SHARM EL SHEIKH E IL SINAI
GENNAIO 2006
Testo e foto di Davide
Ferrari
Dalle montagne di corallo che si levano dal fondo del mare alla
bassa barriera corallina brulicante di pesci, dalle ripide pareti
sottomarine che scendono a profondità insondabili ai relitti
di navi ricoperte di corallo, siamo arrivati nel Mar Rosso, precisamente
a Sharm el Sheikh, dopo un viaggio durato poco più di 4 ore.
Appena arrivati, notiamo subito la differenza di clima: ci siamo
lasciati alle spalle i nostri 0° per ritrovarne 23°, considerando
che qui sono le 22,00. Il fuso tra l’Italia e l’Egitto
è di un’ora avanti e la moneta locale è la lira
egiziana, il cui cambio è 1 euro = 7 lire egiziane.
Circa 20 milioni di anni fa, l’Egitto, il Sinai e la penisola
Arabica erano uniti in un unico blocco. Poi, enormi sconvolgimenti
terrestri portarono alla separazione delle terre e la penisola meridionale
del Sinai rimase isolata dando luogo a due grandi golfi: ad ovest
il golfo di Suez, la cui massima profondità è appena
95 metri e ad est il golfo di Aqaba, che raggiunge invece i 1.800
metri di profondità. Quest’ultimo golfo fa parte della
grande spaccatura terrestre, chiamata Rift, che dalla catena del
Tauro si estende fino al Kenia. La grande attività sismica
del passato e i tremendi fenomeni eruttivi hanno dato al Sinai meridionale
la sua impronta caratteristica; le sue vette più importanti
sono il Monte di Mosè, che raggiunge i 2.285 metri e il Monte
di Santa Caterina, di 2.642 metri, il più alto di tutta la
penisola.
La navetta, dall’aeroporto, ci porta direttamente al villaggio,
che si trova a Sharm el Sheikh, più precisamente a Sharm
el Maya Bay (la baia dell’acqua tranquilla).
La mattina seguente, appena svegli ed incuriositi, andiamo subito
a dare un’occhiata al mare e a vedere l’alba, di cui
abbiamo sempre sentito parlare. I primi due giorni sono dedicati
esclusivamente al puro riposo e alle innumerevoli camminate sulla
baia. E’ tutto molto rilassante, soprattutto pensando al freddo
che c’è in Italia. Qui verso le 13,00, la temperatura
è di 29° che spettacolo!!!
Qui lo snorkelling è d’obbligo, ma non sapendo nuotare
molto bene, decidiamo di prendere una barca con il fondo in vetro
ci godiamo così una spettacolare visione subacquea della
barriera corallina, con le sue decine di costruzioni di corallo
popolate da vivaci pesci colorati. Il mare sotto di noi è
di un incredibile azzurro senza fine, intenso e luminoso, con una
barriera corallina incontaminata, animata da migliaia di pesci.
La vera escursione inizia decisamente con la prima escursione al
monastero di Santa Caterina e il monte Sinai. Partiamo verso le
6,00 di mattina e, dopo aver passato vari posti di blocco, prendiamo
la strada, circondata dal deserto, da cui si può ammirare
un panorama da togliere il fiato!
Per arrivare al monastero, da Sharm, occorrono 2 ore e mezzo di
viaggio. Compreso tra i contrafforti delle aree protette di Nabq
e Ras Abu Gallum e lo uadì Fayran, questo territorio, di
4.300 kmq di alte montagne, comprende il monastero cristiano di
Santa Caterina, il picco roccioso del santissimo monte Sinai, la
montagna più alta dell’Egitto, il monte di Santa Caterina
e il protettorato di Santa Caterina, inaugurato nel 1996.
Il monastero è un convento greco-ortodosso fondato nel IV
secolo e ha una doppia particolarità: è la più
piccola diocesi e il più antico monastero ancora attivo.
L’imperatrice Elena, moglie di Costantino, ordinò,
nel 337 a.C., la costruzione di una cappella nel punto in cui, secondo
la tradizione biblica, a Mosè era apparso il roveto ardente
(l’albero che miracolosamente si incendiava ma non si consumava).
Nel VII secolo, il profeta Maometto stesso avrebbe garantito la
protezione del centro religioso. Con il passare del tempo le guardie
si convertirono, a poco a poco, all’islam e i monaci si fecero
sempre meno numerosi, finché, si racconta, nell’VIII
secolo, venne scoperto il corpo intatto di Santa Caterina d’Alessandria,
martirizzata nel 395 a:C.; le spoglie della Santa sarebbero state
deposte dagli angeli sulla vetta del monte che oggi porta il suo
nome. Anche l’impero ottomano scelse di proteggere il monastero,
esattamente
come fece Napoleone Bonaparte. Divenuto una struttura religiosa
autonoma, oggi il monastero accoglie 22 monaci sotto l’autorità
di un arcivescovo e di un consiglio.
Eretta a 1.570 metri di altezza, al centro di una stretta valle
dominata da cime vertiginose, questa fortezza dalle mura imponenti
alte 10-15 metri e larghe 2-3, si rivela di primo acchito misteriosa,
se non addirittura angosciante quando cala l’oscurità.
Vista l’affluenza di visitatori, oggi i monaci hanno limitato
l’accesso alla chiesa principale, eretta intorno al punto
dove sarebbe apparso il roveto ardente, e al pozzo di Mosè
(in cui, miracolosamente, ancora oggi c’è acqua), escludendo
dalla visita il tesoro, il museo, la biblioteca e i refettori. All’interno
delle mura è inoltre presente l’ossario, dove sono
lugubremente custodite le ossa e i teschi dei monaci deceduti, oltre
alla reliquia di Santo Stefano, protetta da una teca in vetro. La
particolarità di questo monastero, che lo rende unico al
mondo, è vedere un campanile sovrastare in altezza una torre
del muezzin. All’interno delle mura, infatti, oltre al monastero
ortodosso, si trova una moschea, fatta costruire dai monaci per
impedire la demolizione di tutto il monastero, ordinata dall’imperatore
Costantino, che voleva la distruzione di tutti i luoghi di culto
cristiani. In questo modo, infatti, il monastero di Santa Caterina
era diventato un luogo di culto non soltanto cristiano ma anche
musulmano.
