PIEMONTE MAGICO E MISTERIOSO
di Alexander Màscàl
foto Matteo Saraggi
In quest’epoca frenetica e troppo
“tollerante” si lascia scorrere il Tempo senza
Respirare la Vita, senza porsi Domande... e se contemplando
un’opera d’arte ci capiterà di Vedere
cavalcare demoni o sentire odore di santità è
solo perchè abbiamo saputo Leggere, Udire e Vedere
con gli “occhi dell’Anima”.
Nel nostro “Viaggio Senzatempo”
riscopriremo il mondo delle Fiabe, di Pinocchio, Mago Merlino,
delle fate, di gnomi, folletti e draghi...di casa nostra.
Scopriremo il mistero delle Madonne
Nere, andremo alla ricerca dei luoghi miracolosi dove incontreremo
santuari insoliti.
Sarà un’avventura oltre il Tempo e l’immaginario,
un viaggio in luoghi misteriosi e fantastici in cui tutto
è possibile... come attraversare anche la porta di
uno“Stargate”: la linea di confine tra la realtà
e l’impossibile...
Scenderemo nelle viscere della terra,
entreremo nel mondo sotterraneo delle grotte per scoprire
la vita dei nostri antenati e dei loro antichi rituali magico-religiosi.
Assieme scopriremo il magico mondo dei Cristalli...“i
nostri Fratelli di Luce”, dalle virtù magiche
e risanatrici.
Ripercorreremo gli antichi sentieri dei pellegrini, dei
contrabbandieri, dei mercanti e in compagnia dei cavalieri
Templari andremo alla ricerca del sacro Gral.
Entreremo tra le antiche mura di castelli
per incontrare fantasmi e leggende. Rivivremo le gesta di
dame e cavalieri, conosceremo i roghi delle streghe e le
torture dell’Inquisizione, ma incontreremo anche briganti
e prodi guerrieri alla ricerca di tesori nascosti.
Tra scienza e mistero indagheremo su luoghi magici, dove
la “Fonte della Giovinezza” e il “Calice
dell’Immortalità” non sono...solo leggende...
Incontreremo i cercatori d’oro, ma Conosceremo anche
l’Eldorado che è...dentro di noi e se saprete
Vedere...nella Notte e Ascoltare... la Voce del Silenzio
siate i benvenuti nella mia Favola Senzatempo ...
IL ROERO: LE TERRE
DI BELZEBU'
Le “Rocche del Roero”
sono un vero paradiso per naturalisti e geologi, un libro
aperto sulla storia di questo territorio che offre angoli
di rara bellezza e spettacolarità. Alberi secolari
prolungano la loro ombra sui sentieri e basta un pò
di fantasia o il ricordo di una storia di masche perché
quei rami sembrino nodose mani di strega pronte a ghermirci
per portarci in volo nel suo antro.
Per gli amanti del mistero ogni angolo,
ogni sentiero, offrono motivi per emozioni indimenticabili.
Qualcuno ha scritto che: “Gli anfratti più
profondi e più spettacolari di questo territorio
sembrano racchiudere per sempre le storie della Masca Micilina”.
In realtà qui sono racchiuse anche tante altre storie
e leggende, ma forse qui è racchiusa ... tutta l’Infinita
Storia del Tempo...
L’ambiente cupo e selvaggio favorì
indubbiamente il fiorire delle leggende, come quella di
Belzebù.
Il Roero è caratterizzato dalle “Rocche”
che la leggenda vuole siano state costruite da Belzebù
utilizzando un cesto grande come un castello e un enorme
badile. Con questi il Diavolo prese la terra e la rovesciò
dove ora sorgono le Rocche, che costruì in una sola
notte.
“Pare” che i feudatari locali
vollero unirsi per erigere una poderosa roccaforte di terra
in una località adatta alla difesa. Durante l’incontro,
l’impresa apparve talmente impossibile che ad un tratto
ad uno di loro sfuggì la frase: “Ma dove prendiamo
la terra che ci serve per erigere questo enorme bastione?
