salita risulta un po’ impegnativa ma corta , la Rocca è già aperta ed entriamo, costo del biglietto intero € 8,00.
La Rocca-Fortezza è costruita sul picco più elevato della rupe, mt. 639, e domina il borgo sottostante da oriente.
Essa è di origini antichissime, esisteva già all’epoca delle guerre fra Goti e Bizantini, ma l’aspetto attuale l’assunse nel 1400 per opera di Giorgio Martini.

Nel 1441 fu conquistata da Federico di Montefeltro e poi seguì le sorti del ducato nella successione delle famiglie dinastiche: Montefeltro, Borgia, Della Rovere, Medici fino al 1631 quando passò allo Stato Pontificio.
In questo periodo divenne un aspro carcere e qui fu rinchiuso tra i tanti anche GIUSEPPE BALSAMO meglio conosciuto come CONTE DI CAGLIOSTRO e FELICE ORSINI.
CAGLIOSTRO, nato a Palermo il 2 giugno 1743, fu alchimista, esoterista, mago e guaritore.
Si trasferì a Roma nel 1768 e lo stesso anno si sposa con la bellissima Lorenza Feliciani , successivamente si spostano in Spagna, Francia, Londra vivendo di espedienti e gettando la moglie nel letto di ricchi e nobili signori del luogo, finchè il 12 aprile 1777 si iscrivano ambedue alla Massoneria, mutando il loro nome vero in Conte di Cagliostro lui e Serafina contessa di Cagliostro lei.

A Varsavia, grazie al massone principe di Pinisky cominciò ad interessarsi all’Alchimia e alla ricerca della trasformazione del piombo in oro; a Strasburgo si finge medico e guaritore con le erbe.
Rientrato a Roma fondò la Massoneria con rito Egizio e fu proprio ciò a causarli l’ inimicizia con la Chiesa.
Nel 1784 fu arrestato dalla Santa Inquisizione per ordine del Papa PIO VI, grazie alle testimonianze e quindi al tradimento della moglie che successivamente venne rinchiusa nel convento di Trasvere.
L’accusa era : magia, bestemmie contro Dio, truffa, calunnia ed eresia per i riti massonici.
Nonostante fosse difeso da uno dei più illustri avvocati del tempo, il 7 aprile 1791 il Sant’Uffizio lo condanno a morte ma per grazia speciale la condanna fu tramuta in carcere perpetuo nelle prigioni della Rocca di San Leo. Inizialmente fu posto nella stanza detta “ del tesoro” (in quanto in tempi precedenti fungeva da cassaforte) , successivamente per paura di una evasione, fu spostato nella cella detta il Pozzetto, perché priva di porta; infatti il condannato fu calato attraverso una botola per mezzo di una carrucola e sepolto vivo, le sole cose dell’esterno che poteva vedere erano le chiese del paese sottostante, attraverso una piccola grata.

Quà morirà il 26 agosto del 1795, dopo aver trascorso, si narra, tutto il tempo imprecando e maledicendo la Chiesa e il suo corpo sepolto nella nuda terra non è mai stato ritrovato, così leggenda vuole che il suo spirito vaghi errando e imprecando ancora nelle stanze della Rocca.
FELICE ORSINI fu patriota e rivoluzionario romagnolo durante il Risorgimento; fu colui cha aveva organizzato l’attentato contro Napoleone III, considerandolo ostacolo alla realizzazione dell’Unità d’Italia.
Le prigioni pontificie restarono efficienti fino agli inizi del XX sec.
La Rocca formata da quattro torrioni e tre piazze d’armi interne, ai nostri occhi appare proprio una fortezza inespugnabile sia per posizione che per costruzione; oltre alla cella di Cagliostro e alle prigioni Pontificie, in alcune sono ancora evidenti i grafiti dei condannati, al pian terreno è allestito un museo di strumenti di tortura della Santa Inquisizione con annessa la visita alla cella delle torture; ai piani superiori, nell’ala relativa alle stanze del Palazzo ci sono riprodotti mobili di epoca medioevale, nell’ala sopra la prigione di CAGLIOSTRO è allestito un museo con reperti massonici: libri, foto di adepti, strumenti alchemici, pietre e piante magiche e curative, il tutto corredato da utili e valide spiegazioni. L’ultima sala contiene una collezione di armi sia antiche che moderne.

