BARCELLONA - MAGGIO 2004
testo e foto di Matteo
Grazzini e Anna
Dopo aver vagliato ogni possibilità, ogni volo low cost,
ogni last minute e ogni pacchetto disponibile per un budget di circa
500 euro, abbiamo deciso di partire per Barcellona in auto.
Per chi non è abituato a viaggiare molto sulle quattro ruote
può essere davvero stancante: ore in auto sotto il sole e
tantissimi stop ai caselli, che in Francia pullulano e crescono
più delle viti da vino. Però, tutto sommato, è
una sfacchinata che si fa volentieri…
VIAGGIO
Siamo partiti in auto in ritardo sulla tabella di marcia, visto
che non solo ci eravamo svegliati con calma, ma in più siamo
dovuti tornare indietro a prendere la telecamera quando già
eravamo in autostrada. Conclusione: partenza alle 11 circa…
La prima sosta l’abbiamo fatta all’autogrill vicino
SanRemo, il penultimo prima del confine. Un pranzo veloce e poi
via di nuovo verso la Francia, stando ben attenti agli autovelox
che sono segnalati ovunque.
Il viaggio è proceduto un po’ a strattoni, tra i
tanti caselli per il pedaggio, i limiti di velocità che cambiano
di km in km e la tremenda strada intorno a Nizza, ma alla fine siamo
arrivati alla meta, nonostante numerose deviazioni. Ci eravamo affidati
al tragitto di “Via Michelin” (www.michelin.it), e proprio
l’imbocco dell’ultimo tratto di Montpellier ci ha traditi.
Invece di proseguire verso l’uscita giusta (E80), all’altezza
di Arles (N572) abbiamo deviato, finendo così in una bella
statale immersa nel verde dei vigneti della langue d’oc…
Niente male, tutto sommato. Alla fine siamo arrivati a destinazione,
e dopo varie peripezie (tra cui l’aver assistito ad un incidente
capitato a cinque marocchini) arriviamo sulla route di Vic la Gardiole,
ovvero un vialone con qualche motel, uno dei quali, ovviamente,
è il nostro, il fantastico Bungalotel La Reserve, che consigliamo
vivamente. I ventidue euro della camera ci erano sembrati pochi,
e adesso capiamo il perché. Niente receptionist (erano le
19, troppo tardi), quindi inseriamo il codice in un apparecchio
stile bancomat che subito lascia cadere le nostre chiavi. Le camere
sono tutte a pian terreno stile motel americano (sì, proprio
come quelle del Motel Bates…), qualcuno ci vive, ma tutto
sommato si sta bene. Letto e bagno puliti, riscaldamento acceso
e quindi caldo soffocante, televisione a pagamento e silenzio. Per
ventidue euro andava più che bene…
Ovviamente però il nostro Bungalotel non offriva la cena,
così siamo partiti alla volta di Montpellier – con
un po’ di traffico circa 20 minuti – e abbiamo cenato
nella piazza principale, naturalmente al Mc Donald’s, visto
il caos che c’era un po’ ovunque. I negozi stavano chiudendo
e il movimento era tanto: tanti immigrati, tantissimi, la maggior
parte delle persone, e molto colore, grazie anche alla Fiera del
libro. Dopo cena giretto a Vic la Gardiole (insignificante) e a
Frontignan, giusto il tempo di una telefonata.
La mattina, prima di ripartire, colazione svelta – tassativo
il pain au chocolat – a Sète, cittadina di mare molto
molto carina. Alle 10 eravamo già in autostrada (A9), lasciandoci
alle spalle Beziers (che ricordiamo per lo stadio enorme), Narbonne
con la sua maestosa cattedrale e Perpignan, ultimo baluardo francese
prima della Spagna. Da lì in poi si cominciano ad intravedere
sulla destra i Pirenei innevati, uno spettacolo unico. Poi la junquera
e la lunga discesa verso Barcelona. Notiamo subito la differenza
tra i prezzi della benzina: in Francia oltre 1.18 euro, spesso anche
1.21, mentre in Spagna si trova anche a 0.90, soprattutto con la
Repsol.
Verso le 14 l’arrivo a Barcelona, sbagliando subito direzione
e finendo in centro anziché sulla Ronda de Dalt, che ci avrebbe
portato direttamente all’hotel: invece di prendere la rampa
sulla destra (il Cinturo), abbiamo proseguito a diritto, entrando
sull’avinguda Meridiana e decidendo quindi di attraversare
la città deviando poi sull’avinguda Diagonal. Anche
questa niente male come deviazione.
La nostra fedele Peugeot 206 è poi rimasta per cinque giorni
in garage, nonostante fossimo fuori Barcelona. I mezzi di trasporto
ci hanno portato ovunque.
