DIARIO DI VIAGGIO IN VENEZUELA
(Gennaio
2002)
di
Michele Spiriticchio
Voglio
iniziare a raccontare quando è nata l'idea di questo
viaggio, già nel 2000, mi sembra a settembre o giù
di lì, dopo esser tornato dal viaggio in Honduras,
Guatemala e Messico, incontrandomi con il mio amico
Maurizio .....
Sì, è stato con Maurizio che è iniziata
a nascere la possibilità di un viaggio a dicembre
2000 o gennaio 2001.
Purtroppo non ho rispettato la "promessa" per
quel viaggio; non sempre si possono "eliminare"
impegni, doveri, promesse, e altre cose abbastanza complicate
da spiegare.
Ma ho sempre creduto in quella promessa e anche se con un
anno di ritardo finalmente è stata rispettata!
L' 11 gennaio 2002 io e Maurizio siamo partiti alla volta
del Venezuela!
LA
PARTENZA!
11
gennaio 2002:
Milano Malpensa-Caracas, dieci ore e cinquanta minuti di
volo verso il Sudamerica.
Arriviamo alle 16.00 ora locale (meno 5 ore rispetto all'Italia
con l'ora solare) a Caracas, Aeropuerto Internaciònal
Simòn Bolívar di Maiquetia. Maiquetia è
sulla costa, sul Litoràl e dista una quindicina di
chilometri da Caracas. Il monte Avila divide Caracas dalla
costa e il paesaggio che si vede quando si atterra è
impressionante: l'aereo rasenta da una parte il mare mentre
dall'altro lato la montagna alta e verde impedisce di scorgere
la capitale.
La temperatura è gradevolissima, circa 30° C
e si sta bene in maglietta!
Le formalità doganali (la tarjeta di ingresso già
compilata sull'aereo) sono lente per la lunga coda di gente
e pochi sportelli.
Ritiriamo infine lo zaino verso le 17.15.
Una volta pronti, dopo aver cambiato alcuni Bolìvares
in aeroporto, decidiamo di andare a Macuto e all'hotel Santiago
seguendo il consiglio di Massimo, un mio amico viaggiatore,
che per la prima notte mi spiega sia meglio evitare Caracas.
In aeroporto acquistiamo anche il biglietto del taxi autorizzato
per Macuto (9000 bolivares = 27000 Lire = 13,65 €).
In aeroporto sono affissi alcuni manifesti in cui si
consiglia di prendere solo i taxi autorizzati, evitando
così il rischio di essere a bordo di taxi fasulli,
taxi pirata che ti conducono altrove per derubarvi....!
Col senno di poi, all'uscita a sinistra dell'aeroporto
c'è anche un autobus che va a Caracas alla fermata
del metrò "Gato Negro" ( si dice che questa
zona sia un po' pericolosa, ma noi di giorno non abbiamo
notato niente di particolare, tuttavia è meglio evitare
di andarci la sera ).
Consegniamo la ricevuta del boleto all'autista del taxi
"ghiacciato" per l'aria condizionata al massimo
e partiamo per Macuto ed il panorama è molto desolante;
il mare scuro a sinistra giù in basso dal malecòn,
come un cantiere a cielo aperto, c'è solo sporcizia
e tutto è in degrado, anche le case non sono curate
ed è evidente che ancora molto deve essere rimesso
a posto dopo la terribile alluvione in questo stato (Vargas)
del 1999.
Una volta a Macuto, dopo circa 20 minuti, siamo davanti
all'hotel Santiago (cat.3 stelle). La camera doppia (doble)
costa ben 46 dollari (33000 bolivares)! Siamo stanchi, "nuovi"
e anche senza molte alternative e quindi accettiamo. Per
fortuna accettano anche i travelers cheques!
La camera (la n° 401 al 4° piano, con 2 letti, bagno
e doccia, aria condizionata rumorosa) è abbastanza
buona, ma il bello dell'albergo è la sua locazione
ed ha anche il ristorante (caro) con tavoli sia all'interno
che all'altro lato della strada, di fronte sotto una veranda.
Passiamo la serata poco distanti dall'albergo alla nuova
Trattoria (a 50 metri a sinistra sulla strada) dove mangiamo
le nostre prime "arepas" (frittelle tonde di mais,
simile a polenta fritta ) (1800 bol.) farcite con carne
"mechada" (tagliata) e 2 cervezas Polar (600 bol.).
Tornando all'hotel un ultima polar (1250 b.) al caratteristico,
ma ibernato ! bar interno dell'albergo.
.
12
gennaio 2002 Oggi saremo a Coro !
Con un carrito (buseta) 750 b.), [se lo sapevo la prendevo
anche ieri sera, mica il taxi a 9000 b. !!!] preso subito
fuori dall'hotel Santiago ci dirigiamo a Caracas. Partiamo
presto alle 7.30 perché non vediamo l'ora di lasciare
Caracas per iniziare a vedere il Venezuela! La buseta ripercorre
a ritroso la strada di ieri fino all'aeroporto ma a Maiquetia
svolta verso sinistra per salire lungo la strada che attraversa
il monte Avila fino a Caracas.
La strada si inerpica su su e si vedono moltissime casettine
modestissime, fatte solo di mattoni rossi e lamiere come
tetto. Agglomerati urbani modello favela brasiliana; si
chiamano "ranchitos", con le vie sterrate e tanta
sporcizia. Bidonvilles, baracche e sistemazioni improvvisate
senza la minima cura e pretesa. La strada è fiancheggiata
costantemente fino a Caracas di queste case.
Per continuare per Coro dobbiamo prendere un autobus che
parte dalla stazione degli autobus "terminal La Bandera".
Ma il carrito non si porta fin là e noi scendiamo
fuori della stazione metropolitana "El Silencio".
Con gli zaini in spalla e diretti senza tentennamenti scendiamo
le scale verso la metrò.
La metropolitana di Caracas è tranquilla e sicura,
pulita e ordinata; non abbiamo avuto problemi con le spiegazioni
e le cartine, i segnali sono scritti chiaramente.
Il biglietto costa 350 b. per La Bandera (a seconda delle
fasce il costo varia aumentando con l'aumentare della distanza;
ci sono 3 fasce colorate); prima però dobbiamo percorrere
"la transferencia" a piedi assieme agli impiegati
e gli studenti per giungere alla fermata "Capitolio"
dove prendiamo la metrò fino a Plaza Venezuela dove
cambiamo linea per La Bandera.
Arrivati a La Bandera, uscendo, verso sinistra seguiamo
la gente che si presume vada al terminal. Ed è così,
dopo 5 minuti a piedi e su una via che sale leggemente arriviamo
al Terminal degli autobus "La Bandera". C'è
molta gente anche perchè oggi è sabato, ma
penso che qui sia sempre così...
Entrando
si sale lungo una rampa esterna che porta fino al piano
superiore dove ci sono le biglietterie (taquillas) con scritte
le destinazioni. Acquistiamo il biglietto (boleto) per Coro
a 14000 b. dell'autobus ejecutivo (di prima classe, con
aria condizionata, tv, pedane per le gambe e toilette) che
parte dall'uscita (salida) 8.
Con la consegna e la sistemazione degli zaini nel bagagliaio
ci rilasciano il talloncino corrispondente a quello applicato
sullo stesso zaino che consegneremo all'arrivo al momento
del ritiro.
Prima di partire riesco a prelevare da un cajero automatico
all'ultimo piano (della Uni Banca), con la carta Cirrus
(sarà l'unica volta in tutto il viaggio!!).
Alle 10.20 partiamo; l'autobus è semivuoto e inizia
a far freschetto qua dentro!!
La strada è buona, con continui saliscendi, la vegetazione
è rigogliosa e maestosa e ci sono continuamente ranchitos...
Passiamo da maracay, Valencia, Tucacas. L'ultima parte della
strada è pianeggiante, verde, solo leggermente ondulata
(il paesaggio mi ricorda un po' lo Yucatàn.....).
Alle 17.45 arriviamo a Coro. Prendiamo un taxi (1500 b.)
che ci conduce alla Posada "El Gallo" (ci si può
anche andare a piedi in 15 minuti). Purtroppo la posada
è al completo, sembrava deliziosa dall'esterno e
la segnalazione avuta dalla mia guida Lonely Planet era
proprio azzeccata. Ripieghiamo allora per l'hotel Roma ma
la camera doppia al pian terreno, nonostante sia molto economica
(8000 b.), è squallida, senza finestre e sembra sporca.