Nel complesso la visita si presenta interessante, affascinante ed istruttiva: da non perdere.
La discesa dalla rocca ci riporta alla Piazza centrale attorniata dai principali monumenti del paese.
Il Palazzo Mediceo che fa da sfondo scenografico alla Piazza ha una struttura tipicamente rinascimentale, venne edificato tra il 1517 e1523 e doveva ospitare il governatore di San Leo e del Montefeltro.
Sopra la porta in pietra è scolpito lo stemma della città di Firenze, GIGLIO, oltre allo stemma del Papa Giulio II della Rovere, la cui famiglia ampliò il palazzo agli inizi del seicento.
Attualmente il palazzo ospita il Museo d’Arte SACRA, L’UFFICIO TURISTICO, l’Archivio storico e la Biblioteca.
Sempre nella piazza troviamo il Palazzo Nardini, d’origine duecentesca è stato ampliato e rimaneggiato nei secoli fino a raggiungere l’attuale aspetto tardo rinascimentale. Una lapide sulla facciata ricorda che in questo palazzo avvenne l’incontro tra San Francesco e il conte Orlando di Chiusi, il quale rimasto impressionato dalla predica del Santo, gli fece dono del Monte della VERNA.
Noi lo abbiamo trovato chiuso ma so che all’interno interessante è la visita della stanza dove l’incontro avvenne , e oggi adibita a cappella.

Sempre sulla piazza si erge la parte absidale della Pieve, la cui entrata è posta nella parte laterale, infatti a causa della sua posizione su terreno scosceso , essa non presenta una facciata d’ingresso ma bensì ai due lati.
La pieve dedicata alla Santa Maria Assunta è il monumento religioso più antico del Montefeltro ed anche fra i più espressivi monumenti dell’architettura medioevale in Italia.
Risale al VIII-IX sec. , eretta sul luogo dove esisteva l’eremo di SAN LEO del IV sec. , presenta una pianta basilicale a tre navate, con la cripta e il presbiterio rialzato.
Nel presbiterio è sito il Ciborio del 882, dedicato dal Duca Orso alla Madonna e un Crocefisso Ligneo del 1500.
La chiesa sicuramente carolingia , probabilmente compromessa da un terremoto venne quasi completamente ricostruita intorno all’anno mille nel nuovo stile romanico.

In posizione leggermente rialzata rispetto alla Pieve si erge il Duomo del 1173, dedicato al Santo e patrono Leone, esso costituisce una delle più importanti e singolari testimonianze di architettura Romanico-Lombarda e sicuramente è stata costruita sopra una chiesa ben più antica della quale rimangono alcuni frammenti scultorei( resti del ciboreo dedicato a San Leone- alcuni capitelli e i leoni alati del protiro).

Anche quà come nella vicina Pieve l’ ingresso non è in facciata ma è laterale, l’interno a croce latina , con tre navate divise da pilastri e colonne, ha arcate ogivali, una cripta e un presbiterio rialzato, a cui si accede con una bellissima scalinata rinascimentale e nel cui centro si trova un bellissimo Crocifisso del 1205.
L’urna sull’altare conserva una reliquia del SANTO, mentre sotto l’altare maggiore il resto delle ossa del santo.
Nella cripta sottostante si trova il coperchio del sarcofago ( datato VI sec.)che avevano contenuto il corpo del Santo.
Originariamente il Duomo non era isolato ma faceva parte del palazzo vescovile e comunicava con la Torre Campanaria.

Oggi la Torre Campanaria è il monumento più isolato, la cittadella vescovile di cui faceva parte assieme al duomo, fu distrutta nel XIV sec. Dai Malatesta.
Terminata la visita al borgo, decidiamo di rifornirci di pecorino del luogo (noi abbiamo acquistato Pecorino sotto le fogli di noci, delizioso!!!!) e prendere la strada per GRADARA, possiamo ancora fare circa 1 ora di viaggio prima di pranzo.
Su consiglio della signora dell’ufficio del turismo anziché prendere l’Adriatica da SAN MARINO, percorreremo una strada interna con direzione CATTOLICA, quindi :da San Leo direzione VILLAGRANDE, bivio a sinistra subito sotto il parcheggio del camper, da Villagrande incontriamo indicazioni per Cattolica e quindi siamo ok.
Tutto l’itinerario su snoda attraverso un bellissimo paesaggio: montano in prossimità di Villagrande (ci sono impianti da sci) e collinare man mano che ci avviciniamo verso il mare; la campagna in questo periodo è stupenda, si alternano campi di grano di un verde abbagliante a campi di rape fiorite di un giallo intenso.

