L'equipaggio
è lo stesso dello scorso anno: il sottoscritto,
Clara, le nostre due figlie Cristina e Chiara, nonna Tina
e i nostri due gatti siberiani: Greggy ed Eli. Ci accompagnano
anche gli amici Paolo, Primella, e i loro figli Tommaso
e Paola, con un mezzo identico al nostro ( Superbrig 678),
al loro primo viaggio in Tunisia.
Le
mete di quest'anno prevedono, tra l'altro, le oasi di
montagna (Tamerza e Mides), il festival del Sahara a Douz
e i villaggi berberi della zona di Tataouine.
22
dicembre 2003 - Partenza da Genova verso le 19 con
la "Chartage". Siamo arrivati al porto verso
le 15 e abbiamo atteso sulla banchina. I fuoristrada,
i camper e i grossi camion sono caricati per ultimi.
23
dicembre 2003 - Arrivo al porto"La Goulette"
di Tunisi verso le ore 17.
Lo
sbarco e le formalità doganali sono un po' più
veloci del previsto. Cambiamo direttamente un po' di valuta
in dinari tunisini nello sportello bancario del porto.
Imbocchiamo il lungo viale che, attraversato il grande
lago di Tunisi, arriva direttamente sull'avenue Bourguiba.
(Uscendo
dal porto svoltare a sinistra; la strada prosegue fino
ad una rotonda. Prendere la grande strada a sinistra e
proseguire dritti. Terminato il rettilineo attraverso
il lago si entra direttamente sul viale principale di
Tunisi. Proseguire fino ad un incrocio su cui passa una
strada sopraelevata e girare a sinistra. Si troveranno
poi le indicazioni per l'autostrada).
Prendiamo
la direzione di Sousse, in autostrada. E' buio
però preferiamo portarci avanti il più possibile.
Raggiunta la cittadina ci fermiamo per la notte nel grande
spiazzo vicino all'hotel "Royal Beach" ( di
fianco al casinò), già "sperimentato"
lo scorso anno.
24
dicembre 2003 - La mattina ci spostiamo e parcheggiamo
i mezzi sul lungomare vicino ad una piazza dove sono esposte
curiose sculture fatte con materiale di riciclo: pezzi
di auto, lattine vuote, occhiali rotti, lampadine ed altri
oggetti. Cose strane che hanno un loro fascino.
Facciamo
un giro veloce della medina per fare assaporare ai nostri
amici la prima " aria tunisina". Ci sono pochissimi
turisti in giro e i commercianti fanno a gara per attirarci
nelle loro botteghe, ma noi "resistiamo", è
solo il primo giorno. Tra la merce esposta come "novità"
si possono trovare delle scarpe sportive di marche notissime
e di gran moda che sono vendute a prezzi stracciati :
25-30 DT contro i nostri 100 - 120euro. Ci sembrano prodotti
contraffatti molto bene sino nei minimi particolari.
Verso
l'ora di pranzo, mentre torniamo ai nostri camper, siamo
attirati da un bel locale che prepara dei panini al kebab.
Il posto è molto pulito, il profumo invitante e
si trova all'inizio della strada che porta verso il lungomare.
Non resistiamo alla tentazione e ce ne facciamo preparare
alcuni. Sono ottimi, farciti con carne, verdure, salsine
e ...patate fritte, ad un prezzo ragionevole ( 2 DT ).
Partiamo poi in direzione di Kairouan.
Decidiamo
di far vedere la moschea ai nostri amici. La zona è
deserta, non ci sono turisti. Kairouan sembra non avere
una buona fama. Si sconsiglia infatti di fermarsi per
la notte.
Appena entrati in città siamo inseguiti da persone
in motorino che si offrono come guide o che vogliono cercare
di portarci in qualche bottega dove vendono tappeti. Riconoscendo
la strada per la moschea riesco ad evitarli ed arrivare
fino al parcheggio vicino all'ingresso. . Per non lasciare
i mezzi incustoditi, Clara rimane sul camper, di guardia,
mentre noi accompagniamo gli amici.
Manca
poco alla chiusura (ore 14) della Grande Moschea, la più
antica del paese. Riusciamo a fare comunque un giro all'interno.
Il pavimento del grande cortile quadrato converge verso
il centro. Lo scopo era di raccogliere l'acqua piovana
che veniva incanalata in uno scolo centrale e finiva nelle
grandi cisterne sotterranee. Intorno ci sono dei pozzi
da cui veniva prelevata l'acqua. I bordi di marmo sono
pieni di scanalature fatte dalle corde usate per tirare
i secchi. Dai pozzi però proviene un odore
putrido dovuto probabilmente alla mancanza di pulizia
e manutenzione.
Di
particolare bellezza la sala delle preghiere, che può
essere vista solo dall'esterno. Conta più di 400
colonne che sono state prelevate nel passato da monumenti
romani e bizantini. L'enorme pavimento è ricoperto
di tappeti. Imponente anche il minareto costituito da
tre piani
Dopo
la visita partiamo per Sbeitla con l'intenzione
di visitare le rovine romane. Arriviamo verso le 17.30
e cerchiamo un posto per passare la notte.
Entrati
in paese, dopo aver superato una caserma sulla sinistra,
la strada gira a destra e dopo un centinaio di metri si
vede un grande arco. Da qui parte il sito archeologico,
recintato, che si estende su una superficie vastissima.
Più avanti, sulla sinistra, c'è il parcheggio
custodito (gratuito). Si trova di fianco ad un complesso
chiamato " Le capitol" costituito da due edifici.
Nel primo ci sono gli uffici del sito, dove si comprano
i biglietti d'ingresso, un piccolo bar e un negozio di
souvenir; il secondo è un ristorante.
Il
parcheggio è delimitato da un muro color ocra con
un cartello che indica l'ingresso. Entriamo con l'intenzione
di sostare per la notte ma il guardiano ci avverte che
la sera chiude e ci indirizza all'hotel Sofetula, un centinaio
di metri più avanti. Raggiungiamo quindi l'albergo,
sul lato destro della strada, proprio alla fine degli
scavi archeologici. Il parcheggio è molto grande
e completamente deserto. Chiediamo alla reception se possiamo
sostare per la notte. Non ci sono problemi. Il prezzo
è 10 DT e si può usufruire dei servizi (
possibile scaricare la cassetta acque nere).
E'
tardi ed è la sera della vigilia di Natale, di
comune accordo decidiamo di cenare presso il ristorante.
Il menù prevede zuppa di cereali, brick, carni
varie alla griglia con contorni di verdure e frutta. Il
tutto per 12 DT a persona, bevande escluse. Alla fine
della cena per la gioia dei bambini apriamo i regali,
sotto lo sguardo divertito di alcuni tunisini che cenano
in un tavolo accanto al nostro.
25
dicembre 2003 - La mattina torniamo al parcheggio,
compriamo i biglietti validi anche per il museo (per fotografare
il biglietto si compra invece all'ingresso del sito )
e iniziamo la visita. La giornata è
splendida: c'è un bel sole e un vento gelido proveniente
dalle montagne. La temperatura è molto rigida.
I
resti della città romana sono imponenti. Si possono
vedere strade, alcuni fortini, bagni con mosaici, abitazioni,
terme, un frantoio, chiese, battisteri, tre grandi templi
dedicati a Giove, Giunone e Minerva. C'è anche
un anfiteatro dove forse hanno esagerato con i restauri.
Un insieme veramente maestoso.
Visitiamo anche il museo che si trova dall'altra parte
della strada di fronte all'ingresso. Si possono vedere
reperti dell'epoca romana, e foto molto vecchie precedenti
il restauro. In alcune le rovine sono ricoperte dalla
neve.
