TURCHIA DELL'EST IN MOTO
testo e foto di Carlo
Oggionni
Equipaggio: Carlo e Jana (Pessano
con Bornago –MI)
Moto: Kawasaki KLR 650
Km percorsi: 5.450
Durata: 2 settimane (2004)
Dove andate in ferie quest’anno?
Ancora Turchia?… ma ci siete già stati!
E’ vero… ma ci mancava la zona più ad Est,
così anche quest’anno siamo tornati in Turchia per
visitare le zone a confine con Armenia ed Iran.
Purtroppo avevamo a disposizione solo 15 giorni, così si
è dovuto fare tutto un po’ di corsa, e per arrivare
velocemente nei luoghi che volevamo visitare abbiamo attraversato
il paese senza concederci troppe tappe nei “luoghi già
visti”.
La prima tappa (930 km.) ci ha portato alla capitale
Ittita di HATTUSAS presso la città di
Bogazkale, 120km. Ad Est di Ankara.
Una rivelazione… si tratta di un enorme sito archeologico
che ha rivoluzionato l’idea che mi ero fatto degli Ittiti
(e qui devo mio malgrado confessare la mia ignoranza storica a
riguardo). Mi ero sempre immaginato gli Ittiti come un popolo
che vivesse in luoghi caldi… ed è stata grande la
mia sorpresa quando ho scoperto che la capitale si trova a circa
2000 mt. di quota, e pure essendo il 20 Luglio il freddo era pungente.
La visita però ripaga di tutta la strada fatta, ci sono
pochissimi turisti ed il sito è davvero enorme (bisogna
spostarsi al suo interno in moto, dopo aver pagato l’ingresso,
attraverso una strada asfaltata per un percorso di circa 5 km…impensabile
farlo a piedi). Ci sono molti riferimenti
all’Egitto anche a causa dei rapporti politici
che esistevano tra i due popoli.
In loco si possono incontrare alcuni pastori (il bestiame pascola
tranquillamente all’interno del sito archeologico condividendo
l’area con i gruppi archeologici che stanno effettuando
nuovi scavi) che si propongono ben volentieri di accompagnarti
a visitare i punti salienti, chi non volesse può comunque
affidarsi ad una buona guida (noi avevamo la EDT-lonely planet)
ottenendo i medesimi risultati. Terminata la visita consiglio
di recarsi a vedere anche i luoghi sacri situati a pochi chilometri
dal sito di Hattusias e segnalati su qualsiasi cartina, con particolare
riguardo per YAZILIKAYA … sono anch’essi
molto suggestivi.
Con un po’ più
di calma abbiamo raggiunto il sito archeologico di ANI,
per visitare il quale occorre fare sosta alla città
di KARS. (Con mio grande dispiacere non siamo riusciti a
fermarci alle terme di Balikli Kaplica, vicino a Kangal,
dove nelle vasche di acqua termale piccoli pesci si adoperano
a fare la pulizia della pelle di chi vi si imerge, particolarmente
consigliata per chi soffre di psoriasi).
La città di KARS (che risente ancora
oggi della colonizzazione russa avvenuta sino all’inizio
di questo secolo) l’ho trovata veramente particolare.
Non posso dire che sia una bella città o che abbia
monumenti per i quali meriti una visita, ma proprio il grigiore
dei suoi palazzi e delle sue strade (le vie principale sono
state pavimentate tra il 2003 ed il 2004… prima erano
in terra battuta, e squadre di uomini stavano lavorando
ancora durante la nostra visita) rappresentano la sua maggiore
attrattiva e curiosità. |
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ANI è un’antica città
abbandonata (in quanto uscita dalle principali rotte commerciali)
situata a circa 30 km. Da Kars, proprio a confine tra Turchia
ed Armenia. Oggi, oltre alle imponenti mura, si possono ancora
visitare moschee e chiese armene, che sono gli unici edifici rimasti
in piedi visto che delle abitazioni sono rimaste solo le fondamenta
o poco più. Si trattava di un’enorme centro abitato
che era paragonabile per importanza a Costantinopoli, dove ancora
sono ben distinguibili (oltre agli edifici religiosi) le zone
abitate, quelle commerciali, i magazzini, gli Hammam e le fortificazioni.
