Che
tipo di viaggio è:
Adatto
a tutti i tipi di mezzi e si svolge quasi esclusivamente (95%)
su strada asfaltata; oltre alle autocaravan è adatto
anche a camioncini con cellula scarrabile e a vetture con
tenda da tetto; le caratteristiche del percorso, che in gran
parte si svolge su viabilità originaria di impostazione
medioevale, quindi con curve e passaggi stretti che in alcune
situazioni impongono un'abilità di guida almeno
al livello della perfetta conoscenza e percezione dell'ingombro
del proprio mezzo (vedansi i Corsi Guida Sicura dell'Autocaravan
1°Livello organizzati dal Caravan Club Gorizia); è
possibile anche la partecipazione con caravan al traino purchè,
per l'agilità di spostamento, siano piccole (Eriba
Puck/Touring; Pol-Mot; Plotter etc.); no vagoni ingombranti
e difficili da movimentare e gestire soprattutto su strade
di montagna e/o viabilità & centri abitati d'impianto
medioevale!
E'
vivamente sconsigliata la sistemazione con tende da montaggio
al suolo a causa dei numerosi vincoli in tal senso presenti
in varie località visitate.
Non
dimentichiamo inoltre che anche altri sanno del "Camino di
Santiago" e che ci sarà la possibilità tutt'altro
che remota di incontrare parecchie persone con la ns. medesima
meta ed è per questo che sconsigliamo la partecipazione
a gruppi numerosi.
Potranno,
per quanto detto e durante tutto il viaggio, presentarsi problemi
per la sistemazione notturna e per le soste per mancanza di
posti idonei o per il trovarli già occupati da altri:
è quindi indispensabile armarsi di una buona
dose di "santa" pazienza e di adattabilità alle situazioni
contingenti senza la quale non si può nemmeno ipotizzare
di affrontare un viaggio del genere in un simile contesto
storico-culturale.
Per
quanto riguarda il percorso, abbiamo iniziato a pensarci nel
1993 (durante l'Anno Santo Xacobeo/Jacobeo) quando la documentazione
su di esso e sul "Camino" era praticamente assente soprattutto
in lingua italiana & oltre ai sopralluoghi compiuti nel
1994 e 1995 dove sono state fatte delle ricognizioni di percorribilità
soprattutto in territorio spagnolo che hanno dato esito positivo,
l'itinerario è stato percorso integralmente in occasione
del Giubileo Jacobeo del 1999 risolvendo (con largo uso del
GPS) i dubbi che il suo sviluppo in territorio francese ci
aveva posto in passato; possiamo ora affermare, senza il dubbio
di essere smentiti ed a capo di 4 anni di lavoro di ricerca
di archeologia stradale, di aver riconosciuto e percorso almeno
(se non di più) il 95% di "Via Podiensis" e la quasi
totalità del "Camino Real Francés". In alcuni
momenti è stato provvidenziale il supporto GPS dove
il riconoscimento del percorso era molto più arduo.
Oggi comunque, sia da parte francese (Via Podiensis), sia
da parte spagnola (Camino Real Francés) esistono numerose
pubblicazioni specializzate sufficientemente chiare ed esaustive.
Vi
consigliamo:
1.
Tratta spagnola: "Aeroguìa del Camino de Santiago"
edit. GeoPlaneta-Grandes Rutas; con tutto il "Camino" illustrato
da riprese aerofotogrammetriche recenti e quindi inequivocabili
come sviluppo e precisione di tracciato.
2.
Tratta francese: guide 651; 652; 653 della Fédération
Française de la Randonnée Pédestre (FFRP)
corredate da cartografia 1:50.000, quindi anche queste precisissime
e praticamente inequivocabili. Per quanto riguarda però
lo sviluppo del tracciato esso viene qui identificato con
la GR-65 ed alcune sue varianti: ci permettiamo di dissentire
leggermente in quanto i pellegrini di un tempo cercavano di
seguire le principali vie di comunicazione dell'epoca, soprattutto
ciò che restava della viabilità romana, mentre
GR-65 in molti tratti le abbandona. Il percorso indicato è
comunque, secondo noi, sostanzialmente corretto e le indicazioni
fornite attendibili.