Decidiamo allora di continuare la ricerca con le segnalazioni
avute sempre dalla guida Lonely Planet e della Footprint
"South American Handbook 2001". Dopo aver girovagato
un po' cercando senza risultato l'hotel Capri, decidiamo
infine di provare all'hotel che abbiamo di fronte: Hotel
"Intercaribe", (ex Hotel Venezia) un 3 stelle
stile motel, con parcheggio all'interno, piscina, dove la
doppia con air condizionata, tv e bagno costa 25000 b. Paghiamo
con la carta di credito anche perché non ci accettano
i travelers cheques.
Coro
è una cittadina carina con le casette coloniali colorate.
Le strade sono abbastanza pulite e le chiese in centro hanno
dei piazzali alberati davanti.
Lo schema della città è quello classico a
griglia con al centro la cattedrale.
L'impressione però è di troppa tranquillità,
e dopo una certa ora le vie si svuotano di persone e tutto
rimane deserto.
Dopo una doccia ristoratrice e dopo aver capito che non
c'è molto da scegliere dove mangiare, non ci rimane
che entrare nel fast food venezuelano proprio di fronte
all'Intercaribe in av. Manaure Il vigilante "sceriffo"
con la pistola a canne mozze che sta all'entrata e che controlla
ai tavoli non è che mi metta a mio agio e finisco
la fetta di pasticho (1800 b.) guardandomi spesso intorno
aspettandomi da un momento all'altro l'assalto dei banditi
al locale!!
13
gennaio 2002
Domenica al mare.
Oggi passeremo la prima giornata in relax della vacanza.
Leggendo le guide, scegliamo di vedere Adícora,
sulla penisola di Paraguanà.
Vamos ad Adícora con una buseta che parte alle 9.20
circa. Raggiungiamo il terminal a piedi dall'albergo seguendo
calle Falcòn e poi svoltando a destra all'incrocio
grande.
Partiti con l'autobus la strada si dirige verso la penisola
di Paraguanà passando lungo l'istmo che unisce la
penisola stessa alla terraferma. La prima parte di questo
istmo è "occupato" dal Parque Nacional
Los Mèdanos de Coro, un angolo di Sahara in Venezuela
con dune
di sabbia alte fino a 30-40 metri!!
Verso le 10.20 arriviamo ad Adícora. La buseta ferma
vicino alla spiaggia. (paghiamo 1000 b. quando scendiamo,
richiedendo il resto al muchacho che faceva finta di niente...).
(In Venezuela, chiedete sempre prima il prezzo delle
cosa, anche del biglietto dell'autobus, e poi pagate se
pensate sia il prezzo giusto. A volte è meglio chiedere
anche a qualche vicino quanto ha pagato il boleto!)
Purtroppo non è la spiaggia che ci aspettavamo ma
siamo pur sempre in vacanza e allora vamos!
C'è molta gente locale, non vediamo turisti e gli
ombrelloni sono occupati da famiglie con frigobar e tutto
il necessario per una domenica completamente a riposo. Per
tutto il necessario si intende almeno una cassa di "Polarcitas"
e magari anche una bottiglia di ron!! e coca cola.
Tutto sommato si sta bene in spiaggia, ma attenzione al
sole che qui picchia forte!
La piccola baia ha un'aria tranquilla ed il mare non è
così particolare. Ma le casettine colorate di origine
olandese con i tetti di tegole rosse e rosa sono la cosa
più bella di questo paesello.
Verso le 14.00 cerchiamo un ristorantino ed entriamo alla
Posada Carantoña che ha anche un ristorante. Sembra
piacevole e magari anche il soggiorno non sarebbe stato
male qui.
In pratica mangiamo nel refettorio della posada. Mangiamo
un pescado intero, un "pargo" con patate e insalata
e Polar (4500 b). Il pargo è un pesce molto buono,
gustosissima la carne!
La penisola di Paraguanà si affaccia sul mar dei
caraibi ed a poca distanza dalla costa nord orientale ci
sono le isole ex colonie olandesi di Aruba, Curaçao
e Bonaire.
Lasciamo infine Adícora dopo aver respirato finalmente
un po' dell'atmosfera caraibica di questa terra; oggi è
domenica e pare ci sia una festa. Tanta gente si gode questo
giorno di riposo davanti al mare e scolandosi una birra
dietro l'altra tutto il tempo, mentre i bambini si divertono
in acqua.
Arrivati a Coro e poi, grazie alla buseta con scritto "Carabobo"
davanti (150 b.), arriviamo all'incrocio da dove, a piedi,
raggiungiamo l'entrata gratuita al Parco Nazionale "Los
Mèdanos de Coro".
E' come stare nel deserto del Sahara, sopra dune alte alte,
insomma un deserto di sabbia qua a Coro! Pare che le dune
si siano formate col tempo unendo l'isola di Paraguanà
alla terraferma.
Purtroppo la sera non c'è un granchè qui a
Coro e noi non facciamo niente per scoprire il "divertimento"
di Coro. E come ieri sera ci rifugiamo ancora una volta
al fast food vicino all'hotel. Ed io intanto inizio a non
stare bene....lo stomaco!?
14 gennaio 2002
Oggi partiamo per Chichiriviche, ma prima dobbiamo prelevare
denaro locale!
Dopo aver tentato in due banche l'operazione di cambio dei
travelers cheques, alla Corp Banca ne vediamo di tutti i
colori!!
Iniziamo a fare la coda rispettosamente e dopo almeno 30
minuti di attesa inizia l'avventura! Sì perché
le fotocopie si sprecano, le telefonate anche e ogni biglietto
viene esaminato minuziosamente con firme e numeri di passaporto
sul retro. Ma non è finita, ora tocca al controllo
fotografico, fermi e...in posa davanti a un obiettivo piccolo
piccolo; "para tu seguridad" c'è scritto
vicino alla macchina fotografica! Non vedo la mia foto ma
è certo che sono sbiancato un attimo prima, un collasso
e tutto il peso mi tira giù. E in mano cosa abbiamo,
la ricevuta per prelevare i nostri sospirati bolivares che
ci verranno dati allo sportello più in là.
Aspettiamo che ci chiami l'impiegato e nell'attesa io sto
male, sono bianco come un cadavere ed esco un momento da
questo frigorifero impazzito!! Ma Maurizio mi chiama, non
ci credo forse avrò i miei soldi, ma non sto più
in piedi, quasi cado ancora quando per terminare questa
odissea manca ancora una cosa: l'impronta digitale col pollice!!
Resto un momento a cercare di capire, ma poi timbro e ritiro
i soldi, non vedo l'ora di uscire da qui!
[a Coro non ci sono le biglietterie e si accede alle partenze
inserendo 100 b. a un cancelletto e quindi si chiede a uno
dei tanti "addetti" agli autobus]
Partiamo da Coro al terminal con un bus de paso (di passaggio)
che paghiamo 5000 b.(non chiediamo prima quanto costa e
allora siamo fregati; che serva di lezione!! Sarebbe dovuto
costare 3000-3500 b.). Scenderemo a Sanare, prima di Tucacas,
da dove raggiungeremo Chichiriviche con una buseta sempre
di passaggio (800 b. altra lezione!, ma chiedete prima!!!).
Si vedono molti fenicotteri rosa nella laguna, bellissimi!
Alle 14.00 arriviamo a Chichiriviche
(23 chilometri da Sanare) . Seguendo le indicazioni sulla
guida, dopo aver incassato un todo lleno in una posada,
sbattiamo il naso contro l'Hotel Caribana, un piacevole
albergo, abbastanza grande dall'entrata ospitale e nuovo,
con un'aria tipicamente tropicale, un patio centrale e i
piani superiori (2) con dei lavori in corso...
La nostra camera n° 18 è pulita, con bagno e
doccia, tv (c'è anche la rai internationa!) e aria
cond. Peccato sia un po' "chiusa" ma comunque
vale i 20000 b.
Andiamo a vedere il mare e ci accorgiamo che la spiaggia
non c'è ma abbiamo di fronte uno, due, tre cayos,
isolotti piccoli coperti da palme! Sono alcuni dei cayos
che fanno parte del Parco Nazionale Morrocoy, fino a sud,
di fronte a Tucacas è un susseguirsi di isolette
disabitate dove si può anche campeggiare se si ha
il permesso!
Il cayo di fronte a "Chichi" si chiama cayo Muerto,
sulla sinistra c'è cayo Sal, a destra cayo Peraza
e cayo Pelòn fatto solo di sabbia. Per raggiungerli
bisogna affidarsi a una delle tante lance parcheggiate e
guidate dai pescatori locali. I prezzi esposti alla taquilla
sul molo variano da 10000 b. per cayo Muerto fino a 35000-40000
b. per cayo Sombrero.
Passiamo il pomeriggio seduti al ristorante marisqueria
"El Caney del mar", a sinistra di av. principàl
arrivando guardando il mare. Conosciamo così Wilmer
Guerrero il mesorero (cameriere) ed Enrique "queto"
martinez. Parliamo di Chichiriviche che si sta espandendo
in fretta e del Venezuela. Mangiamo la pizza e restiamo
a goderci la brezza serale che sale dal mare, con cayo Muerto
davanti a noi. Ceniamo con solo un'arepa e una sopa de pescado
in un ristorantino in avenida principal.