panorama

Ci sono anche piacevoli borghi lungo strada, uno di questi è MonteCerignole (dotato di area camper).
Montecerignole ci appare dall’alto della strada come un incantevole borgo circondato da mura e dominato da un castello, già durante i Malatesta era un borgo importante, tanto che furono loro a consolidare sia le mura che la Rocca. Oggi l’immagine quattrocentesca appare pressoché inalterata ai nostri occhi e forse una sosta sarebbe stata appropriata, ma la fame comincia a sentirsi e inoltre pensavamo di arrivare a Gradara non più tardi delle 15,00, onde evitare il flusso dei camper serali.

Orario rispettato : prima delle 15,00 vediamo svettare d’avanti a noi il bellissimo castello di Gradara.
Facilmente troviamo le indicazioni per il parcheggio CAMPER , con carico e scarico, che si trova appena al di sotto delle mura (€ 5 per le prime 2 ore- € 10,00 tutto il dì(FINO ALLE 23,00)- dalle 23,00 alle 8,00 gratis). Sistemato il camper e pagato il ticket ci dirigiamo verso il borgo, posto su una sommità di un colle, all’altezza di 142 mt s.l.m. .
Porta d’entrata del borgo è la Torre dell’Orologio, costruita ad arco a tutto sesto sormontato da una torre quadrata su cui campeggiano gli stemmi che hanno governato il borgo: i Montefeltro, gli Sforza e i Malatesta e di fronte a noi si apre una stradina lastricata che conduce al castello. Tutto il Borgo si è sviluppato attorno alla costruzione originaria del XII sec. eretta dai De Griffo per puri scopi militari, vista la posizione strategica del luogo. Ai Griffo si succedettero diversi feudatari che contribuirono edificando le ali del castello attorno al Mastio originario , il borgo è inoltre racchiuso da una doppia cinta muraria, una esterna con camminamento di ronda, tutt’oggi effettuabile, e una cinta intermedia con torri e a porta autonoma. Salendo verso la Rocca troviamo numerosi negozietti che vendono souvenir o prodotti tipici locali, bar, ristoranti (appare molto più turistica di San Leo) e infine in alto a destra la Chiesa di San Giovanni Battista del XV sec. Arriviamo così alla biglietteria (ultima entrata alle 18,30- costo € 6,00).

IL CASTELLO

La visita inizia dal ponte levatoio da dove si gode un bellissimo insieme dell’esterno del castello, la Rocca è oggi un esempio tipico di architettura medioevale del XIV sec., un quadrilatero con torri angolari, beccatelli con caditoie per la difesa piombante, ponti levatoi, mura di cinta e torri merlate; al XV sec. Risalgono le feritoie, scarpature, torrioni poligonali e la rocchetta sul versante nord-est, create per adeguarsi ai nuovi metodi di combattimento.
La Rocca però non fu solo un avamposto militare ma anche residenza di corti rinascimentali e come tale affrescata e arredata, ciò lo scopriamo appena arrivati ai piani superiori dove le stanze conservano ancora mobili, quadri, tendaggi e ornamenti dell’epoca; tra le stanze più interessanti vi sono il Camerino di Lucrezia Borgia, affrescato dall’Aspertini e la camera da letto di Francesca, che ci appare quasi come una versione teatrale ma ci fa percepire la gioia e il dramma che qui si sono consumati.

la camera di Francesca

Dai Malatesta nel 1463 passò agli Sforza, che fecero imponenti lavoro alla rocca e ne abbellirono gli interni, come ne testimoniano le molte rappresentazioni pittoriche dell’ Amico Aspertini, dopo seguirono gli Sforza.
Fu con Giovanni Sforza che avvenne il matrimonio con Lucrezia Borgia, figlia del Papa Alessandro VI, la quale soggiornò per un breve periodo nella rocca. Dopo gli Sforza passò per un breve lasso di tempo sotto il dominio dei Borgia con Cesare Borgia detto Valentino , fratello di Lucrezia; ritorna nuovamente agli Sforza fino al 1512, anno della morte dell’ultimo discendente della casata, per passare a Della Rovere fino al 1631 , dopo di chè fu sotto il dominio della CHIESA. L’ultimo proprietario Umberto Zanvettori vendette la Rocca alla Stato mantenendo l’usufrutto fino alla morte della sua consorte.
La Rocca che è stata teatro di numerose battaglie e avvenimenti tragici è soprattutto ricordata per le vicende di Paolo e Francesca i due amanti narrati anche da Dante nella Divina Commedia(Canto V dell’Inferno- girone dei Lussuriosi).

