Alla Conquista del
West
Itinerario di 10 giorni: California,
Arizona e Nevada
testo e foto di Dani e Max
Ce l’abbiamo fatta.
Dopo tanti rinvii anno dopo anno, abbiamo deciso di acquistare
i biglietti aerei per la California e di studiare, per mesi,
un itinerario preciso che assecondasse i gusti di entrambi.
Così ecco la nostra tabella di marcia:
- Gennaio 2009: Acquistiamo tramite E-dreams
i biglietti aerei per agosto 2009.
Andata Milano-San Francisco
Ritorno Los Angeles – Milano
Compagnia British Airways. Costo € 950,00 a persona
(a meno non abbiamo trovato nulla).
- Inverno 2009: progettiamo il nostro itinerario definendo
le tappe dove pernottare.
Per far questo ci serviamo delle sempre ottime
Guide Mondadori California e stati del Sud-Ovest e soprattutto
leggiamo un’infinità (circa 50) di diari di
viaggio (come questo che sto scrivendo) che si riveleranno
utilissimi, più di qualsiasi altra guida.
- Primavera 2009: Tramite i siti di Venere e Hotel-Guides
US, prenotiamo tutti gli hotel.
I 2 portali sono entrambi ottimi. Nessuno richiede pagamento
anticipato ma solo estremi carta di credito solo come garanzia.
Non abbiamo mai avuto alcun problema di prenotazione. Servizio
preciso ed efficiente
- Primavera 2009: prenotiamo l’auto a noleggio tramite
il (pessimo) sito e-noleggio.it..
Si tratta di una centrale di prenotazione che offre i prezzi
migliori ma, fino ad un mese prima della partenza, non si
è a conoscenza dell’autonoleggio con cui verrà
effettuata la prenotazione. A noi, dopo infiniti problemi
ed errori di prenotazione di cui poi vi parlerò,
è capitata la DOLLAR. Veramente pessima, abbiamo
avuto un sacco di problemi, non noleggiate mai auto con
la Dollar!
- Estate 2009: compiliamo on-line la richiesta del Visto
ESTA come da indicazioni ricevute da E-dreams al momento
della conferma dei biglietti aerei. La compilazione è
piuttosto semplice. Non abbiamo incontrato particolari difficoltà.
- Estate 2009: stipuliamo on-line un’assicurazione
per spese mediche tramite il sito Viaggiare Sicuri. Tariffe
veramente ottime, più basse di altre compagnie con
cui abbiamo confrontato i prezzi. Per fortuna l’assicurazione
non c’è servita, così non possiamo dirvi
se siano efficienti o meno. Tuttavia le modalità
di sottoscrizione sono state molto semplici e precise.
- Prima di partire: prenotiamo il parcheggio a Malpensa
presso, come di consueto, PARKINGO. Servizio sempre efficiente.
Prezzi buoni.
OK. Tutto fatto. Possiamo partire.
DOMENICA 9.8.2009: Partenza per San Francisco
Ci alziamo prima dell’alba. Il nostro volo
British Airways per Londra parte alle 7.55.
Abbiamo la fortuna di abitare in prov. di Varese quindi
molto vicini all’aeroporto di Malpensa.
Così raggiungiamo velocemente il parcheggio auto
prenotato, PARKINGO; sbrighiamo velocemente le formalità
di pagamento e con la navetta ci accompagnano subito al
terminal 1.
Attendiamo l’apertura dei check-in e velocemente facciamo
tutto.
Il volo per Londra parte puntuale.
Purtroppo a Londra Heatrow, a causa delle
depistanti informazioni ricevute al check-in di Malpensa
ed a causa del nostro carattere un po’ precipitoso,
commettiamo l’errore di recarci al Gate sbagliato.
Per fortuna c’è tutto il tempo per rimediare
anche se dobbiamo, tutti trafelati, riprendere una navetta
e ripassare nuovamente tutti i controlli. Ce la facciamo
per fortuna.
Ci imbarchiamo così per il nostro volo
per San Francisco. I posti sull’aereo, si sa, in classe
turistica, non sono molto comodi. Tuttavia il servizio degli
assistenti di volo è molto attento. Ci servono 2
pasti in volo (anche se la scelta di cibi è un po’
infelice) e numerose volte ci servono da bere. Il volo,
tra un film e l’altro, passa in fretta e arriviamo
puntuali, nel pomeriggio, a San Francisco.
I controlli dell’immigrazione sono molto
veloci e non incontriamo nessun problema.
I bagagli vengono consegnati in modo preciso e veloce.
Raggiungiamo tramite un treno navetta il punto noleggio
auto.
Troviamo facilmente il banco della Dollar ma ci accorgiamo
subito della lunga fila davanti ad esso (mentre tutti gli
altri banchi autonoleggio erano quasi vuoti). Che rabbia!
Gli impiegati sono molto lenti. Aspettiamo
almeno 30 minuti prima del nostro turno e poi cominciano
subito i problemi. Ma perchè non abbiamo prenotato
con la sempre ottima Hertz come ogni anno! Accidenti a noi!
