ALLA SCOPERTA DEL MONTEFELTRO
– PASQUA 2009 –
(testo e foto di Nadia Pancani)
PERIODO: dal 10 aprile al 13 aprile 2009
Equipaggi: 3 CAMPER (6 Adulti + la mia gatta Susy)
Quest’anno la Pasqua coincide anche con il
mio compleanno e pur essendo sempre stata contraria a muovermi
in periodi così super gettonati, abbiamo deciso di trascorrere
il lungo week pasquale alla scoperta di incantevoli borghi della
nostra amatissima regione Marche.
La definisco amatissima perché diversi anni fa abbiamo
trascorso delle bellissime vacanze estive scoprendo che non solo
è una regione ricca di storia, arte e natura ma veramente
accogliente per noi camperisti.
Così abbiamo pensato assieme ai nostri compagni di viaggio
di scoprire il territorio del Montefeltro ricco di Manieri e con
una natura quasi incontaminata e, soprattutto in questo periodo
che la primavera è esplosa, ricca di colori e profumi.
ITINERARIO EFFETTUATO
VENERDI’ 10 aprile 2009 ore
15,30 partenza da Firenze Nord (Firenze -San Leo km: 200).
La partenza avviene in perfetto orario e come da
copione troviamo l’immancabile coda tra Certosa e Firenze
Sud, ma dopo di che il tragitto autostradale fino ad Arezzo si
svolge nella massima tranquillità, come nella massima tranquillità
si svolge il tragitto tra Arezzo e San Sepolcro.
Più disagiato il viaggio attraverso l’E45 fino a
uscita Montepetra non tanto per il traffico che definirei quasi
inesistente a parte tanti camper, ma per le condizioni del fondo
stradale e per la lunga deviazione di circa 10 km.
Usciti dall’E45, si sono seguite le indicazioni per Perticara
(fornita di area Camper) attraverso un bellissimo paesaggio collinare
caratterizzato da formazioni di crete di gesso e argilla, fino
a giungere a Novafeltria (area sosta Camper) e infine a San Leo
ormai a buio, sono circa le 20,00.
Durante gli ultimi 8 km. Che ci conducono alla rocca di San Leo
restiamo stupiti e meravigliati nel vedere scendere tanti pullman
(contati ben 137), la faccenda ci ha anche preoccupato sapendo
che il borgo non è dotato di numerosi parcheggi.
Arrivati in cima, troviamo un divieto d’accesso camper al
paese e poiché l’area attrezzata si trova al di là
del centro chiediamo a un carabiniere se possiamo procedere ma
ci viene risposto di sostare nell’ampio parcheggio appena
al di sopra del paese, chiediamo anche il perché di tanti
pullman e ci risponde che c’era stato un raduno di appartenenti
a” Comunione e Liberazione” che avevano effettuato
la processione del Venerdì Santo da San Leo alla chiesa
di San Francesco distante circa km. 2,00.
Parcheggiato ci rendiamo conto che è ormai l’ora
di cenare ma affascinati dall’atmosfera medioevale che la
rocca illuminata emana, appena riordinato la tavola ci incamminiamo
verso il paese.
Paese che raggiungiamo tranquillamente in circa 10 minuti e appena
oltrepassata la porta Sud ci rendiamo immediatamente conto che
è veramente un bellissimo borgo reso ancora più
suggestivo dalla rocca che lo domina dall’alto e dalla Processione
che si sta dirigendo verso la Pieve.
Percepiamo subito che San Leo non è solo importante per
le prigioni di Cagliostro site nella rocca ma anche per altri
importanti monumenti storici che si presentano ai nostri occhi
nella piazza del BORGO, già pregusto la visita dell’indomani
mattina.
Rientrati al parcheggio scopriamo che si è riempito di
camper.
Sabato 11 aprile 2009 (SAN LEO
– GRADARA KM. 54
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La Rocca come si presenta dal parcheggio
dei camper |
Alle ore 9,00 siamo già pronti per la visita
del Borgo, classificato Bandiera Arancione, la giornata si presenta
bellissima e la temperata è dolce, la nebbia della notte
trascorsa si è completamente dileguata.
San Leo è costruito su di uno sperone di roccia e sembra
sospeso tra cielo e terra, la sua origine si perde nella notte
dei tempi ma per certo si sa che fu sede della prima comunità
cristiana, passò da Vitige a Bellisari; vi si rifugiò
Beregario II durante la guerra contro OTTONE I nel 961- 963 ,
passò dall’impero dei Feltreschi, dei Rovereschi
e infine al governo Pontificio.
Da qua passò San Francesco d’Assisi nel 1213 e quà
ricevette in dono il monte della Verna dal Conte Orlando di CHIUSI,
Dante vi passò nel 1306 e menzionerà questo paese
nel Purgatorio.
Un’unica via introduce al paese attraverso una bellissima
porta ogivale , all’interno è un seguirsi di viuzze
e case in pietra fino a sfociare in una bellissima piazza.
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Il castello visto dalla Piazza del
Borgo |
Entrati in paese i negozi che espongono prodotti
tipici locali (pecorino di fossa di Talamello, pecorino sotto
le foglie di noci, prosciutto di Carpegna , miele di San Leo)
stanno aprendo ma prima di addentrarci nelle compere e nella visita
del borgo decidiamo di compiere la salita verso la Rocca.
