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TOSCANA: I PARCHI DELLA VAL DI CORNIA

di Manolo Morandini


I parchi della Val di Cornia è un sistema articolato in sei aree di grande pregio ambientale e culturale e una struttura museale:

• Parco archeologico di Baratti e Populonia (Piombino);
• Parco archeominerario di San Silvestro (Campiglia Marittima);
• Parco costiero della Sterpaia (Piombino);
• Parco costiero di Rimigliano (San Vincenzo);
• Parco naturale di Montioni (Suvereto, Piombino, Campiglia Marittima)
• Parco forestale di Poggio Neri (Sassetta);
• Museo archeologico del territorio di Populonia (Piombino).

I PARCHI ARCHEROMINERARI
Da Populonia a San Silvestro sulle vie del ferro e dei minerali

È seguendo le tracce delle lavorazioni minerarie e metallurgiche etrusche, medievali, rinascimentali e moderne, che si comprendono le antiche tecniche di produzione e la storia di questa terra di Toscana, che guarda l’isola d’Elba. La produzione del ferro e dei metalli monetabili ha rappresentato per secoli la principale risorsa economica della Val di Cornia, dove l’industria estrattiva, tra le più antiche e continue nel tempo, ha segnato in modo indelebile il paesaggio.

Il Parco archeologico di Baratti e Populonia è un vero e proprio museo all’aperto luccicante di scorie ferrose, che testimoniano l’imponenza della città industriale etrusca. La spiaggia è punteggiata dalle tombe a tumulo della grande necropoli etrusca di San Cerbone, mentre le prime colline affacciate sul mare conservano le tracce delle antiche cave e delle tombe scavate nella roccia. Dominano il golfo l’acropoli della città antica e il borgo medievale di Populonia. Negli ottanta ettari del Parco è possibile oggi ripercorrere millenni di storia.

Attraverso suggestive ricostruzioni delle attività umane e degli ambienti antichi, il Museo archeologico del territorio di Populonia illustra le trasformazioni del paesaggio del promontorio di Populonia, dalla preistoria all’età moderna. Nel museo sono esposti oltre duemila pezzi, tra manufatti preistorici, reperti provenienti dagli scavi delle necropoli etrusche di Populonia e materiali di epoca romana, inseriti all’interno di un percorso didattico con supporti multimediali, ricostruzioni di ambientazioni antiche e una ricca documentazione grafica. Fra i pezzi più famosi si ricordano la preziosa anfora d’argento, rinvenuta da un pescatore nelle acque del golfo di Baratti e il suggestivo mosaico dei pesci, proveniente dall’edificio romano delle Logge, sull’Acropoli di Populonia.

Il Parco archeominerario di San Silvestro, conserva testimonianze uniche del ciclo minerario e metallurgico, dal periodo etrusco ai giorni nostri. È un archivio a cielo aperto della storia mineraria della Val di Cornia, che si estende per 450 ettari. La miniera del Temperino è un percorso sotterraneo attraverso il quale si possono osservare i minerali e contemporaneamente capire i metodi di estrazione antichi e moderni. Il villaggio di minatori e fonditori della Rocca di San Silvestro, (X/XI-XIV secolo) è un esempio unico per la conoscenza delle attività economiche e della vita quotidiana nel medioevo. La millenaria attività di estrazione e lavorazione ha lasciato resti di strutture ed impianti produttivi, che rappresentano alcuni tra i più begli esempi europei di archeologia industriale. Gli edifici minerari ospitano oggi il museo mineralogico, il museo archeologico, il museo della miniera e i servizi di accoglienza.

Ogni parco è attrezzato di centro visita, punto ristoro e spazi per attività didattiche e laboratori. Da Populonia a San Silvestro, sulle vie del ferro e dei minerali, ognuno può costruire il suo itinerario nella storia.

I PARCHI NATURALI
Dalle colline al mare: un tesoro naturalistico

La macchia mediterranea è la costante di questo territorio. La si trova in tutti i parchi a far da cornice alle emergenze etrusche, medievali e moderne, ma si scopre a pieno nei parchi costieri dove lunghi e ampi litorali sabbiosi cedono il passo alla tenace vegetazione dunale e nei estesi parchi forestali dell’entroterra. Itinerari nella natura, lungo sentieri che non conoscono la voce dei motori, percorribili a cavallo, in bicicletta, a piedi.