15 gennaio 2002 Cayo Sombrero in lancia!
Speriamo di scegliere bene! E' questo il pensiero che ho
in testa, sono sempre in ansia, per il pescatore che ci
porterà a un cayo! Incamminandoci verso il molo veniamo
a conoscere Henri che ci chiede dove andiamo. Rispondo che
vorrei vedere cayo Sombrero e il passaggio ida y vuelta
ci costerà 23000 b. Va bene, accettiamo!
Ma Henri prima deve preparare la sua lancia, agganciare
il motore e caricare la gasolina a bordo. Non partiamo dal
molo principale ma più a sinistra. Alle 10.00 siamo
in viaggio e subito ci accorgiamo che non sarà un
trasferimento tranquillo. le onde sono alte e tutti e tre
siamo già bagnati! La barca di Henri è una
lancia di otto metri di lunghezza con il motore a 40 cavalli.
Dopo aver lasciato cayo Muerto e cayo Pelòn (solo
un banco sabbioso), siamo puntati verso il nostro cayo Sombrero
che pare sia il più bello di tutto il parco Morrocoy.
Ormai sono bagnato fradicio e riesco a trovare un riparo
al mio zainetto con la camera fotografica.
Quando riesco a vedere cayo Sombrero il motore si spegne!
Lo sapevo, non dovevo fidarmi del primo che capita! Con
tutti i pescatori che c'erano al porto avrei dovuto sceglierne
uno esperto, chiedendo magari in albergo per un consiglio!
Avrei speso di più però sarei stato sicuro
di arrivare al mio cayo.
Il motore pare inceppato, non "tira" bene ed Henri
non è contento, e non voglio raccontarvi che cosa
sto pensando!!
E ora che facciamo? Non abbiamo la radio e nemmeno dei remi.
Inizio a credere che qualcuno ci dovrà rimorchiare!
E a nuoto è troppo lontano! Sto diventando sempre
più nervoso, PANICO!!
Brum brum, brum dai, dai Henri che ce la fai! Vuoi aiuto,
devo fare qualcosa? Ma dai che riparte, sìì!!
BRUM, SI RIPARTE!!!
Dopo diversi tentativi di messa in moto ripartiamo e tiro
un grosso sospiro di sollievo!
Siamo vicinissimi a cayo
Sombrero, spettacolo bellissimo, da cartolina veramente!
Un vero paradiso caraibico!
A dire il vero sembra che oggi il tempo non sia eccezionale,
le nuvole coprono quasi interamente il cielo ma quando il
sole appare i colori si accendono regalandoci un panorama
mozzafiato!
Passiamo tutta la giornata oziando e facendo il bagno in
un'acqua chiarissima e limpida, ricca di pesciolini vicino
a riva e pezzetti di corallo sul fondo. Le solite foto ricordo
e la consapevolezza di stare in un luogo magnifico, esattamente
ciò che immaginavo per isola tropicale.
Quando arrivate a cayo Sombrero ci sono due pontili o passerelle
di legno e a sinistra c'è l'angolo migliore dell'isola
secondo me s'intende, dove ho scattato gran parte delle
fotografie di quest'isolotto. Se invece continuate attraversando
l'isola fino all'altro lato, solo 2 minuti a piedi arrivate
alla spiaggia più grande con servizi pubblici e diverse
palme dove legare la propria amaca.
Quando sono le 16.30, ora concordata per il ritorno, Henri
è puntuale che ci aspetta al pontile.
Arriviamo senza problemi questa volta a Chichiriviche alle
17.00 e paghiamo i 23000 b. come avevamo già pattuito.
Rimaniamo anche d'accordo sulla possibile escursione per
domattina per cayo Muerto per 6000 b.
A Chichiriviche il "movimento" serale è
scarso, è martedì e non c'è gente per
le strade, i turisti sono scarsissimi, penso ci siamo solo
noi!
Ceniamo in un ristorante pizzeria "Marina" sul
malecòn tutto a destra rispetto l'avenida principal.
La pizza è cotta nel forno a legna ed è buona
(anche con la mozzarella di bufala!!).
Alle 21.00 siamo già a letto stanchi e pieni di sonno
ed inizio ad accusare una leggera sofferenza della mia povera
pelle scottata dall'intenso sole venezuelano...
Attenzione al sole che è fortissimo e qui non scherza
per niente. Io me ne sono stato sempre all'ombra e vi giuro,
sono tornato a casa nero che sembravo un africano!! Utilizzate
la crema protettiva almeno con filtro 10 se state sempre
al sole, ma evitate lunghe esposizioni! Altra tattica: mettete
una maglietta bianca in spiaggia quando vi sentite scottare...
16 gennaio 2002
Sveglia alle 8.00! Henri ci porta a cayo Sal! Abbiamo cambiato
idea rispetto a ieri e decidiamo di comune accordo, anche
con Henri e sempre per 6000 b., di saltare cayo Muerto per
cayo Sal che è leggermente spostato a ovest e dista
qualche centinaio di metri in più.
In 5 minuti si arriva a questo delizioso isolotto con alte
palme che dispensano la preziosissima ombra che mi salverà
la vita!
Quando scendiamo siamo solo noi e pochi altri mentre più
tardi arriverà più gente rispetto all'escursione
di ieri.
L'acqua non è bella come a cayo Sombrero però
quest'isola ha un suo fascino, mi colpisce lo stesso e l'atmosfera
è molto rilassante!
Chichiriviche è di fronte a noi e si vedono i segni
dell'urbanizzazione che avanza.
Con il passare delle ore apprezzo sempre più cayo
Sal, soprattutto dopo aver mangiato in spiaggia e sotto
le palme sul telo e ben disteso un piatto a base di pesce:
mero enpanado e contorno di insalata e "patacones"
(platano fritto= tajada. Sono una verdura il cui gusto è
molto simile alla patata). Buono il "mero" la
carne è saporita e cotta bene. Costo 4000 b. ma ne
voleva 6000 il ragazzo che parla italiano (ho verificato
che non avevo 12000 b. ma solo 8000 e allora abbiamo capito
che avremmo mangiato lo stesso.....per cui siete voi a fare
il prezzo!!).
Alle 17.30 ritorniamo a Chichi.
Dopo alcune faccende risolte via internet (a lato dell'hotel
Caribana), mangiamo un pescado intero (pargo) a testa con
riso e patacones (6900 b.) al risorante "El Caney del
mar".
Ricordate che nei ristoranti al conto viene addizionato
il 10 % per il servizio.
Salutiamo i nostri amici del ristorante ringraziandoli per
le informazioni e la simpatia con cui ci hanno accolto.
17 gennaio 2002
Dopo aver prelevato in banca con la carta di credito allo
sportello, e questa volta sono bastati solo 5 minuti!, e
pagato la camera d'albergo, saliamo su una buseta per Valencia
(2500 b.) verso le 9.30. Passando per Tucacas, Moròn
e Puerto Cabello si costeggia il mare e la strada è
fiancheggiata da bellissime palme che caratterizzano il
paesaggio fino a quando la strada devia internamente in
direzione di Valencia.
A Valencia alle 12.20 circa entriamo nel terminal (200 b.
per accedervi) e subito risaliamo su un'altra buseta per
Maracay (1000 b.).
A Maracay ancora prendiamo il bus colorato (1900 b.) che
ha come destinazione finale Puerto Colombia (subito dopo
Choroní). Partiamo alle 13.30.
Maracay è caotica e il traffico rallenta l'uscita
del bus dalla città. Prima di salire sul bus per
Maracay riusciamo anche a controllare gli orari dei bus
per Ciudad Bolívar dove andremo tra qualche giorno;
gli ultimi bus partono alle 21.15 e alle 23.30 e costano
14000 b..
Il viaggio che facciamo in autobus fino a Puerto Colombia
è stupendo, attraverso il parco nazionale Henri Pittier,
immersi in una vegetazione ricca e imponente, con la strada
che prima sale e poi scende fino al mare dei caraibi.
Arriviamo alle 16.10 a Puerto
Colombia e le prime impressioni sono molto positive...
Qui ci sono turisti sia locali che internazionali; molti
hoteles e posadas.
Dopo qualche tentativo a vuoto troviamo la nostra posada:
"El Paisano". Posada "El Paisano", Puerto
Colombia (Aragua) Choroní: calle Josè Antonio
Maitín N° 4- Puerto Colombia - Telefono: 9911168.