Ormai
sul mercato vi sono anche molte altre "guide", ma nessuna,
tra quelle da noi esaminate, eguaglia la precisione di quelle
citate e consigliate; se poi volete proprio immergerVi nel
clima del passato è stata pubblicata la "Guìa
del Peregrino Medieval" ricavata pari-pari dal Codex Calixtinus
ottimamente tradotta (però in castigliano) a cura di
Millàn Bravo Lozano (ed. Centro Estudios Camino de
Santiago -Sahagùn-1997).
Il
ns. itinerario, seguendo per quanto possibile l'antica via,
desidera mantenere un po' del gusto dell'avventura che, indubbiamente
unito alla fede, animava i pellegrini di un tempo.
Il
viaggio, come da noi inteso, non è, non vuole e
non deve essere assolutamente una "corsa", ma una trasferta
a misura d'uomo che permetta di visitare la gran Parte
dei notevolissimi monumenti giacobei (Jacquets/Jacobei/Xacobei)
e non (taluni praticamente sconosciuti ai più) che
si incontrano quasi ad ogni passo (ovviamente non si potranno
veder tutti perché sono veramente tanti e non basterebbero
3 mesi al posto delle 3 settimane preventivate da questo programma;
saremo quindi obbligati giocoforza a compiere delle scelte,
ma quanto meno non "passeremo via" come purtroppo troppi oggi
fanno. Le notizie forniteVi in queste pagine potranno darVi
lo spunto per un'approfondimento anche, perché no?
Sulla via del ritorno). Ci muoveremo quindi come i pellegrini
di un tempo sostando dove sarà più opportuno
e visitando quanto più sarà possibile; (in ogni
caso con i ns. mezzi la ns. situazione di comodità
sarà indubbiamente migliore di quella di coloro che
l'itinerario lo percorreranno tutto a piedi ...e ce ne sono
tantissimi ancora oggi, eccome! Giovani ed anziani, molti
di più di quanti possiate ipotizzare!
L'avremmo
proposto anche noi il percorso completo a piedi usando i camper
quali punti-appoggio, ma, finché si lavora, la tirannia
del tempo-ferie la conoscete tutti e ben sapete che ciò
rende, al momento, del tutto inattuabile un'iniziativa del
genere per quanto possa essere attraente e suggestiva (già
l'ottener ferie continuative per le 3 settimane da noi previste,
per alcuni può essere problematico).
E'
in ogni caso consigliabile ed auspicabile percorrere a piedi
alcuni tratti (sono descritti più avanti) proprio per
"capire" ed entrare nello spirito di questo viaggio di fede
millenario. Oggi i Canonici di Santiago pretendono per
la "Compostela" il percorso a piedi degli ultimi 100 Km, cioè
praticamente da Sarria. Noi proponiamo, senza voler assolutamente
sfuggire ai 100Km, di poterli fare nei tratti più significativi
del "Camino" e che ciò venga riconosciuto valido, poiché
riteniamo che solo in questo modo si riesca a comprederne
il vero significato mistico che, ovviamente non può
né deve essere ridotto ad una semplice "sgroppata"
di 100Km nei quali vi sono sì delle cose interessanti,
ma che non valgono proprio la rinuncia (obbligatoria dato
il limitato tempo-ferie) a quanto si può trovare prima.
Il
nostro itinerario è quindi impostato e progettato in
funzione di queste ultime considerazioni.
Lo
spirito del viaggio
Quali
sono le motivazioni alla partenza per Santiago? Il "Camino"
rappresenta, anche se alcuni lo negano, tra le altre cose
una forma latente di preghiera spesso inconscia: vado perché
credo, credo dunque seguo le tracce dei primi pellegrini.