Francesca, giovane e bella, sposò nel 1275 Giovanni Malatesta, zoppo, gobbo e ciotto.
Poiché Giovanni era podestà di Pesaro, Francesca assieme alla figlia viveva a Gradara, perché una legge dell’epoca impediva al Podestà di vivere nella città governata con la propria famiglia.
Un giorno Paolo, giovane, bello e fratello di Giovanni, giunse a Gradara e per passatempo assieme a Francesca iniziarono a leggere il poema di Lancillotto e Ginevra e fu durante una di queste lettere che l’amore nacque tra i due e lui le baciò le labbra.
Ovviamente il marito venuto a conoscenza di ciò fece uccidere gli amanti.
Il giro del castello si conclude al pian terreno con la visita della cappella dove si trova un bellissimo Della Robbia e un altare ricavato da un antico sarcofago.

La visita del castello e del borgo sottostante è assai suggestiva e interessante e offre veramente la sensazione di immergerci nel rinascimento.
Rientrando ai camper noto una Chiesa appena sotto il parcheggio, così decidiamo di andare ad informarci su l’ orario per la Veglia e Messa di Pasqua, con nostra grande gioia vediamo che è alle 21,00, così rientriamo nei camper per assodare le uova da benedire.
La veglia con a seguire la Messa è stata molto suggestiva, con un bravissimo coro di bimbi.
Curiosità:
in questa parrocchia le uova erano state benedette il Venerdì Santo così dopo la Messa una signora molto gentile ci ha accompagnato in Sacrestia e il sacerdote ha fatto una benedizione apposta per le nostre uova, solo per noi, ringrazio vivamente.
Dopo questa giornata molto intensa non ci resta che andare a dormire.

Domenica 12 aprile 2009 Pasqua e mio compleanno (Gradara- Mondavio-Fossombrone-Gole del Furlo - Fermignano km: 90,00)

BUONA PASQUA!!!!!!
La mattina si presenta molto nebbiosa, tutto sommato però la cosa ci consola poiché in genere con trascorrere della mattina dopo la nebbia appare il sole .
Infatti così sarà, e avremo una assolata e calda giornata di Pasqua .
Partiamo intorno alle 9,00 da Gradara per raggiungere Mondavio, non prendiamo autostrada ma percorriamo la statale per Pesaro, poi per Fano e infine prendiamo la superstrada SS73 BIS direzione Roma e uscita per Montemaggiore Metauro , prima delle 10,00 arriviamo a Mondavio (area sosta camper gratis con vicini bagni) , IL BORGO è Bandiera Arancione.

Mondavio, il cui nome si ritrova in un documento del 1178, sicuramente esisteva già prima del passaggio di S. Francesco per la costruzione di un convento sul luogo donatogli dalla famiglia Ricci.
Il Santo si sarebbe compiaciuto per la varietà di uccelli qui presente e da quella espressione derivò la denominazione: Mons Avium (Monte degli uccelli), oggi su lo stemma comunale c’è la colomba.
A parte ciò il nucleo abitativo ha iniziato a ingrandirsi dopo la costruzione del convento francescano(1210-1220).
Capoluogo di Vicariato conobbe molti domini, tra cui: i Malatesta, Della Rovere, Lorenzo Dei Medici e la città di Fano.
Una breve salita dall’area camper ci conduce ai piedi della Rocca e restiamo quasi senza parole di fronte alla sua maestosità.

La rocca di Mondavio rappresenta una delle più importanti e interessanti testimonianze dell’attività progettuale in campo militare di Giorgio Martini nelle Marche.
Fu commissionata da Giovanni della Rovere (1482-1492), ma restò incompiuta sia per la morte del committente sia per il ritorno improvviso a Siena del Martini. Nel 1631 il ducato passò alla Chiesa e la Rocca diventa carcere pontificio, ne rimarrà fino agli anni ‘40 del XX sec.
Nonostante ciò la Rocca è pervenuta quasi intatta ai giorni nostri poiché non ha mai subito attacchi o assedi.
Si presenta come una vera e propria macchina da guerra, studiata nei minimi particolari per resistere agli
attacchi dell’armi dell’epoca.
Adesso è adibita a Museo ( € 4,00 intero- € 3,00 soci Coop) e nelle stanze interne ci sono ricreate scene di vita rinascimentale.
Nel fossato della fortificazione, dal 2000 è allestito un parco “delle macchine da guerra” di Giorgio Martini, riprodotte fedelmente e a dimensioni reali: catapulche, bombarde, trabucchi ecc..

