NEPAL: ANNAPURNA SANCTUARY, 4.130 MT
testo di Antonio Patavium Viaggi
1° TAPPA KATHMANDU - 6 MARZO 2004
Arriviamo a Kathmandu in tardo pomeriggio dopo un volo
durato molte ore che da Milano Malpensa ci ha portati a Kathmandu
via Doha ed un piccolo imprevisto metereologico ci ha fatto fare
un scalo tecnico/precauzionale in Bangladesh.
Capiamo subito di essere in un posto poco turistico, ma è
quello che volevamo.L'aeroporto è pressoche deserto e gli
unici aerei che si trovano sulla pista sono dell'Air Nepal, compagnia
famosa solo nella zona himalyana, ed il nostro Qatar Airways.
Del resto poche compagnie vanno in Nepal soprattutto dopo gli
incidenti verificatosi tra mahoisti e governo nepalese.
Per entrare dobbiamo fare il visto, la coda è lunga ed
i nepalesi sono persone che se la prendono con molta calma.
Dopo la coda di 1 ora e 30usd di visto proseguiamo per un buio
corridoio e delle scale che ci portano al piano inferiore.
Usciamo dall'aeroporto e ad aspettarci c'era il nostro amico che
ci attendeva da circa 5 ore (i ritardi i nepal sono cosa comune).
Saliamo sul mini van, tutto mezzo scassato e stanchi ci dirigiamo
verso il nostro albergo Nirvana Garden, un 3* nel cuore di Thamel
centro di Kathmandu.
Il tragitto non era lungo ma faceva subito capire in che paese
eravamo finiti.
In Nepal regna la povertà come un po' in tutti i paesi
dell'area indiana, la città era molto sporca e trasandata,
mi ricordava un po la città di Colombo (Sri Lanka), molto
più in piccolo però.
Arriviamo finalmente in albergo dove ad attenderci c'erano i nostri
2 compagni Matteo e Francesco, partiti un paio di giorni.
L'albergo non era male da fuori, in stile nepalese, con un bel
giardino grande.
L'aspetto dell'albergo importava poco tanto l'indomani avremmo
dormito in posti ben peggiori. La cosa molto bella dell'albergo
è che si trovava i zona centralissima e questa era la cosa
più importante.
Le camere alla fine non risultavano neanche male, erano grandi
ed accoglienti.
Ricordo di avere dormito in posti peggiori.
2° TAPPA KATHMANDU - POKARA E INIZIO TREKKING
L'indomani mattina ci svegliamo presto e partiamo per prendere
il volo della Cosmic Air in direzione Pokara.Faccio veramente fatica
a descrivere il check-in che ci troviamo di fronte: immaginatevi
un banco di scuola di 15 anni fa con un cartellone scritto a mano
con il nome della compagnia aerea. Per entrare nel gate, bisognava
scavalcare questo banchetto, passare sotto un metal detector e poi
un addetto alla sicurezza ti percuisiva in una stanzetta nascosta
da due tende.Da provare.
Comunque entriamo nel gate e ci troviamo di fronte una stanza grande
con tutta la gente, per lo più nepalesi, che devono prendere
il volo. A dir la verità credevo che la nostra compagnia
aerea fosse quella dal nome più strano, poi in realtà
mi sono accorto che poteva
essere quella messa meglio. I voli della Budda Air erano sicuramente
i peggiori.
Non c'erano ovviamente cartelloni che indicavano orari dei voli,
ritardi e le normail cose che si vedono in aeroporto bensi ogni
tanto usciva un uomo ed urlava il volo che stava per partire.
Finalmente chiamano il nostro volo. Da lontano gli aeromobili sembravano
quasi decenti, ma visti da vicino incutevano timore. Era un bi-elica
da 50 posti tutto scassato.