Premesso che non abbiamo scelto noi di prenotare
con Dollar ma abbiamo prenotato tramite e-noleggio.it che,
per noi, ha scelto l’offerta di Dollar. Abbiamo avuto
un sacco di problemi con E-noleggio in quanto, al momento
della conferma di prenotazione, si dimenticavano sempre
di confermarci qualcosa che fosse compreso nel pacchetto
prenotato.Abbiamo dovuto telefonare almeno 4 volte per far
rettificare tutti i loro errori:
- la prima volta non ci hanno confermato il
Navigatore satellitare compreso nel prezzo.
- La seconda volta ci hanno confermato un’auto a 2
porte anzichè la 4 porte prenotata
- La terza volta non ci inviavano la conferma definitiva
perchè avevano perso i dati della carta di credito;
- La quarta volta ho dovuto richiamare per confermare nuovamente
i numeri della carta di credito.
Poi, al banco Dollar, l’impiegato ha fatto di tutto
per spillarci più soldi del preventivato. Insisteva
per farci sottoscrivere inutili assicurazioni (che tra l’altro
erano già comprese nel prezzo); poi insisteva per
farci noleggiare un’auto più grande ritenendo
l’auto prenotata non adatta a noi. Dopo lunghe discussioni
e dopo averci spillato circa 70 dollari per qualcosa di
obbligatorio, che non abbiamo capito. Inoltre, ci consegna
un navigatore satellitare senza lingua italiana.
Ce ne accorgiamo subito e ce lo facciamo sostituire ma non
siamo fortunati ed il Navigatore non funzionerà mai.
Dobbiamo tornare in aeroporto il giorno successivo a farcelo
sostituire.
Raggiungiamo la nostra auto, un Dodge Caliber molto spartana
(senza vetri elettrici e senza chiusura centralizzata).
Il navigatore non riesce a localizzare il satellite. Pensiamo
si tratti di un problema temporaneo di copertura e, con
qualche difficoltà ed utilizzando qualche cartina
in nostro possesso, riusciamo a raggiungere il nostro Hotel
Rodeway Inn, in zona Civic Center.
L’hotel è molto squallido. Si tratta di un
garage, tutto circondato, ai piani superiori, da una serie
di camere.
L’ascensore è pauroso. Sembra un montacarichi
in perfetto stile Bronx. Decidiamo, per la nostra sicurezza,
di utilizzarlo, il meno possibile. L’impiegato arabo
alla Reception è un perfetto incompetente. La zona
in cui è collocato l’hotel, Civic Center, che
sulla cartina sembrava vicina ad ogni cosa, in realtà
si trova in una zona molto squallida che non è vicina
a niente. Unica cosa positiva il Burger King accanto all’hotel.
Sono talmente delusa che decido di non cenare nemmeno e
di andare subito a dormire.
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LUNEDI’ 10.8.2009 – SAN
FRANCISCO
A causa del fuso orario ci svegliamo presto, intorno
alle 6.30, come del resto ogni mattina dei giorni a seguire.
Tuttavia, la giornata sembra bella. C’è il
sole sin dal mattino presto: cosa rara a S. Francisco.
Cerchiamo un posto tipico dove fare la nostra prima colazione
americana. Troviamo proprio, in Lombard Street, Mel’s,
un tipico Diner, originale anni ’50 con tanto di foto
storiche a documentare il tutto e Drive in. Sembra di essere
a Arnold’s in Happy Days. Il menu è molto ricco
e vario. Max sceglie una classica colazione con uova e pancetta
e patate arrosto; io, invece, sono curiosa di assaggiare
i famosi Pancakes. Una parentesi per descrivervi cosa sono
i pancakes: si tratta di un incrocio tra le nostre crepes
e le frittelle. Si tratta di Crepes più piccole ma
più alte e soffici. Si possono abbinare sia al dolce
che al salato. Io scelto la versione tradizionale americana
con burro ed il famoso sciroppo d’acero. I pancakes
saziano molto in quanto la porzione standard è solitamente
di 3 pancakes. Si possono gustare anche al cioccolato, con
la banana oppure con i frutti di bosco.
Spendiamo circa 30 dollari ma siamo più
che soddisfatti e decidiamo di tornare anche il giorno successivo.
All’uscita notiamo che il navigatore ancora non funziona.
Decidiamo quindi, sempre servendoci di stradari, di percorrere
con l’auto la famosa RUSSIAN HILL, sulla Lombard Street.
La strada, piuttosto corta, tutta discesa e tornanti, non
ci colpisce più di tanto.
Da lì, ci dirigiamo verso il Golden
Gate. Scorgiamo l’isola di Alcatraz e percorriamo
con l’auto il ponte.
Raggiungiamo subito dopo la località
di Sausalito che ci piace molto con le sue case colorate
galleggianti e su palafitte. Ne fotografiamo tante perchè
ognuna è diversa dall’altra.
Dopo di che, altra spiacevole sorpresa: sul
cruscotto dell’auto si accende una misteriosa spia.
Consultiamo il libretto delle istruzioni e capiamo che si
tratta della pressione dei pneumatici. Così dobbiamo
recarci da un benzinaio a gonfiare le gomme. Questa operazione
dovremmo ripeterla per ben 4 volte durante tutto il viaggio;
Accidenti alla Dollar ed al suo servizio schifoso!
