UNA NUOVA VIA D'ACCESSO: MESSICO-GUATEMALA 2003
di Andrea
Mario Veggetti
Prefazione
“Il vero viaggio di scoperta non
consiste nel cercare nuove terre ma nell’avere nuovi
occhi M.Proust”.
Ho finito di trascrivere dopo quasi un anno
il mio diario originale, il tempo e la pigrizia spesso hanno
la meglio sulla mia voglia di accendere il computer con
il quale già lavoro più di otto ore al giorno.
Mi piace oltretutto soffermarmi sulle note, sulle sensazioni
di allora attraverso ciò che ho scritto e spesso
il pensiero torna indietro a quei luoghi in quei momenti.
Mi ritrovo ancora qui a sentire il bisogno incessante di
partire, di andare, come se la terra mi bruciasse sotto
i piedi come se la mia anima irrequieta ricercasse nuovi
mondi e avesse di continuo il bisogno di respirare in luoghi
lontani. Ho letto recentemente un bellissimo resoconto dedicato
al viaggio e ai viaggiatori (“Il senso del viaggio”
di Chiara Meriani) e ho trovato probabilmente le ragioni
di questa spinta continua:
“Forse, ognuna di queste ricerche
è soltanto una diversa rappresentazione di un unico
bisogno: l’arricchimento della propria anima. E’
dunque questa la causa dell’irrequietezza ? A chi
vuole riempire il vuoto dentro di sè, a chi anela
alla conoscenza nel senso più ampio del termine,
a quella conoscenza che permette di capire il senso della
vita, una terra non basta:
Vivere in una sola terra è prigionia.
(John Donne, 1635)
E allora il viaggiatore parte, ma partendo pensa al ritorno,
e tornando pensa già ad una nuova partenza. E se
in un luogo fisso questi bisogni contrastanti di autonomia
e movimento da una parte, e di appartenenza e stabilità
dall’altra risultano contradditori, non sono conflittuali
se messi nella sequenza di un viaggio. Sta proprio in questo
la ragione dell’eterno richiamo della strada: è
l’unica possibilità per far convivere queste
spinte altrimenti inconciliabili”.
... e chi nasce con questi bisogni, con questa
spinta interiore non riesce a stare fermo per molto ma vuole
continuamente fare un passo in più verso ciò
che non ha ancora visto e scoprire una nuova via di
accesso alla propria anima.
25 Novembre
Quasi chiudo gli occhi quando premo il pulsante
cercando di esorcizzare la luce rossa … così
è. Anche Giancarlo passa senza “danni”
così possiamo avviarci a cambiare qualche Pesos e
prendere un taxi (110p) per l’Hotel Juarez. Sarà
pur efficiente la casualità di questo meccanismo
all’ aeroporto di Città Del Messico
ma noi abbiamo 12 ore di volo alle spalle senza contare
quello da Milano a Francoforte e noi non abbiamo nessuna
voglia di disfare i bagagli all’ “Immigration”
.
Ho fatto un volo con un cane, no ! non mi sono sbagliato
(un volo da cane), no! Proprio sotto il sedile di fianco
al mio c’era un cagnolino simpatico (charlino) di
una cortese signora che dalla Germania tornava in Messico.
Con Giancarlo non abbiamo avuto modo di parlare molto perciò,
sistemati i bagagli, lo facciamo davanti a due fresche cervezas.
Al ritorno dondoliamo un po’ (soprattutto per la stanchezza),
ma alla fine raggiungiamo la nostra camera (200p la doppia).
26 Novembre
Mi sveglio molto presto ed aspetto ad occhi spalancati
che arrivi l’ora convenuta per alzarci. Giancarlo
continua nel suo sonno profondo, quasi lo invidio. Ad ogni
modo vicino all’albergo esistono tantissimi posti
dove fare colazione, le paste ed i dolci esposti sono per
ogni palato, per il mio poi basta poco quando si tratta
di dolci. Arriviamo a piedi allo Localo, rivedo questa piazza
immensa dopo 5 anni esatti dalla mia precedente visita.
Questa enorme piazza mi fa sempre impressione come la bandiera
messicana che sventola nel suo centro. Mi ricordavo anche
del traffico ed anche del rischio che si corre attraversando
la strada in qualunque condizione del semaforo pedonale.
Insomma, Plaza de la Constitucion rappresenta benissimo
tutta Città del messic, con i suoi colori, con le
sue costruzioni coloniali, con il suo incredibile insieme
di razze e di visi diversi. Ricordavo delle impalcature
all’interno della Cattedrale metropolitana, ma con
mia buona sorpresa, l’interno ne è privo se
non l’altare maggiore ancora in via di restauro. I
pavimenti sono pendenti come la chiesa di San Marco a Venezia,
infatti poggia su un terreno paludoso e ogni anno sprofonda
un pochino di più. Il clima all’esterno è
piuttosto caldo ma non nego che per noi è solo un
piacere visto che abbiamo lasciato l’Italia con un
clima molto più rigido. Svoltiamo sulla destra della
cattedrale per vedere il Templo Major o meglio ciò
che ne resta. Non riesco neanche ad immaginare come fosse
Tenochitlan all’arrivo degli spagnoli di Cortes. Probabilmente
era di una bellezza e di una grandezza sconcertante per
gli spagnoli stessi … molto più grande e popolosa
di Madrid, con una serie di canali e di abitazioni costruite
nel centro del lago Texcoco, la dove i primi Aztechi videro
un’aquila divorare un serpente sopra un cactus. Dovevano
esserci moltissimi templi colorati e luoghi di culti prima
che la devastazione spagnola producesse ciò che vediamo
oggi: quattro pietre annerite dal fuoco.
Da qui al palacio Nacional la strada è breve. I murales
di Diego Rivera sono spettacolari, coloratissimi e risssumono
quella che è la storia del Messico. E’ la prima
volta che vengo qui, nella precedente visita avevo trascurato
il Palacio e i suoi murales. Rimedio oggi a quell’errore.
La metropolitana ci porta verso il Chapultepec per visitare
il museo di Antropologia. Passeggiamo prima in quello che
è il più grande parco cittadino (Chapultepec
appunto) e prendiamo della frutta per pranzo. L’ingresso
al museo costa 37 pesos e passiamo così circa 2 ore
e mezza. La sala azteca e’ spettacolare con il suo
enorme calendario di pietra. Molto interessanti sono anche
i codici (Maya soprattutto). Questi sono i “libri”
delle civiltà precolombiane … una serie impressionante
di glifi su pergamena (o un materiale molto simile) piegate
a fisarmonica. Ne rimangono pochi, salvati dai roghi purificatori
della chiesa Romana. Nel tardo pomeriggio riprendiamo la
metropolitana in direzione S.Larario dove c’è
il TAPO (Terminal bus de Oriente) per informarci su orari
e tariffe dei bus ADO per Oaxaca, la nostra destinazione
di domani. Arriviamo in albergo alle 6 di sera molto stanchi;
dopo la doccia ci concediamo un riposo fino alle 9. Per
cena scegliamo un ristorante vicino all’ albergo:
la Pagoda in 5 de Majo. Spendiamo circa 90 Pesos per Tacos
di carne e totillas … non male ma il cibo sembrava
già preconfezionato. L’orologio segna le 22:30,
domani ci dobbiamo svegliare presto. Ci riavviamo verso
l’albergo tra le strade semideserte e la luce tenue
dei lampioni … non sembra neanche Città del
Messico vista così.
27 Novembre
Durante la colazione ce la prendiamo comoda così,
quando guardiamo l’orologio e ci rendiamo conto che
abbiamo tirato le 8:10, facciamo una corsa verso l’albergo
e ritiriamo gli zaini al volo.
Ci infiliamo in metropolitana e scendiamo a San Lorenzo
dove c’è il Terminal de bus de Oriente o TAPO.
Il nostro autobus delle 9 parte, poco male prenderemo quello
delle 10.Compriamo i biglietti per 279 pesos ognuno.
Il viaggio verso Oaxaca dura circa 6 ore il bus è
comodissimo. Nella prima parte attraversiamo l’immensa
periferia di Città del Messico, poi una zona di boschi
e conifere e successivamente, fino al bivio con Cordoba-Orizaba
è un susseguirsi di aree industriali o suburbane.
Non pensavo che esistessero posti in Messico che non mi
piacessero, bhè questo invece è uno di quelli.
Dallo svincolo in poi però ……
Montagne semidesertiche con infinite distese di cactus e
il tutto incorniciato da un cielo blu che più blu
non si può …. E le immancabili nuvole. Che
spettacolo, sono contento di aver fatto questo tragitto
di giorno. Arriviamo ad Oaxaca attorno
alle 16, prendiamo un bus cittadino che ci porta verso lo
zocalo, il centro. Già dai finestrini mi innamoro
a prima vista di questa città. Le vie sono tutto
un sali-scendi, le case sono coloratissime, i fili elettrici
e del telefono passano in grovigli inverosimili sopra le
case ... e il cielo è così blu con le sue
nuvolette bianche; insomma Oaxaca è per me la città
più messicana del Messico. Alloggiamo all’
hotel Cuilàpan in Calle Trujano a due passi dal centro.