Solo il Diavolo potrebbe aiutarci!”. D’improvviso
dinanzi a loro apparve Belzebù che si offerse di
aiutarli, ma non senza formulare la solita richiesta: avere
in cambio tutte le anime di coloro che durante l’anno
sarebbero morti in combattimento in quella zona. I nobili
accettarono e il Diavolo lavorò tutta la notte per
costruire un grande muro di terra.
Erano anni in cui in tutto il territorio si svolgevano feroci
lotte per il dominio sulle terre confinanti e Belzebù
già faceva il conto di quante anime avrebbe avuto
in cambio del suo lavoro ma...
... Ma i feudatari si accordarono nel
non fare guerre durante quel periodo. Allo scadere dell’anno
il Diavolo non avendo ottenuto nulla in cambio s’infuriò
distruggendo quanto aveva costruito e dando origine a quel
fenomeno di calanchi, strapiombi improvvisi, dirupi, terre
franose e incoltivabili che caratterizzano le Rocche del
Roero.
Le leggende hanno spesso un’altra
versione e stavolta pare che il Diavolo spalò tanta
terra da creare la collina su cui sarebbe sorta la città
fortificata di Cherasco, per assecondare alcuni signorotti
locali che volevano farsi costruire una rocca sopraelevata,
possente e inespugnabile e che per questo si rivolsero a
Belzebù, offrendogli in cambio le loro anime. Il
Diavolo prese la terra dalle colline di Pocapaglia e con
questa creò la fortezza naturale richiesta dai signorotti.
In realtà le Rocche sono selvaggi
labirinti naturali che formano un interessante fenomeno
d’erosione con pareti nude, guglie e pinnacoli di
sabbia a strapiombo, creando paesaggi da favola, luoghi
adatti a generare e alimentare quelle suggestioni che danno
vita a storie e leggende, come quella di Francesco Delpero
temuto brigante che qui si nascondeva. Ricercato dalle milizie
e condannato per le numerose aggressioni, rapine, omicidi
ed evasioni, le sue gesta criminali erano narrate sulle
piazze, dai cantastorie.
Delpero fu catturato e giustiziato sulla
piazza di Bra nel 1858.
Un’altra leggenda vuole che nel 1488,
in una grotta, nella località chiamata Valle Gelata
vi abitasse un gigante buono. L’uomo viveva solitario,
faceva il pastore, amava gli animali e la natura, si cibava
di bacche, erbe selvatiche, frutti della terra e dei prodotti
caseari del suo gregge. Un giorno rientrando si accorse
che mancava l’unico caprone del gregge e così
s’incamminò per cercare l’animale, sino
a giungere nel villaggio chiamato Canale, in cui si stava
svolgendo una festa e dai paesi limitrofi era giunta una
gran folla. Il gigante, che non si era mai allontanato dal
suo antro, si trovò in un mondo a lui sconosciuto
mentre la gente di quel borgo vedendolo così grande
prese a fuggire urlando terrorizzata e lasciando sgomento
il poveretto che non comprendeva perché la gente
lo trattasse così: in fondo lui non cercava altro
che il suo caprone.
Un’altra storia narra della masca
Micilina, nativa di Pocapaglia, arrestata, torturata e processata
sulla piazza di Pollenzo che fa da sfondo alle tragiche
persecuzioni della Santa Inquisizione e alle torture a cui
furono sottoposte tante povere vittime della superstizione.
Correva l’anno Domini 1544, erano i secoli che hanno
caratterizzato la “Caccia alle Streghe”. Anni
in cui l’invidia, l’ignoranza, l’intolleranza,
il rancore, bastavano a fare puntare il dito accusatore
e condannare al rogo, per stregoneria.
Il 29 luglio 1544, Micaela Angiolina Damasius,
detta Micilina, accusata di stregoneria viene processata
sulla piazza di Pollenzo e condotta sulla collina dove l’attendeva
il rogo. Ancora oggi chi si avventura in quel luogo di supplizio,
sull’altura a nord di Pocapaglia, può vedere
due enormi voragini: la “Rocca della Porcheria”
e la “Rocca Bignina”. Sul terreno si notano
alcune macchie rosso vivo: si dice che sia il sangue della
povera Micilina...
La leggenda vuole che nelle notti cupe,
squarciate dai lampi, Micilina e le altre streghe si radunino
per scorrazzare tra le “Rocche”, volando a cavallo
delle scope...
