DIARIO DI VIAGGIO IN NICARAGUA
(8-28
Gennaio 2003)
di
Michele Spiriticchio
Se cercate una vita tranquilla, se amate la "libertà",
il rispetto e la dignità dei Nicas vi faranno sentire
come a casa!
Quando arrivate,... guardate il cielo! Un paese da non
dimenticare!
Una
scelta "difficile" e strana quella di andare in
Nicaragua. Eppure già da tempo desideravo visitare
questo paese, da più di un anno quando mi erano arrivate
molte interessanti notizie di questa martoriata nazione
Centroamericana.
Dopo il Messico, Guatemala e Honduras, forte era la convinzione
di continuare ancora in Centroamerica, e il Nicaragua avrebbe
rappresentato forse, la migliore sintesi di questi paesi.
Con l'aiuto impagabile di amici che non si sono risparmiati
nel coinvolgermi in questo desiderio e alla curiosità
che diventava sempre più grande, finalmente decisi
che il 2003 sarebbe iniziato con questo sogno: Un viaggio
in Nicaragua!
Guide
utilizzate:
· Nicaragua, di Pietro Scòzzari. editore
fuoriTHEMA fuorithema-gioed@iol.it
· Mexico & Central America handbook 2000,
di Ben Box & Sarah Cameron, della Footprint Books www.footprintbooks.com
Costi:
755 euro tax incluse (Iberia) il volo andata su Managua,
Nicaragua-ritorno da San Josè Costarica
600 euro circa in loco, di cui:
5 $ tax entrata in Nicaragua,
85 $ volo a/r per Big Corn Island
3 $ tassa terrestre uscita Nicaragua
17,5 $ hotel Morgut di Managua
10 $ Hotel Los Delfines a Little Corn Island
21 $ bungalow Derick's a Little Corn Island
20,5 $ hotel Alajuela a Alajuela in Costarica
400 $ cambiati in banca
totale 1355 euro dal 8-28 (29 in Italia) gennaio
Moneta locale: cordoba (molte volte sentirete parlare
di pesos e di reales...)
Cambio (rate change) 14,56 cordobas = 1 $ Usd (0.93
€) (gennaio '03)
8
gennaio 2003
Parto con Maurizio, mio fidato amico viaggiatore che già
nel 2002 mi ha accompagnato in Venezuela, alle 11.55 da
Milano Malpensa con il volo della Iberia 6165 destinazione
Managua, con scalo a Madrid ( volo IB 3641 ) e poi a Miami.
L'arrivo previsto a Managua è a mezzanotte.
9
gennaio 2003
Invece arriviamo all'aeroporto Augusto Cesar Sandino di
Managua, Nicaragua alle 1.33 del 9 gennaio 2003.
Le procedure doganali sono veloci e paghiamo al controllo
passaporto la tassa d'entrata nel paese di 5 $ USD. In aereo
ci viene consegnato anche la tarjeta d'ingresso che compiliamo
e che ci viene timbrata all'aeroporto ( da tenere sempre
con sè con il passaporto; consente la permanenza
in Nicaragua per 3 mesi...).
Ritiriamo lo zaino e usciamo dall'aeroporto; è notte
e subito alcuni tassisti ci offrono il loro servizio, sparando
tariffe facili per un turista appena arrivato, ma grazie
ai miei informatori conosciuti via email ( Claudio, Mirco,
Lemy, Massimiliano ) so che non dovrò spendere più
di 15-20 cordobas, la normale tariffa diurna a Managua per
qualsiasi destinazione. Anzi, dovrei anche evitare i tassisti
fuori dall'aeroporto e andare direttamente sulla strada
di fronte, uscendo dai cancelli, per un taxi dal lato opposto
che vada verso sinistra...( verso ovest insomma...).
Ma il buio, e l'impatto così precipitoso ci fanno
alla fine cedere a uno di questi che ci conduce nel barrio
Martha Quezada per ben 10 $ ( ma altri chiedevano fino a
20 $ !!).
Dico al taxista di portarci all'hotel Jardin de Italia che
però sembra sia chiuso a quell'ora, come peraltro
la maggior parte degli hospedajes di Managua. Questo secondo
i tassisti furbacchioni...!
Le strade sono deserte e buie, l'illuminazione è
ai minimi termini e non c'è nessuna insegna di hotel
accesa; come primo impatto Managua mi appare come una città
appena uscita da un bombardamento, dispersa in quartieri
lontani fra loro, con ampi viali male asfaltati e pieni
di buche e fratture che costringono l'autista a continui
rallentamenti...
E questa è Managua, la capitale del Nicaragua !
Ma non si può non vedere che ogni casa, palazzo,
negozio, ufficio, insomma ogni abitazione è "chiusa"
da cancellate, fili spinati, gabbie metalliche cha fanno
molto pensare...; sembra che la delinquenza qui sia a livelli
insopportabili; o è solo un retaggio degli anni passati
?
Davanti al Jardin de Italia, ci si para davanti un ragazzo
che sembra monco; il tassista subito blocca le portiere
e tira su i finestrini, suona per svegliare qualcuno dell'hotel,
dalla finestrella dietro una grata la signora ci manda al
diavolo forse spaventata dal trambusto del taxista e del
ragazzo che chiede qualcosa e alla fine si crea la confusione
cercata e ottenuta dal taxista ( furbo lui, e polli noi
) che infine riesce a condurci al "suo" hotel,
perchè noi ormai siamo stanchi morti, senza voglia
di imporre altre soste qui al buio ( non mi raccapezzo dove
sono, potrei anche essere altrove...!), di notte, quando
tutti dormono e sono "chiusi" dentro.
"Ok, va bene, portaci al Morgut", dico io, che
è vicino al terminal degli autobus per León,
visto che tra qualche oretta partiremo proprio per questa
cittadina.
Il Morgut è un hotel tre stelle, un vigilantes appostato
appena dietro la porta finestra vede il taxi fermarsi e
allora ci apre; alla nostra richiesta di una camera va a
svegliare un signore che dorme profondamente.
Beh, per una camera "doble" con bagno in camera
da 40 $ riesco a scendere solo a 35 $ da saldare subito;
"porque sono precios impuestos" mi risponde il
señor, ma noi dovremo dormire solo per 5-6 ore, presto
lasceremo la capitale per dirigerci a León; della
televisione non so che farmene, l'aria condizionata che
spengo subito perchè non voglio ammalarmi il primo
giorno ( almeno aspettiamo una settimana...) e poi è
rumorosa ( come sempre...). Maurizio accenna che potevamo
starcene in aeroporto, e aspettare che faccia giorno....ma
sono solo parole così....dette col senno di poi..
Verso le 8.00, lasciamo il Morgut, e in taxi ( costo 14
cordobas=1 "dollarito"...), ci facciamo portare
al terminal Israel Lewites, dove c'è anche il mercato
omonimo. Prima però passiamo davanti alla cattedrale
vieja di Managua, abbandonata e in disuso dal 1972 anno
in cui il terremoto rase al suolo Managua. Non ci sono fondi
per ripararla, e alcune transenne impediscono di entrarci.
Dalla cattedrale, proprio vicino c'è il malecon sul
lago di Managua, inquinatissimo e con un susseguirsi di
bar e comedores.
Ma il ricordo più grande che vorrei esprimere è
la sensazione di "vuoto" che dà Managua,
un'atmosfera surreale, quasi da città fantasma, che
appare più una periferia continua di una presunta
grande città, per giunta capitale.
Dopo aver cambiato i nostri primi 100 dollari in banca (
1456 cordobas, e niente commissione ), arriviamo finalmente
al terminal, si fa per dire, dove partono i bus per León
e il norte ( Estelì, Chinandega, Matagalpa, Ocotal,
la frontera con l'Honduras, ecc.).
Saliamo sull'ex scuolabus americano giallo diretto a León
( va fino a Chinandega ), il biglietto si fa a bordo ( come
poi anche per tutti gli altri, al passaggio dell'"esattore"
), costo 15 C$.
Due ore di strada rovinata, passando da Nagarote e La Paz
Centro e dopo aver raccolto tutti coloro che alzano la mano
fermando così la "bagnarola".
Il panorama sulla destra è contraddistinto dai vulcani
Momotombo e Momotombito ( che è un'isola sul lago
di Managua o Xolotlàn ), mentre da León si
possono scorgere i vulcani Telica, Cerro Negro e Las Pilas.
A León, scegliamo di alloggiare all'Hostal Clinica,
visto che Mirco ( via email ) pochi mesi prima c'era stato
e me l'aveva consigliato.
Ma il taxista non conosce il "Clinica", e allora,
grazie all'indirizzo perfetto di Mirco, iniziamo la ricerca
che in fondo non è stata così difficile.
Dalla Telcor ( telefoni ) due calles e mezzo a sud ( abajo
): facile no ?
Sì, ma il Clinica dov'è ? Siamo sulla via
giusta ma ...ah ecco, il Clinica è ...una Clinica
dental !!
O no ?! Non è sbagliato, l'Hostal prende il nome
dall'ex Clinica dental della dottoressa che lo gestisce
e che lavora fuori León, in ospedale.
Si entra e si passa direttamente attraverso il bel soggiorno
della famiglia con le immancabili sedie a dondolo ( sillas
"abuelitas" ...nonnine in italiano!! ).
La nostra camera è l'ultima in fondo, solo due letti,
un ventilatore e niente altro per 100 C$ ( poco più
di 7 $ Usd, 3,5 $ a testa...). Certamente la camera è
quello che è, ma sapremo apprezzare l'Hostal per
il carattere familiare e amichevole ! E poi si incontrano
tanti viaggiatori...
( i prezzi al Clinica sono: 60 C$ una singola, 100 per
una doble, 140 per tre persone; mentre per quelle con bagno
aggiungetevi rispettivamente 10, 20 e 20 cordobas. Tutte
le camere con abanico, ventilatore ).
Discorso bagno: lavabo esterno, due quelli in comune, di
cui uno in comproprietà con una camera che ce l'ha
in privato; quindi potrete sentire bussare dall'altra parte
dagli ospiti che lo richiedono.... La doccia è piuttosto
spartana ma è solo l'inizio....
E siamo pronti per conoscere un po' León, dopo però
aver mangiato qualcosa !!
Su segnalazione della nonnina del Clinica, andiamo al "Buen
Gusto" poco dopo la cattedrale ( in piazza e poi la
prima destra fino a dopo il mercato). Un comedor familiare
tipo mensa, dove vai in cucina e scegli cosa vuoi, paghi
e te ne torni indietro ai tavoli per sederti dove c'è
posto.
