TUNISIA DEL SUD- NOVEMBRE 2001 -
Testo
e foto di Maurizio
Turco (Dimensione Avventura)
Si
era deciso di affrontare uno splendido itinerario nel sud
dell'Algeria, ma dopo qualche titubanza iniziale da parte
del gruppo, per via dei problemi scaturiti dalla guerra
in Afghanistan, ed una volta avuta la conferma ai nostri
dubbi da parte della sede diplomatica algerina, si decide
di partire alla volta della ospitale e bellissima Tunisia.
Questo paese del Nord Africa è diventato, ormai da
anni, un'ambita meta per i viaggiatori sahariani, sia per
la bellezza dei paesaggi che per la loro varietà. La Tunisia
soddisfa il viaggiatore alle prime armi e anche il più "navigato"
sahariano, proprio per la variegatissima morfologia del
suo terreno. Questo nostro viaggio ha anche un'importante
aspetto umanitario dato che nasce in collaborazione con
l'Associazione umanitaria Bambini nel deserto, e
siamo da loro incaricati a portare indumenti alle popolazioni
e famiglie isolate nel profondo sud della Tunisia, forniti
dalla stessa organizzazione. Dopo una rapida traversata,
arriviamo al porto di Tunisi in mattinata e sbrigate le
formalità di frontiera, tutto il gruppo punta il muso dei
loro 4x4 verso il piccolo villaggio di LE KEF,
distante 150 km dalla capitale.
Qui
inizia
la lunga pista che ci porterà nel sud del paese, seguendo
il tracciato che normalmente viene usato ogni anno dal Rally
di Tunisia. Ci accoglie subito uno scenario montagnoso,
fra valli e canyons, e la pista presenta non poche difficoltà
tecniche, date le copiose piogge degli ultimi mesi. Per
ben tre volte, infatti, dobbiamo bloccare l'avanzata per
ricostruire interi tratti di pista o riempire enormi voragini
scavate dall'acqua piovana, ma con l'impegno di tutti i
componenti del gruppo queste piccole difficoltà vengono
superate allegramente e con molto entusiasmo. Il primo campo
per la sera si appronta proprio in prossimità della prima
voragine incontrata…..e la ricostruzione viene rimandata
alla mattina seguente. Si scende verso sud stando sempre
parallelamente al confine algerino, a non più di
4-5 km di distanza, attraversando splendidi oued, letti
di fiume in secca, che ci impegnano nella guida dei 4x4,
per via del sabbiosissimo terreno che li caratterizzano.
Questi oued sono molto utili per passare da una catena montagnosa
ad un'altra, evitando passi in quota. Si attraversa una
vecchia stazione ferroviaria, ormai abbandonata, posta in
cima ad una collina della parte ovest della Tunisia, trattandosi,
molto probabilmente del punto di partenza di una vecchia
linea mineraria, data la ricchezza del terreno circostante.
Ci sono anche i resti del piccolo villaggio di minatori
sorto a ridosso della stazione…….tutt'intorno aleggia un'aria
spettrale! Qui veniamo in contatto con le prime 3 famiglie
nomadi che durante le loro soste in questa zona, usano i
ruderi di queste vecchie abitazioni. Ci confidano che vengono
in contatto con la "civiltà" di un minuscolo villaggio,
distante da li più di 100 km, una volta l'anno per fare
rifornimento di farina e datteri. Per questo motivo rimangono
letteralmente sorpresi e contentissimi della nostra donazione
di indumenti per i loro figli, vestiti solamente di stracci
e vecchi pantaloni. Ci ringraziano donandoci del pane, cotto
sotto la
brace, e dei datteri, tra l'altro molto buoni. La nostra
marcia prosegue seguendo un lungo oued, incastonato in un
canyon che presenta due inquietanti entrate in altrettante
miniere ormai abbandonate. E' spettacolare vedere il gioco
di colore creato dai diversi strati del terreno affioranti
sul dorso di queste colline. Poco dopo si attraversa un
antico villaggio sperduto fra le montagne della zona e completamente
fuori dalle normali rotte turistiche, risalente all'impero
dell'antica Roma, dove si possono notare ancora tutti i
perimetri delle case, templi e dove, con un po' di fortuna,
si possono trovare degli importanti reperti archeologici.