Al ritorno abbiamo fatto ovviamente il giusto tragitto (ormai
avevamo preso dimestichezza con le strade…) e partiti da Barcelona
alle 10 abbiamo pranzato in Francia, ad un autogrill niente male
dove si potevano scegliere diversi tipi di cucina (Pomme de Pain,
Aire de Fabregues A9). Avevamo deciso di dormire a Tolone, ma un
breve giro in auto prima nella zona del porto e poi in centro ci
ha fatto subito cambiare idea: solo sexy shop e venditori di Kebab
per km e km. Così siamo ripartiti alla volta di Cannes, nella
speranza di trovare lungo il percorso un hotel della catena Formule1,
visto che ne avevamo incontrati tantissimi all’andata. Così,
dopo una sosta a Cannes per un confronto prezzi (c’era il
festival del cinema ed era tutto esaurito ed esagerato), siamo tornati
verso l’autostrada trovando il F1 all’altezza di Antibes
(10 minuti da Cannes). Prezzo 31 euro e cena convenzionata nel vicino
ristorante grill, Courtepaille, due menu fissi (antipasto, bistecca,
patate fritte, dolce e acqua) e un caffè per 21, 70 euro.
Consigliamo a tutti questo tipo di hotel, perché per i prezzi
che ha è davvero conveniente: non c’è il bagno
in camera ma in compenso è pulito, c’è la tv
e anche la sveglia. I servizi sono in comune ma tutti autoigienizzanti,
quindi sempre puliti. La sera una puntatina a Cannes con foto di
rito di fronte al palazzo del cinema, saluto a Quentin Tarantino
che ci è passato davanti, fila lungo la Croisette e ritorno
in hotel. La mattina siamo ripartiti per l’Italia e ovviamente
appena varcato il confine abbiamo trovato prima il tempo brutto
e poi sette km di fila.
Durata: Prato – Montpellier 7 ore con soste, Montpellier –
Barcelona 4 ore con soste, Barcelona – Cannes 8 ore con molte
soste, Cannes – Prato 6 ore con soste e pranzo a San Remo.
Costi andata e ritorno– Pedaggi (escluso
il tragitto italiano) 85, 79 euro. Benzina 144 euro.
HOTEL
L’hostal Lami è economico, comodo, pulito e moderno.
L’abbiamo trovato sul sito www.barcelonaonline.com, grazie
alla gentilezza degli addetti ai lavori che ci hanno consigliato,
secondo le nostre esigenze, ciò che poteva tornarci meglio.
Noi avevamo il problema dell’auto, quindi ci serviva necessariamente
un hotel fuori dal centro e con garage. L’hostal Lami si trova
a Esplugues de Llobregat, un paese che fa comune a sé, in
una bella zona residenziale a sudovest della città, poco
distante dal Camp Nou. Proprio davanti all’entrata c’è
la fermata dell’autobus (pochi metri più in giù
sull’altro lato), il numero 57 (o 157, è lo stesso)
che porta sul Passeig Maritim, mentre la notte c’è
il “nit bus” (N12) che passa dalle Ramblas. Quarantacinque
euro a camera a notte, un totale di 207 euro per 4 notti in doppia
con tivù e servizi, comprese le tasse. All’hostal è
annesso un vicino ristorante, in cui si può fare colazione
e cenare. Noi preferivamo fare colazione in un forno vicino alla
fermata, dove ce la cavavamo con 3 euro in due (favolose le paste,
sia quelle ripiene che quelle vuote). Per la cena ovviamente sempre
in città, a sperimentare ogni volta un posticino nuovo.
Unica pecca il garage: ci hanno fatto pagare 38 euro in più
per tenere l’auto in una rimessa praticamente vuota.
TRASPORTI
Il sistema dei trasporti pubblici di Barcelona gode ancora dei
benefici portati dalle Olimpiadi del 1992: al restyling completo
di allora ha fatto seguito un graduale ammodernamento dei mezzi,
così in città circolano autobus, tram e metropolitana
di nuova generazione. Noi ci siamo spostati soprattutto con autobus
e metropolitana: puntuali i primi, impeccabile la seconda. Le linee
dei bus coprono tutto il territorio della città e anche se
la sera (dalle 18 in poi) sono molto affollati rimangono uno dei
sistemi più comodi ed economici per spostarsi. La metro invece
ha poche pecche: l’unica forse è quella di chiudere
presto (alle 22 nelle zone fuori dal centro, a mezzanotte e mezza
in centro) e per una città che vive la notte come Barcelona
è un limite, al quale si può però ovviare con
in “Nit bus” o i taxi. Il biglietto per una corsa costa
1, 10 euro ma noi abbiamo scelto il biglietto da dieci viaggi a
sei euro: c’è il vantaggio di poter viaggiare con un
solo tagliando per 75 minuti cambiando, all’occorrenza, da
bus a metro o a tram o a funicolare senza ripagare (con la doppia
obliterazione il biglietto vale per due e il numero delle obliterazioni
ancora possibili viene stampato sul retro).