Devo ammettere che non ho capito esattamente cosa avevo
ordinato! Riso, arroz, sì quello lo riconosco, poi
carne...trita (molida), e verdura tipo...boh...forse patate...oppure
yucca...non lo so. Il conto ? Con un refresco di naranja,
solo 22 C$. E abbiamo mangiato proprio bene, tutte e due,
anche Maurizio che di solito è abbastanza scettico...Un
locale tipico, da raccomandare !
In fondo Leòn è un grosso paese che ha dato
tanto al Nicaragua. Un paese ora tranquillo, con lo schema
urbano classico coloniale spagnolo, la cattedrale che è
stupenda e che mi piace tantissimo ( forse proprio per quell'aria
di "antico" dovuta ai segni neri come colati lungo
le pareti e la maestosa facciata), enorme, la più
grande del Centroamerica ! E al suo interno la tomba di
Rubén Dario, il poeta più famoso in Nicaragua,
amatissimo e morto alcolizzato...
C'è sempre messa in Cattedrale, e con le porte spalancate
così da ascoltare anche da fuori, in piazza... La
piazza in cui la gente siede sulle panchine, i bambini giocano
e i venditori ambulanti cucinano sulla brace...
Ma a León di chiese ne troverete tante altre, vecchie
e nuove sparpagliate un po' in giro...
In pratica il pomeriggio è scivolato via così,
bighellonando per le calles e le avenidas di Leòn,
osservando come gli "internet point" spuntino
come funghi un po' dappertutto.
Alla "Telcor" faccio la mia prima (e ultima!)
chiamata in Italia, la tariffa minima ( fino a 3 minuti
) è di 118 C$ ( circa 8 Euro ); in seguito utilizzerò
solamente il sistema internet-email-sms... Ma è anche
possibile chiamare con la tarjeta telefonica da 100C$ dai
telefoni pubblici.
..."Il Nicaragua in questo momento è in una
fase di transizione, si sta proprio bene, con dolcezza...."
Ceniamo, si fa per dire, al "Pollos Brosteados"
in Plaza Metropolitana, dove vengono preparati piatti ovviamente
di pollo arrosto impanati e fritti ( 30 C$ per 1/4 di pollo
e 55C$ per mezzo polllo), sandwich, ecc.In due paghiamo
71 C$ ( circa 4,5 € )...
10 gennaio 2003
Peccato che al "Clinica" ti fai una schiena spezzata
in due sui letti sfondati con i materassi ormai da buttare...
E le zanzare non scherzano.
Maurizio che ha schierato la sua cara zanzariera è
sopravissuto, mentre io ho dovuto faticare un po' per capire
il meccanismo alla ricerca del riposo assoluto: i calzini
! Sì, perchè questi mosquitos ti pungono sui
piedi e sulle caviglie, lasciano da parte testa e gambe
e ti risparmiano così di ammazzarti se non ti copri
completamente !
Al Clinica si può fare anche colazione. Mi alzo verso
le 8.00 e mangio il mio primo "gallo pinto" cioè
riso e fagioli con le uova al tegame, cafè negro
e pane. Sul tavolino fuori, in completo relax... Sì,
inizio a trovarmi bene, inizio a trovare quello che stavo
cercando...
Dal mercato vicino alla cattedrale prendiamo un bus, cioè,
un furgoncino pick up che per 2 C$ ti porta fino al "mercadito"
di Subtiava da dove partono i bus per le spiagge di Poneloya
e Las Peñitas (6 C$) in circa 45 minuti e a 20 km.
E così arriviamo a Poneloya verso le 10.00.
Una lunga spiaggia nera, noi due e basta sulla sabbia piatta
e dura, con alcune case eleganti di vacanza chiuse in settimana.
A piedi ci incamminiamo sulla spiaggia verso sud fino al
promontorio roccioso che separa Poneloya da Las Peñitas,
"La Peña del Tigre". Poco prima si supera
l'Hotel Lacayo con i muri verdi incastonato tra gli alberi...
Non c'è quasi nessuno sulla spiaggia, solo qualche
nuotatore solitario, ma saremo in tutto una decina lungo
le spiagge chilometriche...Il tutto ha l'aria di abbandonato,
solitario, triste...Ma via via si può respirare una
bella sensazione, la solita atmosfera piacevole di ultima
fermata, un luogo dove fermarsi e guardare il cielo !
Qui il sole non scherza e siamo costretti a non esagerare
con l'esposizione ai forti raggi, così cerchiamo
subito un riparo che potrebbe salvarci la pelle !
E subito dopo la Peña del Tigre una stradina sterrata
a sinistra fino al baretto deserto, dove la solita coca
ci porta quel refrigerio che qui è come il paradiso
!
Vicino c'è il bar Caceres che fa anche da ristorante...
Durante la settimana Poneloya e Las Peñitas sono
deserte, solo qualche visitatore isolato mentre il fine
settimana arrivano in massa al mare...
Il mare è pericoloso; le onde sono traditrici per
la forte corrente che spinge verso il largo. La zona è
famosa per la pericolosità delle acque, non bisogna
scherzare troppo con questo mare, l'Oceano Pacifico. L'acqua
è caldina, penso sui 24-25 gradi...
Ma oggi si può fare il bagno abbastanza tranquilli,
pare che il mare sia più calmo...
L'ombra è assente: come fare per non scottarsi oltre
a spalmarsi di crema ( la prima e ultima volta che mi spalmerò...).
I pellicani che si tuffano in picchiata in acqua per pescare,
il riflesso del sole, e una pace fantastica !
La sabbia scotta, non si può camminare a piedi nudi
fino al mare !
Al bar Caceres entriamo per mangiare qualcosa. Ci sono altri
Nica che stanno consumando generose porzioni di pescado
mentre a un tavolo fanno baldoria con ron y coca !
Noi scegliamo pescado entero fritto, un pargo ( simile al
dentice...o è un dentice ?) all'ajillo con arroz
e un sughetto squisito; spendendo 100 C$ a persona. Un buonissimo
pranzo, condito dalla piacevolissima brezza che sale dal
mare...
Dopo la sosta abbronzatura, ma sempre con attenzione, andiamo
sulla stradina ad aspettare il bus per tornare a León.(
il bus da Poneloya arriva fino a Las Peñitas per
poi tornare sui propri passi ...).
A
León è possibile comunicare via internet in
molti negozi e bar. Di solito costa 15 C$ ogni 30 minuti
ma ce ne sono anche di più economici.
In piazza ceniamo seduti all'aperto mangiando da una signora
che cucina sulla brace pollo e, naturalmente, gallo pinto...
León non offre molto; alcuni localini carini dove
si può bere qualcosa sempre a prezzi stracciati (
una cerveza per 12-13 C$, meno di un euro...). Noi siamo
stati al Via Via ( del servicio Agricola Gurdiàn
75 varas al sur ), un hotel economico in una casa coloniale
che fa anche da bar, un luogo "famoso" tra i viaggiatori,
dove si può alloggiare in dormitorio per 45 C$ oppure
in camera privata ( 100 C$ per 1 pers. oppure 130 per 2
pers.). C'è anche il servizio lavanderia, video,
noleggio biciclette, organizzano tours nei dintorni ai vulcani
e alla laguna, ecc.
11 gennaio 2003
Partiamo presto lasciando León, ma solo dopo
aver salutato la señora Mercedes Galo dell'hostal
Clinica promettendogli tanta pubblicità per la sua
attività e per la simpatia !
In taxi arriviamo al terminal e poi ancora in autobus fino
a Managua con quello delle 7.30,
Sì, bisogna sempre tornare ogni volta a Managua quando
si vuole cambiare destinazione, arrivando da nord e si scende
verso sud...
Al terminal del mercato Israel Lewites siamo alle 9.30 ma
subito ripartiamo con un altro autobus (10 C$) per Pochomil,
una località balneare sulla costa del Pacifico a
meno di 60 km da Managua.
Lo scuola bus americano giallo non ha uno spazio per i bagagli
che lasciamo nel retro e che continuamente teniamo d'occhio,..
non si sa mai !
Il viaggio, lentissimo, si svolge attraverso strade sempre
malridotte, con buche e voragini, lavori in corso e soste
per nuovi passeggeri. Ma durante le fermate salgono venditori
di ogni cosa, refrescos in sacchetti di plastica, tortillas,
nacatamales, pollo fritto, biscotti, galletas, caramelle,
patatine, ecc.
Dal Crucero in poi la strada è in discesa e si arriva
al mare, a Masachapa. Poi a sud a 5 km circa c'è
Pochomil.
Arriviamo in una piazzetta a fondo cieco e quasi subito,
presi alla sprovvista, riceviamo gli inviti di qualche signora
che può ospitarci invece di scegliere un albergo.
Decliniamo l'invito gentilmente, ma siamo decisi a fermarci
al noto Hotel Altamar proprio sul mare e che dovrebbe avere
un buon ristorante. All'Altamar l'accoglienza è fredda,
non sembra di stare in Nicaragua..., e la camera che ci
viene proposta è ancora da preparare. Una camera
essenziale, due letti matrimoniali, il bagno è in
comune poco distante. Ma per la doccia è necessario
pomparsi l'acqua dal pozzo in un secchio e dirigersi nei
bagni per "sciaquarsi" anzichè lavarsi
nel fatiscente bagno che pare abbandonato!
L'hotel però dispone di un ristorante in alto da
cui si ha un bel panorama della spiaggia di Pochomil!
Ci fermiamo così a mangiare qualcosa visto che da
stamattina non abbiamo buttato giù niente.
Un buon filete di pescado con il solito arroz, insalata
per 70 C$. Per l'aragosta si spendono 200 C$ ( circa 14
euro) mentre per un pescado intero si spendono 140 C$ (
10 € circa).
Dal ristorante si scende direttamente in spiaggia, una lunghissima
spiaggia che a nord continua con Masachapa e poi fino a
Montelimar l'unica località del Nicaragua con un
grosso stabilimento di livello internazionale nella villa
dell'ex presidente Somoza...
In spiaggia ci sono poche persone, c'è bassa marea
e c'è tanto spazio. Alcune capanne con le amache
stese per dormire oppure sedersi a un tavolo e mangiare...
Alcuni offrono giri a cavallo per pochi cordobas...
In serata, dopo la "sofferta" doccia a secchiate,
pensiamo di perlustrare Pochomil, uscendo dall'hotel in
strada ma non arriviamo oltre la rotonda dove girano i bus.
Qui ci aspettano i pochi comedores che fanno a gara per
averci al loro tavolo. I soliti piatti di pollo alla brace,
tacos, pescado conditi dalla cerveza locale Toña
e Victoria.