Lo abbiamo scelto grazie ad una segnalazione su un racconto
di viaggio. E’ un pò caro (400 pesos per la
doppia) ma li vale. Ha un cortile interno e l’edificio
ha due piani con balconate a colonne interno. Lasciamo i
bagagli e corriamo fuori a goderci questa splendida città;
ogni angolo, ogni via è adatto ad una foto e, nonostante
l’ora, il blu serale risplende nel video della mia
macchinetta fotografica. Pensandoci bene è da questa
mattina che non mangiamo perciò verso le 18 ci infiliamo
in un localino per ordinare due cervezas fredde e qualcosa
da mangiare. La temperatura è piacevole anzi un pochino
caldo, ci sono 27/28 gradi. Nel frattempo ci informiamo
sui trasporti che domani sera ci porteranno a Pochutla,
sulla costa pacifica. La compagnia Cristobal Colon per 188
pesos in 8 ore arriva a destinazione ( e la CC non e’
come la ADO). Sempre grazie ad un racconto di viaggio scopriamo
che in Calle la Noria esistono dei minivan che per 120 pesos
ti portano in 5 ore e mezzo a destinazione. Io e Giancarlo
ci guardiamo in faccia e prendiamo subito la decisione di
come muoverci senza neanche aprire bocca. Il resto della
serata si trascorre tra Internet point (dove ci passo almeno
1 ora) e albergo. Verso le 21 usciamo a cenare. Ci dirigiamo
verso lo zocalo, dove sotto i portici della piazza, mangiamo
degli ottimi tacos di carne con cerveza per 113 pesos. Questo
ristorante “Primavera” non è male, sicuramente
consigliabile. Chiudiamo la serata con una passeggiata e
con il mezcal, il liquore famoso perché estratto
dall’ agave e soprattutto perché ogni bottiglia
contiene il verme. Personalmente dopo il primo assaggio
mi fa piuttosto schifo, mentre Giancarlo lo trova buono,
mah!, il mistero del gusto personale ! Molto più
caratteristico è il luogo dove andiamo a berlo. Si
tratta di un locale, sulla stessa via dell’albergo,
dove l’ingresso ha delle porticine tipo saloon e al
suo interno troviamo il barista e 4 o 5 ubriachi; uno di
questi ci attacca un bottone incredibile fatto di conversazione
in Spagnolo-inglese-italiano.
Questa Oaxaca mi piace sempre di più.
28 Novembre
Ancora una volta mi sveglio presto (ma che novità),
così in attesa dell’ora convenuta con Giancarlo
mi faccio una lunghissima doccia. Oggi è il giorno
di Monte Alban, un sito zapoteco situato
nelle vicinanze di Oaxaca. Non nascondo che questa è
una delle ragioni per cui nel nostro itinerario abbiamo
messo questa città; in realtà Oaxaca ci ha
sorpreso, stupito, meravigliato. Finita la colazione, lasciamo
gli zaini in custodia allo stesso albergo e ci avviami in
Calle Mina presso l’albergo “la Riviera del
Angel”. Da qui per 24 pesos ci sono dei bus che portano
direttamente al sito in circa ½ ora . Inizia a fare
caldo e all’ingresso (37Pesos) mi pento di non aver
portato il cappello, ma ad ogni modo siamo qui, oltrepassata
la scalinata la vista è spettacolare. Mi ricorda
la visita fatta a Tehotiuacan la volta del mio precedente
viaggio, solo che qui non ci sono piramidi, ma l’atmosfera
è mistica, carica della stessa energia. Passiamo
2 ore senza una meta precisa , ma girovagando a caso lasciandoci
avvolgere dalla sua magica atmosfera. Da quassù la
vista sulla città di Oaxaca è bellissima,
mi giro ancora un’ ultima volta verso la spianata
dei templi e ammiriamo di nuovo il blu del cielo arrivare
fino ai gradoni delle costruzioni dove un tempo lontano
vivevano migliaia di persone.
Sono le 12:30 è tempo di rientrare .... in città
ci fermiamo in un localino per mangiare qualcosa di veloce.
Delle tostadas con prosciutto e una bistecca messicana con
le solite cervezas (85 pesos in due). Il resto del pomeriggio
lo passiamo a perderci per le vie colorate della città;
ogni angolo nasconde una vista speciale, un colore diverso,
un’atmosfera che solo il Messico ti sa dare. Aspettiamo
oziosamente che apra la chiesa di Santo Domingo (16), veniamo
ripagati da un interno decisamente bello e lussuoso ma che
personalmente non amo moltissimo; anzi paradossalmente preferisco
le chiese spoglie internamente. Aggiungo infine che non
mi piace vedere le statue di Gesù o delle Madonna
così riccamente adornate. E’ un’abitudine
che ho visto anche in Perù e penso sia comune a tutta
l’America Latina. Ci avviamo in calle la Noria presso
l’ufficio (ma anche punto di partenza) dei minivan
per Pochutla. Per 120 pesos ognuno compriamo i biglietti:
partiremo alle 23:30 e il tragitto sarà di 5 ore
½. Trasferiamo gli zaini dall’albergo all’ufficio
dei minivan e poi di nuovo verso lo zocalo in attesa della
cena. Prima però torniamo a prenderci felpa e giubbino
negli zaini, la temperatura è calata e c’è
una forte escursione termica fra giorno e sera. Il locale
scelto per la cena non lascia una traccia positiva per qualità
e quantità e poi non vogliamo mangiare cibi pesanti
visto che il viaggio che ci aspetta sarà tutto curve;
la strada si inerpica sulla Sierra madre per poi ridiscendere
verso il Pacifico. Le 23:30 arrivano, ma da qui comincia
una specie di incubo fatto di 5 ore e1/2 di curve e controcurve
ad una velocità pazzesca. Non guardo, cerco di chiudere
gli occhi e appoggio la testa sul mio zaino cercando di
dormire per non star male.
29 Novembre
Grazie al cielo arriviamo a Pochutla alle 5:15,
dove prendiamo un taxi in direzione Mazunte.
Ci dirigiamo alle cabanas “Alta Mira” , dove
per 350 Pesos ci viene assegnata una cabana con pavimento
in cemento e tutto il resto in paglia, simile alle tipiche
costruzioni polinesiane. Al primo piano c’è
un letto con il bagno, al piano superiore, proprio sotto
il tetto di paglia, c’è il secondo letto dove
prendo posto. Non riesco a dormire e dalla terrazza del
bar ci godiamo un’alba spettacolare sull’oceano
Pacifico. Mazunte non è un paese vero e proprio,
è un insieme di cabanas immerse nella vegetazione,
che costeggiano le strade sterrate del paese... insomma
un paradiso sull’oceano. Immagino che allo stesso
modo doveva essere Puerto Escondido tanti anni fa. Dormo
poco e già alle 9:30 siamo già pronti per
la colazione al ristoro dell’ Alta Mira ... molta
frutta e poco del resto, fa già un gran caldo. Ci
concediamo una lunga passeggiata sulla spiaggia di Mazunte
fatta di un mare impetuoso, sabbia rosa, palme da cocco
e il solito cielo blu. Il resto della giornata trascorre
pigramente tra una passeggiata nel paese e il ritorno difficoltoso
(vista la salita) alla nostra cabana. Mi lascio cullare
fino alle 4 dall’amaca sul terrazzo, poi decido di
andare in spiaggia, voglio fare il mio primo bagno nell’oceano.
Conosco la sua pericolosità, resto vicino alla riva
a giocare con le onde. L’acqua mi arriva al ginocchio
e, subito dopo l’ondata, me la ritrovo al collo. La
risacca è fortissima e mi trascina al largo, in più
nel tardo pomeriggio il vento è un pochino più
forte e con lui le onde. Torno in spiaggia a prendere il
sole.
Fino ad ora dei famosi cani randagi del Messico ne avevo
visti ben pochi, ma la spiaggia di Mazunte ne è piena
di tutti i colori e razze. Girovagano pigramente tra la
gente elemosinando qualcosa, ma quando il sole picchia spariscono
tutti sotto qualche albero. Uno in particolare mi continua
a seguire in ogni mio spostamento e quando ero in acqua
mi guardava con aria di compatimento. Probabilmente trova
strano il comportamento di noi umani a giocare in un mare
così pericoloso. Non so come si chiama ma io l’
ho battezzato Totò (da nome del famoso Boss siciliano)
per la sua abitudine di comandare sugli altri cani, o almeno
questa è la mia impressione. Mi raggiunge Giancarlo
e Totò continua a scrutare i nostri sollazzi in acqua,
finché scocciato se ne va.
La sera incontriamo Vittorio, un ragazzo che vive e lavora
ad Ibiza. Durante i quattro mesi di chiusura gira il mondo.
Ci consiglia un ristorante sulla spiaggia dove mangiamo
di gamberoni con riso e patatine, fantastico. E’ il
miglior pasto che abbiamo fatto da quando siamo partiti.
Nel frattempo facciamo una chiacchierata con Vittorio che
ci da tutta una serie di consigli sui luoghi dove andremo.
Si aggiungono a noi 2 ragazzi di Roma e scopriamo che anche
loro domani sera partiranno con lo stesso bus per San Cristobal.
Totò continua a girarmi attorno, ma non viene ad
elemosinare cibo ... tiene lontani gli altri cani. Alle
11 ci salutiamo ed andiamo a dormire concludendo una lunghissima
giornata.
30 Novembre
Questa mattina mi alzo quasi alle 9, un vero record
per me. Giancarlo dorme e allora vado in spiaggia per probabilmente
l’ultimo bagno nell’oceano. Le onde la mattina
sono molto più quiete. Non si vede in giro Totò.
