Sollecitati da alcuni amici e memori delle positive esperienze
del 1997 e 1998, siamo tornati in Turchia. Per esigenze
dei compagni di viaggio, la vacanza si è svolta nel mese
di agosto. Noi siamo partiti il 1° agosto per ritornare
il 2 settembre. Alcuni giorni iniziali e finali sono stati
dedicati ad una sosta al mare in Grecia. Siamo stati in
Turchia dal 7 al 27agosto.
Nel resoconto di questo viaggio, senza la presunzione di
essere esauriente, ho introdotto alcune notizie frutto di
precedenti esperienze.
Non perché io sia un conoscitore della Turchia, ma solo
per esserne il "veterano " del gruppo in quanto a frequentazione,
ho abbozzato un programma che conciliasse le esigenze dei
partecipanti: vedere alcuni luoghi irrinunciabili per chi
la visitasse per la prima volta; tornare in luoghi già visti
ma ricchi di fascino; scartare qualcosa magari molto reclamizzata
da guide e depliant, ma ormai poco appetibile perché stravolta
dal flusso turistico; aggiungere un po' di mare e riposo,
soprattutto gradito ai figli; approfittare dell'itinerario
per cogliere, strada facendo, qualcosa di nuovo, trascurato
in precedenti passaggi.
La scelta di un giro in senso antiorario che lasciasse Istanbul
come ultima tappa è legato al fatto che uno dei due equipaggi
miei compagni di viaggio, neofita della Turchia, avrebbe
potuto scegliere di trattenervisi più a lungo di noi in
considerazione delle tante cose belle ed interessanti da
vedere. Nella mia descrizione ho avuto cura di riportare
i nomi dei luoghi con i caratteri dell'alfabeto turco, utilizzando
quindi anche simboli che non fanno parte del nostro.
Ecco sommariamente il percorso programmato e sostanzialmente
rispettato nei tempi e nei luoghi.
Partenza da Roma il 1 agosto. Imbarco a Bari con
nave Superfast (costo andata e ritorno, in alta stagione,
poco superiore al milione di lire per camper fino a 7 metri,
tre adulti ed un bambino; open deck con allaccio elettrico)
ed arrivo in perfetto orario ad Igoumenitsa la mattina del
2 agosto. Sosta di mare in Grecia in attesa che ci raggiungano
altri compagni di viaggio con cui ci riuniamo il 6 agosto.
In Turchia, attraversamento dei Dardanelli tra Gelibolu
e Lapseki (servizio di traghetti anche tra Eceabat e Çanakkale),
quindi Efeso, Aphrodisias, Uçagiz (Kekova), Demre, Çirali,
Egirdir col suo lago, attraversamento delle steppe centrali
e della Cappadocia per raggiungere il monte Nemrut. Rientro
con sosta in Cappadocia, quindi Istanbul e ritorno in Grecia
con sosta sullo Ionio. Al termine avremo percorso 6.936
Km.
Documentazione utilizzata:
· Turchia. Guide del mondo del T.C.I.
· Turchia. Le guide Routard.
· Carta stradale 1:800.000 della RV, nell'edizione
dello Studio F.M.B. di Bologna, in due fogli: Turchia ovest
e Turchia est. Sono datate, ma non ho trovato nulla di più
recente nemmeno sul luogo. In considerazione dei numerosi
lavori stradali sempre in corso, è comunque utile assumere
informazioni sul posto.
· Materiale illustrativo fornito dall'ufficio di
cultura e informazione dell'ambasciata di Turchia, Roma,
piazza della Repubblica 56.
· Io parlo turco. Manuale di conversazione nell'edizione
"a. Vallardi".
Consueto trasferimento da Roma a Bari mediante autostrada,
uscita a Caianello, per imboccare la Telesina fino a Benevento
dove si rientra in autostrada fino a Bari. Il tragitto,
effettuato con la dovuta prudenza e in assenza di inconvenienti,
richiede tra le 5 e le 6 ore, compresa una comoda sosta
pranzo. Il porto di Bari è facilmente raggiungibile seguendo
le indicazioni stradali: è possibile parcheggiare, in zona
defilata, nell'area portuale per sbrigare le rapide formalità
all'ufficio di imbarco. Non resta quindi che salire sulla
nave. Controllare di non eseguire inutili file dietro ai
TIR: i veicoli ricreazionali destinati all'open deck vengono
fatti salire per primi. La posizione sul ponte aperto, influisce
sicuramente sulle condizioni del viaggio e l'allacciamento
alla rete elettrica mi consente di sfruttare il condizionatore
e di evitare i problemi di ventilazione e di temperatura
che spessissimo affliggono questi trasferimenti estivi.
La nave tiene fede alla sua puntualità; partiamo alle 20,00
(ora italiana) e sbarchiamo poco dopo le 6 (ora greca) per
imboccare la strada per Ioannina, Trikala, Larissa. La destinazione
finale in Grecia, prevista insieme ad un altro equipaggio
che non ci seguirà in Turchia, è Thassos, in una baia a
noi conosciuta. Purtroppo, strada facendo, altri amici che
si trovano sull'isola, ci sconsigliano di raggiungerli,
per i soliti problemi logistici legati all'elevato afflusso
di camper. Dobbiamo approntare un programma alternativo
per questi primi giorni: raggiungiamo l'Egeo e lo seguiamo
verso sud, scartando le località a nord, più rinomate e
frequentate. Raggiunta Stomiò proseguiamo per una stretta
e tortuosa strada fino a Kokkino Nerò. Lì, in fondo alle
poche case lungomare che costituiscono il paese, troviamo
un boschetto di eucalipti, dove è allestita una zona picnic
con tavoli, illuminazione ed un parco giochi per i bimbi.
Uno sterrato tra la spiaggia ed il boschetto, praticabile
ai camper, conduce ad uno spiazzo in riva al mare che sarebbe
ideale per la sosta, ma la discrezione ed un cartello che
interpretiamo come divieto di campeggio, ci consigliano
di sistemarci nello slargo sotto gli eucalipti a ridosso
della strada. Bagno per tutti e raccolta di cozze che verranno
utilizzate per la cena con spaghettata. La notte passa tranquilla;
fa abbastanza caldo, ma una lieve brezza ci consentirà di
riposare.
La nostra sistemazione è gradevole, ma limitatamente ad
una sosta breve: decidiamo di spostarci. Attraversiamo Aghiokambos,
località balneare con ampia spiaggia: possibilità di sosta,
ma lungo la strada e certamente l'animazione notturna dovrebbe
risultare fastidiosa. Puntiamo verso l'interno per incrociare
la strada che ci porterà a Volos. Da qui, lungo il mare,
seguendo un tracciato tortuoso arriviamo a Milina. Si tratta
di un classico paesino greco in riva al mare, che, considerato
il non facile accesso, ha conservato una certa genuinità.