La salita risulta un po’ impegnativa ma corta , la Rocca
è già aperta ed entriamo, costo del biglietto intero
€ 8,00.
La Rocca-Fortezza è costruita sul picco più elevato
della rupe, mt. 639, e domina il borgo sottostante da oriente.
Essa è di origini antichissime, esisteva già all’epoca
delle guerre fra Goti e Bizantini, ma l’aspetto attuale
l’assunse nel 1400 per opera di Giorgio Martini.
Nel 1441 fu conquistata da Federico di Montefeltro e poi seguì
le sorti del ducato nella successione delle famiglie dinastiche:
Montefeltro, Borgia, Della Rovere, Medici fino al 1631 quando
passò allo Stato Pontificio.
In questo periodo divenne un aspro carcere e qui fu rinchiuso
tra i tanti anche GIUSEPPE BALSAMO meglio conosciuto come CONTE
DI CAGLIOSTRO e FELICE ORSINI.
CAGLIOSTRO, nato a Palermo il 2 giugno 1743, fu alchimista, esoterista,
mago e guaritore.
Si trasferì a Roma nel 1768 e lo stesso anno si sposa con
la bellissima Lorenza Feliciani , successivamente si spostano
in Spagna, Francia, Londra vivendo di espedienti e gettando la
moglie nel letto di ricchi e nobili signori del luogo, finchè
il 12 aprile 1777 si iscrivano ambedue alla Massoneria, mutando
il loro nome vero in Conte di Cagliostro lui e Serafina contessa
di Cagliostro lei.
A Varsavia, grazie al massone principe di Pinisky cominciò
ad interessarsi all’Alchimia e alla ricerca della trasformazione
del piombo in oro; a Strasburgo si finge medico e guaritore con
le erbe.
Rientrato a Roma fondò la Massoneria con rito Egizio e
fu proprio ciò a causarli l’ inimicizia con la Chiesa.
Nel 1784 fu arrestato dalla Santa Inquisizione per ordine del
Papa PIO VI, grazie alle testimonianze e quindi al tradimento
della moglie che successivamente venne rinchiusa nel convento
di Trasvere.
L’accusa era : magia, bestemmie contro Dio, truffa, calunnia
ed eresia per i riti massonici.
Nonostante fosse difeso da uno dei più illustri avvocati
del tempo, il 7 aprile 1791 il Sant’Uffizio lo condanno
a morte ma per grazia speciale la condanna fu tramuta in carcere
perpetuo nelle prigioni della Rocca di San Leo. Inizialmente fu
posto nella stanza detta “ del tesoro” (in quanto
in tempi precedenti fungeva da cassaforte) , successivamente per
paura di una evasione, fu spostato nella cella detta il Pozzetto,
perché priva di porta; infatti il condannato fu calato
attraverso una botola per mezzo di una carrucola e sepolto vivo,
le sole cose dell’esterno che poteva vedere erano le chiese
del paese sottostante, attraverso una piccola grata.
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Quà morirà il 26 agosto del 1795,
dopo aver trascorso, si narra, tutto il tempo imprecando e maledicendo
la Chiesa e il suo corpo sepolto nella nuda terra non è
mai stato ritrovato, così leggenda vuole che il suo spirito
vaghi errando e imprecando ancora nelle stanze della Rocca.
FELICE ORSINI fu patriota e rivoluzionario romagnolo durante il
Risorgimento; fu colui cha aveva organizzato l’attentato
contro Napoleone III, considerandolo ostacolo alla realizzazione
dell’Unità d’Italia.
Le prigioni pontificie restarono efficienti fino agli inizi del
XX sec.
La Rocca formata da quattro torrioni e tre piazze d’armi
interne, ai nostri occhi appare proprio una fortezza inespugnabile
sia per posizione che per costruzione; oltre alla cella di Cagliostro
e alle prigioni Pontificie, in alcune sono ancora evidenti i grafiti
dei condannati, al pian terreno è allestito un museo di
strumenti di tortura della Santa Inquisizione con annessa la visita
alla cella delle torture; ai piani superiori, nell’ala relativa
alle stanze del Palazzo ci sono riprodotti mobili di epoca medioevale,
nell’ala sopra la prigione di CAGLIOSTRO è allestito
un museo con reperti massonici: libri, foto di adepti, strumenti
alchemici, pietre e piante magiche e curative, il tutto corredato
da utili e valide spiegazioni. L’ultima sala contiene una
collezione di armi sia antiche che moderne.
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Nel complesso la visita si presenta interessante,
affascinante ed istruttiva: da non perdere.
La discesa dalla rocca ci riporta alla Piazza centrale attorniata
dai principali monumenti del paese.
Il Palazzo Mediceo che fa da sfondo scenografico alla Piazza ha
una struttura tipicamente rinascimentale, venne edificato tra
il 1517 e1523 e doveva ospitare il governatore di San Leo e del
Montefeltro.
Sopra la porta in pietra è scolpito lo stemma della città
di Firenze, GIGLIO, oltre allo stemma del Papa Giulio II della
Rovere, la cui famiglia ampliò il palazzo agli inizi del
seicento.