All'ora di pranzo partiamo in direzione di Tozeur
dove arriviamo verso le 18. Prevediamo di passare la notte
al camping " Beaux Reves" per andare il giorno
seguente verso le oasi di montagna.
Ci
siamo appena sistemati quando arriva una carovana di 26
camper italiani. Il proprietario del campeggio, Ammar,
correndo a destra e sinistra, riesce a sistemarli tutti,
con grande soddisfazione per le sue finanze.
Prima
di cena andiamo verso il centro, sono circa le 20,30 e
molti negozi stanno chiudendo. Sulla via del ritorno però
entriamo in una bottega ancora aperta dove vediamo delle
belle ceramiche. Paolo si diverte a contrattare per comprare
una serie di piastrelle ( 16 pezzi ), molto belle, raffiguranti
le "porte di Tozeur" applicate su un supporto
di cartone, da appendere alla parete di casa. Alla fine
riesce a spuntarla (per 45 DT ) ed esce contento dal negozio
con il suo acquisto,
26
dicembre 2003 - La mattina conosciamo un altro italiano,
Pierluigi in viaggio con Elisabetta, che il giorno prima
era stato proprio a Tamerza. Ci dà qualche indicazione
e ci combina un appuntamento con la guida che lo ha condotto
a visitare le oasi di montagna.
Partiamo quindi per visitare quella che dicono essere
la più bella oasi. La strada ( P16 ) è inizialmente
pianeggiante poi comincia a salire sulle colline. In un
punto ci sono dei tornanti con pendenze del 10 - 12 %,
ma i nostri mezzi, seppur pesanti, salgono senza problemi.
il panorama è sempre più bello, ci fermiamo
in alcuni punti per scattare delle foto. La giornata è
limpida e splendente, il freddo è sempre pungente!
Sul
punto più alto c'è un chiosco di souvenir
dove facciamo acquisti di rose del deserto, pietre con
cristalli e altri piccoli oggetti da regalare. Paghiamo
un po' in contanti e un po' con penne biro (il baratto
funziona sempre). Paolo, nonostante i buoni propositi
di smettere di fumare (sulla nave non ha acquistato le
sigarette al duty free) si lascia tentare ed acquista
un pacchetto di Marlboro a 3 DT. Scoprirà
poi che si tratta di sigarette contraffatte provenienti
di contrabbando dall'Algeria.
Poco
prima di entrare a Tamerza, sulla sinistra, c'è
un cartello che invita a visitare una delle due cascate.
Preferiamo proseguire e rinviare la visita al ritorno.
Arrivati in paese troviamo la nostra guida e concordiamo
il giro da fare ( in funzione del tempo a disposizione)
e il prezzo ( 40 DT per i due equipaggi). Si chiama Souidi
Abjellatif / tel . cell. 00216 98 69 53 90 - E' giovane,
parla bene l'italiano, porta treccine "rasta"
e occhiali da sole. E' veramente simpatico. Eventualmente
può essere contattato anche presso il Syndacate
d'Initiative nella via centrale del paese.
La
prima meta è la visita al canyon, reso famoso dal
film " Il paziente inglese". Dal centro del
paese c'è una strada, sulla destra in leggera discesa
con un cartello che indica une delle due cascate. In fondo
sulla destra c'è un parcheggio dove lasciamo i
nostri mezzi. Veniamo a sapere dalla nostra guida che
in questo parcheggio è possibile pernottare senza
problemi.
Iniziamo il nostro lungo giro a
piedi attraverso l'oasi, scendendo verso la gola. Il sentiero
si snoda attraverso la vegetazione, palme, melograni,
olivi. Si raggiunge il canyon che si percorre per un centinaio
di metri
Si
risale sul versanteopposto dove è possibile vedere
rocce con resti marini sedimentati per poi scendere verso
la cascata. Il luogo è molto bello, peccato che
tutto intorno ci siano le solite bancarelle di souvenir.
E' venerdì, giorno di festa, c'è affollamento
di famiglie tunisine che sono venute in visita. Turisti
stranieri pochissimi. L'oasi è veramente bella.
Riprendiamo i nostri mezzi e ci dirigiamo verso la "pista
di Rommel" , una strada costruita durante la seconda
guerra mondiale dalle truppe tedesche per ripiegare in
Libia, come ci racconta la nostra guida.
Uscendo
da Tamerza ci fermiamo a vedere da lontano i resti della
vecchia cittadina distrutti da un'alluvione nel 1969.
Ci dirigiamo poi verso Redeyef, ultima cittadina mineraria,
i cui abitanti lavorano nelle miniere di fosfato. Nella
cittadina si possono vedere abitazioni di legno con tetto
di tegole, all'occidentale: sono le case in cui vivevano
i francesi quando lavoravano presso la miniera prima di
andarsene. C'è anche una chiesa cattolica.
Giungiamo
poi sulla "pista". La strada è in alcuni
punti dissestata, ma procedendo con cautela si può
avanzare senza problemi. Dopo un po' di saliscendi si
giunge al punto più alto da cui si ha una visione
panoramica bellissima: all'orizzonte si vede la macchia
del Chott El Djerid e tutt'intorno le montagne. Non è
possibile proseguire in avanti se non con i fuoristrada,
per cui torniamo indietro.
Raggiungiamo
poi l'altra oasi di Mides, vicino al confine algerino,
dove c'è il vecchio villaggio berbero ormai abbandonato.
Anche qui si prosegue a piedi tra le vecchie costruzioni
semidistrutte e si giunge su un piccolo promontorio da
cui si può vedere lo stesso canyon che arriva fino
a Tamerza. Volendo è possibile percorrerlo tutto
a piedi fino alla cittadina. Il panorama è molto
bello, specialmente con la luce del tramonto.
Si
ritorna
a Tamerza e l'ultima tappa del giro è la seconda
cascata, sulla strada del ritorno. Ci si può fermare
sull'asfalto. La guida ci fa scendere un centinaio di
metri di sterrato, superiamo un ponticello sul torrente
che alimenta la cascata e parcheggiamo vicino ad una delle
tante botteghe di souvenir per proseguire poi a piedi.
Si può scendere fino al laghetto ai piedi della
cascata.
Probabilmente la si apprezza in questa stagione in cui
le piogge sono state abbondanti. In estate sarà
sicuramente asciutta.
Qui finisce la visita delle oasi di montagna. Siamo veramente
soddisfatti del giro che la nostra guida ci ha fatto fare.
Oltre a quanto pattuito gli lasciamo una mancia di 10
DT , gli regaliamo una bottiglia di vino e del cioccolato.
Riprendiamo
la strada per Tozeur e torniamo al campeggio, dove passiamo
la notte ( 5 DT a persona, i bambini pagano la metà,
elettricità 3 DT).
27
dicembre 2003 - La mattina presto partiamo per Douz
attraversando il Chott El Djerid. Lo scorso anno
era quasi completamente asciutto. C'erano solo delle pozze
d'acqua salata in alcuni punti ai bordi della strada.
Quest'anno, in seguito alle forti piogge, c'è una
quantità d'acqua tale che sembra proprio di essere
in mezzo ad un lago.
E'
uno spettacolo molto bello; ogni tanto qualche carcassa
d'auto semiaffondata lontana dalla strada: qualche incauto
che ha voluto provare l'ebbrezza del fuoripista prima
della stagione secca ed è rimasto definitivamente
impantanato quando la parte superficiale della crosta
fangosa si è rotta. Ad un certo punto sulla destra
si vede anche la carcassa di un bus, lontano almeno 1
km dalla strada. Probabilmente vi è qualche pista
che corre sulla superficie del Chott agibile nella stagione
estiva quando il gran caldo asciuga la superficie.