Dopo il primo giorno eravamo già padroni degli spostamenti,
grazie anche ai pannelli che si trovano ad ogni fermata di bus e
di metropolitana: chiari, precisi e soprattutto rispettati dai cittadini
(niente scritte o adesivi attaccati a coprire gli orari). Insomma,
ben presto ci siamo trovati ad invidiare i barcellonesi per il loro
trasporto pubblico…
Ultima nota: molti ci avevano detto di stare attenti ai borseggiatori
su bus e metropolitana. Noi non abbiamo visto nessun furto né
siamo stati mai in situazioni ambigue ma la regola di fare attenzione
vale comunque a Barcelona come in tutte le altre grandi città
nel mondo.
COSA VEDERE
Ovviamente le guide su Barcelona sono migliaia e quindi noi ci
limitiamo a raccontare quello che abbiamo visitato, consapevoli
che in quattro giorni non si può vedere tutto quello che
offre questa città. Ci eravamo preparati una sorta di piano
di battaglia per vedere più cose possibili e l’abbiamo
seguito quasi alla lettera.
Ramblas: meta d’obbligo per chi visita
Barcelona, non fosse altro che per l’essere punto di unione
tra il mare (monumento a Colombo) e l’Eixample (Plaça
de Catalunya). Sono il fulcro della vita turistica della città
e per questo fin troppo piene di negozi di souvenir (tutti gestiti
da pakistani, chissà perché) e di ristoranti e pub,
dai più cari a quelli di dubbia qualità. Durante il
giorno la via è animata e ricca di suoni e colori, con numerosi
artisti di strada (da vedere una coppia di angeli di color argento)
che cercano di sbarcare il lunario in mille modi e con tante bancarelle
tra le quali quelle per la vendita di animali (conigli, criceti,
pappagalli, ecc). Da mezzanotte in poi i turisti vanno via via diminuendo
e dalle stradine laterali (Raval e Barri Gòtic) arrivano
prostitute, spacciatori e personaggi poco raccomandabili, mentre
i tre sexyshop ed eros center invisibili di giorno accendono le
loro insegne al neon. Tra i posti ai quali si accede dalle Ramblas
da non perdere il Mercat de La Boqueria (o di Sant Josep) con i
suoi banchi coloratissimi pieni di frutta, verdura e altre gustose
specialità, tra cui le tapas del piccolo chiosco subito a
destra dopo l’entrata. La sera questo posto diventa alcova
per sesso a pagamento…
Sul lato sinistro in direzione del mare c’è poi il
Museo dell’erotismo, che però non abbiamo visto, mentre
a destra, più o meno all’altezza del Gran Teatro del
Liceu, c’è il Palau Guell, che abbiamo visto solo da
fuori e che è uno degli esempi dell’arte di Gaudì.
Barri Gòtic: questo dedalo di viuzze e
piccole piazze a pochi metri dalle ramblas (lato sinistro guardando
il mare) è la parte forse più caratteristica della
città. Qui si trova la cattedrale (che purtroppo abbiamo
trovato coperta di impalcature per il restauro della facciata),
il municipio (in Plaça Sant Jaume) e palazzi con belle facciate
ma anche locali e negozi frequentati dagli stessi barcellonesi.
In questo quartiere ci siamo concessi una divagazione rispetto al
programma delle visite e ci siamo divertiti a perderci nelle stradine
cercando un negozio piuttosto che una chiesa o un bar piuttosto
che il Palau della Musica, altro edificio di Gaudì che non
abbiamo visitato all’interno (la visita è solo guidata
a numero ristretto e prezzo… largo).
Consigliamo a tutti una lunga passeggiata nelle strade di questo
antico quartiere, per scoprire sempre nuovi particolari e angoli
suggestivi. Da evitare, dopo il calar del sole, Plaça Reial,
in cui abbiamo trovato non pochi brutti ceffi. Nel Barri Gòtic
è anche possibile trovare una sistemazione a buon prezzo
in camere affittate o in ostelli.
Plaça de Catalunya: è il punto
di contatto tra la città vecchia e l’Eixample con i
suoi ordinati viali. Al centro della grande piazza c’è
un giardino con fontana, mentre nel sottopasso (di fronte al grande
magazzino El Corte Inglés) c’è l’ufficio
del turismo con tanti depliant, ragazze che danno informazioni e
vendono biglietti per spettacoli e visite guidate. Qui finisce un
tratto di ramblas più conosciuto, mentre inizia quello più
moderno e totalmente differente che sbuca sull’avinguda Diagonal.
Molto più interessante è il Passeig de Gracia, salotto
buono della città. Qui si trovano, oltre alle famose Casa
Battlò e Casa Milà, anche numerosi ottimi ristoranti
e negozi. Inoltre su questo viale bisogna tenere sempre gli occhi
aperti: ogni palazzo nasconde qualche meraviglia, e anche i lampioni
sono un vero e proprio capolavoro!
Casa Battlò: la visita vale tutti i sedici
euro del biglietto (con cui si può accedere alla casa e al
tetto, sconto per gli studenti, noi abbiamo pagato 12, 80 euro).