Attualmente il palazzo ospita il Museo d’Arte SACRA, L’UFFICIO
TURISTICO, l’Archivio storico e la Biblioteca.
Sempre nella piazza troviamo il Palazzo Nardini, d’origine
duecentesca è stato ampliato e rimaneggiato nei secoli
fino a raggiungere l’attuale aspetto tardo rinascimentale.
Una lapide sulla facciata ricorda che in questo palazzo avvenne
l’incontro tra San Francesco e il conte Orlando di Chiusi,
il quale rimasto impressionato dalla predica del Santo, gli fece
dono del Monte della VERNA.
Noi lo abbiamo trovato chiuso ma so che all’interno interessante
è la visita della stanza dove l’incontro avvenne
, e oggi adibita a cappella.
Sempre sulla piazza si erge la parte absidale della Pieve, la
cui entrata è posta nella parte laterale, infatti a causa
della sua posizione su terreno scosceso , essa non presenta una
facciata d’ingresso ma bensì ai due lati.
La pieve dedicata alla Santa Maria Assunta è il monumento
religioso più antico del Montefeltro ed anche fra i più
espressivi monumenti dell’architettura medioevale in Italia.
Risale al VIII-IX sec. , eretta sul luogo dove esisteva l’eremo
di SAN LEO del IV sec. , presenta una pianta basilicale a tre
navate, con la cripta e il presbiterio rialzato.
Nel presbiterio è sito il Ciborio del 882, dedicato dal
Duca Orso alla Madonna e un Crocefisso Ligneo del 1500.
La chiesa sicuramente carolingia , probabilmente compromessa da
un terremoto venne quasi completamente ricostruita intorno all’anno
mille nel nuovo stile romanico.
In posizione leggermente rialzata rispetto alla Pieve si erge
il Duomo del 1173, dedicato al Santo e patrono Leone, esso costituisce
una delle più importanti e singolari testimonianze di architettura
Romanico-Lombarda e sicuramente è stata costruita sopra
una chiesa ben più antica della quale rimangono alcuni
frammenti scultorei( resti del ciboreo dedicato a San Leone- alcuni
capitelli e i leoni alati del protiro).
Anche quà come nella vicina Pieve l’ ingresso non
è in facciata ma è laterale, l’interno a croce
latina , con tre navate divise da pilastri e colonne, ha arcate
ogivali, una cripta e un presbiterio rialzato, a cui si accede
con una bellissima scalinata rinascimentale e nel cui centro si
trova un bellissimo Crocifisso del 1205.
L’urna sull’altare conserva una reliquia del SANTO,
mentre sotto l’altare maggiore il resto delle ossa del santo.
Nella cripta sottostante si trova il coperchio del sarcofago (
datato VI sec.)che avevano contenuto il corpo del Santo.
Originariamente il Duomo non era isolato ma faceva parte del palazzo
vescovile e comunicava con la Torre Campanaria.
Oggi la Torre Campanaria è il monumento più isolato,
la cittadella vescovile di cui faceva parte assieme al duomo,
fu distrutta nel XIV sec. Dai Malatesta.
Terminata la visita al borgo, decidiamo di rifornirci di pecorino
del luogo (noi abbiamo acquistato Pecorino sotto le fogli di noci,
delizioso!!!!) e prendere la strada per GRADARA, possiamo ancora
fare circa 1 ora di viaggio prima di pranzo.
Su consiglio della signora dell’ufficio del turismo anziché
prendere l’Adriatica da SAN MARINO, percorreremo una strada
interna con direzione CATTOLICA, quindi :da San Leo direzione
VILLAGRANDE, bivio a sinistra subito sotto il parcheggio del camper,
da Villagrande incontriamo indicazioni per Cattolica e quindi
siamo ok.
Tutto l’itinerario su snoda attraverso un bellissimo paesaggio:
montano in prossimità di Villagrande (ci sono impianti
da sci) e collinare man mano che ci avviciniamo verso il mare;
la campagna in questo periodo è stupenda, si alternano
campi di grano di un verde abbagliante a campi di rape fiorite
di un giallo intenso.
Ci sono anche piacevoli borghi lungo strada, uno
di questi è MonteCerignole (dotato di area camper).
Montecerignole ci appare dall’alto della strada come un
incantevole borgo circondato da mura e dominato da un castello,
già durante i Malatesta era un borgo importante, tanto
che furono loro a consolidare sia le mura che la Rocca. Oggi l’immagine
quattrocentesca appare pressoché inalterata ai nostri occhi
e forse una sosta sarebbe stata appropriata, ma la fame comincia
a sentirsi e inoltre pensavamo di arrivare a Gradara non più
tardi delle 15,00, onde evitare il flusso dei camper serali.
Orario rispettato : prima delle 15,00 vediamo svettare d’avanti
a noi il bellissimo castello di Gradara.
Facilmente troviamo le indicazioni per il parcheggio CAMPER ,
con carico e scarico, che si trova appena al di sotto delle mura
(€ 5 per le prime 2 ore- € 10,00 tutto il dì(FINO
ALLE 23,00)- dalle 23,00 alle 8,00 gratis). Sistemato il camper
e pagato il ticket ci dirigiamo verso il borgo, posto su una sommità
di un colle, all’altezza di 142 mt s.l.m. .