Il volo comunque è andato più che bene e finalmente
dopo 30 minuti arriviamo a Pokara dove ad attenderci c'era uno sherpa,
Mindu, che sarebbe stata la nostra guida per tutta la durata del
tour.
Andiamo a prendere i portatori e ci dirigiamo verso Naya Pul da
dove sarebbe partito il trekking.
Sbrighiamo le formalità d'ingresso per il trekking passando
attraverso un cospicuo numero di guardie e finalmente ci lasciamo
alle spalle la città e quella che poteva essere definità
"civiltà".
Arriviamo a Naya Pul dopo circa un'ora di pulmino.I nostri portatori,
che hanno nomi impronunciabili, si caricano in nostri bagagli su
delle ceste di vimini e cominciamo a camminare.
Naya Pul è un villaggio a ridosso della strada ma già
si capisce cosa troveremo sulla nostra strada.
La gente è cordiale, ci salutano e vogliono essere fotografati.
In cambio, soprattutto i bambini vogliono delle caramelle.Il tratto
di strada è piano ed è una semplice passggiata attraverso
case e luoghi dove la gente vive e lavora. Noi siamo vestiti con
le più moderne e costose attrezzature da montagna mentre
i bambini ci sbeffeggiano camminando a piedi nudi o con delle infradito.
La prima tappa prevede la sosta a Ghandruk, villaggio a circa 1900mt.Per
arrivare in questo villaggio camminiamo circa 6 ore e se all'inizio
la strada era tutta in pianura nel primo pomeriggio comincia la
salita e soporattutto cominciano i gradini.
Ad un certo punto ci fermiamo in un bancarella per dissetarci e
sulla roccia scorgiamo la scritta che per Ghandruk mancavano ancora
5500 gradini.Ne avevamo fatti solo metà.
Arriviamo a Ghandruk che ormai era quasi buio ma eravamo così
eccitati e così contenti di essere nella patria degli 8000
che non sentivamo per niente la stanchezza.
Il lodge era grande e a 2 piani con camere piccole ed ovviamente
senza bagno che era in comune ad ogni piano.
Devo dire che la sistemazione che mi aspettavo era ben peggiore.
La cena si teneva in un salone abbastanza grande con una grande
tavolata dove mangiavamo tutti assieme.
Eravamo noi 6 italiani, poi c'erano cileni, austriaci,tedeschi,
americani, inglesi e tutti eravamo lì per un unico obbiettivo:
ABC (Annapurna Base Camp).
La notte non era per niente fredda ma dentro i nostri sacchi a pelo
si stava divinamente.
3° TAPPA GHANDRUK - CHOMRONG
Sveglia di prima mattina, c'è una brezzolina non indifferente
ma la giornata è tersa e si intravedono i primi 7000
in lontananza. E' uno spettacolo stupendo e solo questo è
valso il prezzo del viaggio.
Sappiamo però che andando avanti lo spettacolo sarà
sempre più bello e unico del resto siamo solo all'inizio.
La stanchezza del primo giorno non si è fatta per niente
sentire forse perchè siamo molto eccitati dal panorama e
dalla gente che ci circonda. Il nostro Sherpa è molto in
gamba,disponibile e simpatico nonostante il suo inglese sia molto
molto approssimativo, ma ci capiamo comunque.Ai nostri portatori,
che hanno nomi impronunciabili, abbiamo già dato un soprannome.
Al più giovane, che è quello che porta anche più
peso, abbiamo dato il soprannome di sciarpa rossa perchè
ha sempre questa sciarpa addosso sia quando mangia che quando dorme
e non se la toglie mai, per quanto riguarda il vecchio è
ancora troppo presto, non ne abbiamo ancora trovato una adatto a
lui. Per il terzo, che è anche nipote del nostro sherpa,
lo chiamiamo con il suo nome che è abbastanza pronunciabile:
Kharma.
