TUNISIA DEL SUD 2002
di
Franco Zanghì
Si avvicina il giorno della partenza. Ormai manca veramente
poco.Come consuetudine del gruppo, effettuiamo l'allestimento
e gli ultimi controlli dei mezzi nel cantiere di Tindaro.
E'
una vera fortuna per tutto il gruppo avere Tindaro come
compagno di viaggio. Lui, infatti, ha sempre la soluzione
giusta per risolvere problemi e imprevisti dell'ultimo momento.
La
nostra destinazione è la Tunisia, raggiungeremo le
città di Kairouan, Douz e dopo una cavalcata tra
le dune del Grande Erg Orientale, proseguiremo per Matmata,
Gabes e Hammamet.
Sarà
una settimana all'insegna della spensieratezza e del buonumore,
lasceremo in Italia i nostri problemi personali e perché
no? Anche quelli politici.
Le
otto ore della traversata trascorrono tra ripetuti spuntini
e sieste, tranne che per Angelo, che preferisce esplorare
il traghetto.
Manca
poco allo sbarco... ma c'è ancora qualche minuto
per un'ultima visita alle riserve alimentari.
Dopo
aver sbrigato le formalità di dogana, puntiamo con
le nostre 4x4 verso Kairouan; a circa 200 chilometri a sud
della capitale. Ma prima facciamo rifornimento. E' una bella
sensazione acquistare il carburante alla metà del
prezzo cui siamo abituati a pagarlo da noi!
La
mattina dopo ci svegliamo nell'assolata Kairouan e decidiamo
di fare un giro per la città. Chiediamo e otteniamo
l'intervento di una guida.
Kairouan
è la città santa della Tunisia, la sua moschea,
costruita nel 700 avanti cristo è una delle più
antiche del mondo.
Mohamed
sarà il nostro accompagnatore.
Dopo
un po', però, Mohamed prova a farci acquistare qualche
tappeto. E' una consuetudine delle "guide" arabe.
Ci dice che siamo fortunati perchè oggi è
l'ultima giornata del festival del tappeto di Kairouan.
Quindi ci consiglia di non perdere altro tempo e di andare
a visitare l'esposizione. I commessi, di quello che in realtà
è un fornito negozio, ci mostrano tutto il campionario.
Dopo
oltre un'ora di serrate trattative nessuno del nostro gruppo
si lascia convincere ad acquistare almeno un tappeto.
Mohamed deluso per non aver potuto combinare affari, ci
dice che il giro è finito e ci indica la strada per
il nostro albergo.
Per
fortuna incontriamo Saìd, un ragazzino che si offre
come guida. Promettiamo di dargli doppio compenso se rimarremo
soddisfatti.
Saìd
ci porta al mercato, soddisfa anche la curiosità
di Fabio che è ansioso di conoscere qualche ragazza
tunisina e lo porta in una parrucchieria.
Al
mercato approfittiamo per fare la spesa.
Visitiamo
un antichissimo pozzo. Saìd ci dice che è
il primo che sia stato scavato nella città. Un cammello
si sobbarca la fatica di tirare l'acqua dal pozzo. L'acqua
di questa cisterna per i musulmani è sacra e i credenti
vengono fin qui da molto lontano ber poterne bere un po'...
Beviamo anche noi
Il
pomeriggio è libero, lasciamo il resto del gruppo
in albergo e cerchiamo un gommista per riparare una ruota
del fuoristrada. Qui conosciamo il signor Ruwayd che ci
dice di essere stato un cantante famoso e vuole darci prova
del suo talento cantandoci l'indimenticabile "mille
lire al mese" .
Siamo
diretti a Douz a circa 400 chilometri a sud di Kairouan,
la città si trova sul margine nord del grande Erg
Orientale ed è chiamata la porta del deserto.
Ci
fermiamo -dapprima solo per curiosità - davanti ad
una delle decine di bancarelle che vendono arrosto di agnello.
E' l'ora di pranzo e ci facciamo tentare dal profumo invitante.
Angelo sceglie la sua preda e con l'aiuto di Fabio, in pochi
secondi la trasforma in gustose costolette. Intanto arriva
il resto del gruppo che decide di partecipare all'insolito
banchetto.
Più avanti la nostra carovana si ferma ancora: qualcuno
giura di non aver mangiato l'arrosto d'agnello. Ci mettiamo
all'ombra e improvvisiamo un allegro picnic. Poco distante,
una famiglia di contadini attinge acqua da un pozzo. Ci
avviciniamo a dare un occhiata.
Arriviamo
a Douz in serata. In albergo incontriamo Paolo e Sabina,
due grandi conoscitori dei deserti africani. Saranno la
nostra guida da domani in poi. Ci inoltreremo nel Grande
Erg Orientale.
Dopo
cena la voglia di deserto prevale : facciamo un giro di
ricognizione.
Il panorama, per noi che viviamo sulle rive del mediterraneo,
è stranamente familiare. Ma aldilà della strada,
che siamo tentati di chiamare lungomare, non c'è
una distesa d' acqua ma un oceano di sabbia.
Improvvisiamo
un cocktail party: vino e limoncello.
Ci
prepariamo a trascorrere due giorni tra le dune. La nostra
meta è Timbahin, un altopiano roccioso nel cuore
del deserto. Ci ricongiungeremo col resto del gruppo a kssar
Ghilane. Ma dobbiamo ritardare la partenza perché
Tindaro ha bucato una gomma.
I più anziani, dopo aver provato a guidare sulle
dune la sera precedente, rinunciano e preferiscono dedicare
le due giornate allo shopping, allo sport e al relax.
Questa
è una vecchia fortezza abbandonata. Recentemente
è stata utilizzata da una troupe cinematografica.