La camera doppia con bagno in comune e ventilatore costa
12000 b. Non è il massimo ma risparmieremo! E l'ambiente
è familiare e amichevole. Rolando, il giovane gestore
si dà un gran da fare nel cucinare nella cucina proprio
davanti a noi, nel cortile della posada. E il nonno "el
Paisano", a torso nudo, ha sempre piccoli lavoretti
da terminare...
In realtà la posada ha più l'aria di una casa
che affitta le camere, entrando si passa nel cortile davanti
alla cucina dove Rolando prepara empanadas (500 b.), arepas
(1500 b.), pescados (3500 b.) e desayunos creollos (colazioni
creole: arepitas, caraotas=fagioli neri, queso e huevos).
La posada non è male, soprattutto perchè si
ha l'opportunità di vedere almeno un po' come si
vive qui, ma sarebbe senz'altro meglio se non ci fosse quell'odore
acre e sgradevole di pesce. Veniamo poi a sapere che l'odore
deriva dall'olio di fegato (higado) di tiburon (squalo)
che il nonno di Rolando estrae e imbottiglia qui in casa.
Il nonno ci spiega che l'olio è venduto come medicinale
buono per chi soffre di asma; vediamo tante bottiglie pronte
ma non ne comprerò neanche una: che puzza!
Maurizio intanto ha già montato la sua zanzariera
che appende sopra il suo letto matrimoniale, mentre io dormirò
sul letto singolo.
La spiaggia di Puerto Colombia si chiama Playa Grande e
ci si arriva camminando per 4-5 minuti oltrepassando un
ponticello sul fiume. Quando arriviamo a Playa
Grande resto senza parole perchè lo scenario
è meraviglioso!
Una spiaggia
lunga e arcuata delineata da stupende palme alte che fanno
da sentinella a questa baia protetta ai lati da due promontori.
Playa Grande è lunga circa 500-600 metri ed è
abbastanza larga, non affollata (ma veniamo a sapere che
nei fine settimana si riempie di gente) ed il mare è
vivo con fragorose onde che in fondo possono essere anche
pericolose.
E' proprio una visione stupenda, camminare sulla sabbia
con a un lato il mare e dall'altro le altissime palme che
danno ombra e refrigerio a chi campeggia.
La sera, dopo aver mangiato alla posada grazie a Rolando
che prepara un'empanada (fritta) con chipi chipi (vongole
o almejas) e un'arepa rellena di calamares (1500 b.) e cervezas
(350 b.) andiamo un po' a spasso per il paese, ma oltre
che bar e baretti non c'è molto altro.
18 gennaio 2002
Prendere il sole e abbronzarci: questa è l'idea di
oggi e faremo di tutto per rispettarla! Purtroppo però
la giornata inizia male, perché ci sono le nuvole
e quindi decidiamo di fare un po' di fotografie in paese,
salendo anche sul promontorio dove c'è una statua
di Cristo in croce (per salire si oltrepassa il ponticello
e subito si gira a sinistra per un sentiero a destra del
fiume e poi si sale per una scalinata in cemento). Da lassù
si può vedere tutta Puerto
Colombia e le barche
dei pescatori ferme nel fiume.
Visto che di sole non ce n'è, andiamo a piedi a Choroní.
La passeggiata è molto bella perchè la strada
e panoramica e si passa per borghi con una foresta davvero
bella. La strada è circondata da grossi alberi e
da mazzi di canne di bambù così grossi che
vorrei fotografarli tutti ma non riesco a farli stare nel
mio obiettivo!
Choroní è molto carina e "isolata"
rispetto a Puerto Colombia, anche se ci sono alcune belle
posadas in case
tipiche coloniali.
Le case
hanno le finestre sporgenti chiuse da un balconcino e sono
tutte colorate di blu, rosa, giallo, verde, celeste, viola,
arancio, zafferano, ecc. I tetti di tegole danno all'insieme
l'aspetto tra il campagnolo e l'antico ed io scatto una
foto dietro l'altra.
Anche Puerto Colombia ha belle case
coloniali ma non come Choroní.
Il pomeriggio finalmente in spiaggia!
La sera invece i tambores sul Malecòn e noi lì
a comprare pulseras e collanine dai venditori ambulanti.
Ci sono anche perline di cartilagine di cazòn (tiburòn
giovane) prese dalla spina vertebrale!
L'atmosfera che si respira è piacevolissima perchè
siamo in una comunità viva e allegra, prevalentemente
di origine africana e anche noi assorbiamo per un momento
le sensazioni che si possono godere a Puerto Colombia.
19 gennaio 2002 Sole e mare, todo lleno!!!
E' sabato e arriva la gente, tanta gente qui a Puerto Colombia!
La spiaggia, playa
grande, si riempie quasi fino in fondo sin dal mattino
ed è un via vai di persone che vengono da Maracay
e Caracas per godersi il giorno di riposo: "el fine
de semana"..
Gli ombrelloni aperti e le famiglie con i loro grandi frigo
portatili e mucho relax!
Io mi immagino come possa essere Puerto Colombia la sera
e nei giorni delle vacanze scolastiche.....
Siamo in partenza per Maracay e ci godiamo ancora un po'
di sole e di spiaggia fino al pomeriggio quando lasceremo
Puerto Colombia per Maracay dove prenderemo il bus che di
notte ci porterà fino a Ciudad Bolívar domattina.
L'ultima buseta parte alle 17.30 perchè oggi è
sabato e allora, con grande anticipo (non si sa mai ...),
lasciamo con dispiacere la spiaggia e alla posada facciamo
una doccia ristoratrice, che ci rinfresca un po'. Il sole
è forte, ma inizio a stare bene, inizio ad abbronzarmi
senza patemi, e sento che d'ora in avanti non dovrò
più stare attento.
Salutiamo Rolando e ci incamminiamo fino al punto dove partirà
l'ultima buseta. Partiamo alle 17.50 con ritardo, ma tanto
non abbiamo fretta noi !
Noi no, non ci interessa arrivare presto a Maracay, perché
trascorreremo la notte sull'autobus!
Il viaggio fino a Maracay è ancora una volta favoloso!
Come all'andata ma adesso è buio fuori, e merengue,
salsa, vallenato impazzano a tutto volume!! Immersi nella
jungla della montagna, fra curve e tornanti, salite e discese,
i freni che stridono, odore di bruciato... ed il burrone
che è lì a pochi centimetri!
Quando sono le 19.30 siamo al terminal degli autobus di
Maracay. Scendiamo, zaino in spalla e ...e subito arrivano
gli "addetti" ai biglietti delle compagnie nazionali
e statali, addetti e impiegati che ti fanno il boleto "al
volo", senza passare dalla biglietteria. A me puzza
un po' il sistema, chi ci garantisce che i biglietti siano
regolari? Quando il nostro di questi "addetti"
autorizzati ci vuole vendere il suo per Ciudad Bolívar
ma vede che sono perplesso, ci conduce alla biglietteria
per farci vedere che tutto è in regola, esiste veramente
la compagnia "Llanos express" e ci indica la foto
del busscama (bus letto), e poi il prezzo è quello
indicato sulla vetrina! Ok , due biglietti por favor. Precio
14000 b. cadauno. Il bus partirà alle 21.30. Ovviamente
munitevi di maglione, cappello, coperta e quant'altro avete
perché là dentro fa freddo, molto freddo!
Non riuscirete a dormire senza coprirvi bene, non fate come
me che ho "dimenticato" il pullover nello zaino
rimanendo con la sola t-shirt addosso mentre tentavo di
accoccolarmi tutto, stringendomi e coprendomi le nude braccia
infilandole nella maglietta!!
Aria condizionata significa benessere per i venezuelani,
significa: ho pagato l'autobus ejecutivo e allora fatemi
sentire tutto il freddo che potete, voglio ciò che
ho pagato e quindi... Quindi bisogna "morire"
di freddo, ehh sì, avete pagato tanto? Beh, beccatevi
il frigorifero! (E questa lezione l'avevo già imparata
in Messico...)
E se i vostri posti riservati sono occupati, non c'è
problema, ci si siede più dietro, vicino alla toilette
s'intende!
I sedili sono reclinabili e diventano quasi un letto. Coperta
e tappi per le orecchie e siete a posto!
20 gennaio 2002
Ore 5.50, arrivo a Ciudad Bolívar. E' ancora scuro,
fa perfino freddino fuori, ma sempre meglio che in autobus!
Mentre decidiamo sul da farsi e mettiamo a fuoco le idee,
riesco anche a telefonare a casa!
Telefonare dal Venezuela: una vera avventura!!
Ci sono dappertutto i telefoni pubblici che funzionano con
le carte telefoniche (da 3000 e 5000 b.), "tarjetas
telefonicas" o "Cantv". Ma non pensate sia
semplice riuscire a prendere la linea e anche se la ottenete,
altri problemi possono arrivare per spegnervi ogni speranza
di parlare!!
