TUNISIA 2001
di
Franco Zanghì
Anche quest'anno, dopo parecchie riunioni, decidiamo di
fare il nostro viaggio in Tunisia. Carichiamo gli ultimi
bagagli, le moto e partiamo. A Trapani abbiamo appuntamento
con gli altri partecipanti al viaggio: le condizioni meteorologiche
non sono delle migliori, temiamo di trovare il mare agitato
e la traversata potrebbe subire ritardi. A causa di Giovanni
siamo partiti con un'ora e mezza di ritardo; arriviamo a
Palermo nell'ora di punta. In un primo tempo si era pensato
di andare in Libia, ma i percorsi sono molto più
impegnativi e nel nostro gruppo ci sono persone al loro
primo viaggio nei deserti africani e potrebbe essere rischioso.
Siamo
in 16, due persone di Barcellona Pozzo di Gotto, 2 di Milazzo
e un centauro di Cosenza, gli altri 11, tre motociclisti
e otto a bordo di fuoristrada altri sono di Patti, quattro
persone rinunciano all'ultimo minuto. A Trapani incontriamo
gli altri equipaggi, però mancano Domenico e Pietro:
ci attendono al porto.
Nicola
e Giovanni agevolano le complesse operazioni di dogana.
La polizia di frontiera si lamenta del fatto che siamo in
ritardo. Inizia la traversata, questa che vedete è
l'isola di Favignana a poche miglia da trapani. Sul traghetto
incontriamo numerosi immigrati tunisini.che rientrano per
le ferie, con loro portano imponenti quantità di
merci, soprattutto tappeti persiani prodotti industrialmente
in Italia. Come si era temuto il mare è agitato.
Luigi che poco prima era stato soprannominato Rambo, soffre
il mal di mare. Dopo pranzo il self service della nave si
trasforma in free shop; si vendono sigarette e alcolici,
i tunisini comprano soprattutto wisky. Le otto ore di navigazione
trascorrono lentamente; Giovanni e Domenico passano quasi
tutto il tempo a dormire sul ponte. Nunzio Pietro e Maurizio
giocano a carte. Domenico studia il Road book preparato
da Giovanni. Luigi e Mattia cercano di dormire per non soffrire
il mal di mare. Manca poco all'arrivo; iniziamo a compilare
le fiches per la dogana tunisina
Alle
19 siamo nel porto La Goulet di Tunisi, il pilota viene
incontro alla nave e un rimorchiatore aiuta a completare
le operazioni di attracco. Siamo tra i primi a lasciare
la nave e a presentarci alla dogana, ma nonostante ciò
saremo tra gli ultimi ad uscire. Non è raro che la
polizia tunisina crei problemi; questa volta la cosa che
non va e la carta di identità di Pietro: ci dicono
che serve il passaporto, eppure la polizia di frontiera
italiana ci aveva assicurato che la tessera sarebbe stata
sufficiente. Le operazioni si protraggono per oltre due
ore: Pietro rischia di tornare il Italia con la stesa nave.
La polizia locale ci proibisce di filmare, quando usciamo.
Alle 21 lasciamo, finalmente, il porto di Tunisi.
Facciamo
rifornimento e partiamo subito per Kairuan: città
santa della Tunisia. Quando arriviamo manca poco a mezzanotte,
in albergo ci stavano aspettando, ceniamo e andiamo a dormire.
Tindaro nello scaricare i bidoni di benzina si è
fatto male alla schiena. La mattina dopo lasciamo il carrello,
che è servito a trasportare le moto, per dirigerci
a sud. Percorreremo un lungo tratto d'asfalto fino a ferina,
poi risaliremo il letto del torrente Ogueff fino a gafsa.
I ragazzi impazienti di andare in fuoristrada rinunciano
a visitare Kairuan.
A
kasserrine ci fermiamo davanti ai ruderi della città
romana, la polizia locale, come consuetudine, chiede informazioni
sul numero delle persone e sulla destinazione della carovana;
ai successivi controlli sanno già tutto di noi e
comunicano ai relativi comandi ogni nostro spostamento.
Intanto i venditori di souvenir cercano di piazzarci la
loro merce; perlopiù statuette e antiche monete false
che giurano essere autentiche. Nicola e Giovanni vanno in
centro per comprare da mangiare. Comprano soprattutto pomodori,
che qui in Tunisia, hanno un gusto eccezionale. Anche il
pane è di ottima qualità. Un gruppo visita
le rovine romane, Più avanti, sulla strada, incontriamo
un mercato affollatissimo, i ragazzi restano sorpresi dalla
bellezza delle ragazze locali. In ogni paesino che attraversiamo
incontriamo soprattutto studenti, le poche strutture costringono
le autorità ad organizzare turni di 2 / 3 ore. Ci
fermiamo a fare benzina e Nicola regala biscotti ai ragazzini
che sbucano da ogni angolo.