Il resto del Borgo si visita velocemente, è piccolo e fatto il giro delle mura abbiamo una visione a 360° sia del borgo che del panorama attorno.
Da segnalare nella piazza sopra la Rocca un bellissimo negozio di monili di Pietre dure, dove mio marito mi ha regalato dei bellissimi orecchini in ametista. Grazie …..
Dopo aver svuotato e riempito i serbatoi dei nostri camper decidiamo di spostarci a Fossombrone per il pranzo.
Raggiungiamo Fossombrone in breve tempo, ben segnalata è l’area di sosta camper già dalla strada principale , però ci sembra un po’ lontana dal centro, così cerchiamo un parcheggio più vicino , che esiste ma è occupato da un raduno camper di Reggio Emilia; di comune accordo optiamo di pranzare in serenità e calma nell’area camper che tra le tante cose è molto accogliente posta tra dei giardini e case nuove e poi avvicinarsi con il mezzo per la visita della città.
Il pranzo pasquale è veramente succulento:
Antipasti di fegatini (gentilmente offerti da Luciano)
Uova sode benedette
Ravioli a burro e salvia
Bistecca disossata con carciofi
Uova e colomba- caffè
E infine brindisi finale con spumante brut tutti assieme .
Per la visita della cittadina parcheggiamo i camper vicino al parcheggio del raduno.
Questa cittadina è il maggiore centro della Media VAL Metauro ed è caratterizzata da un centro a impronta medioevale.
Il nome deriva da Forum Semproni, legato alla figura del tributo Caio Sempronio Gracco passato di quà nel 133 a.c.
La città antica fu devastata dai Goti nel V sec, intorno al 100O passò sotto l’egemonia della Chiesa che la cedette nel XIV sec. Ai Malatesta. Seguì la Signoria Della Rovere, che ampliarono notevolmente la città, dopo di che passò nuovamente alla Chiesa fino all’ammissione al Regno d’Italia nel 1860.
Il percorso di visita inizia e si snoda lungo via Garibaldi, caratterizzato dalla presenza di portici.
Passeggiando sotto i porticati si rilevano tracce di epoche e stili differenti che hanno contraddistinto questa cittadina, si passa dal Medioevo con le severe case-torri, al Rinascimento dei palazzi signorili, al Seicento con ampliamenti extra-moenia e dal gusto barocco.

Due immagine del corso a Fossombrone

E’ propria questa caratteristica che notiamo e respiriamo nelle sue viuzze e non solo nel Corso e ciò rende questa cittadina notevolmente diversa rispetto alle altre finora visitate.
Da segnalare la CHIESA di Sant’Agostino del XV sec. Ma ampliata e sopraelevata nel XVII sec. Di aspetto tipicamente barocco e con un interessante Natività dello Zuccari, dietro l’altare maggiore.
Più avanti a fine corso Via Garibaldi la Cattedrale, anticamente un abazia benedettina, fu rifatta in stile neo-classico da Cosimo Morelli (1776-1784), l’interno è a tre navate e sotto l’altare maggiore sono conservate le spoglie di San Aldebrando.
Non abbiamo visitato la cittadella e la Corte alta, alla quale si accede attraverso una lunga scalinata dalla corte bassa perché la colomba, l’uovo e anche il caldo avevano fiaccato le nostre gambe (sarà per la prossima volta).
L’obbiettivo finale della giornata è Fermignano, dotato di area camper, ma per raggiungerlo decidiamo di attraversare la Riserva Naturale delle Gole del Furlo , terza area protetta della regione.
Da Fossombrone raggiungiamo l’inizio delle gole in brevissimo tempo e immediatamente ci rendiamo conto che il paesaggio nel qual stiamo per addentrarci è spettacolare, selvaggio, pittoresco e suggestivo.