Si
incontra anche una salina riconoscibile dai mucchi di
sale bianco pronti per essere imballati e trasportati
ai punti di vendita. Verso la metà del percorso
ci sono i soliti venditori di souvenir. Ci fermiamo per
fare delle foto e raccogliere dei grossi blocchi di cristalli
di sale.
All'ora
di pranzo arriviamo a Douz e ci dirigiamo direttamente
al campeggio "Desert Club" di Lorenzo Bonfatti.
Prima di partire avevamo contattato Lorenzo in Italia
prenotando il posto per i nostri camper. Un breve spuntino
e poi ci rechiamo alla cerimonia di apertura del festival
prevista per le ore 15 sul grande piazzale "Place
Hnaiech" presso la "Porta del Deserto",
a circa 1 km dal campeggio, attraversando l'oasi.
Prima
della partenza abbiamo potuto consultare sul sito ufficiale
della cittadina (www.douz.org) il programma del festival
e prenotare i posti per tutti per poter assistere direttamente
dalle tribune.
Raggiunta
la zona delle manifestazioni troviamo una ressa indescrivibile
di persone che cercano di entrare nella zona riservata.
Riusciamo con un po' di difficoltà ad arrivare
fino alle transenne che sbarrano l'accesso e, sventolando
l'e-mail con la "reservation", riusciamo ad
entrare. Siamo indirizzati nella parte riservata ai turisti,
subito sotto le tribune delle autorità, dove sono
sistemate lunghe file di sedie.
Poco per volta arrivano autorità locali e del governo
centrale, tra cui il ministro dell'interno. Arrivano anche
alcuni sceicchi arabi.
Alle 15 c'è l'inaugurazione del festival. La parata
iniziale è preceduta da un grande ritratto del
presidente delle repubblica Ben Ali mentre viene suonato
l'inno nazionale. Sfilano poi le rappresentanze dei paesi
che partecipano alla manifestazione, Libia, Algeria, Emirati
Arabi, Egitto, Kuwait, Palestina ed altri. Gli annunci
sono fatti in arabo, francese, inglese e italiano.
Sfilano le squadre di meharisti in sella ai grandi dromedari
bianchi che parteciperanno alla maratona di 42,5 km nel
deserto. Alla gara partecipano anche rappresentanti di
Francia, Austria e Corea del Sud. Poi i cavalieri che
parteciperanno alla gara di resistenza di 100 km. Vi è
una carovana in costume che rappresenta il tradizionale
matrimonio berbero. Alcuni dromedari portano sulla gobba
dei baldacchini in cui si trova la sposa, completamente
nascosta agli occhi del pubblico. Il corteo è composto
da gruppi musicali. Sfilano poi gruppi in costumi tradizionali
che cantano e ballano. In particolare un gruppo di ragazze
si esibisce nella "danza dei capelli", scrollando
la lunga capigliatura al ritmo della musica.
Ogni tanto la musica cessa e inizia una velocissima "filippica"
in arabo, molto strana perché sembra avere una
cadenza musicale, con un accenno di "rap". Veniamo
a sapere che è la voce di un famoso poeta tunisino
che declama una delle sue opere.
Dopo la presentazione c'è una gara di velocità
tra dromedari mehari. Per la prima volta viene presentata
una gara di caccia al coniglio con cani levrieri "
slougui" tra allevatori tunisini e italiani. C'è
anche un tentativo di lotta tra dromedari, che però
non mostrano intenzioni bellicose e se vanno ognuno per
conto proprio.
Particolarmente
spettacolare una gara di abilità di cavalieri che
percorrono più volte a tutta velocità la
pista facendo evoluzioni spericolate sui loro cavalli
e sparando con vecchie armi.
Alla
fine della manifestazione è possibile "invadere"
la pista per poter vedere da vicino i dromedari, i cavalli
e i loro cavalieri in costume.
Questa
è la parte più bella del festival. Vi sono
poi altre manifestazioni collaterali, di tipo artistico
e letterario, concorsi di poesia popolare, seminari che
si tengono in alcuni degli alberghi della zona turistica,
che però sono indirizzati a specialisti e studiosi
della vita e della cultura sahariana.
Spettacoli musicali e danze sono poi tenuti alla "maison
de la Culture" dove ci sono anche esposizioni di
artisti tunisini.
Il
festival è una manifestazione veramente emozionante
che non bisogna perdere.
28
dicembre 2003 - Nella mattinata facciamo un giro per
i negozietti nella piazza principale. In particolare ci
fermiamo in uno che vende oggetti in argento molto carini,
forse il migliore del posto, dove abbiamo fatto acquisti
lo scorso anno. Si chiama "La boutique du Petit Prince"
di Tarek Thabet e si trova di fianco ad una delle porte
d'ingresso della piazza (ce n'è un altro con un
nome simile ma si trova su uno dei lati della piazza).
Più
tardi i nostri ragazzi decidono di farsi fare dei tatuaggi
con l'henné. C'è un posto dove li fanno,
uscendo dalla porta della piazza che porta direttamente
sulla strada del campeggio. Di solito sulla soglia della
bottega staziona il proprietario vestito da tuareg, con
una tunica azzurra e un turbante nero. Per 18 dinari un
ragazzo fa dei tatuaggi ( per la verità fatti male!)
ai nostri 4 figli. Secondo lui, dopo che si sono asciugati
bene dovrebbero durare una ventina di giorni. Dopo due
ore erano quasi completamente cancellati. Una solenne
fregatura!!
Andiamo
poi a vedere il "Museo del Sahara", un interessante
mostra sulle tradizioni e gli usi dei popoli nomadi con
esposizione di oggetti, costumi, tessuti, finimenti e
bardature per cammelli ed altro, con lunghe e dettagliate
spiegazioni in arabo e, purtroppo, solo in francese. Vi
è anche esposta una tenda berbera completa di oggetti
usati quotidianamente da questo popolo. Una visita veramente
interessante.
Appena
fuori il museo si trovano parecchie botteghe con esposizione
di oggetti di artigianato, tappeti, dolciumi ed altro,
una vecchia giostra per la gioia dei bambini, un tiro
alle bottiglie (di plastica). L' esposizione di arti e
mestieri è più ridotta ma più qualificata
di quella dello scorso anno.
Troviamo
un artigiano che vende tappeti "naif"in lana
da lui prodotti. Ne acquistiamo uno molto bello, bianco,
con rilievi fatti in fibra di palma rappresentanti capanne,
cammelli ed altri oggetti, bordato con alcuni pendagli
di pietra nera con la forma della "mano di Fatma.
Andiamo poi alla "maison de la Culture" dove
è allestita una mostra artistica con dipinti, foto
ad altre attività inerenti la vita sahariana. Interessante
una rassegna di erbe medicinali organizzata da un esperto,
che fra l'altro ha messo in mostra vecchie foto di Douz
risalenti all'inizio del secolo, particolarmente interessanti
per gli appassionati di fotografia
Il
pomeriggio abbiamo in programma di tornare alle 15 sul
piazzale delle manifestazioni per la seconda giornata
del festival. Purtroppo un problema "dentistico"
di mia figlia ( la minore) ci costringe a rinunciare.
Lo studio del dentista, essendo domenica, è chiuso.
Rimandiamo pertanto la visita al giorno dopo.
I
nostri amici vanno invece al festival dove c'era stata
in precedenza l'inaugurazione. Ci dicono poi che è
meno interessante del giorno prima: in pratica si attende
l'arrivo dei partecipanti alla maratona dei cavalli partita
la mattina presto. Il pubblico è intrattenuto con
esibizioni di danzatori.
29
dicembre 2003 - Il programma di oggi prevede il giro
delle oasi di Zaafrane, Es Sabria, Al Faouar, il ritorno
a Douz e il proseguimento per Matmata. Dobbiamo però
andare prima dal dentista per cui la partenza è
momentaneamente rimandata.
