Viaggiare - Diari di Viaggio


GRECIA 2003

PELOPONNESO – SULLE TRACCE DEI BIZANTINI

25 agosto – 14 settembre

di Mauro Bertagnolli


Simena, cupola bizantina

Il viaggio di quest'anno, in confronto ai due precedenti (Marocco e Turchia) è abbastanza banale (se si può mai parlare di banalità quando si scoprono modi di vivere e culture diverse), in quanto si è svolto su di un circuito particolarmente collaudato, e senza grosse sorprese. Dopo una settimana passata sulla costa sud di Zante a fare immersioni, abbiamo effettuato il periplo delle prime tre dita del Peloponneso in senso antiorario, con un paio di digressioni verso l'interno, in Arcadia ed in Laconia. Il focus del viaggio era incentrato soprattutto alla visita di luoghi ‘minori’, al di fuori del turismo classico, che in Peloponneso sono rappresentati soprattutto da migliaia di chiese e conventi di epoca bizantina, oltre che da siti classici minori.

L’equipaggio è il tradizionale, Mauro e Nadia, il camper è sempre lo stesso, il vecchio Jumbo van, che questa volta non è stato stressato più di tanto (meno di duemila chilometri in Peloponneso, poco sterrato, salite ripide ma mai troppo lunghe).

Bibliografia
Resa vana l’attesa della nuova guida sul Peloponneso della Lonely Planet (che sarebbe dovuta uscire in agosto), ci siamo basati sulla Rough Guide Grecia continentale (edizione italiana Fuori Thema), che era quella che dedicava più spazio al Peloponneso. Non ci ha entusiasmato, probabilmente perché non condividevamo appieno il punto di vista degli autori sulle cose da vedere e su quelle da tralasciare.

Come carta stradale abbiamo scelto la Road Editions, Peloponneso in scala 1:250.000, che è abbastanza aggiornata, riporta gran parte delle strade sterrate, anche forestali (ottime per il rampichino), ed anche alcuni sentieri. Sulla classica carta della Michelin, molte delle strade che abbiamo percorso non sono riportate.

Il diario

25 agosto, Trento – Venezia
Ormai fedeli alla Minoan Lines, ci imbarchiamo alle 13, ed alle 15 si salpa, in perfetto orario. Sole e mare calmo.

26 agosto, Patrasso – Kalogria
Giornata di sole, sul ponte a leggere e a preparare l’itinerario. Si sbarca alle 20.30. Usciamo dal Gate 6 e prendiamo la nuova statale costiera. E’ già buio, andiamo a Kalogria per la notte. Attraversata la pineta e una zona paludosa, arriviamo al parcheggio termine della strada. Il posto non è particolarmente invitante, ma per una sosta tecnica va benissimo. Ci sono altri 4 o 5 camper. Durante la notte, arriva un furioso temporale, con forti raffiche di vento.

27 agosto, Kalogria – Limni Keriou
Variabile. Andiamo a Killini, dove il traghetto per Zante è appena partito. Nell’attesa del prossimo andiamo a Kastro ed alla sua spiaggia. Il posto è carino, ci sono parecchi camper. Ritorniamo a Killini e prendiamo il traghetto delle 13, ed arriviamo dopo un’ora circa al porto di Zante, sotto un temporale violentissimo: la visibilità è nulla, sembra di essere in Inghilterra, le strade sono allagate. Pochi minuti dopo, tutto è finito e sbuca il sole, e il clima si fa immediatamente amazzonico. Ci dirigiamo a Lagana e a Limni Keriou, sulla costa sud. La meta è il centro d’immersioni ‘Turtle beach’, dove lasciamo le attrezzature e prendiamo accordi per le immersioni del giorno dopo. Torniamo indietro di 4 chilometri circa fino al ‘Tartarouga Camping’. Il campeggio è essenziale, ben ombreggiato, i bagni sono puliti, la spiaggia è inesistente.

Sera, campeggio Tartarouga di Zante, la nostra piazzola sotto gli ulivi è molto comoda, non si può certo dire fresca data l'estate torrida che non vuole saperne di andarsene. Durante la cena, siamo storditi dal frinire delle cicale, che va però scemando verso le 20:30, per lasciare posto ad un silenzio assoluto (proprio assoluto, no: il nostro vicino di campeggio, appena smettevano le cicale, iniziava a massacrare la sua chitarra ed i nostri timpani…). La sera dopo, stessa scena: guardiamo l'ora, l'ultima cicala smette di frinire ESATTAMENTE alle 20:30. La sera dopo, stessa identica cosa. Pare incredibile, ma in 6 giorni di permanenza le cicale hanno smesso sempre alla stessa identica ora. In vicino se n’è fortunatamente andato il terzo giorno.