Ci concediamo ancora per pranzo i gamberoni con in aggiunta
il polpo. Ancora una volta è veramente buono questo
ristorante, il “Palapa el Mazunte”, è
davvero da consigliare, si trova sulla spiaggia, subito
dopo il più famoso El Pescador. Per il pomeriggio
non sappiamo bene cosa fare, le possibili mete sono: Puerto
Escondido, Zipolito o San Augustinillo. Vittorio ieri sera
ci diceva che Puerto è eccessivamente turistico e
poi andarci e poterci stare solo un paio di ore ....
Zipolite invece è simile a Mazunte ma ha un turismo
più di “tossici” e sbandati. Ad ogni
modo non abbiamo verificato direttamente in quanto con venti
minuti di camminata siamo andati a San Augustinillo,
la più vicino delle tre mete, ci si arriva incamminandosi
sulla strada principale di Mazunte. Non mi è sembrato
male come post, un pochino più abbandonato. Ad ogno
modo alle 16:30 abbiamo già fatto ritorno, presi
gli zaini e ci siamo già messi in strada ad aspettare
un taxi collettivo. Mi dispiace enormemente lasciare questo
posto meraviglioso ....arriva il taxi che per 20 Pesos a
testa ci porta a Pochutla dove prenderemo il bus della Cristobal
Colon per San Cristobal de las Casas in Chiapas. Siamo appena
saliti quando vedo Totò correrci incontro e poi di
nuovo dietro la macchina finché non ce la fa più
(mi illudo sia il suo ultimo saluto)...
Adios Totò, Adios Mazunte, Adios Paraise.
A Pochutla compriamo subito i biglietti del bus (269 p)
e poi facciamo un giro per la città in attesa delle
19.45. Reincontriamo i due ragazzi di Roma anche loro in
attesa di partire. Quando vedo il bus mi viene lo sconforto:
questi Cristobal Colon non sono certo la Ado, ma qui non
abbiamo alternativa, su questa tratta hanno il monopolio.
Non devo pensare che passerò più di 12 ore
su questo mezzo dalle gomme lisce...speriamo in bene. I
nostri posti sono proprio dietro l’autista perciò
almeno avremo più spazio per le gambe...e si parte
per un viaggio che sembrerebbe interminabile, ma visto che
sono riuscito a dormire un pò (miracolo!) è
passato abbastanza bene...a parte i precipizi sulla strada
da Tuxla Gutierrez a San Cristobal!
1 Dicembre
Alle 8.15 siamo alla stazione dei bus di San
Cristobal e alloggiamo all’Hospedaje DAVID
sulla BENITO JUAREZ proprio dietro la chiesa di Santa Lucia
(140 p per la doppia). Le camere sono un po’ piccole
per 2 persone ma in compenso sono molto pulite e l’ambiente
è confortevole. Lasciamo gli zaini e dopo una breve
lavata siamo già in strada a cercare un posto per
fare colazione. Il sole scalda moltissimo ed è un
piacere visto la notte passata al freddo grazie al condizionatore
del bus Cristobal Colon. Ci dirigiamo poi alla chiesa di
Santo Domingo attorno alla quale si sviluppa un mercato
dell’artigianato locale coloratissimo, grazie soprattutto
alla popolazione Indios che si veste con colori molto accesi.
I bambino poi vengono messi in una sacca legata dietro la
schiena e ogni tanto cacciano fuori la testa per scrutare
attorno. Tento di fare delle foto ma queste persone sono
molto restie a farsi fotografare, anzi, se ti scoprono nascondono
la faccia dietro la mano. Forse è giusto così
non sono animali da circo. In compenso sia io che Giancarlo
lasciamo loro una bella sommetta alle varie bancarelle;
iniziano le prime compere e restiamo a girovagare per più
di 2 ore. Guardo i miei acquisti e penso quanto ora sarà
più pesante lo zaino. Il Mercado Central invece è
molto più grande ma le bancarelle sono quasi tutte
di frutta e verdura; anche qui è un’esplosione
di colori: ananas, mango, papaya, arance, banane, c’è
veramente di tutto. Facciamo ritorno verso la piazza principale
di San Cristobal: Plaza 31 de Marzo. La cattedrale è
molto scenografica ed è pitturata di giallo, l’accostamento
con il cielo blu sembra fatto apposta. Ci dirigiamo di nuovo
in albergo a sistemare le nostre compere poi, mentre io
decido di restare a farmi una doccia, Giancarlo riesce alla
scoperta della città. Verso le 17, mentre sto uscendo,
mi ferma David, un ragazzo che forse è anche proprietario
dell’albergo per farmi vedere i suoi dipinti. In realtà
sono tutte forme e figure astratte che rappresentano diversi
episodi della vita, piuttosto che emozioni umane oppure
danno anche una visione politica del mondo. Mi sembra un
ragazzo molto deciso e sicuro nella sua visione del mondo.
Io non amo le figure astratte, ma nei suoi disegni e nel
suo modo di interpretarli c’è un fondo che
mi piace. Esco poco prima dell’imbrunire e mi diverto
ad esplorare i vicoli e gli angoli più pittoreschi
della città. I colori e le vie mi ricordano Oaxaca,
solo che qui la popolazione è in maggioranza indios.
Alle 18 mi ritrovo con Giancarlo di fronte alla cattedrale,
torniamo in albergo perché vuole prenotare la gita
del giorno successivo a Palenque. Io decido di non andarci
nonostante la voglia e la passione per questo sito siano
tante. Preferisco vedere domani i paesini caratteristici
attorno a San Cristobal. Ceniamo presto e velocemente (le
porzioni tra l’altro sono molto scarse) e andiamo
a letto presto, domani sarà una giornata lunga (soprattutto
per Giancarlo) e oggi siamo in piedi da quasi 24 ore, cioè
da ieri sera quando abbiamo preso il bus a Pochutla.
2 Dicembre
Di notte la temperatura scende parecchio, già
di sera bisogna andare in giro con un maglione. Meno male
che avevamo chiesto due coperte in più. Alle 7 Giancarlo
si alza per partire verso Palenque. Io esco poco più
tardi e inizio a perdermi nei vicoli di questa bellissima
città, non ho una meta, ho solo voglia di conoscere
meglio San Cristobal. Nello zocalo c’è ancora
la manifestazione dei bambini delle elementari e delle medie
che pubblicizzano, con maschere e cartelli, l’uso
dei metodi anticoncezionali. Già a vent’anni
le ragazze indios hanno 3 o 4 bambini e a trent’anni
ne dimostrano sessanta. Il problema della limitazione delle
nascite anche qui non è molto sentito; evidentemente
il governo prova a fare educazione sessuale sui bambini;
sugli adulti probabilmente lo considera inutile e non più
percepibile...almeno questa è la mia impressione.
Mi aggiro per un’ora nel Mercado Municipal in un tripudio
di colori della frutta. Mi prendo anche una banana da mangiare,
sono molto tentato dall’ananas (non ne ho mai visti
di così meravigliosi), ma non ho un coltello e rinuncio
al mio proposito. Tra l’altro noto solo ora quanto
sono alti i marciapiedi qui a San Cristobal, in alcuni punti
arrivano anche ad un’ottantina di centimetri. Per
pranzo mangio un panino al formaggio così posso continuare
il mio giro. Oggi è nuvoloso e c’è fresco,
ieri a quest’ora c’erano almeno 10 gradi in
più. Faccio ancora qualche compera al mercato (ma
dove metterò tutta questa roba?). Nel primo pomeriggio
fermo un taxi che per 50 p mi porta a San Juan Chamula.
Sono l’unico turista in giro e compro un boletos (10
p) per entrare nella chiesa del paese. Appena apro la porta
d’ingresso rimango di sasso. Il pavimento è
cosparso di aghi di pino sopra un pavimento di piastrelle.
È buio, ma la chiesa è illuminata da centinaia
di candele, molti indios sono in ginocchio a pregare a voce
alta, sentirli insieme mi ricorda le preghiere tibetane.
Ogni persona è inginocchiata da sola o con la famiglia
sul pavimento e si passano continuamente bicchieri di coca
o pepsi cola in modo da poter ruttare durante la preghiera.
Una famiglia ad un certo punto sgozza una gallina e la offre
ai vari santi della chiesa. Ci sono le statue di moltissimi
santi ben addobbati e rinchiusi in teche di legno e vetro.
Mi sento un estraneo e sono completamente da solo e da solo
mi aggiro tra le presone in preghiera. Questi riti pagani
adattati alla religione cristiana solo per compiacere agli
spagnoli resistono da secoli e non solo qui in Chiapas,
ma anche in Guatemala...anzi, ora che ci penso ho visto
qualcosa di simile in Perù. Esco e mi trovo di fronte
il solito mercatino. San Juan Chamula con i suoi riti si
è sicuramente integrato nelle ruote del turismo e
perciò anche dei soldi, ma oggi ho avuto la sensazione
dell’autenticità di quei riti, mi sembravano
troppo spontanei. Torno in taxi e mi faccio lasciare davanti
alla stazione dei bus, devo comprare i biglietti per domani
mattina con direzione Ciudad Cuauhtemoc (70p), l’ultima
città messicana prima del confine con il Guatemala
(La Mesilla). Torno poi in albergo a riposarmi un po’
e per collegarmi ad Internet. Passo nello stesso giorno
dalla tradizione dei riti maya alla più moderna tecnologia,
forse noi siamo troppo legati alle nostre abitudini e ai
nostri modi di vivere. Questo ha uno svantaggio: non riusciamo
pienamente a capire il modo di vivere degli altri.