Appena superato il paese, c'è un primo campeggio (privato)
a sinistra, piuttosto affollato: più avanti troviamo a destra
il campeggino comunale, poco reclamizzato. Sicuramente più
modesto, ha tuttavia l'essenziale e le caratteristiche per
piacerci: poca gente, meno turisti stranieri, separato dal
mare solo da una stradina di servizio. La spiaggia non offre
molto, ma grazie ai gommoni possiamo sfruttare il mare circostante,
ricco di isolette e luoghi splendidi. Così, tra un bagno
e l'altro, un giro in gommone e qualche pescata a traina,
in attesa dell'equipaggio ancora mancante, ci rilassiamo
e raccogliamo energie utili per il viaggio che ci aspetta.
E' già la tarda mattinata del 6 agosto quando si completa
la formazione definitiva del nostro viaggio: siamo sulla
tangenziale di Salonicco. Dopo l'autostrada, un nuovo (rispetto
al 1998) tracciato stradale ci consente di evitare l'attraversamento
di Kavala e di Xanthì. Non vale però la pena forzare il
ritmo per passare oggi la frontiera e ci fermiamo alla pineta
di Lagos (attenzione a non insabbiarsi qualora ci si voglia
spingere a ridosso della spiaggia). Siamo in tempo per ritemprarci
con un bagno. Pernottare qui, in tre equipaggi, risulta
essere una soluzione ottimale; i rumori della strada giungono
ovattati. C'è anche una fontanella anche se abbiamo avuto
l'impressione di un residuo sabbioso nell'acqua. Ci sono
tantissimi insetti simili a zanzare, che riescono a superare
le nostre barriere passando attraverso le fessure dei telai
delle zanzariere: sigillarle bene con lo scotch! La notte
trascorre fresca ed in tutta tranquillità.
La mattina ripartiamo per tempo. La strada è buona, in gran
parte nuova. Siamo in frontiera poco dopo le 11,00. Solite
formalità burocratiche, aggravate dal fatto che il gendarme
addetto ai visti, dopo averci fatto il calcolo per il pagamento
in lire italiane (66.000), pretende solo dollari! Ci invita
ad andare al cambio, ma lì non hanno nessuna intenzione
di darci dollari contro lire italiane. Dopo alcuni vai e
vieni, riusciamo a convincere il gendarme a prendersi le
lire. L'impressione avuta è che sperasse che noi pagassimo
con banconote di grosso taglio per poterci dire di non avere
il resto; quando ha visto invece che tiravamo fuori i soldi
contati, ha chiesto i dollari (tutto il mondo è paese).
Comunque il visto costa 5 $ a persona e 4 $ per il mezzo:
totale per noi 24 $ corrispondenti, secondo i conti del
gendarme, a 66.000 lire italiane (la matematica a volte
è un'opinione). Tanto paghiamo e va bene così. Ottenuti
i visti sui passaporti, si va avanti da un funzionario ad
un altro senza particolari intoppi. Alle 12,15 circa siamo
in grado di muoverci tutti dopo avere cambiato 300.000 lire
italiane a famiglia (cambieremo sempre poco per volta a
causa dell'inflazione galoppante) ottenendo 611 lire turche
per una lira italiana.
Da ora in poi esprimerò i prezzi in lire turche contrassegnandoli
col simbolo T£. A Kesan, deviamo per Gelibolu. Fermatici
per strada presso una fonte dove pranziamo otteniamo il
primo segno di ospitalità: una famiglia turca ci offre della
frutta. A Gelibolu ci assale subito il folklore locale e
non possiamo fare a meno di acquistare almeno dei pistacchi.
Oltre al pagamento di 1.500.000 T£ per il parcheggio obbligato
in attesa dell'imbarco (una delle fonti di reddito locale
è lo sfruttamento quasi sempre assolutamente legale dei
parcheggi), paghiamo 12.800.000 T£ per traghettare il camper
fino a Lapseki, in Asia, da dove seguiamo la costa egea
verso sud. Tralasciamo Troia, già vista in altra occasione.
Il sito merita indubbia attenzione per la suggestione legata
alla tradizione omerica ed ai nostri ricordi scolastici,
ma i resti sono tali da risultare interessanti solo per
appassionati. Alcune soste per acquisti ci rallentano: si
va facendo tardi e preferendo non viaggiare col buio, superata
Küçükküiü, cerchiamo una sistemazione per la notte, possibilmente
in riva al mare. La costa del golfo di Edremit risulta essere
una teoria di assembramenti più o meno residenziali con
pochissimi spazi: quelli tra la strada e il mare sono agglomerati
di case. Comunque, troviamo ciò che fa per noi, con i fari
già accesi, a Kaprikalar, dove uno sterrato alberato lungo
la spiaggia, ci consente di fermarci esattamente a 12 passi
dalla riva. C'è un vento teso di mare; la notte passerà
fresca e tranquilla.
Come possibilità alternativa di sosta intorno al golfo di
Edremit posso segnalare, per averne usufruito con soddisfazione,
l'Altin camping di Ören, proprio in fondo al golfo e l'Ada
camping sull'isola (con ponte transitabile) di Alibey, nella
parte più meridionale del golfo, di fronte ad Ayvalik.
Procedendo verso sud, segnalo, anche se omessa da questo
viaggio, Bergama (Pergamo) per importanza ed imponenza delle
vestigia.
La prima fermata del giorno successivo è quella al Migros
di Menemen, prima di Izmir (Smirne). Apro una parentesi
sui supermercati, forniti di
tutto, che si trovano in tutti i centri principali. I più
diffusi ed assortiti, a nostro avviso sono i Migros e, in
forma minore, i Tanzas. Per mia moglie trovare un Migros
è sempre una festa! Vengono contrassegnati con un numero
di M iniziale tanto più elevato quanto più è grande il supermercato:
si va quindi da M Migros fino ad un MMMMM Migros segnalatoci
a Istanbul. Chiusa la parentesi e fatta la spesa, imbocchiamo
l'autostrada per Aydin, fino all'uscita per Selçuk ed Efeso.
Parcheggio 1.500.000 T£. Ingresso agli scavi archeologici
7.000.000 T£ a persona (bambini gratis). Pur essendo già
stato qui, non ho resistito al fascino di ripercorrere le
splendide vie di quello che era il più importante centro
romano di tutta l'Anatolia: la via Arcadiana, tra il porto
(ormai insabbiato dai depositi del Küçük Menderes) ed il
teatro; la via di marmo, fino allo straordinario edificio
della biblioteca di Celso; la via dei Cureti corredata di
altri eccezionali monumenti, per arrivare all'agorà superiore
e poi ancora verso l'odeon. Ci si immerge nel passato e
la visita, pur in un'ambientazione ormai diversa da quella
originale a ridosso del mare, è particolarmente suggestiva
e indicata nelle ore prossime al tramonto.