Usciamo dalle storie e dalle leggende
per entrare nel mondo della flora che in questo territorio
è strana e insolita. Si possono trovare piante che
crescono in clima caldo, mediterraneo e altre di tipo montano:
fico d’India nano, cappero, finocchio selvatico marino,
agavi, olivo, bambù, rosa del Nilo o fior di loto,
ginestra, valeriana rossa (ligure), felci, narciso, garofani
selvatici.
Tutta la zona è caratterizzata
dai numerosi ritrovamenti di fossili marini.
Lasciamo le “Rocche del Roero”e
raggiungiamo Sommariva Bosco dove troviamo
la boutique del gusto di Tonino Strumia, noto come “Il
Trovarobe di Cose Buone”. In questo bar pasticceria,
la moglie Franca Viberti produce non solo torte ma anche
i gelati che autorevoli testate giornalistiche hanno catalogato
tra i “migliori d’Italia”. Il “Trovarobe”
Tonino, sempre alla ricerca di rarità, oltre al meglio
dell’enogastronomia proveniente da tutta Italia, ha
creato una “Mieloteca” con vari tipi di miele,
alcuni rari e quasi introvabili, come quello di nespolo
raccolto in due valli della Sicilia o quello della Lunigiana,
regione sull’Appennino tra Liguria e Toscana, e il
“Miele da spiaggia” prodotto all’interno
del Parco Naturale di Migliarino San Rossore-Massaciuccoli,
in Toscana.
Da “Gusto” in onda su Canale
5 a Rai Tre, da “Papillon” di Paolo Massobrio
a “Gente Viaggi”, “Grazia”, “Il
Gambero Rosso”, “La Stampa” e tanti altri
ancora, Franca e Tonino sono sempre in “pole position”,
per questo amo amichevolmente chiamarli “gli Str...umaker”
del buon gusto!”...
Restiamo a Sommariva e appena usciamo
da quel “tempio per golosi: sacrario per la linea”
che è la pasticceria Strumia, di fronte troviamo
un altro “tempio del gusto sommarivese”: la
gastronomia “La Genuina” che produce una specialità
per “intenditori”: il tipico “agnolotto
al plin”(pizzicotto), a pasta sottilissima, con ripieno
d’arrosto, uova, borragine, formaggio, e richiuso
con quel “pizzicotto” che gli da il nome. Lidia
e la figlia Elena compongono altre “tavolozze gastronomiche”
per palati raffinati, tra cui agnolotti con ripieni stagionali:
boraggine, asparagi, carciofi, cardi, formaggi, radicchio
trevigiano, zucchine. Non mancano arrosti, rolate, torte
salate, vitello tonnato, insalata russa, antipasti vari,
pasta al forno, dolci e altre stuzzicanti attrazioni golose:
un intero pranzo è riprodotto sui banchi di questa
gastronomia...
Anche Sommariva Bosco subisce la terribile
epidemia che porta la morte in tutta l’Europa. Nel
1630 con il diffondersi della peste bubbonica, la gente
esasperata vuole un capo espiatorio per le proprie sventure
e accusa di stregoneria, e di diffondere la peste, alcune
donne che vengono arrestate e torturate. Una di queste,
Paroda, sarà condannata al rogo. Morirà bruciata
sul bricco che prenderà il suo nome: “Bric
Paroda”.
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LA VERA STORIA DELLA MASCA PARODA
... Dedicata a tutte le streghine assurde!
“Sì, son proprio io! La
Paroda di Sommariva Bosco!
Sono proprio io, la masca dimenticata
solo perchè uno scrittore scrisse di quella mia consorella
chiamata “Micilina” divenuta più famosa
di me che poche parole ebbi se non quelle trascritte, a
quel tempo, dall’inquisitore e ora da quell’altra
sorella nata in terra d’Aleramo quattrocento anni
dopo il mio rogo.
Sì, sono proprio io, che oggi
mi voglio confessare narrandovi la mia vera storia.
Amavo, sì: gli animali, gli
alberi e i fiori, l’alba e il tramonto: ma loro non
lo dissero! Dissero solo che amavo i lampi e la bufera.