Considerando che oggi è sabato ci aspettiamo un po'
di vita qui al mare, invece tutto è deserto: noi
due e qualche gruppetto di ragazzi di passaggio e nessun
altro. Evidentemente il "giro" è da qualche
altra parte ?
A un comedor mangiamo qualcosa e ascoltiamo il proprietario
che inizia a parlare di politica, contestando il governo
attuale liberale, mentre con il Sandinismo al governo c'era
più lavoro...
12 gennaio 2003
Programma di oggi: relax totale in spiaggia al sole ! Passeremo
la domenica in spiaggia, sull'amaca sotto la capannina.
ma promettiamo alla signora che più tardi mangeremo
da lei.
Queste capanne o meglio, "ranchitos", offrono
riparo dal sole e sotto i quali ci si può fermare
a mangiare solitamente piatti a base di pesce.
Per colazione un gallo pinto con uova, queso e tortilla
( 35 C$).
Il vento soffia continuamente e aiuta notevolmente a scordarsi
del sole, ma attenzione che vi ritroverete con la pelle
scottata senza una crema di protezione...Ma con questo vento
è quasi impossibile starsene stesi a terra, polveroni
di sabbia si alzano e invadono le persone. Per cui, se avete
un'amaca bene altrimenti la doccia dell'Altamar non riuscirà
a togliervi di dosso tutta la sabbia che avete "incorporato"!
Domenica significa ozio e riposo. In spiaggia arriva gente,
tanta gente che però non riesce ad affollare la lunga
spiaggia. Non esiste il concetto di stabilimento balneare
come da noi. A cavallo, a piedi, in gruppi e sotto i ranchitos,
tutti i Nicas passano questo giorno all'insegna del dolce
far niente...
Per l'almuerzo, come d'accordo con la signora Adelia, ci
facciamo preparare pescado blanco ( 80 C$ ) con salsa (
vi consiglio di farvela fare a parte, così non annega
il pesce...) all'aglio ( ajo ) e cipolla, tostones e insalata.
E per fortuna che ho scelto un pescado pequeño...Tutto
buono e saporito, mangiando nelle retrovie, su un tavolo
sotto a un ranchito, proprio di fronte alla casa della signora
Adelia. Ma la parola casa è sproporzionata per spiegare
la catapecchia o baracca in cui vive Adelia e i due figlioletti
! Avremo aspettato più di un'ora dopo l'ordinazione;
non si può dire che i piatti non siano preparati
al momento !
E il tramonto a cui assistiamo qui a Pochomil, sull'amaca
in spiaggia è un autentico spettacolo indescrivibile!
13 gennaio 2003
Bueno ! Alle 6.10 siamo già in piedi belli svegli
e in piazzetta ad aspettare il bus che torna a Managua.
Oggi la nostra destinazione è Granada, che si affaccia
sul lago di Nicaragua.
Per arrivarci ci sono diverse possibilità; o tornare
a Managua e poi da lì proseguire per Granada con
un bus diretto, oppure prendere inizialmente il bus per
Managua e scendere poi al Crucero da dove "de paso"
riprendere un altro bus per Jinotepe e da qui un altro ancora
per Granada.
Noi decidiamo di fare questo tour con diversi autobus...
Con 10 C$ arriviamo fino al El Crucero, sulla Panamericana.
Non facciamo nemmeno tempo a "mettere a fuoco"
il momento che già siamo su un combi collettivo,
un furgoncino che ci porterà velocemente a Jinotepe
per 5 C$. A Jinotepe saliamo su un bus con destinazione
Rivas. Ma a un altro incrocio all'altezza di Nandaime scendiamo
e aspettiamo il bus che va a Granada (6) e che arriva da
Rivas. A mio parere da Pochomil è meglio tornare
a Managua e poi prendere un bus diretto a Granada, ma non
mi è spiaciuto fare questo sali e scendi continuo
nel cuore del Nicaragua !! ( anche perchè non abbiamo
mai aspettato tanto tempo i bus lungo la strada...).
Arriviamo a Granada verso le 11.00 al terminal vicino al
mercato.
La prima sensazione è piacevolissima, certamente
una città molto differente rispetto a Leòn
! Una città con un grande fascino "antico",
di una città dimenticata e deliziosa nonostante la
presenza del turismo intenazionale.
Il mercato è come sempre affollato e sporco, caotico
ma "genuino" e simpatico.
Ci incamminiamo zaino in spalla lungo calle del Comercio
verso nord fino a quando svoltiamo a destra per il Parque
Central con la Catedral. Dalla Plaza Central prendiamo per
il lago lungo La Calzada, la via che porta direttamente
al lago. In questa via ci sono diverse posadas e hospedajes.
Scegliamo di alloggiare all'Hospedaje Cocibolca, subito
dopo l'Hotel Central, su segnalazione di amici.
L'ambiente è familiare e pulito, senz'altro un'ottima
sistemazione sotto tutti i punti di vista. All'entrata campeggia
un bel quadro colorato con Che Guevara, mentre alla sinistra
sono a disposizione alcuni computer per internet. Gli ospiti
hanno anche la facoltà di utilizzare la cucina al
pian terreno...
La nostra camera al pian terreno è un po' chiusa;
costa 170 C$ (12 Usd $), con bagno, doccia e ventilatore.
Conosco subito il proprietario, Carlos, che è molto
molto simpatico e che conosce l'Italia. Lui è fiero
del suo paese e della "lotta" contro gli invasori
americani....
Di lui ricordo la frase: "La revoluciòn en Nicaragua
ha permesso di mantenere una propria identità. Identità
che si è persa completamente in altri stati vicini
come il Costarica e Panama !"
Non so spiegare bene l'atmosfera che pervade Granada.
Un paese piuttosto che una città ( come d'altronde
tutte le località in Nicaragua...) con una tranquillità
piacevole e romantica. Granada appare come addormentata
dolcemente sulle sponde del Lago di Nicaragua. Le case coloniali
colorate, le immancabili sedie a dondolo di legno e vimini
in ogni cortile, salone e sui marciapiedi.
Penso a Granada cento o più anni fa, la differenza
non doveva essere così grande!
I turisti sono sempre pochi e rispettosi anche se Granada
è la località del Nicaragua più famosa
turisticamente parlando.
Il clima poi è eccezionale, con un sole che splende
ma non graffia mai grazie alla brezza che sale dal lago.
E' piacevole scoprire Granada camminando e perdersi tra
le calles per ritornare sempre al Parque Central.
La gente è molto povera ma sempre dignitosa. La paga
giornalierà varia da 50 a 100 C$, l'equivalente di
3-7 euro !!
Ceniamo con due amici incontrati a Leòn, Fabrizio
e Serena e l'inglese Marcus in un comedor ( non ricordo
il nome...) di fronte al bar Flamingo a poca distanza dalla
cattedrale. Non raccomando, anzi sconsiglio questo posto
per la cattiva qualità dei piatti; per lo meno il
nostro che era davvero insignificante ( per 60 C$ un piatto
con un miscuglio di carne, wurstel, chicharròn, crema
di fagioli, queso scuro...un piatto senza capo nè
coda !!)
14 gennaio 2003
In questa giornata abbiamo intenzione di visitare Masaya
il centro dell'artigianato in Nicaragua dopo però
esser stati al Parco nazionale "Vulcano Masaya"
a pochi km da Granada, sulla strada per Managua.
Con un autobus (5C$) per Managua, ci facciamo lasciare all'entrata
del Parco subito dopo Masaya in prossimità del paese
di Nindirì, al km 23 della carretera Managua-Masaya.
All'entrata il biglietto costa 60 C$ per accedere alla lunga
strada asfaltata di 5 km che salendo conduce fino alla sommità
del vulcano, ai crateri. Il Parco nazionale è stato
il primo parco nazionale inaugurato nel 1979 con un'area
di 54 km2. Il vulcano Masaya, conosciuto anche con il nome
di Popogatepe, che significa "montagna che arde"
nella lingua chorotega, sorge maestosamente dal centro del
parco. Uno dei suoi crateri, il Santiago, attualmente mostra
attività gassosa e lava incandescente al suo interno.
Durante l'epoca precolombiana, il vulcano Masaya era oggetto
di venerazione da parte degli indigeni che credevano che
le eruzioni erano segnali di furia generata dagli Dei e
per ingraziarseli offrivano sacrifici che potevano essere
bambini e ragazze...
L'ultima eruzione del vulcano Masaya fu nel 1772, mentre
quella del vulcano Nindirì nel 1670.
Tutto il faticoso cammino sotto un sole cocente lo facciamo
assieme a due italiani padre e figlia che incontriamo già
all'entrata.
L'uomo si è trasferito da 8 mesi circa qui in Nicaragua,
vive sull'isola di Ometepe dove ha inaugurato la finca "El
Zopilote" con amache e un dormitorio con possibilità
di cucinare...
La salita alla cima è abbastanza faticosa soprattutto
per la continua pendenza e il sole. Il paesaggio è
gradevole e si vede la lava nera sparsa fra i campi bruciati.
Una volta giunti in cima si può scorgere da un parapetto
il cratere Santiago del vulcano Nindirì, ancora attivo.
Il cratere del Masaya è invece ricoperto dalla vegetazione.
Dal cratere Santiago ogni tanto sale una nuvola azzurrina
carica di zolfo e gas irritanti per gli occhi e per la respirazione.
Purtroppo non è possibile camminare lungo il sentiero
che gira attorno al cratere più interessante, quello
del Nindirì: alcune guide impediscono il passaggio;
purtroppo non si può salire neanche fino alla cruz
de Bobadilla del XVI secolo.
Dall'alto si può scorgere Masaya e la sua laguna,
mentre a ovest Managua...
La discesa è meno faticosa e al Centro de visitantes
c'è un piccolo museo galleria con rappresentati su
modellini in scala ogni tipo di formazione del vulcano,
del parco e dei dintorni.
Salutando gli amici italiani prendiamo un bus di passaggio
per Masaya (3 C$) dove arriviamo presto al polveroso terminal
proprio accanto al mercato nuovo. In questo mercato una
parte è dedicata all'artigianato locale ed i prezzi
sono sicuramente inferiori rispetto a quelli nel mercato
viejo di Masaya, il mercato più famoso del Nicaragua.
Io non trovo oggetti particolarmente belli, ma ci sono amache
( 100-150 C$), oggettistica da souvenir, come portachiavi,
placche ricordo, cappelli, quadretti, pitture, tappeti,
borsette, oggetti in pelle e legno, ecc. Il vasellame è
ababstanza carino, le ceramiche di San Juan de Oriente sono
forse le cose che più mi hanno colpito...