D'ora
in avanti si dovrà procedere su un fondo di sabbia
finissima, Paolo ci ordina di abbassare la pressione delle
gomme.
Adesso siamo in pieno deserto, per gli appassionati del
fuoristrada inizia il vero divertimento.
La sabbia è molto soffice e l'attraversamento delle
dune si rivela più difficoltoso del previsto. Anche
per l'esperto Paolo, pensate che ha partecipato ad una decina
d'edizioni della mitica Parigi - Dakar, ci sono complicazioni.
Nonostante
i problemi la marcia continua. Raggiungiamo un pozzo segnato
come punto di riferimento sulle nostre carte: la direzione
è giusta!
Il
gruppo è in ansia, siamo fermi da qualche minuto
e non vediamo arrivare Tindaro.
Decidiamo
di tornare indietro. Temiamo che possa essersi perso. Per
fortuna dopo pochi chilometri lo avvistiamo: è rimasto
insabbiato. Lo aiutiamo a riprendere la marcia e raggiungiamo
il resto del gruppo. L'inconveniente, però, causa
un forte ritardo sulla tabella di marcia. Decidiamo di accamparci
per la notte.
La
mattina dopo ci svegliamo nel bel mezzo di una tempesta
di sabbia. Giovanni per poco non ci rimette la sua tenda.
Tindaro ha bucato ancora. Dopo tante volte ha imparato il
mestiere del gommista. La sabbia si è infilata dappertutto.
Proseguiamo
la nostra marcia in direzione di Timbahin, ma col vento
le difficoltà aumentano. La visibilità è
ridotta. Per non rischiare facciamo una ricognizione a piedi.
Le vetture meno adatte hanno difficoltà ad affrontare
le dune. La macchina di Tindaro subisce un'ulteriore guasto.
Anche se con fatica riusciamo a venir fuori dalla sabbia.
Adesso il fondo diventa roccioso e Paolo ci fa rigonfiare
le gomme.
Incontriamo una carovana di beduini intenti a rifornirsi
di acqua. Uno spettacolo inatteso. Purtroppo però,
dobbiamo assistere anche alla scena di un rito tradizionale
ma crudele.
Abbiamo
raggiunto la nostra meta nel deserto. Siamo a Timbahin,
ci arrampichiamo sulla montagna rocciosa. Dall'alto scorgiamo
Giovanni e Tindaro che hanno difficoltà a trovare
il passaggio tra le dune.
Arriviamo
a Kssar Ghilane di sera e subito approfittiamo per fare
un bagno ristoratore nella pozza di acqua termale.
Kssar
Ghilane è un'oasi nata da poco, quando, durante alcune
trivellazioni per la ricerca del petrolio è stata
trovata invece una sorgente di acqua sulfurea.
Qualcuno,
però, invece di bel bagno caldo, preferisce rilassarsi
fumando il narghilè.
La
mattina rimaniamo bloccati nell'oasi a causa della tempesta
di sabbia, che adesso sembra essere peggiorata.
Tindaro
e Seby, , non hanno nessuna voglia di passare la giornata
a ripararsi gli occhi dalla sabbia senza poter fare nient'altro.
Con evidenti difficoltà facciamo rifornimento e organizziamo
un fuoriprogramma: a Zafrane abbiamo un amico Mohamed, decidiamo
di andare a trovarlo. Mabruk, un fotografo, ci chiede un
passaggio e ne approfitta per andare a trovare la famiglia.
A
Zafrane, mentre stiamo cercando il nostro amico ci invitano
a partecipare ad una festa di matrimonio.
Al
matrimonio incontriamo Mohamed, anche lui si è sposato
da poco. E' felice della sorpresa
ci presenta la moglie
e il suo bambino. Poi Mohamed ci invita a casa sua.
Intanto
a Kssar Ghilane sono arrivati i nostri amici che avevano
rinunciato al deserto. Nel gruppo c'è una certa euforia.
Per chiudere la cena Tindaro propone uno dei suoi strani
brindisi nei quali manca sempre la rima.
La
serata prosegue
davanti al fuoco, insieme ai nostri
nuovi amici, improvvisiamo danze e canti berberi.
Abbiamo
lasciato definitivamente il deserto sabbioso. Siamo a Matmata,
un antico insediamento, con le tipiche case a pozzo. In
questo luogo vi è qualcosa di surreale, un'atmosfera
vagamente lunare. Non a caso è stato scelto come
cornice per alcune scene del film Odissea nello spazio.
I berberi di queste zone, scavarono le loro dimore sottoterra
più di mille anni fa per ripararsi dall'eccessiva
calura estiva. Una donna ci offre il tipico pane arabo.
Adesso, molte di queste abitazioni, sono state trasformate
in musei, ma anche in hotel bar e ristoranti..
Incontriamo
tre simpaticissimi bambini.
Da Matmata ci trasferiamo sulla costa. Il deserto lascia
posto alle verdi pianure. In serata arriviamo ad Hammamet:
paradiso dei singles. La serata è all'insegna del
divertimento. La mattinata seguente è all'insegna
del relax.
Resta tutto il pomeriggio da destinare allo shopping. I
mariti tremano al pensiero di vedersi alleggerire i portafogli.
Gli
scapoli se la ridono.
E'
il nostro ultimo giorno di permanenza in Tunisia, passiamo
qualche ora in spiaggia. Tano, da buon "marinoto"
si è dato da fare; anche se nessuno ha visto come
ha fatto, dobbiamo riconoscere che, in qualche modo, ha
pescato una spigola.
La
vacanza sta per finire, siamo sulla via del ritorno. Le
donne però scoprono che sulle macchine c'è
ancora spazio. Decidono di fare ancora qualche acquisto
e si liberano così degli ultimi dinari che i mariti
avrebbero voluto spendere l'anno prossimo. .