IN CAMPER SULLE PISTE DEL MAROCCO
testo e foto di Carlo Struglia
Si
tratta di un viaggio affascinante, ma faticoso e certamente
non adatto a chi volesse portarsi dietro i bambini o a chi
fosse abituato ad arrivare in aereo nel villaggio-vacanze-tuttocompreso-nontipreoccupare-chepensiamoatuttonoi.
Fortunatamente mia moglie MariaVitoria, spagnola, deve conservare
nel suo DNA qualche traccia del sangue degli antichi conquistadores
Cortèz e Pizarro poiché ha la mia stessa “curiosità”
di viaggiare e mi accompagna anche negli itinerari più
impegnativi.
Già le tappe di avvicinamento ci rubano4 giorni: ROMA-VENTIMIGLIA
Km 700;GERONA Km 650;MURCIA Km 690;ALGESIRAS Km 550. Totale
parziale: Km 2590.
Da Algesiras il traghetto parte prima dell’alba ed in
circa 2 ore ci sbarca a Ceuta, anacronistico possedimento
spagnolo (insieme a Melilla) in terra d’Africa. Da Ceuta,
via Tetuan (la medina è interessante), raggiungiamo
la “bianca” Chechaouen, uno dei villaggi più
caratteristici di questa zona del Marocco: la medina, con
i suoi viottoli e le case imbiancate a calce, ricorda l’Andalusia.
Attenzione lungo le strade di questa regione: hashish e spinelli
vengono venduti liberamente agli incauti turisti i quali ignorano
che il possesso è invece punito severamente con la
prigione dalle autorità marocchine!
Arriviamo infine a Fès, la più antica fra le
città imperiali. La sua medina è senza dubbio
la più affascinante di tutto il Marocco: racchiude
al suo interno la Medersa Bou Inania, la Medersa El-Attarin,
la Zaouia di Moulay Idriss, la splendida fontana Nejjarine,
il quartiere degli Andalusi, il quartiere dei Conciatori.
Per quest’ultimo non dovete preoccuparvi di chiedere:
l’odore (nauseabondo) dei coloranti vi dirà che
siete arrivati.
(Medina di Fès Quartiere dei conciatori
. Chissà perché mi ricorda i cercatori
d’oro -“garimpeiros”- brasiliani…)
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Comunque
il consiglio è di affidarsi (non solo a Fès,
ma in ogni grande città) ad una guida ufficiale ONMT,
da contattare presso il Syndicat d’Initiative o nei
migliori alberghi. Non correrete così il rischio di
perdervi nell’intricata e caotica rete di vicoli e soprattutto
non sarete continuamente importunati da asfissianti richieste
di mance (baqshiysh) o di visite ad improbabili fabbriche
di tappeti (è di mio cugino Abdullah…tappeto
antico…no di turista). La nostra guida, un omone con
una barba da profeta, riusciva –non si sa con quale
misteriosa intuizione- ad individuarli nella babele di persone
anche a 10 metri di distanza ed a fulminarli con lo sguardo
facendoli sparire come d’incanto.
Da Fès ci spostiamo lungo la P1 sino al Parco Nazionale
del Tazzeka, all’estremità nord-orientale del
Medio Atlante; qui possiamo ammirare le gole dell’oued
Zireg, la grotta di Friouato e le cascate di Ras el Oued.
La salita al Jbel Tazzeka (mt. 1980) promette belle vedute,
ma la pista promette anche qualche passaggio difficile e non
ci fidiamo ad affrontarla in camper. Sostiamo per la notte
a Taourit ed il giorno dopo –di buon mattino, come sempre-
affrontiamo i 450 Km che, via Ain Benimathar, ci portano verso
il grande Sud a Figuig, l’oasi presahariana più
vicina alla frontiera algerina. Qui è possibile visitare
il palmeto e salire su di una piattaforma con una vista strepitosa
sopra un mare di palme. Altre attrazioni sono costituite dalla
sorgente calda El-Hammam (33°), dove gli abitanti dell’oasi
vengono a bagnarsi e dalla vallata dell’oued Zasfana.
Quest’ultima si raggiunge con una pista verso Est che
arriva sin sul bordo dell’altopiano. Scendiamo dal camper
e ci avviciniamo al belvedere: si ha un colpo d’occhio
inimmaginabile sul fondo della vallata, dove scorre un fiume
di palme e sulle brulle montagne algerine.