Prima di cena faccio di nuovo un passeggiata nel centro,
noto solo ora quante bancarelle vendono pupazzetti raffiguranti
il subcomandante Marcos ci siano in giro. Al mercato avevo
notato qualche maglietta o striscione inneggiante agli zapatisti,
per il resto però più nulla. In compenso la
forte presenza dei militari evidenzia che questa zona è
ancora “calda”. Mi sembra che nonostante gli
accordi di Città del Messico tra indios e governo
centrale le cose qui non siano cambiate di molto...e da
allora Marcos non si fa più vedere, si nasconde nella
foresta.
Quando torno da cena trovo Giancarlo, è rientrato
in anticipo, mi racconta entusiasta il suo giro a Palenque.
Lo accompagno a cenare e io mi prendo il solito te di manzanilla
e poi a letto, domani tanto per cambiare ci dobbiamo alzare
presto.
3 Dicembre
Ero così curioso di vedere questi autobus
della Altos (una compagnia che non avevo mai preso) ...
quando ci siamo trovati di fronte alla stazione la solita
ciofeca della Cristobal Colon non ho potuto trattenere un’imprecazione.
Ad ogni modo alle 7:45 partiamo da San Cristobal e arriviamo
alle 11:30 a Ciudad de Cuauahtemoc dopo
quasi 4 ore contro le 3 programmate. Perché ?? Perché
l’autista quando mancano non più di 10Km alla
destinazione decide di fermarsi a mangiare in un paesino
sperduto. Lì, abbiamo lasciato almeno ¾ d’ora.
Insieme a 2 ragazzi tedeschi, una volta arrivati, prendiamo
il taxi (10p) che ci porta al confine, dove compiliamo le
solite carte all’ufficio di immigrazione del Guatemala,
con 30 Pesos aggiuntivi otteniamo il visto. Valichiamo il
ponte e ... siamo in Guatemala !!!
Da questo momento inizia uno dei viaggi più allucinanti
ma allo stesso tempo più incredibili che abbia mai
fatto, lo scopo è di arrivare a Panajacel sul lago
Atitlan. Come prima cosa prendiamo un autobus a La Mesillia
(la città di confine) per arrivare a Huehuetenago.
Questo è un bus delle galline (chicken bus) tutto
colorato, hanno caricato sul tetto i nostri zaini e sono
partiti (25Q). C’eravamo solo noi, la coppia di tedeschi,
un’altra coppia di spagnoli e altre due persone del
luogo.
L’equipaggio era composto dall’autista e da
un ragazzo che vendeva i biglietti.
Ci sembrava strano che fossimo così pochi ... INFATTI
... il ragazzo mentre il bus si muove per la cittadina inizia
a gridare “HUEHUE!!!” “HUEHUE!!!”
(Huehuetenago abbreviazione). In breve il bus si riempie
all’inverosimile. Sui posti da due siamo in quattro,
persone che ti si appoggiano, i bagagli che vanno ovunque,
sacchi con dentro delle povere galline messi sotto il sedile
... e il ragazzo riesce a divincolarsi tra la gente per
riscuotere quanto dovuto. Oltretutto il bus fa molte fermate
e il ragazzo continua “HueHue!!!” “HueHue!!!”
anche quando è evidente che non ci sta neanche uno
spillo. Tra una fermata e la successiva l’autobus
procede a forte velocità tra queste strade di montagna
circondate completamente da boschi. L’autobus stesso
è sporchissimo e i Guatemaltechi hanno un bruttissimo
vizio: comprano bibite, gelati, patatine e poi una volta
finito ....Oplà !! tutto fuori dal finestrino ! C’è
anche chi sputa continuamente sul bus (solo uomini per la
verità). Io ero stretto tra un contadino che ha dormito
tutto il tempo e una donna india con il suo fagottino con
dentro il bimbo. Ad un certo punto doveva pagare ed ha passato
il fagotto a me ... bhè anche questo è il
Guatemala ! Siamo arrivati a Huehuetenago dopo quasi 2 ore,
cambiamo al volo il chicken bus e i nostri 2 zaini volano
quasi da un tetto all’altro. Questo bus va in direzione
Quetzaltenago, ma noi dovremo scendere e cambiare a Cuatro
Caminos. C’è una differenza sostanziale tra
il primo e questo secondo bus: qui c’è la musica
a palla !!Musica Latina, Tecno, italo-spagnola, telecronache
di partite e chi più ne ha più ne metta.
“Quetza !!!” “Quetza!!!” continua
a gridare il ragazzo ... basta siamo già strapieni
!(penso io). A metà tragitto ci avvertono che il
bus dietro di noi va direttamente a Panajacel. Scendiamo
in mezzo alla strada e trasbordiamo gli zaini, sennonché
sbagliano zaino, non è quello di Giancarlo! Lui si
arrampica sul tetto del bus ormai in movimento e se lo prende
... al volo !
Questo nuovo autobus è più moderno, ha addirittura
la televisione, trasmettono Titanic ! Gesti scaramantici
sono d’obbligo. Non c’è posto a sedere,
perciò ci danno degli sgabellini da posizionare tra
le due file di sedili... e la strada continua su e giù,
destra e sinistra tra i verdi altopiani del Guatemala. Aggiungo
anche che sui chicken bus ogni tanto sale qualche predicatore.
Noi ne abbiamo beccati due, il primo vendeva degli unguenti
miracolosi contro ogni tipo di malattia della pelle, il
secondo predicava qualcosa di religioso che non ho ben capito...
e tutto questo in bus stracolmi !!
Pensavamo fosse finita, pensavamo che questo autobus moderno
ci lasciasse a Pana, invece NO !! Ci lascia al bivio di
Los Encontros e prosegue diritto verso Città del
Guatemala. A questo incrocio aspettiamo pazientemente un
nuovo Chicken bus. Dopo circa 10 minuti eccolo, arriva !
Mettiamo gli zaini sul tetto e partiamo. Ma non è
ancora finita, arriviamo a Sololà e ci dicono di
cambiare bus se vogliamo andare a Pana. Inizia a piovigginare,
noi di corsa trasferiamo gli zaini su un altro bus ... questa
volta l’ultimo! La strada che conduce da Sololà
a Panajacel ha una pendenza mostruosa,
si parte, infatti, da 2200mt e si arriva a 1500mt ... il
tutto in meno di 10Km. In compenso il panorama sul lago
circondato dai vulcani è incantevole. Verso le 18
arriviamo finalmente. Ci dirigiamo verso la Celle Santander
che porta verso il lago. E’ tutto un susseguirsi di
negozietti d’ artigianato e ristoranti. Passiamo in
rassegna diversi Hostal e Posades, alla fine ne troviamo
una molto gradevole, con il suo cortiletto interno, le camere
disposte come in una corte, stanza spaziosa e acqua caldissima
!!! Il tutto per 40Q a notte (doppia). Il posto si chiama
Posada Monte Rosa situata in Calle de Monterrey, una traversa
di Santander verso il lago. Dopo la doccia, ceniamo alla
“Plancias” con un eccellente pollo al limone
e patatine. Chiudo la giornata con l’immancabile internet
point e ripenso ... MA CHE GIORNATA !!!
4 Dicembre
Il minivan puntualissimo ci viene a prendere alle
8, oggi è giovedì e a Chichicastenago
c’è il mercato. Ieri sera, stanchi degli innumerevoli
cambi di Chicken bus, abbiamo prenotato il trasporto a Chichi
con questo mezzo diretto anche se più costoso (65Q).
Ci vuole circa 1 ora di strade anche in grossa pendenza,
con noi ci sono anche dei Canadesi, dei francese e forse
due tedeschi (immancabili e presenti ovunque).
Abbiamo saltato la colazione perciò ci fermiamo in
un localino a Chichi ... e i miei occhi cosa vedono ?!?
Caffè espresso !! E vai che voglio provarlo, sono
stanco della solita brodaglia scura, Giancarlo invece è
più abituato, è per metà francese !
Il caffè è ottimo e la torta al formaggio
che lo accompagna anche ! Prima di addentrarci nel mercato
preleviamo qualche Quetzal con la carta ad un bancomat perché
sappiamo già quei soldi dove andranno a finire...
in realtà solo una parte sarà destinata alle
compere. La giornata è nuvolosa, eravamo partiti
da Pana con il cielo terso e siamo arrivati qua con le nuvole.
Non fa niente, i mille colori del mercato risplendono anche
senza lo sfondo del cielo blu. Ci perdiamo tra le bancarelle
di stoffe, teli, maschere di legno, tovaglie, cappelli ...
insomma c’è di tutto ed è tutto coloratissimo.
Visitiamo anche la Iglesia De Santo Tomas sulle cui scalinate
viene bruciato incenso e all’interno ci sono gli immancabili
aghi di pino con le innumerevoli candele.
E’ bello osservare la gente che passa, i volti degli
uomini e delle donne, ma soprattutto i volti dei bambini.
Ce ne sono tantissimi e di tutte le età, da quelli
piccoli portati nella sacca dietro la schiena della mamma
a quelli più grandi sempre pronti a venderti qualche
oggettino.
Le foto le faccio in maniera più discreta possibile,
anche se alla fine smetto di osservare quel turbinio di
volti da un obiettivo e mi siedo e guardo ... guardo semplicemente
chi passa, chi mi sorride, chi mi vuole vendere qualche
cosa .... mi sembra di essere in un altro mondo, ma mi trovo
bene e mi sento a mio agio.
Nel frattempo anche il sole mostra qualche timido raggio.