28 agosto – 1 settembre – Limni Keriou
Dedichiamo 5 giorni alle immersioni, andando e tornando dal campeggio in bicicletta, e pranzando con un panino o in qualche ristorante sulla spiaggia. Belle immersioni con il Turtle Beach Diving, ottimamente gestito da Timos, acqua calda (29°), visibilità buona, grotte e cernie sono il pezzo forte della zona, ma non mancano crostacei, ricciole, saraghi e altro ancora. Fa caldo, molto caldo, caldissimo: i 50 metri di dislivello da fare sotto il sole del pomeriggio in bici per tornare al campeggio sono una vera sofferenza; in camper, nonostante sia perfettamente all’ombra, la sera ci sono 32 gradi. Qualche zanzara di troppo.

L'anziano e simpatico signore tedesco, nostro vicino al campeggio Tartarouga è, insieme a sua moglie, un tipo molto particolare. La mattina esce regolarmente dalla sua roulotte, in cui sia lui che la moglie dormono con pigiamoni di flanella e piumino d'oca a causa dell'aria condizionata che tengono sempre a palla, per portare il gatto a fare pipì. La procedura è laboriosa, poiché un gatto non è un cane e mal sopporta il guinzaglio ed ogni altro tipo d’imposizione. Il felino è sospettoso ed indipendente, quindi procede a tratti, a tratti si arresta e rimane fermo per interminabili minuti. Il guinzaglio deve essere molto lungo, poiché non si deve dargli l'impressione di esserne il padrone. Vi è però un altro problema: le oche, le pecore o gli altri gatti che condividono il terreno con il nostro felix potrebbero disturbarlo, quindi bisogna tenerli a distanza. Ma il nostro ineffabile vicino ha una soluzione anche per questo problema, gira infatti con una pistola ad acqua rosa, tenuta come il famoso agente segreto 007 usa tenere la sua nella più classica delle iconografie! Con quest’arma è in grado di tenere a bada qualunque tipo di intruso.

2 settembre Limni Keriou – Liodora
Sole, caldo. Si parte dal campeggio, con l’idea di fare il periplo dell’isola prima di abbandonarla. Le zone che ci piacciono di più sono porto Vromi, con una stradina ripidissima che lo raggiunge, e la spiaggia del relitto, che si vede dall’alto. Arriviamo a Zakynthos un’ora prima del traghetto, che però è pieno. Dal primo di settembre le corse sono meno frequenti e molto affollate. Siamo in lista di attesa, ma per fortuna alla fine ci trovano un posto.

La gestione della lista di attesa è alquanto curiosa: ci danno un bigliettino con un numero, che è progressivo ma non ha nessuna influenza sull’ordine di imbarco, il quale dipende esclusivamente dalle priorità di incastro dei veicoli nella nave. Alla fine, quando decidono che possiamo salire anche noi, ce lo comunicano, e devo correre alla biglietteria, che si trova 300 metri più indietro, perché il traghetto sta partendo. Tornato col biglietto, ci fanno finalmente imbarcare. Ma non è finita: un camion, salito dopo di noi, è stato successivamente fatto sbarcare, perché gli sono state preferite due, evidentemente più lucrose, automobili!

Finalmente salpiamo e sbarchiamo alle 17 e partiamo per l’interno. Passiamo per Olympia (guardando i resti archeologici dal finestrino), e proseguiamo per Livadaki. Attraversiamo il fiume Ladonas e ci fermiamo prima del campo sportivo di Liodora per la notte. La temperatura scende a 16 gradi, una meraviglia!

3 settembre, Liodora – Figalia
Sereno, fresco. Giornata in Arcadia, tra curve e saliscendi. Andiamo a Lagandia e Dimitsana, che secondo la guida è un posto fantastico, invece ci delude parecchio. Poco dopo Dimitsana scendiamo a visitare il monastero di Prodromu.


Arrivare a questo monastero è abbastanza semplice, a patto che ci si trovi già in Arcadia, terra le cui strade sono incredibilmente tortuose. Sulla strada tra Dimitsana ed Elliniko, una deviazione sulla destra porta, con una strada che scende, piena di tornanti, al parcheggio del monastero di Prodromu, nei pressi di una chiesetta sul ciglio della scarpata. Scendiamo per una mulattiera, che in una ventina di minuti ci porta al monastero. La costruzione è visibile solo all’ultimo momento, nascosta com’è dalla parete di roccia della gola alla quale è aggrappata. Il monastero è formato da una serie di baracche a sbalzo, sostenute da un incredibile numero di pali di legno. Quando arriviamo noi c’è solo una famiglia di turisti tedeschi, per il resto il luogo sembra deserto. Il cancello è chiuso, ma sulla nostra guida c’è scritto che il monastero si può visitare, a patto di essere vestiti in modo decoroso.