Introduci la tarjeta nuova e aspetti: totale credito = 0!!
Ma come, è nuova di zecca e mi dice che non ho credito?
Allora tiri fuori la scheda e provi di nuovo, ora hai i
soldi, componi il numero e non senti niente! Ma a volte
non hai ancora il credito e devi tentare da un'altra parte,
ma dove?? E quindi sei alla ricerca di altri telefoni e
il Venezuela diventa una meta "telefonica"? A
Ciudad Bolívar sono riuscito a trovare un telefono
funzionante e ho parlato con mio fratello in Italia; dopodiché
anche Maurizio ha provato dal medesimo telefono ma adesso
non funziona più!! Maurizio dai stai calmo, lo sai
come sono le linee qui, non preoccuparti!
Se senti occupato, non preoccuparti e riprova. Se solo potessi
riprovare!! Perchè c'è anche la possibilità
che il segnale di occupato sia eterno! E ti potrebbe anche
accadere, come è successo a me, che dopo aver sbagliato
numero e aver trovato occupato, non ho potuto più
riprovare con il numero giusto perchè la linea è
rimasta occupata per sempre!! Ma l'elenco è lungo
di incidenti e al telefono sentirai fischi, sibili, mormorii
strani, echi lontani che assomigliano a parole in italiano,
tua mamma che risponde e poi ti attacca giù, il messaggio
di "servicio non disponible" sul display, ecc.
ecc.
Aspettiamo fuori dal terminal la buseta per il centro
dopo aver abdicato alle proposte dei numerosi tassisti senza
tanto mordente all'uscita del terminal.
Con la buseta (200 b.) arriviamo in Paseo Orinoco dove ci
sono entrambi gli hotels che ho preso nota dalla guida:
l'hotel Caracas e l'hotel Italia.
Entriamo all'hotel Caracas (habitacion doble per 7000 b.)
e il señor che ci apre la porta a sbarre, modello
prigione, ci spiega che stamattina c'è un gruppo
di turisti pronto a partire per il tour di 3 giorni e 2
notti al Salto Angel.
Anche noi siamo qui per questo!! Sono le 6.00 di domenica
e non abbiamo intenzione di fermarci qui a Ciudad Bolívar.
Per questo, dopo che Hector mi illustra come si svolge l'escursione,
con gli spostamenti e l'itinerario completo nel parco nazionale
di Canaima, decidiamo di aggregarci anche noi pagando la
somma di 200 Us $ (la somma comprende tutto tranne la tassa
di entrata al parco nazionale di Canaima di 8000 b.). Io
e Maurizio paghiamo con travellers cheques e anche un po'
di dollari in contanti.
Prepariamo solo lo zainetto da portarci via, e lasceremo
quello grande qui in hotel, in una zona riservata per il
deposito bagagli in cambio di una ricevuta. Nello zainetto
metto due magliette pulite, alcuni farmaci antinfiammatori,
tappi per le orecchie, un paio di calze, spazzolino e dentifricio,
sapone, impermeabile k-way, penne e libricino e macchina
fotografica. Vi consiglio però di portarvi anche
un libro oppure la guida (io le ho lasciate nello zaino
grande...).
Per raggiungere Canaima utilizzeremo un aereo Cessna che
parte dall'aeroporto di La Paragua, un villaggio a sud,
a circa 200 km da Ciudad Bolívar.
Arriviamo a La Paragua alle 12.30 dopo quattro ore e mezzo
di viaggio con una buseta tutta cigolante. Il pueblo è
piccolo e abbandonato, ma l'aeroporto è vicino a
Canaima ed il volo sarà solo di 15 minuti.
Quasi subito saliamo sul nostro Cessna, io, Maurizio, e
altri due ragazzi. Ma è la prima volta che salgo
su un trabiccolo del genere! Fino a quando sapevo si dover
salire su un Cessna ero tranquillo, ma adesso sono a bordo
di questo apparecchio piccolo piccolo! Chissà come
sarà il volo, speriamo bene!
Si decolla subito e siamo già in alto. "Es como
un carro " dice il pilota, e non ho niente da dire!
Sì, è come un'automobile, un motore, ma se
si ferma che si fa?
Io sono seduto a fianco, a destra, del pilota e inizio a
guardare giù, scattando alcune foto del panorama
che via via si fa sempre più entusiasmante.
Si vede la folta vegetazione verde, e fiumi che si snodano
e assumono forme simili a un serpente marrone.
Avanti a noi si può vedere una montagna piatta, un
"tepui", tipica di questa regione.
Il vento fa sbandare il Cessna, ma ormai sono in ballo e
quindi "bisogna ballare"! Il pilota fa anche lo
spiritoso e per un momento lascia la cloche e.. ..si scendeee
!! Poi subito dopo tira su l'aeroplanino dolcemente lasciandosi
cullare dalla corrente.
Quando siamo in prossimità della laguna
di Canaima, iniziamo a scendere e atterriamo sulla piccola
pista asfaltata dell'aeroporto. Beh, devo ammettere che
il volo è stato sicuro, divertente e perfino eccitante!!
All'uscita bisogna pagare la tassa d'entrata al Parco Nazionale
di Canaima di 8000 b., dopodiché veniamo "raccolti"
dalle nostre guide che ci seguiranno per i prossimi 3 giorni.
Dopo aver atteso anche gli altri nostri compagni, andiamo
al campamento della Tiuna Tours dove ci aspetta il pranzo
a base di pesce e riso.
Le guide ci spiegano come si svolgerà il tour, in
lancia e anche a piedi, facendo attenzione alle cascate
e alla corrente e sperando che l'acqua del fiume sia sempre
sufficiente per la navigazione.
Avevo letto che questo tipo di escursione, attraverso il
fiume con la lancia, si poteva fare solamente durante il
periodo delle piogge e cioè più avanti a partire
da marzo-aprile fino a ottobre-novembre. Invece, anche adesso
a gennaio siamo riusciti a partire e l'escursione ci è
stata venduta e proposta proprio perché era fattibile!
Il nostro gruppo è formato da 18 ragazzi e ragazze
di tutto il mondo, accompagnati da due guide locali e dagli
uomini che guideranno le due lance. Gli zainetti vengono
messi in sacchetti di plastica e raccolti per essere imbarcati
dal personale della Tiuna Tours, mentre noi partiamo con
le guide a piedi. (ci consegnano anche dei sacchetti più
piccoli per le macchine fotografiche, ecc.).
Iniziamo il giro navigando nella laguna a fianco delle cascate
"Ucaima", "Golondrina"
e "Hacha"
che sono incredibili! Un vero spettacolo. L'acqua è
rossa
perchè contiene i prodotti di degradazione della
vegetazione circostante, c'è molto ferro e tannino
che fanno assumere al fiume un colore simile al thè!
A piedi raggiungiamo altri due salti, El Sapo (che lo superiamo
sotto!) e El Sapito sotto il quale facciamo il bagno. Che
bello! Ci voleva proprio, è da ieri pomeriggio che
aspettavo questo momento! L'acqua non è fredda, si
sta bene e ti lascia la pelle morbida e levigata! Sembra
acqua saponosa! I capelli sono come dopo un trattamento
balsamico, che paradiso! La guida mi spiega che loro bevono
quest'acqua, ma a noi avrebbe un effetto spiacevole...
Ora iniziamo il viaggio in lancia lungo il rio Carrao, sarà
un viaggio lungo e piacevole, ma non riesco a scattare molte
foto, gli schizzi d'acqua possono colpirti da un momento
all'altro.
Verso le 17.00 arriviamo al nostro campamento, "Aonda",
dove dormiremo stanotte e poi domani in amache all'aperto,
sotto un tetto. Le amache sono disposte su più file
una vicina all'altra e tutte contengono una coperta che
sarà preziosissima per la notte! Ma con chi russa
vicino? Come si fa? Fate come me, portatevi i tappi per
le orecchie!!
Ci sono i bagni, le docce, caffè 24 ore su 24 e la
natura selvaggia del "mundo perdido".
La cena è tutto sommato discreta, carne, riso e patate,
acqua e thè (non è l'acqua del fiume per fortuna!!),
pane e caffè.
21
gennaio 2002
Oggi ci attende la giornata più importante. L'arrivo
al Salto Angel, la cascata più alta del mondo, obiettivo
principale di questo tour di 3 giorni.
Si parte presto, verso le 8.00 dopo la colazione.
Navighiamo almeno per un'ora e mezzo e alla fine ecco!!
Il salto
Angel, altissimo e meraviglioso, un getto d'acqua sottile
e lungo che ti incanta e ti lascia sensazioni indescrivibili!
La visione della cascata mi ha fatto venire i brividi!