Finito il nostro giro turistico nel mercato saliamo su un
altro bus per Santa Catarina (3C$), uno dei cosiddetti "pueblos
blancos" assieme a San Juan de Oriente e altri ancora.
A Santa Catarina ci andiamo per vedere la Laguna de Apoyo
che si raggiunge dopo una breve camminata poco in salita
che termina proprio al mirador con una bellissima veduta
della laguna, come un lago tondo e calmo...
Dal mirador torniamo sui nostri passi e sempre con un bus
de paso 3C$) arriviamo a Masaya di nuovo dove questa volta
ci dirigiamo al mercato viejo. Il mercato con una bella
facciata è senz'altro pulito e turistico ed i prezzi
sono leggermente superiori anche se si possono forse trovare
cose meglio rifinite e carine.
Da Masaya rientriamo in bus (5 C$) quindi a Granada in serata.
Visto il "compito" per un amico mi fermo ad acquistare
dei sigari nicaraguensi, da Doña Elba, una casa a
gestione familiare dove fabbricano i propri sigari artigianalmente.
L'indirizzo di questo "negozio" in una bella casa
marrone è: De iglesia Xalteva 1 c. al oeste. tel:
860-6715 552-3217. Silvio Reyes proprietario.
Acquisto dei puros naturales a 20 C$ al sigaro...
A cena ci fermiamo alla pizzeria Don Luca proprio accanto
all'hospedaje Cocobolca: Luca è un italo-svizzero
che prepara buone pizze con ingredienti italiani. Una margherita
grande costa 37 C$; la pizza è ok ma non aspettatevi
la pizza napoletana !!
15
gennaio 2003
Lasciamo presto Granada e il Cocibolca per trasferirci con
il bus delle 7.30, che partirà poi alle 8.00, a Rivas
(15 C$) dove andremo alla vicina San Jorge il punto di imbarco
per Ometepe.
Con un traghetto che parte alle 10.30 ( il biglietto lo
si può fare prima o a bordo: 20 C$) si raggiunge
l'isola lacustre più grande del mondo di 276 km2,
arrivando dopo circa un'ora a Moyogalpa sul lato nord occidentale
dell'isola, ai piedi del vulcano Concepciòn.
L'isola ha due vulcani, il Concepciòn alto 1610 m.
a nord e ancora attivo, mentre il Maderas è alto
1394 m. ed è spento.
A Moyogalpa scendiamo e con il bus (9C$) pronto andiamo
ad Altagracia dove arriviamo dopo 40 minuti circa. La strada
è in condizioni pietose e continuamente veniamo sobbalzati
su e giù a causa delle buche e dei tratti sconnessi.
Ad Altagracia ci fermiamo all'hotel Castillo, direcciòn:
Parque Central 1 c. Al sur, 1/2 c. Al oeste. hotelcastillo@hotmail.com
.
Con noi c'è Marcus un ragazzo inglese di origine
olandese che si è aggregato. Prendiamo così
una camera per tre che costa 70C$ a persona ( circa 5 euro)
con bagno, doccia, ventilatore. L'hotel è carino
e raccomandabile e fa anche da ristorante con prezzi modici
(30-70 C$), sotto a una veranda in un ambiente piacevole
e rilassato. Purtroppo non siamo in riva al lago...internet
costa 75 C$ all'ora!
In attesa di domattina quando andremo al vulcano Maderas
tentando la scalata fino alla laguna in vetta, giriamo un
po' per il paese di Altagracia, un paesello di campagna
con alcune statue precolombiane giusto a lato della chiesa
nel parque central. A piedi, andiamo a vedere alcune spiaggette
vicine attraversando piantagioni di banani e platano. La
prima, playa Angul, non è molto bella e interessante,
anzi tutt'altro, mentre la seconda Taguisapa, è appena
discreta e si può fare il bagno.
Al Castillo incontriamo Enrica di Roma e compagni ( Claudia
e Nello ) con cui avevo iniziato una stretta collaborazione
ancora prima di partire per il Nicaragua e con cui avremmo
dovuto incontrarci proprio qui in Nicaragua. Loro dal Costarica
erano da poco entrati in Nicaragua e così, del tutto
casualmente e a sorpresa ci siamo incontrati !! Un incontro
fortunato !
Così abbiamo cenato in gruppo, 6 italiani e un inglese
al vicino comedor Buen Gusto sulla via principale, poco
prima dell'hotel Kencho, sulla sinistra andando verso il
parque central. mangiamo bene a prezzi bassi ( circa 40
C$ un pescado fritto, mojarra, con cervezas ).
Convinciamo tutti alla scalata di domattina al Maderas,
con l'aiuto della guida Silvio Sevilla Gana che incontriamo
al Castillo. Siamo d'accordo con Silvio per 60 C$ a testa
e partenza presto per prendere il primo bus per Balgüe
ai piedi del vulcano: sveglia alle 4.00 ( l'autobus parte
alle 4.30 dal parque !!
16
gennaio 2003
Per la salita al maderas è necessario partire presto
la mattina con il bus delle 4.30 per Balgüe (8 C$).
E' il solo bus che parte presto mentre il prossimo parte
alle 9.30.
Ci si impiega un'ora fino al pueblito di Balgüe, tutto
al buio, arriviamo che albeggia e a piedi per 25 minuti
circa saliamo fino alla finca Magdalena una cooperativa
di famiglie di contadini che coltivano caffè organico
nata nel 1985.
L'hacienda Magdalena è anche una sorta di hostello
in cui alloggiare in camere o nel dormitorio sulle amache.
Per iniziare la salita al Maderas si pagano 20 C$ alla finca,
per il biglietto d'entrata...
Alla finca facciamo colazione con caffè (4C$) pane,
burro, uova e gallo pinto...
La salita fin sulla vetta sono 5 km di sentiero, inizialmente
facile ma sempre più ripido e difficile, visto che
oggi è una giornata no dal punto di vista metereologico:
le nuvole basse coprono tutto e l'umidità è
alta. Fa sempre più freddo ma soprattutto il sentiero
si fa sempre più scivoloso, fangoso, ripido.
Secondo Silvio, non vedremo nulla da lassù e vista
la difficoltà che progressivamente aumenta per salire,
ci prefiggiamo come meta finale il mirador, circa a 2,5
km, a metà strada insomma verso la cima. Con noi
abbiamo un "paquet" per la comida, una sorta di
pranzo al sacco preparatoci al Castillo, che include uova
sode, pane, un pezzetto di formaggio, arance.
Io, Maurizio e Marcus continueremo la salita, mentre Silvio
tornerà indietro con Enrica, Claudia, Nello e Roberto.
Ma la strada è sempre più impraticabile. Con
le scarpe da ginnastica scivolo in continuazione rischiando
di farmi male e inizio ad avere freddo visto che sono in
maglietta e basta. Marcus invece è una furia e continua
imperterrito avanti.
Con Maurizio infine decidiamo di fermarci a circa un'ora
di cammino dalla vetta, non siamo stanchi ma le prospettive
non sono buone, non credo che avremmo visto niente, nemmeno
la laguna che si raggiunge dalla vetta scendendo per pochi
minuti.
Poi non ho intenzione di proseguire in fretta e furia calcolando
anche che l'ultimo bus parte da Balgüe alle 16.00 dopodichè
non ci rimarrebbe che l'autostop.
Verso le 12.00 siamo di nuovo all'hacienda dove incontriamo
i nostri amici lavati e riposati.
Dopo una sciaquata alla fontana e il lavaggio delle scarpe
coperte dal fango, siamo di nuovo pronti a ripartire con
il bus delle 13.30 fino a playa Santo Domingo, la spiaggia
più importante di Ometepe. la spiaggia è carina
e ci sono diversi hotels e hospedaje dove poter alloggiare
o mangiare qualcosa, Io faccio il bagno vestito così
lavo via il fango appiccicoso del Maderas !
Torniamo ad Altagracia grazie al passagio su un pick up
( 5C$) che ci evita di attendere il prossimo bus.
Ceniamo in hotel con un buon pescado ( guapote ) e brindando
con il buonissimo ron Flor de Caña visto che il gruppo
si dividerà: io, Maurizio e Marcus ci dirigeremo
a Managua in aeroporto con destinazione Corn Island, mentre
Enrica, Claudia e Nello proseguiranno verso Granada.
---A questo punto spiego se vale la pena di salire sul vulcano:
secondo me l'escursione merita visto la ricchezza della
vegetazione, dove alcune scimmie si possono scorgere in
alto sui grandi alberi, il sentiero è segnato bene
e tutto sommato la giornata è interessante. Ma tutto
questo è davvero meritevole se il panorama è
aperto e limpido.
La vegetazione tropicale, la natura rigogliosa e la laguna
all'interno del cratere, queste sono le attrazioni del Maderas.
E' bene sapere che non è facile arrivare fino in
cima perchè le condizioni del sentiero possono cambiare
notevolmente a seconda del tempo.
Andarci con una guida o da soli ? La mia opinione è
quella di cercarsi una guida non solo perchè indica
la strada giusta che comunque non è difficile da
trovare, ma soprattutto per sapere i tempi che mancano e
per l'organizzazione generale. Chi vuole può incamminarsi
da solo partendo dalla finca, anche seguendo altri gruppi
muniti di guida ai passaggi dubbi ( ma ce ne sono solo pochi
all'inizio...seguire sempre la sinistra e passare attraverso
dei paletti due volte...).
Considerate che tra salita e discesa vanno via circa 7-8
ore di cammino !
Nel nostro caso la cattiva giornata, sfortunati per la nuvola
bassa carica di umidità, con un sentiero quasi impraticabile
per chi ha scarpette da ginnastica....
.
Ometepe offre molto, giri a cavallo, passeggiate in mezzo
alla foresta, trekking, due vulcani abbastanza diversi nella
vegetazione, il Concepciòn più difficile e
duro, il Maderas alla portata di quasi tutti, lagune, spiagge
e soprattutto tanta tranquillità !
Una escursione raccomandabile soprattutto per il tramonto
è quella della laguna Chaco Verde e alla vicina playa
Venecia.
17
gennaio 2003
Il programma di oggi è arrivare a Managua per prendere
un aereo interno con destinazione Corn Island.
Anche oggi siamo in piedi prestissimo, già alle 3.50
!! per prendere il primo bus delle 4.15 che va a Moyogalpa
e che parte dal parque central di Altagracia. E' notte,
al buio percorriamo la strada in circa un'ora di viaggio
con un mal di schiena che costringe a tenere duro e aspettare
l'arrivo sospirato.