Finalmente
il fuoristrada; risaliremo il un torrente fino alle oasi
montagna. Dopo il pranzo ci fermiamo in un villaggio di
pastori, vorrebbero domandarci qualcosa ma non riusciamo
a capire. Una delle donne ha degli strani tatuaggi sul viso,
probabilmente si tratta di una chiromante. Più avanti
i ragazzi vengono attratti da un gruppo di drometari al
pascolo Siamo a Cebka, un grande palmeto ai piedi delle
montagne Sidy aik. La nostra macchina fora una gomma, a
Touzer non riusciamo a trovare un gommista bene attrezzato;
riusciamo comunque a riparare la gomma. Passiamo la notte
in hotel, la mattina prepariamo i mezzi per un percorso
sabbioso.
..
Qui incontriamo la nostra guida: Hibraim, compriamo i viveri
e aspettiamo che faccia colazione. I bambini ci guardano
incuriositi. Ci dirigiamo al Choth el Gerid ; un immenso
lago salato. Queste che a prima vista potrebbero sembrare
recinzioni, non sono altro che barriere di foglie di palme
sistemate per bloccare l'avanzata della sabbia del deserto.
Questo è quello che sarebbe dovuto essere il lago
salato, purtroppo è completamente asciutto, ma i
ragazzi non si perdono d'animo, e iniziano a fare evoluzioni
con i fuoristrada. Siamo lontanissimi dalle zone abitate,
ma incredibilmente i telefoni cellulari funzionano. Per
strada un gheppio si lancia contro la moto di Giovanni,
purtroppo per il volatile non c'è nulla da fare.
Siamo diretti in una zona dove vengono cercate le rose del
deserto o, come preferiscono chiamarle i tunisini: rose
di sabbia. Ci fermiamo per riposarci in una stupenda oasi.
Finalmente arriviamo al posto delle rose di sabbia. Ognuno
di noi ne raccoglie qualcuna, in cambio chiedono pochi spiccioli,
ma preferiscono bibite alcoliche o riviste erotiche. C'è
molto caldo; il termometro del fuoristrada segna 46 gradi.
Prima
di proseguire per Thimbayn facciamo sosta a Douze e ripariamo
la gomma del fuoristrada. Dopo un centinaio di chilometri
in mezzo al deserto troviamo un bar: La Port du Desert.
Sulle pareti ci sono attaccati gli adesivi che i turisti
lasciano come testimonianza del loro passaggio. Qui incontriamo
un gruppo di turisti catanesi che decidono di unirsi a noi.
Ancora qualche chilometro e arriviamo alla porta del deserto:
ci fermiamo per le formalità di rito. Per addentrarci
in questa zona del Shaara infatti è necessario un
lasciapassare , grazie alla guida tunisina l'operazione
è velocissima. Siamo all'ingresso del parco naturale
del grande Erg orientale. 150 mila chilometri quadrati recintati
dal governo tunisino per tenere sotto controllo le migliaia
di turisti che si avventurano tra le dune; in passato qualcuno
si è perso rischiando la vita. Adesso si entra soltanto
se accompagnati da una guida riconosciuta dalle autorità
locali. Chi non è abituato a guidare tra le dune
si insabbia facilmente. Alfio, un motociclista catanese
aiuta Luigi ad uscire la moto dalla sabbia. Il sole è
cocente e le difficoltà di guida stancano gli uomini
della carovana.
Anticipiamo
la sosta di qualche ora. Ad un tratto tra le dune spunta
un ciclomotore. I motociclisti restano sbalorditi nell'osservare
che il tunisino attraversa il deserto senza alcuna difficoltà.
La guida ci informa che si tratta di un bracconiere in cerca
di gazzelle. Nonostante la lezione guida riprendiamo la
nostra marcia con parecchie difficoltà. Giovanni
non è soddisfatto del lavoro della guida. Prima di
sera arriviamo alle montagne di Thmbayn, il fuoristrada
di Nicola fora un'altra gomma. Ci fermiamo per la notte.
La guida ci raccomanda di stare attenti: la zona è
infestata da vipere e scorpioni.
I
motociclisti si sfidano e provano a scalare una duna; sarebbe
stato meglio non farlo, infatti la moto di Luigi si rompe.
Il sole tramonta poco dopo; giusto il tempo di montare le
tende, cominciano ad uscire gli insetti del deserto e anche
gli uccelli si preparano alla caccia. Con le pedane costruiamo
un tavolo, altri ragazzi preparano la legna per il fuoco,
l'operatore si concede una pausa. Una delle moto fora una
gomma che Giovanni sostituisce senza difficoltà.
Luigi non riesce a far ripartire la sua moto, il meccanico
della carovana tenta di ripararla. Ad un tratto dalla sabbia
sbucano fuori due scorpioni; la guida ci dice che non sono
pericolosi, conviene comunque, stare alla larga. Ma per
Domenico che ha fatto il servizio militare in Somalia sono
cose da nulla e si mette a giocare con le pericolose bestioline,
incoraggiando anche Marco e Nino. Arriva la notte e mentre
stiamo per accendere il fuoco uno dei ragazzi lancia l'allarme
per una vipera del deserto. La guida la uccide, ma nel gruppo
c'è un po' di panico, qualcuno vorrebbe cambiare
percorso. Si discute animatamente. Santino sembra essere
il più spaventato e vorrebbe dormire col casco di
motociclista indossato, alla fine decide di dormire con
un passamontagna.