E così il tempo passa, quasi non me ne accorgo, guardo
l’orologio è la una. Inizio ad avere fame e
mi dirigo nella zona del mercato dove vendono la frutta.
Casualmente incontro Giancarlo, anche lui in giro senza
una meta precisa. Prendiamo quei sacchettini trasparenti
contenenti molti tipi di frutta: mango, ananas, melone e
anguria. Il caldo inizia a farsi sentire e la frutta è
proprio ciò che ci voleva (buonissima). Ci riavviamo
verso il minivan, abbiamo appuntamento alle due, le compere
le abbiamo già fatte. Ancora 1 ora di viaggio e siamo
di nuovo a Pana. Possiamo vedere il lago finalmente, ieri
sera era troppo buio e questa mattina siamo partiti presto
per Chichi, l’acqua è inondata dalla luce del
sole e sullo sfondo i tre vulcani (Toliman, Atitlan e San
Pedro) troneggiano sulla riva del lago opposta a Panajacel.
Cammino lungo la spiaggia mentre Giancarlo è andato
a mangiare un boccone. Mi informo su orari e costi per andare
a Santiago di Atitlan domani. In pratica c’è
una barca pubblica che per 30Q ti porta in un’ora
a Santiago. Quella privata invece ci mette 20/30 minuti
ma costa la bellezza di 300Q. Ad ogni modo la partenza è
per le 9:30 di mattina, vedremo se la voglia e la curiosità
domani ci porterà a fare questa gita, piuttosto che
dedicare qualche ora al riposo. Domani sera dobbiamo partire
per Antigua.
Il tardo pomeriggio lo dedichiamo alla ricerca di un paio
di scarpe tipo Trekking per Giancarlo, ma trovare un numero
44 è un’impresa in questo paese. Quasi tutti
i negozi arrivano fino al 41!!
La serata la passiamo in un bel localino dove mangio lomo
al vino tinto con la solita cerveza Gallo come ieri. E’
la birra nazionale del Guatemala (spendiamo 43Q a testa).
Tira un vento piuttosto freddo, le strade sono semideserte,
noi ci riavviamo alla posada.
5 Dicembre
Ci alziamo alle 9, dobbiamo ancora mettere a posto
gli zaini, fare la doccia e fare colazione ... OK, la gita
a Santiago de Atitlan in barca salta. Inconsapevolmente
entrambi non avevamo voglia di fare 2 ore di barca (andata
e ritorno), perciò ce la siamo presa piuttosto comoda,
questa sera ci trasferiremo ad Antigua e quindi una sana
giornata di far niente qui a Pana ci sta più che
bene ... anzi altro che far niente, c’è una
splendida giornata di sole, un cielo terso con almeno 30
gradi e noi abbiamo un bel pò di roba da lavare ...
Giusto davanti alla nostra porta c’è il lavatoio...
sapone alla mano e si comincia. Il tutto lo stendiamo sui
fili del terrazzo, il sole picchia molto, credo che entro
2 ore avremo la biancheria asciutta.
Per colazione ci infiliamo in una “panederia”
che avevo già adocchiato ieri (“Pan Pane”
se non ricordo male). Ci sono tantissimi dolci, la macchinetta
per il caffè e il frigo per le bibite. Davanti a
tutto quel ben di Dio, esagero: un dolce al formaggio, una
torta al cioccolato e un succo di mela, per un totale di
2200 calorie, vale a dire l’apporto medio giornaliero
... ma si, chi se ne frega devo mica stare a dieta. Gozzovigliamo
tra le vie di Pana e anche lungo il lago. All’ora
di pranzo, visto il caldo (e soprattutto vista la colazione!)
non abbiamo molta fame, perciò della frutta fresca
con Yogurt è l’ideale. Il minivan che ci porterà
ad Antigua arriverà alle 16 (80Q, lo abbiamo prenotato
questa mattina), ma noi alle 3 siamo già nella posada
stravaccati sulle sedie all’ombra. Il proprietario
del posto ha 2 bambini piccoli, uno di 4 e uno di 5 anni,
mi vedono lì, nullafacente sulla sedia e mi coinvolgono
subito in una partita a pallone (con più di 30 gradi)
... bastano poche parole, la palla, la manina del bimbo
più piccolo che mi trascina in cortile.
La situazione è questa: il bimbo più piccolo
è in porta formata con i paletti dell’orto
di sua mamma, mentre io e quello più grande ci sfidiamo
a chi fa più goal ! Il tutto per più di ½
ora sotto un sole accecante. Alle 16 arriva puntuale il
minivan ed interrompiamo la partita, carichiamo gli zaini
e appena prima della partenza i bimbi ci corrono incontro
a salutarci sorridenti ... dei sorrisi indimenticabili.
Per la cronaca ho vinto io 4 a 2 .... sono troppo forte
!!!
Di nuovo ci risiamo con il su e giù, a destra e sinistra
sempre passando da queste montagne così boscose.
Per coprire i 120Km ci vogliono circa 2 ore e mezza, arriviamo
ad Antigua che è già buio.
Troviamo alloggio al “Casa de Santa Lucia N 4”
nell’omonima via. La stanza è molto pulita
e abbastanza spaziosa e l’albergo (100Q la doppia)
è davvero molto carino con delle balconate interne
tramite le quali si raggiunge ogni stanza. I piani sono
2 e le balconate sono sorrette da colonne di legno. Usciamo
a mangiare e subito ci accorgiamo che Antigua è piena
di vita, tanti giovani, tanti locali, tantissimi stranieri
(nel nostro albergo la stanza che abbiamo preso era l’ultima
disponibile) che vengono qui per mesi a studiare lo spagnolo
e vivere l’atmosfera di una se non la più bella
città coloniale del CentroAmerica. Entriamo a mangiare
in un ristorante argentino situato proprio all’inizio
della 5° Avenida Norte. Mangiamo ovviamente carne, le
porzioni non sono abbondanti ma la qualità è
ottima. Tentiamo poi di entrare in una discoteca, all’inizio
ci siamo solo noi e i guatemaltechi, poi arrivano anche
gli stranieri. La musica Techno non è un granché
, però le 12:45 arrivano presto: a quell’ora
la discoteca deve chiudere (in Italia iniziano a quell’ora)
e poi tutti a nanna. Io e Giancarlo ci ritroviamo a camminare
nelle strade deserte di Antigua per tornare all’albergo,
anche a queste ore la città ha qualcosa di magico.
6 Dicembre
Prima delle 8 apro gli occhi perché da fuori
c’è un continuo vociare di persone e dalla
strada entrano i vari rumori. Mi giro e rigiro e macchè
non riesco a prendere sonno a questo punto mi alzo! Questo
albergo è veramente buono ma le camere al piano terra
come la nostra risentono di tutti i rumori mattutini. Faccio
un primo giretto in attesa della colazione e mi rendo già
conto di quanto, questa città, sia un gioiello. Le
strade lastricate con pietre, le vie e i cortili che sembrano
il prodotto di un bellissimo disegno, i tanti locali e le
altrettanto numerose scuole di spagnolo. Proprio in queste
scuole moltissimi stranieri passano settimane o mesi ad
imparare e a studiare questa lingua.
Giro per le vie e spesso mi trovo di fronte la sagoma imponente
del vulcano Agua ... l’unico di una zona ad altissima
densità di vulcani a non aver mai eruttato.
Le chiese, le chiese di Antigua meritano un discorso a parte,
ce ne sono numerosissime e tutte portano i segni del loro
burrascoso passato fatto di terremoti, ricostruzioni e terremoti
ancora. La cattedrale nella zona centrale non è di
per sé una meraviglia, ma sul retro si possono vedere
i resti di quella che un tempo le dava una dimensione enorme.
Ora di quella parte di cattedrale non rimangono che delle
arcate immense sotto il cielo blu di Antigua, molte macerie
e la tomba di Bernan Diaz del Castillo, conquistador e fondatore
del Guatemala.
Ridotto ormai un rudere è il convento della Recolection.
E’ impressionante muoversi tra le rovine e sapere
di essere nel centro della chiesa dove magari c’era
l’altare, oppure essere in questa o quella cappella
solo grazie all’aiuto della piantina che ci viene
consegnata con i biglietti di ingresso. Come dice la Lonely,
questo posto è il simbolo più toccante di
Antigua.
Anche San Francisco è danneggiata ma la chiesa è
agibile ed ha anche una facciata molto bella. A lato si
accede alle rovine, la grandezza passata di questo posto
fa veramente impressione, infatti le rovine occupano un’area
di almeno tre volte quella della chiesa. Siamo arrivati
un pò tardi in questo posto, ma sono riuscito lo
stesso a farci aprire dalla gentile signora che vendeva
i biglietti e ... ne valeva sicuramente la pena. Di chiese
semi-diroccate ne esistono tante altre come Santa Clara
o il Convento de la Compania de Jesus; è bello vagare
per Antigua tanto se ne trova sempre una da vedere.
Una menzione particolare merita la Merced, distrutta e poi
più volte ricostruita, la facciata barocca attuale
gialla e bianca risale al secolo scorso e vale da sola la
visita. Anche qui esistono le rovine dove si può
ammirare una fontana enorme.