Ritorniamo poi verso San Francisco, pagando
questa volta il pedaggio in ingresso verso la città
(il pedaggio si paga in un’unica direzione) e raggiungiamo
il Fisherman’s Wharf ed in particolare il bellissimo
Pier 39. Parcheggiamo l’auto al parcheggio coperto
del Fisherman Wharf alla modica cifra di 7 dollari/ora e
ci dirigiamo all’antistante Pier 39. Qui siamo subito
sommersi dai colori e dalla vivacità del luogo. Iniziamo
ad entrare in ogni negozietto ed acquistiamo i primi souvenirs.
Pranziamo, con il famoso panino al granchio, Clam Chowder.
Si tratta di una pagnotta di pane scavata, ripiena di zuppa
di granchio: da consumarsi rigorosamente seduti ad un tavolo.
Ammiriamo i leoni marini distesi al sole e
poi prendiamo la decisione di tornare in aeroporto per farci
sostituire il navigatore. Con molte difficoltà raggiungiamo
il punto di consegna auto dell’aeroporto e velocemente
ci consegnano un navigatore Garmin perfettamente funzionante.
Ora siamo più rilassati ed è
tutto più semplice.
Max vuole recarsi da Amoeba, un famoso negozio di dischi
dove è possibile acquistare CD assolutamente introvabili
in Italia. Compriamo circa 5 o 6 CD e poi torniamo in Hotel.
Siamo stanchi così ceniamo al Burger Ki ng vicino
e poi a nanna.
MARTEDI’ 11.8.2009: MONTEREY
E SAN SIMEON
Ci alziamo di buon ora, abbandoniamo definitivamente
il bruttissimo hotel (che però ha il vantaggio di
avere un parcheggio gratuito) e ci dirigiamo nuovamente
da Mel’s per la colazione. Questa volta sbaglio ordine.
Decido di ordinare una fetta di torta di mele calda ma mi
viene servita completamente coperta di formaggio (formaggio
formaggio, non formaggio dolce!).
Alla fine ordiniamo ancora dei pancakes.
Lasciamo San Francisco per raggiungere Monterey. Monterey
è una graziosa cittadina tutta in stile spagnolo
NO NO con un Fisherman’s Wharf simile a quello di
San Francisco ma, ovviamente, molto più piccolo.
La passeggiata è piacevole e, sul molo, pranziamo
ancora con il panino al Granchio. Questa volta, decidiamo
di ordinarne uno in 2.
Dopo pranzo partiamo in direzione San Simeon,
percorrendo la strada costiera del Big Sur. Si tratta di
una strada panoramica, dove si possono ammirare alte scogliere
a picco sul mare. Ci sono tante areee di sosta dove è
possibile ammirare il paesaggio e fare foto. Si attraversa
anche la zona tipicamente di montagna del Big Sur. Niente
da dire: paesaggi bellissimi. La strada è veramente
panoramica. Ci ricordava alcuni paesaggi Irlandesi e Scozzesi
visti nei nostri precedenti viaggia. Raggiungiamo poi il
Silver Surf Motel a San Simeon in una zona dove vi è
un’alta concentrazione di Motel di ogni catena. A
San Simeon non c’è assolutamente nulla da visitare
ma è il punto di partenza per la visita all’
Hearst Castle che si trova a poche miglia da lì.
L’hotel è davvero carino: tutto in legno azzurro
con tanto verde ed una fontana. Le camere sono confortevoli,
con ben 2 letti. Peccato che le camere dei motel non abbiano
mai il phon e noi ce lo siamo dimenticati a casa. L’hotel
dispone di piscina al coperto e di vasca idromassaggio caldissima.
Ci rechiamo nel locale piscina e ci godiamo la tranquillità
di essere completamente soli nel locale. Ceniamo in un ristorante
accanto all’hotel mangiando ottimi gamberoni e birra
artigianale buonissima.
MERCOLEDI’ 12.8.2009: SANTA
BARBARA
Dopo le telefonate di rito dal telefono della camera
ci dirigiamo a far colazione nello stesso locale dove abbiamo
cenato.
Per telefonare usiamo quasi sempre il telefono della camera
oppure, a volte, il mio cellulare rigorosamente triband
(quello di Max non funziona perchè ha scoperto essere
semplicemente dual band) utilizzando la carta New Culumbus
della Telecom acquistata in Italia. Di norma le chiamate
tramite carta internazionale effettuate dagli hotel sono
gratuite. Solo in un caso ci addebitano un paio di dollari
in carta di credito.
Si tratta di carte telefoniche internazionali in cui è
possibile chiamare a prezzi davvero bassi (circa 1 euro
per ogni telefonata fatta in Italia). Purtroppo con il passare
dei giorni, il credito disponibile della carta da 12 euro,
si riduce. Dobbiamo trovare una soluzione per acquistare
una nuova carta telefonica internazionale.
Per quanto riguarda il caricatore del cellulare, noto che
funziona regolarmente anche con il voltaggio americano.
Per fortuna!
A colazione decido di prendere un Bagel, di cui si parla
sempre nei romanzi americani che leggo. Tuttavia il bagel
si rivelerà una delusione in quanto trattasi di semplice
ciambellina di pane servita con del formaggio tipo Philadelphia.
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Ci dirigiamo poi velocemente al visitor center
dell’Hearst Castle dove presentiamo la nostra mail
di conferma dei biglietti prenotati e pagati da tempo dall’Italia.
All’Hearst Castle non si può andare senza aver
prenotato da tempo il proprio turno di visita e rispettando
rigorosamente l’orario assegnato.