Siamo preparati, ed estraiamo prontamente il nostro kit da monastero: gonna lunga per Nadia, pantaloni lunghi per Mauro. All’interno ci sono alcuni greci, che ci indicano i locali visitabili. Non si capisce mai (e lo vedremo anche in altri monasteri) se queste persone siano in qualche modo di pertinenza del monastero, oppure siano semplicemente in visita o di passaggio.

Si può visitare il refettorio, le piccole stanze per gli ospiti, la chiesetta rupestre e la cripta, dove sono custodite in bell’ordine le ossa dei monaci. All’esterno della chiesetta ci sono alcuni affreschi sulla roccia che, essendo ovviamente non uniforme, conferisce una singolare profondità ai dipinti.

Stiamo rientrando al camper dal monastero di Prodromu, lungo la mulattiera. Arriviamo al cancello presso l’uscita dalla gola; si tratta di un manufatto molto semplice, poco più di due aste di ferro intrecciate, sostenute da un semplice muretto. All’andata era aperto, mentre ora sembra chiuso. Ci sono due ragazzi, lei visibilmente preoccupata, lui invece intento a studiare la situazione. Fanno ampi gesti, indicando la valle, la scarpata, il costone sopra di loro. Ci avviciniamo ed il baldo giovane, che scopriamo solo in questo momento essere inglese, ci dice: ’It’s closed! We’ll have to stay here!’ Mi avvicino al cancello: effettivamente sembra chiuso da una catena più lucchetto, comunque è uno scherzo da scavalcare o da aggirare, visto che non esiste recinzione. Provo a tirare un battente, che ruota dolcemente sui cardini, fino a lasciare un varco di mezzo metro! Sfoderando tutto il mio inglese scolastico, mi rivolgo a lui con un:’After all, it wasn’t that difficult, was it?’, e passiamo oltre.

Tornati al camper scendiamo ancora di qualche chilometro verso il fondo della valle per visitare l’antica città di Gortis, di nuovo una delusione (poche cose, e poco leggibili per degli archeoignoranti come noi). Dopo pranzo proseguiamo per Karitena e Andritsena, dove ci inerpichiamo sulla strada verso il tempio di Apollo di Basse. Il tempio è in un posto spettacolare, peccato che, a causa di lavori di restauro e conservazione, sia protetto da tensiostrutture bianche che lo fanno assomigliare ad un grande circo.

Scendiamo verso Figalia, dove ci fermiamo per la notte, non senza aver prima visitato un tratto delle mura ciclopiche, abbastanza suggestive nella luce del tramonto.

4 settembre, Figalia – Methoni
Sereno. Oggi si torna al mare, dopo essersi rinfrescati un paio di giorni nell’interno. Scendiamo per la strada sterrata, piuttosto ripida ma non tremenda, che scende nella gola oltre il paese, per poi trasformarsi, magia della Grecia, in una comoda strada asfaltata che risale verso Platania. Qualche attimo di apprensione per la spia dell’acqua che si accende in discesa, ma è solo un po’ basso il livello, per fortuna. A Filiatra prendiamo la strada costiera, e a Romanos prendiamo per la mitica, e secondo noi sopravvalutata, spiaggia di Voidokilia. Alla spiaggia si arriva sia per la strada interna, sterrata, sia per una comoda deviazione a destra, peraltro indicata dai cartelli, asfaltata.

La spiaggia ovviamente ci delude (è una spiaggia!), ma ci piace molto la laguna interna, che costeggiamo interamente in bicicletta, sperando di vedere qualche volatile interessante. Vediamo aironi bianchi, cigni e poco più.

Nel pomeriggio passiamo oltre Pilos e arriviamo a Methoni, dove visitiamo la fortezza, estremamente suggestiva al tramonto. Peccato sia vietato fotografare.

Per la notte ci fermiamo nel piazzale di un ristorante sulla nuova strada tra Methoni e Koroni.