Il
"Camino" è soprattutto un cammino interiore, psicologico,
spirituale e religioso. Il "Camino" è un viaggio al
di fuori dello spazio e del tempo, al di fuori delle strade
battute dal grande traffico. Per il pellegrino di tutti i
tempi la cosa più importante non era il partire, ma
il ritornare; il nomade parte per partire, il pellegrino per
tornare: per il primo lo scopo è l'arrivo, per il
secondo
il ritorno; il paradosso è che in realtà Compostela
"inizia al ritorno", il termine è l'inizio perché
solo al ritorno la persona misura la forza del cammino iniziatico
e spirituale percorso. É questo il momento della verità:
qui si distingue il semplice turista da chi "guarda con occhi
diversi" e/o dal pellegrino: il primo visita, i secondi, oltre
ovviamente a visitare, sono "visitati". Nel Medio-Evo il pellegrino,
al suo ritorno, era considerato come "persona diversa" da
quella che era partita, sia sul piano spirituale sia nella
mentalità, poiché era arrivato al termine dell'Europa
(e praticamente del mondo allora noto) protendendosi verso
altri orizzonti, incontrando altre nazionalità ed immergendosi
in altre culture.
Il
"Camino de Santiago" è un itinerario storico/religioso
percorso da più di 1.000 anni e, se per i credenti
rappresenta ed ha da sempre rappresentato un catartico "atto
di fede", non deve essere sottovalutato dai non credenti se
non altro per l'impatto storico/artistico/culturale che ebbe
ed ha tutt'ora tant'è che è patrocinato dall'UNESCO
ed è definito "Itinerario Culturale Europeo" e la città
di Santiago è stata nominata "Capitale della Cultura
Europea". É inoltre indefinibile quella suggestione
quasi magica che suscita il "Camino" in chi lo percorre con
lo "spirito giusto".
¿
Qual è lo "Spirito Giusto" ?
Il
"Camino" si deve affrontare con "l'andatura del cuore",
quindi con umiltà, senza protagonismo, come ricerca
interiore e di fede e, se non si possiede fede, come ricerca
storica e di se stessi, come momento di riflessione e
nel
rispetto totale di tutti coloro che nei secoli ci hanno
preceduti (centinaia di migliaia).
1.
Il pretendere di "bruciare le tappe" con l'insofferenza
del perché "tanto qui cosa c'è da fare e da
vedere" senza neppur tentare di immergersi nell'atmosfera
stupenda ed ultramillenaria dei luoghi visitati con il
passo lento del pellegrino e la curiosità dello
studioso;
2.
la non disponibilità ad abbandonare almeno per
un breve periodo le sollecitazioni da stress che la vita,
lavorativa e non, d'ogni giorno ahimè sin troppo impone
già depongono molto pesantemente a sfavore di
una partecipazione "corretta" al viaggio.
Dobbiamo
proprio dirvelo!
Se
non condividete "da subito" questi punti fondamentali, non
affrontate neppure il "Camino"! Per Voi rappresenterebbe solo
una delusione ed una perdita di tempo!
Non
potendo, per quanto già detto, pretendere di percorrere
a piedi tutto il "Camino" ne consigliamo comunque il percorso
a piedi di tratti significativi oculatamente scelti per motivi
storici, paesaggistici e quant'altro; il percorso su tutto
il suo sviluppo e nella fattispecie nei tratti scelti è
molto facile e non presenta difficoltà tecniche di
alcun genere; è quindi affrontabile da chiunque, giovane
o anziano che sia.
Il
percorso a piedi indicato è di almeno 100 Km (diluito
in più tappe sui tratti più caratteristici del
"Camino") e s'impone anche per l'ottenimento della "Compostela",
prestigioso certificato di origine molto antica rilasciato
dal Capitolo della Cattedrale di Santiago.
Le
registrazioni più significative di "Compostela" che
si conoscono:
1.
Negli archivi del "Pas de Calais" se ne conserva una a nome
del pellegrino Yves "Le Breton" datata 1 Maggio 1321.
2.
Nel "Zoendic bonc de Gantes" una a nome del fiammingo Guglielmo
van der Putte datata 13 Settembre 1354
3.