E’ vero, amavo anche la pioggia che disseta i campi,
la neve che fa da coperta al crescere del grano, il vento
che “suona melodioso o impetuoso” attraversando
le foglie, i lampi che sanno di mistero e di grandezza del
Creato.
E’ vero, amavo anche la tempesta:
perchè “anche questa” è opera
di Dio.
Amavo, sì, anche il ratto, la
nottola, il gatto nero, lo scorpione, il ragno e la formica,
ma anche tutti gli altri animali, compresi quelli che “l’uomo”
giudica “immondi”. Li amavo, sì, ma solo
perchè anch’essi sono figli del Signore: dissero
che li cocevo per farne cibo e misture! Non è vero!
Lo giuro che mai io ucciderei uno di Loro!
“Quel giorno”, vennero
i soldati. M’incatenarono spingendomi, con calci e
pugni fuori dalla mia povera capanna. Qualcuno sgozzò
la mia capretta, sghignazzando divertito nel sentirla gemere,
mentre moriva lentamente.
Ricordo ancora quegli occhi agonizzanti
che mi chiedevano aiuto e anche “perché?”:
ma non potevo darle aiuto, né sapevo darle una risposta
che neppure io conoscevo!
...Ed io piansi vedendola morire e pregai il buon Dio di
farmela ritrovare un giorno in Paradiso.
Tagliarono le zampe, e poi la testa,
al mio gatto... perchè, dissero: “Nero come
il Diavolo ha certo i suoi stessi poteri”, e mentre
morente si contorceva, io, pensavo che se davvero avesse
avuto tali poteri sarebbe in un attimo sparito e tutti loro
inceneriti.
...Ed io piansi vedendolo morire e pregai il buon Dio di
farmelo ritrovare un giorno in Paradiso.
Distrussero il mio angolo di preghiera
e la croce di Gesù, sostenendo che era un altare
per fare malefici e messe nere: eppure non c’era che
un lumino acceso davanti all’immagine della Madonna
e la croce era girata nel verso giusto...
Bruciarono la mia misera capanna e l’orticello, affermando
che vi erano seminati: lattuga malefica, cavoli demoniaci,
patate del Diavolo e grano di Lucifero.
Calpestarono i miei fiori di campo perchè “dissero”
che le margheritine mi servivano per levargli i petali,
e ad ognuno moriva un cristiano e che alle rose levavo spine
per conficcarle nel petto ai simulacri di chi volevo far
soffrire.
E’ vero, mi curavo, sì,
con erbe e fiori che io stessa raccoglievo o coltivavo,
ma solo perchè Dio che m’è padre questo
mi aveva dato per curare i mali e, giuro, non era per patto
con Lucifero, il satanasso.
Ero bella o brutta, questo non lo saprei
dire perchè: se ero bella mi torturavano... per rabbia.
Se ero brutta: per questo si esigeva la mia condanna...
Mi rinchiusero in una cella buia e umida. Mi denudarono
e mi rasarono, mi pelarono.
Per farmi confessare colpe che non
avevo trafissero le mie carni con ferri roventi, spezzarono
le mie ossa sulla ruota e le dita nella morsa. Dilaniarono
i miei seni con pinze incandescenti e strapparono le braccia
dall’alveolo. In nome di Dio... “un uomo di
Dio” m’inflisse mille altre torture inventate
ad iosa dalla sua fervida sadica fantasia!
Perdetti i sensi, per varie volte,
e quelli erano per me momenti di “riposo” perchè
non sentivo più le carni lacerate dal dolore, ma
ad ogni risveglio ancora più mi trafiggevano il corpo,
perchè dicevano che era il Diavolo che mi aveva preso
i sensi, per sottrarre la sua figlia diletta al sentore
del dolore! Sofferente, subivo senza invocare Lucifero,
pregando il buon Dio: ma anche questo per loro era opera
ingannatrice del Demonio...
Stanca, avvilita, umiliata, torturata nel corpo e martoriata
nell’anima, attendevo con gioia che qualcosa o qualcuno
si prendesse la mia vita, ponendo fine alla mia sofferenza.
E poi venne il momento del richiamo a confessare di avere
venduto anima e corpo a Lucifero, ammettere i miei peccati
e dichiarare il pentimento.