Luogo santo tanto per gli ebrei quanto per i cristiani e i musulmani,
il monte Sinai sarebbe stato scalato dal primo profeta, Mosè,
che qui avrebbe ricevuto le tavole della legge (i dieci comandamenti).
Gli archeologi si chiedono ancora se il monte Sinai corrisponde
al monte Haub della Bibbia. Il paesaggio è molto particolare,
specialmente se si percorre il tragitto a dorso di dromedario. Lasciando
il monastero e dopo aver pranzato, ci dirigiamo verso Dahab, conosciuta
anche come “Koh Samui” del Mar Rosso. Dahab, che in
arabo significa “oro”, è situata tra Sharm el
Sheikh e Nuwayba. Questa deliziosa cittadina è la località
prediletta dei subacquei e da tutti coloro che amano immergersi
in un’atmosfera intrisa di cultura beduina, semplice e rilassante.
Un vero rifugio hippy, a detta dei nostalgici. Qui si sono incontrati
la cultura degli anni ’70 del Novecento e il modo di vivere
dei beduini. Attenzione, a Dahab l’acqua non è potabile
e pare che ogni anno provochi nuovi casi di epatite, è perciò
consigliabile bere acqua in bottiglie chiuse.
Ci fermiamo un paio di orette per rilassarci e per fare un po’
di shopping, naturalmente, qui i prezzi sono più bassi che
a Na’ama Bay. Lungo la passeggiata, chiamata Assalah, si susseguono
ristoranti in stile beduino, centri sub e spiagge, dove chi è
stanco di oziare nei bar all’aperto sulla spiaggia può
praticare un’ampia varietà di attività, acquatiche
e a terra.
Dopo una giornata intera di escursione, un po’ stanchi,
ritorniamo al nostro villaggio per riposare e per prepararci, per
l’indomani mattina, per un’altra emozionante visita,
non prima però di aver fatto un girettino all’Hold
Market di Sharm vecchia, per raggiungere il quale occorrono solo
10 minuti di cammino dal nostro villaggio.
Il mattino seguente partiamo alle 6,00 con un fuoristrada per una
delle meraviglie naturali del Sinai: il maestoso Canyon colorato.
Per arrivarci occorrono 3 ore di viaggio, di cui, l’ultimo
tratto di mezz’ora, di fuoristrada nel deserto. Tra l’altro,
si tratta di una strada con un percorso segnalato da seguire perché
pare ci possano essere mine inesplose. Arrivati, il panorama è
spettacolare e il sentiero è stretto tra pareti di arenaria,
striate di delicati gialli, viola, rossi, magenta e oro ci si sente
avviluppati dai colori è spettacolare!!!
Queste pareti, formatesi nel corso del tempo grazie all’azione
degli elementi naturali, scendono con cascate di colori generati
dall’ossido ferroso e dal manganese. Vi consiglio di fermarvi
ad ascoltare il silenzio misterioso e ad ammirare la delicata tavolozza
di tinte desertiche di una delle più famose formazioni rocciose
è l’ideale per scattare foto davvero indimenticabili!!!
Dimenticavo di dire che questa esplorazione si effettua a 200
metri sotto al livello del mare e in alcuni tratti il percorso è
difficoltoso ed è necessaria una minima preparazione fisica
per non correre rischi. In queste insenature di pietre si possono
vedere, con un po’ di immaginazione, tante forme di animali:
dal coccodrillo, al delfino, al cammello e perfino due occhi che
ti fissano. Questa è un’escursione che consiglio veramente,
la reputo la più bella e interessante, anche perché
mi ricorda il Red Center Australiano.
Lasciamo questo fantastico mondo per andare a mangiare in una cittadina
poco distante: Nuwayba. Essa è anzitutto un porto: traghetti
e navi da carico lo collegano ogni giorno con Aqaba, in Giordania,
a soltanto un’ora di mare. L’Arabia Saudita non è
poi molto lontana, visto che se ne contemplano le coste frastagliate
a solo una ventina di chilometri. Nuwayba, 80 km a nord rispetto
a Dahab, le assomiglia molto, boom turistico compreso. Pranziamo
in un ristorantino sul mare, caratterizzato da due squali imbalsamati
appesi al soffitto. Mangiamo un pò di ful, tomieya o cibo
alla griglia.
Molte guide menzionano il delfino Holeen con cui, nel pomeriggio,
si può fare una bella nuotata in mare. In realtà,
è stato possibile fino a qualche anno fa, quando il suo “padrone”,
un anziano beduino, lo richiamava all’arrivo dei turisti.
Ora l’anziano è deceduto e il delfino non risponde
al richiamo di nessun altro essere umano. Per questo, fare il bagno
in compagnia di Holeen non è piu’ possibile.
Lasciando questi luoghi spettacolari, facciamo purtroppo ritorno
al villaggio. Dopo cena, prendiamo un taxi e in dieci minuti raggiungiamo
Na’ama Bay: località molto turistica dove ci sono molti
ristorantini tipici, locali in cui rilassarsi e fumare il narghilè
e negozietti e bazar in cui fare acquisti, ma non vi aspettate prezzi
contenuti, anzi certe cose sono più care qui che da noi.
Beh… la nostra settimana di vacanza termina qui… un
saluto grande da Sharm…
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