Porta d’entrata del borgo è la Torre dell’Orologio,
costruita ad arco a tutto sesto sormontato da una torre quadrata
su cui campeggiano gli stemmi che hanno governato il borgo: i
Montefeltro, gli Sforza e i Malatesta e di fronte a noi si apre
una stradina lastricata che conduce al castello. Tutto il Borgo
si è sviluppato attorno alla costruzione originaria del
XII sec. eretta dai De Griffo per puri scopi militari, vista la
posizione strategica del luogo. Ai Griffo si succedettero diversi
feudatari che contribuirono edificando le ali del castello attorno
al Mastio originario , il borgo è inoltre racchiuso da
una doppia cinta muraria, una esterna con camminamento di ronda,
tutt’oggi effettuabile, e una cinta intermedia con torri
e a porta autonoma. Salendo verso la Rocca troviamo numerosi negozietti
che vendono souvenir o prodotti tipici locali, bar, ristoranti
(appare molto più turistica di San Leo) e infine in alto
a destra la Chiesa di San Giovanni Battista del XV sec. Arriviamo
così alla biglietteria (ultima entrata alle 18,30- costo
€ 6,00).
La visita inizia dal ponte levatoio da dove si gode
un bellissimo insieme dell’esterno del castello, la Rocca
è oggi un esempio tipico di architettura medioevale del
XIV sec., un quadrilatero con torri angolari, beccatelli con caditoie
per la difesa piombante, ponti levatoi, mura di cinta e torri
merlate; al XV sec. Risalgono le feritoie, scarpature, torrioni
poligonali e la rocchetta sul versante nord-est, create per adeguarsi
ai nuovi metodi di combattimento.
La Rocca però non fu solo un avamposto militare ma anche
residenza di corti rinascimentali e come tale affrescata e arredata,
ciò lo scopriamo appena arrivati ai piani superiori dove
le stanze conservano ancora mobili, quadri, tendaggi e ornamenti
dell’epoca; tra le stanze più interessanti vi sono
il Camerino di Lucrezia Borgia, affrescato dall’Aspertini
e la camera da letto di Francesca, che ci appare quasi come una
versione teatrale ma ci fa percepire la gioia e il dramma che
qui si sono consumati.
Dai Malatesta nel 1463 passò agli Sforza,
che fecero imponenti lavoro alla rocca e ne abbellirono gli interni,
come ne testimoniano le molte rappresentazioni pittoriche dell’
Amico Aspertini, dopo seguirono gli Sforza.
Fu con Giovanni Sforza che avvenne il matrimonio con Lucrezia
Borgia, figlia del Papa Alessandro VI, la quale soggiornò
per un breve periodo nella rocca. Dopo gli Sforza passò
per un breve lasso di tempo sotto il dominio dei Borgia con Cesare
Borgia detto Valentino , fratello di Lucrezia; ritorna nuovamente
agli Sforza fino al 1512, anno della morte dell’ultimo discendente
della casata, per passare a Della Rovere fino al 1631 , dopo di
chè fu sotto il dominio della CHIESA. L’ultimo proprietario
Umberto Zanvettori vendette la Rocca alla Stato mantenendo l’usufrutto
fino alla morte della sua consorte.
La Rocca che è stata teatro di numerose battaglie e avvenimenti
tragici è soprattutto ricordata per le vicende di Paolo
e Francesca i due amanti narrati anche da Dante nella Divina Commedia(Canto
V dell’Inferno- girone dei Lussuriosi).
Francesca, giovane e bella, sposò nel 1275 Giovanni Malatesta,
zoppo, gobbo e ciotto.
Poiché Giovanni era podestà di Pesaro, Francesca
assieme alla figlia viveva a Gradara, perché una legge
dell’epoca impediva al Podestà di vivere nella città
governata con la propria famiglia.
Un giorno Paolo, giovane, bello e fratello di Giovanni, giunse
a Gradara e per passatempo assieme a Francesca iniziarono a leggere
il poema di Lancillotto e Ginevra e fu durante una di queste lettere
che l’amore nacque tra i due e lui le baciò le labbra.
Ovviamente il marito venuto a conoscenza di ciò fece uccidere
gli amanti.
Il giro del castello si conclude al pian terreno con la visita
della cappella dove si trova un bellissimo Della Robbia e un altare
ricavato da un antico sarcofago.
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La visita del castello e del borgo sottostante è
assai suggestiva e interessante e offre veramente la sensazione
di immergerci nel rinascimento.
Rientrando ai camper noto una Chiesa appena sotto il parcheggio,
così decidiamo di andare ad informarci su l’ orario
per la Veglia e Messa di Pasqua, con nostra grande gioia vediamo
che è alle 21,00, così rientriamo nei camper per
assodare le uova da benedire.
La veglia con a seguire la Messa è stata molto suggestiva,
con un bravissimo coro di bimbi.
