PICCOLO RACCONTO DI UN GRANDE VIAGGIO
Dal
Pakistan in Cina e ritorno attraverso l' Asia Centrale
Testo
e foto di Pier
Felice Finocchi
Non
mi considero un viaggiatore nel senso stretto del termine,
ma una persona che ha avuto la fortuna e la voglia di viaggiare
molto. Pur essendo affascinato dai viaggi in genere ed in
particolare da quelli nelle regioni del Medio Oriente e
del Centro Asia, raramente riesco a portare a termine la
lettura di resoconti di tali viaggi. Articoli più
o meno volutamente romanzati, vissuti, sicuramente onesti,
ma che personalmente non mi coinvolgono, non mi danno la
voglia di continuare la lettura, forse anche per quel filo
di invidia che provo nel vedere altri riuscire in imprese
che ho sempre sognato e non attuato. Come raccontare quindi
questo mio viaggio?
|
|
Acquarello
fatto di ritorno dal viaggio |
Ho
fiancheggiato l'Indo, attraversato la catena del Karakorum,
il Pamir, parte dell'Asia Centrale, il deserto del Karakumy,
la catena dei monti Kopet che divide il Turkmenistan dall'altipiano
iranico, ho attraversato il massiccio dell'Elburz che fiancheggia
la depressione caspica e mi sono sentito a casa ai piedi
del monte Ararat in Turchia, dove dopo aver oltrepassato
l'altipiano anatolico e la catena del Tauro sono giunto
in Grecia e poi qui. Ho sognato di fare quello che stavo
facendo, e sogno ancora.
Un'esperienza
di questo genere ha per me un inizio ma non certo una fine.
E allora non riesco a scrivere quello che ho vissuto parlando
con Zulfiqar, impiegato alle poste di un remoto villaggio
nelle montagne pakistane con tre figli e la casa a trenta
chilometri di mulattiera, alto, calmo, curioso ma discreto,
elegante nei gesti come chi fa parte realmente del suo mondo,
una tessera consapevole dell'insieme e quindi della necessità
e dell'importanza dell'essere tessera; ho quasi paura a
scriverlo: un uomo felice. Non riesco a scrivere di Toi-Ho,
cinese deportato ai margini del Taklimakan, regione a netta
maggioranza Tagika e Yugura (per dirla all'europea: turca),
che vive con moglie e due figli vendendo sigarette preparate
con carta di giornale. O di Zamira, un'uzbeka con i capelli
più neri del nero che ho mai visto, con un figlio,
Timur (Tamerlano) che ogni giorno aveva un livido nuovo,
regalo del marito, ex volontario in Afghanistan, ora condannato
a vodka perpetua. Non riesco a raccontare di Mehran, laureato
di Tehran, che da mesi si tortura il cervello sul restare
nel suo paese che ama profondamente o provare l'avventura
europea della quale conosce benissimo i limiti. Non vi posso
raccontare la gioia dei bambini quando regalavo loro piccoli
giocattolini appositamente messi da parte da me per un anno
intero, o il terrore negli occhi di altri (questo nelle
città) semplicemente chiamandoli.
Allora mi potreste dire: perché presentare questo
scritto su di un giornale che fa dell'estremo e del limite
il suo pane? (Questo scritto è stato pubblicato
su No Limits World n° 71 del marzo 1999).
Ma il limite non è solo fisico, il limite è
anche vedere come si è dopo un' esperienza di questo
genere, il rendersi conto di quanto abbiamo rispetto ad
altri e di quanto spesso siamo noi i primi a crearci problemi
dei quali poi lamentarsi!
E
allora sotto, si comincia!
Due giorni ad Islamabad tra una firma ed un'altra per poter
sdoganare la moto, spedita per via aerea: 2.200 lire per
chilo. Parto perPeshawar e il monsone scarica in buona parte
la sua potenza. Piove, ma veramente. Chi l'ha vista sa cosa
è una pioggia monsonica: cascate d'acqua, fango e
buio, alcune volte si vede si e no ad un metro.
SHANGLA PASS (Nord Pakistan)
260 chilometri, 9 ore, sembravano di più! Stanno
rifacendo lunghi tratti di strada per cui saltano tutti
i sensi di marcia che qui sarebbe a sinistra. Biciclette,
camion, automobili, animali, tutti insieme e in tutte le
direzioni. In alcuni lunghi tratti il fango invade completamente
la strada, in altri corsi d'acqua l'attraversano trasversalmente,
in altri ancora la strada non esiste più. La via
ormai è un canale di fango. Ciottoli grossi come
zucche cadono dalle pareti della montagna, a destra lo strapiombo:
è qui che ho pensato di avere esagerato. Completamente
fradicio non posso fare altro che provare ad andare avanti.