La visita richiede almeno mezza giornata ed il biglietto di ingresso
può essere fatto direttamente in loco (sulle guide meno
aggiornate viene descritta una lunga procedura da fare alla città
di Kars tra museo e posti di polizia per avere i permessi per
poter accedere al sito archeologico di Ani. In realtà una
nuova legge turca del 2003 ha liberalizzato la possibilità
di accedere al sito senza più la necessità di permessi
speciali).
Dopo Kars ci siamo spostati alla volta di DOGUBAIAZIT,
anonima città di confine ai piedi del monte Ararat, ed
ultimo punto di riferimento prima del confine con l’Iran.
La città in sé non ha nulla di interessante se non
il monumentale palazzo di ISKAPASA situato a circa 5 km. dalla
città al termine di una lunga salita (qualcuno percorre
il tratto anche a piedi). Il palazzo risulta fortemente restaurato
(o sarebbe meglio dire “ricostruito”), ma la sua posizione
(costruito sul fianco di una montagna ed affacciato su una vasta
pianura) e dimensione (più di 300 stanze, con moschea,
hammam, alloggi, harem, giardino, cortili e piazze interne, depositi,
alloggi per gli ospiti e per le guardie) lascia il visitatore
a bocca aperta immaginando quale dovesse essere lo sfoggio di
ricchezza negli anni in cui era in funzione (all’ingresso
c’era pure una fontana che dispensava latte).
Successivamente ci siamo spostati a VAN in prossimità
dell’omonimo lago. Qui oltre alla bellezza dei luoghi è
molto interessante visitare la chiesa armena di AKDAMAR posta
su una piccola isola raggiungibile con barche che accompagnano
i visitatori (oggi è un frequentatissimo luogo per pic-nik
utilizzato soprattutto dai locali), la rocca di HOSAP (al confine
con l’Iran) ed il vulcano NEMRUT la cui colata lavica ha
dato origine al lago di Van. Queso vulcano ha il medesimo nome
di un’altra montagna (Nemrut Dagi) situata vicino alla città
di Adiyaman che è divenuta importante meta turistica grazie
alla presenza della tomba del re Antiochio. Sul vulcano, contrariamente
a quanto accade sull’altro Nemrut, non ci sono reperti archeologici
da visitare, ma è molto interessante raggiungere l’interno
del cratere (circa 15 km. di sterrato) dove oggi si può
vedere un enorme lago con fonti calde (queste ultime erano segnalate
sulla guida, ma non siamo riusciti a trovarle). Si tratta di un
posto desolato pochissimo frequentato sia dai locali che dai turisti.
Ormai il tempo stringe e tra pochi giorni dobbiamo
nuovamente imbarcarci alla volta dell’Italia. Così
facciamo ritorno verso il porto di Cesme facendo alcune tappe
in varie città per poterle visitare. Durante il ritorno
percorriamo lunghi tratti di quella che era la “via della
seta”, riconoscibile sia grazie alla toponomastica dei luoghi
(desinenze “han” e “saray” nel nome dei
paesi indicano la presenza di caravanserragli) che grazie all’effettiva
presenza di caravanserragli lungo il tragitto. Questi sono disposti
a circa 35/40 km. l’uno dall’altro (era la percorrenza
media giornaliera delle carovane) e sono tutti visitabili …
alcuni sono molto ben conservati, altri meno, di alcuni restano
solo le rovine o le tracce della loro presenza riconducibile alla
sola toponomastica.
Rientriamo in Italia con un po’ di rimpianto
sapendo che non torneremo tanto presto in Turchia, ormai l’abbiamo
visitata tutta e nei prossimi anni ci sposteremo su nuove mete.
Durante il viaggio di andata in traghetto abbiamo conosciuto due
simpatici ed interessanti compagni di viaggio: Walter e Fulvio
(due motociclisti che si apprestavano il primo ad andare in Cina,
ed il secondo a fare il giro completo della Turchia potendo disporre
di più giorni di ferie che noi) i quali ci hanno dato parecchi
spunti per i prossimi viaggi.
Già abbiamo iniziato ad elaborare un ipotesi
per un nuovo giro, ma prima dobbiamo rimettere in ordine la moto
che avendo già “compiuto” i suoi primi 40.000
km., ed essendo un monocilindrico, ha bisogno di qualche piccolo
intervento.