Alle
8.30 siamo al suo studio, aperto a quell'ora come indicato
sulla targa apposta all'esterno della casa ( in effetti
la targa era scritta in arabo e l'unica cosa comprensibile
erano i numeri da cui abbiamo dedotto che si trattasse
dell'orario di visita ). C'era solo la collaboratrice
che si è affrettata a cercare per telefono il dottore.
Arrivato
dopo un'oretta, ci ha lungamente intrattenuto parlandoci
dei suoi studi in Francia e della sua attività
nella regione. Era una persona giovane, simpatica, molto
colta che si vedeva aveva piacere a parlare con degli
stranieri. Comunque noi eravamo sulle spine perché
avevamo fretta di partire e cercavamo di "tagliare"
i convenevoli. Risolve velocemente il problema di mia
figlia togliendole due denti da latte.
Facciamo
ritorno al campeggio dove nostri amici ci stavano aspettando.
Parlando, conveniamo che non ci piace che abbiano "bidonato"
i nostri figli con dei tatuaggi fasulli, e decidiamo di
andare a protestare. Entriamo tutti nel negozio e cominciamo
a reclamare: il giorno prima ci avevano raccontato balle
sulla durata del tatuaggio e noi pretendiamo la restituzione
dei soldi. Il "tatuatore" cerca di giustificarsi
ma le sue scuse non reggono a lungo e spinto dal padrone
del negozio, che evidentemente è informato del
problema, ci restituisce i 18 DT. Promettiamo di fargli
una pubblicità negativa.
Chiusa
la spiacevole parentesi e poiché è quasi
mezzogiorno decidiamo di ridurre il giro previsto arrivando
fino a Zaafrane. Lasciamo il campeggio (4 DT a
persona, 4 DT il camper, 1 DT l'elettricità) e
imbocchiamo la strada che si inoltra verso il deserto.
Si cominciano a vedere le prime dune, l'inizio del deserto
del sud. Superiamo Zaafrane di alcuni km . Vorremmo proseguire,
immaginando la bellezza del paesaggio che si potrebbe
vedere, ma purtroppo non abbiamo il tempo.
Per
chi vorrà passare una notte nel deserto dopo Zaafrane
sulla destra della strada ( mi sembra all'altezza del
km 27, ma non sono sicuro) si vede una vecchia pista chiusa
da un mucchio di sabbia. Proseguendo lungo la strada si
incontra di nuovo la pista sulla destra. Entrando da questa
parte è possibile inoltrarsi lontano dalla strada
e sostare. Vediamo parcheggiati due camper italiani che
avevamo già incontrato in altri posti. Invertiamo
la marcia e facciamo ritorno a Douz. Riattraversiamo il
paese e imbocchiamo la direzione di Matmata. Un
leggero
vento solleva la sabbia creando bellissimi effetti sull'asfalto.
Verso la metà incrociamo il bivio sulla destra
che porta verso a Ksar Ghilane. Verrebbe voglia di infilarsi
nella pista, ma sulla base delle informazioni che abbiamo
non sembra percorribile dai nostri mezzi.
Prima
di arrivare a Matmata si incominciano e vedere alcune
abitazioni scavate nella montagna con bambini che ci invitano
ad entrare. Arrivati in paese veniamo avvicinati da una
guida turistica (così diceva il tesserino appuntato
sulla giacca) che ci propone la visita alle abitazione
sotterranee. Noi le abbiamo già visitate lo scordo
anno, però le abbiamo messe in programma anche
questa volta per i nostri amici. Sono qualcosa di particolare
che va assolutamente visto.
Parcheggiamo
nel piazzale davanti all'albergo "Sidi Driss"dove
anni fa hanno girato alcune scene di "Guerre Stellari"
e iniziamo la visita. Il giro è pressoché
identico a quello dello scorso anno, con la differenza
che la guida di allora parlava molto bene l'italiano ed
era stata estremamente prodiga di spiegazioni. Questa
invece, probabilmente per problemi linguistici, è
poco loquace.
Le
abitazioni troglodite sono scavate nel terreno argilloso
ed hanno una profondità che varia dai 5 ai 10 metri.
Sono costituite da un pozzo centrale nelle cui pareti
sono poi scavate le camere. Quelle sul fondo del pozzo
servono per abitazione o ricovero degli animali. Quelle
più in alto sono usate come granai. Hanno la caratteristica
di mantenere una temperatura costante vicino ai 22°
sia in estate che in inverno.
Sono
interessanti da visitare anche se si prova un po' d'imbarazzo
ad entrare in casa d'altri. Per gli abitanti è
un modo per guadagnare qualche dinaro.
Penso
che ormai siano poche le persone che si adattano a vivere
in queste abitazioni. Tutto intorno si vedono casette
in muratura e un gran numero di antenne paraboliche sul
tetto.
La
guida non manca naturalmente ci portarci all'albergo di
"Guerre Stellari" le cui camere sono scavate
nella roccia. Ce ne indica due in cui si può entrare.
Avranno il vantaggio della temperatura costante, però
entrando, il cattivo odore (di piedi) fa rimpiangere la
mancanza di ricambio d'aria.
In
ogni modo la visita è stata interessante e ai nostri
amici è piaciuta molto. Paghiamo alla guida la
cifra concordata ( 3 DT a persona) e gli regaliamo alcune
confezioni di biscotti per i suoi figli.
Ripartiamo in direzione di Gabes, dove abbiamo
intenzione di trascorrere la notte (lasciando la piazza
dell'albergo sbucare sulla strada principale, girare a
sinistra e proseguire sempre dritto. Girando a destra
invece si imbocca la strada che porta verso Medenine.
Per errore l'abbiamo percorsa per una decina di km. E'
migliore dell'altra perché è stata appena
rifatta ed allargata, però ci è stato detto
che ad un certo punto i lavori sono interrotti e non è
percorribile dai nostri mezzi. In effetti, le informazioni
che abbiamo raccolto su internet sconsigliano ai camper
di percorrerla. Può darsi che l'anno prossimo sia
completata e si possa arrivare direttamente a Medenine
con un bel risparmio di tempo e km.
Arriviamo
a Gabes verso le 19. La nostra meta è "place
de la Libertè" , dove sarebbe possibile parcheggiare
per la notte, ma nessuno, neanche alcuni poliziotti a
cui chiediamo informazioni sanno dove si trova. Decidiamo
di provare a vedere se possiamo fermarci nel parcheggio
di qualche albergo. Verso la zona del porto troviamo l'hotel
Oasis. Chiediamo alla reception ma ci negano il permesso.
Ci indirizzano al "Centre de stage et de vacances"
dove sarebbe possibile sostare. Chiediamo informazioni
nessuno però sa dirci dove si trova, e peraltro
dubitiamo che sia aperto in questo periodo dell'anno.
Decidiamo
allora per una soluzione " fai da te". La zona
del porto è troppo isolata, buia e defilata e non
ci dà sensazione di sicurezza. C'è una piazza
con una specie di vascello luminoso. Dandogli le spalle
parte un viale che va verso l'interno. Ad un certo punto
si biforca in due strade. Alla biforcazione c'è
un giardino cintato e
dietro al giardino una piazzetta, di fronte ad una locale
dove servono succhi di frutta. Parcheggiamo in questa
piazzetta e passiamo tranquillamente la notte.
30
dicembre 2003 - La mattina presto partiamo alla volta
di Tataouine. La meta sono i villaggi berberi di
montagna e gli ksar . Passiamo la cittadina e ci dirigiamo
verso Douiret., che si trova sulla strada per Chenini.