Dalla terrazza del nostro albergo si vede uscire il fumo
dal cratere del vulcano Fuego ed è sempre lì,
minaccioso su questo gioiello che tanto ha avuto ma che
altrettanto la natura gli ha tolto impietosamente. Non nascono
che l’attrattiva di Antigua sono anche le sue rovine,
ma sicuramente questo non basta a spiegare il numero di
persone che arrivano qui ... forse non bastano neanche le
sue vie caratteristiche, i vulcani, le sue scuole di spagnolo
a spiegarlo. Il suo segreto penso sia la vita, la vivacità
che infonde e di cui noi siamo sempre alla ricerca anche
inconsapevolmente. Bhè forse adesso è ora
di andare a letto, anche questa sera abbiamo fatto tardi
e domani dobbiamo alzarci presto e salutare questo piccolo
gioiello incastonato negli altopiani del Guatemala.
7 Dicembre
E ci risiamo ... il chiasso mattiniero mi sveglia,
ma giusto qualche minuto prima della sveglia visto che alle
7:30 abbiamo un minivan che ci porterà a Città
del Guatemala e successivamente con un bus della “Maya
De Oro” andremo a Flores (240Q = 200 + 40 da Antigua
a Città del G.).
La decisione di andare a Flores senza fermarsi a Livingston
per me è stata un pò sofferta in quanto lo
avevo previsto nel programma originario; ero interessato
a vedere i Garifuna questa popolazione nero-rasta del Guatemala.
Discutendone poi con Giancarlo, è emerso che lui
era più interessato a fare qualche giorno nello Yucatan,
perché non c’è mai stato e di posti
da vedere ce ne sono molti. Ed eccoci allora alla stazione
dei bus ad aspettare quello per Flores e non quello per
Puerto Barrios (città da dove si prende poi la barca
per Livingston).
Devo dire che fino ad ora per tutto il viaggio in Messico
e in questa parte del Guatemala non ho mai avuto sensazioni
di pericolo o comunque di allerta, bhè per la prima
volta in questa stazione ho come un senso d’ allarme.
Non che ce ne sia un motivo diretto, ma le facce che girano,
la gente di corsa e il luogo, un pochino isolato, non mi
lasciano tranquillo... forse è solo impressione dovuta
a ciò che ho letto di questa città. Alle 10
comunque il bus parte e mi lascio alle spalle Città
del Guatemala con tutte le mie impressioni.
Sono 8 ore di viaggio che passano lentamente e in più
il cambio del bus si rompe 3 volte con relative soste, gli
autisti fanno anche da meccanici e in poco tempo riescono
a farlo funzionare.
Flores è un’ isola sul lago
di Peten Itzà ed è collegata alla città
di Sant’Elena da una lingua di terra artificiale di
500mt. Questa regione del Guatemala, il Peten, è
la più ricca di siti archeologici ed è in
gran parte composta da foresta tropicale ... in un certo
senso è la continuazione del Chiapas messicano con
cui confina.
Prima di arrivare a Sant’Elena il bus si ferma e ci
indicano un minivan che ci condurrà a Flores ...
annuso subito la gabola ... le persone del minivan ci portano
prima nella loro agenzia per prenotare l’escursione
a Tikal e il bus del giorno dopo per Chetumal in Messico.
Il prezzo proposto è buono (240Q) e perciò
accettiamo visto anche che a Flores non avremmo trovato
di meglio.
Tra gli alberghi segnalati dalla Lonely scegliamo il Petenchel
(80Q la doppia) con camere spaziose e pulite.
La serata si conclude con un piatto di pasta veramente eccezionale
sulle rive del lago (la “villa dello Chef” 35Q)
... dopo una breve passeggiata nella piccola isola andiamo
a dormire presto visto che la sveglia sarà alle 4:30
per vedere l’alba dalle piramidi di Tikal.
8 Dicembre
Ed arriva il giorno di Tikal, noi alle 5 siamo
già sul bordo della strada ad aspettare il bus che
parte con qualche minuto di ritardo. E’ ancora buio
e provo a chiudere gli occhi, ma non per dormire ma per
ricordare ... ricordare i giorni passati su quei libri illustrati
quando ero adolescente, a vedere ed ammirare queste piramidi
nella jungla, Tikal e Palenque sono sempre stati un pochino
dei sogni, il secondo si è avverato 5 anni fa quando
per la prima volta venni in Messico.
Il primo si sta per avverare.
Quei libri ora li ho a casa consumati con la lettura e l’immaginazione.
Mi vedevo girare nella Gran Plaza e restavo ore tra le due
piramidi, vedevo intorno a me quegli animaletti che assomigliano
a procioni con la coda lunga (coati ?) ... e poi la foresta,
le scimmie e le rovine ormai avvinghiate dalle radici degli
alberi. Una cosa che mi ha sempre affascinato è la
vista che si gode dal TEMPIO IV ... chilometri e chilometri
di sterminata foresta da cui esce ogni tanto la punta di
una piramide e spostare lo sguardo all’orizzonte senza
mai vedere la fine di quell’immenso tappeto verde.
Ogni posto, ogni luogo a Tikal ti porta indietro nel tempo
quando questa città dominava su una grossa parte
del mondo Maya. Negli ultimi anni ho rivissuto quei ricordi
di bambino attraverso i resoconti e le foto di chi c’era
stato e questo ha mantenuto viva la mia voglia di vedere,
di andarci.
L’alba spunta dopo 1 ora e noi siamo appena entrati
nel parco di Tikal (50Q), ci vorranno altri
20 minuti per arrivare alla strada per le rovine ... ma
poco importa ormai ci siamo. Ce la prendiamo pure comoda,
scendiamo dall’autobus, facciamo colazione con una
frittata con prosciutto e poi ci avviamo. I lunghi sentieri
tracciati all’interno della foresta tolgono un po’
di magia a questo luogo, rendendolo più accessibile,
più turistico e meno “Mundo Perdido”
come lo chiamano qui. Ma il fascino resta soprattutto a
queste ore del mattino quando devi ancora indossare un maglione
leggero per non sentire freddo. Presto la situazione cambierà,
entro 1 ora qui farà un caldo torrido, ma per adesso
ci godiamo questa passeggiata nella natura che si sta risvegliando.
E’ una natura rigogliosissima con i rami che si confondono
con le radici e contribuiscono a formare delle forme bizzarre.
Ogni tanto ci fermiamo a sentire il ruggito delle scimmie
che rimbomba nella foresta e riusciamo anche ad individuarle
tra i rami più alti a saltare da un posto all’altro.
Finalmente vediamo il retro della sagoma scura del TEMPIO
I, questo vuol dire che siamo arrivati alla Gran Plaza,
questo vuol dire che da qui in avanti ripercorrerò
nella realtà le emozioni che provavo davanti ai libri.
Seguirò alla lettera tutto ciò che avrei voluto
fare se fossi stato qui quando ero un ragazzino perché
in fondo questo è anche il mio Mundo Perdido.
9 Dicembre
Chissà per quale novità ci alziamo
alle 4:30, abbiamo il bus che da Flores ci porterà
a Chetumal in Messico alle 5. Chissà che novità
il bus arriva alle 5:45 e non è certo dei più
confortevoli. Dovremo affrontare 7 ore di viaggio in un
minibus con diverse altre persone, un pochino stretti. Ma
ci sono anche Monica e Claudio una coppia torinese che più
o meno ha fatto il nostro giro, ci siamo forse intravisti
ad Antigua ... ieri a Tikal abbiamo completato la conoscenza.
Bhè menomale che sono due ragazzi molto simpatici
e sicuramente il viaggio insieme sarà più
piacevole visto che vanno anche loro a Tulum. Nella prima
parte del viaggio incontriamo della nebbia che avvolge la
foresta, poi dopo circa 1 ora e mezza arriviamo al confine
con il Belize ... e spunta anche il sole.
Solita trafila, tiriamo giù i bagagli, passiamo dalla
dogana del Guatemala e poi all’Immigration del Belize...
il minibus ci aspetta dalla parte opposta, ci aspetta la
traversata di tutto il Belize.
Cerco di stare sveglio per cogliere più particolari
possibili di questo paese, con la gente di colore, sembra
di essere in Jamaica, con tutte quelle treccine, palme ovunque
e le tipiche casette di legno tipo palafitta. Ad ogni modo
si vede che è un paese più ricco rispetto
al Guatemala.
Ci fermiamo a Belize City per una breve sosta, ammetto di
aver avuto la tentazione di prendere una di quelle barche
per Cayo Caulker ... ma poi ci ho ripensato.
La strada diventa interna e non più costiera passando
per Orange Walks.
Anche qui il paesaggio è tipicamente tropicale. Dopo
circa 3 ore di viaggio lasciamo il Belize pagando 30 dollari
beliziani e rientriamo in Messico, ma cosa vedo, no! ...
ancora il semaforo, per fortuna è verde e posso passare.
L’autista ci porta fino alla stazione dei bus di Chetumal
dove prendiamo al volo il bus per Tulum delle 13:30 (115p).
Da qui in 3 ore ½ arriveremo a Tulum
Pueblo dove tutti e quattro prendiamo un taxi per raggiungere
la zona delle cabanas lungo la spiaggia (35p). Ci facciamo
portare alle cabanas di Don Armando ora chiamate Zazil-Kim
; sono in muratura con il tetto in paglia e ci sembrano
tutte abbastanza sicure (190p). Inizia a far buio e qui
non c’è corrente elettrica. Decidiamo di fermarci,
i bagni sono in comune con le altre cabanas, ma sembrano
piuttosto puliti.
Anche con il buio e con l’unica luce della nostra
torcia intravediamo subito che qui è un paradiso.