5 settembre, Methoni – Aghios Nicholaos

Sole, caldo. Arriviamo in breve a Koroni, dove posteggiamo in porto e visitiamo la cittadella, con i suoi suggestivi monasteri. Da Koroni a Kalamata la strada è monotona. Dopo Kalamata andiamo verso Kardamili, dove c’è uno spettacolare porticciolo, e da dove ci cacciano immediatamente.

Tutti quelli con cui avevamo parlato di Peloponneso, o di Grecia, si erano affannati a declamarci la leggendaria ospitalità greca: e il vecchietto che offriva la frutta, e il proprietario della casa che lascia parcheggiare il camper sul prato, e una faccia una razza… Siamo appena arrivati sulla costa del Peloponneso dopo la settimana a Zante e due notti passate nell’interno, in Arcadia: è l’una, fa parecchio caldo. Arriviamo a Kardamili, dove vorremmo fare due passi in una gola verso l’interno. Vediamo un simpatico porticciolo, con l’acqua cristallina e un bel posteggio. ‘Ci siamo’, pensiamo, ‘una faccia una razza, il pesce dal pescatore, eccetera eccetera. Posteggio, manovra delicata causa stradine strette. Ho notato che una casa vicina al porto espone un bel cartello con divieto di sosta camper sul parcheggio; poco male, siamo a cinquanta metri, in un parcheggio diverso, stiamo solo un’oretta, il tempo di un bagnetto e di un veloce pranzo.

Esco con le pinne in mano, mi viene incontro un vecchietto incavolatissimo, che si mette a sbraitare: ‘Raus, polis, nix’, e una serie di altre simpatiche parole in greco. Non c’è stato niente da fare: siamo dovuti ripartire senza bagno e senza pranzo. Alla faccia dell’ospitalità greca (in seguito abbiamo naturalmente avuto esperienze molto più positive, tanto che anche noi, quando ce lo chiedono, possiamo dire: ,Ah, il vecchietto che offriva la frutta, e il proprietario della casa che lascia parcheggiare il camper sul prato, e una faccia una razza…’).

Pranziamo così nel greto del torrente, da dove parte il sentiero per il canyon di Vyros. Nel pomeriggio facciamo l’escursione, interessante, nel canyon di Vyros, da dove torniamo assetati dopo circa due ore e mezza (ovviamente non ci siamo portati niente da bere, e la temperatura del primo pomeriggio greco non è delle più basse).


Questa è una passeggiata di un certo impegno, che richiede almeno due ore e mezza, ma ne vale veramente la pena. Inizia al ponte di Kardamili, dove un cartello sui sentieri indica chiaramente la via da seguire, con le distanze da percorrere ed il colore dei segnali da seguire: bianco/rosso, bianco/verde, bianco/azzurro. Noi ovviamente il cartello l’abbiamo visto solo alla fine, abbiamo invece seguito le labili indicazioni della nostra guida.

Il giro inizia passando dalle rovine, in fase di restauro, del vecchio paese, con la chiesetta di Aghios Spyridion, dal caratteristico campanile slanciato, in cui la corda della campana ha inciso un profondo solco. Da qui si prende un kalderimi che sale verso un roccione, sulla destra del canyon, e sale zigzagando nelle campagne, fino ad arrivare alla chiesetta di Aghia Sofia. Da qui si ritorna verso il canyon, che si segue a mezzacosta su un tratturo. Dopo poco si intravede, in basso tra la vegetazione, una chiesetta diroccata. Il tratturo scende, fino ad arrivare al greto del torrente. Si abbandona il segnavia bianco/verde, per scendere verso sinistra lungo il greto del torrente in secca, seguendo il segnavia bianco/azzurro. In poco tempo si arriva alla chiesetta vista prima. Si tratta dei resti, molto rovinati, del monastero di Lymi, con tracce di affresco sopra la porta. La cosa bella del posto è l’atmosfera di tranquillità: ci sono ancora tracce dei vecchi terrazzamenti coltivati, dei canali irrigui, degli antichi sentieri.
Si torna alla costa lungo il greto del torrente.

Ripartiamo, e poco prima di Proastio ci fermiamo a fare il bagno tra le onde in una bellissima spiaggia di ciottoli grossolani. L’unico piccolo problema è il massacro alle caviglie uscendo dall’acqua. Evidenti cartelli artigianali vietano la sosta notturna ai camper. Ripartiamo, passiamo Aghios Nicholaos e facciamo la costiera, spettacolare, fino al carinissimo porticciolo di Trachila. Non c’è posto per pernottare, per cui torniamo al porticciolo di Aghios Nicholaos.