Tamerza,
piccola oasi di montagna, e primo punto "civile" dopo 3
giorni di pista, ci accoglie sotto il suo palmeto e con
la sua fresca cascata, che nei periodi caldi offre una ghiotta
occasione per una doccia "diversa"! E' dolce camminare all'interno
del suo piccolo canyon e notare le forme particolarissime
delle rocce erose dall'acqua nel corso dei millenni, tenendo
sempre vigile l'occhio per individuare qualche bel pezzo
di quarzo o fossile che abbondano nella zona. Si riparte
il giorno dopo per affrontare le prime dune del Grand Erg
Orientale, passando prima per un piccolo lago salato che
ammalia con i suoi "effetti della fata Morgana", ovvero
il fenomeno dei miraggi, in questo punto molto accentuato
e facilmente visibile. Di duna in duna si arriva, improvvisamente,
in prossimità di uno strano villaggio formato da curiose
case a cupola, piccole e con delle enormi antenne spaziali……passato
un primo momento di smarrimento, veniamo per caso a conoscenza
che siamo di fronte al set cinematografico dell'ultimo film
di Guerre Stellar !! E' stato molto singolare camminare
all'interno di questo villaggio, fra case di un altro pianeta
e decidiamo di fare la sosta pranzo proprio all'interno
della casa più grande, che sembrava essere un grande
laboratorio!! Nel deserto si può incontrare di tutto!!
Ripartiamo
alla volta di Nefta, oasi con il palmeto più
grande della Tunisia, ma la attraversiamo velocemente per
riprendere la pista che ci condurrà nel grande lago salato
Chott el Djerid. Qui la guida diventa impegnativa
perché uno sbaglio di traiettoria può significare l'attraversamento
di grosse zone di crosta salata ma molto fragile con conseguente
impantanamento del mezzo, anche molto serio che può arrivare
anche al suo abbandono……..per questo motivo si incontrano,
proprio in questa zona, i relitti di due 4x4 da gara che
per osare un taglio al percorso, sono incappate in zone
paludose senza via d'uscita. Con un fondo molto vario che
spazia da enormi distese
piatte a stretti e profondi binari su dune di sabbia, si
arriva in un paio di giorni all'oasi di Douz,
considerata da sempre "la porta del deserto". Qui ci fermiamo
presso il campeggio Desert Club, molto curato e grazioso,
gestito da Lorenzo, un italiano ormai da molto tempo stanziatosi
in Tunisia. Questo campeggio è un punto di ritrovo
per i viaggiatori sahariani, dove si possono reperire importanti
informazioni molto utili per proseguire verso il sud, per
vagare nella zona desertica intorno, o anche per gustare
qualche delizioso piatto…all'italiana!
Si
riparte il giorno dopo in direzione di El Farouar,
minuscolo villaggio di agricoltori, da dove inizia il nostro
grande salto verso l'ignoto!! Appena usciti da quest'oasi,
infatti, puntiamo i nostri mezzi in direzione 180°, direttamente
…..nel nulla!! Si avanza faticosamente per via del notevole
numero di dune, più o meno grandi, che non permettono una
media superiore ai 5 km/h. Si toccano numerosi pozzi sempre
fondamentali per individuare l'esatta direzione, molte volte
confermata solamente dal riscontro diretto sulle mappe.
Si arriva dopo due giorni a ridosso di una grande Erg di
dune, troppo alte per essere scavalcate e dove dei locali
avevano tirato su tre tendoni. Anche qui troviamo delle
famiglie nomadi che di buon grado accettano i nostri indumenti,
con molte feste ed inviti presso le loro tende. Trascorriamo
le ultime ore del giorno in loro compagnia e ci congediamo
giusto in tempo per montare il nostro campo ad una ventina
di km. da lì, costeggiando l'enorme cordone di dune.
Il giorno dopo vaghiamo per l'Erg alla ricerca di un passaggio
alla portata dei nostri mezzi, ma per ben due volte ci infiliamo
in corridoi di dune che alla fine erano sbarrati da muri
di sabbia, praticamente insormontabili. Si decide allora
di indietreggiare un poco verso la zona più dura cercando
di aggirare l'Erg, manovra questa rilevatasi valida anche
se molto più lunga. Scalcando di duna in duna arriviamo
alla vista della montagna di Timbain, dopo
3 giorni di viaggio e fieri delle difficoltà superate durante
il percorso. Saliamo sulla sua sommità per constatare che
si trova nel bel mezzo di un deserto sabbioso! Sembra uno
scherzo della natura…..un montagna immersa in un mare dune!
Troviamo anche numerose rocce piatte che battute l'una con
l'altra, producono un suono metallico, ricordandomi lo stesso
fenomeno riscontrato su alcuni scogli della Francia, denominati
"le pietre sonanti". Molti anche i sassi che presentano
inglobati conchiglie e coralli, segno di un passato molto
più…… umido nella zona!!!