Arriviamo giusto in tempo per salire sulla lancia delle
5.30 per San Jorge. A differenza del ferry dell'andata,
il ritorno a San Jorge lo facciamo su una lancia più
piccola a due piani (15 C$). Io avverto un po' di mal di
lago, sembra di barcollare in continuazione e quando scendo
sono contento...
A San Jorge c'è subito un autobus con destinazione
Managua ( 30 C$)( senza dover passare da Rivas in taxi come
all'andata...).
A Managua siamo al mercado central, al terminal de autobuses
Roberto Huembes. E' presto per andare in aeroporto, dovrebbe
esserci un aereo verso le 14.00 per Corn Island...
Così andiamo prima a fare colazione in una stradina
dall'altro lato della strada principale. Per strada con
gli zaini in spalla girovagando così senza sicurezza,
riceviamo l'avvertimento di alcuni passanti di stare in
guardia...è un quartiere pericoloso questo.. Ci fermiamo
in una specie di bar, in realtà una casa dove una
gentilissima signora ci fa accomodare ai suoi tavoli per
proporci la sua ricca colazione, come al solito gallo pinto
con uova rancheras, tortillas, queso frito e cafè
negro !
Poi in taxi ( 50 C$ ) andiamo in aeroporto. Il costo del
taxi è superiore per andare in aeroporto, di solito
in città si pagano 15 cordobas, ma l'aeroporto è
più distante...
All'entrata dell'aeroporto Sandino, subito prima dell'entrata
per i voli internazionali ci sono gli uffici delle compagnie
locali, Costeña, Atlantic Airlines, Aerosegovia.
Quando scendiamo dal taxi siamo subito assaliti da due impiegati
uno della compagnia Costeña l'altro dell'Atlantic
Airlines.
Entriamo e domando: " Quanto costa per Corn Island
? un volo andata e ritorno?". Per me non ci sono preferenze
tra le due compagnie, l'orario è simile per entrambe
ma con l'Atlantic avremo un ulteriore sconto solo per oggi
( ci credete...?) del 10 %. E così, acquistiamo il
biglietto con l'Atlantic Airlines per Corn Island a 85 Usd
$ ( con 23 C$ di tasse di imbarco), un buonissimo prezzo
inferiore di 10 dollari rispetto a quello della Costeña.
Non c'è bisogno di bloccare il volo di ritorno, ma
è bene informarsi in anticipo sui posti del volo
desiderato.
Partenza alle 14.00 con un bielica L410.
Prima di atterrare a Corn Island facciamo un breve scalo
a Bluefields sulla costa atlantica, il capoluogo della Raas
( regione autonoma atlantica del sur ). Dopo circa 20 minuti
si riparte e in circa 15 minuti siamo già sopra Corn
Island poco più a nord rispetto a Bluefields.
Dai finestrini dell'aereo si notano subito le sfumature
turchesi-verdi-celesti dell'oceano atlantico, il mar dei
caraibi.
Atterriamo a Corn Island su una striscia di asfalto rovinato
ma decente quanto basta per permettere al nostro aereo di
non cappottarci ! Un buon volo certamente !
Ritiriamo semplicemente e velocemente i nostri zaini e a
piedi andiamo a cercare il modo di poter raggiungere subito
la vicina Little Corn Island, un'isoletta ancora più
a nord, meno turistica e alla "Robinson Crusuè".
La popolazione locale è tipicamente nera, di origine
africana. Si parla inglese soprattutto ma anche spagnolo
che viene capito comunque da tutti.
Al porticciolo, c'è già pronta una lancia
che va alla Isla pequeña, il biglietto che
si fa a bordo, costa 70 C$ ( 5 dollari ). All'entrata del
porticciolo si paga una piccola tassa di 3 C$.
Dopo un'oretta scarsa di lancia tra salti e sobbalzi da
motocross, arriviamo proprio al tramonto a Little Corn,
e subito apprezzo l'atmosfera di remoto, pace e tranquillità,
niente macchine nè elettricità, solo qualche
casetta tipica sulla spiaggia, alcuni alberghetti sparsi
e nascosti fra le palme.
Per la prima notte finiamo all'hotel Los Delfines, proprio
nel paesino, un albergo moderno e nuovo nuovo ( di 6-7 mesi
) che però non è assolutamente sul mare e
per questo lo sconsiglio. La camera è bella e pulita,
costa 30 dollari ( 150 C$ a testa ) con bagno e doccia in
una casetta. In precedenza avevamo lasciato una camera al
Miss Bridgette, sempre in paese, al costo di 200 C$ per
due camere ( una da due e una da uno ), il bagno era fuori
in comune, ma a me non dispiaceva per niente.
Al Miss Bridgette si può anche mangiare.
Ma l'indomani la nostra intenzione è quella di cambiare
sistemazione a favore di qualcosa di più a contatto
con la spiaggia e il mare...
Per cena siamo da Bridgette dove mangiamo pollo fritto (
45 C$) e cervezas (15 C$).
18
gennaio 2003
Dall'Hotel Los Delfines abbiamo intenzione di trasferirci
dall'altra parte dell'isola a nord est sulla punta dove
c'è Dericks, una specie di campeggio con bungalows
direttamente sul mare. Grazie al consiglio di Beba ed Egidio
di Bologna, ci trasferiamo con una passeggiata lungo la
spiaggia sul lato orientale dopo che Marcus ha navigato
in internet ( l'unico sull'isola) a Casa Iguana, grazie
al satellitare ( costo 15 C$ ogni 15 minuti, orario dalle
9.00 alle 11.00). Casa Iguana è un gruppo di "casitas"
che variano per dimensione e prezzo, ubicato nel sud est
dell'isola e che ha un proprio sito internet (
http://www.casaiguana.net/ )
Gli ospiti sono quasi tutti prenotati via email dal forn
che trovate nel sito... Una coppia di canadesi gestisce
questo lodge, molto curato ma spartano, e ahimè manca
una vera spiaggia.
Bella la veranda panoramica dove gli ospiti fanno colazione
e dove ci sono molti libri da leggere...
I prezzi non sono economici ma certamente buoni ( 15-40
$ usd), si può anche cenare.
Da Dericks invece sembra di stare in un accampamento, sotto
le palme e un prato grande sempre raso al passaggio del
cavallo nero che bruca in continuazione... Il mare è
subito lì, una spiaggetta e le amache che sventolano
al vento.
.
Io e Maurizio occupiamo un bungalows ( costo 14 $ usd )
mentre Marcus sta nel dormitorio (5 $ usd).
Il bungalow è carino, basico, una finestrella, un
letto grande sulla sabbia e ripiani di legno per gli zaini;
la porta senza serratura a cui applichiamo un lucchetto
di "sicurezza".
I servizi sono davvero arrangiati, due latrine molto molto
improvvisate, mentre la doccia, beh, doccia è una
parola grossa, diciamo piuttosto che all'interno di un ripostiglio
all'aperto c'è un bidone con acqua dolce con cui
bisogna lavarsi con secchielli.
Bisogna molto arrangiarsi. E considerate che manca l'elettricità
sull'isola, quindi...munitevi di una torcia !!
Da Dericks al paese sono 25 minuti buoni di cammino lungo
un sentiero all'interno dell'isola, da fare al buio di sera
tra le palme e la vegetazione. Il sentiero è segnato
bene e non si rischia di perdersi.
Si sbuca in "centro a livello di Bridgette.
Pranziamo da Aries ( ex Patricia's place ), un comedor che
sta appena prima della scuola, di fronte al Lobster shop,
passando Bridgette a destra e poi appena su lungo la stradina
di cemento. Una casetta dove la signora cucina molto bene
e ci gustiamo un'ottima aragosta all'ajillo ( 85C$). Altri
piatti sono il chop suey, pollo, pescado ( colamaria = yellow
tail ). Molto buoni anche i succhi freschi al tamarindo,
naranja, granadilla, ecc.
Il nostro piatto di langosta è accompagnato da tostones
( platano fritto a rondelle ), insalata e riso bianco al
cocco fenomenale !
Aries diventerà il nostro posto preferito dove mangiare
!
Ovviamente a cena ritorniamo da Aries !
Little Corn island è un paradiso di semplicità,
un'isoletta dove imparare a convivere con difficoltà
ormai scomparse...Sorge la luna, uno spettacolo che assistiamo
cullati sull'amaca: che paradiso !!
19
gennaio 2003
Visto che quando su un'isoletta sperduta piove tutto
il giorno senza sosta, che rimane da fare se non quella
di oziare tutto il giorno ?
Oggi purtroppo piove, niente tintarella e bagni in quest'acqua
turchese. Più al largo, a 50-100 metri dalla riva
c'è il reef, la barriera corallina. Leggendo una
guida nuovissima ( gennaio 2003 !!) del Nicaragua e molto
precisa ( www.moon.com ), trovo che Little Corn Island,
in una scala di valori da 1-10 per quanto riguarda la bellezza
dei fondali, ottiene il voto 9 assegnatogli da National
Geographic !!
Io non ho il brevetto sub ma mi piacerebbe fare un po' di
snorkeling visto anche che la temperatura dell'Atlantico
è di qualche grado superiore a quella trovata nel
Pacifico; ci saranno 26-27 gradi.
Ma in questa giornata è davvero difficile far passare
il tempo.
.
Certo, si cammina molto, visto che per ogni necessità
bisogna tornare in "paese" e farsi i soliti km
a piedi. Lungo le spiagge così, perlustrando l'isola
e scoprire altri bungalows e case, tra cui il Farm Peace
and love di Paola, un'italiana che si è trasferita
qui, il Casa Sunrise poco distante con bungalows sull'erba.
Superato il Casa Sunrise e passata una abitazione sulla
spiaggia si devia all'interno verso una specie di collinetta.
Siamo vicini al faro, non funzionante e sul punto più
altro di Little Corn. La vista è bella da quassù,
e si vede anche la Isla Grande.
Dal Faro si scende verso il porto, sempre "scortati"
dai cani del Dericks che ci seguono ininterrottamente.
Girare l'isola è facile e interessante, lungo spiagge
che a nord sono belle e incorniciate dalle famose palme
dei Caraibi !
Difficile incontrare qualcuno in giro per l'isola, solo
in paese qualche pescatore o qualche bambino in bicicletta.
Pochi i turisti che di solito si fermano a Big Corn Island,
rinunciando al viaggio in lancia fino a qui...
I sentieri sono in terra, di solito bagnati e fangosi, mai
comunque difficili da percorrere. Le mie ciabatte sono quasi
coperte da una terra appiccicosa e dura da togliere.
Una volta tornati alla base torna di nuovo a piovere. Aspettiamo
l'ora di cena quando iniziamo a incamminarci al buio pesto,
visto che la luna non c'è, muniti tutti e tre di
torcia, verso il Casa Iguana.