Il Furlo è stato protagonista di numerose vicende storiche e leggendarie; il suo nome deriva da Forulum, cioè piccolo Foro.
Il Console Flaminio che per primo capì l’importanza della viabilità per l’economia fece costruire la strada di collegamento tra Roma e Rimini, la così detta Via Flaminia pertanto la Gola divenne passaggio obbligato e strategico nello stesso tempo, divenendo via naturale di collegamento con l’Europa settentrionale nel contesto della grande storia. Già gli Etruschi avevano iniziato a scavare una galleria per usufruire di questo passaggio naturale scavato dalle acque del fiume Candiglione , attraversando i monti Pietralata e Paganuccio, ma fu Vespasiano che fece allargare la galleria della roccia rendendola agibile in ambedue i sensi di marcia .
Il Furlo fu assoggettato a vari dominazioni: Goti, Bizantini e Longobardi e nel 1234 entrò a far parte del territorio del Montefeltro assieme a Urbino; il 28 aprile 1631, come Ducato d’Urbino fu incorporato dalla Chiesa. La mancata manutenzione del passaggio la rese inagibile dal 1771 al 1776, anno in cui Pio VI la riaprì e ripresero i servizi. Nel 1861 passò al Regno D’italia. Lo stesso Mussolini era innamorato di questo luogo tanto da farvi scolpire la propria immagine su la roccia, profilo che i partigiani alla fine della guerra decisero di bombardare : quello che resta è ancora visibile.
La prima cosa che incontriamo è lo sbarramento della diga dell’Enel che precede un verdissimo lago ma
Lungo la Gola i punti di sosta per ammirare il panorama sono pochi e quei pochi gli troviamo già occupati;,
dobbiamo arrivare al punto in cui la gola si allarga per trovare un bellissimo parco di pioppi che scende fin su la riva del FIUME dove si trovano altri camper che probabilmente hanno fatto quà il pic-nic del pranzo di Pasqua quindi non ci resta che parcheggiare il camper e risalire la Gola a piedi per poterne ammirare il panorama : STUPENDO!!!!!!

La sosta ci permette non solo di ammirare il panorama ma anche di scoprire orchidee selvatiche appena sbocciate e un bellissimo Airone Cenerino in riva al fiume, è veramente un oasi della natura.
Proseguiamo lungo Il Furlo con l’intento di fermarci a visitare l’Abazia di San Vincenzo, preziosa opera di
Stile romanico del VI sec., ma il parco circostante all’Abazia è strapieno di macchine e di persone che ci scoraggiamo nell’attuare il nostro proposito, scopriamo però che appena adiacente all’Abazia esiste un’area camper che al momento ci sembra pure quella superaffollata, utile comunque a sapersi, sicuramente la prossima volta cominceremo al nostra visita da qua.
Abbandonata la Flaminia ad Aqualagna, ci dirigiamo verso Fermignano attraversando un bellissimo paesaggio.
Fermignano (dotato area sosta camper) la tradizione vuole sia sorta intorno al 200 a.c. per opera del legionario romano Firmidio, da cui prese il nome.
Qui vicino, nella piana di San Silvestro, fu combattuta la battaglia del Metauro, nel 207 a.c., tra romani e cartaginesi.
Dall’area di sosta in 10 minuti raggiungiamo il cuore del paese Piazza Garibaldi per imboccare Corso Bramante. A Fermignano ebbe i natali Donato Bramante, il grande architetto rinascimentale (1444-1514) che, formatosi alla corte di Urbino, raccolse l’eredità di Brunelleschi e dell’Alberti e gettò le basi per la nuova architettura rinascimentale.

La torre di Fermignano

I resti e le testimonianze della storia del paese le ritroviamo principalmente lungo Il Corso fino ad arrivare al ponte romano, prima del quale si erge la torre medioevale e il lanificio (prima esisteva una vecchia cartiera). Grazie al ponte romano sul Metauro Fermignano fu luogo strategicamente importante e fece sempre parte dei domini dei Signori di Urbino. La parrocchiale di S. Veneranda era chiusa per restauro.
Da ricordare che a Fermignano la domenica dopo Pasqua si svolge la corsa delle rane e sempre viene organizzato un raduno camper.
Questa intensa ma splendida giornata ormai volge al temine non ci resta che cenare e organizzare un bel pinnacolo per dopocena.