Dato che siamo ampiamente in anticipo, ci aggregano fortunatamente
ed un gruppo precedente.
Due parole per definire Hearst Castle: si tratta di un tentativo
di costruire un eclettico castello di modello europeo, negli
Stati Uniti. La costruzione, tuttavia, è molto recente
e fuori dal tempo come genere in quanto risalente ai primi
decenni ‘900. Il proprietario, Mr. Hearst, era un
riccone fuori di testa e megalomane che ha cercato di accentrare
in una vasta tenuta di ettari ed ettari quanti più
beni possibili, non badando ad unire stili diversi, epoche
diverse creando un insieme decisamente kitch e, talvolta,
di cattivo gusto. Per rendere l’idea, si possono vedere
arredi sottratti a chiese Europee utilizzati per arredare
una sala da pranzo, con tanto di candelieri d’altare
appoggiati sui tavoli.
Meglio ammirare i bei giardini esterni, le fontane e le
fantastiche e scenografiche piscine (una esterna ed una
interna).
La guida si dilunga molto così la visita è
lunga e noiosa. Pertanto, a conclusione di tutto ciò,
sconsigliamo la visita all’Hearst Castle a chi, come
noi, visita abitualmente castelli e dimore storiche in Europa,
in quanto resterebbe sicuramente deluso da questa accozzaglia
di stili e di epoche, senza alcuna valenza storico/artistica.
Lasciamo il castello e facciamo una rapida
sosta a Morro Bay. Tuttavia, qui non c’è assolutamente
niente che valga la pena di essere visto: si tratta di un
piccolo porto di pescatori caratterizzato da un’enorme
roccia che spunta dal mare.
Ci mettiamo quindi subito in macchina, direzione
Santa Barbara dove pernotteremo.Per pranzo ci fermiamo in
un villaggio che sembra uscito da un film di Far West.C’è
persino un vecchio e tipico hotel che non capiamo se abbandonato
o funzionante.
Qui, facciamo benzina e pranziamo con i lunghi
panini di Subway, preparati davanti a noi dove è
possibile scegliere liberamente il ripieno.
Raggiungiamo poi Santa Barbara, una tipica cittadina Californiana
tutta palme e colori. La città è molto allegra,
molto ben tenuta, con tanti negozi e locali. Visitiamo il
tribunale e gli edifici in stile spagnolo, facendo il percorso
consigliato dalla Guida Mondadori. Poi ci dirigiamo in auto
verso il mare, dove percorriamo a piedi tutto il lungo molo
di legno, entrando ed uscendo dai vari negozietti di articoli
per turisti.
Ceniamo da Eladio’s un bel ristorante
prospiciente il male, proprio davanti al molo. Il ristorante
dispone anche di un bellissimo cortiletto ma fa troppo freddo,
per cenare all’aperto di sera. Terminiamo la cena
con una fantastica ed alta torta, tutta rossa e bianca,
chiamata Red Velvet (velluto rosso) di cui già conoscevo
l’esistenza essendo menzionata in un libro letto di
recente (Festa di Divorzio). Fantastica. Provatela, se la
trovate!
Pernottiamo al Motel 6, poco distante dal
centro. Purtroppo non utilizziamo la piscina all’aperto
perchè, quel giorno, le temperature non sono altissime.
Tuttavia la catena dei Motel 6 risulta ben curata. Le camere
sono modernamente arredate ed il personale alla reception
estremamente gentile e competente.
GIOVEDI’ 13.8.2009 - LAS VEGAS
Oggi abbiamo tanta strada da percorrere. Las Vegas
è piuttosto lontana. Facciamo colazione con Donuts
e caffè americano da Jeannine's American Bakery,
accanto al Motel 6 e partiamo subito dopo. Tra S. Barbara
e Las Vegas, transitiamo per Littlerock dove troviamo un
curioso negozio di oggetti stile western, Silly Tilly's
MercantileSilly Tilly's Mercantile, tutto dedicato al mondo
dei cavalli. Facciamo alcuni acquisti considerato che mia
figlia è un’appassionata di cavalli; scattiamo
alcune foto e poi ripartiamo.
Per pranzo notiamo, in località Yermo,
la pubblicità di un tipico Diner originale anni ’50
, Peggy Sue's 50's Diner. Ovviamente decidiamo di fermarci.
Qui troviamo delle “originali cameriere” anni
’50 con tanto di divisa e cibo molto buono. Ottima
la torta di ciliege servita con gelato alla vaniglia. Davvero
curiosi i disegni sui muri dei bagni che meritano una foto
anche quelli. Al ristorante è annesso negozio di
gadgets tutto dedicato agli anni ’50. Qui, Elvis Presley
la fa da padrone.
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Facciamo benzina, sempre self-service perchè
qui non esiste la figura del benzinaio ed occorre anche
sempre pagare in anticipo. Purtroppo notiamo che, anche
oggi, in orario pomeridiano, la Mastercard di Max non funziona.
Ogni pomeriggio la stessa storia! La Mastercard riprende
a funzionare solo in orari serali. Per fortuna ho la mia
Visa che funziona benissimo. Appena tornati in Italia Max
andrà subito in banca a disdire la Mastercard che
sostituirà con una Visa. BOICOTTATE LA MASTERCARD!