Lasciata la lancia, a piedi si inizia un percorso di un'ora
e mezzo ancora, attraverso la jungla fino al mirador dove
si può ammirare in tutto il suo splendore il salto,
senza ostacoli e piante davanti. Uno spettacolo della natura,
eccezionale!
E non è finita perchè, più in basso
sempre seguendo il sentiero si arriva alla base della cascata,
o meglio, la seconda pozza dopo che l'acqua scesa, ricade
più avanti. E lì, sotto quel filo di un chilometro
d'altezza, facciamo il bagno ! Il sole sembra che voglia
regalarci una giornata indimenticabile, mentre le nuvole
spariscono quasi del tutto.
Non riuscirò mai a spiegare ciò che ho provato
sotto il salto
Angel, ma una cosa è sicura: vivete anche voi
queste sensazioni non smettendo nemmeno un secondo!!
Purtroppo viene il momento di tornare indietro. Prima di
salire sulla lancia mangiamo su dei tavoli di legno pollo
e patate, un po' di relax al sole vicino al fiume e poi
si torna ai nostri letti!!
Sono le 16.00 circa, forse avremmo potuto restare un po'
di più al salto, ma poi viene buio, e la sicurezza
in barca non è mai al 100 %. La lancia è sicura,
non si è mai sicuri delle condizioni del fiume, se
l'acqua è alta e si può scendere senza problemi...
Il ritorno è più veloce perchè abbiamo
la corrente a favore del rio Churùn e del rio carrao
poi.
Per le fotografie di rito lungo il fiume c'è un problema:
gli schizzi d'acqua che spesso si ricevono non sono prevedibili
ed io mi rassegno a tenere quasi sempre la macchina fotografica
chiusa nel sacchetto di plastica.
L'altipiano Auyàn-Tepui ed i suoi cañon rendono
il paesaggio così suggestivo e unico che ogni angolo
di questo posto meriterebbe la sua descrizione, considerando
i colori, i profumi, i suoni e tutte le sensazioni che riescono
a provocare.
Al campamento, cena con pasta al ragù e poi a nanna.....
22 gennaio 2002
Il programma di oggi è quello di tornare a Ciudad
Bolívar. Ritorniamo in lancia fino a Canaima dove
arriviamo verso le 11.00. Purtroppo l'aereo prenotato per
noi due e per Lisa e Russell, nostri compagni di volo, partirà
nel primo pomeriggio e quindi aspettiamo al campamento della
Tiuna Tours, dopo aver mangiato qualcosa offerto dall'organizzazione
stessa, fino alle 15.00 quando ci avvertono che l'aereo
è arrivato e possiamo partire.
Arriviamo con il trattore ! all'aeroporto, chiamiamolo così,
una striscia d'asfalto dove decollano Cessna e altri aeroplani
bielica.
A sorpresa, e con grande gioia, questa volta voleremo fino
a Ciudad Bolívar e non a La Paragua, un'ora e venti
di tempo evitando il noioso e stancante spostamento terrestre
da La Paragua in buseta! Non dovremo ripercorrere i 250
km di strada!
Il volo rispetto all'andata è migliore, forse questo
Cessna è più stabile e non si sentono le folate
di vento come due giorni fa, e le nuvole all'orizzonte non
riescono più a spaventarmi. Il pilota sembra anche
più serio di quello dell'andata e l'atterraggio all'aeroporto
di Ciudad Bolívar è perfetto, meglio di un
Boeing!
All'aeroporto salutiamo i nostri due amici di Whashington
DC, Lisa e Russell, e, dopo l'ennesimo scherzo dei telefoni
venezuelani...., arriviamo all'hotel Caracas verso le 17.00
in taxi (1600 b.). Prima però riusciamo anche a "perderci"
in periferia a bordo della buseta sbagliata!! (chiedere
del bus per Paseo Orinoco...!).
In hotel ritiriamo i nostri zaini e prendiamo una camera
per stanotte (7000 b.), la n° 5, con 2 letti, bagno
e doccia, ventilatore e ...scarafaggi compresi nel prezzo!!
La camera è decisamente fatiscente, ma riesco ad
adeguarmi e non mi lamento; tanto domattina partiamo per
Puerto La Cruz.
L'impressione che ho di Ciudad Bolívar è diversa
rispetto a quella che ho avuto quando sono arrivato due
giorni fa, ora c'è molta gente per le strade, il
paseo è un brulicare di persone e il traffico è
caotico. E' molto umido, pioviggina e il caldo è
abbastanza opprimente; per fortuna sale una leggera e piacevole
brezza che mitiga la calura. L'Orinoco (il terzo fiume più
lungo del Sudamerica) è lento e imponente, e l'architettura
della città è "antica" per le case
coloniali dall'aria abbandonata.
L'hotel Caracas ha un'attività parallela a quella
di albergo e cioè la possibilità di acquistare
e organizzare tours a Canaima e Salto Angel, Gran Sabana,
Roraima, rio Caura, ecc. Le agenzie interessate sono la
Tiuna Tours, con cui ci siamo trovati benissimo, la Canaima
Tours e la Bernal Tours. Con l'Auyan-Tepui Tours invece
si prenota all'Hotel Italia qui vicino, ma anche in altre
agenzie della città.
Dopo il tentativo fallito di prelevare da uno sportello
automatico della Uni Banca, decidiamo che è ora di
cenare e lungo il paseo, dopo diversi tentativi a vuoto,
entriamo in un ristorante tipico "Tasca Blohm",
dove mangiamo male e non è economico.
La notte in camera è un inferno: afosissimo, non
un alito d'aria....aspettando l'assalto delle cucarachas!
23 gennaio 2002
La Banca Uniòn apre alle 8.30 e dopo mezzora di fotocopie
e verifiche di carta di credito e passaporto riusciamo a
prelevare i nostri sospirati bolivares! Evviva!! Solo 30
minuti, un miracolo!
Arriviamo in buseta al terminal degli autobus, la buseta
si prende di fronte all'hotel Caracas, direzione sinistra.
Il bus per Puerto La Cruz, senza aria condizionata della
"Expresos La Guayanesa" parte alle 10.15 (5000
b. da chiedere prima..). Prima di partire però la
nostra colazione è deliziosa con "pastelitos"
fritti al formaggio e prosciutto (350 b. ).
Piove leggermente ed è afoso, lasciamo Ciudad Bolívar
in direzione nord, verso il mare finalmente!
Da Puerto La Cruz vogliamo proseguire più a est fino
a Santa Fé, sulla costa, nello stato di Sucre.
[Da ieri sera Maurizio è nervoso con tutti e ce
l'ha con ogni cosa, sbuffa in continuazione e sembra seccato
per ogni inconveniente che capita, non riesce a trovare
la soluzione per districarsi bene nella quotidianità
di un paese molto simile a tanti altri non solo sudamericani.
Forse a questo punto del viaggio è un po' stanco
e lo lascio stare, sicuro che alla fine capirà.]
"Quasi sempre e ovunque l'adattamento significa comprensione
anche se non si possono giustificare atteggiamenti e modi
di fare diversi dai nostri...."
Arriviamo a Puerto La Cruz, stato di Anzoategui, alle 15.47
ed il cielo è sereno; il paesaggio fin qui non è
stato memorabile.
All'uscita del terminal chiediamo per Santa Fé. I
"por puestos" o taxi collettivi sono furgoncini
che partono quando si riempiono, noi due aspettiamo assieme
ad altri passeggeri che arrivino altre due persone. Uscendo
dal terminal all'angolo a ovest si trovano questi por puestos...
Il prezzo è di 1000 b. e ci impiegheremo circa 45
minuti, con un bel panorama sulla nostra sinistra sulle
isolette del Parco Nazionale Mochima. La strada si alza
rispetto al mare e oltrepassiamo diverse spiagge che sembrano
molto carine (Conoma, Conomita, Arapito, Playa Colorada,
ecc.).
Quando arriviamo a Santa
Fé, scendiamo al capolinea assieme a una signora
che ci consiglia l'hotel dove lavora: il Café del
mar. Vabbè, la camera non è un granchè
ma è economica (8000 b.) e siamo proprio sulla spiaggia,
e c'è anche il ristorante.
La stanza con bagno e doccia è abbastanza pulita
ma anonima e "chiusa", tuttavia decidiamo che
per questa notte va bene ma domattina andrò a vedere
se il Bahia del Mar è migliore...
Il cafè del mar si trova all'inizio (est) della spiaggia
ad ha il ristorante proprio vicino al bagnasciuga dove mangeremo
nei prossimi giorni.
L'Hotel Posada "Bahia del Mar" più in là,
a sinistra camminando sulla spiaggia, è gestita da
una giovane signora francese, ha un ambiente più
simpatico anche grazie al cortile di entrata dove si può
usufruire della cucina a disposizione degli ospiti.