Poco prima c'è Elsa, un "comedor", si fa
per dire..., dove si può mangiare bene ( così
ci dicono) ed economicamente. Da Dericks, camminiamo lungo
la spiaggia in ciabatte, sulla sabbia dove i granchi al
buio sbucano dalle rocce e ci tagliano la strada ! Quanti!!
Grandi e piccoli, bianchi e grigi, verdi, rossi...
In pratica costeggiamo quasi tutta l'isola a est.
Quando arriviamo, al buio scorgiamo il "comedor",
che però stasera è chiuso per mancanza di
elettricità ! Non c'è luce e così siamo
rassegnati a cambiare meta.
Indovinate dove andiamo ? Eh sì, ancora da Aries...
.
Quando finiamo di mangiare si scatena un forte temporale
proprio al ritorno quando siamo a metà strada lungo
il sentiero in mezzo all'isola. Io scalzo per via delle
ciabatte rotte, e bagnato fradicio, nel bungalow mi cambio
e non passa un minuto che mi addormento...
20
gennaio 2003
Per fortuna che oggi sembra sia tornato il sole.
Marcus esce per due immersioni con il Little Corn diving.
Io e Maurizio invece passiamo per la spiaggia fino a Casa
Iguana ( dove Maurizio trascorrerà qualche ora in
attesa dell'agognato internet pc...).
Attenzione che il sole non si sente ma picchia forte, la
brezza è piacevole ma nasconde i pericoli del forte
sole dei caraibi...
Finalmente una bella giornata passata in spiaggia al mare...
Questa volta pranziamo proprio da "Elsa", quando
Marcus, reduce dalle sue immersioni ( costo 78 usd $), ci
raggiunge. Abbiamo concordato un piatto di gallo pinto,
tajadas ( platanitas frite) e "concha" al burro,
che è il mollusco che vive nel conchiglione grande
e rosa presente ovunque e di cui è pieno il fondale
( tutto per 84 C$= 6 $ usd). La carne della concha è
saporita ma Elsa non la cucina proprio a dovere e sembra
di mangiare una gommina, gustosa ma non eccezionale ( l'avevo
mangiata molto meglio in Messico...).
Soprattutto è indimenticabile il contesto in cui
ci ritroviamo, su un tavolinetto sgangherato sulla sabbia
bianca e a tre metri dal mare !!
Non sarà facile dimenticare questi momenti, la semplicità
della gente e la bellezza di questo paradiso!
E' il nostro ultimo giorno qui a Little Corn, domani mattina
presto partiremo per la isla Grande.
In serata consueto ritorno in "paese" per la cena,
ma questa volta da Bridgette (Aries il lunedì chiude...)
dove io non sto molto bene e per questo non termino la saporitissima
e caliente sopa de pescado y langosta ( 60 C$). Credo di
aver preso troppo sole oggi, una leggera insolazione e brividi
di freddo mi costringono a un mesto ritorno al nostro bungalow.
21
gennaio 2003
Sveglia alle 6.00. La lancia partirà alle 7.00 dalla
spiaggia principale e tutti e tre siamo puntuali con i nostri
zaini.
Da Dericks è una sfacchinata di mezzora e la lancia
partirà dove siamo arrivati, proprio davanti al dive
shop.
Salutiamo Little Corn e dopo circa 30-40 minuti di viaggio
( biglietto a bordo di 70 C$) si arriva a Big Corn al porto.
Il ritorno è più tranquillo dell'andata...
Siamo a Big Corn alle 8.00 circa e a piedi ci incamminiamo
sulla strada che prende a sinistra: ci stiamo dirigendo
verso l'hotel "Beach View". L'hotel ha le facciate
verdi con una bella terrazza colorata, l'aspetto è
un po' decadente la è in una bella posizione.
Dopo aver atteso che la camera fosse preparata e aver fatto
colazione, saliamo al piano superiore dove si ha un bel
panorama e proprio di fronte di può vedere Little
Corn Island ! ( costo della camera n° 11 per tre persone,
20 $ usd, con bagno e doccia, un letto grande matrimoniale
e uno singolo; le altre camere con vista sono la 8, la 9
e la 11).
Non è così difficile girare l'isola a piedi,
unico inconveniente è il sole che a quest'or è
tremendo e rende tutto più faticoso.
Iniziamo a esplorare l'isola partendo da nord, dal nostro
hotel proseguiamo più su lungo la strada asfaltata.
Oltrepassiamo il Bay Side Hotel caratteristico e isolato
e il Seeva's place un ristorante poco prima del sentiero
che conduce alla "Silver Sand Beach", una spiaggia
appartata molto carina.
Continuando si arriva fino a Long Beach, la spiaggia più
lunga di Corn Island, deserta e la sabbia arancione... Non
c'è nessuno, la spiaggia è tutta per noi !
Ancora più avanti, seguendo un sentiero in salita
sterrato che accorcia il passaggio dall'altro lato verso
sud-ovest, fino a un punto panoramico molto bello da cui
si scorge il porto di Corn Island con i perscherecci per
la cattura delle aragoste.
Infine scendiamo giù alla spiaggia di Pic Nic Center,
vicino porto, tranquilla e con alcuni bar-ristoranti.
Da Pic Nic Center torniamo verso il "centro" passando
dall'aeroporto per riconfermare il volo per domattina alle
8.30 ( a Managua avevamo già previsto il ritorno
per quest'orario...). Purtroppo l'aereo è già
completo per quest'ora, e non ci rimane che prendere quello
precedente che parte alle 6.30!
Anche questa volta domattina dovremo essere in piedi già
dalle prime ore !!
Marcus domani scenderà a Bluefields, dove poi continuerà
in panga ( lancia ) lungo il rio Escondido fino a El Rama
da cui raggiungerà la capitale con un autobus in
un viaggio lungo e sofferto ( dicono che le strade siano
molto brutte... ). Il nostro programma invece prevede il
trasferimento fino a Managua per continuare poi in bus per
San Juan del Sur, sul pacifico, a pochi km dal Costarica.
In hotel conosciamo una coppia di fratelli di Boulder-Colorado.
Con loro andiamo a mangiare al vicino Nautilus, un ristorante
semplice che fa anche da negozio di souvenirs.
Io mangio dei buoni gamberetti all'aglio ( camarones all'ajo,
90 C$), mentre il pescado en filete costa 65 C$, la caracol
85 C$, gli spaghetti 40 C$. Per la birra ci penso io: alle
vicine pulperias, basta chiedere!
Con il tormentone dei continui black-out e della luce che
va e viene si conclude anche questa bella giornata a Big
Corn !!
.
22
gennaio 2003
Questa volta la sveglia è puntata alle 6 meno
10, l'aereo partirà alle 6.30 e dopo aver lasciato
i soldi della camera nella abitazione stessa, visto che
a quest'ora non c'è nessuno in piedi dell'albergo
!,
lasciamo l'hotel e veniamo raccolti con un passaggio molto
apprezzato da un impiegato dell'Atlantic Airlines che si
è ricordato di noi; e che ci risparmia la camminata
fino all'aeroporto !!
Dopo il check-in, cioè l'etichettatura degli zaini
( attenzione che se avete alcolici nel bagaglio a mano ve
lo imbarcheranno anch'esso come se fosse una valigia !!!)
e un veloce controllo del bagaglio a mano, saliamo sul nostro
aereo pronto sulla pista.
Si parte puntuali alle 6.30 e dopo 20 minuti circa siamo
già a Bluefiedls. Poco prima di atterrare, sulla
sinistra si può scorgere il porto di El Bluff, mentre
a destra c'è la Laguna de Perlas.
Salutiamo calorosamente Marcus che ritira lo zaino così
ci lascia dopo diversi giorni passati insieme.
Il volo continua poi molto tranquillamente senza problemi,
anzi devo riconoscere che è stato davvero un passaggio
fortunato questo con l'Atlantic Airlines, sicuro e puntuale
sia all'andata che al ritorno.
Siamo all'aeroporto di Managua verso le 7.45.
Solito controllo ai raggi X di bagaglio a mano e dopo aver
ritirato gli zaini ci mettiamo a cercare un taxi per il
centro.( visto che siamo in aeroporto ed è ancora
presto approfittiamo per andare nel salone dei voli internazionali
sia per cambiare a uno sportello bancario sia per mandare
qualche email ( 20 C$ per mezzo'ora ) .
Questa volta non ci lasciamo convincere dai tassisti appena
fuori dall'aeroporto ma stazioniamo proprio sulla avenida
di fronte, dall'altro lato della strada per attendere un
taxi che vada verso sinistra.
Con 40 C$ ci facciamo portare al terminal dei bus Roberto
Huembes da dove partono i bus diretti a sud, quindi anche
per San Juan del Sur.
Appena fermi davanti al terminal, in fretta e spinti da
alcuni "impiegati" delle compagnie dei bus siamo
già a bordo di un bus ( 30C$ ) che va a Peñas
Blancas alla frontiera con il Costarica.
La nostra fermata è a La Virgen, subito dopo Rivas,
all'incrocio con la strada diretta proprio a San Juan del
Sur.
Sono le 11.30 e sul ciglio della strada aspettiamo un bus
che non passa mai e allora saliamo su di un taxi ( ci chiede
10 C$ a testa ) per fare i 18 km rimanenti.
Quando arriviamo a San Juan del Sur iniziamo a cercare per
un hotel economico ma pulito. Nella ricerca che alla fine
terminerà con la scelta del Casa Fun Surf n°
28, ho la possibilità di vedere diversi hotels come
l'Estrella, proprio sulla spiaggia, in centro, una casa
carina coloniale, ma le camere grandi al 1° piano, alcune
con terrazza, e i bagni in comune, non sono separate completamente
fra loro, in altro c'è una larga apertura di comunicazione;
l'hotel Buen Gusto invece ha una camera ( 140 C$) davvero
stretta e incastrata tra un magazzino sul balcone, e sempre
con bagni in comune; l'hotel Gallo de Oro mi propone una
camera ( 100 C$) lurida e dall'aspetto trasandato che scarto
all'istante senza pensarci su.
Così all'Hospedaje Casa Surf troviamo una sistemazione
dignitosa ed economica ( 100 C$), in bagni in comune sono
puliti e grandi e la famiglia è amichevole e gentile.
La camera che ci viene preparata è al piano superiore;
solo due letti e un tavolino ma è abbastanza grande
e molto ben arieggiata. Si può anche lavare e la
signora può anche farvi da mangiare.
Proprio di fronte c'è un internet point, Ciber Leo's,
di German, economico (20 C$ per un'ora) e moderno e il comedor
Soya.