Al nostro ritorno, abbiamo chiesto spiegazioni e ci hanno
risposto che ciò veniva fatto solo per ragioni di
sicurezza e che la cosa si sarebbe sbloccata con una telefonata
del negoziante. Che assurdità, cose se il benzinaio
avesse tempo di telefonare alla Mastercard!
Ecco il consiglio più importante di tutto questo
racconto: non partite senza un minimo di 2 carte di credito.
Non vi affidate per nessuna ragione ad un’unica carta.
Rischiereste di trovarvi in seria difficoltà. Noi
avevamo ben 3 carte di credito, una modesta quantità
di dollari ed una riserva in Euro, così siamo sempre
stati, da questo punto di vista, abbastanza tranquilli.
Durante tutti i nostri spostamenti in auto, non possiamo
non notare e fotografare i favolosi camion (trucks) americani
e le splendide Harley Davidson che incontriamo un po' ovunque.
Nel primo pomeriggio arriviamo a Las Vegas
e subito siamo travolti dal caos di questa città
al limite della follia. L’impressione iniziale è
quella di essere capitati in un girone infernale. Ma anche
questo ha il suo fascino e Las Vegas merita assolutamente
di essere vista per il semplice fatto di dire “ci
sono stato”. A Las Vegas facciamo code per consegnare
l’auto al Valet Parking. Il parcheggiatore ci consegnerà
un numero di riferimento e porterà la nostra auto
non si sa dove, per poi riconsegnarcela puntualmente riconsegnando
il numerino e una mancia. Dopo di che facciamo una lunga
fila per il check in all’Hotel Excalibur, prenotato
e pagato anticipatamente direttamente dal sito dell’hotel.
Qui i prezzi, come del resto in tutti gli altri hotel in
cui siamo stati, sono piuttosto bassi. Abbiamo speso circa
$70, cioè 50 euro per la camera doppia. Gli sportelli
aperti per la registrazione sono tantissimi ed, in un attimo,
arriva il nostro turno. Nonostante l’hotel abbia circa
4000 camere, raggiungiamo velocemente la nostra al 19^ piano
grazie agli ascensori super veloci. La temperatura a Las
Vegas è pazzesca. Sembra di avere sempre un phon
caldo puntato addosso. Tuttavia negli hotel c’è
sempre aria condizionata e quindi si sta benissimo, anzi,
talvolta è necessario proprio coprirsi. Decidiamo
subito di fare un bagno in piscina e poi di esplorare in
lungo ed in largo il nostro hotel. Ceniamo al buffet self-service
dell’Excalibur, molto economico (meno di 20 dollari
a testa), dove si trova di tutto e si può mangiare
fino a scoppiare.
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Hotel Excalibur - Las Vegas |
Dopo cena decidiamo di riprende l’auto
per percorrere tutta la Strip (un paio di miglia in tutto)
e vedere gli altri alberghi. La Strip è completamente
intasata dalle auto; si resta sempre in coda ma così
si ha modo di ammirare il caos là fuori nonchè
la fantasia e la follia degli americani. Cerchiamo di parcheggiare
a metà della Strip, in prossimità dell’hotel
Bellagio, ma non troviamo assolutamente posto nonostante
ogni hotel disponga di autosilo multipiano. Troviamo invece
posto nel parcheggio dell’hotel Venetian e visitiamo
il più spettacolare ed il più folle degli
hotel di Las Vegas. Passeggiamo lungo i canali con tanto
di gondole, piazza San Marco, ponte di Rialto, molti negozi;
il tutto sotto un cielo azzurro anche se è notte.
Follia pura! Finalmente, dopo una lunga coda in auto lungo
la Strip riusciamo a ritornare all’Excalibur ed, a
fine serata, abbiamo una personalissima classifica degli
hotel più belli di Las Vegas: Venetian, Bellagio,
Paris e Cesar Palace.
La vista dalla nostra camera sulla Strip e sull’hotel
Luxor è mozzafiatro. Decido di dormire con le tende
aperte per non privarmi della visuale di Las Vegas illuminata!
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Hotel Venetian - Las Vegas |
Veduta dalla nostra camera
- Las Vegas |
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VENERDI’ 14.8.2009 - WILLIAMS
E FLAGSTAFF
Facciamo colazione in camera con cappuccino e Donuts
acquistati in un piccolo bar del nostro hotel. Notiamo nella
hall un distributore automatico di carte telefoniche internazionali
a 10$. Ne acquistiamo una ma sprechiamo soldi inutilmente
perchè la carta non funzionerà mai, affermando
che il credito sia esaurito prima ancora di fare alcuna
telefonata. Accidenti all’Excalibur! Decidiamo allora
di fare un SMS ad un’amica in Italia chiedendole di
acquistare per noi una nuova carta Columbus Telecom e di
inviarci il Pin. Poco dopo riceviamo il tutto. Fenomenale
la mia amica! Lasciamo Las Vegas costeggiando un lago artificiale
(Lake Mead) diga (Hoover Dam) e centrale idroelettrica che
serve unicamente a fornire energia elettrica alla città
di Las Vegas (e ne serve veramente tanta!).
Per ora di pranzo siamo a Williams, caratteristico
villaggio sulla famosa Route 66. Qui è proprio America
America.... l’America dei telefilm, l’America
del film Cars. Tutti i negozi sono dedicati alla Route 66
ed all’artigianato indiano o meglio Native Americans.