L'inizio del trekking è attraverso il villaggio di Ghandruk
dove i bambini continuano a fermarci per chiederci delle caramelle
in cambio di fotografie.Ci serviamo spesso per salutare la gente
e per osservare come vive la gente in questi villaggi di alta montagna.
Fanno tutti lavori molto umili che nel nostro paese non esistono
più da secoli.
Il contadino ara la terra ancora con l'aratro trainato da un bue,
le donne filano e i bambini, a piedi nudi o con delle infradito,
vanno a scuola. I bambini sono molto carini, hanno tutti la medesima
divisa per la scuola e ridono e scherzano con noi durante la strada
e noi con loro. L'obiettivo del nostro trekking è sicuramente
raggiungere il campo base ma anche conoscere le usanze della gente
chq abita questi villaggi di alta quota.
Usciti dal villaggio il trekking continua abbastanza in piano. La
temperatura comincia ad alzarsi e si aggira intorno ai 25/26 gradi.Siamo
a 2000 mt circa. Arriviamo nel punto più alto della vallata
e da qui dobbiamo cominciare a scendere
per attraversare il fiume e cominciare aslire per raggiungere la
nuova vallata dove si trova Chomrong.
La discesa è in mezzo al bosco, sentiero ben segnato ma sul
ghiaino con possibilità così di scivolare.
E' una discesa lunga e abbastanza faticosa ma finalmente arriviamo
al fiume, lo attraversiamo e ci fermiamo in un lodge a Khimrong.
Sono circa le 11:30 e il nostro Sherpa vuole fermarsi a mangiare,
noi no. Ci fermiamo comunque per dissetarci e per fare un numero
imprecisato di foto. Tra di noi c'è Matteo, fotografo esperto
per passione e per lavoro, che alla fine del trekking avrà
fatto più di 5000 foto.
Finalmente ripartiamo e comincia la salita dura ancora con dei gradini.
Non sono più 11000 ma poco ci manca.
Durante il tragitto incontriamo nepalesi che portano delle ceste
in vimini con dentro diverse tipologie di materiale per portatrle
da un villaggio all'altro, chi cibo, chi mattoni, chi sterco. Questà
è l'unico contatto tra i vari villaggi. Non ci sono altri
mezzi per portare i materiali e gli asini sono poco usati.
Rimaniamo sempre molto sorpresi ogni volta che vediamo queste scene
soprattutto perchè la maggior parte sono donne che hanno
anche una certa età. Finalmente arriviamo a Chomrong. Un
"bellissimo" lodge ci attende.Siamo solo noi sei, i portatori,
lo sherpa e i proprietari del lodge. C'è l'acqua calda, la
luce e nel lodge sottostante anche la possibilità di telefonare.
Questo è l'ultimo punto dove troviamo acqua, luce e telefono
e siamo a 2100 mt.
La cena è buona e varia anche se bisogna ordinare presto
per mangiare due ore dopo. Sono molto lenti o meglio preparano tutto
con cura e questo richiede tempo.
Dopo cena ci ritiriamo nelle nostre camere e andiamo a dormire,
la mattina dopo la sveglia è sempre presto.
4° TAPPA CHOMRONG - HIMALYAN HOTEL
Questa è forse la tappa più lunga del trekking, facciamo
circa 1000mt di dislivello per arrivare alla fine a 3100mt circa.
Chomrong è ancora un villaggio un pò più piccolo
di Ghandruk ma con una vita simile.Infatti prima di uscire dal villaggio
incontriamo sempre molti bambini che vanno a scuola e come al solito
si fanno fotografare.
Usciti dal villaggio incomincia una scalinata in discesa con gradini
abbastanz alti e lunghi.
La discesa è abbastanza dura e lunga. Alla fine della scalinata
passiamo su un ponte sospeso ( in Nepal sono frequenti) e comincia
la salita.Anche questa non è difficile ma tira abbastanza.
Alla fine della salita arriviamo in un lodge, Sinuwa, dove troviamo
stranamente delle arance e le compriamo tutte lasciando il lodge
sprovvisto per gli altri turisti.