Disfati gli zaini e dopo la doccia di rito, siamo pronti
per conoscere San Juan, forse la località balnerare
più conosciuta del Nicaragua.
Ma abbiamo fame e al mercado ci sediamo a uno dei comedor
all'interno ( ce ne sono quattro ), scegliamo il comedor
Angelita. mangiamo bene e a prezzi bassissimi, pescado intero
( 30C$ ) e il filete costa solo 25 C$, con gurnizioni di
queso, cipolle, riso e maduros ( un tipo di platano...).
Il paese è piccolo, mi immaginavo una località
più importante e grande, più turistica e affollata,
ma non per questo sono dipiaciuto, anzi, San Juan è
tranquilla e discretamente "contaminata" dal turismo
simile alle altre località turistiche del Nicaragua
come Granada e Leon.
La baia è spettacolare, una spiaggia lunga e molto
coreografica, una cornice meravigliosa a mezzaluna! Ci sono
diversi ristoranti proprio davanti ma come sempre c'è
pochissima gente sulla sabbia, la spiaggia è quasi
deserta !
Il paese in fondo è piccolo e dopo pochi minuti lo
si gira tutto per le strade vicino al mare o più
su attorno al piccolo mercato e i pochi bus proprio di fronte.
Mi immaginavo San Juan più grande, più importante
ma meglio così !
In serata mangiamo proprio come a casa, al nostro hospedaje,
dove mi ero messo d'accordo con la signora per un piatto
di filete di pesce empanizado( 25 C$) con riso davvero buono
e abbondante !
Ma per il dopocena non c'è poi tanto da scegliere
e finiamo la giornata in un bar, il Marie, per una cerveza
e ascoltando musica, confusi tra gringos, suppongo di passaggio
dal vicino Costarica...
23
gennaio 2003
In mattinata decidiamo di visitare la vicina Rivas, in autobus
(8C$), a circa 45 minuti di strada.
Il bus si ferma al mercato poco distante dal parque e dalla
cattedrale che ricorda quella di Leon, anche se più
piccola.
Acquisto finalmente il ron, naturalmente Flor de Caña,
una bottiglia del Centenario 12 años ( 146 C$) e
una bottiglia del 7 años ( 75 C$). Faccio acquisti,
chile e salsine al mercato, salsa inglesa nicaraguense (6C$)...
Mi piace Rivas, l'aria è quella di una città
di frontiera, calma e tranquilla, forse simile al vicino
Costarica...Una piacevole scoperta, anche se come sempre
non ci sono molte cose da fare.
Troviamo una cartoleria nel parque dove internet costa meno
di 1 dollaro per 60 minuti !! E così "mi gioco"
Maurizio che prende posizione davanti al monitor mentre
io giro per le strade cercando solo di conoscere meglio
Rivas. Per le strade si gira ancora in calesse e l'aria
è vivace.
Facciamo colazione alla Soda Rayuela proprio di fronte alla
polizia. Un delizioso gallo pinto con huevos revueltos,
queso, crema ( acida ) e tortillas con cafè nero
( tutto a 25 C$).
Insomma raccomando una visita a Rivas per diversi motivi,
per conoscere una tipica città del Nicaragua, per
la sensazione piacevole di città di frontiera, per
la bella gente sorridente, la cattedrale interessante, una
passeggiata al mercato e la vicinanza a San Juan del Sur.
Torniamo a San Juan per mezzogiorno circa.
La baia di San Juan del Sur, a nord c'è uno sperone
altissimo, sembra si possa arrivare fin lassù...ci
sono alcune villette nascoste...
Così, convinti e sicuri partiamo lungo la spiaggia
per cercare di salire fin su in cima alla montagnetta. Si
superano alcuni scogli e lastre facilmente; poi si scopre
una scalinata di cemento che inizia a salire. Insomma, non
rischiando mai di perdersi ma seguendo un po' di logica
ci si ritrova, dopo alcune scalinate che sono sempre più
ripide, rampe e salite in cemento nella sterpaglia e costeggiando
alcune ville in vendita, si può giungere fino alla
cima, da cui si gode un spettacolare panorama di tutta la
spiaggia: incredibile e bellissimo, ne vale veramente la
pena !! Penso che siamo a un'altezza di circa 150 metri
rispetto alla spiaggia !
La discesa è sempre abbastanza agevole, passando
nella zona residenziale, villette nuove, in vendita, molto
curate...
Quello che non capisco è come possano salire in macchina
su di queste rampe così ripide senza capovolgersi
!!! Bisogna avere per forza una jeep 4X4...?! Io anche con
una jeep non ci proverei a salire da qui, la pendenza sarà
del 60% !!!
Sbuchiamo infine in paese appena prima del Ricardo's bar
dove concludiamo la serata seduti sulla sdraio in spiaggia,
con un panorama mozzafiato...
Andiamo a cena al ristorante Lago Azul su indicazione delle
guide del Nicaragua (Footprint e Fuorithema). Il ristorante
sul malecon facilmente rintracciabile ( direccion: del Hotel
Estrella 1 cuadra al sur )..., propone diversi piatti tra
pesce e carne.
Io provo la sopa marinera (90 C$) abbondante e saporitissima,
mentre Maurizio cede ai camarones all'ajillo (140 C$), cervezas
(12 C$), per un totale di 270 C$ + 10 % di servicio.
Per il caffè invece andiamo fin su alla pizzeria
O' sole mio, di Paolo, un italiano trasferitosi qui dal
1997, l'ultimo ristorante a nord lungo il malecon. Paolo,
che propone diversi piatti a base di pesce senza disdegnare
l'originalità italiana, ama San Juan del Sur e i
dintorni; così ci consiglia per domattina un giro
alle spiagge circonstanti, per es. Majagual, Playa Hermosa,
ecc.
Le spiagge a nord di San Juan del Sur sono: Nacascolo,
Marselle, Majagual, Ocotal,
Quelle a sud sono: Playa Sucia-El Remanso, Tamarindo, Hermosa,
Escamequita, Yanke, Escameca, El Coco, La Flor, Ostional.
Per Ostional c'è un bus che parte alle 13.00 (28
Km) e uno di ritorno alle 16.00, oppure il mattino alle
7.30. Meglio andarci in taxi presto e tornare con il bus
delle 16.00... A 4 km da ostional, c'è la spiaggia
di La Flor, un parco ecologico per la salvaguardia delle
tartarughe dove si può anche campeggiare ( al Casa
de Oro Hostel affittano le tende...) e vedere di notte i
piccoli di tartaruga che nascono e corrono in mare...
24
gennaio 2003
Dopo colazione al mercado al comedor Itxcel ( buono
il gallo pinto, 15 C$), contrattiamo un po' per un taxi
che ci porti fino a El Remanso, la spiaggia da dove inizieremo
una passeggiata attraverso altre fino a playa Hermosa.
Per 150 C$, un po' caro secondo me..., accettiamo il passaggio
che si svolge su una strada che subito da San Juan del Sur
prende a sud, una strada che inizia asfaltata ma ben presto
è sterrata ma abbastanza regolare. Via via le condizioni
peggiorano, soprattutto dopo il bivio che taglia verso il
mare, verso El Remanso ( ex playa Sucia..anche se sporca
proprio non è ). La strada è bruttissima,
piena di avvallamenti e buche ed io non so come il taxi
riesca a farcela !!
Alle 9.00 siamo arrivati, ci mettiamo d'accordo per le 14.00
per il ritorno. 5 ore bastano per arrivare fino a playa
Hermosa e poi ritornare indietro fin qui a El Remanso !
La spiaggia ha un colore scuro, quasi nero, un'aria tranquilla.
Si inizia ancora verso sinistra, a sud, in direzione Costarica,
la cui costa si vede già sullo sfondo...
Non c'è nessuno in giro a quest'ora, in tutto avremo
incontrato 4-5 persone...
Dopo aver "scavalcato" il promontorio roccioso,
su rocce aguzze ma con attenzione è facile, si arriva
a una prima spiaggetta solitaria, la sabbia rosata, molto
carina e con i cactus a colonna alle spalle.
Si continua e ancora dopo scogli e pietre affilate, tra
gusci di granchi morti, si arriva alla più grande
playa Tamarindo, sempre solitaria e triste, la sabbia nera
e dura, i pellicani che si tuffano a capofitto in acqua.
Il paesaggio è molto bello, selvaggio e all'ombra
fa quasi freddo...Si scorgono anche alcuni cactus tra le
sterpaglia.
Da playa Tamarindo, si prosegue oltre e questa volta si
imbocca un sentiero che taglia il promontorio roccioso evitando
così un'inutile sforzo, si arriva presto alla lunga
e bellissima playa Hermosa.
Come le altre anche questa spiaggia è deserta, solo
noi e i pellicani che davanti si gettano in velocità
in acqua.
Con la bassa marea la spiaggia è ancora più
grande. Le nuvole e la costa a sud danno un effetto stupendo.
La spiaggia tutta per noi !!
Davvero raccomando a tutti la visita qui fino a Playa Hermosa,
una delle spiagge più belle che ho visto in Nicaragua
!!
Dopo un paio di orette al sole a far niente, torniamo sui
nostri passi. Sono le 12.30 e un'ora buona occorre per tornare
a El Remanso.
Ripassiamo per playa Tamarindo e playa "rosada".
Altro bagno a El Remanso, poi, puntuale alle 14.00 arriva
il nostro taxi, anzi è un altro, un sostituto del
nostro che è d'accordo per recuperarci alle 14.00.
Alle 1.30 circa siamo a San Juan.
Al comedor Soya di fronte al Casa Surf, in un ambiente molto
familiare mangio un buon pollo arrosto, un piatto rico y
sabroso !!
In serata mangiamo di nuovo dalla signora del nostro hospedaje,
al casa surf, un buon pescado con arroz (30C$).
25 gennaio 2003
Visto che mancano solo tre giorni alla partenza da San Josè,
decidiamo di lasciare San Juan del Sur e visitare la tanto
proclamata Majagual, 18 km a nord sulla costa, in una baia
dove esiste un ecolodge di un australiano, Paul; un ritrovo
per surfisti direttamente sulla spiaggia. Visto che abbiamo
ancora un paio di giorni siamo curiosi e così decidiamo
per questo spostamento.
Ma oggi è un giorno davvero fortunato!
Dopo aver "prenotato" un passaggio in camionetta
fino a Majagual, sono costretto a disdire scusandomi, del
passaggio in taxi perchè incontriamo proprio in albergo
i nostri tre amici italiani già conosciuti a Ometepe:
Enrica, Claudia e Nello.
Per giunta sono in macchina, a noleggio, e sono appena arrivati
questa mattina.