Acquistiamo al negozio “Native American” braccialetti
indiani per tutte le mie amiche. Max compra un gilet di
pelle nera da motociclista ed ovviamente anche in questo
momento la sua carta non funziona. Funziona però
al ristorante, Cruisers Cafè 66, con posti all’aperto
e musicista dal vivo che crea un’atmosfera particolare
che, ancora oggi, rappresenta il nostro ricordo più
vivo. Il conto è abbastanza salato per un paio di
bistecche in quanto viene inclusa, automaticamente nello
scontrino, un’abbondante mancia (il 18% del totale).
E’ capitato raramente che negli scontrini venisse
addebitata automaticamente la mancia ed, in effetti, non
abbiamo lasciato grandi mance, a parte i parcheggiatori
di Las Vegas.
A Williams abbiamo la fortuna di vedere un’esposizione
di auto d’epoca americane. Sono veramente pazzesche.....Ormai,
anche negli Stati Uniti non si vedono più macchine
così in quanto rimpiazzate da moderni Suv e gli immancabili
Pick-up. Max non perde l’occasione e le fotografa
tutte.
Ci avviamo poi verso Flagstaff dove pernotteremo.
Il nostro Hotel Montevista, prenotato direttamente dal sito
dell’hotel è un edificio storico dei primi
anni del ‘900, quasi un monumento e simbolo della
città. Vanta ospiti illustri del passato e del presente
ed una serie di racconti di fantasmi che, secondo la leggenda
e le testimonianze, vagherebbero per le stanze dell’hotel.
Le camere riportano sulla porta il nome dell’attore
ospitato. Nella nostra non c’è stato nessuno:
per forza, è troppo piccola e scomoda. Il letto matrimoniale
è poco più di una piazza e mezza e stiamo
stretti. L’arredo è originale dell’epoca
e quindi piuttosto scomodo. Inoltre, non incontriamo nessun
fantasma.... Il sito internet dell’hotel fornisce
indicazione dei numeri delle camere in cui viene ospitato
un fantasma e relativa leggenda ed, in effetti, la nostra
camera non è presente nell’elenco.
In compenso dormiamo pochissimo perchè
l’hotel dispone di lounge-bar, con gente che schiamazza
all’esterno (e quindi sotto le nostre finestre) fino
al mattino. Inoltre, a pochissima distanza, passa la ferrovia,
con treni che transitano tutta notte suonando a più
non posso ogni volta che attraversano la città.
Flagstaff non ci piace molto. Tuttavia, alla
periferia della città, visitiamo una dimora molto
interessante, RIORDAN MANSION. Si tratta di una grande casa
tutta in legno risalente a fine ‘800, realizzata da
una famiglia di industriali del legname che ha arredato
le circa 40 stanze visitabili, con originali arredi. La
visita ci piace molto e Flagstaff meriterebbe una visita
solo per questo.
Ceniamo al Downtown Diner, un tipico Diner
americano un po’ malmesso e non proprio pulito ma
dove si mangia benissimo a prezzi veramente bassi (i più
bassi in assoluto del nostro viaggio). Dopo cena ci rechiamo
presso un tipico locale dove si suona musica Country dal
vivo, di cui abbiamo letto in un precedente racconto di
viaggio. Il locale si chiama Museum Club, fondato nel 1931
e si trova appena fuori Flagstaff, sulla Route 66. Atmosfera
da film, musicisti country con cappelli da cow-boy, biglietto
d’ingresso di 5$ anche se poi la scelta dei cocktails
è molto limitata. La cameriera cow-girl tornerà
più volte informandoci che dobbiamo cambiare ordinazione
perchè quel tal ingrediente è esaurito Qui
la gente balla una specie di country/liscio..... Ma il country
si balla così? Dopo un po’ decidiamo che ne
abbiamo abbastanza e torniamo in hotel dove non troviamo
posto nel ridotto parcheggio riservato e siamo costretti
a parcheggiare ad una certa distanza. Inoltre dormiamo pochissimo
per i motivi sopracitati.
SABATO 15.8.2009 – GRAND CANYON
E SCOTTSDALE
Per colazione decidiamo di tornare la Downtown
Diner dove ordiniamo i migliori pancakes del nostro viaggio:
favolosi pancakes al cioccolato con abbondante caffè
americano allungato con latte. Il caffè si paga solo
la prima volta. I successivi bicchieri sono gratis. Partiamo
poi per il Grand Canyon attraversando la periferia di Flagstaff
con graziose casette residenziali che fotografiamo.
Il paesaggio lungo la strada tra Flagstaff
e Grand Canyon, con bellissima vegetazione, è impareggiabile.
Arriviamo all’ingresso sud del Grand
Canyon senza far coda all’ingresso perchè,
quel giorno, non sappiamo perchè (forse perchè
è ferragosto) non si paga. Che botta di fortuna.
Ci fermiamo al primo punto di osservazione, Mother Point,
dove scattiamo le prime foto. Pur avendo visto molte foto
del Grand Canyon, l’impatto dal vivo è sempre
emozionante. E’ grandioso: i colori, in mattinata,
variano dal rosa al marrone. Non avendo visto altri Canyon
non abbiamo termini di paragone ma quello che vediamo ci
piace. Il fiume Colorado però e solo un rigagnolo
azzurro visibile in lontananza.
