POLONIA: ANDE' COMA NA BARCA ANT
UN BOSCH
testo e foto di Marco
Zanette
Andare come una barca nel bosco…è una nota espressione
idiomatica piemontese che sta per “non andare granchè
bene”. Probabilmente, Georg Jackob Steencke non ebbe mai occasione
di passare da queste parti e sicuramente non la udì mai.
Chi era Steencke? Un ingegnere polacco, nato nel 1801 e morto
nel 1884, che si ostinò (e ce la fece) a far “andare
le barche nel bosco” (qualcuno afferma fosse olandese, ma
i polacchi negano con forza la circostanza!). Ma andiamo con ordine,
e partiamo dall’inizio.
Partiamo dalla Mazuria, una regione nordorientale dell’attuale
Polonia ancora oggi straordinariamente ricca di foreste e di laghi.
Già nel Medioevo, da qui, il legname ed i suoi derivati
(carbone e lignite) venivano trasportati dal fiume Vistola al Mar
Baltico, in parte attraverso un fiume navigabile (il Drweca) ed
in parte su strada, giungendo ad Elblag, una città sul Baltico
fondata dall’Ordine Teutonico ed appartenente alla famosa
Lega Anseatica.
Era però un percorso lungo e costoso, per trasporti così
voluminosi, e per centinaia di anni crebbe (senza però potersi
realizzare) l’idea di creare una strada navigabile che collegasse
i numerosi laghi tra la Vistola ed il Baltico.
Ce n’erano ben sei, tra le foreste e la città di Elblag:
peccato che fossero tutti ad altitudini diverse, e questo costituisse
un limite invalicabile per la tecnologia di allora.
Ma passarono i secoli, e l’ingegneria (in particolare quella
idraulica) fece passi da gigante. Nel 1825 l’idea di creare
un canale navigabile si fece concreta.
Ed ecco allora entrare in scena il buon Steencke che, secondo la
leggenda, convince il Re di Prussia Federico Guglielmo III a dare
il via al progetto: ha compiuto un viaggio nel New Jersey per vedere
un’opera simile, ed è fortemente motivato e sicuro
di avere la giusta soluzione.
Nel 1848 iniziano i lavori, che dureranno fino al 1860, per collegare
Elblag a Ostroda con un canale (lungo 81 chilometri, che arrivano
a 159 con le diramazioni) che attraversi i laghi e risolva le differenze
di altezza a cui si trovano: un’opera di ingegneria che è
ancora oggi unica nel continente europeo.
Non potendo “spianare” né addolcire i dislivelli,
Steencke ha la geniale idea di…fare arrampicare le navi fuori
dall’acqua e su per le colline! In questo supera anche il
sogno di Fitzcarraldo, il celebre film di Werner Herzog in cui il
protagonista smonta una nave per rimontarla oltre una collina, al
fine di costruire un teatro dell’opera nel cuore della foresta
amazzonica.
Steencke non smonta le navi, ma le fa arrampicare sulle colline
con ruote, binari e funi.
Deve superare 100 metri di dislivello: realizza allora due chiuse
a saracinesca e 5 piani inclinati, fuori dall’acqua.
Quando arrivano di fronte ad uno di questi dislivelli, le navi si
appoggiano ad un vagone e vengono dolcemente trainate fuori dall’acqua,
su binari, e si arrampicano sul dislivello grazie ad un sistema
di funi, tirate da enormi ruote a trazione idraulica, mosse dall’acqua
di un canale parallelo a quello principale.
Oggi il canale non viene più utilizzato per il trasporto
del legname, ma – a partire dagli inizi del XX secolo –esclusivamente
per la navigazione turistica.
Il viaggio è emozionante: la parte più bella, che
consente di inerpicarsi e scendere con il battello sui 5 dislivelli
e attraversare il lago Druzno, è il tratto Drulity-Elblag,
in cui si affronta - in discesa - un dislivello di circa 100 metri
nei primi 10 km: la navigazione fino ad Elblag richiede 5 ore.
L’imbarco è già in prossimità di uno
dei 5 piani inclinati. Pochi minuti dopo la partenza il battello
viene “afferrato” da un vagone sotto il pelo dell’acqua
e “tirato fuori”, ed inizia a salire sopra una collina
artificiale.
L’effetto è straordinario, andare in barca a secco
su e giù lungo dei binari non è una cosa che capita
tutti i giorni!
La prima rampa, quella di Buczyniec, tiene il battello fuori dall’acqua
per 550 metri e lo fa scendere di 21.
Quindi, arrivati in vetta alla rampa, si scende (sempre sul vagone)
tra un mare d’erba, fino a ritrovare l’acqua: il vagone
si inabissa, il battello lo abbandona riprendendo a galleggiare
e si procede con la navigazione.
In meno di 10 chilometri si incontrano altre quattro rampe, che
fanno scendere di altri 80 metri fino al livello di 3 metri sotto
il livello del Baltico, che è l’altitudine del lago
Druzno (per arrivare all’imbocco del lago ci vogliono circa
due ore).
Il cigolio del battello che si incastra nel vagone, l’attrito
del vagone sulle rotaie, lo sciacquettio prodotto dall’uscita
dalle acque del canale, la salita e la lunga discesa lungo le colline
artificiali con un’erba verdissima, le colossali ruote idrauliche
che ruotano muovendo le funi, il ritorno nell’acqua…sono
emozioni particolari, a cui si aggiungono generalmente quelle di
scambiarsi saluti con le ragazze polacche che costeggiano il canale
in bicicletta, o con gruppi di ragazzini che sguazzano nel canale
(il battello va pianissimo, non supera i 2,5 km all’ora e
i rischi sono limitati: quando trasportavano il legname le navi
arrivavano a 5 miglia all’ora).
Entrati nel lago Druzno, l’orizzonte si amplia su questo
specchio d’acqua vasto e poco profondo che si attraverserà
in tre ore. La navigazione è lenta, serena, in questo autentico
paradiso del birdwatching in cui si contano circa 200 specie di
uccelli.
Aironi, svassi, gabbiani decollano ed atterrano sotto il nostro
naso, affiancano il battello e giocano in velocità.
Lo sguardo spazia fino all’orizzonte sulla superficie d’acqua
interrotta solo dai canneti, in un silenzio violato solo dal motore
del battello.
E mentre ci godiamo il paesaggio quieto, e in lontananza appaiono
finalmente le prime, pittoresche case di Elblag, il pensiero torna
al grande Steencke: per il solo fatto di aver fatto andare le barche
nel bosco, meriterebbe a pieno titolo (anche se postuma) la cittadinanza
piemontese!
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