Questo
villaggio berbero, non sembra essere una meta turistica
dei viaggi organizzati, per questo è pressoché
deserto. Parcheggiamo i mezzi e cominciamo a salire il
sentiero. Il villaggio è arroccato in cima ad una
collina. Nella parte bassa c'è una bella moschea
bianca ristrutturata. Girando poi tra i resti delle casupole
si nota lo stato d'abbandono e la mancanza di restauri.
Solo poche abitazioni sono in buono stato. Su una c'è
una targa che menziona il progetto di un ente ( ASNAPED)
mirante al recupero della zona. Chissà quanto tempo
ci vorrà ! Tra le case purtroppo si vede molta
immondizia, rottami, sul tetto di una addirittura 2 copertoni
d'auto. E' un vero peccato che non sia fatta pulizia.
L'insieme
delle casupole è affascinante. Ai piedi del paese
si vedono numerose tombe di santoni ( marabutti) La sorpresa
si ha quando si giunge sulla cima: nella vallata alle
spalle si vedono ancora decine e decine di casupole costruite
sul versante della
collina. Volendo è possibile scendere un sentiero
e risalire sul versante opposto per visitarle. Sembra
che alcune siano ancora abitate.
Lasciamo
Douiret e ci dirigiamo a Chenini, altro villaggio
berbero, a pochi km di distanza. Il paesaggio che si attraversa
è veramente incantevole. Lungo la strada si possono
vedere vaste macchie di ulivi. In questa zona arida, priva
di sorgenti sotterranee d'acqua, è stato possibile
introdurre la coltivazione degli olivi grazie ad un sistema
di irrigazione chiamato "jessour". In pratica
si tratta di piccole dighe che trattengono l'acqua piovana
e i sedimenti . L'acqua è assorbita lentamente
dal terreno e lo mantiene a lungo umido, mentre i sedimenti
gli portano nutrimento. Leggiamo nel libro acquistato
al museo di Tataouine che sulla strada d'Ezzahra un gruppo
di ulivi ha prodotto in una raccolta quasi 1.000 litri
di olio.
Dopo
pochi km scorgiamo il paese arroccato sulla montagna di
fronte. Sulla destra spicca la sagoma bianca della moschea.
Ricordo che, quasi vent'anni fa, quando vidi per la prima
volta Chenini fu arrivando con il fuoristrada attraverso
una difficile pista di montagna Oggi è una meta
turistica "gettonata" e ci sono
parcheggiati pullman e numerosi fuoristrada delle solite
agenzie. Troviamo anche noi un posto per sostare e iniziamo
la visita. In effetti, è più bello vederlo
da lontano che girare all'interno a piedi. Le costruzioni
sono tutte diroccate, non sembra esserci un progetto di
recupero, ma quello che soprattutto lascia sconcertati
è la gran quantità di immondizia, bottiglie
di plastica e rottami di ogni genere in mezzo alle rovine.
Questo
fatto ci lascia un po' delusi e non saliamo neanche fino
in cima alla collina. Scattiamo alcune foto e ripartiamo
dirigendoci alla volta di Guermessa che, come ci
ha detto un altro amico viaggiatore, Giacobbe Vallarelli,
è un posto veramente bello ed e soprattutto fuori
degli itinerari turistici. Per raggiungerlo bisogna andare
in direzione di Tataouine e qualche km prima si trova
il bivio sulla sinistra. Sulla carta è segnata
anche una strada che poco dopo Chenini raggiunge direttamente
Guermessa, ma si tratta di una pista non percorribile
dai camper ( almeno per il momento).
Raggiungiamo
il paese nuovo e un cartello indica la direzione per il
vecchio villaggio berbero. E' arroccato sopra uno sperone
roccioso. Per visitarlo bisognerebbe percorrere un lungo
sentiero su per la montagna e ci vorrebbero alcune ore
Ormai è pomeriggio e purtroppo il tempo non è
sufficiente. Quello che si riesce a vedere sembra in uno
stato migliore dei precedenti. Mentre scattiamo alcune
foto arriva un funerale che si dirige verso il cimitero
che si trova proprio davanti a noi. Il defunto è
trasportato sul pianale di un furgone, avvolto in lenzuolo
bianco. Il veicolo è seguito da un gruppo di persone
che recita preghiere, tutti uomini, vestiti col classico
burnus di lana e il cappuccio sulla testa. Con discrezione
ripartiamo per non disturbare la cerimonia.
Ci
dirigiamo verso Tataouine. C'è ancora un'ora di
sole e decidiamo di chiudere la giornata visitando Ksar
Ouled Soltane, che si trova circa 20 km. Veramente
affascinanti i paesaggi che si attraversano. Ad un certo
punto all'orizzonte appare una collina con arroccato in
cima lo ksar. Dopo una breve salita si entra nel centro
del paesino. Lo ksar è molto piccolo e ben tenuto.
Una rapida visita e via. Si sta facendo buio e la strada
non è molto bella da percorrere di notte.
Tornando
da Guermessa in direzione di Tataouine, poco prima di
immettersi sulla strada P19 che conduce a sud, sulla sinistra
c'è un l'hotel "Nabrouk". Di fronte c'è
uno spiazzo cintato, chiamato "camping" dove
è possibile sostare per la notte ( 10 DT per camper).
Non c'è elettricità, né acqua. Di
fianco c'è un piccolo edificio con una cupola:
è il "Museè de la Memoire de la Terre
de Tataoiune", altra meta del nostro viaggio, che
visiteremo l'indomani.
L'albergo ospita parecchi italiani giunti in fuoristrada
e moto la cui destinazione è Ksar Ghilane dove
per il 31 è previsto un raduno organizzato da un'associazione
di appassionati dell'Africa. Chiediamo alla reception
quanto potrebbe costare noleggiare un fuoristrada con
autista. Ci chiedono 300 DT per auto. Ci sembra una cifra
spropositata considerando che dovrebbe essere distante
non più di 80 km.; lo scorso anno ci avevano chiesto
200 DT ma da Douz, molto più lontana. E' chiaro
quindi che cercano di approfittarsene. Accantoniamo l'idea
di vedere questa oasi ( io l'ho già vista vent'anni
fa, quando non c'era nulla, solo una pozza d'acqua calda
che sgorgava dalla sabbia e qualche tenda di nomadi. Sembra
che adesso abbiano costruito una piscina e che ci sia
anche un albergo di tende, perciò non mi dispiace
più di tanto...)
31
dicembre 2003 - Prima di partire visitiamo il museo.
Nato 5 anni fa è patrocinato da un ente di stato,
l'"Office National des Mines" ed è a
carattere paleontologico. Vi sono esposti reperti fossili,
geologici, preistorici, campioni di flora e fauna, informazioni
sui tuareg, una panoramica completa della vita del deserto.
Il suo curatore principale è un italiano, Marino
Zecchini, esperto di etnografia dei paesi arabi del Sahara.
Prima di partire ho avuto con lui uno scambio di e-mail
e mi è dispiaciuto non poterlo conoscere di persona.
In quei giorni era impegnato nella partecipazione al festival
di Douz come relatore di alcune conferenze relative al
Sahara.
Il depliant illustrativo del museo dice che è possibile,
su richiesta, organizzare un giro di circa 50 km nella
zona circostante per visitare siti dove sono stati ritrovati
resti di dinosauri .E' una visita veramente interessante
per chi si trova nella zona.
Il sito internet del museo è: http//membres.lycos.fr/aamtt/
Un accurato dettaglio delle attività si possono
trovare su: http://digilander.iol.it/programmasahara
Molto
interessante il libro "Scoprire la Tunisia del sud:
da Matmata a Tataouine, Ksour, jessour e trogloditi"
scritto da Hédi Ben Ouezdou, geomorfologo insegnante
ricercatore dell'università di Tunisi, che fornisce
dettagliate spiegazioni sul paesaggio, sul territorio,
sistemi di irrigazione (jessour) , sugli ksour della zona.