L'acqua picchia forte sugli occhi. Le buche, voragini, sono
nascoste dal fango. Arrivo al passo viaggiando attraverso
nuvole nere. Inizia la discesa: dopo un'ora sono completamente
asciutto, l'altra valle non risente del monsone. Oggi avrei
voluto un po' dell'acqua di ieri, clima e panorama sono
completamente cambiati. Caldo, tanto, ma secco: montagne
aride fatte di sabbia e rocce. Strada di sassi come una
ferrovia, strada di polvere simile a borotalco, alta fino
a metà ruota.
Uno
dei molti posti di blocco tra Pakistan e Cina
|
Posto
di confine tra Turkmenistan ed Iran |
PASSU
(Nord Pakistan) Non c'è nessuno! Vento e silenzio
Di notte le stelle.
SOST 3000 metri, posto principale per la dogana,
fa freddo e piove.
Andando avanti..................... la strada corre in mezzo
a gole strettissime e poi ampie; in alcuni tratti sembra
di essere in una galleria per quanto sono inclinate le pareti
rocciose, fiancheggia corsi d'acqua, si stringe fino a diventare
quasi parte del fiume che a tratti costeggia. Si viaggia
tra sassi e massi, guadi e fango, tornanti su tornanti,
si sale dai 3000 ai quasi 5000 metri in un attimo; gli spazi
gradualmente si allargano, sono quasi in cima, fa freddo,
ha nevicato da poco. Poi... le guardie rosse, la discesa
verso il Pamir, l'acqua e le rocce restituiscono spazio
al verde. Decine di marmotte lungo il corso del fiume, cammelli
a pelo lungo, cavalli liberi e ...yurte. Sono immerso nel
mio sogno. Per quanto strausato, abusato e inflazionato
il nome che viene alla mia mente è Marco Polo.
|
TASKORGAN
(Cina)
La sera: Un piccolo teatro: recite e musiche Tagike
con interprete per i pochi cinesi che vivono sul posto.
Un paio di militari cinesi, troppo ubriachi, cercano
inutilmente di rovinare la festa. La mattina: Un barile
di benzina su una bilancia, il tubo in bocca e poi nel
serbatoio. La benzina qui va a chilo.
LAGO KARA KULL
È segnato su pochissime carte ed è sempre
confuso con l'altro, leggermente più ad occidente
(in Tagikistan), che ha lo stesso nome. Ci sono almeno
tre laghi che contengono questo termine: Kara che in
turco vuol dire nero, è aggettivo iniziale di
molti luoghi geografici sparsi per tutta l'Asia centrale.
|
|
|
VERSO
KASHGAR
Un fiume di fango e massi è piombato sull'unica strada
per Kashgar. Mi fermo. Attendo. Cerco di pensare cosa fare.
Si allunga la piccola fila di automezzi inermi. Capiamo
cosa fare: da alcune automobili escono due tre pale e si
comincia a levare il fango, prendere grosse pietre da buttare
su quella che prima era la strada, ma sembra non servire
a niente. Altra terra e sassi cadono. Si ricomincia, il
sole brucia, cerchiamo ancora di riformare la strada. Quattro
o cinque ore dopo si cerca di passare. Una jeep si rivolta.
Con la moto riesco a lasciarmi tutto questo alle spalle.
Le montagne sono rosse. Quaranta chilometri dopo, è
quasi buio, stessa storia, ma questa volta è solo
fango e non c'è modo di arrangiarsi. Ci provo e,
incredulo, preoccupato, la moto fumante, fango a più
di metà ruota, riesco a superare i circa trenta/quaranta
metri di ostacolo.
KASHGAR
Sembra di essere in Turchia. Immenso bazar a cielo aperto,
file interminabili di pioppi, carretti tirati da somari
e biciclette e biciclette ancora. Alcuni poliziotti cinesi
cercano di sciogliere l'assembramento di decine e decine
di persone ferme a guardare me e la moto di fronte alla
moschea principale. Parto per il passo Tourugart tra Cina
e Kirgizia, (ex URSS): circa 150/200 chilometri di sterrato.
Sulla cima del passo, 4.000 metri circa, tra valli e montagne
che sfiorano i 5.000 metri, a perdita d'occhio solo natura,
un immenso arco, come un arco di trionfo, segna il confine.
Al di là, dopo una ventina di chilometri di terra
di nessuno c'è la Kirgizia. Riconsegno la targa cinese.