E’ uno spettacolo incredibile. Appena entri ti danno una sorta
di telefono selezionato sulla tua lingua, che ti permette di ascoltare
la descrizione di ogni stanza. Raccontare questo trionfo di forme
e colori non è semplice, perché le parole non basterebbero
per descrivere questo capolavoro di Gaudì. Il massimo è
il tetto, in cui risplendono i mosaici e le forme stondate e da
cui si domina gran parte della città. Insomma, assolutamente
da non perdere.
Meno interessante, vista da fuori, ci è sembrata Casa Milà
(la Pedrera). Molta più fila per entrare e molte meno geometrie
sulle facciate. Comunque è patrimonio dell’Unesco,
e magari con un po’ più di tempo a disposizione l’avremmo
visitata anche noi.
Sagrada Familia: una delusione. Credevamo che
fosse un’esplosione di arte, ma al di là della facciata
e del retro ricordiamo solo i rumori dei trapani e delle gru in
azione. Si può tranquillamente vedere tutto senza pagare
il biglietto di ingresso, che in pratica serve per attraversare
il cantiere della chiesa (alla modica cifra di otto euro, che però
mandano avanti i lavori). Le famose guglie si possono ammirare anche
restando fuori, mentre per salire in uno dei campanili è
ovviamente necessario entrare e quindi pagare il biglietto. Sconsigliabile
a chi soffre di vertigini.
Parc de la Ciutadella: trenta ettari di verde
in cui riposarsi o prendere un po’ di sole. Consigliato dopo
una giornata di lunghe camminate: utilizzato dai cittadini per fare
jogging, per leggere un libro o per portare a spasso il cane. Pieno
di persone di ogni genere ed età, quindi molto piacevole.
Al suo interno si trovano lo zoo, che a quanto pare meriterebbe
una visita, una fontana molto bella alla cui costruzione partecipò
anche Gaudì e il Parlament de Catalunya.
La Barceloneta: a nord est del porto antico,
è la parte della città in cui si trovano le spiagge,
tanti locali specializzati in piatti a base di pesce e anche discoteche
e discopub. Bello il largo e ampio lungomare, almeno in primavera
quando ancora non fa molto caldo e si può passeggiare a lungo.
Adatto per un aperitivo al tramonto. A nord c’è la
zona della Vila Olimpica, con il Porto Olimpico, due grandi torri-grattacielo
(dette torri Mapfre), i locali più alla moda per aperitivi
e serate, il casinò, la statua enorme del pesce stilizzato
e tanto verde lungo le spiagge di Nova Icaria, Bogatell, de la Mar
Bella e de La Nova Mar Bella.
MareMagnum e zona del porto: la zona, a partire
dal monumento di Colombo passando dal Paseig de Colom e dal Paseig
Maritim, è adatta per una passeggiata, soprattutto prima
di cena. Stare sul ponte che collega la città al MareMagnum
è molto piacevole: si possono ammirare le numerose barche
attraccate, tra cui tanti yacht, ma anche il passeggio delle persone,
visto che ne capitano di tutti i tipi. Il MareMagnum è un
enorme centro commerciale completo di ristoranti e discobar, dove
per lo più si ritrovano ragazzi molto giovani stile gita
scolastica e praticamente nessun abitante di Barcelona. Gli stessi
pr, cioè quelli che ti offrono i tagliandi con le bevute
gratis (due al prezzo di una), sono in gran parte italiani ed inglesi.
I locali non sono male, e pare ci sia sempre un gran casino. A metà
maggio c’era poco movimento, la musica era commerciale e latino
americana. Si può fare dentro fuori da tutti i locali senza
pagare niente, soltanto la consumazione. Questo fuori dal centro
commerciale e all’ultimo piano, mentre al piano terra ci sono
molti negozi e qualche fast food. Alcuni negozi sono carini e con
prezzi abbordabili, altri vendono roba da bambini.
Consigliato soprattutto ai giovanissimi, a chi ha voglia di divertirsi
in compagnia e non ha pretese su musica e ambiente.
Montjuic – Museu Nacional – Parc Olimpic:
una delle visite più stancanti di Barcelona è sicuramente
quella al Montjuic, almeno che non si decida di prendere la funivia
che ti porta direttamente in cima al colle. Noi vi descriviamo il
nostro tragitto, che è stato molto, molto stancante, ma vi
daremo anche qualche suggerimento sui modi alternativi…
Invece di scendere alla solita fermata – la prima del Paseig
de Colom – siamo scesi in plaça de Espanya (nome poco
gradito ai fieri abitanti catalani…), una bella piazza circolare
dove si trova l’arena, l’hotel de la Catalunya, il centro
espositivofiera e due torri molto simili al campanile di San Marco
a Venezia. Proprio passando accanto a queste torri ci siamo avviati
verso il Palau Nacional, dove si trova il museu nacional d’Art
de Catalunya. Per arrivarci abbiamo dovuto affrontare una lunga
scalinata, a tratti su scale mobili funzionanti, a tratti sulle
nostre gambe e sotto il sole. Ma lo spettacolo, via via che salivamo,
era incredibile. A parte le fontane centrali utilizzate per gli
spettacoli di luci, sotto di noi cominciava ad intravedersi la città
in movimento, con i suoi tetti e le sue strade imperfette, tanto
diverse da quelle dell’Eixample. Arrivati in cima la vista
ripagava di tanta fatica, e una foto ci è sembrata un giusto
pegno.
