Viaggiare - Diari di Viaggio

 


LA VALLE DELL'UFITA

di Marina Cioccoloni

E' un viaggio insolito, principalmente naturalistico lungo un territorio sconosciuto ai più ma che nonstante ciò cela tesori che meritano di essere conosciuti più in profondità. Sicuramente anche il cibo fa la sua parte tra queste contrade, e unire alcuni indirizzi giusti dove soddisfare il palato oltre la cultura non mancherà di soddisfare anche i più esigenti. Siamo poco lontani dal Regio Tratturo Pescasseroli-Candela, autostrada della transumanza delle greggi e che diede origine dagli insediamenti dell'uomo nella zona. L'Ufita venne toccata dal "Tratturello", un ramo secondario del Tratturo, che diede vita alle masserie che ancora si intravedono nella zona.

 

Prima tappa sicuramente Ariano Irpino, dove nel 1200, secondo fonti documentate, era attiva una corporazione di ceramisti. La ceeramica era un'attività così fiorente che nel 1421 Francesco Sforza, futuro Duca di Milano, portò ad Ariano alcuni maestri ceramisti da Faenza per migliorare e dare nuovo impulso all'attività ceramica. Ancora oggi infatti passeggiando per Ariano si possono visitare le botteghe artigiane e approfondire la conoscenza delle tecniche e degli stili che si sono susseguiti nei secoli visitando il Museo della Ceramica di Ariano.

Lasciata Ariano l'itinerario scende verso la Valle del fiume Ufita e verso Carife. La città ha origini che risalgono alla notte dei tempi, difatti recenti scavi archeologici hanno riportato alla luce reperti e testimonianze che attestano con certezza la presenza umana nella zona già nel periodo del neolitico antico (inizio V millennio). In zona sono state rinvenute alcune strutture di combustione o fornaci con frammenti di ceramica e ossidiana. Essendo l'ossidiana una specie di vetro di lava non reperibile in zona ciò testimonia che già verso il III millennio a.C. la cittadina aveva scambi commerciali con le città costiere.

Ma sicuramente Carife era un insediamento sannitico, anche se il Sannio si distende più a nord. Tale convinzione la dimostrano le necropoli rinvenute fuori dell'abitato, che hanno restituito notevoli corredi funebri e hanno permesso di approfondire la conoscenza di questo popolo e della città di Romulea che venne poi distrutta dai Romani nel corso della terza guerra sannitica, episodio citato da Tito Livio nella sua opera sulla storia di Roma.

 

 

Tutta la zona fu poi sottomessa ai romani, ma i consistenti ritrovamenti di antichi reperti sono stati rinvenuti un po' ovunque nell'area, ricchissima di zone meritevole di essere esplorate con particolare cura. Ma per chi ha fretta sicuramente una visita, giungendo a Carife, si può fare appena a nord dell'abitato dove si trova un primo gruppo di tombe sannitiche, che danno un'idea di quanto consistente doveva essere la presenza dei sanniti nella zona. E' in progetto l'apertura di un Museo della Civiltà Pre-romana della Baronia, che dovrebbe così riunire tutti i reperti ritrovati durante le varie campagne di scavo.

Lasciata Carife dirigiamoci verso l'antica città di Trevico, citata da Orazio ("la fumosa villa Trevici") nel racconto del suo viaggio da Roma a Brindisi attraverso la Via Appia. Egli sostò in una taverna ai piedi del monte su cui siede la città, detta taverna delle noci. Il nome, Trevico, deriva da "Trivicum": tre villaggi. Nel medioevo, la città, che si trova a ben 1.090 metri sul livello del mare, fu a capo di un complesso feudale e fu sede vescovile fino al 1818 .

Una passeggiata nel suo centro storico ci permetterà di ammirare i bei palazzi antichi (tra cui i Palazzi Calabrese e Petrilli), i resti del Castello e la Chiesa di S. Rocco e la Cattedrale dell'Assunta. L'antica cattedrale, edificata nel 1400, più volte ristrutturata dopo numerosi terremoti, custodisce al suo interno l'urna con il corpo di S. Euplio Martire.

Questi, secondo la tradizione, fu portato in paese da un soldato: Un soldato, salendo a Trevico, portava seco un'urna colle reliquie di S. Euplio. Giunto nella contrada Pescarella, sotto le mura dell'abitato, l'urna si rese così pesante da non poter andare oltre. Avvertitone il Clero, questi si portò in processione alla Pescarella e così il corpo del santo fece l'ingresso in Trevico e nella Cattedrale. Questa tradizione viene ripetuta ogni 12 agosto, quando una processione parte dalla contrada Pescarella, dove si trova una piccola sorgente, e si muove verso la Cattedrale.

Qui, oltre l'urna di S. Euplio si può ammirare il coro ligneo settecentesco, il fonte battesimale e visitare la cripta che custodisce alcune statue lignee di notevole fattura. Per chi vuole approfondire, l'archivio parrocchiale conserva importanti libri miniati e pergamene medievali.

 

Da Trevico dirigiamoci ora verso Vallesaccarda e la ricca quantità di passeggiate e camminate, sia a piedi che in bicicletta, che si possono fare nella zona. E per i buongustai non c'è che l'imbarazzo della scelta in quanto tutta la zona è rinomata per olio, vino, prodotti caseari e dolci, una gastronomia saporita che sa coniugare anche le tradizioni gastronomiche delle zone limitrofe: Molise, Puglia e Basilicata. Da non dimenticare una "visita" al Ristorante Oasis, meritevole di essere citato nella prestigiosa Guida Michelin e nella Guida del Gambero Rosso. Credetemi, non ve ne pentirete!

 


Copyright © 2001-2020 Taccuinodiviaggio.it - autorizzazione Tribunale di Roma n 206/07 - tutti i diritti riservati
Tutti gli articoli e i testi firmati presenti in questo sito sono protetti dalla legge 633/1941 sul diritto d’autore