Visitando la posada, mi viene fatta vedere una camera per
due persone molto carina e luminosa, pulita e fresca. Il
prezzo è di 10000 b. Rimango d'accordo per domattina.
La spiaggia di Santa
Fé non è proprio così bella, tuttavia
c'è molta tranquillità ed il tramonto è
stupendo!
Alla mattina ci sono diverse escursioni organizzate che
fanno alcuni giri verso le isole del Parco Nazionale Mochima:
il giro inizia alle 10.00 e si ritorna alle 17.00, tutto
per 5000 b. a testa. Per esempio dal Café del mar
parte una barca per 3 isole (islas Caracas pequeña
e grande e isla Venado), mentre altre barche sulla spiaggia
possono portarti all'isola Arapo e alla "piscina",
sempre per 5000 b., ma contratta sempre!
La sera ceniamo al Café del Mar, mangiando benissimo:
calamares al ajillo deliziosi (3000 b.), pescado "sierra"
a la plancha (3500 b.) buono, simile al tonno e al pesce
spada, contorno di insalata e patatine fritte e 3 cervezas
(400 b.)
Certo che cenare in spiaggia in maglietta e calzoncini corti,
i piedi immersi nella sabbia e lo stupendo panorama che
ho davanti rendono questo momento indimenticabile!
24
gennaio 2002
Stamattina siamo d'accordo di spostarci alla Posada
Bahia del Mar e così facciamo. Traslochiamo nella
camera che avevo visto ieri sera e siamo soddisfatti nonostante
paghiamo 2000 b. di più.
Siamo anche intenzionati a partecipare all'escursione in
barca per le isole Caracas e Venado dal Cafè del
Mar (bisogna portarsi il bere e da mangiare in quanto non
ci sono strutture su queste isolette).
Alle 10.00 siamo pronti giusto fuori dal cafè del
Mar per l'uscita in barca ma ancora non c'è nessuno,
sembra che non si parte oggi! Aspettiamo ancora ma niente,
stamattina non si parte, forse perchè non ci sono
altri che con noi vogliono partecipare a questo giro.
Intanto io faccio conoscenza con Sandro, un ragazzo argentino
simpaticissimo, che sta visitando il Venezuela in solitario,
appena arrivato qui a Santa Fé. Con lui andiamo a
mangiare qualcosa al mercato.
Il mercato di Santa Fé è appena dietro il
Cafè del Mar, come tutti i mercati del paese è
molto caotico e sporco anche perchè vicino c'è
il porticciolo con le barche ferme dei pescatori e i pellicani
a fare da spettatori. Frutta e verdura, carne, pollame,
pesce, semi e dolci, sono i prodotti venduti.
Il pomeriggio lo passiamo in spiaggia al sole, mentre la
sera è piacevolissima in tutto relax a godere del
tramonto in spiaggia. Il tramonto è veramente speciale,
non dimenticherò questi momenti!
Al baretto del "siete delfines" conosciamo Paola
e Giuseppe dell'isola D'Elba. Entrambi vorrebbero esplorare
anche le spiaggette vicine a Mochima, una delle quali sembra
sia la più bella, Playa Blanca. Per andare a Mochima
però non ci sono collegamenti diretti da Santa Fé
e quindi bisogna prendere una buseta o por puesto in direzione
di Cumanà e scendere al crucero dove inizia la carretera
che scende fino a Mochima. Dal crucero si può prendere
un por puesto (molto pochi...), fare l'autostop oppure un
taxi. Infine a Mochima bisogna arrangiare coni pescatori
locali l'uscita in barca e scegliere le spiagge o le isole
più belle.
Dopo una doccia veloce, qualche cerveza con un pescatore
vicino al mercato (che mi dice che qui la polizia (vicino
a me!!) non si occupa degli abitanti, non protegge la gente
come dovrebbe, "non tiene cuidado para nosotros, con
los turistas sì, pero con nosotros no!". Io
devo far finta di non capire purtroppo, anche se ho capito
tutto, nego e cerco di cambiare discorso!
Anche se il pescatore ha sicuramente bevuto un po' troppo,
penso che dica la verità ed io non posso lasciarmi
andare perchè i poliziotti ascoltano tutto (anche
se hanno anche loro scolato diverse polar...). Tuttavia
inizio a conoscere questo paese meglio, almeno credo.
Come al solito cena al Cafè del mar con filete di
"dorado" (3600 b.) insalata e patate fritte. Sono
le 21.40 e già si chiude!
Il ristorante accanto è più caro e non rimane
che il cafè del Mar dove mangiamo assieme a Paola
e Giuseppe.
In precedenza in spiaggia mi accordo con William, un ragazzo
che dispone di una barca e che può portarmi all'isola
Arapo e "la piscina"; decidiamo per 3500 b. per
persona e gli spiego che domattina saremo in sette a prendere
parte al giro (due americani di Boulder-Colorado, due francesi,
noi due e Sandro). Forse faremo una sosta anche a Playa
Colorada che sta quasi di fronte all'isola e dove penso
che incontreremo Paola e Giuseppe che vogliono andarci con
un por puesto.
25
gennaio 2002
Escursione a Isla Arapo e "la piscina". Verso
le 10.00 partiamo in barca. Siamo in nove, io, Maurizio,
Ely e Catarina, Valerio ed Erica, Morten e due francesi.
Paghiamo 3500 b. come concordato.
Il viaggio in barca è bello, il panorama è
stupendo allontanandoci da Santa Fé e ci spingendoci
verso nord ovest si possono vedere alcune spiagge sulla
costa, playa Colorada, Playa de los pescadores e playa Arapito
che è proprio di fronte a isla Arapo. A un certo
punto vediamo pure i delfini e allora William rallenta e
inizia a seguirli! Incredibile, pare che anche i delfini
ci seguano e lo spettacolo a cui assistiamo è meraviglioso!!
Che belli, siamo tutti sulla prua incantati dalla danza
dei delfini che ondeggiano davanti a noi: sembra che vogliono
giocare!
Prima di Arapo ci fermiamo qualche minuto per una nuotata
alla "piscina", un'isoletta piccola piccola dove
sorge una casa abbandonata e le cui acque sono trasparenti
e interessanti per fare snorkeling. A me non è piaccia
così tanto, ma comunque a una nuotata non dico di
no.
All'isola Arapo William ci lascia in una bella e solitaria
spiaggia
e rimaniamo d'accordo per farci venire a riprendere verso
le 15.30. Paghiamo subito i 3500 b. anche se io vorrei averlo
fatto al ritorno.
La spiaggia ha un'aria molto rilassante e ci sistemiamo
tutti sulla sabbia a prendere il sole. Alcune grosse iguanas
sono appena dietro, e iniziano ad osservarci sperando nella
generosità di qualcuno di noi.
Portatevi l'acqua e un po' di frutta, sulla spiaggia non
c'è niente.
Si sta bene al sole e ormai non devo più stare attento
ai forti raggi.
Il Venezuela, anche se non è completamente attrezzato
al turismo e ogni giorno ti riserva qualche imprevisto,
ha il pregio di offrire paesaggi ancora "vergini"
e momenti indimenticabili in pieno relax e "disfrutar"
ogni attimo.
Il clima è eccezionale in gennaio, fa caldo e il
sole è forte ma non è umido (solo a Ciudad
Bolívar abbiamo sofferto un po'...) e la sera c'è
sempre una piacevole brezza.
Santa Fé, ma ce ne sono tanti di posti così,
è un villaggio senza tante regole, dove si va in
giro scalzi e a torso nudo e assaggiare un po' di vita di
Venezuela....
Una volta tornati a Santa Fé decidiamo di andare,
come da consiglio del barista sulla spiaggia, a comprare
il ron al crucero sulla strada costiera. A piedi ci incamminiamo
lungo la strada fino all'incrocio dove partono gli autobus
i taxi e i por puestos. Lì c'è una "licoreria"
dove acquistiamo il ron "Pampero Aniversario"
(5000 b.) e il "Cacique" (3500 b.). Torniamo passando
per la strada che taglia in due il pueblito fino alla spiaggia;
la gente è cordiale e sorridente, non abbiamo avuto
problemi camminando dalla spiaggia fino al crucero e da
lì ancora fino al centro....
Ci sono voci che raccontano che Santa Fé sia pericolosa,
soprattutto di notte, che circoli molta droga e la delinquenza
sia sempre in agguato; non so se tutto ciò sia vero,
sicuramente ho avvertito in certi momenti sensazioni non
proprio piacevoli, ma non si può generalizzare. A
Santa Fé sono stato bene nonostante certi discorsi,
non sono andato in giro la notte ovviamente, però
la mia impressione della gente è molto positiva.