Dopo un po’, nonostante la splendida vista, ci siamo incamminati
di nuovo, rinunciando a visitare il museo, parzialmente in ristrutturazione.
Giriamo alla destra del palazzo e continuiamo a salire, verso quello
che è il parco olimpico, costruito nel 1992 in occasione
delle Olimpiadi. Prima incontriamo la statua con l’atleta
che porta la fiamma olimpica, poi la vera e propria struttura: lo
stadio, la torre della tivù, il palazzo del ghiaccio e tutto
il resto. Ovviamente ci concediamo una sosta al piccolo negozio
dell’Espanyol (dove compriamo una sciarpa), che si trova proprio
fuori dallo stadio. Poi entriamo dentro lo stadio, aperto gratuitamente,
riprendiamo con la telecamera un po’ dell’allenamento
dell’Espanyol e ci rimettiamo in cammino verso il Montjuic.
Strada facendo incontriamo (oltre a tante fermate dell’autobus)
la Fundaciò Juan Mirò, ma non ci fermiamo, visto che
la strada è ancora molto lunga e che, secondo alcuni consigli
sentiti qua e là, non ne vale poi molto la pena. Così
arriviamo alla fermata della funicolare che si trova proprio accanto
a quella della funivia. Il terrore per l’altezza di uno (una…)
di noi ci obbliga a rinunciare alle cabinette sospese, quindi ci
fondiamo verso la funicolare, che altro non è che una metropolitana
di superficie che sale. Ma appena obliterato il biglietto ci accorgiamo
di aver preso una fregatura: quello è il capolinea, e di
lì si scende soltanto. Quindi usciamo di nuovo, consci di
aver sprecato un viaggio, e ci incamminiamo, ovviamente a piedi,
verso la nostra meta. La strada è tutta asfaltata, passiamo
all’interno di un bel giardino, saliamo, saliamo, saliamo
e alla fine vediamo la fortezza che sovrasta il Montjuic.
Non proseguiamo lungo la strada asfaltata ma costeggiamo la staccionata
che dà sul mare, rimanendo delusi per la coltre di nebbia
che nasconde tutto il porto e la zona circostante. L’atmosfera
è davvero surreale, perché si vedono soltanto le cime
delle gru nello scalo container del porto, ma poi nient’altro,
nemmeno il cimitero (Cementeri del Sud Oest, molto particolare da
vedere). Allora andiamo avanti, e dopo qualche altro metro in salita
arriviamo al Castell del Montjuic, una bella fortezza dalla quale
di gode una vista spettacolare, almeno dalla parte opposta al mare,
dove non c’è quasi nebbia. Ci sediamo su un muretto
insieme ad altre persone, proprio davanti al capolinea della funivia.
Si vede tutta Barcelona: dal nostro hotel (o almeno la zona) alla
Sagrada Familia, dall’intero Eixample al monumento a Colombo.
Ci godiamo lo spettacolo e ci riposiamo, perché arrivare
fin quassù, per noi poco abituati a camminare, è stato
davvero stancante. Avremmo anche potuto pranzare, ma non ne avevamo
ancora voglia, così dopo qualche foto con cannoni e guardiole,
siamo tornati in giù. Questa volta però siamo arrivati
fino alla funicolare, passando per alcuni bei giardini (il bello
del Montjuic è proprio il verde!), incontrando il caratteristico
girotondo di marmo che rappresenta il ballo tipico di Barcelona
e fermandoci per fare due risate con un divertente scivolo a corda.
Alla fine siamo montati distrutti sulla funicolare, che ci ha portati
ad una coincidenza con la metropolitana.
Altri modi per arrivare al Montjuic: prendere il Trasbordador,
una specie di funivia per cuori coraggiosi che inizia dal porto,
fa una tappa intermedia (che è anche il punto massimo alto
160 metri) e porta fino a plaça de l’Armada. Da qui
il tragitto è più breve rispetto al nostro. Il trasbordador
è sempre aperto, ma controllate gli orari a seconda del periodo.
Si può prendere la funicolare (troverete le indicazioni in
metro) e poi la funivia, che non costa pochissimo (si può
fare solo andata oppure anche ritorno) ma nemmeno tanto. Il panorama
deve essere meraviglioso, e il percorso dura circa venti minuti,
però poi si arriva proprio al Castell. Oppure si può
prendere soltanto la funicolare e fare il resto a piedi (non è
esagerato, non preoccupatevi). L’ultima alternativa è
con mezzi propri: al Montjuic si arriva in auto, moto, scooter e
bicicletta. Anche l’autobus arriva fino ad un certo punto.
Stadio Nou Camp: lo stadio è stata la
nostra prima tappa appena usciti dall’hotel. Ben servito dagli
autobus e anche dalla metro che però scende qualche centinaio
di metri più distante, è una buona dimostrazione di
come sia fatto un bello stadio, cosa che in Italia si trova difficilmente.