Curiosità:
in questa parrocchia le uova erano state benedette il Venerdì
Santo così dopo la Messa una signora molto gentile ci ha
accompagnato in Sacrestia e il sacerdote ha fatto una benedizione
apposta per le nostre uova, solo per noi, ringrazio vivamente.
Dopo questa giornata molto intensa non ci resta che andare a dormire.
Domenica 12 aprile 2009 Pasqua
e mio compleanno (Gradara- Mondavio-Fossombrone-Gole del Furlo
- Fermignano km: 90,00)
BUONA PASQUA!!!!!!
La mattina si presenta molto nebbiosa, tutto sommato però
la cosa ci consola poiché in genere con trascorrere della
mattina dopo la nebbia appare il sole .
Infatti così sarà, e avremo una assolata e calda
giornata di Pasqua .
Partiamo intorno alle 9,00 da Gradara per raggiungere Mondavio,
non prendiamo autostrada ma percorriamo la statale per Pesaro,
poi per Fano e infine prendiamo la superstrada SS73 BIS direzione
Roma e uscita per Montemaggiore Metauro , prima delle 10,00 arriviamo
a Mondavio (area sosta camper gratis con vicini bagni) , IL BORGO
è Bandiera Arancione.
Mondavio, il cui nome si ritrova in un documento del 1178, sicuramente
esisteva già prima del passaggio di S. Francesco per la
costruzione di un convento sul luogo donatogli dalla famiglia
Ricci.
Il Santo si sarebbe compiaciuto per la varietà di uccelli
qui presente e da quella espressione derivò la denominazione:
Mons Avium (Monte degli uccelli), oggi su lo stemma comunale c’è
la colomba.
A parte ciò il nucleo abitativo ha iniziato a ingrandirsi
dopo la costruzione del convento francescano(1210-1220).
Capoluogo di Vicariato conobbe molti domini, tra cui: i Malatesta,
Della Rovere, Lorenzo Dei Medici e la città di Fano.
Una breve salita dall’area camper ci conduce ai piedi della
Rocca e restiamo quasi senza parole di fronte alla sua maestosità.
La rocca di Mondavio rappresenta una delle più importanti
e interessanti testimonianze dell’attività progettuale
in campo militare di Giorgio Martini nelle Marche.
Fu commissionata da Giovanni della Rovere (1482-1492), ma restò
incompiuta sia per la morte del committente sia per il ritorno
improvviso a Siena del Martini. Nel 1631 il ducato passò
alla Chiesa e la Rocca diventa carcere pontificio, ne rimarrà
fino agli anni ‘40 del XX sec.
Nonostante ciò la Rocca è pervenuta quasi intatta
ai giorni nostri poiché non ha mai subito attacchi o assedi.
Si presenta come una vera e propria macchina da guerra, studiata
nei minimi particolari per resistere agli
attacchi dell’armi dell’epoca.
Adesso è adibita a Museo ( € 4,00 intero- € 3,00
soci Coop) e nelle stanze interne ci sono ricreate scene di vita
rinascimentale.
Nel fossato della fortificazione, dal 2000 è allestito
un parco “delle macchine da guerra” di Giorgio Martini,
riprodotte fedelmente e a dimensioni reali: catapulche, bombarde,
trabucchi ecc..
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Il resto del Borgo si visita velocemente, è
piccolo e fatto il giro delle mura abbiamo una visione a 360°
sia del borgo che del panorama attorno.
Da segnalare nella piazza sopra la Rocca un bellissimo negozio
di monili di Pietre dure, dove mio marito mi ha regalato dei bellissimi
orecchini in ametista. Grazie …..
Dopo aver svuotato e riempito i serbatoi dei nostri camper decidiamo
di spostarci a Fossombrone per il pranzo.
Raggiungiamo Fossombrone in breve tempo, ben segnalata è
l’area di sosta camper già dalla strada principale
, però ci sembra un po’ lontana dal centro, così
cerchiamo un parcheggio più vicino , che esiste ma è
occupato da un raduno camper di Reggio Emilia; di comune accordo
optiamo di pranzare in serenità e calma nell’area
camper che tra le tante cose è molto accogliente posta
tra dei giardini e case nuove e poi avvicinarsi con il mezzo per
la visita della città.
Il pranzo pasquale è veramente succulento:
Antipasti di fegatini (gentilmente offerti da Luciano)
Uova sode benedette
Ravioli a burro e salvia
Bistecca disossata con carciofi
Uova e colomba- caffè
E infine brindisi finale con spumante brut tutti assieme .
Per la visita della cittadina parcheggiamo i camper vicino al
parcheggio del raduno.
Questa cittadina è il maggiore centro della Media VAL Metauro
ed è caratterizzata da un centro a impronta medioevale.
Il nome deriva da Forum Semproni, legato alla figura del tributo
Caio Sempronio Gracco passato di quà nel 133 a.c.
La città antica fu devastata dai Goti nel V sec, intorno
al 100O passò sotto l’egemonia della Chiesa che la
cedette nel XIV sec. Ai Malatesta. Seguì la Signoria Della
Rovere, che ampliarono notevolmente la città, dopo di che
passò nuovamente alla Chiesa fino all’ammissione
al Regno d’Italia nel 1860.
Il percorso di visita inizia e si snoda lungo via Garibaldi, caratterizzato
dalla presenza di portici.