Infine nel Museo Arxiu di Barcellona ce n'è una dedicata
a Bartolomeo Montels de Cordedeu rilasciata il 24 Agosto 1535.
...Senza
contare quella di Francesco d'Assisi nel 1213, quella dei
"Re Cattolici" nel 1488 e quella di Don Juan de Austria (il
vincitore di Lepanto) nel 1568 (pellegrinaggi tutti storicamente
provati).
Quale
abbigliamento scegliere per camminare
Ognuno
di noi ha preferenze sue particolari quindi ci limiteremo
alle cose più essenziali: La cosa più importante
è senz'ombra di dubbio la cura del piede, quindi
devono venir utilizzate calzature idonee; da eliminare
drasticamente e senza appello un certo tipo di calzature,
cosiddette "sportive", che vanno di gran moda tra i giovani,
con le quali a sentir loro "si cammina benissimo", tutte in
plastica e che non permettono al piede di traspirare. Per
la ns. esperienza, dato per scontato che lo "scarpone pesante"
da montagna in una situazione e su un percorso del genere
rappresenta un'assurdità, sono necessari unicamente
due tipi di "calzatura-base":
1.
Delle pedule leggere oggi note, per gli anglofili, anche come
"scarpe da trekking" da utilizzarsi soprattutto per l'attraversamento
dei Pirenei e per le tratte a sentiero o "strada bianca";
è ininfluente e si lascia al gusto del singolo il fatto
che siano basse (tipo "scarpa ginnica") o alte (tipo "scarponcino")
l'importante è che abbiano una suola
"seria"
che non permetta discivolare e di sentire i sassi durante
la marcia.
2.
Dei sandali da marcia da utilizzare sull'asfalto e
nelle tratte a sentiero facile (oggi ce ne sono in commercio
di numerosi modelli & marche); personalmente mi trovo
benissimo con i "Lizard" (Aicad, Via Valsugana 151 -38100
Trento) con suola "Vibram" di produzione nazionale: anche
se sono un po' cari, non sono neppur lontanamente da paragonare
per funzionalità e robustezza a quelli (almeno all'epoca
di stesura di questa guida) di fabbricazione orientale, acquistabili
anche ad un prezzo decisamente molto più basso presso
i vari Supermarket.
Qui
si pone un'alternativa che va demandata anch'essa alle preferenze
del singolo e, soprattutto, alla reciproca tolleranza ed educazione:
·
sandali con il "sottopiede" in cuoio; molto confortevoli,
permettono anche alla pianta del piede di "respirare" bene,
ma se bagnati diventano scivolosi peggio del sapone e dopo
un po' di giorni decisamente puzzano e, anche se lavati con
"durezza e determinazione", difficilmente perdono del tutto
il cattivo odore.
·
sandali con il "sottopiede" in "sintetico" (meglio di
tutto neoprene a cellule chiuse non foderato, lo stesso usato
per le mute da sub) che, come "respirazione" alla pianta del
piede sono decisamente carenti (la pianta rimane sempre un
po' umidiccia ed untuosa, soprattutto con il caldo), però,
se bagnati, non scivolano o scivolano in maniera accettabile
e, se usati anche parecchio, si lavano all'istante sotto la
prima fontana o ruscello e non diffondono poi odori sgradevoli
poiché il neoprene non ne viene impregnato.
Come
si è detto, è una scelta personale che va fatta
esclusivamente dal singolo in piena libertà ed in logica
ottemperanza alle norme del buon vivere civile in quanto le
prestazioni "tecniche" dei due tipi di calzatura sono equivalenti.
MOLTO
IMPORTANTE
Non
dimenticate la regola fondamentale del marciatore: venite
con calzature già "rodate" e con il piede già
abituato ad esse, le calzature nuove sono quasi certamente
fonte di grossi problemi il primo dei quali sono le arcinote
seccanti e dolorose "vesciche"; …fare una camminata va bene
e fa bene sempre, non è però mai il caso di
comportarsi da imprevidenti o sprovveduti, cosa che, oltre
a mettere in crisi Voi per primi, può comportare contrattempi
inutili creando difficoltà a tutto il gruppo.