Sembra di avvicinarsi ad un lager: torrette di controllo,
filo spinato, doppio cancello tipo "tocca e rimani
fulminato".Solo al ritorno ho saputo che intorno la
zona è in gran parte minata! Mi avvicino. Le due
guardie armate chiudono il cancello, è l'ora del
rancio. Le ore diventano due. Intorno solo natura stupenda,
cavalli allo stato brado ed un camionista kazako che come
me non può fare altro che aspettare. Il posto di
frontiera dà l'idea di un passato ben diverso dell'attuale:
è colossale. I militari con le vecchie uniformi dell'armata
rossa sono concreti! In breve sono al di là, sulla
A365 statale che porta in Kazakistan, ma di asfalto nemmeno
l'ombra. Mi meraviglio che il bauletto posteriore regga
ancora. Quando arrivo a Naryn è notte.
LAGO ISSYK KUL (Kirghizia)
L'incontro con Vidhea, Maestro Sufi, Il tramonto sul lago,
La notte nella yurta. E l'alba. Dopo circa 650 Km, metà
dei quali finalmente d'asfalto, un tunnel interminabile
che sembra una miniera, la strada che sembra non uscire
mai da gole e montagne, arrivo ad Os. Nei bazar frutti,
verdure e vestiti provenienti da Cina e Turchia.
FERGANA (Uzbekistan)
Ho conosciuto Shams, uno studente russo che fa la guida
nella città vecchia. Giro della città alla
ricerca di benzina; il prezzo varia dalle 300 alle 500 lire
al litro e dipende sia dalla qualità sia da chi la
vende: in genere i benzinai ne sono sforniti ed allora piccole
autobotti fungono da distributori nomadi o in cortili di
periferia compaiono taniche e bottiglioni colmi del prezioso
liquido.
VERSO SAMARCANDA
Attraverso il Tagikistan. Non è possibile arrivare
a Dusanbe, la capitale: è in corso da anni una strisciante
guerra civile ed è presente anche un notevole contingente
corazzato dell'esercito russo. Assolutamente sconsigliato
viaggiare di notte. Trovo lungo la strada un ristorante
con un gazebo pieno di frutta, aiuole colme di fiori, una
bellissima
fontana dove nuotano pesci pronti a finire tra le mani del
cuoco. Tutta la costruzione è in mosaico, sembra
un miraggio e sembra anche tutto tranquillo, ma qualche
chilometro più in là c'è gente che
si spara. I doganieri sono più interessati alla moto
che al visto sul passaporto. Uno di loro è convinto
che io sia un attore americano pur avendo in mano il mio
passaporto italiano, mi racconta la scena di un film dove
da solo riuscivo ad eliminare una banda di terroristi e
ovviamente chiama tutti i suoi colleghi per mostrare loro
la nostra nascente amicizia. Gli rilascio un autografo.
Dieci chilometri prima di Samarcanda il sole è al
tramonto, intravedo le cupole del Registan. Mi fermo. In
un ristorante all'aperto una ragazza turca in vacanza balla
sui bordi di una larga fontana tonda. Qualcuno le grida
qualcosa, lei smette, la musica continua. Non è sempre
piacevole vedere qualcuno divertirsi quando non si può
o non si sa fare lo stesso. Nella città barbuti Imam
in lunghi caftani si mescolano a ragazze biondissime in
mini minigonna. Eccellente gelato ai fichi.
BUCHARA
Si restaura un po' ovunque. Bambini che giocano a pallone
tra antichi monumenti. Bambini che si tuffano nella splendida
fontana di fronte alla statua in bronzo di Nasreddin Hogia,
simpatico eroe popolare sul suo immancabile asinello, detentore,
tipo Bertoldo, della saggezza popolare. C'è il silenzio
dei paesi. L'incontro con una stupenda famiglia uzbeka,
tutti con l'immancabile incisivo in oro, segno di ricchezza
chiuso nella cassaforte della propria bocca.
VERSO IL TURKMENISTAN
Strada piatta. Nel solito giro alla ricerca di benzina,
il netto rifiuto di un anziano a vendermene: sa che 75 ottani
sono veramente pochi, non si vuole rendere complice della
rovina del mio motore. Ma gli ottani sono quelli e qualche
chilometro più in là non riceverò la
stessa attenzione...ma grazie lo stesso amico! I rari distributori
funzionanti hanno una piccola casupola semi-blindata con
grata per i soldi, la pompa è azionata dall'interno,
chiedi quanti litri vuoi, paghi e te la metti da solo, se
ne hai chiesti troppi esce inevitabilmente tutta fuori.
La gentilezza non è la dote principale dei benzinai!