Nelle vicinanze
· la grotta dei sette dormienti: necropoli dell'epoca delle
persecuzioni dei Cristiani. Secondo la leggenda sette giovani
cristiani che vi si rifugiarono vi furono murati dentro
dai Romani. Caddero in un sonno che durò 200 anni per poi
vivere, al risveglio, nella città ormai cristianizzata.
Alla loro morte furono seppelliti in quella stessa grotta.
· L'Artemision: il tempio di Artemide che costituiva una
delle sette meraviglie del mondo antico. Purtroppo l'unica
meraviglia che ormai suscita è quella di non trovare praticamente
più nulla!
· La Meryemana: la casa dove sarebbe vissuta per un periodo
la madre di Cristo.
· La basilica di S. Giovanni: il più importante edificio
bizantino di Efeso.
Dopo la visita degli spettacolari scavi, le altre proposte
sembreranno ben poca cosa: indubbiamente trascurabili senza
rimpianti. Per la notte a Selçuk, seguendo le indicazioni
per la basilica di S. Giovanni e raggiunta la moschea di
Isa Bey, imbocchiamo la salita a destra. Arriviamo ad una
piazzetta in piano, illuminata, di fronte a negozi ed abitazioni:
ottima e tranquilla. Alternativa per la sosta notturna,
il parcheggio degli scavi di Efeso o il campeggio vicino
al mare a Kusadasi, valido anche per una sosta marina di
riposo. Volendo dedicare più tempo al litorale Egeo, non
sono da trascurare Bodrum e Marmaris, attraenti cittadine,
ma affollatissimi centri di mare. Mamaris è alla base di
una splendida penisola dalle coste tormentate, che si insinua
in mare tra le isole di Rodi e di Kos, ben aggredibile in
camper fino a Datça. La strada che prosegue verso Knidos
(situazione al luglio 1997) si trasforma prima in uno sterrato
disagevole e poi in pista degna di fuoristrada. Chi fosse
interessato si informi bene prima di tentare l'avventura.
Ripartiamo da Selçuk diretti ad Aphrodisias. Seguiamo la
nazionale 320 (E87) per Aydin fino alla deviazione a destra
per Aphrodisias. L'ultimo
tratto di strada per gli scavi è in rifacimento: è sterrata
e cumuli di brecciolino restringono la carreggiata: attenzione
nell'incrociare i veicoli di grossa taglia in senso contrario!
Parcheggio degli scavi 2.000.000 T£. Costo del biglietto:
4.000.000 T£ per gli adulti e 1.500.000 T£ per i ragazzi.
Non grandiosa come Efeso, ma in un contesto ambientale bucolico
forse più suggestivo e, soprattutto, meno affollato, merita
sicuramente attenzione. Durante la visita, che non è impegnativa
né lunga, la solita famigliola turca ci offre dell'uva.
Prossima tappa è Pamukkale. In realtà non faceva parte del
programma, ma la fama del luogo ha suggestionato i miei
compagni di viaggio che hanno piacere di vederla. Solito
disappunto per la ormai istituzionale mancanza d'acqua dal
"castello di cotone". A lungo andare, negli anni, questo
spettacolo naturale scomparirà: già in alcuni punti marginali
le concrezioni di calcio si stanno sfaldando e la roccia
sta perdendo il proverbiale biancore. Sostanziale e per
me recidiva delusione. Fulgido esempio di come si può rovinare
una meraviglia della natura perseguendo interessi turistici
e non, legati a profitti più tangibili nell'immediato. Non
esistono problemi per una buona sistemazione in uno dei
tanti ristorante-camping con piccola piscina. Concordiamo
il prezzo di 5.000.000 T£ a camper a notte, con allaccio
elettrico e servizi.
Il riposo notturno lenisce la delusione ed il viaggio prosegue.
Strada nazionale per Antalya. Per una gradevole ed economica
sosta pranzo, all'altezza del bivio che separa le strade
per Antalya e Fethiye, ci sono molti ristorantini con menù
a base di trota. L'aria è frizzante (siamo a 1400 m), il
cibo è buono, l'acqua abbondante e freschissima. Il pranzo
per 11 persone, a base di trota fritta e gözleme (una specie
di calzone con carne e formaggio) più ayran (caratteristica
bevanda locale a base di yogurt salato, allungato con acqua,
gradevole e dissetante più di quanto possa sembrare) e çay
(tè), complessivamente ci costa 26.000.000 T£. La sosta
è talmente gradevole che ci attardiamo, anche considerando
che abbiamo il nostro riferimento serale: Uçagiz, porticciolo
al centro della propaggine
del Tauro occidentale che sprofonda in mare.
Tralasciamo Fethiye e la rinomata spiaggia di Ölüdeniz,
con ingresso a pagamento, stupenda ma affetta dalla peggiore
tradizione di consumismo turistico. Per chi fosse fornito
di un mezzo nautico proprio, può essere invece di grande
soddisfazione il golfo di Fethiye, magari sfruttando come
base Göcek.
Giungiamo a destinazione in serata. Indicazioni dalla statale,
poi 19 Km di saliscendi tortuoso; al bivio senza indicazioni
andare a sinistra, poi seguire i cartelli. Il posto sembra
sempre uguale, anzi direi migliorato come condizioni igieniche
rispetto a come ricordavo: ci sono addirittura i contenitori
per la raccolta separata dei rifiuti. Anche la gente è la
stessa: ricordo alcune persone conosciute nei precedenti
viaggi ed anche loro, dopo aver rammentato alcuni particolari,
si ricordano di noi riservandoci un'accoglienza calorosa.
Rambo, l'eccentrico soggetto che mi aiutò con entusiasmo
a gonfiare il gommone 4 anni fa è in mare con la sua barca.
Il suo amico che ora è incaricato di riscuotere la quota
parcheggio, alla mia richiesta di quanto dovessimo pagare
mi risponde: "No, tu sei un amico."! Al suo rientro anche
Rambo ci riconosce e ci accompagna con la sua simpatia in
una passeggiata per il paese. Non possono mancare ragazze
che contornano le signore per proporre fazzoletti, parei,
collanine e braccialetti. Acquistiamo volentieri qualcosa
a prezzi per noi irrisori. Ci sistemiamo in riva al mare.