Ripartiamo
con difficoltà da Timbain, senza trovare un
passaggio per la rotta che ci eravamo prefissati, e quindi
siamo costretti a tornare sui nostri passi fino ad un punto
utile per prendere la direzione per Ksar Ghilane,
altra splendida oasi. La direzione viene decisa ogni dieci
km, facendo il punto sulle carte topografiche della zona
ed avendo un riscontro diretto sul GPS. Individuiamo e superiamo
la duna di El Bibane, l'unico passaggio che
permette di scavalcare un lungo cordone di sabbia, dopodiché
si arriva ben presto a Ksar Ghilane.
Qui
ci aspetta una giornata di relax, immersi nel delizioso
laghetto di acqua sulfurea a 32°, che dà vita all'oasi,
e sorseggiando dell'ottimo the alla menta. Il giorno si
riparte sempre in direzione sud, affrontando un territorio
molto brullo e lunare, attraverso colline ed immensi pianori
sassosi. Anche qui troviamo relitti d'auto del famoso Rally
di Tunisia, a testimonianza della durezza del percorso se
affrontato a velocità elevate. Molti sono gli incontri con
altre famiglie di pastori, che vivono in completa autonomia
e sempre ospitalissimi. Con
simpatia si trascorrono molte ore con loro, seduti intorno
ad un fuoco e parlando una lingua che non esiste, ma intendendoci
perfettamente anche con l'ausilio di gesti e suoni.
El
Borma è una grande zona di pozzi petroliferi,
immersa in un mare di dune ma letteralmente industriale.
Si presenta davanti ai nostri occhi una vasta distesa sabbiosa
piena di tubi di tutte le dimensioni, variopinti barili
di petrolio e moltissimi mezzi abbandonati. E' un contrasto
stridente fra la maestosità del deserto e lo scempio ambientale
operato dall'uomo per ricavare migliaia di barili di petrolio
al giorno, non curandosi dell'inquinamento derivatone. Ci
congediamo da questo scenario dantesco riprendendo la strada
verso nord, dato che El Borma rappresenta,
per noi, il giro di boa. Nella risalita ci aspettano tre
giorni di tempesta di sabbia, presa nel pieno di un erg
sabbioso.
Mille
sono le difficoltà da superare per cercare di stare lungo
la rotta prestabilita, infatti la visibilità non è
più di venti metri ed il vento soffia a circa 90km/h, sollevando
una nube di sabbia e polvere che raggiungerà, dopo due giorni
l'Italia.
Si passa per il pozzo di Bir Aouine, ormai
inglobato all'interno di un avamposto militare, vecchio
fortino della legione straniera in parte ristrutturato.
Dobbiamo rimediare anche a delle rotture meccaniche di un
mezzo ed a due portapacchi, sempre immersi nella furia del
vento che non lascia spazio di manovra. Rimane difficile
anche organizzarsi per fare la sosta pranzo, risolta, comunque,
con la decisione di mangiare seduti all'interno del mezzo
ed è solamente per pura fortuna, che la sera il vento ci
permette di montare le tende. Si guida di duna in duna,
attraversando enormi pianori sabbiosi cercando di individuare
i passaggi giusti per i fuoristrada. Si ritorna presso l'oasi
di Ksar Ghilane, dove si montano le tende
e dove non perdiamo l'appuntamento con il laghetto, ma giusto
il tempo per riprendere fiato per poi ripartire alla volta
di Chenini, vecchia oasi di montagna abbarbicata
su un costone roccioso. La pista si presenta molto dura
per i mezzi che accusano il colpo ed iniziano ad affiorare
le prime rotture di ammortizzatori.
Ma
ormai la vacanza è giunta al termine. Nel risalire
si visita anche l'oasi di Matmata, zona di
curiose abitazione scavate in antichità sotto il livello
del terreno sia per difendersi dagli invasori che per isolarsi
dalle estreme temperature esterne. Ma ormai l'appuntamento
con il traghetto di Tunisi è imminente. Si arriva
nella capitale il giorno prima, giusto in tempo per visitare
la variopinta zona del mercato, sempre ricca di mercanzia
di ogni genere e molto caratteristica. Si acquistano i regali
di rito e si mangia in ristorantini tipici del souk. A tavola
si parla delle avventure vissute appena pochi giorni prima,
scambiandoci le sensazioni che ognuno di noi ha provato
e promettendoci di iniziare un'altra avventura simile al
più presto, con meta, questa volta, l'immenso deserto algerino.