La
mattina dopo ci alziamo molto presto; il meccanico sta tentando
ancora di riparare la moto di Luigi, ma il guasto è
più complicato del previsto. Dopo parecchi tentativi
senza alcun esito decidiamo di caricare la moto su un fuoristrada.
Partiamo, ma subito c'è un altro problema: il fuoristrada
di Nicola buca un'altra gomma. Rimane solo una ruota di
scorta; quella del fuoristrada di Nunzio, la montiamo sotto
la macchina di Nicola, se dovessimo forare ancora sarebbe
un grosso guaio. Per fortuna anche questa tappa termina
senza altri problemi. Finalmente arriviamo a Kissar Ghilane:
una splendida oasi nel sud della Tunisia, famosa per una
piscina naturale di acque termali. I ragazzi mischiati ad
altri turisti fanno il bagno e si rilassano nella pozza.
Nel villaggio c'è anche una tenda adibita a ristorante,
i turisti francesi mangiano spaghetti, qualcuno di noi li
ha assaggiati e li ha giudicati immangiabili. Ordiniamo
qualcosa di locale e ci portano cous cous e una qualità
di carne che non riusciamo a capire di che animale si tratti,
dovrebbe essere montone, ma non sembra, probabilmente è
cammello, comunque ha un buon gusto.
Il
giorno dopo ritardiamo la partenza di qualche ora e attendiamo
che passi una tempesta di sabbia. Intanto Franco il meccanico
del gruppo riesce a riparare la moto di Luigi. Ci mettiamo
in marcia dopo pranzo, dobbiamo arrivare a Kibili. A Douze
ci fermiamo a fare shopping, Tindaro vuole comprare un narghilè,
ma non si mette d'accordo sul prezzo. Passiamo la notte
a Kibili e la mattina si parte per Hammamet, ormai il deserto
è finito, ma i ragazzi sono più eccitati di
prima; sanno che ad Hammamet è facile rimorchiare
ragazze. Per strada raccogliamo l'invito e ci fermiamo a
comprare la frutta: una qualità di pere che però
non convince. Stiamo attraversando un'ampia zona agricola:
un uliveto che sembra non finire mai, scopriamo che la Tunisia
è il primo paese produttore di olio al mondo. La
città che stiamo attraversando si chiama Sfax, siamo
sulla costa a nord del golfo di Gabes. Sfax è la
città più industrializzata della Tunisia.
Dopo pochi chilometri siamo ad Hel Jem, la città
è famosa per il colosseo. Una copia in tutto e per
tutto, a parte i muri neri per lo smog a quello di Roma.
Pranziamo in una trattoria proprio di fronte al colosseo
e osserviamo i turisti che passeggiano sui cammelli. Ci
vuole provare anche Luigi: siamo dispiaciuti per il cammello.
In
serata arriviamo ad Hammamet: splendida località
turistica dove ha vissuto un lungo periodi Bettino Craxi.
La mattina dopo un gruppo esce per una escursione in città
e altri, invece, preferiscono gironzolare nei giardini del
lussuoso albergo. Visitiamo la Medina e la fortezza posta
a difesa della città, dai cui bastioni ci affacciamo
sulle acque del mediterraneo. I turisti si accalcano per
le viuzze della Kasbha, attratti dalle tante mercanzie e
da bravissimi artigiani che creano aggetti in rame. Hammamet
è la più importante città turistica
della Tunisia. I suoi alberghi ospitano il 70% dei turisti
che trascorrono un vacanza in Tunisia. A mezzogiorno partiamo
per Tunisi, il viaggio sta per finire Luigi è entusiasta
vorrebbe prolungare la vacanza di un'altra settimana.
Tunisi
è una città moderna e caotica come si addice
ad una capitale. Negozi di stile occidentale si mescolano
a colori e usanze arabe. Alle 5 in punto gli altoparlanti
della mosche annunciano l'ora della preghiera. Stranamente
non vediamo nessuno che si inginocchia per pregare, ma tutti
osservano il silenzio. Facciamo un breve giro nella Medina,
un gruppo non resiste all'idea di visitare il bordello.
Dopo un po' tornano delusi: non c'erano belle ragazze. Ci
prepariamo a lasciare la Tunisia, tra poco più di
un'ora dobbiamo partire e non possiamo rischiare di perdere
la nave, visto che parte solo ogni lunedì.
Dopo
le pratiche di dogana ci imbarchiamo e andiamo a dormire.
La mattina successiva arriviamo nel porto di Trapani, sbarchiamo
e siamo di nuovo in Sicilia.