Lunedì 13 Aprile 2009 ( Fermignano- Urbania-Mercatello sul Metauro- Firenze km. 181)

Urbania (AREA SOSTA CAMPER) situata nell’alta valle del Metauro, ha cambiato nome per ben tre volte: Castelderipe nel Medioevo, nel 1284 diventa Casteldurante fino al 1636 quando diventò Urbania in onore di Papa Urbano VII.
Urbania si presenta cinta da mura e protetta dal fiume Metauro che la circonda. Il borgo ha un impianto regolare, vicoli lunghi e dritti che la fanno somigliare a un tracciato romano, gruppi di case sulla roccia di arenaria e caratteristici loggiati nel centro storico che molto la fanno somigliare alla città di Bologna.
La città è di antica fedeltà alla Chiesa, segnata fin dalle origini come colonia della Roma dei Papi.
Nel 1500 Casteldurante produsse le più belle maioliche del Rinascimento, ancora oggi si trovano nel centro caratteristici negozi che vendono splendide maioliche, quindi la tradizione è giunta fino a noi.
La nostra visita inizia da Piazza San Cristoforo, dove troviamo il teatro Bramante chiuso ma in compenso nel centro della piazza è riunito un gruppetto di cittadini intenti al gioco Punta e Cul.
E’ questo un antico gioco del giorno di Pasqua con le uova sode, vince chi riesce a mantenere il suo uovo intatto, battendolo con quello di altri concorrenti disposti in cerchio e intascando tutte le uova che riesce a rompere.

Le uova pronte per il gioco

Sono stata molto felice di poter vedere questo antico gioco di cui molto avevo letto.
Continuiamo la nostra visita verso il Palazzo Ducale a cui accediamo attraverso un bellissimo loggiato interno che conduce anche all’ingresso del Museo Civico e Biblioteca del Palazzo Ducale (€ 4,00 intero),
oggi anche se Lunedì, giorno di chiusura settimanale, lo troviamo aperto ma visto la splendida giornata preferiamo goderci il sole passeggiando per la città.
So che dal ponte sul Metauro si gode una bellissima veduta d’insieme del palazzo così vi conduco la compagnia.
Il grande complesso fu progettato da Giorgio Martini nel 1470 con la committenza dei Montefeltro e poi della Rovere e successivamente fu completato dall’architetto Genga.

Il proseguo della visita ci conduce in un luogo molto particolare ma interessante.
La visita della CHIESA DEI MORTI E IL CIMITERO DELLE MUMMIE.
La Chiesa ornata da un bel portale gotico, conserva al suo interno il cimitero delle Mummie, noto per il curioso fenomeno della mummificazione naturale, dovuto a una particolare muffa che ha essiccato i cadaveri succhiandone tutti i liquidi.
Nel 1597 a Casteldurante fu istituita la Confraternita Della Buona Morte, il cui scopo era il trasporto e la sepoltura gratuita dei morti, specie degli indigenti, l’assistenza ai moribondi oltre alla registrazione dei defunti in un libro speciale, fino alla distribuzione dell’elemosina ai poveri.
Quando con l’editto napoleonico del 1804, i cimiteri dovettero essere spostati fuori dalle mura cittadine furono scoperti queste mummie e già dal 1833 furono esposti dietro l’altare 18 di esse, quelle conservate più integralmente.
L’ingresso è a pagamento, € 2,00, ma ne vale la pena, all’interno un signore ci svela non solo le motivazioni ma anche le vicende nascoste di ognuna di loro: vi è una giovane donna morta di parto cesareo, un giovane accoltellato durante una veglia danzante, un impiccato, un sepolto vivo a causa della morte apparente ecc..
Usciamo fuori dalla piccola Chiesa un po’ sconcertati ma consci di aver imparato e scoperto qualcosa di nuovo della nostra Italia minore.
Proseguiamo il giro del centro cittadino attraverso strette vie e bellissimi portici fino a ritrovarci nuovamente in Piazza San Cristoforo; riprendiamo il camper per spostarci al BARCO.
A1 km. Da Urbania, in direzione di Sant’Angelo in Vado, si trova il”Barco” (area attrezzata camper), residenza di caccia dei duchi di Urbino, circondata da prati e boschi.
Il Barco è collegato al Palazzo Ducale d’Urbania dal corso del fiume, che le dame e i cavallieri usavano per spostarsi dall’uno all’altro Palazzo.
Molti umanisti e poeti del Rinascimento vi hanno soggiornato, tra i quali il Tasso .
Originariamente di forma quadrangolare con un cortile interno, fu rimaneggiato nei primi decenni del XVI sec. Dal Genga e verso la metà del 1700 diventò convento, aggiungendovi la chiesa di San Giovanni Battista.
Attualmente il Barco è chiuso per cui si visita solo esternamente.