Non ricordo cosa dissi, né
come, né perchè, né come fu! Ricordo
solo che a confondermi furono i testimoni, l’inquisitore,
i preti e il boia: che a... suggerirmi erano bravi. Stordita
dai tormenti confessai qualunque cosa essi volevano dicessi.
...E fu così che, in virtù
delle loro menti distorte, confessai di giacere con Satanasso,
diavoletti e streghe, d’andare ai Sabba, mangiar bambini
e schiamazzare nei cimiteri.
...E fu così che “caritatevolmente”
decisero di porre fine ai miei tormenti e mondare i miei
peccati affinché la mia anima raggiungesse in grazia
nostro Signore: e per fare tutte queste opere di pietà
e misericordia cristiana... mi condannarono ad essere bruciata
viva mediante il rogo: ...per purificare la mia anima dannata!
Senza più la lingua per potere
invocare pietà, perchè strappata alla radice,
le carni martoriate dalle torture e gli arti spezzati, venni
caricata sul carro trainato dai buoi e tra le urla della
gente che sghignazzava e urlava: “Al rogo la strega!
Al rogo, bruciatela viva! Uccidetela!”, venni condotta
sul luogo del supplizio finale.
Con i ferri ai piedi e le braccia
incatenate, rinchiusa in una gabbia, attesi la mia morte
e tanto mi pareva essere benigna che pensai ad un dono e
a chi mi aveva condannata come ad un salvatore: ... scordando
che altro non era che il dono di gente maligna, corrotta,
sadica, crudele e menzognera...
A mano a mano che la mia carne bruciava
avvolta dalle fiamme io... “Respiravo il Canto del
Paradiso” pensando che sarebbe stato Dio, un giorno,
a vendicarmi, a fargli subire il giusto castigo e a fare
conoscere la mia sorte: ... così vivrò per
sempre nella storia, e vivrò anche dopo la mia morte...
E’ vero, sì! Tutto il
mio narrare è vero, ma tu che ora ascolti la mia
triste sorte, non piangere, perchè io ti confesso
che dopo tanto dolore per le torture ... persino la morte
mi è sembrata un gesto di bontà e mille volte
preferirei ancora ripetere la mia
sorte piuttosto che essere stata io ad esser al loro posto...
...Ed è per tutte quelle che
come me sono morte, solo per il peccato di essere nate,
un tempo, “Donna”, che da “Lassù”
io dedico a te la mia storia...
Restiamo in zona per vedere in frazione
Baroli di Baldissero d’Alba, l’Osservatorio
Ornitologico “Cascina Serralunga”.
Si segue la strada che da Ceresole d’Alba
conduce a Sommariva Perno e appena oltrepassato il bivio
per Monteu Roero-Canale, sulla sinistra le indicazioni ci
conducono in una stradina che porta in Fr. Baroli, alla
“Cascina Serralunga”, stazione d’inanellamento
degli uccelli. Entriamo nella vasta tenuta e sostiamo presso
la struttura di parcheggio che fornisce anche materiale
informativo e lezioni didattiche di scienze dal vivo, quindi
inoltriamoci nel grande parco percorso da varie stradine
che consentono un diretto contatto con la flora e la fauna
locale camminando attraverso stupendi boschi, lungo sentieri
che ci conducono al Lago Grande e al Lago Piccolo, una riserva
naturale di ninfee.
La cattura degli esemplari da inanellare
avviene nel centro del parco, in un punto in cui si erge
il “roccolo”. Qui gli uccelli vengono catturati
per mezzo di un complesso sistema: quando l’esemplare
si posa sulle fronde più alte della torre, alta circa
12 metri e mimetizzata dalla vegetazione, parte una “paura”,
cioè una struttura in legno e vimini simile alla
sagoma di un falco, che costringe gli uccelli a rifugiarsi
nella vegetazione e a finire nella rete alta circa 4 m.
e lunga 100, posta a semicerchio attorno ad una collinetta,
in un fondo chiuso.
Inanellati, pesati, misurati, sono poi
rilasciati e ogni dato viene trasmesso ad un centro di collegamento
che finisce a quello principale in Olanda.