Abbiamo approfittato di una partita casalinga e abbiamo comprato
i biglietti appena due ore prima del fischio di inizio. Primo anello,
curva, 41 euro, che scendono a 32 in terzo anello. Cifre un po’
altine, ma in un solo giorno abbiamo visto il Barcelona battere
il Santander, l’addio al calcio del capitano Luis Enrique
e il sorpasso all’antipatico Real Madrid, con la conquista
del secondo posto. Prima dell’inizio della partita abbiamo
visitato il negozio, in cui abbiamo trovato qualsiasi cosa firmata
Fc Barcelona. Dalle scarpe alle penne, dagli slip ai porta cd. Insomma,
un intero negozio colorato di blaugrana… E tantissima gente
a fare acquisti, bambini come adulti, donne come uomini. Poi per
caso abbiamo pure incontrato l’autobus della squadra che aspettava
i giocatori, fermi in hotel, così anche noi ci siamo messi
ad aspettare insieme ad altri pochi tifosi, che nel giro di pochi
minuti sono diventati decine e decine. Abbiamo visto Ronaldinho,
Davids, Kluivert, Luis Enrique e Raijkard, abbiamo scattato un paio
di foto e poi ci siamo incamminati verso l’entrata dello stadio.
Nessun episodio di violenza, nonostante i tifosi biancoverdi del
Santander fossero sparsi in giro e mescolati a quelli locali. Insomma,
niente a che vedere col nostro calcio. E anche durante la gara,
pochi cori e pochi striscioni, se non quelli dedicati al capitano.
All’interno del complesso c’è anche il museo,
che purtroppo non abbiamo avuto tempo di vedere. A quanto pare è
il più visitato della città, quindi dovrebbe proprio
valerne la pena…
Park Guell: anche per arrivare al famoso Park
Guell abbiamo fatto una bella sfacchinata, prendendo la metropolitana
fino alla fermata di Vallcarca, camminando lungo l’avinguda
de l’hospital militar e salendo poi parecchio, sia su strada
che su scalini. La maggior parte delle scale mobili, per nostra
sfortuna, non funzionava. Arrivati in cima non siamo entrati dall’ingresso
principale ma da uno laterale, sulla sinistra, poi abbiamo percorso
qualche centinaio di metri nel verde (incontrando molte persone
intente a fare jogging), e siamo arrivati al bellissimo terrazzo
che sovrasta l’entrata principale. Il parco era molto animato,
con intere scolaresche impegnate a seguire le descrizioni delle
maestre o a giocare nei giardini; noi ci siamo incamminati seguendo
i molti pannelli con le indicazioni ed abbiamo scattato molte fotografie:
i colori delle ceramiche e delle piastrelle dei mosaici sono molto
invitanti in questo senso. Il problema è che il parco è
dislocato su una collina così il dilemma era se fare prima
la parte in salita e poi scendere verso l’uscita di carrer
Olot o avvicinarsi all’uscita e poi risalire sul lato destro
per arrivare alla casa di Gaudì, trasformata in un museo.
Abbiamo scelto la seconda ipotesi e, dopo una breve pausa su una
panchina in un boschetto, siamo entrati nella casa-museo: 4 euro
risparmiabili visto che all’interno ci sono solo i mobili
dell’epoca sia della casa dell’archietetto che di quelle
di alcuni committenti (Battlò), qualche manoscritto autografato
e pochi schizzi di progetti.
Una volta finita la visita (venti minuti in tutto) abbiamo ripreso
un sentiero in discesa versio carrer Olot, soffermandoci a guardare
i due edifici ai lati del cancello prima di uscire. Ci attendeva
una lunga discesa verso la Travessera de Dalt, dove abbiamo preso
l’autobus per tornare in centro.
DOVE MANGIARE
Anche in questo caso ci eravamo preparati leggendo varie guide
e navigando in Internet (soprattutto nel newsgroup it.hobby.viaggi)
e avevamo una lista di ristoranti, trattorie e pub da cercare e
sperimentare. Però non è facile far combaciare gli
orari scelti per la cena con la fame sempre più intensa o
con le distanze da coprire a piedi e così ci siamo ritrovati,
a volte, a dover improvvisare. I risultati sono stati spesso soddisfacenti,
raramente deludenti.
Pans & Company: panini, panini e panini.
Buoni, freschi e economici. Una piacevole sorpresa e quindi ottimo
rifugio per i nostri pranzi veloci e votati al risparmio. Sono ovunque
(Ramblas, Barri Gòtic, stadio, Sagrada…), il servizio
è rapido, gli ingredienti semplici e meno gravosi rispetto
ai classici “Big Mac”. Un esempio: due panini, patatine
fritte (patatas bravas, quelle più tonde, non quelle che
siamo abituati a mangiare in Italia), due acque da 50 cl per 10,
40 euro.