Il posto di confine. Su di un ponte semi galleggiante attraverso
l'immenso Amu Darya.
MARY
(Turkmenistan)
Una certa guida raccomandava un certo albergo.....non immaginavo
certo di capitare in un bordello! Spiedini, pomodori, cetrioli.
La notte il cielo è immenso. La mattina due, tre,
quattro mig se ne impossessano. La strada è diritta
nel deserto e la sabbia, grigia come le nostre spiagge,
spesso la copre. Ci si aspetta di vedere il mare da un momento
all'altro. In una locanda biscotti secchi appena sfornati.
Sabbia. Bambini tra rarissimi cespugli bassi vendono acqua.
Dromedari. L'incontro con due fuoristrada di Torino ma non
ho la forza di alzarmi, di dir loro qualcosa.
IRAN Altra gente.
Si percepisce subito la loro antichissima cultura, la loro
diversità dai popoli dell'Asia centrale.
MASHAD
Dove un ateo può diventare credente. Città
santa. Nell'antico e immenso complesso religioso Imam Reza
sembra di essere in uno scrigno colmo di tesori materiali
e non. Penso: lo rivisiterò meglio questa notte,
farà più fresco e ci sarà meno gente.
Quando arrivo, quasi non riesco ad entrare! E quasi non
riuscivo ad andarmene per la bellezza e la spiritualità
del luogo! Forse solo Venezia può, per l'architettura,
eguagliare Mashad. I canti dei singoli pellegrini, la preghiera
in comune,un'atmosfera e una pace che ho provato solo in
alcune piccole moschee di Aleppo. Commosso torno a fatica
in albergo, hotel Asia, 20 dollari la doppia, colazione,
aria condizionata, frigo e televisione.
VERSO TEHRAN
La strada è liscia con bordi bianchi e ottima segnaletica.
BABOLSAR
Sulle rive del mar Caspio. Si respira acqua. Persone cordiali
e ben disposte vogliono sapere e vogliono raccontare. Problemi
di benzina
ormai risolti: si trova ovunque e costa sulle 50 lire al
litro. Paesini di costiera. Aria di vacanze estive.
ASTARA
Un paio di decine di chilometri dall'Azerbaigian. Immensi
storioni. Bambini di fronte agli alberghi tentano di affittare
ai forestieri appartamentini o stanze per il fine settimana.
Sulle montagne verso Tabriz fa freddo e piove. Una volta
scesi sarà ancora il caldo e tanto.
DOGUBAYAZIT (Turchia)
Paesaggisticamente il luogo è un riassunto dell'Asia
Centrale. Autoblindati pattugliano il paese di notte. Una
tirata di 1.200 chilometri e sono in Cappadocia. L'invito
di vecchi amici alla circoncisione del figlio, giri per
il paese a clacson strombazzanti La luna piena. Di notte
passeggiate alla cieca nelle piccole valli.
XANTI (Grecia)
Città a più alta concentrazione di belle ragazze
di tutta la Grecia. Il ticchettio del motore è ormai
troppo forte: la sede di una valvola è pronta ad
uscire. Tsakiris, il meccanico dove mi fermo, messe da parte
le altre riparazioni, in quattro ore e senza l'aiuto di
nessuno, mi consegna la moto. E' perfetta. Dopo aver attraversato
tutta la Grecia a notte fonda sono a Igoumenitsa.
Finivo
le tre pagine di presentazione riguardanti il viaggio con
questa frase: "tre sono le cose necessarie affinchè
un uomo possa vivere: il cibo, il sonno e l'amore. Io, Pier
Felice Finocchi ne aggiungerei un'altra: il sogno, lasciate
quindi che io possa sognare un vostro aiuto". E l'aiuto
c'è stato! A partire da Made in Japan, concessionario
romano Honda che mi ha messo in condizioni perfette una
moto con già 35.000 chilometri alle spalle. Grazie.
Parioli 95 che mi ha fornito stivali, guanti, antipioggia
e casco, tutti di prima qualità. Grazie. BI&TI
che mi ha fornito il manubrio in alluminio e la disponibilità
dell'officina per piccoli lavoretti. Grazie. Acerbis che
tramite BI&TI mi ha fornito un serbatoio maggiorato.
Grazie. MBC che mi ha fornito un'ottima giacca in Gore-tex.
Grazie. Domenico Sicuranza che mi ha fornito due eccezionali
copertoni e camere d'aria rafforzate. Grazie. Givi che mi
ha fornito il Maxia che ancora, dopo tutto quello che ha
passato resiste perfettamente ancorato alla moto. Grazie.
E grazie No Limits per avermi ospitato sulle sue
pagine.