La struttura ha anche un agriturismo,
“Al Nemoreto”, che prende il nome dal latino
Nemus che era la radura in cui cacciavano le ancelle di
Diana.
L’osservatorio comprende visite
guidate al centro d’inanellamento e all’ambiente,
dispone di sale per mostre, ristoro, proiezione, consentendo
di trascorrere una giornata in un ambiente a contatto con
la natura e adatto a tutta la famiglia. Info tel. 017240166
- 40680
Riprendendo il viaggio. Bastano pochi chilometri
per arrivare a Ceresole d’Alba il
paese delle “peschiere” per l’allevamento
delle tinche.
La zona è caratterizzata dalla presenza di terreni
umidi e paludosi e di laghetti artificiali detti “tampe
o peschiere”.
In tempi in cui non si disponeva ancora
dell’acqua nelle stalle, si usava scavare queste vasche
per raccogliere l’acqua piovana per l’irrigazione,
per abbeverare le bestie e allevare le tinche: ve n’erano
delle private e i “laiass” quelle più
grandi e pubbliche. Ancora oggi nelle tampe si allevano
le tinche.
Su alcune, come la peschiera della “Cascina
Gallina”, fiorisce il fior di loto, mentre a “Cascina
Mattina” cresce il trifoglio d’acqua. La presenza
di queste peschiere è indispensabile per l’equilibrio
ambientale che permette la sopravvivenza di uccelli acquatici,
anfibi e pesci. Sono anche delle riserve d’acqua utili
alla fauna locale: aironi, anatidi, gallinelle d’acqua.
Scenografico ciò che rimane della
chiesa “Madonna dei Prati”, anche se purtroppo
è in avanzato stato di degrado.
A Ceresole d’Alba la “Lanzetti
Carni” prepara una salciccia molto magra da mangiare
cruda: di vitello, con una piccola aggiunta di maiale. Qui
troverete carni per arrosti e bolliti misti, ma anche tipiche
salcicce ai vini locali: Arneis e Favorita. Ottime le ‘rolate’,
con variazioni di frittata di verdure stagionali (asparagi,
spinaci), ripiene di cotechino, carne trita, prosciutto
o pancetta e farcite con erbe, sapori, spezie e le “tasche”
ripiene di salciccia, uova di quaglia, spezie e gusti di
verdure fresche.
Gustoso il “libro arrosto”:
la carne di vitello o di lonza viene tagliata a libro e
farcita con spezie, erbette, aromi, pancetta. Le rolate
variano secondo le verdure stagionali, o con ingredienti
a richiesta: da non perdere, come i fagottini di carne o
di tacchino.
Bra vale una visita per
i suoi monumenti e per la mostra permanente di giocattoli
d’epoca “Quasi per gioco”, un originale
museo sorto grazie alla collezione privata di Michele Chiesa
che ci riporta indietro nel tempo e attraverso l’esposizione
dei giocattoli della nostra infanzia ci riconduce nel mondo
dei balocchi per farci tornare bambini...
L’esposizione è divisa in
tre sezioni ognuna a soggetto: Le bambole, corredate da
oggetti e mobili in miniatura; i giochi di latta, con navi,
aerei, vaporiere e giostre; il mondo dei fumetti, con una
collezione di pubblicazioni rare di “Topolino”
anni ’30 e “Il Corriere dei Piccoli” anni
’20. Info tel. 0172426035
Bra vale una visita ai suoi monumenti
e uno sosta al “Santuario Madonna dei Fiori”
legato all’apparizione della Madonna, il 29 dicembre
1336, quando Egidia Mathis, giovane sposa insidiata da due
soldati di ventura, si rifugia presso un pilone eretto in
onore della Madonna che le appare con un improvviso bagliore
spaventando e mettendo in fuga i due lestofanti.
Da quel giorno, il pruneto che cresce
accanto al pilone (al cui posto ora sorge il Santuario),
fiorisce in inverno, tra il ghiaccio, la neve e il freddo
...
Anche Bra ha le sue leggende, come quella
del “Bric Mileui” o “Bricco dei Mille
Occhi”.
Prendiamo la strada per la frazione San
Michele, poi proseguiamo fino ad una stradina che circonda
l’altura. Passiamo accanto alla chiesetta di San Secondo
ed entriamo nella leggenda...