Rambo ci consiglia addirittura di formare quadrato e così
faremo cenando all'aperto senza subire indiscrezioni di
sorta. La notte è calda, ma la possibilità di lasciare le
finestre aperte (cosa che abbiamo fatto praticamente ovunque
con l'eccezione dei parcheggi cittadini) ci dà un po' di
sollievo.
La giornata successiva è dedicata alla gita in barca: ho
sempre il gommone con me, ma non sono in grado di caricare
11 persone! Decidiamo
di affittare una barca e non mi sento proprio di tradire
Rambo. Ci costerà complessivamente 45.000.000 T£. Per la
terza volta siamo su questo mare, andiamo alla vicina Kaleköy,
l'antica Simena, raggiungiamo a guado la tomba licia sommersa,
ci riempiamo gli occhi della bellezza di questa costa frastagliatissima,
ricca di isolotti, intrico di insenature e promontori; raggiungiamo
l'isola di Kekova e la sua città bizantina sprofondata nel
mare (attenzione: qui il bagno in mare è vietato per salvaguardare
l'integrità dei reperti archeologici facilmente individuabili
anche dalla barca). Rinunciamo alla cosiddetta grotta azzurra
e alla polla sorgiva di acqua dolce nel mare, per passare
tutta la giornata alla spiaggia di Tersane a Kekova (ruderi
dell'abside di una chiesa bizantina ormai in progressivo
abbandono). Restiamo a lungo a mollo anche se, per salvare
le provviste dobbiamo combattere spesso con una intraprendente
famigliola di asinelli, un impunito gregge di capre e nugoli
di grosse vespe. Una signora turca "adotta" mia moglie e
la invita a sedersi vicino a lei mentre prepara braccialetti
di conchiglie che poi ci regala; con le stesse conchiglie
decora parei che acquistiamo per le nostre figlie e nipoti.
Alle 16,30 Rambo torna a prenderci come d'accordo. Approfittiamo
di una doccetta sulla sua barca per toglierci il sale di
dosso. C'è anche il tempo per una passeggiata in paese.
E' praticamente costruito sul sito di una necropoli licia
(Teimiussa): sarcofagi spuntano qua e là tra le case e lungo
un corso di acqua dolce; particolari quelli cosiddetti gotici,
dai coperchi a forma di carena, forse derivati dall'usanza
di porre sulla sepoltura una barca rovesciata. Una ragazza
ci informerà che Uçagiz è dotata di tre risorgive a ridosso
del paese e della spiaggia. Terminiamo con una cena al ristorante
Kordon. Menù turistico: per i ragazzi (pollo, riso e patate)
a 2.500.000 T£; per noi (self-service di antipasti a volontà
più carne) a 4.000.000 T£ (un milione in più scegliendo
il pesce al posto della carne). Bibite a parte. Mangiamo
abbondantemente e bene, spendendo, complessivamente (sempre
11 persone) 46.000.000 T£.
Dopo un'altra notte calda è il momento di salutare Rambo
e Uçagiz. Puntiamo su Demre per visitare le tombe rupestri
di Myra. Ingresso 1.500.000 T£ a persona, al termine di
un vialetto con numerose bancarelle.
Pur se le tombe arroccate alla parete del monte si vedono
anche dalla strada, la visita è sicuramente interessante
e non faticosa.
E' vietato accedere all'interno scalando la parete: ne è
accessibile una in basso, ma sono molto più degne di nota
le decorazioni esterne scolpite nella roccia. Si passa quindi
al bel teatro: approfittiamo di giochi d'ombra e gallerie
dove si incanala il vento per godere un po' di fresco.
Chi fosse particolarmente amante della tradizione di Babbo
Natale, può dedicare un po' di tempo alla chiesa di S. Nicola.
Lasciata Demre, subito dopo Andriake, la strada corre a
doppia carreggiata lungo il mare. C'è anche possibilità
di fare acqua ed alcuni sterrati consentono la sosta a ridosso
della spiaggia. E' ventilato. Pensato e fatto: camper a
favore di ombra e tendalini sguainati! Pranziamo fuori in
condizioni ottimali. In attesa di mangiare i figli fanno
il bagno. Stiamo talmente bene che ripartiamo solo dopo
le 17,00. La nostra meta è la spiaggia di Çirali, dove ci
riposeremo per qualche giorno. Dalla statale, seguendo le
chiare indicazioni, imboccare la stradina in discesa dove
è indicata anche Yanartas. Incomincia ad essere tardi ed
arriviamo col buio: superato il ponticello, proseguiamo
sulla strada asfaltata, quindi giriamo a destra e, seguendo
la strada sempre asfaltata, a sinistra, arriviamo ad uno
spiazzo, segnalato con cartello di parcheggio, sulla spiaggia,
vicino ad un bar. A poca distanza dal bar, ampio spazio
(attenzione alla sabbia!) dove ci sistemiamo. Concordiamo
col bar la cifra di 10.000.000 a notte per i tre camper
con acqua a disposizione. Di fronte abbiamo la spiaggia
con i nidi di Caretta caretta ed il mare; alle spalle la
stradina ed un campeggio. Ci aspetta qualche giorno di meritato
riposo. La zona è assolata, ma ventilata: si sta molto bene,
di giorno e di notte. Allestisco il gommone. A nostra disposizione
un bocchettone che eroga acqua gelata. Poco dietro di noi
ci sono anche dei servizi: un lavandino, un bagno turco
ed uno normale, comodi per scaricare la cassetta.
Preparo per terra, con delle pietre, un rudimentale barbecue.
Sulla spiaggia, facciamo conoscenza con dei ragazzi inglesi
che collaborano con i Turchi per la salvaguardia della Caretta
caretta. Ci illustrano il loro lavoro: questi giorni di
plenilunio d'agosto sono proprio quelli della schiusa delle
uova e loro controllano le tracce delle tartarughine, aiutando
le ritardatarie a raggiungere l'acqua. Per la prima volta
ne vediamo una ancora viva che, disorientata dalle luci
artificiali, si era diretta al campeggio anziché al mare.
Un'altra mattina i ragazzi ne hanno scovato sei: se le vedono
in particolare difficoltà, le sollevano con la sabbia o
le pietre su cui sono e le indirizzano verso l'acqua. Ci
spiegano che non vanno spostate prendendole in mano direttamente
perché devono memorizzare il terreno attraversato per poter
tornare, da adulte, a deporre le uova qui dove sono nate.