Il Barco

Adesso non ci resta che incamminarci su la via del ritorno , decidiamo di continuare su S73B per il passo di Bocca Trabaria che discende a San Giustino, pochi km. Da San Sepolcro.
Lungo strada incontriamo bellissimo borghi, quali Sant’Angelo in Vado, meritevoli di una sosta; ci fermiamo a Mercatello sul Metauro, classificato Bandiera Arancione.
Qui non c’è area attrezzata camper , ma troviamo benissimo posto nel parcheggio dello stadio, tranquillo, silenzioso e tra prati fioriti, vicino al centro.
Decidiamo di mangiare e poi inoltrarci nella visita del borgo.
L’origine di questa cittadina che si trova sul fiume Metauro e alle soglie dell’Appennino, risale al XII sec. A.c. per opera degli Umbri . Distrutta dalle invasioni barbariche, fu ricostruita dai Longobardi nel VI sec. E dedicata a San Pietro. Nel 1437 Mercatello venne incorporato Nel Ducato D’Urbino, nel 1636 entrò a far parte della Diocesi d’Urbania come Vicariato e quindi allo Stato Pontificio.
Il tessuto urbanistico del centro storico conserva ancora intatto il suo aspetto medioevale anche se con un significativo intervento ottocentesco venne realizzata la piazza Garibaldi.
Su di essa si affacciano il Palazzo Gasperini (XVII sec.), la Pieve Collegiata (di origine romanica, conserva parte delle vecchie mura del X SEC., e di quelle ricostruite nel 1363) e il Palazzo comunale edificato nel ’70 del secolo scorso in sostituzione di alcune abitazioni abbattute.
Oltre a questi edifici, qui riuniti, il borgo offre altri importi monumenti e senz’altro il più significativo è la Chiesa di San Francesco.

La chiesa costruita dai Francescani nel 1235 è in stile gotico primitivo, il portale ha nella lunetta un affresco del XV sec. Di scuola locale.
Nell’interno sono conservate importanti affreschi dal XIV al XVI SEC. Oltre a sculture del 1300.
Con nostra grande delusione non ci è stato possibile la visita interna in quanto la Chiesa resta aperta solo la mattina fino alle 12,30. L’antico chiostro del convento è l’attuale Piazza San Francesco, su cui si affaccia la Sala del Capitolo, con due bifore gotiche e il Museo di S. Francesco. Passeggiando attraverso il borgo incontriamo altri importanti monumenti: LA Chiesa Di Santa Chiara (riedificata nel 1646), il monastero e casa natale di santa Veronica Giuliani, il Palazzo ducale (XV SEC.) attribuito a Giorgio Martini, il palazzaccio (sec. XVI) , il Monte di Pietà (fondata nel 1516 ) ma ciò che ci affascina sono i vicoletti e gli scorci tipicamente di atmosfera medioevale.

una vecchia pompa per l’acqua con fontana

Il borgo vale sicuramente una fermata e una visita accurata.
Adesso la vacanza volge veramente al termine, non ci resta che percorrere gli ultimi km. In terra marchigiana fino al passo appenninico, gustando ancora di scorci e panorami bellissimi.
In poco tempo lasciamo la campagna per passare ad un territorio montano, la strada anche se tortuosa è larga, fortuna però che la stiamo percorrendo dalla parte del Monte, altrimenti con le mie paure del vuoto , facendola all’incontrario sarebbe stato un po’ meno simpatica.
Per fortuna non abbiamo incontrato traffico, se non in prossimità di Firenze e intorno all 18,30 siamo a casa.
Questo viaggio è finito ma stiamo già pensando alla prossima avventura.

Conclusioni: L’itinerario è stato interessante, piacevole, rilassante e attraverso strade per niente trafficate con panorami mozzafiato e borghi d’altri tempi. Certo che non tutto abbiamo scoperto e visitato di questo angolo della nostra Bella Italia perciò considerato la modesta distanza da casa nostra sicuramente ci ritorneremo.
Per la realizzazione e progettazione di questo itinerario, a parte la Guida VERDE DEL TOURING, mi sono avvalsa dei consigli gentilmenti inviati nel forum di Camperonline e dei Diari di viaggio letti su Camperlife.
TaccuinodiViaggio e Camperonline.

Nadia Pancani


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