Trattoria Tipica (o Taverna Tipica): non ci ricordiamo
il nome esatto ma basta andare a destra della facciata principale
della Sagrada e proseguire fino alla facciata opposta. Sull’angolo
a destra trovate questo ristorante con tavoli all’aperto.
Appena lo trovate tirate dritto e cercate un altro posto per mangiare:
noi eravamo talmente affamati da non riuscire a valutare la situazione,
così ci siamo ritrovati in un posto che di tipico ha davvero
poco e dove il servizio lascia molto a desiderare. Un tipico acchiappa-turisti
all’ombra del principale monumento cittadino ma di gastronomia
tipica e gusto c’è ben poco. Tutto questo con l’aggravante
del prezzo: due tapas (una era una polpetta rinsecchita con ingredienti
indefinibili e una era una fetta di frittata uscita dal tegame almeno
due ore prima), un panino al prosciutto con tre fette tagliate il
giorno della posa della prima pietra della Sagrada e una bottiglia
piccola di acqua. In più il cameriere metteva le dita nei
piatti, il cuoco fumava, i tavoli erano piccoli e sporchi e dalle
fioriere che delimitavano il marciapiede arrivava puzza di pipì
di gatto. Totale 20 euro, arrivederci e grazie.
Dalla parte opposta della Sagrada troverete comunque locali e fast
food di ogni tipo per tutti i gusti e tutti i prezzi.
Ristorante Egipte: lungo le Ramblas, lato destro
guardando il mare. Era consigliato sulla guida Baedeker e ci siamo
trovati molto bene, grazie anche ad un cameriere italiano che ci
ha guidato nella scelta dei piatti, non sempre comprensibili. Nonostante
la posizione l’atmosfera (e anche parte della clientela) è
molto spagnola, l’ambiente è carino e la cucina buona.
Una bistecca con contorno, un piatto enorme con vari tipi di tapas
(mare e terra), un’acqua da un litro e una crema catalana
(da provare assolutamente) per 33 euro compresa la mancia.
Txapela Euskal Taberna: una vera scoperta. Stavamo
camminando in Passeig de Gracia alla ricerca del ristorante Citrus,
segnalato su molte guide e, non riuscendo a trovarlo a causa del
numero civico sbagliato (l’abbiamo visto il giorno dopo),
ci siamo fermati davanti ad un locale arredato in modo molto moderno
ma elegante, giovanile ma discreto, insomma, un vero posto alla
moda ma non esclusivo.
Siamo stati attirati dal menu esposto in vetrina e composto di sole
tapas basche, dette pintxos, ovvero delle tartine preparate in ben
51 modi diversi. Per fare un esempio (in realtà ne abbiamo
provate quasi la metà) c’è la numero 29, Gernika,
con salsa di aragosta e granchio a 1, 15 euro o la 30, Zabaleta,
con prosciutto iberico, uova e mousse di tonno a 1, 80 euro. Alla
fine per venti pintxos, un dolce, tre acque da 50 cl e un caffè
35, 90 euro. Volendo si possono bere vini baschi, sangria, birra
e sidra con prezzi che vanno dai 2, 45 euro di una birra piccola
agli 11, 25 del vino Txomin Etxaniz. Un posto favoloso che consigliamo
a tutti.
L’indirizzo è Passeig de Gracia 8-10
Tapas Bar: anche questo una vera sorpresa. Dopo
aver girato tutto il MareMagnum alla ricerca di un piatto di pesce
fresco a prezzi non esagerati (impresa impossibile in tutti i ristoranti
del primo piano) abbiamo ripiegato su questo locale a piano terra,
l’ultimo in direzione del mare. Ci siamo seduti e il servizio
è stato subito svelto, in pochi minuti ci hanno preso l’ordinazione:
in meno di un quarto d’ora avevamo davanti una frittata di
patate, un petto di pollo, calamari andalusi (fritti), cozze al
vapore e due acque piccole. Alla fine, compreso il caffè
abbiamo pagato 29, 84 euro che, per un locale in riva al mare con
una buona cucina, non è davvero un prezzo esagerato.
Altri locali: numerosi sono comunque i posti
in cui è possibile mangiare. Si possono segnalare i FrescCo
che, al motto di “All you can eat” offrono prezzi fissi
di 7, 40 euro a pranzo e 9, 20 a cena: sono self-service con vasta
scelta di portate. Ce ne sono cinque disseminati nei posti di maggior
passaggio di turisti tra cui la Sagrada e le Ramblas. Poi tanti
tapas bar, fast food simili a Pans & Company, Kebab e ristoranti
cinesi. In linea di massima il consiglio è di non affidarsi
ai ristoranti più centrali e reclamizzati perché spesso
sono specchietti per le allodole (i turisti). Nel Barri Gòtic
ci sono molte alternative più tipiche e economiche come pure
nella zona della Barceloneta dove si possono mangiare ottimi piatti
di pesce.
SHOPPING
Non lasciatevi subito abbagliare dai numerosi negozi di souvenir
che incontrerete lungo le ramblas. Nel Barri Gòtic e nei
grandi magazzini la scelta è più vasta e spesso i
prodotti sono di migliore qualità.