Le cabanas sono immerse tra le palme, la sabbia è
bianchissima e la luna piena illumina il mare cristallino,
il mare dei Caraibi. Usciamo subito a cena perché
la fame è molta dopo una lunga giornata di viaggio.
Andiamo nel ristorante delle cabanas di fianco alle nostre
e prendiamo del pesce, in particolare dei camarones ...
e loro cosa fanno ?? Ce li portano immersi nel Ketchup,
in Guatemala lo mettevano ovunque e adesso anche qui ! Ad
ogni modo mangiamo il tutto (80p) ne poi tutti e quattro
andiamo a passeggiare lungo la spiaggia illuminata da una
splendida luna piena ... eh si ! siamo arrivati di sera
ma si vede già che le spiagge di Tulum sono un angolo
di paradiso tropicale.
10 Dicembre
Alle 5:30 apro gli occhi, volevo vedere l’alba
... c’è già una sfumatura rossa nel
cielo e c’è già abbastanza luce per
rendermi conto di dove siamo: la spiaggia è bianchissima,
molto farinosa, palme da cocco ovunque e il mare velato
dalle mille sfumature che solo un’alba di queste latitudini
può dargli. Ci sono già altre persone sedute
in spiaggia o a dormire su un’amaca appesa tra due
palme.
Verso le 6:10 nasce dall’oceano una enorme palla rossa
che inizia a rischiarare questo angolo di paradiso ... non
riesco neanche a fare una foto abbagliato dai colori che
mi circondano.
C’è luce, ora inizia un nuovo giorno nell’eden.
Mi rimetto a letto, così per recuperare le fatiche
di questi giorni, nel mio letto sotto la zanzariera penso
al luogo dove sono, al Messico e al viaggio fatto sino ad
ora... finché non mi riaddormento.
Sono quasi le 9 quando ci ritroviamo tutti e 4 per la colazione
a base di Yogurt e frutta con succo di arancia per quanto
mi riguarda (37p). Ci dirigiamo poi sulla spiaggia dove
passeremo un paio di ore tra sole e bagni nel mare ... ritorno
a fare il bagno qui dopo 5 anni ... ero qualche Km più
su a Playa del Carmen. Verso l’ora di pranzo si annuvola
il cielo e la temperatura scende di quanto basta per farci
decidere di fare una passeggiata alle rovine di Tulum. Anche
qui c’ero già stato ma le rivedo volentieri
(ingresso 37p). Non sono resti stupefacenti, ma la loro
posizione a picco sull’oceano è molto suggestiva.
Giriamo per circa 1 ora quando percorriamo a piedi gli 800mt
circa che ci separano dall’ingresso principale del
sito e prendiamo un taxi (20p)per andare a pranzare a Tulum
pueblo, sicuramente molto più economico e con porzioni
più abbondanti rispetto ai vari ristoranti nelle
cabanas. Infatti, nelle vicinanze della stazione dei bus,
sullo stesso lato, troviamo un posticino frequentato dai
locali e con 30pesos mangiamo mezzo pollo a testa, relativo
contorno e le bibite. Nel primo pomeriggio il cielo è
molto nuvoloso, non facciamo in tempo ad entrare in un internet
point e a procurarmi un taglio sul pollice, che si scatena
il diluvio ... il tutto dura circa ½ ora, ma lascia
il clima freschino perciò addio alla nostra prospettiva
di tornare in spiaggia.
Ad ogni modo usiamo il tempo per informarci sui vari orari
dei bus.
Nel tardo pomeriggio consumiamo avidamente un’ananas
che ho comprato dal sapore dolcissimo e poi concludiamo
la serata con una mangiata di pesce da “Don Cafeto”,
sempre a Tulum Pueblo.
Spendiamo circa 140p a testa, la cifra forse più
alta pagata qui in Messico, ma è meglio anche ricordare
che a Milano con la stessa cifra vai a mangiare una pizza.
Il cielo è molto più chiaro ora e si vedono
bene le stelle, facciamo ritorno alle cabanas scortati dalla
solita luna e ... dalla luce della nostra torcia.
11 Dicembre
Ancora una volta la luce dell’alba mi sveglia
con il sottofondo delle onde del mare ... sicuramente molto
meglio che il suono della sveglia. Facciamo colazione presto
con lo Yogurt e la frutta. Andiamo poi subito in spiaggia.
Il sole è già alto ma la temperatura non è
così elevata per la pioggia di ieri.
Ancora una volta lo scenario è da incanto, l’acqua,
sopratutto il mattino, assume svariate tonalità di
azzurro e la sabbia bianca acceca come la neve in montagna.
Passiamo diverse ore così a prendere il sole, fare
il bagno e lunghe passeggiate sulla spiaggia. Verso le 2,
insieme a Monica e Claudio, i 2 ragazzi torinesi, decidiamo
di prendere un taxi per andare a vedere il Gran Cenote (70p).
I cenotes sono pozze d’acqua dolce formati da fiumi
sotterranei, spesso localizzati in delle grotte o cavità
sotterranee. Lo Yucatan è pressoché privo
di fiumi superficiali, perciò i popoli precolombiani
li utilizzavano come riserva di acqua e, in alcuni casi,
anche come luoghi di sacrifici. Di cenotes ce ne sono molti,
la maggior parte sono specchi di acqua superficiali, ma
in molti altri l’acqua scorre tra stalagmiti e stalattiti
in delle cavità parzialmente aperte e dove penetra
quindi la luce solare. Proprio in cenotes di quest’ultimo
tipo è molto divertente fare il bagno anche se l’acqua
non è certo quella del mare come temperatura.
Il Gran Cenote è uno di questi e si trova ad una
decina di Km da Tulum o forse meno. L’ingresso costa
50p ed e’ aperto fino alle 16. Abbiamo così
1 ora ½ in cui nuotare tranquillamente tra le stalagmiti
in un’acqua cristallina on dei riflessi blu come una
piscina. In alcuni punti l’acqua è alta pochi
centimetri, ma in altri sprofonda a più di 10 metri.
I pesci ci girano attorno ovunque e le caverne sono un contorno
molto suggestivo. Quando decidiamo di uscire ad asciugarci,
arriva una comitiva di una trentina di persone di un “All
Inclusive” con tanto di braccialettini di riconoscimento
... appena in tempo !! fare il bagno con tutta questa gente
sarebbe stato impossibile. Torniamo alle nostre cabanas
e ci rimettiamo in spiaggia per l’ultimo sole della
giornata. Un consiglio che mi sento di dare è quello
di non fermarsi a mangiare nei vari ristorantini delle cabanas
sulle spiagge, sono molto cari e mediamente la qualità
del cibo è scarsa. Conviene andare a Tulum Pueblo
con un taxi. Ciò che si troverà sarà
comunque più conveniente inclusa la corsa in taxi
di 35p.
Noi abbiamo trovato un posticino sullo stesso lato delle
stazione dei bus, avanti un 100mt che si chiama “Poleria
Dona Rosa” , è sempre molto frequentata dai
locali e per 30p si mangia una quantità industriale
di pollo accompagnato da riso e verdure. Noi questa sera
decidiamo di tornarci (come ieri a mezzogiorno) e non abbiamo
certo modo di pentircene.
La serata la chiudiamo in spiaggia noi quattro su un telo
e una bottiglietta di mezcal, solo che, arrivati alla fine,
nessuno ha il coraggio di ingoiare il verme .... e la serata
finisce così, tra molti discorsi, delle risate ...
sotto un mare di stelle.
12 Dicembre
Oggi è giorno di saluti, ci congediamo da
Claudio e Monica il mattino presto, abbiamo passato 3 belle
giornate insieme. Siamo diretti con il bus delle 9 a Chichen
Itzà. Arriviamo dopo 3 ore circa e non è
il massimo visitare questo sito sotto il sole a picco, l’ingresso
di 87p è un po’ caro, ma per il posto archeologico
più famoso dello Yucatan, sicuramente ne vale la
pena.
Io l’ho già visitato nel mio precedente viaggio
nel ’98, ma lo rivedo anche questo molto volentieri
... fu una visita frettolosa ed oggi mi voglio godere dei
particolari che all’epoca avevo tralasciato. Primo
fra tutti i bassorilievi incisi nella pietra del campo di
pelota e di tutte quelle strutture che circondano “El
Castillo”. La piramide si rivela la solita impresa,
non tanto per salire, quanto per scendere ... è ripidissima
! Dopo il ‘caracol’ e l’edificio delle
monache, ci concediamo qualche minuto di riposo al cenote
dei sacrifici, dove ultimamente gli archeologi hanno trovato
dei resti umani con degli oggetti rituali. Riprendiamo i
nostri zaini dal deposito e saliamo sul bus delle 16:30
che ci porterà a Playa del Carmen.
Anche Playa la visitai durante il mio viaggio precedente,
era già un luogo iper-turistico, ma voglio vedere
se e com’è cambiata. Il nostro bus ci mette
più tempo del previsto in quanto si ferma, senza
apparenti motivi, dalla polizia municipale di Valladolid;
detto questo arriviamo a Playa verso le 8:30 di sera ...
siamo piuttosto stanchi. Ci dirigiamo immediatamente verso
la Quinta Avenida per cercare una posada e quanto vedo,
mi lascia di stucco. Tantissimi negozietti e ristorantini,
una marea di gente che si fa le vasche lungo questo viale,
pochissimi messicani e tanti turisti, soprattutto italiani...
ho una gran voglia di scappare, di girare i tacchi con il
mio zaino e dirigermi altrove, ma sono troppo stanco per
pensare anche a dove.