6 settembre, Aghios Nicholaos – Capo Tenaro
Sole. Si parte per il Mani, attraversando parecchi paesini con chiesette carine (un esempio per tutte, Langada). Bel porticciolo a Limeni. Dopo Areopoli prendiamo la strada secondaria che corre a sinistra della principale, attraversando una serie di altri paesi dalle case a torre parzialmente diroccate e dalle minuscole chiesette, quindi usciamo di nuovo verso la costa per arrivare a Mezapos, dove non c’è modo di fermarsi. Tentiamo di raggiungere Stavrì per una strada indicata sulla carta, ma ci troviamo una sterrata che ci porta alla chiesa di Vlamerna, con qualche resto di affreschi. Ritorniamo sui nostri passi e raggiungiamo Stavrì e Tsitsiris per un’altra strada. Da qui una sterrata scende verso la penisola di Tigani, trasformandosi ben presto in un sentiero sassoso. Raggiungiamo a piedi l’istmo, dove ci sono delle primitive saline ricavate tra i ciottoli, e facciamo un ottimo bagno dalla scogliera in un’acqua cristallina. Ritorniamo al camper dopo due ore di cammino. Sono le 14 e siamo sfatti (ovviamente, di portarsi dell’acqua non se ne parla nemmeno!).

Usciamo dal dedalo di stradine secondarie a Gerolimenas, deludente paesino sul mare, che però ha un bel parcheggio all’ombra sulla spiaggia. Pranziamo, e poi ripartiamo per Vatha. Poco prima ci fermiamo per un bagno su una spiaggetta di ciottoli, purtroppo abbastanza sporca di catrame. Il paese di Vatha è suggestivo. Poco oltre raggiungiamo, attraverso un bel paesaggio carsico, il parcheggio di capo Tenaro. Sono le 18, siamo ancora in tempo per una passeggiata al capo, che però si rivela una delusione: vale la pena di arrivare solo fino al primo promontorio. La sera fa insolitamente fresco.

 

 

7 settembre, capo Tenaro – Elea

Sole. Puntata al decantato porto Kagio, che ci delude non poco: non c’è nulla, nemmeno la spiaggia, solo qualche taverna e qualche camper. Proseguiamo immediatamente per Layia, con la strada, nuova, che si inerpica sulla montagna. Dopo Layia si scende di nuovo verso il mare, attraversando alcuni paesini abbarbicati alla montagna. Da Kotronas a Skoutari c’è una bella strada costiera. Passiamo Githio, Sparta, ed arriviamo a Mistras. Il cielo, alle pendici del Taigeto, si è coperto, e cade anche qualche goccia di pioggia.

Dopo pranzo iniziamo la visita della città bizantina. La struttura della città e alcune sue chiese sono molto interessanti, e la nostra visita dura due ore e mezza.

Ripartiamo per la costa, girando per Elos e raggiungendo il delta dell’Evrotas. Il posto sarebbe bello, c’è anche un percorso naturalistico dietro le dune, peccato che il tutto sia ridotto ad una discarica, e ci sia pure un esplicito divieto di campeggio e sosta camper. Proseguiamo lungo la costa, e poco dopo Elea, prima che la strada la abbandoni, troviamo un posto lungo il mare dove fermarci per la notte. C’è un ristorante, alcuni camper, ed un nutrito numero di roulotte di stanziali.

8 settembre, Elea – Viglafia
Sole. La giornata sarà dedicata ad Elafonissos. Arriviamo a Viglafia, porto di imbarco per Elafonissos, che il traghetto è (ovviamente) appena partito. Poco male, ce n’è uno ogni ora. Lasciamo il camper a terra, e andiamo sull’isola con le biciclette. Facciamo tutto il giro, visitando le spiagge più famose: iniziamo con Simos. Qui lasciamo le bici per incamminarci a piedi fin sulla cima del promontorio che divide in due la baia. Scendiamo dall’altra parte, lungo delle curiose dune di sabbia arroccate sugli scogli, per arrivare in una minuscola baietta dove facciamo il bagno dagli scogli. Il pomeriggio il cielo si scurisce e minaccia pioggia. Rientriamo a Elafonissos e seguiamo la seconda strada dell’isola, che ci porta alla spiaggia di Kato Nisi. Rientriamo sulla terraferma nel tardo pomeriggio.

Ci fermiamo a cena ed a dormire alla taverna Oasis, visti i divieti molto espliciti (ed ignorati da decine di camper) di campeggio.