Se cercate abbigliamento, scarpe e accessori, nel Barri Gòtic
troverete proprio tutto, per tutti i portafogli. Vi consiglio di
portarvi via qualcosa, perché ne vale veramente la pena.
Tanti oggettini che qui non abbiamo mai visto sono carini ed economici,
come una collana particolare o un paio di scarpette da mare. Per
l’abbigliamento casual consigliamo Pull and Bear, ce ne sono
numerosi in città ma uno è a Portal de l’Angel,
proprio davanti al Corte Inglès di plaça Catalunya.
Qui troverete magliette, jeans e altro a prezzi bassissimi ma tutto
sommato di buona qualità. E’ molto frequentato, anche
dagli stessi spagnoli. Poi ci sono i famosi Mango e Zara. Dico famosi
perché chiunque vada in Spagna ci fa un salto e spesso ci
compra qualcosa (femminile). I prezzi sono bassi e la roba è
buona, soprattutto perché i tessuti sono quelli comprati
a Prato (per chi non lo sapesse, Prato è il distretto tessile
più importante in Europa ed è conosciuta in tutto
il mondo, anche per i numerosi abiti confezionati per vari film
e eventi).
D’obbligo è una tappa a El Corte Inglès (plaça
Catalunya), dove troverete di tutto, soprattutto abbigliamento di
ottima qualità. Per i negozi di alta moda bisogna andare
in Passeig de Gracia, dove ad esempio si trova Armani, tanto per
fare un nome.
I negozi di souvenir servono solo per i souvenir, ovviamente. Magliette
quante ne volete, bandiere, palle, tazze e molto altro ancora. Vale
la regola d’oro della contrattazione. Confrontate i vari prezzi
e cercate di arrivare a quello più basso: loro ci guadagneranno
comunque. Le maglie da calcio in alcuni casi sono originali ma delle
passate stagioni, a volte conviene, a seconda del periodo, andare
nei negozi di sport dove sono praticati sconti (lo stesso Corte
Inglès Deport in Portal de l’Angel o anche Decathlon,
nel barri Gòtic), soprattutto in estate. Se poi volete delle
riproduzioni, non superate mai i 30 euro, sarebbe una vera fregatura!
Le magliette della città sono molto carine, e anche quelle
non si devono pagare oltre 15 euro, altrimenti è troppo.
CONSIGLI GENERICI
Il Bus turistico, tanto pubblicizzato, può essere una valida
alternativa per chi ha poco tempo a disposizione. Molti ne avevano
parlato male, ma a noi il depliant non è sembrato così
male (parlando poi dopo le esperienze di Madrid e Siviglia). I prezzi
vanno dai 10 euro per un giorno (bambini) a 20 euro per due giorni
consecutivi (adulti) e il biglietto vale per tutti e tre i percorsi.
In pratica il bus porta a giro per la città, attraversando
tutti i punti di interesse turistico. Una guida audio in cuffia
(anche in italiano) permette di ascoltare anche tutte le informazioni
necessarie. C’è anche la possibilità di scendere
e poi prendere il bus successivo.
Il mare e le spiagge non sono caraibiche ma ci sono sembrate pulite
e ben frequentate, adatte se si ha voglia di riposarsi dopo una
giornata di fatiche.
I taxi a detta di molti sono convenienti, ma non possiamo dire molto
visto che non ne abbiamo presi, però possiamo dire che se
ne trovavano molti un po’ dappertutto, quindi non dovrebbero
esserci problemi.
Si parla molto degli scippatori che si aggirerebbero ovunque, ma
noi non ne abbiamo mai trovati. Comunque valgono le solite regole
da turista: non girare distratti e con troppa roba in mostra (vedi
apparecchi tecnologici o borse aperte), stare attenti in metro e
in autobus quando c’è parecchia gente, non lasciare
le proprie cose incustodite e non girare da soli in luoghi bui ed
isolati. Alcuni parlano della truffa del gioco delle tre carte,
ma noi non ne abbiamo mai visti. Se ne incotrate, tirate dritto,
perché ovviamente sono soltanto fregature, e non si sa mai
che mentre tentate di indovinare la carta qualcuno vi rubi pure
il portafoglio.
Durante la notte le Ramblas si trasformano: può capitare
di incontrare qualche spacciatore, prostitute, venditori abusivi
di birra e altro. In linea di massima nessuno crea problemi, perché
comunque sulle Ramblas c’è sempre molta gente. Dicono
che nel Raval ci siano problemi, ma noi non ne abbiamo avuti, visto
che di notte non ci siamo stati.
Fate amicizia con più persone possibili, perché gli
spagnoli sono un popolo meraviglioso. Non dite che il catalano è
un dialetto, perché è una vera e propria lingua, ufficiale,
parlata ovunque, anche nelle scuole e negli uffici pubblici. Cercate
di trarre il massimo da un viaggio a Barcelona, perché offre
momenti ed esperienze bellissimi di cui vi ricorderete molto a lungo.
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