Visto che ormai abbiamo già i bagagli pronti, e d'accordo
con i nostri tre amici, lasciamo San Juan e partiamo alla
volta di Majagual. Si prende una deviazione a sinistra,
poco dopo un ponte uscendo dal paese, una strada sterrata
ma in buone condizioni. Si oltrepassa un bivio che dà
per Marsella e si continua fino alle indicazioni dell "Ecolodge
Majagual".
La spiaggia deserta in una bella baia e niente più
!
Il lodge è dotato di camere con bagno e di un ristorante-cafè.
La camera per tre con bagno e doccia, è carina e
funzionale e il costo di 8 $ usd a testa.
Lasciamo un deposito in cambio di una tessera con il n°
di camera che verrà utilizzato per il pagamento sia
della camera che delle consumazioni al ristorante.
I prezzi sono un po' più cari della norma ( cerveza
13, pollo con riso 30, dedos de pescado con arroz 50, ron
y coca 10, lasagne 75, ecc. ) ma non ci sono alternative
qui a Majagual.
Il lodge è quasi esclusivamente occupato da giovani
nordamericani e australiani...
La spiaggia è bella ma a mio parere inferiore a playa
Hermosa. Ai lati della baia ci sono altre spiagge sia a
destra che a sinistra, per es. Playones, Maderas e Maderitas.
Certo che in compagnia è tutta un'altra cosa e passiamo
una bellissima serata a cena tutti assieme !!
E ricordatevi che se volete mangiare bene, almeno evitate
le lasagne!!! chiedete a Claudia... !!!
26 gennaio 2003
E' domenica, qui a Majagual continua a soffiare un vento
forte e fastidioso. Per me è un peccato spendere
un altro giorno, e un'altra notte, qui a Majagual senza
tante alternative se non quella di dondolarsi sulle amache
del lodge e passeggiare sulla spiaggia, anche se è
impossibile stendersi sulla spiaggia.
Siamo così tutti d'accordo di trasferirci di nuovo
a San Juan, dove per me e Maurizio sarà l'ultimo
giorno in Nicaragua, mentre per Enrica, Claudia e Nello
il viaggio proseguirà in Costarica per altri 10 giorni.
Per l'alloggio, a me non dispiacerebbe tornare al Casa Surf
n° 28, dove la signora mi ha preparato già la
solita camera al piano superiore. I nostri amici però
cercano qualcosa di meglio e al termine di una breve ricerca
degli hospedajes di San Juan, si fermano proprio dietro
di noi, la strada parallela a nord, all'hospedaje Las Flores,
dove una camera tripla del costo di 150 C$ include bagno
e doccia. A mio parere la camera è piuttosto "soffocante",
chiusa, sofferta. Comunque siamo molto vicini, è
difficile perdersi di vista!
E' il momento di una buona colazione! Andiamo tutti al cafetìn
di Daniela e Roberto, due italiani, al mercato.
Passiamo quindi a setacciare le poche vie di San Juan e
spendendo qualche cordobas per alcuni oggetti souvenir,
soprattutto al "Papagayo" un negozietto dove si
possono trovare diversi articoli tipici, per es. le ceramiche
di San Juan de Oriente.
Tutto il pomeriggio invece viene trascorso bighellonando
in giro, e infine in spiaggia, davanti al Ricardo's bar,
un locale famoso in tutto il Nicaragua, dove si possono
mangiare sandwiches e piatti veloci, abbastanza americanizzato,
con le tv sintonizzate sui canali sportivi statunitensi...
Sulle sdraio si sta proprio bene, siamo tutti in attesa
del tramonto, che qui a San Juan sono famosi.
Il Ricardo's bar è affollato, pieno pieno, c'è
un gran trambusto che però si affievolisce quasi
a spegnersi al momento decisivo: davanti a un tramonto così
bisogna solo inchinarsi e ammirare, un tramonto inimmaginabile
e indimenticabile per sempre !!
Per cena siamo tutti concordi di andare da Paolo, alla pizzeria
O' Sole Mio, sul malecon in fondo verso nord.
Non c'è luce per strada, probabilmente un black out,
che comunque in Nicaragua è all'ordine del giorno,
e allora attentamente per non cadere in qualche buco sulla
strada arriviamo al ristorante.
Questo bel ristorante è gestito da Paolo che con
originalità prepara piatti di pasta con ingredienti
nica, così come filetti di pesce sempre studiati
con cura e senza stravolgere la cucina nica; un connubio
riuscito tra le ricette italiane e i sapori nicaraguensi.
Robalo al forno, king fish con pimienta, loro con hongos,
pargo, gnocchi e ravioli e fettuccine fatte in casa con
gamberi, e un buonissimo carpaccio di pesce. Sì,
Paolo ci sa fare e devo fare veramente i complimenti. I
prezzi sono accessibili, tra 80 e 100 C$, ma ne vale veramente
la pena. Insomma, nonostante non ami andare a mangiare in
locali italiani all'estero, questo caso è l'eccezione
alla regola !
E mi raccomando, iniziate a mangiare dopo un aperitivi con
ron y coca, e che il ron sia Flor de Caña, ok?
Anche questo giorno se n'è andato. Un altro bel giorno
passato tranquillamente a San Juan, in Nicaragua.
Domattina partiremo fino al confine per entrare in Costarica,
il 28 abbiamo l'aereo di ritorno da San Josè.
Salutiamo i nostri tre amici: Enrica che è davvero
eccezionale, una viaggiatrice, una sognatrice, ricca di
sentimenti; Claudia, spiritosa e gentile, di compagnia,
che ti contagia sin dall'inizio con la sua verve; Nello
pacato e riflessivo, attento e ottimo osservatore, il suo
diario è irrangiungibile !
Buona continuazione, ci rivedremo in Italia !!
27
gennaio 2003
Sveglia alle 6.00, prendiamo un bus per Rivas che parte
alle 7.30 che ci lascia al Cruce de la Virgin (5 C$) da
dove continuiamo il viaggio salendo su una altro bus di
passaggio (5 C$) diretto alla frontera di Peñas Blancas.
Quando arriviamo alla frontiera, verso le 8.00, una cosa
mi viene da scrivere:
non esiste un'organizzazione e una buona segnalazione di
ciò che si deve fare per le formalità doganali.
A piedi seguiamo il flusso delle persone e a un cancello
paghiamo una prima tassa comunale di 1 $ usd. Si continua
poi in un piazzale e bisogna dirigersi, verso sinistra,
alla migrazione nicaraguense per far apporre il timbro di
uscita sul passaporto ( non si paga niente e non bisogna
compilare nessun modulo). Poi si entra quindi in Costarica,
lungo la strada fino alla migraciòn del costarica.
In fila, si arriva agli sportelli dove con efficienza e
ordine viene fatto riempire un modulo dopodichè appongono
il timbro di entrata sul passaporto. Appena fuori c'è
già un bus pronto diretto a San Josè.
In banca cambio alcuni dollari in colones ( 382 colones=
1 $ Usd ) ( 25 colones = 1 cordoba ) e così pago
il biglietto dell'autobus di 1835 colones ( circa 5 $ Usd).
Prima di salire sul bus, al momento della partenza, si passa
per il controllo del bagaglio.
Il bus è moderno e alle 9.30 si parte.
Dopo un viaggio durato circa 4 ore, arriviamo all'aeroporto
dove scendiamo senza continuare fino alla vicina San Josè.
L'aeroporto è a soli due km da Alajuela, una città
tranquilla sulla Meseta Central, più vicina all'aeroporto
rispetto a San Josè che oltretutto sarà molto
più trafficata e caotica. Per l'ultima notte siamo
decisi a fermarci proprio qui, vicini all'aeroporto.
Con un autobus pubblico (150C$) andiamo fino in centro a
Alajuela, e grazie a una gentilissima ragazza del posto
che ci fa vedere alcuni alberghi, raggiungiamo l'Hotel Alajuela
a poche cuadras dal terminal dei bus sulla calle che scende
dall'angolo sud occidentale del parque.
La pulita camera doppia con bagno costa 41 $ Usd, un prezzo
alto rispetto agli standard nicaraguensi, ma il Costarica
è più caro e per l'ultima notte si può
fare.
Già dalla frontiera si notano le differenze tra i
due stati, uno povero e arretrato ma familiare e sicuro,
l'altro moderno e organizzato, con una forte impronta statunitense
che si nota soprattutto per le catene alberghiere, i fast
food, i prodotti nei supermercati.
Il Costarica è anche chiamato la Svizzera del Centroamerica,
l'ordine e la pulizia sono davvero importanti in questo
stato.
Alajuela è una città tranquilla e abbastanza
carina, dal clima eccezionalmente fresco e gradevole.
Il parque central e la cattedrale dalle cupole rosso-amaranto.
I supermercati sono fornitissimi, con tutti i prodotti più
famosi, caffè, salse, frutta e verdura; cellulari,
macchine di lusso, ecc.
Peccato che verso le 18.00 le attività chiudano lasciando
il centro desolatamente vuoto e deserto, le strade senza
gente con le case e i negozi chiusi, sbarrati dalle imposte
e dalle serrande danno luogo a un'atmosfera irreale, "pericolosa"...
Mangiamo qualcosa alla soda del mercato, da Hermanos Gonzalez,
seguendo il consiglio del ragazzo alla reception del nostro
hotel. Gallo al picadillo (350) cioè una piccola
tortilla con carne e salsa, ottimi refrescos naturali di
frutta, al tamarindo, mora ( buonissimo), cebaya, piña,
cocco,naranja, e trotas ( tortilla con carne impanata...),
sandwiches, ecc.
Per cena non sappiamo che fare, gironzoliamo per qualche
oretta senza trovare niente che ci soddisfi, quando alla
fine finalmente troviamo la soda Argo, dove in un ambiente
greco, mangiamo bene due casados, cioè un piatto
che comprende riso, frijoles, insalata, pasta e carne o
pesce ( 2500 C).
Andiamo a letto presto per due motivi: domani mattina andiamo
in aeroporto in orario, e poi perchè non c'è
niente da fare qui a Alajuela...
28
gennaio 2003
In autobus arriviamo all'aeroporto già alle 8.00
in vista del nostro volo IB 6170 per Madrid via Miami.
Arriveremo a Milano Malpensa domani mattina, 29 gennaio.
L'aeroporto Juan Santamaria di San Josè è
un esempio di pulizia, ordine ed efficienza. Ci sono diverse
tiendas per gli ultimi souvenirs.
Si parte....
(Ancora
prima di visitare questo paese pensavo che ci sarei ritornato.
Confermo!!!)
FINE