(Bambine, con pesanti fascine sulle spalle, si riposano
un momento prima di riprendere il cammino verso casa)
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La tappa successiva, sempre costeggiando il confine algerino,
ci condurrà in circa 650 Km fino ad Erfoud. Poco prima
di Er-Rachidia facciamo una piccola deviazione verso la sorgente
bleu di Meski. Si tratta di una risorgiva che nasce da una
cavità nella roccia ed alimenta una piscina naturale
in un quadro lussureggiante di palme. Si può anche
approfittare del camping esistente per fare una nuotata e
raggiungere Erfoud il giorno dopo. Adagiata lungo la valle
dell’oued Ziz, Erfoud è considerata a ragione
la perla di questa zona, il Tafilalt. Nei dintorni è
possibile osservare antichi pozzi ed un ingegnoso sistema
di irrigazione con canali sotterranei (Retthara). Ma la grande
attrazione è costituita dal palmeto e dalle rovine
delle antiche capitali Rissani e Sijilmassa. Quest’ultima,
di origini oscure, sarebbe stata fondata secondo Leone l’Africano
da un generale romano con il nome di Sigillum Massae. Costituiva
un importantissimo centro lungo le rotte carovaniere verso
Tombouctou ed il Sudan, dove esportava sale, datteri, tessuti,
metalli ed importava dall’Africa nera oro, schiavi,
avorio e piume di struzzo. Da Erfoud non si deve mancare l’escursione
a Merzouga, circa 50 Km a Sud, , al bordo dell’erg Chebbi
le cui dune di sabbia dorata vi faranno conoscere il vero
deserto. In inverno vi si forma un lago popolato di fenicotteri
rosa, che in estate migrano altrove. Anche se la gita alle
dune di Merzouga è diventata ormai un richiamo turistico,
non avventuratevi da soli, ma fatevi accompagnare da una guida:
la pista interseca molti altri tracciati ed è facilissimo
perdere l’orientamento come è accaduto a noi.
Infatti all’andata ci siamo accodati ad altri camper,
ma al ritorno, da soli, ci siamo regolarmente persi (malgrado
il mio innato senso dell’orientamento J). Fortunatamente
dal nulla è sbucato un ragazzino che abbiamo prontamente
fatto salire a bordo: ci ha guidato per oltre 40 Km di deserto
prendendo, ad ogni incrocio di pista, quella che io avrei
invece scartato. Arrivati in vista di Erfoud ci ha detto:
vedete, se io vengo a Roma sicuramente mi perdo fra strade
e palazzi; quando voi venite qui, dovete affidarvi a chi conosce
il deserto. Elementare, no? La sua pillola di saggezza meritava
sicuramente i dirham che gli abbiamo lasciato.
Il giorno dopo ci dirigiamo ad Ouarzazate, toccando Tineghir,
dove si aprono le famose gole del Todra (spettacolari pareti
a picco per oltre 300metri!) e Boumalne (deviazione alle gole
del Dadès).
Da qui sino ad Ouarzazate si percorre la “ via delle
Kasbah”, che comprendono –tra l’altro- Skoura
e Taurirt. Quest’ultima è conosciuta come una
delle più belle e grandi del Marocco, con torri merlate
di fango(“pisè”) e terra cruda.
(Bambini fanno rifornimento d’acqua da un pozzo)
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Da Ouarzazate puntiamo decisamente a Sud, verso Zagora, attraverso
la valle del Draa. Anche qui incontriamo numerosi ksour (oltre
50!) lungo il tragitto, ai lati del fiume. I più belli:
Agdz, Oulad-Atmane, Igdaoun, Tinezouline. Oltrepassate le
gole dell’Azlag, scorgiamo in basso nel fiume dei bambini
che si bagnano: ci salutano con ampi gesti delle braccia.
Poco oltre una mandria di cavalli cerca anch’essa refrigerio
nell’acqua: è un quadro di tranquilla solennità,
senza tempo…
Da Zagora un’altra escursione da non mancare è
quella a Mhamid, circa 90 Km a Sud. La strada è asfaltata,
ma spesso invasa dalla sabbia. Si esce da Zagora nei pressi
di un cartello che annuncia: ”Tombouctou, 52 giorni
di cammello”.