Da secoli gli abitanti della zona narrano
di sotterranei scavati all’interno del colle. Nessuno
sa quando furono scavati, né a cosa o a chi servivano
e il mistero è alimentato dalla leggenda che circonda
il “Bricco”.
Un’antica tradizione popolare narra
di esseri mostruosi, giganteschi e selvaggi, chiamati “I
Mileui” (Mille Occhi), che in tempi remoti dimoravano
su questo colle e scorrazzavano terrorizzando la popolazione,
compiendo stragi orrende. Secondo la leggenda furono sconfitti
da San Secondo, vescovo di Asti e martire del II secolo:
nella vicina chiesetta è raffigurato il Santo.
Nel 1883 alcuni tratti di gallerie furono
esplorati dall’ingegner Nestore Porzio accompagnato
da un contadino locale. Nestore scoprì un complesso
sistema di gallerie e sale sorrette da pilastri.
Nei primi del‘900 se ne interessò uno studioso
piemontese, ma il mistero continua a circondare il Bricco
dei Mille Occhi...
Proseguiamo per un’altra località
custode di prelibatezze, Corneliano d’Alba
che tra le varie specialità offre l’eccellente
carne della “Macelleria Viola”.
Souvenir per buongustai sono le carni
per ogni esigenza culinaria, dai bolliti agli arrosti con
qualche specialità come la salciccia “tipo
Bra” (la salciccia di Bra, è una specialità
tipica braidese la cui esclusività è dovuta
ad un’antica concessione sabauda, fatta per favorire
la numerosa comunità ebraica), e il “salame
di trippa cotta”, da affettare sottilissimo per farne
carpaccio, condendolo con olio, sale e limone: una squisitezza.
Prima di allontanarci potremo fermarci
a vedere la Torre, del XIII secolo, una vera curiosa: è
l’unico esempio in Piemonte di costruzione a dieci
lati (rarissimi sono gli esempi medioevali sparsi in Italia).
Imponente, elegante e perfetta nell’architettura è
tra le più importanti dell’albese. In origine
era il mastio del castello ormai completamente inesistente.
Pochi chilometri in direzione Alba e troviamo
la Fr. Racca di Guarene.
Siamo sul confine tra Langa e Roero, sulla
strada che da Alba conduce a Torino. Poco distante dalla
rotonda che fa da spartitraffico, una grande insegna indica
la salumeria artigianale di Franco Armini che da anni lavora
carni scelte per farne ottimi salumi, lavorati con spezie
naturali secondo un’antica ricetta di famiglia e trasformati
in salumi artigianali che poi vende nel suo commestibile,
accanto alla salumeria. Da non perdere il salame crudo al
vino Barolo; quello cotto, al vino Favorita e quello al
tartufo; la pancetta aromatizzata alle spezie; il lardo
e i cotechini con il vino Marsala. Una specialità
è il salame detto “La rosa d’Alba”
di sola coscia magra con aggiunta di pancetta e lasciato
stagionare lentamente, altra prelibatezza è la coscia
di maiale al forno: divina!
All’interno troverete anche prodotti
tipici langaroli, come il pane di Murazzano, la cugnà
(una sorta di mostarda d’uva, frutta, nocciole), formaggi
provenienti da varie località italiane, olio, pesto
e olive della riviera ligure, stagionalmente potrete gustare
la deliziosa porchetta al forno di Ariccia (Roma), torte
e biscotti di nocciola, prodotti al tartufo, polente e farine
del Mulino Marino, olive di Puglia e altre… “golosità
sfiziose”.
In volo sulle ali della fantasia, cavalcioni
alla magica scopa di Micilina e Paroda, abbiamo attraversato
il tempo e ora che il nostro viaggio nel Roero sta per terminare
voglio dedicare a tutte quelle sventurate finite nel rogo
dell’Inquisizione i miei pensieri affinchè
le “moderne masche e streghette on-line”...
giocando alle streghe non dimentichino che c’è
chi ha veramente subito torture, umiliazioni e morte...
Le streghine... assurde...
“Tremate! Tremate!Le streghe son tornate!”