9 settembre, Viglafia – Panagia beach
Breve sosta spesa a Neapolis, poi proseguiamo per Lachi e Aghios Nicholaos, dove l’asfalto finisce. Noi però proseguiamo, la nostra meta è infatti capo Maleas che, abbiamo visto sulla carta, si può raggiungere con un sentiero, e dove sorge un monastero.

Questo è proprio un posto dove si deve voler arrivare a tutti i costi, tanto è remoto e inaccessibile. Noi l’abbiamo raggiunto in questo modo: da Neapolis abbiamo preso la strada verso Aghios Nicholaos; superato il paesino, l’asfalto lascia il posto allo sterrato, che si mantiene ‘camperabile’ per qualche chilometro. La situazione peggiora nettamente nei pressi di una chiesetta bianca e di alcuni ovili. Da qui abbiamo proseguito con il rampichino per 2,7 chilometri, fino alla fine della strada. Gli ultimi 2,3 chilometri li abbiamo percorsi a piedi lungo un sentiero che sale e scende a mezzacosta, aiutati fortunatamente dal cielo nuvoloso.

Il sito è preannunciato da una minuscola cappella. C’è una chiesetta bianca, simile a quelle delle Cicladi, alcuni dormitori, si vedono ancora bene quelli che dovevano essere i terrazzamenti coltivati. Il sentiero prosegue verso la punta, dove sorgono i resti più antichi. Il monastero è in restauro, parte della chiesa esterna che sorgeva proprio sul ciglio della scogliera è crollata, ma sopravvive una cappella più piccola, in cui ci sono degli affreschi ancora ben conservati.

Nel posto non c’è acqua, e tra andata e ritorno bisogna considerare 2 ore di cammino, più la parte in rampichino e quella in camper, naturalmente!

Rientriamo al camper, fermandoci a metà strada a fare una doccia sotto gli spruzzi dei frangenti, che oggi sono molto alti: ci voleva, fa un caldo boia e noi, tanto per cambiare, non abbiamo portato nemmeno una goccia d’acqua.

Nei pressi del camper ci sono delle curiose formazioni rocciose, resti di grotte con stalagmiti a cielo aperto, dal cui interno cavo spruzza l’acqua ad ogni onda.

Ripartiamo, e dopo Aghios Nicholaos prendiamo a destra la strada che si inerpica verso Velandia, salendo ad un passo a 500 metri di quota. Al di là, la terra brulla lascia spazio ad una macchia mediterranea lussureggiante. Velandia è un paesino arroccato in una conca valliva, con strade ripidissime. Noi siamo arrivati fino al porto, ma è un’esperienza da fare solo se si ha un camper con le ridotte e con degli ottimi freni, visto che l’ultima curva è a gomito, a picco sul mare, con una pendenza che abbiamo stimato superiore al 30%.

Ci sono due tipi di cartello greco che vale la pena di menzionare, anzi tre: due per la loro presenza, uno per la sua assenza.

Inizio dal grande assente: l’indicazione di ingombro massimo. Non esiste, oppure se esiste i greci lo collezionano e lo tengono ben custodito in casa come un trofeo. Per quanto stretta fosse una strada, non ho mai trovato un cartello di pericolo.

Il cartello di pendenza sostenuta esiste, ma è una rarità e va saputo interpretare. Immagino che un abitante del Peloponneso sia abituato a strade ripide, o molto ripide, almeno per brevi tratti, quindi ritenga del tutto inutile segnalare dei tratti, di pendenza anche estrema, data la loro frequenza. Quindi, se ci si trova davanti ad un cartello che indica pendenza pericolosa (in genere al 10%), non ci si deve concentrare sul valore espresso, ma sul significato psicologico del cartello. Questo va letto come: ‘Discesa molto, ma molto, ma molto, ma moooolto ripida’. A riprova di ciò, va detto che non ho mai visto un simile cartello in salita. Qui infatti l’unico pericolo è che la macchina non ce la faccia e si fermi, bloccando il traffico, ma questo i Greci lo fanno anche in condizioni normali, per comprare il pane, le sigarette, o semplicemente per fermarsi a fare due chiacchiere con gli amici!

I cartelli indicatori delle località esistono anch’essi, sono frequenti, e si distinguono in due categorie. Ci sono quelli fatti a mano, per cui uno si può trovar scritto ‘Patra’ con un pennarello su di un pezzo di compensato appoggiato ad un muretto: in questo caso è stato sicuramente il proprietario della casetta vicina, stufo di vedersi entrare veicoli in giardino a causa della curva a gomito non segnatala. Ci sono poi quelli ‘ufficiali’ con colori, forma e dimensione standard che, per uniformarli ai primi, vengono messi dopo gli incroci di interesse, oppure prima, ma ben nascosti. A Figalia ne abbiamo trovato uno addirittura nascosto 50 metri dopo l’incrocio.