Una pubblicazione che permette di capire ciò che
poi si vedrà viaggiando.
Dopo
la visita partiamo per la tappa più lunga del viaggio
di ritorno, El Jem. A metà strada, tra Medenine
e Gabes, ci fermiamo a Mareth per visitare il Museo
Militare della Linea Mareth. Prima della seconda guerra
mondiale, nel 1936, i francesi costruirono una linea difensiva
per prevenire un attacco degli italiani che si trovavano
in Libia. I visitatori sono accompagnati da un militare
che, in francese, spiega la storia della line difensiva
e le vicende relative durante la seconda guerra. Vi sono
alcuni plastici luminosi che ricostruiscono le fasi della
guerra e i movimenti delle truppe. Nelle vetrine si possono
vedere armi e divise dei vari eserciti. All'esterno ci
sono ancora alcuni bunker e grossi cannoni. Vale la pena
fare una sosta per conoscere un aspetto poco conosciuto
della guerra svoltasi nell'Africa del Nord.
Riprendiamo
poi il viaggio e finalmente verso le 19 giungiamo a El
Jem. Ci fermiamo per la notte nel parcheggio davanti al
colosseo, dove si può sostare senza problemi.
Poiché è la sera dell'ultimo dell'anno,
ritardiamo la cena per poter brindare a mezzanotte. Naturalmente
non manca il cotechino con le lenticchie. A mezzanotte
breve brindisi e poi tutti a dormire.
1
gennaio 2004 - La mattina visitiamo i negozietti che
si trovano attorno al colosseo. Personalmente sono interessato
a monili antichi in argento. El Jem mi sembra il posto
dove si trova la maggior scelta di oggetti di pregio,
mentre in altre località ho visto in prevalenza
articoli nuovi e di poco valore artistico. Passo in rassegna
pressoché tutte le botteghe, cercando di farmi
un'idea dei prezzi. In un negozio polveroso trovo uno
specchio con una cornice in rame argentato ed intarsi
in osso di cammello. E' un oggetto che si trova anche
in altri negozi, ma questo mi sembra abbastanza datato.
Facciamo
poi altri acquisti presso due diversi negozi, che già
conoscevo per la qualità della merce esposta, gestiti
dalla stessa famiglia.. Uno si trova proprio di fronte
all'ingresso del colosseo ( Obay Taieb, Place le Colisé)
e qui si possono trovare, tra l'altro, tappeti e bei piatti
di diverse misure smaltati in un unico colore, con i bordi
e il centro decorati in rame argentato e inserti in osso
di cammello (chiari se il cammello è morto giovane
e scuri se invece anziano, così mi hanno spiegato).
Dopo lunga scelta ne acquistiamo due di misura media.
Nell'altro
negozio, che si trova sotto i portici uscendo a sinistra,
specializzato in argenti antichi, dopo una lunga trattativa
compro un grosso pendaglio berbero, molto vecchio, lungo
quasi un metro e pesante più di ½ kg , che
va ad aggiungersi alla mia collezione di gioielli tuareg
e berberi. Finiti gli acquisti, i nostri amici vanno a
visitare il colosseo, che noi avevamo già visto
nel viaggio precedente e noi torniamo al camper.
Durante
il giorno il parcheggio, gratuito, è controllato
da un poliziotto per evitare che i soliti venditori di
finte"vere" monete romane e resti archeologici
diano troppo fastidio ai turisti. Al momento di lasciare
il parcheggio è probabile che si avvicini qualcuno
con appeso al petto un illeggibile cartellino chiedendo
soldi per la sosta. E' chiaro che nulla è dovuto.
Ripartiamo
per Nabeul. Facciamo però una sosta intermedia
a Sousse: i nostri figli vogliono assolutamente un paio
di quelle scarpe sportive viste nei negozi della medina
durante il viaggio di andata. E così, vista la
ragionevolezza della cifra richiesta, li accontentiamo.
Acquistiamo le scarpe ad un prezzo che varia tra i 20
e i 26 DT a seconda del modello e della misura.
La
sera arriviamo a Nabeul e ci dirigiamo al campeggio "
Les Jasmin", di fianco all'omonimo albergo. Il campeggio
è pieno di fuoristrada e altri mezzi pesanti perché
è un punto di sosta per molti che partiranno da
Tunisi il giorno seguente, giacché in poco più
di un'ora si può essere al porto di La Goulette.
Qui ritroviamo i due italiani che avevamo conosciuto lo
scorso anno, Silvano e Mario, che sono arrivati qualche
giorno prima e che rimarranno fino a febbraio.
2
gennaio 2004 - Giornata di relax. E' venerdì,
giorno di mercato ( quello di Nabeul sembra essere il
più importante del paese) e decidiamo di andarlo
a vedere. Dal campeggio al centro del paese ci sono poco
meno di 2 km che facciamo tranquillamente a piedi. Dopo
tanto tempo trascorso seduti viaggiando, una lunga passeggiata
ci fa senz'altro bene. Il tempo è grigio, ogni
tanto piove e fa sempre freddo.
Si
attraversa la zona pedonale dei negozietti turistici e
si sbuca sulla via delle bancarelle del mercato. Il mercato
è molto lungo, però man mano ci si allontana
la qualità della merce esposta ( e i prezzi ) diminuiscono.
Si può trovare di tutto: magliette, vestiti, scarpe,
ceramiche, jeans di marche note a prezzi stracciati (
sicuramente imitazioni), oggetti di artigianato e oggetti
d'argento o presunto tale, animali vivi, etc.
Un
paio di bancarelle con alcuni bei piatti simili a quelli
acquistati ad El Jem, attirano la nostra attenzione. Ne
vedo uno particolarmente bello. Il venditore mi chiede
80 dinari. Con una risata gli dico che li posso comprare
da un'altra parte a 20 DT e me ne vado. Pochi minuti dopo
mi rincorre col piatto in mano e mi chiede un prezzo inferiore.
Alla fine dopo un po' di contrattazioni lo prendo per
25 DT. In un'altra bancarella ne acquistiamo altri più
piccoli per fare dei regali. In pratica si può
comprare la misura più grande a 25 DT, l'intermedia
a 20 DT e la più piccola a 15 DT. Bisogna però
osservarli bene sul davanti per verificare l'integrità
delle applicazioni in rame argentato, la presenza di tutti
i tasselli in osso e soprattutto che siano ben incollati
al piatto; sul retro e sui bordi per verificare che non
siano crepati o sbeccati e verificare la presenza dei
buchi dove far passare un cordino per appenderli ( attenzione:
infilate qualcosa di sottile nei buchi per essere sicuri
che sia passante!). Purtroppo non sono molti i piatti
in perfetto stato.
Finiamo
il nostro giro nel primo pomeriggio, sotto una bella pioggia,
e le bancarelle cominciano a chiudere. Fa molto freddo
e decidiamo di tornare al campeggio. Lungo la strada ci
fermiamo in un negozio di ceramiche ONAT ( consigliato
dall'ufficio del turismo), sulla sinistra dopo aver superato
la piazza con la grande fruttiera in ceramica, proprio
di fianco alla facoltà universitaria di economia.
In questo negozio è possibile vedere gli artigiani
che creano e decorano vasi, piatti e altri oggetti lavorando
la creta sui torni. Molto interessante per i bambini.
Riprendiamo poi la strada del ritorno e torniamo ai nostri
camper per un meritato riposo.
All'ora
di cena decidiamo di cenare al ristorante dell'albergo.