Ricordate questo vecchio grido delle agguerrite femministe?
Era un semplice abbinamento dovuto ad una scelta occasionale
e nulla più, ma ad invocare le origini di streghe
oggi sono le tante streghine e maschette create del “turismo
fai da te”, a cui ben si abbinano fattucchiere, cartomanti,
maghi e altri “diavoletti incantatori” che prima
o poi vedi nel Telegiornale, in un’aula di Tribunale,
in compagnia di Vanna Marchi...
E’ “L’armata Brancaleone” che con
le “streghine assurde” forma l’attuale
schiera di: “Siamo tutte masche, tutte streghe autentiche”,
con tanto d’etichetta sulla porta e... pedigrèe:
l’unica etichetta autentica è quella che trovi
sui loro abiti griffati, alla moda, firmati “Dolci
&... Gabbati” e il pedigrèe è proporzionato
alla compilazione del 740...
Sono uscite dalle leggende, dalle favole: fattucchiere con
“Melinda” incantate, comprate dal fruttivendolo
del supermercato. Streghe con specchi “delle brame”
forniti con il conto del “lifting”...
Streghette che tentano di tramutare zucche in carrozze dorate,
riuscendo a tramutarle solo in cavoli verza, rape e carciofi...
Non sono le eredi, né le incarnazioni di quelle poverette
torturate e finite sui roghi dell’Inquisizione. Gli
unici supplizi a cui sono state sottoposte sono quelli della
callista, della parrucchiera e della dieta: sono solo streghette
e maschette create dall’opportunismo turistico.
Sono le “maschette Pro Loco”, le “streghine
Apt”, “Turist... fai da te”...
Hanno l’iniziale minuscola: proprio come minuscole
sono le loro prestazioni e le uniche doti che possiedono
sono la presunzione, la vanità e l’ignoranza.
Sono nate per il turista, come i break and bref e le feste
folcloristiche a cui partecipano... in gran combriccola,
con tanto di “nomination”: “Le masche
di...”, “Le streghe di...”, “Le
indemoniate di...”.
Clonate dai libri di storia locale, si sono riprodotte in
fotocopia. Ciclostilate, attualmente si stanno espandendo
via internet!
Si sono evolute adattandosi ai nostri tempi e per questo
sono vittime del consumismo, vestono alla moda, fanno “shopping”,
vanno dal “coiffeur”, fanno “aerobica”.
Sempre in movimento, pare facciano grandi cose, mentre in
realtà non fanno nulla, imbranate al punto di scambiare
i postumi di una sbronza con un Sabba; illuse, continuano
a baciare rospi sperando si trasformino in principi, ma
gli riesce solo di incontrare il ...“principe dei
sottaceti... Saclà”.
Le più brave riescono a partorire un bebé
del principe monegasco: ma più che per bravura è
per... “sfiga nera”...
Hanno libri di magia comperati al supermercato del libro:
“La magia del fai da te”. Qualcuna riesce a
trovare in soffitta il vecchio libro della trisavola “Nonna
Abelarda”, ma poiché sa leggere solo le etichette
dei vasetti della passata di pomodoro non sa “interpretare”
le formule ... e se tenta di usarle riesce solo a creare
ancora più scompiglio: dal macina-caffè esce
la conserva di pomodoro, il televisore centrifuga calzini
e tovaglie, il frigorifero cuoce bistecche e spaghetti...
Possiedono una scopa volante, ma non sanno come funziona
perchè sono abituate al “...Folletto aspiratore”
e alla domestica colombiana, e così qualunque cosa
facciano può solo ispirare tenerezza e provocare
la risatina delle Vere Masche che gli volteggiano attorno,
canticchiando: “Emen ètan! Emen ètan!
Onze, onze, baston! In te ‘n’ oa vaggo vegno
e ghe son!” (Qui e là! Qui e là! Ungi,
ungi, bastone! In un’ora vado, vengo e ci sono), mentre
le Streghe... autentiche, risorgono e sogghignano ripetendo,
a cantilena:
“ I Cinque Comandamenti della Magia”
Sapere
Volere
Potere
Osare
...Tacere...
“Queste” sono le moderne streghine assurde:
maschette nottambule- dell’informatica...