Durante la nostra permanenza balneare, tra un bagno ed una
pescata a traina, dedichiamo una lunga passeggiata, verso
sud, fino alla foce del fiumiciattolo dove è allestito l'accesso
a mare del sito archeologico di Olympos (ingresso 4.000.000
T£). Resti non eccezionali. Fa caldo, ma l'ambientazione
è davvero gradevole; camminando a ridosso del fiume, ci
si può ogni tanto rinfrescare nell'acqua gelata. Un piccolo
bar senza pretese, all'interno del sito, offre refrigerio
e bevande a prezzi stracciati. Seguiamo il percorso sulla
riva sinistra del fiume fino ad un altro ingresso per poi
ridiscendere sulla riva destra da dove, dopo aver visitato
il teatro (in cattive condizioni), guadiamo il corso d'acqua
per guadagnare l'uscita a mare. Altra meta che non tralasciamo
è Yanartas (la Chimera) dove ci rechiamo la sera prima di
partire. Ero già stato, durante le ore diurne, sul monte
che, vomitando fiamme, ha alimentato la leggenda della Chimera,
ma è certo che lo spettacolo del fuoco che si sprigiona
spontaneamente dalla terra è da non mancare e particolarmente
suggestivo nelle ore notturne. Si può raggiungere l'imbocco
del sentiero con qualsiasi mezzo seguendo le indicazioni.
Si può anche optare, al prezzo di 10.000.000 T£, per un
carretto trainato da un cavallo che porta 5 persone. Noi
abbiamo rimediato un trattore con rimorchio (da me definito
"trattour operator") spendendo 13.000.000 T£ in 11. La successiva
salita a piedi è relativamente breve (15'). La discesa avviene
in notturna grazie alla luce delle torce che abbiamo portato.
Ce ne andiamo, dopo 5 notti, con un po' di rammarico perché
il posto ed il soggiorno sono veramente gradevoli. Il nostro
itinerario ci porta, raggiunta Antalya, all'interno, nella
zona dei laghi.
L'alternativa per dirigersi ad oriente è seguire la costa.
E' un'esperienza che abbiamo già fatto: la strada fino a
Silifke è faticosa per le solite curve e saliscendi; dopo,
la costa non offre scorci degni di segnalazione.
Comunque il percorso lungomare non è da snobbare. Nei dintorni
di Antalya, si può passare qualche ora di relax al parco
delle cascate di Düden Bas? o a quelle di Kursunlu (pagamento
simbolico di un biglietto d'ingresso). Lungo la strada costiera
si trovano straordinari siti archeologici, tra cui segnalo
il magnifico teatro di Aspendos. Verso Isparta, tralasciamo
la deviazione per Thermessos, ma ne consiglio vivamente
la visita specie a chi non soffre le lunghe passeggiate
in montagna. Raggiungiamo Isparta nel pomeriggio ed un giovane
che si esprime bene in francese ci guida prima ad un parcheggio
(1.000.000 T£ a camper per due ore) quindi in città per
le compere di prodotti a base di rose presso un negozio
"di Stato". Al ritorno, poiché il nostro parcheggio è vicino
al mercato della frutta e verdura, approfittiamo per immergerci
in un caleidoscopio di colori senza riuscire a resistere
ad acquisti anche in considerazione dei prezzi irrisori.
Ci muoviamo per la nostra meta serale: Egirdir ed il suo
lago. Giungiamo ancora con la luce e parcheggiamo, attraversato
il ponte, in fondo all'isoletta, al fresco in riva al lago.
Ceniamo al ristorante: pollo per i ragazzi, pesce e saç
kebap (una specie di spezzatino di montone) per noi. Prezzo
32.000.000 T£ (per otto persone), compresa una porzione
in più di saç kebap. Da bere solo acqua e çay. Al ritorno
in camper siamo invasi da animaletti volanti (sigillare
le cornici delle finestre con scotch) che ci costringono
a una caccia prolungata, ma sarà l'unico problema avuto.
Certamente il paese, il lago ed i dintorni meriterebbero
più attenzione, ma il nostro programma incalza e ci vuole
tutta per rispettarlo. Seguendo le indicazioni della guida
Routard, imbocchiamo una "nuova" strada che taglia i monti
direttamente verso il lago di Beysehir. Il risultato è che
arriviamo a Beysehir solo all'ora di pranzo, percorrendo
però una strada stupendamente panoramica attraverso villaggi
che danno l'idea
dell'oblio. Decidiamo di "tirare" fino al caravanserraglio
di Sultanhan? dove pranzeremo. Superiamo Konya d'un fiato
e prendiamo la strada per Aksaray. Arriviamo poco dopo le
15,00. Parcheggiamo liberamente all'ombra del caravanserraglio
e mangiamo sotto l'assalto di bimbi questuanti, per la prima
volta al di fuori dei binari dello "stile nazionale". Mia
moglie regala alcune caramelle e l'assalto, al grido di
"Madame, caramella" si fa ancora più furioso. Ci "salvano"
i due gendarmi di guardia all'ingresso del caravanserraglio,
che ogni tanto allontanano i ragazzini, consentendoci una
pausa. Visita del caravanserraglio per 1.000.000 T£ a persona
con i gendarmi che presidiano i camper. Il serraglio è uno
dei più rinomati e meglio conservati. Dotato di due sezioni,
una coperta per l'inverno ed una aperta per l'estate, prigioni,
stanze, angoli per la preghiera. Riprendiamo la strada ed
attraversiamo la Cappadocia da ovest ad est, superiamo Kayseri
già con i fari accesi per raggiungere Karaday han. Per strada
qualche goccia di pioggia; in lontananza lampi. Quando arriviamo,
alcuni abitanti si fanno subito in quattro per aiutarci
e darci indicazioni: uno di loro sale con noi sul camper
per guidarci lungo la stradina che sottopassa la statale
fino ad uno spiazzo proprio a ridosso del serraglio dove
parcheggiamo per la notte. Assalto, ma solo di curiosità
ed entusiasmo, di ragazzini turchi che non disturbano più
di tanto e se ne andranno quando, chiudendo le tende, toglieremo
motivo di spettacolo. Non riceveremo alcun fastidio, anzi,
usciti per buttare la spazzatura, siamo oggetto delle attenzioni
di due persone che ce la tolgono di mano, facendoci capire
che ci penseranno loro! Notte, fresca e tranquilla; qualche
rumore per la vicinanza della statale.
Ci svegliamo e visitiamo il serraglio su invito di una vecchietta
che ha le chiavi (solita tariffa di 1.000.000 T£ a persona,
esclusi i figli). E' più vecchio (inaugurato nel 1219) ed
aleggia un'aria di maggior autenticità rispetto a quello
visitato ieri. C'è anche una sorta di tomba allestita in
un locale, mentre in uno vicino, delle bare artigianali
attendono ancora ospiti che non arriveranno più.