(Occorre
avere mooolto tempo a disposizione…)
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Si passa da Tamegroute, dove è possibile visionare
antichi manoscritti coranici: alcuni del XIII secolo, altri
su pelli di gazzella. Ad una ventina di Km da Mhamid, il Tizi-Beni-Selmane,
un colle di pietra nera, offre una vista davvero strana. Se
arrivate nel villaggio di Lunedì, giorno di mercato,
vedrete uno degli spettacoli più colorati di tutto
il Marocco: Mhamid è infatti molto frequentato dai
nomadi cammellieri del deserto, i famosi “uomini blu”.
Dopo Mhamid l’oued Draa si perde nell’immensa
pianura sabbiosa. Fa un certo effetto vederlo sparire così,
nel nulla e pensare che riaffiorerà e sfocerà
centinaia e centinaia di Km più ad Ovest, nell’Atlantico
a Nord di Tan Tan, quasi di fronte alle isole Canarie…E
noi ne seguiremo quasi – per così dire- le tracce,
affrontando la tappa più lunga e più dura (e
più spettacolare) del viaggio: quella che in circa
600 Km, bordeggiando il confine algerino, ci condurrà
sino a Goulimine attraverso le oasi di Foum Zguid, Tata ed
Akka. Siamo stati infatti altre volte in Marocco, con giri
più “comodi” e turistici, ma stavolta siamo
arrivati a Zagora proprio per accettare questa sfida e fare
di questa tappa lo scopo del nostro viaggio. Dunque si parte!
Impieghiamo 3 giorni per coprire i 576 Km che ci separano
da Goulimine, incontrando nell’ordine: Foum Zguid, al
centro di un bel palmeto e di vari ksour fortificati; Mrimina,
dove sostano uccelli migratori e dove sono state scoperte
incisioni rupestri; Tissnit, oasi rinomata per la produzione
di datteri (favolosi i “neghlet dour” = dita di
luce) e dove ci si può bagnare in una piscina naturale.
La pista scavalca quindi il Jbel Bani portandosi sul versante
settentrionale, in uno splendido scenario di “badlands”
create dall’erosione degli uidian. Si arriva quindi
alla piccola oasi di Akka Iguirèn da dove una deviazione
verso Nord porta in circa 40 Km ad Akka Irhèn (granaio
e rovine di antico palazzo). Proseguendo lungo la pista principale,
arriviamo a Tata, centro di una vasta oasi dove confluiscono
3 uidian prima di raggiungere il Draa. Tata conta una trentina
di ksour di fango rosato ed era un tempo un’importante
tappa carovaniera. Ci portiamo poi all’oasi successiva,
Akka, al centro di uno splendido palmeto. E’ rinomata
per la produzione di datteri, mele, uva, fichi, nocciole,
pesche. Negli immediati dintorni numerose incisioni rupestri
raffiguranti gazzelle, felini, ed elefanti. Altri graffiti
si trovano circa 80 Km più avanti, a Foum el Hisn,
alla confluenza degli uidian Tamanart e Tasseft: raffigurano
antilopi, giraffe, rinoceronti, elefanti e carri a due ruote,
detti “libici”.
Finalmente arriviamo a Goulimine. La città non è
molto interessante ed ha perso gran parte dell’importanza
commerciale che aveva sino al XIX secolo, quando costituiva
un importante centro di scambio per le carovane che provenivano
dalla Nigeria, Senegal e Mauritania. Da Goulimine raggiungiamo
Sidi Ifni, sull’orlo di un tavolato roccioso che domina
il mare. Si tratta di un ex possedimento spagnolo, occupato
nel 1476 con il nome di Santa Cruz de Mar Pequena. Fa piacere
bagnarsi e nuotare nell’Oceano Atlantico dopo migliaia
di Km di rocce, sabbia e deserto…
Lasciamo con un po’ di nostalgia il mare e rientriamo
verso l’interno: con la P41 e P30 raggiungiamo Tiznit,
cinta da mura merlate color ocra. Molto interessante il souk
dei gioiellieri dove è possibile acquistare a buon
prezzo graziosi monili e filigrane in argento, di splendida
fattura berbera.
Da Tiznit la strada 7074 sale sui contrafforti dell’Anti
Atlante per raggiungere Tafraute, delizioso villaggio situato
a circa 1000 mt e racchiuso in un grandioso circo di montagne
di granito rosa. Non dovete assolutamente perdere il fantastico
spettacolo del tramonto, con le rocce incendiate dal sole.