Torniamo verso Lachi, prendendo poi a destra una strada che sale con indicazioni Kastania/Paradisi. Su un cartello artigianale c’è l’indicazione per le grotte di Kastania, che non sono riportate su nessuna guida. La strada è buona, asfaltata di fresco, fino al passo. Al di là, l’asfalto cede il passo ad uno sterrato che scende verso Kato Kastania. La strada è molto stretta, temiamo di non riuscire a passare tra le case del paese, ma un signore al grido di ‘Daxi, daxi’, ci esorta a proseguire fino alle grotte che sono molto belle. Proseguiamo, la strada resta sterrata ma migliora, finché arriviamo all’enorme parcheggio in costruzione delle grotte. L’apertura è alle 10 di mattina, per cui domani alle 10 saremo qui. Andiamo a dormire poco più avanti, a Panagia, dove non più di una ventina di case di villeggiatura si affacciano ad una bella baia, con spiaggia di sassi e battigia di roccia perfettamente liscia. Sembra di essere sul cemento della Croazia.


10 settembre, Panagia – Ariana

Sole. Alle 10 siamo alle grotte, ma entriamo alle 10.40, visto che l’orario è un po’ elastico e siamo gli unici visitatori. La grotta è stata aperta alle visite da soli 10 giorni, manca ancora una parte dell’impianto di illuminazione, e quello che c’è non è ancora del tutto affidabile: rimaniamo al buio un paio di volte. La grotta non è enorme, ma merita una visita, stracolma com’è di concrezioni variopinte. Dall’anno prossimo verrà asfaltata la strada di Ano Kastania, e ci sarà il via ufficiale.

Si va a visitare la grotta! Apre alle 10:00. Puntuale. O, meglio, puntuali siamo noi. Arriviamo alla biglietteria e un signore gentile, che però non sappiamo se sia solo il gestore del bar o anche del sito, ci dice che bisogna aspettare dieci minuti (greci). Sono circa le 10:30 quando arriva una macchina, dalla quale scende una giovane ragazza. Si avvicina all'edificio della cassa, entra, apre lo sportellino della cassa. Facciamo i biglietti, siamo gli unici visitatori. Ci dice che bisogna aspettare 10 minuti. Pensiamo che stia aspettando una qualche comitiva, o la guida. Passano 10 minuti (veri), senza che succeda assolutamente niente. Siamo sempre noi due, la cassiera è sempre seduta alla cassa. Poco dopo la cassiera si alza, esce, e scopriamo che si tratta della guida. Ci accompagna per i 10 metri che ci separano dall'ingresso alla grotta, apre una prima porta, la richiude dietro di noi. Siamo davanti ad una seconda porta, chiusa. La cassiera/guida, con fare molto ufficiale, declama:’Biglietti, prego!’. ‘Ma come, me li ha dati lei 10 minuti fa!’ ‘Si, ma adesso li devo strappare.’

La visita alla grotta è stata comunque estremamente piacevole.

 

Ripartiamo, passiamo per Ano Kastania, facciamo la spesa a Neapoli e poi arriviamo a Monemvassia sulla bella strada panoramica, con una breve digressione a sud di Aghios Foca per il pranzo ed un bagnetto. In questa zona i posti per la sosta non mancano.

Sono le 15 quando arriviamo a Monemvassia. Parcheggiamo di fronte alla porta (non c’è divieto per camper, solo per autopullman e roulotte), e visitiamo l’interessante sito, con pochissima gente in giro.

Dopo la visita, ci spostiamo solo di pochi chilometri verso nord, passiamo Aghios Johannis e poco prima di Ariana scendiamo a destra, verso il mare, su una stradina asfaltata di fresco. Questa termina su una baia stupenda, con scogli e spiaggia di ghiaia. Siamo soli, il camper è posteggiato a meno di 5 metri dal mare. Bagno, cena, altro bagno al chiaro di luna. La sosta migliore del viaggio!

11 settembre, Ariana – Nafplio
Sole. Proseguiamo verso nord, a Limena Gerakas c’è una bella laguna, un porticciolo ed un paesino lindo. Prendiamo per Gerakas, poi proseguiamo oltre risalendo un’ampia vallata. Arriviamo a Richia, per poi scendere su una strada spettacolare verso Kiparissi e Mitropoli, due paesini lindi affacciati su una baia stupenda. Il posto vale la deviazione di 30 più 30 chilometri. Bagno e pranzo, dopodiché si risale a Geraki, e si prende a destra per salire a 1200 metri e scendere poi a Kosmas. Dopo Kosmas visitiamo il monastero di Elonis (finalmente uno facile da raggiungere, basta fare una cinquantina di scalini dalla macchina), molto suggestivo, con una bella chiesa piena di lanterne, dove purtroppo non si può fotografare.