Scambio di regali con una famiglia (una signora parla il
francese avendo vissuto in Francia per alcuni anni): lasciamo
vestiti per i bambini e biscotti. La signora ci offre latte
appena munto e bollito, probabilmente una ricchezza per
loro. A malincuore, con la consapevolezza di recare un'offesa,
rifiutiamo l'offerta per motivi igienici. Dando un'occhiata
intorno, comprendo cosa sono dei cumuli di materiale qua
e là: si tratta di sterco di animali, che fornirà concime,
combustibile per l'inverno e forse, impastato con la terra,
materiale edilizio per le case del luogo. Partiamo diretti
a Malatya. Strada montana, bella, piuttosto buona, abbastanza
impegnativa, con passi ad elevata altitudine. Si susseguono
piantagioni di albicocche, frutto di cui Malatya è considerata
la capitale mondiale. Giungiamo nel primo pomeriggio e cerchiamo
l'ufficio turistico per informazioni sul Nemrut dagi. Ritengo
utile, per chi volesse salire con mezzo proprio ai 2150
m. del tumulo, dare a questo punto alcune precisazioni circa
i due itinerari possibili. · L'accesso sud, più battuto,
avviene da Katha, attraverso una strada asfaltata di circa
70 Km, con un ultimo tratto in ripidissima salita e fondo
non ottimo. Secondo il parere di chi l'ha affrontata è fattibile
in camper, ma sconsigliabile: gli organi di sospensione
e la frizione sono messi a dura prova, senza contare la
necessità delle soste per fare scendere la temperatura del
liquido di raffreddamento. Da questo versante è possibile
ampliare la visita ad altri monumenti, come il tumulo di
Karakus ed il Cendere Köprüsü (ponte romano). Si giunge
ad un parcheggio da cui parte il tracciato in salita da
percorrere a piedi per 15' -20'. · L'accesso nord avviene
da Malatya, distante circa 100 Km. La strada è asfaltata
e percorribile con prudenza con qualsiasi mezzo, ma solo
fino a 15 Km dalla vetta. Diventa quindi una pessima pista,
stretta, in alcuni punti ripidissima, con sassi che rimbalzano
sotto il pianale e con tornanti che costringono alla manovra
mezzi ben più agili dei nostri. Personalmente la reputo
impossibile per i nostri mezzi. Sembra che siano in corso
lavori per migliorarla, ma tra il dire ed il fare… . Si
supera un alberghetto e si procede fino ad un piazzale a
non più di 100 m dall'ingresso del sito, raggiungibile in
meno di 5' a piedi. Per quanto riguarda invece la possibilità
di escursioni organizzate, anche di più di un giorno, con
sosta in albergo presso la vetta, non c'è che l'imbarazzo
della scelta. Pagando in lire turche il controvalore di
15 $ a persona (secondo il cambio ufficiale; bimbi a metà
prezzo), noi scegliamo di noleggiare subito un dolmen con
autista che ci accompagnerà in poco più di due ore, al tumulo
di Antioco I. Persino il pulmino stenta a salire, anche
in considerazione della trazione anteriore e del fango procurato
da una pioggerella! Ingresso al costo di 4.000.000 T£ solo
gli adulti. Bello, in uno scenario grandioso, in cima alla
vetta più alta della Mesopotamia settentrionale, con lo
sguardo che spazia sulla valle dell'Eufrate sbarrato da
diverse dighe. Peccato che la
pioggerella e le nuvole rendano meno nitido e gradevole
il panorama, ma il tutto è compensato da un ardito arcobaleno
che disegna l'iride da una parte all'altra della valle.
Benché abbia smesso di piovere, il sole si nasconde dietro
le nuvole proprio quando, al tramonto, i suoi raggi dovrebbero
dare più fascino al luogo. Pazienza, è inutile aspettare
un tramonto che non potremo vedere e decidiamo di anticipare
il ritorno. L'autista (cui vanno i nostri complimenti per
la sapiente e prudente guida) ci scarica al centrale parcheggio
custodito di Malatya, dove avevamo lasciato i camper, poco
dopo le 21,30. Nonostante la mia diffidenza verso la sosta
notturna nei centri più popolati, dormiremo benissimo. Il
direttore del centro informazioni turistiche di Malatya
è una disponibilissima persona che parla un buon francese
ed un discreto inglese. Dopo averci accompagnato ieri sul
Nemrut, ci porta oggi a spasso per il bazar di Malatya,
articolato per settori. Lavorazione del rame; albicocche
di tutti i tipi con relativi semi, noccioli e derivati vari;
spezie; abbigliamento; ortaggi e così via. Ci troviamo immersi
in un mondo straordinario di percezioni ottiche, acustiche
ed olfattive; mondo antico di cui la nostra generazione,
per non parlare di quella dei nostri figli, già non può
avere memoria. Meglio di Istanbul. Pranziamo in camper con
pide (sfoglia ripiena di carne di montone con yogurt, pomodori,
peperoncino, verdura, spezie, secondo le proprie preferenze).
Paghiamo 4.000.000 T£ a camper per la nostra lunga sosta
al parcheggio e partiamo con destinazione Sivas. Per strada
ci accompagna la pioggia e, per un breve tratto, vento fastidioso.
Arriviamo alle 19,00 passate: un poliziotto ci scorta gentilmente
ad un parcheggio centrale dove potremo anche dormire. Facciamo
una passeggiata serale in questa animata città, dai connotati
tipicamente orientali, un po' al di fuori delle rotte turistiche
tradizionali e visitiamo alcune moschee. Torniamo poi ai
camper per cenare e dormire con la ormai proverbiale tranquillità.
Si riparte per la Cappadocia. Ci dirigiamo verso Kayseri
che attraversiamo evitando la circonvallazione. Proseguiamo
per Nigde, cercando le indicazioni per una strada che dovrebbe
condurci ad Avanos. Ne troviamo invece una per Ürgüp che
attraversa…. il nulla: paesaggi sconfinati con poche tracce
umane. Giungiamo ad Avanos, cittadina rinomata per la lavorazione
manuale del vasellame.
In verità la produzione attuale ci è sembrata piuttosto
scadente, nonostante i prezzi elevati. I figli si sono divertiti
ad eseguire un lavoretto che poi è stato loro regalato.
Come ringraziamento abbiamo acquistato un vaso di dubbia
fattura a prezzo eccessivo benché metà di quello esposto
(come in tutte le botteghe locali).