Andiamo poi al Visitor Center e successivamente
al Grand Canyon Village dove, finalmente, trovo un ufficio
postale dove poter comprare i francobolli per le mie cartoline.
Attenzione: nessun negozio vende francobolli. Per comprarli
dovete per forza fare la coda alle poste! Anche imbucare
le cartoline è difficile... affidatele agli hotel
e sperate.... Le nostre sono tutte arrivate.
Subito dopo percorriamo con la nostra auto la Desert View
sostando ai vari punti panoramici fino a raggiungere l’ultimo
punto, Desert View caratterizzato da una torretta indiana,
ora adibita a negozio di souvenirs. Pranziamo nel fast food
di Desert View e poi ci dirigiamo verso Scottsdale dove
pernotteremo.
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A Scottsdale non c’è nulla da
visitare, si tratta solo di una tappa di passaggio per il
Grand Canyon. Scottsdale è solamente una moderna
ed ordinata cittadina dedicata al golf. Tra l’altro
qui la temperatura è allucinante... come a Las Vegas
del resto: le uniche tappe calde del nostro viaggio. A Scottsdale
pernottiamo nel miglior motel del nostro viaggio. Si tratta
del Days Inn Fashion Square. Non abbiamo idea di come siano
gli altri Days Inn (anche se li abbiamo notati sempre in
posizioni ottimali) ma questo di Scottsdale è fantastico.
Non manca nulla: camera gigantesca, bagno gigantesco, letto
gigantesco, piscina e bellissima vasca idromassaggio aperti
fino alle 23, che utilizziamo in solitudine.
Inoltre, questo è l’unico hotel
che offre, compreso nel modico prezzo, una completa colazione
con Donuts (ciambelline), Bagel e altre cose. Tutti gli
altri motel si limitano ad offrire del semplice caffè
ed, al massimo, qualche merendina confezionata.
L’hotel si trova proprio accanto a Fashion
Square, un elegante centro commerciale con un piano dedicato
a negozi dei più famosi marchi ed un piano tutto
dedicato a ristoranti e fast food. Decidiamo di cenare ai
tavolini del centro commerciale con dei calzoni comprati
da Sbarro’s (che si spaccia per ristorante Italiano)
e con una favolosa torta di carote presa da American Bakery.
DOMENICA 16.8.2009 – SAN DIEGO
Al mattino, approfittiamo della buona colazione
offerta dal motel Days Inn (anche se un pullman d’italiani
monopolizza la sala colazioni. Che fortuna!) e partiamo
direzione San Diego. Il tragitto non è breve, quindi
dobbiamo partire di buon ora. Lasciamo a malincuore l’Arizona
(che ci è piaciuta molto) per ritornare sulla costa
Californiana. Durante il tragitto, attraversando zone semi-desertiche,
non possiamo non ammirare il paesaggio puntellato da giganteschi
cactus. Non pensavamo fossero così grandi!
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Arriviamo alla periferia e decidiamo di pranzare
da Burger King per poi dirigerci verso il nostro hotel.
L’Harbor View hotel è abbastanza centrale,
vicino a Little Italy e vicino al Gaslamp quarter. Tuttavia
non è niente di eccezionale e ci addebitano qualche
dollaro in più rispetto al pattuito spacciandole
per imprecisate tasse. Mah! Tuttavia, abbiamo notato un
hotel Days Inn lì vicino ed in posizione decisamente
migliore. Vi consigliamo quindi di prenotare lì.
Iniziamo la visita di San Diego a partire dalla Old Town.
Qui visitiamo il piccolo e grazioso villaggio vittoriano
e poi passiamo a visitare l’allegra vecchia città
in stile messicano. Qui è Messico allo stato puro.
E’ un tripudio di colori dalle case, all’artigianato,
alle fontane.
Al termine della visita è come se avessimo
fatto un breve viaggio in Messico. Per cena decidiamo di
andare al Seaport Village un grazioso e nuovo villaggio
prospiciente il mare con curati locali, bei negozi, persino
un grazioso laghetto ed una splendida passeggiata a mare.
Qui tutto è molto curato. Decidiamo di cenare in
un ristorante che ha tavolini all’aperto proprio sul
lungomare, Edgewater Grill. Io ordino una mediocre ma mangiabile
pizza Margherita; Max opta per una Jambalaya una specie
di zuppa a base di pesce e pollo e salsicce, tutto insieme.
Si tratta di un piatto tipico di New Orleans.
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Subito dopo notiamo un bellissimo negozio
Harley Davidson dove Max, motociclista amante del genere,
compra un cappellino. Io noto invece una graziosa libreria
con tanto di caffetteria annessa. Trovo sia un’idea
originale che in Italia non ha ancora preso piede ma di
cui trovo spesso notizia in film e romanzi americani. Essendo
una bibliotecaria, la cosa mi piace molto ed approfittiamo
per mangiare una fetta di Cheescake.
Decidiamo di visitare il Gaslamp quarter (quartiere
dei lampioni a gas) ma non troviamo parcheggio e così
percorriamo solo in auto la via principale molto animata
e ricca di locali e negozi.
LUNEDI 17.8.2009 – SAN JUAN CAPISTRANO –
LOS ANGELES
Oggi il tragitto è breve. Decidiamo di fare
un breve passaggio al villaggio de LA JOLLA, una località
balnerare con graziose casette.