Fa molto caldo e dopo un breve pausa ci rimettimo in cammino. Le
arance sono state un tocca sano.
La nostra prossima metà e Bamboo chiamata così perchè
attraversiamo un bellissimo bosco pieno di bamboo.
Durante questo tratto di sentiero incontriamo un bambino che, con
le solite infradito e la solita cesta in vimini, ci invita a pranzare
nel suo lodge. Accettiamo e mangiamo a Bamboo. Il pranzo non è
il massimo ma la fame è tale che va bene tutto.Dopo un'ora
circa riprendiamo a camminare e ormai, usciti dai "grandi villaggi"
incontriamo sempre meno gente del luogo e sempre meno struttire
ricettive. Arriviamo a Doban, sono le 15:00 e il nostro Sherpa vuole
fermarsi anche perchè il portatore più vecchio ha
male al ginocchio. Per noi però è presto e vogliamo
andare avanti anche perchè a Doban non c'era veramente nulla.Dopo
vari tentennamenti diamo un Aulin al portatore sperando che non
gli faccia male e ci rimettiamo in marcia.Il paesaggio cambia notevolmente
dai boschi di Bamboo a sentieri rocciosi, del resto ci stiamo avvicinando
ai 3000. Dopo circa due ore di cammino arriviamo in un lodge chiamato
Himalayan Hotel. Siamo in mezzo ad una vallata circondata da montagne
altissime. Fa freddo e all'interno del lodge ci sono anche altri
trekkers.Ceniamo tutti assieme come il solito. A questo punto del
trekking non c'è più acqua e luce e per girare fuori
dobbiamo usare le nostre torce.
Dopo cena alziamo la testa al cielo e vediamo un incredibile spettacolo,
un cielo così stellato non lo vedevo da anni.
La nottata è fredda e all'interno delle camere ci sono 3/4
gradi.
5° TAPPA HIMALAYAN HOTEL - MACHHAPUCHHARE BASE CAMP
Questa tappa prevede l' arrivo a quota 3700mt.E' la prima volta
per tutti e non sappiamo come reagirà il nostro organismo
visto anche che abbiamo saltato una tappa di acclimatamento.
Il percorso è relativamente semplice e la temperatura è
intorno ai 23/24 gradi.
Passiamo una grande vallata e incominciamo a salire passando su
tratti anche innevati ma abbastanza in piano.
In questa tappa bisogna stare attenti a non sbagliare sentiero in
quanto uno dei due passa sotto un monte è c'è il rischio
di valanga. Diversi trekkers fai da te hanno perso la vità
in questa zona.
Noi abbiamo preferito fare un itinerario più lungo ma più
sicuro. Continuiamo a salire e la fatica si fa sempre maggiore ma
l'obiettivo è la e nessuno a intenzione di tirarsi indietro.
Tengo sempre sott'occhio l'altimetro per vedere a che quota siamo.
La quota è alta ma il paesaggio attorno a noi non le rende
giustizia.Siamo stanchi ma mancano ormai poco al campo base del
Machhapuchhare che comincia a nevicare. Fa freddo e il tanto criticato
caldo dei giorni precedenti è ormai un ricordo lontano. A
dir la verità non si fa fatica a respirare come mi immaginavo
solo che ogni passo mette la stessa fatica di una corsa fatta in
piano. Finalmente vediamo il lodge del campo base tra la nebbia
e la neve.
E' l'ultima scalinata e sembra non finire mai. Abbiamo il fiatone
ma finalmente riusciamo ad arrivare a quota 3700 mt.
Non stiamo benissimo, qualcuno ha un forte mal di testa e per cercare
di farcelo passare dormiamo al caldo dentro il lodge e beviamo del
te. I proprietari decidono di accendere anche il cherosene in modo
da scaldare l'ambiente.