La sala però è piena di gente e l'aria è
irrespirabile per il fumo. Con l'aiuto di Silvano parliamo
col cuoco e dopo una mezz'ora abbiamo pronta per tutti
una cena a base di brick, insalata tunisina, carne alla
griglia, verdure e patate fritte, che possiamo gustare
tranquillamente in camper. Il tutto per 68 DT ( 9 persone
! )
3
gennaio 2004 - In teoria il nostro programma di viaggio
prevede per oggi la partenza per Tunisi per poter visitare
la città. Siamo però stanchi e l'idea di
rimetterci in viaggio non ci alletta. Decidiamo quindi
di riposare ancora un giorno andando a fare un giro ad
Hammamet.
Prendiamo
il bus che ferma proprio sulla strada principale e che
ci porta direttamente in centro, vicino alla medina (
biglietto 0,600 DT a persona). Facciamo un giro tra i
vicoli caratteristici inseguiti dai soliti venditori.
Esternamente alla medina hanno realizzato una bella passeggiata
sul mare, che permette di girare intorno alla cittadella.
Alla fine della passeggiata si sbuca su una piazzetta
vicino al cimitero musulmano, proprio sul mare. L'ingresso
ai non musulmani è vietato, però il muro
di cinta è basso per cui si può guardare
senza problemi Le tombe, molto semplici, sono segnate
da una o due pietre verticali: indicano se vi è
sepolto un uomo o una donna (non ricordo però la
sequenza esatta). Dall'altro lato della strada c'è
un piccolo cimitero cristiano, dove tra l'altro vi è
la tomba di Bettino Craxi, proprio addossata al muro della
medina.
Proseguendo
per la strada si torna nella grande piazza sul mare. Questa
strada potrebbe essere eventualmente presa in considerazione
per trascorrere la notte ad Hammamet.
Sulla
piazza sbuca la strada dove si trova la fermata dell'autobus
che porta a Nabeul. Sul lato sinistro, dando le spalle
al mare, appena iniziata la via c'è un piccolo
supermercato e subito dopo, abbastanza nascosto, un piccolo
locale dove è possibile acquistare alcolici ( l'unico
che finora ho visto). Qui
si possono comprare diversi tipi di vino tunisino rosso
o rosato a partire da circa 3,5 DT. Nel pomeriggio torniamo
a Nabeul. Anziché entrare in campeggio proseguiamo
dritti per arrivare sulla spiaggia distante circa 200
mt, dove i nostri figli si divertono a giocare, nonostante
il freddo pungente. Percorrendo la strada, appena superate
le rotaie del treno, sulla destra c'è un terrapieno.
Si sale e dopo una decina di metri si possono vedere in
basso dei resti romani, purtroppo invasi da erbacce e
rifiuti.
Proseguendo
poi, quasi arrivati alla spiaggia, sul lato sinistro c'è
un'area cintata in cui si vedono altri resti romani, in
miglior stato di conservazione. Purtroppo non ci sono
indicazioni che spiegano di cosa si tratta. Il lato destro
della strada è cintato: probabilmente inizieranno
anche in quella zona gli scavi.
La
sera ceniamo al ristorante "Slovenia", sempre
nel complesso dell'albergo "Les Jasmin", il
cui ingresso è sulla strada principale. La sera
prima abbiamo prenotato un piatto particolare. Purtroppo
non ricordo il nome ma si tratta di cous-cous con gamberoni,
carne, frutti di mare e verdure. Veramente squisito. Altra
specialità da non perdere il "medmouja jambon":
ricotta con pomodori secchi, salsine e una tagliata di
tonno. Non sono mancati i classici "brick",
questa volta ai gamberoni. Vongole e insalata tunisina.
Una cena veramente gustosa e raffinata.
4
gennaio 2004 - Ultimo giorno. La partenza è
prevista dal porto di La Goulette alle ore 18. Decidiamo
di trascorrere le ultime ore visitando Sidi Bou Said.
Prima
di lasciare il campeggio parliamo con una coppia di italiani
che avevamo già incontrato al campeggio di Douz
Con nostra sorpresa ci dicono di essere stati il giorno
31 a Ksar Ghilane ! Sono riusciti a percorrere la pista
cosiddetta "dell'oleodotto" senza particolari
difficoltà e oltretutto avevano incontrato anche
Pierluigi, l'altro camperista conosciuto a Tozeur, che
stava ritornando. Probabilmente le piogge di quest'anno
hanno consolidato la pista e indurito la sabbia. I loro
mezzi erano però più piccoli e leggeri dei
nostri, cosa non indifferente per viaggiare su pista.
Partiamo
quindi in direzione di Tunisi. Seguendo i cartelli
si entra quasi subito in autostrada in corrispondenza
della stazione di "Hammamet Nord". Due giorni
prima, arrivando da sud per andare a Nabeul siano usciti
a "Hammamet Sud" e abbiamo dovuto fare un lungo
giro prima di arrivare.
Arrivando a Tunisi dall'autostrada per andare a Sidi Bou
Said bisogna seguire le indicazioni per " La Marsa".
Quando si arriva in prossimità del paese vi sono
due possibilità per sostare. Ai piedi del paese,
sulla sinistra, c'è un grande parcheggio per gli
autobus turistici, con una sbarra, a pagamento però
probabilmente solo nel periodo estivo. Oppure si può
anche proseguire fino all'incrocio successivo, girare
a destra e poi a sinistra seguendo le indicazioni del
" Port de plaisence", il porticciolo turistico.
La strada scende verso il mare per alcune centinaia di
metri e finisce su un lungomare.
Ci
siamo fermati una mezz'ora per far fare colazione ai nostri
figli che avevano dormito tutto il viaggio. Nell'attesa
conversiamo con due poliziotti di ronda sul viale scambiandoci
un po' di informazioni sui nostri paesi e usanze. Ci lasciamo
più tardi dopo aver regalato loro due pacchi di
polenta (rapida) spiegando come prepararla e consigliandola
come alternativa al cous-cous, tanto per provare qualcosa
di diverso. Un paio di birre "addizionali" sono
forse state più gradite.
Su
loro consiglio proseguiamo sulla stessa strada per alcune
centinaia di metri e raggiungiamo il parcheggio del porticciolo,
custodito. Questa potrebbe essere considerata una zona
dove eventualmente trascorrere la notte. All'interno del
porto ci sono gli uffici della capitaneria e della guardia
costiera.
Davanti
al mare vi sono delle tipiche abitazioni basse, con porte
e finestre azzurre e bianche, forse di quando era un borgo
di pescatori. Purtroppo sono abbandonate e in cattivo
stato. La zona dà l'impressione che ci sia in atto
una sorta di recupero edilizio, però abbandonato
strada facendo.
Da
qui parte un sentiero a gradini che porta in cima alla
collina. Purtroppo anche questo è in stato d'abbandono
e pieno di immondizia. Il panorama che si può ammirare
salendo è molto bello. Considerate le numerose
coppie che si incontrano lungo la salita questo deve essere
una sorta di "sentiero degli innamorati".
La
stradina sbuca proprio nel centro della città vecchia
che in pratica è costituita da una sola strada.
Girando sulla sinistra si va nella zona dove ci sono i
soliti negozi di souvenir e il famoso "Cafè
des nattes".
Naturalmente
bisogna entrare in questo locale e gustare un tè
alla menta con pinoli (1,5 DT): Il locale è molto
antico e mantiene ancora il suo stile originario. Ci sediamo
su dei rialzi coperti di stuoie, lungo le pareti, con
davanti dei bassi tavolini di legno su cui ci servono
il té. Come sottofondo musica araba e cinguettio
di uccelli in gabbia. In un angolo del locale dei tunisini
bevono tè fumando il narghilè. In questo
posto sembra che il tempo si sia fermato. Per gustare
appieno l'atmosfera bisogna venire dopo pranzo, quando
i giri turistici sono già passati e il posto è
frequentato solo da pochi locali.
