I PIU' BEI PRESEPI
DI LIGURIA - ALBISSOLA (SAVONA):
I FIGULINAI E
I "MACACHI"
di Alexander Màscàl
LA STORIA DI GELINDO E GELINDA
Con il presepe, il costruttore non rimaneva solo uno spettatore
dell’evento della nascita di Cristo, ma ne diveniva
anche il creatore, il narratore e la scenografia s’identificava
con la realtà del suo tempo.
I presepi sono quindi dei “musei” che narrano
la vita e i costumi dell’epoca in cui sono costruiti.
Ognuno è simile ad una rappresentazione teatrale
e il costruttore può inventarsi scene e dialoghi divenendo
egli stesso protagonista di una vicenda. Ogni individuo ha
quindi il potere di intervenire nella narrazione mutando scenografia
e personaggi.
Fede, mito, storia e realismo quotidiano si fondono creando
presepi anacronistici come quelli in cui il Bambinello ha
i lineamenti orientali, asiatici o africani e i personaggi
mutano secondo il luogo in cui vengono costruiti, come quello
dei “Macachi” di Albissola e la storia di Gelindo
e Gelinda.
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“C’era una volta”. Così iniziano
sempre le favole e così inizia anche la nostra storia:
quella della Figurinaia di Albissola.
Ogni anno a Savona, durante la Festa di Santa Lucia, il 13
dicembre, un’anziana Figurinaia si recava alla fiera
a vendere le sue statuine di terracotta e a tutti raccontava
la storia di Gelindo e Gelinda, i primi due pastori giunti
alla grotta di Betlemme portando con sé i doni per
Maria e Giuseppe: una pollastrella per farne caldo cibo e
le fasce per avvolgere il Bambinello.
La
simpatica vecchietta aveva un suo modo personale nel disporre
le statue del presepe e a tutti diceva: “Gelindo e Gelindo,
marito e moglie devono essere messi davanti a tutti e accanto
alla grotta deve esserci Matteo, cognato di Gelindo, che suona
il piffero”.
Secondo la sua narrazione, Matteo incontrò la sorella
ed il cognato di ritorno dalla Sacra Grotta e li vide talmente
felici da avere il desiderio di andare anche lui a rendere
omaggio al Santo Bambino, rammaricandosi però di essere
talmente povero da non avere altro da portargli che la sua
musica.
Con l’unico dono di cui disponeva si recò alla
Grotta dove suonò per Loro “Tu scendi dalle stelle”
e tanto fu bella quella musica che Gesù si voltò
a guardarlo sorridendo.
La donna prosegue con la disposizione delle
altre statuine: “Poi dovete mettere U’Zéunn
e A’Zéunna che sono marito e moglie, gli eterni
freddolosi avvolti nella lunga mantellina. Poi ponete la lavandaia,
Bartolomeo, il pastore con la moglie, le due donne che portano
fascine alla fornace di ceramiche e due soldati.
Più distanti dovete mettere i Re Magi, quello nero
per ultimo, perché essendo un pagano si è perso
per strada”.
Fin dalla metà dell’Ottocento le “Figurine”
erano fatte quasi esclusivamente dalle donne che lavoravano
l’argilla nelle fabbriche di pignatte albissolesi, “palleggiandola”,
cioè sbattendola da un palmo delle mani all’altro
sino a renderla più plastica e priva di intrusioni
d’aria per facilitare poi il lavoro al tornio di chi
forgiava pentole e tegami.
Una parte di questa terra rossa veniva portata a casa per
proseguire il lavoro, a cottimo (con l’aiuto di tutta
la famiglia), facendo i “pernetti”, piccoli coni
usati come supporti nella fornace. Il rimanente, che restava
in dono alle lavoranti, veniva pressato negli stampi di gesso
per fare le statuine che venivano poi disposte a raggiera
dentro una conca e portate alla fornace (dove lavoravano),
per la cottura o cotte a casa, coprendo la conca di carbone
e dandovi fuoco.
A cottura ultimata tutti provvedevano alla decorazione usando
colori a freddo, vivaci per attirare l’attenzione e
dare il senso d’allegria natalizia.
La leggenda di Gelindo e Gelinda e degli altri personaggi
di questa storia rivive ancor oggi attraverso la passione
e l’arte di Maria e Renato Piccone che hanno allestito
in Località Luceto di Albissola Superiore, in un’apposita
sala presso la Chiesa di San Matteo, il loro Presepe Artistico
Meccanico.
Sono oltre 130 metri quadrati che riproducono il paesaggio
di Albissola Superiore com’era agli inizi del ‘900.
La ricostruzione si basa sui ricordi degli anziani e cartoline
d’epoca.
Le case e i palazzi sono realizzati in compensato, sabbia,
cemento e ardesia. Particolarmente pregiate sono le riproduzioni
di Villa Gavotti e delle chiese di S. Nicolò e S. Pietro.
Il presepe, composto da circa 500 personaggi, quasi tutti
in movimento, rappresenta gli antichi mestieri: contadini,
vasai, pescatori, fabbri, boscaioli ecc. Lo scenario offre
scorci di cortili, piazze, interni delle case, campi e varia
dal mare alle colline su cui scende la neve; la notte si alterna
al giorno e all’imbrunire; i lampioni delle strade si
accendono e si illuminano le case. Le stelle compaiono nella
notte.
Non è solo un grande e meraviglioso presepe che offre
scorci dell’antica cittadina ligure, nota per le sue
ceramiche, ma, come tutti i presepi, è anche una perfetta
riproduzione d’antichi mestieri e spaccati di vita quotidiana
di un’epoca.
Il Presepe è visitabile tutto l’anno previo
appuntamento telefonando a Maria e Renato Piccone tel. 019487857
(ore pasti). Ingresso gratuito.
Nel periodo natalizio l’orario delle visite è:
festivo 10/12 – 15/18,30
feriale 15/18,30
Notizie sul sito: http://www.albissola.com
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