Passeggiando sotto i porticati si rilevano tracce di epoche e
stili differenti che hanno contraddistinto questa cittadina, si
passa dal Medioevo con le severe case-torri, al Rinascimento dei
palazzi signorili, al Seicento con ampliamenti extra-moenia e
dal gusto barocco.
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Due immagine del corso a Fossombrone |
E’ propria questa caratteristica che notiamo
e respiriamo nelle sue viuzze e non solo nel Corso e ciò
rende questa cittadina notevolmente diversa rispetto alle altre
finora visitate.
Da segnalare la CHIESA di Sant’Agostino del XV sec. Ma ampliata
e sopraelevata nel XVII sec. Di aspetto tipicamente barocco e
con un interessante Natività dello Zuccari, dietro l’altare
maggiore.
Più avanti a fine corso Via Garibaldi la Cattedrale, anticamente
un abazia benedettina, fu rifatta in stile neo-classico da Cosimo
Morelli (1776-1784), l’interno è a tre navate e sotto
l’altare maggiore sono conservate le spoglie di San Aldebrando.
Non abbiamo visitato la cittadella e la Corte alta, alla quale
si accede attraverso una lunga scalinata dalla corte bassa perché
la colomba, l’uovo e anche il caldo avevano fiaccato le
nostre gambe (sarà per la prossima volta).
L’obbiettivo finale della giornata è Fermignano,
dotato di area camper, ma per raggiungerlo decidiamo di attraversare
la Riserva Naturale delle Gole del Furlo , terza area protetta
della regione.
Da Fossombrone raggiungiamo l’inizio delle gole in brevissimo
tempo e immediatamente ci rendiamo conto che il paesaggio nel
qual stiamo per addentrarci è spettacolare, selvaggio,
pittoresco e suggestivo.
Il Furlo è stato protagonista di numerose vicende storiche
e leggendarie; il suo nome deriva da Forulum, cioè piccolo
Foro.
Il Console Flaminio che per primo capì l’importanza
della viabilità per l’economia fece costruire la
strada di collegamento tra Roma e Rimini, la così detta
Via Flaminia pertanto la Gola divenne passaggio obbligato e strategico
nello stesso tempo, divenendo via naturale di collegamento con
l’Europa settentrionale nel contesto della grande storia.
Già gli Etruschi avevano iniziato a scavare una galleria
per usufruire di questo passaggio naturale scavato dalle acque
del fiume Candiglione , attraversando i monti Pietralata e Paganuccio,
ma fu Vespasiano che fece allargare la galleria della roccia rendendola
agibile in ambedue i sensi di marcia .
Il Furlo fu assoggettato a vari dominazioni: Goti, Bizantini e
Longobardi e nel 1234 entrò a far parte del territorio
del Montefeltro assieme a Urbino; il 28 aprile 1631, come Ducato
d’Urbino fu incorporato dalla Chiesa. La mancata manutenzione
del passaggio la rese inagibile dal 1771 al 1776, anno in cui
Pio VI la riaprì e ripresero i servizi. Nel 1861 passò
al Regno D’italia. Lo stesso Mussolini era innamorato di
questo luogo tanto da farvi scolpire la propria immagine su la
roccia, profilo che i partigiani alla fine della guerra decisero
di bombardare : quello che resta è ancora visibile.
La prima cosa che incontriamo è lo sbarramento della diga
dell’Enel che precede un verdissimo lago ma
Lungo la Gola i punti di sosta per ammirare il panorama sono pochi
e quei pochi gli troviamo già occupati;,
dobbiamo arrivare al punto in cui la gola si allarga per trovare
un bellissimo parco di pioppi che scende fin su la riva del FIUME
dove si trovano altri camper che probabilmente hanno fatto quà
il pic-nic del pranzo di Pasqua quindi non ci resta che parcheggiare
il camper e risalire la Gola a piedi per poterne ammirare il panorama
: STUPENDO!!!!!!
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La sosta ci permette non solo di ammirare il panorama
ma anche di scoprire orchidee selvatiche appena sbocciate e un
bellissimo Airone Cenerino in riva al fiume, è veramente
un oasi della natura.
Proseguiamo lungo Il Furlo con l’intento di fermarci a visitare
l’Abazia di San Vincenzo, preziosa opera di
Stile romanico del VI sec., ma il parco circostante all’Abazia
è strapieno di macchine e di persone che ci scoraggiamo
nell’attuare il nostro proposito, scopriamo però
che appena adiacente all’Abazia esiste un’area camper
che al momento ci sembra pure quella superaffollata, utile comunque
a sapersi, sicuramente la prossima volta cominceremo al nostra
visita da qua.
Abbandonata la Flaminia ad Aqualagna, ci dirigiamo verso Fermignano
attraversando un bellissimo paesaggio.
Fermignano (dotato area sosta camper) la tradizione vuole sia
sorta intorno al 200 a.c. per opera del legionario romano Firmidio,
da cui prese il nome.
Qui vicino, nella piana di San Silvestro, fu combattuta la battaglia
del Metauro, nel 207 a.c., tra romani e cartaginesi.