Più
tardi passeggiamo per le vie del paese ammirando le belle
case, la loro architettura e i colori. E' sempre un bel
posto, peccato che è un po' troppo turistico.
Purtroppo
il tempo a disposizione è finito e si avvicina
l'ora della partenza. Imbocchiamo la strada che porta
a La Goulette, attraversando Cartagine, che dà
l'impressione di essere la zona più elegante di
Tunisi. Molti i resti romani che si possono vedere disseminati
in un' area vastissima su cui si è costruito senza
tener conto di questo patrimonio archeologico.
5
gennaio 2004 - Arrivo a Genova alle ore 16. Ritorno
a Milano
Informazioni
generali
Ente
del Turismo tunisino di Milano
Via Baracchini, 10
20123 Milano
Tel. 02 86 45 30 26
Traghetto
"Chartage" della Compagnia di navigazione Tunisina
( CTN). Abbiamo saputo che Pierluigi ha invece viaggiato
su un cargo, l'"Ulisse", sempre della CTN, che
ha gli stessi orari della "Chartage", ad un
prezzo inferiore. Sembra che quando su questa non riescono
più a caricare automezzi li imbarchino invece sul
cargo, giacché ambedue arrivano a destinazione
assieme. Al ritorno, poco prima di salpare, abbiamo visto
l' Ulisse che partiva.
Agenzia
CTN a Milano:
SNCM
Via Angelo Belloni, 1
20162 Milano
tel. 02 - 66 117 104/131
fax 02 - 643 12 36
Prezzo:
andata e ritorno camper, 3 adulti, 2 bambini in cabina
di 1a classe esterna ( 4 posti) + 1 passaggio ponte: 1.400
euro
Le cabine sono da 4 posti ma ci siamo stati tutti.
Sul
traghetto è possibile usufruire del ristorante
a prezzo fisso. Presso il bar sul ponte più alto
della nave sono in vendita dei buoni a 25 euro per pranzo,
cena e colazione. Prezzo ridotto per i bambini. Rispetto
allo scorso anno la qualità del ristorante è
scaduta, mentre è migliore quella del self service.
Al ritorno non abbiamo più comprato i ticket.
Documenti:
passaporto con iscrizione dei figli; la carta di identità
è valida solo per i viaggi organizzati
Per il camper: libretto di circolazione e carta verde.
Dopo la partenza sul traghetto sono predisposti due uffici
( polizia e dogana) per il controllo dei documenti e il
rilascio del permesso di importazione per il camper. Informarsi
presso la reception quando e dove. Bisogna procurarsi
alcuni moduli, uno per ogni passeggero e uno per l'automezzo.
Questa volta erano appoggiati sopra ad un oblò
vicino alla scrivania dei funzionari della dogana.
Si fa una fila per la polizia ( tutti i partecipanti con
i documenti) e poi per la dogana ( solo il conducente
con la carta di circolazione). Rilasciano un documento
( da conservare gelosamente) valido per il camper, che
deve essere restituito alla partenza. Per i passeggeri
invece una parte staccabile del modulo compilato.
Non c'è nessun cartello che dà spiegazioni
sulle file, per che cosa si fanno e se la sequenza è
giusta. Bisogna chiedere a qualcuno in coda.
Valuta: 1 euro = circa 1,500 DT
Al porto c'è un ufficio cambio dove è possibile
cambiare la valuta. Meglio procurarsi un po' di dinari
per le prime spese. I cambi sono uguali presso tutte le
banche. E' importante conservare le ricevute. Servono
eventualmente per ricambiare i dinari rimasti in euro.
Attenzione: non aspettate di cambiarli al porto il giorno
della partenza. L'ufficio cambio è chiuso. E' meglio
rivolgersi il giorno primo a qualche banca. Sembra, ma
non ho avuto modo di verificare, che si possono eventualmente
riconvertire in euro i dinari rimasti ma con il limite
del 10 % della somma complessivamente cambiata.
Strade:
C'è una sola autostrada che porta da Tunisi a Sousse.
Le altre strade sono tutte percorribili senza problemi.
La velocità può andare da 40 km/ora a 60/70,
dipende dalla larghezza e dal tipo di asfalto. In alcuni
casi l'asfalto è molto grossolano perciò
conviene andare piano.
Bisogna fare attenzione ai fuoristrada delle agenzie turistiche
che viaggiano a velocità elevate: le loro ruote
lanciano per aria ghiaia e sassi e c'è il rischio
che qualche sasso possa rompere il parabrezza o ammaccare
la carrozzeria.
Conviene essere fermi entro il tramonto ( 17.30 circa):
sulle strade circolano biciclette, carretti, animali,
motorini senza luce con spesso 2 passeggeri e di sera
c'è un buio pesto. Meglio partire la mattina presto,
al massimo verso le 7 per le tappe di trasferimento.
Gasolio: circa 0,450 DT al litro. Le stazioni di
servizio sono diffuse e non si rischia di rimanere a secco.
Acqua: fermandosi nelle stazioni di servizio più
grandi è possibile rifornirsi di acqua.
Acqua per bere: per comodità ho portato
un'adeguata scorta di minerale ma si trova dappertutto
la minerale in bottiglia.
Scarico acque nere: nei campeggi non si hanno problemi
se si ha il wc a cassetta. Se invece si ha il wc nautico
bisogna avere un recipiente per il travaso e lo scarico
nei servizi, perché non ci sono scarichi a livello
terreno. Lo stesso per le acque chiare. Ho sempre usato
un secchio di plastica.
Campeggi: l'ufficio del turismo tunisino di Milano,
oltre ad una nutrita documentazione turistica, fornisce
anche l'elenco dei campeggi. Ne sono riportati 9. Il costo
del campeggio è mediamente di 4 DT a persona e
4 DT per il camper. Nel frattempo sono però sorti
altri campeggi riporati sulla guida turistica.
Elettricità: nei campeggi di Tozeur e Douz
c'è allacciamento per l'energia elettrica. Bisogna
però avere una presa a due poli, tipo " Schuco",
altrimenti non c'è modo di collegarsi.
Temperatura: quest'anno ha fatto molto freddo.
La temperatura durante il giorno, anche in presenza di
sole è arrivata sui 10° con vento freddo che
ha soffiato pressoché tutto il tempo. La sera e
durante la notte la stufa era accesa.
Per avere le previsioni delle principali località:
vww.wunderground.com/global/TS.html
Gas x le bombole: presso il campeggio di Douz effettuano
il servizio di ricarico bombole. Consegnandole al mattino
sono restituite la sera. Informarsi se il gas è
adatto per l'uso in camper.
Supermercati: c'è un "Carrefour"
in località "La Marsa", vicino Tunisi.
Un altro si trova alla periferia sud di Gabes. Arrivando
da nord imboccare la "tangenziale" che porta
alla statale P1 per Medenine. Questa termina in una rotonda,
poco prima dell'inizio della P1; girare e prendere la
strada che entra in Gabes città. M Dopo circa 1
km lo si vede sulla destra.
Km
percorsi: circa 2.200.
Costo complessivo gasolio 110 DT.
Campeggi 187 DT.
Ristoranti 340 DT.
Musei e guide 67 DT
Ristorante - self service nave: 174 euro
Guide
turistiche
"Tunisia" del Touring Club Italiano
"Tunisia - Rough guides" - Vallardi
Carta stradale: Michelin 744 (ex 956)
Ottime informazioni (in inglese) si possono trovare sul
sito: www.lexicorient.com/tunisia
Per comunicare durante il viaggio abbiamo usato 2 apparati
ricetrasmittenti PMR 446