Per
quanto riguarda l'abbigliamento personale si consiglia:
1.
Un paio di pantaloni lunghi "convertibili" (cioè
di quelli ai quali si possono togliere le "gambe" con una
cerniera lampo facendoli diventare all'istante dei pantaloni
corti) in cotone o fibra sintetica (se bagnati si asciugano
più rapidamente) e che siano comodi: il vestiario
attillato fa certamente immagine e moda ma è fonte
di fatica inutile perché limita i movimenti naturali
del camminare.
2.
Berretto ed occhiali da sole
3.
"T-shirt" di cotone o di tessuti tecnici, isotermici che
reggano bene il caldo ed il freddo e soprattutto espellano
all'esterno il sudore tipo lo "Jodel" o l' "All-Dry" ottimo
e di fabbricazione nazionale (se non ne conoscete o non ne
trovate nella Vs. città, potrete sempre rivolgervi
a noi: possiamo procurarne presso una ditta specializzata
convenzionata);
4.
una casacca di "Pile" o "Polartec", leggera e calda,
ottima soprattutto se trattata idrorepellente.
5.
Un impermeabile tipo "K-Way", magari di quelli ampi
che possano riparare anche lo zaino (in 40 anni di
esperienza non ho ancora trovato uno zaino che sia realmente
impermeabile in caso di pioggia, quindi o K-Way che copra
anche lo zaino oppure avvolgere singolarmente gli oggetti
contenuti nello zaino ciascuno in un suo sacchetto di plastica,
di quelli da supermercato e ...lasciar che lo zaino si bagni;
altre soluzioni non ne conosco).
6.
Zaino: avendo al seguito gli automezzi di supporto,
uno zaino pesante risulta del tutto illogico ed ingiustificato
(max 5/6 Kg e non di più, macchina fotografica
o cinepresa/telecamera compresa); dovrà inoltre
contenere qualcosa da mangiare durante la marcia, una borraccia
d'acqua (il bere, anche se l'acqua pesa, in questi contesti
è di gran lunga più importante del mangiare),
il "K-Way"; nelle tratte in quota (Pirenei) anche la giacca
di "Pile" e nient'altro!!!.
Il
clima pirenaico
Siccome
ci troveremo a dover attraversare a Roncisvalle o più
correttamente a "Valcarlos" (Valle de Carlo ...Magno naturalmente)
è bene conoscerne un po' le caratteristiche: essendo
una catena montagnosa ad andamento E/W, è il primo
grande ostacolo che i venti atlantici provenienti dal nord-ovest
/ nord-est incontrano dopo aver attraversato la pianura francese,
è quindi del tutto normale ed abbastanza frequente
che, anche nelle giornate di buon tempo, a salire dal versante
francese si formi una consistente condensazione orografica
che porta come conseguenza
l'incapucciamento
delle vette da parte di nuvole e nebbia ...mentre sul versante
spagnolo, appena attraversato il crinale, è quasi
certo di trovare un sole smagliante; durante la giornata
il fenomeno si accentua sempre di più spingendo le
nuvole verso la Spagna fino, in serata, ad avvolgere nella
nebbia anche il Sacro Convento di Roncisvalle che si trova
ben oltre la cresta in territorio spagnolo. Se arrivando
nel pomeriggio ad Ostabat o a St.Jean si vedono le montagne
coperte non vi è motivo di allarmarsi più
di tanto; nella ns. esperienza possiamo affermare che partendo
presto (alle 6 o 7) al mattino è molto probabile
compiere un percorso "pulito" ...se però il maltempo
c'è veramente non va sottovalutato: i venti sui crinali
possono raggiungere una notevole violenza. E' meglio in
tal caso soprassedere alla traversata a piedi e rimandare
lo storico passaggio a tempo rimesso al bello.