L'odore è tremendo e ci fa stare quasi peggio dell'alta quota.
Il corpo però si sta abituando piano piano e verso sera si
affievolisce per sparire completamente durante la cena. Dal freddo
qualcuno decide di dormire con i portatori all'interno del lodge,
gli altri vanno nelle loro camere ben imbottiti dentro il sacco
a pelo.La notte fa veramnete freddo, siamo intorno ai 0/1 gradi.
La mattina ci svegliamo presto, e lo stato di salute non è
ottimale.
6° TAPPA MACHHAPUCHHARE B.C. - ANNAPURNA BASE CAMP
La mattina ci svegliamo presto, e lo stato di salute non è
ottimale. Facciamo colazione e decidiamo di stringere i denti per
salire gli ultimi 430 mt per raggiungere il nostro obiettivo. Qualcuno
stava male che voleva scendere e gli altri volevano seguirlo per
solidarietà. Si stava instaurando un pò di malumore
in un gruppo che era stato compatto ed unito fino a quel momento.
Dopo un po di tentennamenti decisi con quelli che stavano meno bene
e con la guida di andare all'ABC e tornare indietro. Ci incamminammo,
chi più veloce chi meno, e durante il tragitto mi sinceravo
se stavano tutti bene.Qualcuno aveva un forte mal di testa e un
po di nausea, erano i primi sintomi del mal di montagna, ma nessuno
voleva cedere ad un passo dalla vetta. Facevamo una gran fatica
a camminare a quell'altitudine che mi sembrava di camminare da un
mese senza mai riposarmi.C'era la neve per terra ma il cielo era
così terso e la temperatura così calda che camminavamo
tutti a maniche corte.Quel breve tratto non finiva più. Alla
fine esausti siamo arrivati alla nostra metà
il campo base dell'Annapurna (4130mt). Eravamo esausti e ad ogni
passo in più il nostro fiatone aumentava in maniera incredibile.
Avevamo un gran mal di testa ma ciò non ci impedi di guardarci
attorno e di fotografare le vette più alte del mondo: l'Hinchuli
(6441mt), Annapurna South (7219 mt), Annapurna 1 (8091 mt), Singu
Chuli (6501 mt), Annapurna III (7555 mt). Dopo esserci soffermati
un attimo a riflettere dove eravamo e quant fatica per arrivarci
ci siamo buttati a letto chi con il mal di testa chi con la nausea.
Alcuni non ce la facevano e in tre decidemmo di scendere mentre
gli altri tre decisero di rimanere, ci saremmo ritrovati l'indomani.
Ci dirigemmo verso il Machhapuchhare Base Camp per passare la nottata.
Ce l'avevamo fatta, avevamo raggiunto quota 4130 mt.
Alla fine ci abbiamo messo 5 giorni per raggiungere l' ABC anzichè
i 7 programmati sulla carta prima della partenza.
Ognuno di noi ha provato un sentimento diverso quando è giunto
a destinazione; per quanto riguarda me ero molto fiero
e orgoglioso della mia prova e soprattutto per quella della mia
ragazza Caterina che è forse quella che ha avuto più
difficoltà di tutti visto che si sta buttando adesso su questo
tipo di viaggio.
Appena giunto a destinazione ho provato un sentimento di grandezza
e di rispetto per queste montagne e una grande ammirazione per chi
è riuscito a scalarle.
Siamo stati per un buon periodo fuori dal mondo senza avere luce
acqua gas telefono e tutte le comodità a cui siamo abituati
e questa ritengo sia stata una delle esperienze più belle
che abbia mai fatto.
Ora salutiamo l'ABC e torniamo a casa con un'esperienza in più
ma soprattutto abbiamo costruito delle amicizie vere che probabilmente
non sarebbero mai nate al di fuori del Nepal.
Quindi ringrazio il Nepal e l'Annapurna per quello che mi ha dato
giurando di fare presto ritorno.
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