Proseguendo verso Nord, si scavalca il Tizi-n-Tarakatine (mt
1500) e si raggiunge Taroudannt, con la sua imponente cinta
muraria e l’interessante souk. La tappa successiva ci
porta nella magica Marrakech con un tragitto che di per sé
costituisce un’attrattiva unica. Si scavalca infatti
l’Alto Atlante al passo di Tizi-n-Test (mt 2092), belvedere
impressionante con vedute fantastiche su montagne che culminano
nei 4167 metri del Jbel Toubkal. Dal passo la strada si fa
stretta e difficile sino a Tin Mal, dove si può visitare
l’antica moschea. Si prosegue quindi per Ourigane, grazioso
centro climatico e base per escursioni (gole del Nfiss) e
trekking.
A Marrakech sono tante le cose da vedere: moschea e minareto
della Koutoubia, lo splendido mausoleo delle tombe saudite,
la medina con i souks e la medersa Ben Youssef, la magica
piazza Jemaa el Fna, con giocolieri mauritani ed incantatori
di serpenti.
(Spettacolo
in Piazza Jemaa el Fna)
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Il nome della piazza letteralmente significa “Riunione
dei Trapassati”. Infatti proprio qui i nemici del Sultano
venivano torturati e sottoposti al taglio della testa, che
veniva poi esposta perché fosse di monito a tutti.
Da Marrakech la P24 e la S508 ci portano a Demnate ed al sito
di Imi-n-Ifi, gigantesco arco naturale scavato dal fiume.
Proseguendo lungo la S508 si arriva alla deviazione (a sinistra)
con la 1811 che conduce alle famose cascate d’Ozoud
alte 100 mt, una delle attrazioni naturali più conosciute
dell’Atlante marocchino. E’ bene però informarsi
in anticipo in quanto, in periodi di particolare siccità,
possono essere asciutte. Proseguiamo per Bir el Ouidane (diga,
lago) e Kasba Tadla, circondata da una cinta muraria intervallata
da bastioni e con una kasba interessante. Riprendiamo la P24
sino a Khenifra e da qui con la S485 raggiungiamo le sorgenti
dell’Oum-er-Rbia, il più lungo fiume del Marocco.
Diverse polle gorgogliano tra le rocce incanalandosi poi in
un ruscello dall’acqua limpida e fredda. Sui bordi vediamo
alcune capanne, dove spiedini ed agnello arrostiscono lentamente
sulle braci: l’odorino è davvero invitante…
La strada continua poi sino ad Azrou, amena località
di villeggiatura a 1250 mt, ai piedi del vulcano di cui porta
il nome. Nei dintorni meritano una visita il famoso cedro
Gouroud
(Il camper e le persone ai piedi della pianta
danno un’idea delle sue dimensioni)
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ed il balcone d’Ito (mt 1450), belvedere su un paesaggio
irreale caratterizzato da crateri erosi e vulcani spenti:
la vista è veramente fantastica al tramonto. Proseguendo
sulla P21 si arriva a Meknès, una delle antiche capitali
imperiali: pur non essendo interessante come Fès, merita
una visita, soprattutto la medina e l’antica città
imperiale. Per chi fosse interessato alle vestigia romane,
segnaliamo Volubilis, principale sito archeologico del Marocco.
Noi non ci siamo fermati (ma si sa: venivamo da Roma…J)
ed abbiamo proseguito attraverso la P6 e P2 puntando decisamente
su Cap Spartèl, l’antico Capo Ampelusium, il
promontorio che delimita l’estremo lembo nord occidentale
del continente africano. Prima di arrivarvi, si incontrano
le grotte d’Ercole ed immense spiagge solitarie. Dopo
aver dato una rapida occhiata alla medina di Tangeri (allucinante
traffico imbufalito!) prendiamo la litoranea S704 con belle
vedute sulla rocca di Gibilterra e rientriamo infine a Ceuta.
Chiudiamo così il nostro anello in terra marocchina
dopo circa 7.500 Km (molti su pista) che ci hanno portato
a conoscere anche i luoghi più remoti di questo splendido
paese. Quando il traghetto lascia il molo ed affronta la traversata
dello stretto di Gibilterra, con le onde perennemente schiaffeggiate
dal vento, alcune istantanee ci tornano in mente: la polvere
sollevata dal camper su una pista che si perde verso montagne
all’orizzonte; grandi occhi di bambini che, stracciati
e senza scarpe, sorridono della loro povertà; nere
silhouette di palme sullo sfondo purpureo del tramonto.
(Il
magico momento del tramonto nell’oasi, con i monti
dell’Atlante all’orizzonte)
|
Che sia anche questo il mal d’Africa?
Carlo
Struglia
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