Un
po' di storia dell'Apostolo Giacomo "il Maggiore" &
la storia del ritrovamento dell'arca contenente le reliquie
perché
avessero il potere di Gesù, mentre camminava
sulle rive del "Mare di Galilea" lo vide…
Dal
Vangelo di Marco
"…vide
Giacomo e suo fratello Giovanni. Stavano su una barca a
riparare le reti. Appena li vide li chiamò. Essi
lasciarono il padre nella barca con gli aiutanti e andarono
dietro a Gesù per diventare pescatori di uomini…"
...omissis
"…poi
Gesù salì sopra un monte, chiamò a
sé alcuni che aveva scelto ed essi andarono da Lui.
Questi erano in dodici. Li scelse per averli con sé,
per mandarli a predicare e scacciare i demoni. I dodici erano.."
…omissis
…
"…Giacomo
e suo fratello Giovanni, che erano figli di Zebedeo; Gesù
li chiamò anche -Boanèrghes- che significa
figli del tuono…"
Dopo
la crocifissione di Gesù, si narra che Giacomo detto
"il Maggiore" fosse andato, forse nel 33AD, a predicare
in Hispania, fino ai confini del mondo allora conosciuto
"finis terrae", in terra di Galizia, allora soggetta a Roma
e che sul posto avesse convertito 9 discepoli; ad un certo
punto Giacomo sentì la necessità di tornare
in Palestina, lasciò in Galizia 7 discepoli a continuare
la sua predicazione e rientrò in Palestina con due
discepoli. Tra il 42 e il 44AD, primo tra gli Apostoli ed
assieme ad uno dei discepoli che erano partiti con lui,
subì il martirio in Gerusalemme ad opera di Erode
Agrippa. Siccome era nella tradizione ebraica seppellire
i "profeti" là dove essi avevano predicato, Giacomo
non sfuggì all'usanza, infatti, il discepolo rimasto,
con altri seguaci che nel frattempo erano stati convertiti,
ne trafugò il corpo dal patibolo, caricò le
spoglie su una nave e partì dal porto di Jaffa diretto
in Galizia e, si dice guidato da un angelo, con mille peripezie
passò le "Colonne d'Ercole" e arrivò ad Iria
Flavia (importantissimo porto fluviale all'epoca di Traiano
& oggi piccolo borgo a 1Km ad Est di Padron sulle
"Rias-Bajas").
·
Interessante l'origine del nome "Padron": deriva
da "pedron", pietrone, infatti la leggenda narra che in
riva al Rio Sar in fondo alla Ria di Iria Flavia (oggi Ria
de Arousa) ci fosse un altare dedicato a Nettuno e che ad
esso fu legata la nave che aveva portato le spoglie di Giacomo
dalla Palestina alla Galizia; il "Pedron-pietrone" originale
è conservato ed è visibile ancora oggi
in Padron sotto l'altar maggiore della chiesa dedicata
a Santiago e porta la scritta:
"...Ei
navim S.Jacobi Zebedaei Corporis vectricem alligatam fuisse
pie creditur" Usciti dalla chiesa, valicato il ponte
sul Rio Sar, alla Dx idrografica una copia del "pedron"
sul luogo del rinvenimento dell'originale (lungo i moli
del porto fluviale di Iria Flavia, perfettamente riconoscibili
ancor oggi) & appresso una copia del carro su cui la
leggenda narra fossero trasportate le spoglie di Giacomo
per la sepoltura.
Timbri in chiesa
|
Molto interessante (ne vale la visita) a Iria
Flavia la
Collegiata di Sta Maria (XII secolo).
|
Parcheggio:
a Dx prima della chiesa piazzale con rami molto bassi
e molto grossi: pericolo reale per il tetto del camper!
Conviene
prendere lo stradello a Dx che lascia questo parcheggio
a Sx e sempre a Sx costeggia il piccolo cimitero (molto
stretto ma si passa); subito dopo a Dx, prima del sottopasso
ferroviario, c'è un altro piazzale ampio ed ottimo
per sostare.