Ora un monotono trasferimento ci porta a Nafplio, e precisamente alla spiaggia di Karatona, dove arriviamo al tramonto.

12 settembre, Nafplio – Patrasso
Sole. L’ultimo giorno inizia con una delusione: Nafplio non ci dice nulla, al mattino sembra solo un enorme deposito di sedie (ci saranno più di duemila posti a sedere nei bar sul lungomare) quindi ripartiamo subito. La nostra meta è un must del Peloponneso, cui non ci possiamo, ne ci vogliamo, sottrarre: Micene. La visita non ci delude, il nuovo museo è molto interessante, ed i resti sono impressionanti, con le mura e le gigantesche tombe a tolos. Il tutto ci ricorda il fascino di Hattusas, in Turchia, solo più affollato.

Dopo pranzo ci restano poche ore, solo il tempo di un salto a vedere l’istmo di Corinto, che merita la deviazione, per poi avviarci lungo costa verso Patrasso. Ci fermiamo a cena a Rio, dove fervono i lavori per la costruzione del ponte che congiungerà il Peloponneso alla Grecia continentale, e dove si mette a piovere.

Alle 21 siamo al porto, il traghetto parte puntuale alle 24. Dopodomani all’alba saremo a Venezia, e poi a casa.

Chilometri e pernottamenti

Località Km Pernottamento
Kalogria, poco a ovest di Patrasso 50 Alla fine della strada, posteggio sterrato tra la palude (e le dune), e il mare. C’è un baretto sulla spiaggia con un bel generatore di corrente poco distante.
Limni Keriou, isola di Zante 105 Camping Tartaruga, 5 chilometri prima di Limni Keriou. E’ l’unico campeggio della zona, ben ombreggiato, servizi decenti, buona taverna. Il mare meglio scordarselo, è 60 metri più in basso, non esiste spiaggia e l’acqua è piena di argilla, quindi totalmente torbida.
Liodora 212 Nei pressi del campo di calcio, all’esterno di una curva, poco oltre il fiume con un ponte crollato. Non ci siamo potuti fermare altrove perché ogni buco era pieno di pecore.
Figalia, Arcadia 151 Poco prima del paese, una stradina si dirama sulla destra, verso i resti del tempio, c’è una spiazzo, adibito a parcheggio, tranquillo, pianeggiante
Metoni 122 Sulla nuova strada tra Metoni e Coroni, a circa 5 chilometri dal paese, c’è l’unico posteggio senza divieti della zona, nel piazzale di un ristorante (dove abbiamo mangiato, non male, a poco prezzo)
Aghios Nicholaos 150 Nel parcheggio del porto, come segnalato da altre relazioni
Capo Tenaro 96 Al parcheggio alla fine della strada, dove inizia il sentiero per capo Tenaro. Poco distante c’è un ristorante. Il terreno non è molto pianeggiante.
Elea 223 A sud del paese, poco prima che la strada si allontani dal mare, c’è un ristorante e una stradina sterrata lungo la spiaggia. Ci sono degli stanziali, ma qualche posto per i camper c’è rimasto.
Viglafia 60 Taverna oasis. Mangiato bene, docce, servizi a disposizione, gestore simpatico. Poco più avanti c’è uno splendido posto tra le dune, ma i divieti di sosta sono davvero troppo espliciti per non essere rispettati. Dall’imbarco per Elafonissos si dirama una strada sterrata sulla destra, verso il campo sportivo. Si può pernottare, senza divieti
Panagia 78 Dopo le grotte di Kastania la strada scende fino al mare. C’è un parcheggio sterrato vicino al mare, dietro i cespugli. Il paese è formato da 10 case di villeggiatura e una chiesa.
Ariana 112 Poche centinaia di metri prima della località, venendo da Monemvassia, c’è una nuovissima strada asfaltata che arriva fino al mare. Si dorme a meno di due metri dall’acqua, in una bellissima baia, con scogli e spiaggia di ciottoli grossolani.
Nafplio 221 Spiaggia di Karatona, posto in abbondanza
Patrasso 256 Sulla Ariadne Palace
Totale chilometri 1836  

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