Dall’area di sosta in 10 minuti raggiungiamo il cuore del
paese Piazza Garibaldi per imboccare Corso Bramante. A Fermignano
ebbe i natali Donato Bramante, il grande architetto rinascimentale
(1444-1514) che, formatosi alla corte di Urbino, raccolse l’eredità
di Brunelleschi e dell’Alberti e gettò le basi per
la nuova architettura rinascimentale.
I resti e le testimonianze della storia del paese
le ritroviamo principalmente lungo Il Corso fino ad arrivare al
ponte romano, prima del quale si erge la torre medioevale e il
lanificio (prima esisteva una vecchia cartiera). Grazie al ponte
romano sul Metauro Fermignano fu luogo strategicamente importante
e fece sempre parte dei domini dei Signori di Urbino. La parrocchiale
di S. Veneranda era chiusa per restauro.
Da ricordare che a Fermignano la domenica dopo Pasqua si svolge
la corsa delle rane e sempre viene organizzato un raduno camper.
Questa intensa ma splendida giornata ormai volge al temine non
ci resta che cenare e organizzare un bel pinnacolo per dopocena.
Lunedì 13 Aprile 2009 (
Fermignano- Urbania-Mercatello sul Metauro- Firenze km. 181)
Urbania (AREA SOSTA CAMPER) situata nell’alta
valle del Metauro, ha cambiato nome per ben tre volte: Castelderipe
nel Medioevo, nel 1284 diventa Casteldurante fino al 1636 quando
diventò Urbania in onore di Papa Urbano VII.
Urbania si presenta cinta da mura e protetta dal fiume Metauro
che la circonda. Il borgo ha un impianto regolare, vicoli lunghi
e dritti che la fanno somigliare a un tracciato romano, gruppi
di case sulla roccia di arenaria e caratteristici loggiati nel
centro storico che molto la fanno somigliare alla città
di Bologna.
La città è di antica fedeltà alla Chiesa,
segnata fin dalle origini come colonia della Roma dei Papi.
Nel 1500 Casteldurante produsse le più belle maioliche
del Rinascimento, ancora oggi si trovano nel centro caratteristici
negozi che vendono splendide maioliche, quindi la tradizione è
giunta fino a noi.
La nostra visita inizia da Piazza San Cristoforo, dove troviamo
il teatro Bramante chiuso ma in compenso nel centro della piazza
è riunito un gruppetto di cittadini intenti al gioco Punta
e Cul.
E’ questo un antico gioco del giorno di Pasqua con le uova
sode, vince chi riesce a mantenere il suo uovo intatto, battendolo
con quello di altri concorrenti disposti in cerchio e intascando
tutte le uova che riesce a rompere.
Le uova pronte
per il gioco |
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Sono stata molto felice di poter vedere questo antico
gioco di cui molto avevo letto.
Continuiamo la nostra visita verso il Palazzo Ducale a cui accediamo
attraverso un bellissimo loggiato interno che conduce anche all’ingresso
del Museo Civico e Biblioteca del Palazzo Ducale (€ 4,00
intero),
oggi anche se Lunedì, giorno di chiusura settimanale, lo
troviamo aperto ma visto la splendida giornata preferiamo goderci
il sole passeggiando per la città.
So che dal ponte sul Metauro si gode una bellissima veduta d’insieme
del palazzo così vi conduco la compagnia.
Il grande complesso fu progettato da Giorgio Martini nel 1470
con la committenza dei Montefeltro e poi della Rovere e successivamente
fu completato dall’architetto Genga.
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Il proseguo della visita ci conduce in un luogo
molto particolare ma interessante.
La visita della CHIESA DEI MORTI E IL CIMITERO DELLE MUMMIE.
La Chiesa ornata da un bel portale gotico, conserva al suo interno
il cimitero delle Mummie, noto per il curioso fenomeno della mummificazione
naturale, dovuto a una particolare muffa che ha essiccato i cadaveri
succhiandone tutti i liquidi.
Nel 1597 a Casteldurante fu istituita la Confraternita Della Buona
Morte, il cui scopo era il trasporto e la sepoltura gratuita dei
morti, specie degli indigenti, l’assistenza ai moribondi
oltre alla registrazione dei defunti in un libro speciale, fino
alla distribuzione dell’elemosina ai poveri.
Quando con l’editto napoleonico del 1804, i cimiteri dovettero
essere spostati fuori dalle mura cittadine furono scoperti queste
mummie e già dal 1833 furono esposti dietro l’altare
18 di esse, quelle conservate più integralmente.
L’ingresso è a pagamento, € 2,00, ma ne vale
la pena, all’interno un signore ci svela non solo le motivazioni
ma anche le vicende nascoste di ognuna di loro: vi è una
giovane donna morta di parto cesareo, un giovane accoltellato
durante una veglia danzante, un impiccato, un sepolto vivo a causa
della morte apparente ecc..
Usciamo fuori dalla piccola Chiesa un po’ sconcertati ma
consci di aver imparato e scoperto qualcosa di nuovo della nostra
Italia minore.
Proseguiamo il giro del centro cittadino attraverso strette vie
e bellissimi portici fino a ritrovarci nuovamente in Piazza San
Cristoforo; riprendiamo il camper per spostarci al BARCO.