Il Parco costiero della Sterpaia è un bosco ritrovato. Dopo quasi trent’anni di battaglie l’abusivismo edilizio è stato sconfitto e l’area recuperata e restituita alla fruizione pubblica. Il bosco è tornato a respirare e del passato sono rimasti solo i filari di tamerici, pitosfori ed eucalipti, che corrono su brevi segmenti e si chiudono a quadrato. Così quelle che un tempo erano le recinzioni dei lotti abusivi testimoniano la storia del bosco e le sue traversie. Oggi, i trecento ettari che il comune di Piombino ha sottratto all’edificazione abusiva, costituiscono un sistema ambientale di grande valore, in cui si estendono dune, aree umide, radure agricole, aree boscate e una rara porzione di foresta umida litoranea. La particolarità botanica risiede nelle dimensioni monumentali raggiunte da alcune piante: frassini, cerri e querce, con circonferenze del fusto di alcuni metri. Ma ancora più rilevante è il valore paesaggistico dell’area, che rappresenta un esempio relitto di uso del suolo a pascolo alberato, tipico del paesaggio dell’alta maremma del primo Novecento. Il Parco si estende per 296 ettari di cui 17 di arenili, per uno sviluppo di circa 10 km di costa, 124 ettari tra aree dunali e retrodunali, 155 ettari tra boschi e radure agricole.

Il Parco costiero di Rimigliano, invece, è una fascia costiera verde, affacciata sul mare. Un paesaggio forte e selvaggio, lungo la costa bassa e sabbiosa. Centocinquanta ettari di macchia modellata dai venti marini, dominata dal leccio e tratti di ombrosa pineta. Un caratteristico ambiente mediterraneo alle spalle dell’arenile, in cui si alternano le specie erbacee che colonizzano le dune sabbiose a cui segue la macchia bassa di ginepro, mirto e fillirea e infine una stupenda lecceta in associazione con pini domestici e marittimi modellati dall’azione del vento. Piccoli roditori, ricci, volpi, donnole ma anche la ghiandaia e il picchio verde popolano il bosco.
Per incontrare stupendi esemplari di castagni, lecci e querce c’è il Parco forestale di Poggio Neri. Un verde regno, dominato da caprioli e cinghiali, a poca distanza dall’antico borgo medievale di Sassetta. Le tracce di un’economia antica di carbone, di castagne e di caccia, sono ben visibili nei settecento ettari di estensione del Parco, di cui seicento interamente boscati. Nel parco il Museo del bosco dove gli attrezzi per le varie lavorazioni introducono alla scoperta dei mestieri del bosco. Il museo presenta anche una ricostruzione perfetta e minuziosa del mondo dei carbonai: una capanna tradizionale,un seccatoio e una carbonaia.

Un paesaggio vegetale la cui storia è legata alle attività minerarie, alla produzione del carbone e al taglio del bosco è anche il Parco naturale di Montioni. Un bosco di sclerofille sempreverdi, dove prevale il leccio, misto talvolta a caducifoglie che si estende per complessivi settemila ettari agli estremi confini delle Province di Livorno e Grosseto, in cui ci si può avventurare lungo innumerevoli sentieri un tempo battuti da taglialegna, carbonai, pastori e cacciatori. Altro aspetto di notevole valore culturale è lo sfruttamento minerario dell’allume, con i resti di un villaggio minerario di epoca napoleonica ancora oggi ben visibili, voluto dalla Principessa di Piombino Elisa Bonaparte. Di grande interesse è anche l’aspetto faunistico per il cospicuo numero di ungulati allo stato libero: cinghiale, daino e capriolo. All’interno del Parco interprovinciale sono presenti due riserve naturali statali: la Marsiliana (440 ettari) e Poggio Tre Cancelli (100 ettari).

Per Informazioni: ufficiostampa@parchivaldicornia.it

 


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