Qui, facciamo colazione in uno dei ristoranti
Ihop e ci servono una piatto gigantesco di pancakes al cioccolato
sormontato da panna montata. Non riusciamo nemmeno a terminare
i 4 pancakes cadauno e siamo sazi fino a sera saltando di
netto il pranzo. Prossima tappa è la Mission di S.
Juan Capistrano. Le Missions (Monasteri) sono diffusi un
po’ dovunque in California. Ogni città o quasi
ha la sua Mission. Seguendo le indicazioni della nostra
guida Mondadori, decidiamo di visitarne una sola e per la
precisone quella indicata come più grande e più
bella: S. Juan in Capistrano, a metà strada tra S.
Diego e Los Angeles. La Mission è davvero bella,
soprattutto gli splendidi giardini, chiostri e fontane caratterizzati
da un’esplosione colorata di fantastici fiori.
Dopo la visita ci dirigiamo verso Los Angeles
che decidiamo di visitare solo parzialmente in quanto poco
interessati alla città ed ai suoi stereotipi. Ci
dirigiamo dapprima alla spiaggia di Venice che troviamo
abbastanza desolante. Nemmeno il quartiere di Venice ci
entusiasma e non troviamo nessuna analogia con la nostra
Venezia, se non un ordinario canalone su cui sono affacciate
delle moderne case colorate.
Meglio la spiaggia di Santa Monica, più
curata e vivace. Proprio su questa spiaggia è stata
ambientata la serie TV Baywatch e fotografiamo le classiche
torrette dei guardiaspiaggia. Notiamo, tra l’altro,
che le bagnine hanno effettivamente il classico costume
rosso d’ordinanza ed anche quell’aggeggio arancione,
che portano sottobraccio ogni volta che effettuano un salvataggio.
La spiaggia di Santa Monica è ampia, con tanto di
pista ciclabile e numerosi attrezzi ginnici.
Il fulcro è rappresentato da un grandissimo
molo di legno che ospita negozi, un BubbaGump (il ristorante
di Forrest Gump), artisti da strada e persino un completo
luna park. Questa è decisamente l’ultima tappa
del nostro viaggio.
Da qui, andiamo direttamente al nostro ultimo
hotel: Hotel Adventurer, a pochi minuti dall’aeroporto
di Los Angeles, LAX. Scopriamo che non si tratta del solito
hotel ma piuttosto di una specie di villaggio turistico
frequentato per le vacanze a Los Angeles da chi vuole spendere
poco (molto economico perché la struttura è
un po’ vecchia). Nel prezzo della camera sono anche
compresi dei piccoli rinfreschi a buffet nelle ore prestabilite
(se avanza qualcosa). Piacevolissima la piscina all’aperto
riscaldata, anche perché la temperatura nel tardo
pomeriggio non è altissima. Decidiamo di cenare al
ristorante dell’Hotel che presenta un menu vario ma
restiamo molto delusi perché il servizio è
lentissimo e la cameriera totalmente incapace e poco sveglia.
MARTEDI’ 18.8.2009 – RITORNO A CASA
Decidiamo di evitare il ristorante dell’hotel
per la colazione e cerchiamo qualcosa nei dintorni. Troviamo
un piccolo bar con ampia scelta di Donuts. Tuttavia ci accorgiamo
che proprio vicino all’hotel c’è un fastfood
JACK IN THE BOX, decisamente meglio del bar da noi scelto,
ma ormai è tardi.
L’hotel si trova a pochi minuti, anzi
secondi, dal punto di ritorno auto a noleggio. Riconsegniamo
l’auto alla Dollar, segnalando il problema della ruota
sempre sgonfia e dopo un rapido controllo ci indirizzano
alla navetta per il terminal. L’aeroporto di Los Angeles,
pur essendo molto grande è molto logisticamente ordinato
ed organizzato. La navetta ci lascia proprio davanti all’ingresso
del check in British. Voli di rientro puntuali, sia a Los
Angeles che a Londra. Sull’aereo non riesco per niente
a dormire e così guardiamo un paio di film ed una
puntata di Friends. Pasti a bordo talvolta buoni altre volte
no, ma non importa. A Malpensa attendiamo parecchio per
la riconsegna dei bagagli. I servizi SEA lasciano a desiderare;
per forutna la navetta per Parkingo è velocissima.
Insomma: vacanza finita. Ora ci aspettano
alcuni giorni di mare, nelle Marche, per riposarci anche
se, in effetti, non è stato un viaggio molto stancante.
Eccovi un breve resoconto dei costi:
VOLO A/R BRITISH AIRWAYS:
€ 950,00 a testa
NOLEGGIO AUTO DOLLAR: € 300,00 per
10 giorni
ASSICURAZIONE VIAGGI SICURI: € 100,00
circa, complessivi per 2 persone
CAMERE: € 50,00 circa, in media a
notte per la sola camera (colazione quasi mai prevista)
PREZZO BENZINA: circa € 0,50 al litro
(circa $ 3,00 al gallone), tuttavia le auto consumano molto.
COLAZIONE PER 2: circa € 15 o 20 complessivi.
COSTO PRANZO O CENA PER 2: circa €
40,00.
PARCHEGGIO PARKINGO: € 50,00 per 10
giorni. Parcheggio scoperto.
COSTO COMPLESSIVO DEL VIAGGIO, 10 GIORNI:
€ 2000,00 a testa.
Dani e Max