Ceniamo ancora al Cafè del Mar con parrilla de
pescado (4000 b.) e i buonissimi calamares al ajillo, assieme
a Morten e Sandro, dei veri amici!
Ma dopo che si fa? Nada, non c'è niente altro che
ammirare le stelle e sorseggiare una polar in compagnia!
Io passo un po' di tempo alla bodega vicino al mercato,
appena dietro il ristorante, dove incontro ancora il pescatore
dell'altra sera, Rafael Pantojo Oronò, forse campione
olimpico di pugilato pesi super mosca che mi ricorda i begli
anni che furono e la sua vita sregolata che trascorre qui
a Santa Fé.
Ma che dire ancora; a Santa Fé si può vivere
bene, in pace e conoscere la libertà, riuscire a
cogliere un po' della simpatia degli abitanti e godere dell'atmosfera
caribeña del pueblo costiero. Non c'è molto
da fare, tomar una cerveza, un trago de ron e parlare con
gli amici che ti spiegano la differenza di sapore della
cerveza Brahma "di ritorno" e quella "di
non ritorno", di pugilato, di conoscenze italiane e
di ron, di petrolio, di musica llanera e joropo, delle mujeres
che non sono fedeli..........asì es Venezuela!!
26 gennaio 2002
Ultimo giorno a Santa Fé!
Dopo il solito frittellone al formaggio di cui non conosco
il nome ma che ormai non possiamo più scordarci a
colazione incontriamo Morten con cui andiamo a Playa
Colorada con un por puesto (500 b.) preso sulla strada
di uscita dal paese.
Playa Colorada si trova a circa sette chilometri da Santa
Fé verso Puerto La Cruz ed il suo nome deriva dal
colore rosa-arancione della sabbia.
La spiaggia
è molto coreografica, tipica con le alte palme che
fanno da contorno e alcune barche ferme a poca distanza
dalla riva. Offre proprio un bel colpo d'occhio!
Oggi è sabato e la spiaggia dovrebbe riempirsi di
gente, soprattutto venezuelani. Via via arriva gente che
mangia, ride insomma si diverte al mare.
Incontriamo anche Giuseppe e Paola e assieme a Morten passiamo
proprio una bella giornata!
Al chiosco di Luìs Enrique beviamo una cerveza e
mangiamo "tostones" che sono delle simil-frittelle
di platano fritto (2500 b.). Luìs è appassionato
di calcio, molto informato dell'Italia e con lui parliamo
anche del Venezuela, del turismo che è sacrificato,
non considerato a dovere....
E indovinate dove passiamo l'ultima sera a Santa Fé?
Claro, al Cafè del Mar, a cenare con Sandro, Paola
e Giuseppe. Sandro è il massimo per simpatia; me
voy temprano a Argentina!! Seguro! A Patagonia, a San Martin
de los Andes!
E dopo cena fiesta!
Con Sandro, Morten, e altri turisti vado a una discoteca
locale (io sono scalzo !!!), accompagnati da un ragazzo
del luogo, una piccola ma carina discoteca con tanti giovani
che ballano al ritmo delle musiche moderne, purtroppo non
latinoamericane come piacciono a me. All'entrata non si
paga, i turisti non pagano niente!
Vicino alla discoteca, accanto c'è una sala all'aperto
dove si balla merengue!
Tornando indietro in albergo saluto prima Sandro e gli altri
e sempre scalzo ritorno passando per la spiaggia. Addosso
non ho molti soldi, solo alcuni spiccioli, è per
questo che non temo pericoli, e poi sono pure scalzo...!
27 gennaio 2002
E' il giorno della partenza!
Alle 17.40 parte il nostro volo di ritorno per l'Italia.
Dobbiamo arrivare a Caracas in tempo e con un ampio margine
di anticipo! Non si sa mai, bisogna sempre considerare la
possibilità di contrattempi e ritardi, quindi non
vogliamo rischiare, partiremo presto!
Sveglia alle 5.30!!
Alle 6.00 siamo già al crucero di Santa Fé
per salire su un por puestos diretti a Puerto La Cruz.
Da Santa Fé a Puerto La Cruz rivedo le spiagge
che si susseguono lungo la costa e di fronte le isolette
del Parco nazionale Mochima. L'alba di questa domenica è
meravigliosa e penso già alla prossima vacanza, dove
sarò la prossima volta, dove vedrò un'alba
ancora così bella? Ritornerò ancora a Santa
Fè?
Disgustati dall'aria "al gasolio" del furgoncino
del por puestos, scendiamo finalmente al terminal di Puerto
La Cruz pronti per il prossimo viaggio in autobus per Caracas.
Compriamo il biglietto del bus ejecutivo che parte alle
7.30, con aria condizionata, tv, bagno e poltrone letto
a 8000 b., ma c'è anche un bus più economico
(ma più lento) a 6000-5000 b.?
Partiamo verso le 7.40, dovrebbero essere 4-5 ore per Caracas,
alle 10.00 sostiamo lungo la strada per un caffè
o un panino; ricordate che i prezzi sono quasi il doppio
e un arepa al formaggio vi può costare 2000 b.
Caracas inizia con sobborghi che anticipano la città
vera e propria. E' impressionante questa città, sparpagliata
e "protetta" dal monte Avila.
Arriviamo a Caracas alle 12.30 al terminal "La Bandera".
Dal terminal ci dirigiamo a piedi, uscendo si scende lungo
la strada a sinistra, alla fermata metro "La Bandera"
dove prendiamo la corsa diretti alla stazione "Gato
Negro" (direzione "Propatria") dove dovrebbero
partire le busetas per l'aeroporto. E così è,
all'uscita chiedo e trovo subito la buseta giusta con le
fiancate colorate a bande orizzontali blu, grigio, celeste
e bianco con la scritta " Aeropuerto Internaciònal
S.B." in piccolo e in corsivo. Il costo del biglietto,
che si fa a bordo, e di 2500 B.
Arriviamo all'aeroporto alle 14.30!
Siamo in anticipo, meglio così!
La buseta ferma prima davanti le partenze dei voli nazionali
e poi a quelle internazionali. La fermata è proprio
fuori il terminal.
Al check in paghiamo anche la tassa di uscita dal Venezuela
di 11000 b. (circa 14 $) ma è una tassa ridotta in
quanto parzialmente è gia stata pagata con il biglietto
stesso del volo aereo.
In aeroporto non c'è molto, non ci sono tante possibilità
per spendere gli ultimi bolivares bene, il duty free non
è così economico (il ron Pampero aniversario
costa 15 $, cioè 10000, a fronte dei 5000 b. che
ho pagato io a Santa Fé...).
Adesso la vacanza è davvero finita, siamo in attesa
di imbarcarci e dopo il decollo verso le 18.00 ammiriamo
l'ultimo stupendo tramonto su questo fantastico paese!
[Il Venezuela ha parecchio da recuperare, è una
terra ricchissima, non solo di petrolio, caratterizzata
da un'ampia varietà di paesaggi che vanno dal mare
(caraibi e isole) alle pianure "los llanos", alla
montagna delle Ande, all'Amazzonia e alla Sabana. La gente
è un miscuglio di razze, indios, spagnoli-europei,
africani e creoli "creollos".
Le strutture turistiche sono molto approssimative e i disagi
all'ordine del giorno (telefoni, computer, acqua, fognatura,
delinquenza, sporcizia...). E' sempre costante ed evidente
(griglie metalliche antifurto alle finestre e ai balconi
e nei negozi, vigilantes armati fuori e dentro i negozi..!!)
una malfidenza fra la gente e la paura dovuta a scippi e
rapine.
Essenzialmente credo che i venezuelani siano persone allegre
e affabili, che si sanno divertire in ogni occasione e godere
la vita. Con lo sviluppo del turismo ho la sensazione che
il Venezuela possa risorgere e guadagnarsi diversi primati
a livello internazionale. Spero che la gente spinga verso
la direzione giusta e costruisca una base sicura e duratura.]
INFORMAZIONI
PRATICHE:
HOTELES
Hotel Santiago, Macuto ( Vargas )
Hotel Intecaribe, Coro ( Falcòn )
Caribana Hotel, Chichiriviche ( Falcón )
Direcciòn: Paseo Bolívar Telefonos: (0259)
- 815.14.91 - Telefax: (0259) - 818.68.37
Posada "El Paisano", Puerto Colombia ( Aragua
)
Choroní: calle Josè Antonio Maitín
N° 4- Puerto Colombia - Telefono: 9911168
Hotel Caracas, Ciudad Bolívar ( Bolívar )
Paseo Orinoco - telefax: 085-28512 - telefonos: 014 8546807
- 014 8533830
Hotel Cafè del Mar, Santa Fé ( Sucre )
Posada Bahìa del Mar, Santa Fé ( Sucre )
FINE