Lasciamo i nostri compagni di viaggio in giro per i musei
all'aperto e non di questo mondo dagli incredibili effetti
orografici. A noi, che già abbiamo visitato luoghi straordinari
come Göreme, Zelve, Ürgüp, Derinkuyu, tanto per citarne
alcuni, basta riempirci gli occhi e lo spirito vagando attraverso
territori che offrono uno spettacolo inaspettato e diverso
ad ogni curva! Ci concediamo una puntata ad Uçhisar dove
parcheggiamo sulla piazzetta proprio di fronte all'ingresso
del castello. L'impressione è quella di un villaggio non
danneggiato dal turismo nonostante sia immerso in una regione
in tal senso flagellata. Saliamo in cima al castello (prezzo
d'ingresso 1.000.000 T£ solo gli adulti) e godiamo dello
splendido panorama a 360° su tutta la Cappadocia.
Benché non manchino le possibilità per sostare liberamente,
specie nei parcheggi delle maggiori attrattive, preferiamo
fermarci per tre notti in uno dei tanti campeggi con piscina
della zona, approfittandone per riposarci.
E' il 24 agosto. Il nostro soggiorno in Turchia si avvicina
all'ultima tappa: Istanbul. Il giorno è dedicato al lungo
trasferimento via Nevsehir, Kirsehir, Ankara. A Kirikkale,
ultima città prima di entrare in autostrada, cerchiamo un
supermercato e, nell'attesa che le signore finiscano le
compere, siamo parcheggiati lungo la strada dove riceveremo
un ulteriore lezione di cordialità: un signore mi invita
a scendere ed a mettermi all'ombra vicino a lui perché il
camper è sotto il sole; fa anche alzare uno più giovane
e mi fa sedere. Intratteniamo il tempo parlando del nostro
viaggio e di calcio ( i Turchi ne sono appassionatissimi
e ritengono motivo di orgoglio la presenza nel nostro campionato
di loro connazionali). L'esprimersi io in italiano misto
ad inglese, lui in turco, non ostacola la nostra simpatica
conversazione!
Ripartiti,
ci aspetta l'autostrada, con le sue interminabili salite
e discese. Tra Gerede e Bolu, ci sorprende una terrificante
grandinata che ci costringe a fermarci come del resto gli
altri mezzi in transito: temiamo addirittura per i tetti
dei nostri camper, data la violenza con cui i chicchi ci
colpiscono, ma non succede niente. Passato il peggio riprendiamo
ad avanzare lentamente e prudentemente. Il pezzo di autostrada
tra Bolu e Düzce è ancora in costruzione, come tre anni
fa, ma quando lo raggiungiamo non piove più e davanti a
noi il cielo si va aprendo. Ricomincia l'autostrada fino
a Istanbul: passiamo il secondo ponte sul Bosforo (a pagamento
solo dall'Europa all'Asia e non viceversa) e proseguiamo
fino allo svincolo per l'aeroporto Atatürk. Da lì, dei vigili
ci spiegano molto bene come raggiungere il vicino Londra
camping (evitiamo il camping Ataköy, riferimento nei precedenti
viaggi, in quanto ci è stato segnalato in sensibile degrado).
Il Londra è accogliente, ma piccolo e strapieno: ci sistemano
in un vialetto, assicurandoci che domani partirà un gruppo
ed avremo il nostro spazio (e così sarà). Abbiamo comunque
un posto per dormire: una bella doccia, cena ed una buona
dormita dopo una giornata di faticoso trasferimento. Anche
qui a Istanbul non soffriremo il caldo. Istanbul è metropoli
straordinaria, vero fulcro di differenti civiltà, etnie
e culture, animata da un fervore senza sosta. Uno, tre o
sette giorni di visita sono comunque insufficienti. Gli
amici sfruttano il sempre poco tempo a disposizione per
vedere solo una parte di ciò che la città offre. Noi approfittiamo
di questo terzo soggiorno per sostare; per osservare, finalmente
come spettatori e non attori, la vita che ne permea le vie;
per respirarne la vitalità, tentando di assimilare l'essenza
di questa città che trasforma il miscuglio caotico, in congrua
razionalità. Sopra di noi centinaia di cicogne in volo disegnano
l'azzurro del cielo con un interminabile corteo. Istanbul
sottrae energie fisiche e psichiche, eppure non finisce
di stupire e di affascinare. Il Topkap?, il Gran Bazar,
il mercato egiziano, Galata e la sua torre, S. Sofia, la
moschea blu e la Süleymaniye, la Yerebatan Saray, il corno
d'oro ed il Bosforo tanto per citare le attrattive che ritengo
assolutamente irrinunciabili, sono solo la punta dell'iceberg:
nascosto all'occhio che esplora solo superficialmente, palpita
un universo sommerso di colori, di fantasia, di privilegiato
benessere, di tangibile povertà, di sempre consapevole dignità.
Unico "impegno" che ci concediamo è la gita sul Bosforo
che sulle navi di linea costa 3.000.000 T£ a testa (bambini
gratis). Ci sono solo tre corse giornaliere che completano
tutto l'itinerario in andata e ritorno, ma volendo si possono
fare diverse tappe, anche se la giornata risulta già corta
per raggiungere Anadolu Kavagi, ultima stazione, pranzare
e salire con calma (c'è anche un autobus) verso il castello
diroccato, da cui godere il fresco e la vista del Bosforo
che sbocca nel mar Nero.
Per gli spostamenti in città, il mezzo più pratico ed economico
è l'autobus e vicino al nostro campeggio c'è una stazione.
L'82 è comodissimo
per il centro: ce n'è uno che fa capolinea a Beyazit, davanti
al Gran Bazar ed un altro ad Eminönü, di fronte al ponte
sul corno d'oro. Stesso numero, diverse destinazioni. Non
cerchiamo spiegazioni razionali: approfittiamo della comodità!
Parentesi sul biglietto dell'autobus: bisogna acquistarlo
sul mezzo se c'è il bigliettaio; se il bigliettaio non c'è
bisogna salire già forniti del titolo di viaggio acquistandolo
ai botteghini, per depositarlo, sotto controllo dell'autista,
in un contenitore. Naturalmente non si sa che autobus capiti
finché non lo si vede ed i biglietti acquistati al botteghino
non sono validi per l'autobus con bigliettaio (raffinatezze
orientali!). La tariffa è di 600.000 T£ per gli adulti e
400.000 T£ per i ridotti; bambini gratis. Superfluo dire
che, con atteggiamento che definirei simpaticamente partenopeo,
il concetto di biglietto ridotto e di bambino è quanto mai
opinabile, cosicché pagheremo diverse tariffe ad ogni viaggio
(ma mai oltre il massimo previsto).