Troviamo alloggio alla posada “Conchita Maria”
sulla 5 avenida per 200p la doppia: non è neanche
male. Ci cambiamo ed usciamo a mangiare qualcosa, visto
che è da questa mattina che non tocchiamo cibo vero
... solo un panino e qualche pasticcio. Mangiamo un pochino
in fretta per la fame, facciamo 2 passi e ci dirigiamo subito
a letto.
Come è cambiata Playa, non che prima fosse un gioiello
del turismo alternativo, ma oggi mi sembra, anzi non mi
sembra di essere più in Messico, ma proiettato a
Riccione in viale Ceccarini (?) a Ferragosto. Bhè
aspettiamo domani forse la vedrò sotto una luce diversa
... con questi pensieri mi addormento.
13 Dicembre
Spesso ho viaggiato da solo e ogni tanto, anche
quando sono in compagnia, sento la necessità di ritagliarmi
uno spazio, qualche ora mia per riflettere, pensare o semplicemente
abbandonarmi a ciò che mi passa per la testa. Soprattutto
in questi luoghi così lontano da casa mi aiutano
a riflettere meglio su me stesso o, in alcuni casi, paradossalmente
mi aiutano a non pensare troppo.
Oggi è uno di quei giorni così mi sveglio
presto, faccio colazione con Giancarlo e poi inizio a camminare
sulla lunghissima spiaggia di Playa, dalla zona centrale,
sovraffollata di gente, percorro circa 3Km sul bagnasciuga
arrivando fino a dove, sulla spiaggia bianca, per centinaia
di metri non c’è nessuno ... e ogni tanto stendo
il mio telo e mi fermo ad osservare il mare.
In questi punti sembra davvero una piscina un color turchese
molto uniforme. Posso così abbandonarmi ai miei pensieri
e cerco di fare qualche considerazione su questo viaggio
stupendo ormai agli sgoccioli. Sollevo il telo e riparto
alla ricerca di un altro posto dove fermarmi a guardare
il mare o a fare il bagno. Oggi il tempo fa i capricci,
esce il sole, si riannuvola, c’è il vento e
per qualche minuto anche una leggera pioggerella.
Sembra che il tempo segni bene il mio umore di oggi, molto
variabile e senza un perché cambia atteggiamento.
Mi sono allontanato ormai molto, è tempo di tornare,
sulla via del ritorno continuo con le mie pause, le mie
soste nei punti che più mi aggradano e così
ristendo il mio telo colorato comprato nel Chiapas che qui,
nello Yucatan, ha un prezzo quintuplo rispetto a ciò
che ho pagato. Ma ogni cosa è molto più cara
e fortunatamente tutto ciò che ho comprato proviene
da San Cristobal o da Chichicastenago.
Ritorno nella posada verso la 1, Giancarlo è già
tornato anche lui dal mare. Andiamo a mangiare un piatto
di frutta esagerato e dei frullati buonissimo in un localino
non molto distante dal nostro alloggio, sempre sulla 5°,
in direzione però opposta al centro.
Giancarlo si è spaventato del sovraffollamento di
Playa, così nel pomeriggio torniamo nei luoghi più
isolati che avevo visitato la mattina. Playa del Carmen
sembra la riviera romagnola ad Agosto e la 5° avenida
è simile a Viale Ceccarini a Riccione, ma in questi
luoghi così lontani dal centro sembra di tornare
alla quiete di Tulum o ai luoghi più selvaggi di
Mazunte.
La giornata passa così e il tempo continua con i
suoi capricci.
Dopo la doccia, concludiamo la serata con una cena in un
ristorantino gestito da una signora vietnamita che abbina
il suo tocco orientale ad ogni piatto che prepara.
14 Dicembre
Playa del Carmen è umida e lo si sente soprattutto
durante la notte, è la prima volta in questo viaggio
che dormiamo senza coperte, anzi teniamo il ventilatore
del soffitto acceso.... ma il riposo non è un granché.
Ad ogni modo questa mattina si parte per l’ultima
tappa Isla Mujeres. Facciamo una colazione
veloce in una panaderia e poi prendiamo il bus delle 8:10
in direzione Cancun (32p). Dopo un’ora circa arriviamo
alla stazione principale dei bus di questa ormai celeberrima
città, anzi mega-villaggio di vacanze, una delle
mete più gettonate del pianeta. Proprio per questo
noi ci dirigiamo subito in taxi verso Puerto Juarez (40p)
per imbarcarci verso la Isla ... di Cancun vediamo poco
e niente. Esistono due tipi diversi di imbarcazioni, una
veloce che in 20min ti porta a destinazione (38p), l’altra
più lenta che in 30/40 minuti fa lo stesso percorso
(18p). Noi scegliamo la via più veloce, abbiamo fretta
di arrivare e, forse, abbiamo fretta di lasciare Cancun...
mi rendo conto però che ormai alcuni aspetti di Isla
Mujeres ricalcano perfettamente il modello turistico imposto
dalla sua famosa dirimpettaia.
Ad ogni modo eccoci, mettiamo piede finalmente su questo
piccolo paradiso o almeno noi ci aspettiamo che lo sia.
Zaini in spalla ci dirigiamo verso un Hotel consigliato
dalla Lonely e da molti racconti di viaggio che ho letto:
L’hotel Osorio in Calle Madero. Da fuori sembra nuovo
e ad accoglierci troviamo una gentile signora ... insomma
200p per una doppia, abbiamo una stanza pulitissima, spaziosa
e piena di luce con il bagno. Forse è il miglior
posto dove abbiamo dormito ... si vede che è gestito
da una donna. Ah! Dimenticavo c’è anche l’acqua
fresca purificata a disposizione degli ospiti. La si attinge
da un dispencer con relativo bottiglione. Il tempo è
stato nuvoloso per tutto il tragitto, ma ora è uscito
il sole e approfittiamo subito per dirigerci a Playa Norte,
forse una delle più belle spiagge dell’isola
e distante solo poche centinaia di metri. Lungo la strada
affittiamo per 80p ognuna delle biciclette.
Playa Norte è splendida, io getto immediatamente
il telo e mi stendo su questa sabbia bianca, farinosa, circondata
da un mare turchese e le immancabili palme.
La tregua dura poco, riecco le nuvole ... ma questa volta
non ci rovinerà la giornata ! Abbiamo le biciclette,
faremo la circumnavigazione dell’isola: 7Km per arrivare
a Punta Sur e altrettanti per il ritorno. Lungo il tragitto
ci fermiamo a pranzare con il solito pollo allo spiedo (35p)
in un localino presso Colonia Salinas. Da qui proseguiamo
ancora costeggiando una laguna ed un mare da favola.
Punta Sur è composta da qualche casetta colorata
con dei localini per turisti, un faro e ciò che resta
di un piccolo insediamento Maya. Ci rimettiamo sulla via
del ritorno e qui inizia il bello ... anzi il brutto. La
costa su questo lato dell’isola che da sull’oceano
è abbastanza frastagliata con scogli e non con sabbia
come sull’altro lato. Le onde si abbattono fragorosamente
sulle rocce generando una spumeggiante schiuma... e poi
... e poi c’è il vento, un vento molto forte
che spira da Nord a Sud e ci costringe anche a pedalare
in discesa ! ... figuriamoci la fatica in salita. Insomma
7Km piuttosto duri, almeno per noi !
Arriviamo piuttosto stanchi, ma adesso una doccia non me
la toglie nessuno.
Senza voler rievocare fatti ben più importanti, oggi
è la nostra “ultima cena” messicana,
perciò andiamo in centro e ci concediamo una mangiata
di pesce, composta da camarones, pulpo, ceviche e altro
... Il conto neanche caro per il Messico (110p compreso
di bevande). A Milano con questa cifra mangi una pizza.
15 Dicembre
Oggi è l’ultimo giorno, mi alzo con
la mia schiena contro il cuscino, guardo il mio zaino appoggiato
alla parete ... il viola si intona quasi con il color rosso
mattone del muro.
Non so cosa pensare, è il solito dubbio di fine viaggio;
ho voglia di ritornare alla mia vita, rivedere familiari,
amici, guardare di nuovo negli occhi la persona che amo
e che vorrei qui con me, eppure ... eppure ogni volta che
riparto da questi luoghi che si chiamino Messico, Guatemala,
Cuba o Perù, lascio un pezzettino del mio cuore qui,
fra questa gente, fra questi colori.
Non ho mai capito bene cosa mi lega questi posti, ma ogni
volta che vado via sento dopo un pò la necessità
di ritornare qui e dare un nuovo ossigeno alla mia anima.
Faccio un’ultima passeggiata sulla spiaggia, il vento
riempie l’aria di sabbia, il tempo è ancora
capriccioso, ma questo non mi impedisce di immergermi completamente
in questi fantastici colori della Isla. Nel pomeriggio abbiamo
un aereo che ci aspetta a Cancun per un breve volo verso
Città del Messico e da qui tornerò a casa.
Manca poco a Natale, manca poco anche al nuovo anno ...
un nuovo anno che per me sarà ricco di cambiamenti
importanti (o almeno è ciò che auspico). Ma
io so già, io so già che sentirò presto
la mancanza della mia America Latina e mi lascerò
trascinare di nuovo dal suo richiamo, ma questa volta, la
prossima, ci porterò anche chi dei prossimi cambiamenti
della mia vita sarà la protagonista e forse un giorno
anche lei mi dirà ...
Ho bisogno di tornare.
Adiòs Mexico anzi ... arrivederci.