A1 km. Da Urbania, in direzione di Sant’Angelo in Vado,
si trova il”Barco” (area attrezzata camper), residenza
di caccia dei duchi di Urbino, circondata da prati e boschi.
Il Barco è collegato al Palazzo Ducale d’Urbania
dal corso del fiume, che le dame e i cavallieri usavano per spostarsi
dall’uno all’altro Palazzo.
Molti umanisti e poeti del Rinascimento vi hanno soggiornato,
tra i quali il Tasso .
Originariamente di forma quadrangolare con un cortile interno,
fu rimaneggiato nei primi decenni del XVI sec. Dal Genga e verso
la metà del 1700 diventò convento, aggiungendovi
la chiesa di San Giovanni Battista.
Attualmente il Barco è chiuso per cui si visita solo esternamente.
Adesso non ci resta che incamminarci su la via del
ritorno , decidiamo di continuare su S73B per il passo di Bocca
Trabaria che discende a San Giustino, pochi km. Da San Sepolcro.
Lungo strada incontriamo bellissimo borghi, quali Sant’Angelo
in Vado, meritevoli di una sosta; ci fermiamo a Mercatello sul
Metauro, classificato Bandiera Arancione.
Qui non c’è area attrezzata camper , ma troviamo
benissimo posto nel parcheggio dello stadio, tranquillo, silenzioso
e tra prati fioriti, vicino al centro.
Decidiamo di mangiare e poi inoltrarci nella visita del borgo.
L’origine di questa cittadina che si trova sul fiume Metauro
e alle soglie dell’Appennino, risale al XII sec. A.c. per
opera degli Umbri . Distrutta dalle invasioni barbariche, fu ricostruita
dai Longobardi nel VI sec. E dedicata a San Pietro. Nel 1437 Mercatello
venne incorporato Nel Ducato D’Urbino, nel 1636 entrò
a far parte della Diocesi d’Urbania come Vicariato e quindi
allo Stato Pontificio.
Il tessuto urbanistico del centro storico conserva ancora intatto
il suo aspetto medioevale anche se con un significativo intervento
ottocentesco venne realizzata la piazza Garibaldi.
Su di essa si affacciano il Palazzo Gasperini (XVII sec.), la
Pieve Collegiata (di origine romanica, conserva parte delle vecchie
mura del X SEC., e di quelle ricostruite nel 1363) e il Palazzo
comunale edificato nel ’70 del secolo scorso in sostituzione
di alcune abitazioni abbattute.
Oltre a questi edifici, qui riuniti, il borgo offre altri importi
monumenti e senz’altro il più significativo è
la Chiesa di San Francesco.
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La chiesa costruita dai Francescani nel 1235 è
in stile gotico primitivo, il portale ha nella lunetta un affresco
del XV sec. Di scuola locale.
Nell’interno sono conservate importanti affreschi dal XIV
al XVI SEC. Oltre a sculture del 1300.
Con nostra grande delusione non ci è stato possibile la
visita interna in quanto la Chiesa resta aperta solo la mattina
fino alle 12,30. L’antico chiostro del convento è
l’attuale Piazza San Francesco, su cui si affaccia la Sala
del Capitolo, con due bifore gotiche e il Museo di S. Francesco.
Passeggiando attraverso il borgo incontriamo altri importanti
monumenti: LA Chiesa Di Santa Chiara (riedificata nel 1646), il
monastero e casa natale di santa Veronica Giuliani, il Palazzo
ducale (XV SEC.) attribuito a Giorgio Martini, il palazzaccio
(sec. XVI) , il Monte di Pietà (fondata nel 1516 ) ma ciò
che ci affascina sono i vicoletti e gli scorci tipicamente di
atmosfera medioevale.
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una vecchia pompa per l’acqua
con fontana |
Il borgo vale sicuramente una fermata e una visita
accurata.
Adesso la vacanza volge veramente al termine, non ci resta che
percorrere gli ultimi km. In terra marchigiana fino al passo appenninico,
gustando ancora di scorci e panorami bellissimi.
In poco tempo lasciamo la campagna per passare ad un territorio
montano, la strada anche se tortuosa è larga, fortuna però
che la stiamo percorrendo dalla parte del Monte, altrimenti con
le mie paure del vuoto , facendola all’incontrario sarebbe
stato un po’ meno simpatica.
Per fortuna non abbiamo incontrato traffico, se non in prossimità
di Firenze e intorno all 18,30 siamo a casa.
Questo viaggio è finito ma stiamo già pensando alla
prossima avventura.
Conclusioni: L’itinerario è stato interessante,
piacevole, rilassante e attraverso strade per niente trafficate
con panorami mozzafiato e borghi d’altri tempi. Certo che
non tutto abbiamo scoperto e visitato di questo angolo della nostra
Bella Italia perciò considerato la modesta distanza da
casa nostra sicuramente ci ritorneremo.
Per la realizzazione e progettazione di questo itinerario, a parte
la Guida VERDE DEL TOURING, mi sono avvalsa dei consigli gentilmenti
inviati nel forum di Camperonline e dei Diari di viaggio letti
su Camperlife.
TaccuinodiViaggio e Camperonline.
Nadia Pancani