Il mangiare in città non è un problema. A disposizione ovunque
ristoranti raffinati e/o occidentalizzanti, verosimilmente
più cari accanto ad altri più caratteristici; o anche locali
dove gustare, in piedi o seduti, pide, döner kebap o lahmacun
(specie di pizza condita con carne piccante). Personalmente
non concepirei un soggiorno rinunciando a queste semplici,
economicissime, ma saporitissime pietanze.
Siamo al 27 agosto. Mentre i nostri compagni di viaggio
si trattengono ancora un giorno ad Istanbul, noi ripartiamo
per rispettare l'appuntamento con gli altri amici che ci
aspettano in Grecia. Siamo in frontiera poco prima delle
13,00 e sbrighiamo le formalità abbastanza rapidamente.
Sosta pranzo ad Alexandropouli nel parco cittadino: attraversata
la città, giriamo a sinistra ad un semaforo subito prima
del campeggio; in direzione contraria, provenendo da ovest,
superare il campeggio e girare a destra al semaforo. Sosta
notte ad Aghios Vassilios (sulle rive del lago Koronia a
nordest di Salonicco).
Partenza mattiniera e rapido attraversamento di Salonicco.
Per l'ora di pranzo abbiamo già passato Katara e ci fermiamo
presso una fonte per mangiare e rifornire le scorte idriche.
Passiamo ad Igoumenitsa per gli acquisti al solito supermercato.
Saremo ad Ammoudia, onorando il nostro appuntamento con
gli amici, poco dopo le 19,00. Le cose sulla spiaggia di
Ammoudia sono un po' cambiate rispetto a come le ricordavamo:
di fatto hanno dimezzato lo spazio per il campeggio libero,
chiudendo gli accessi alla parte più vicina al fiume Acheronte
e costruendo vialetti sopraelevati rispetto al terreno.
Secondo le voci che corrono le intenzioni sarebbero quelle
di proseguire i lavori anche per il restante spazio, cosicché
le possibilità di sostare verrebbero precluse. Praticamente
è finita la pacchia! Rimarrebbe solo la possibilità di godere
di una limitata porzione più settentrionale della spiaggia,
in quanto facente capo ad altra amministrazione. Lo splendido
mare greco ed il gommone ci terranno compagnia fino alla
sera del 1 settembre, quando ci imbarcheremo per tornare
in Italia con il nostro bagaglio arricchito di splendidi
ricordi.
Considerazioni personali
I turchi sempre cordialmente accoglienti e Turchia
sempre varia e bella, nonostante la speculazione edilizia
stia progressivamente rovinando i posti appetibili, specie
sul mare in nome di uno sviluppo quanto mai discutibile.
Questo è certamente un aspetto negativo, unitamente alla
scarsa considerazione per alcuni monumenti. Del resto ne
hanno talmente tanti… e, peraltro, anche in Italia abbiamo
pessimi esempi.
Acqua a profusione, in alcune località al limite (o forse
oltre il limite) dello spreco. Abbiamo sempre bevuto acqua
corrente di fonte senza acquistarne confezionata se non
occasionalmente; abbiamo riempito i serbatoi da fontanelle;
talora abbiamo mangiato verdura cruda e non abbiamo avuto
problemi gastrointestinali né in questo viaggio né in quelli
precedenti del 1997 e 1998. Regolarci secondo il buon senso
ci ha sempre messo al riparo da inconvenienti.
Locali sostanzialmente puliti ( non si può pretendere che
a certe latitudini non alberghino le mosche, ma mai abbiamo
trovato un piatto o un bicchiere sporco) e smaltimento rifiuti
più ordinato e codificato. Strade ovunque migliorate. Prezzi
solo modicamente lievitati rispetto a qualche hanno fa,
ma di fatto in maniera insensibile in rapporto al potere
d'acquisto della nostra moneta (per 1 lira italiana abbiamo
ricevuto 611 T£ al primo cambio e 667 T£ all'ultimo). Gasolio
intorno alle 1.300 lire italiane. Pasti, consumando pietanze
locali, a meno di 10.000 lire italiane a persona (ma pranzando
frugalmente al volo con un paio di lahmacun si può spendere
la cifra di..…1.000 lire!). L'unico inconveniente è, per
chi non gradisce, l'uso di spezie e, soprattutto, peperoncino.
A noi piace e non ci lamentiamo; i figli tollerano meno
ed è per questo che spesso, ai ristoranti, sceglieranno
il pollo, solitamente meno o per nulla piccante.
La sosta ed il pernottamento non rappresentano una preoccupazione:
il campeggio libero non è vietato. Ci si può fermare praticamente
in qualsiasi luogo che ci soddisfi pur di non creare evidenti
problemi ad altri. Fermo restando che i rischi e la malavita
sono immanenti a qualsiasi società, si ha l'impressione
che l'ospite in Turchia sia veramente sacro. Ovunque abbiamo
sostato in completa tranquillità dormendo quasi sempre con
le finestre aperte, comportamento improponibile in altri
Paesi considerati ben più evoluti. Il rispetto e la tolleranza,
nei confronti del turista, quando educato e discreto, sono
superiori al limite che la mentalità occidentale possa immaginare.
Non particolari problemi per intendersi: specialmente nei
posti più turistici tutti conoscono qualche parola di tedesco,
inglese, italiano, francese. Per contro, proprio nei luoghi
più battuti dai turisti è più frequente imbattersi in coloro
che cercano di vendere di tutto, dalle cartoline ai tappeti
o di fornire qualsiasi servizio, dalla pesa su una bilancia,
alla misurazione della pressione arteriosa, alla pulizia
delle scarpe. Un diniego deciso è di solito sufficiente
a scoraggiare il "persecutore" medio di qualsiasi età. Altro
servizio "turistico" è quello fornito da molte guide ufficiali
e non le quali, al termine del loro lavoro, inducono il
"gregge all'ovile" in un negozio, solitamente di tappeti,
con la scusa di offrire un tè. Rifiutare non è un problema
e se proprio non si riesce a declinare l'invito, si può
gustare l'ottima bevanda senza impegno alcuno. Si tratta
di modesti pegni da pagare, tanto più comprensibili tenendo
presenti le difficoltà in cui versa l'economia del Paese:
ciascuno si deve industriare nello sfruttare ciò che può
e sovente lo fa con straordinario ingegno e con composta
dignità. L'intraprendenza è una necessità, ma ben difficilmente
viene elemosinato qualcosa: di solito qualcosa viene "offerto",
nella speranza che venga accettato con comprensibile contropartita
economica.
A chi, dopo aver letto con pazienza questo resoconto fino
alla fine, decidesse di intraprendere un itinerario in Turchia,
invogliato dal mio certamente malcelato entusiasmo, non
posso che augurare
BUON
VIAGGIO E OTTIMO SOGGIORNO!