Se
non trovate la chiesa aperta rivolgevi alla sacrestana "Lola"
che ("si no tiene mal a la cabeza") apre volentieri. Abita
nei pressi (si va solo a piedi!): dietro la chiesa si passa
sotto la ferrovia e si prende la prima strada a Dx (coperta
da una pergola di viti); dopo 50m. si prende la prima a
Dx, si entra nel piccolo borgo (a Sx quale punto di riferimento
fonte dell'acquedotto) ed al primo bivio (casa in mezzo)
si prende a Sx in salita una stradina stretta fiancheggiata
a Dx da un alto muro; al successivo bivio (una "T" con di
fronte dei capannoni industriali) si va a Sx: è la
2^ casa a Dx.
Sbarcati
che furono, i discepoli chiesero a Lupa, regina del posto,
che concedesse loro un luogo idoneo alla sepoltura, ma Lupa
era perfida ed ispirata dal Demonio, così, affermando
che la cosa non era di sua competenza, mandò i discepoli
a formulare la medesima richiesta al Legato romano (la Spagna,
di cui la Galizia fa parte, all'epoca era provincia romana).
Il Legato, per tutta risposta fece imprigionare i discepoli
i quali però, dopo pochi giorni, furono liberati
da un angelo. Tornati da Lupa essi le chiesero dei buoi
da aggiogare al carro con le spoglie dell'Apostolo e riformularono
la richiesta di concessione di un luogo idoneo alla sepoltura;
Lupa, ancora ispirata dal Demonio concesse i buoi e indicò
ai discepoli un monte dove poterli andare a prendere, ma
i cosiddetti buoi che vivevano su quel monte erano tori
feroci e Lupa sperava che, nel tentativo di catturarli i
discepoli venissero uccisi …ma, prodigio, alla vista dei
discepoli i tori invece di attaccare divennero tranquilli
e si lasciarono prendere ed aggiogare al carro.Lupa, visto
ciò, si convertì ed i discepoli non incontrarono
più ostacoli da parte sua, ma rimaneva il problema
di dove seppellire l'Apostolo; memori del prodigio che aveva
resi mansueti i tori, delegarono a loro l' "incarico": li
lasciarono portare il carro senza guidarli, ma limitandosi
solo a seguirli; in un primo tempo i tori si fermarono su
un monte (oggi "Pico Sacro/Sagro"), ma, quando giunsero
sul posto i discepoli, i tori reiniziarono a muoversi (evidentemente
non era quello il luogo giusto) per fermarsi poi su un prato
a brucare tranquillamente; i discepoli attesero per un po'
per vedere se i tori ricominciavano a muoversi, ma essi
rimasero tranquilli a brucare: il posto predestinato era
stato trovato. Nel corso dei secoli (non dimentichiamo che
i Cristiani fino a Costantino erano soggetti a persecuzione),
sebbene fosse viva la tradizione della sepoltura di Giacomo
in Galizia, della tomba si perse ogni traccia. Fu necessario
arrivare al IX secolo quando nell' 813 l'eremita Pelagio,
guidato da una strana e misteriosa luce trovò in
un campo un sacello di fattura romana con all'interno un
corpo; sul sacello delle iscrizioni in latino indicavano
che lì era stato sepolto Giacomo detto "il Maggiore"
figlio di Zebedeo e Maria Salomè, fratello di Giovanni
detto "l'Evangelista", discepolo ed amico di Gesù.
Pelagio informò del rinvenimento immediatamente il
vescovo di Iria Flavia Teodomiro, il quale si recò
sul luogo ed identificò ufficialmente le reliquie
come quelle dell'Apostolo Giacomo il Maggiore. Re Alfonso
II "il Casto" informato del miracoloso ritrovamento fece
erigere sul posto una cappella che inglobasse il sacello
con l'urna dell'apostolo; tale costruzione ben presto si
rivelò insufficiente dato l'afflusso immediato
e massiccio di pellegrini così Re Alfonso III fece
costruire una chiesa a tre navate che inglobò la
cappella precedente; dato poi che il periodo storico corrispondeva
anche all'espansione Vikinga (Normanna) e ben si sa quale
fama avessero tali popoli prima della loro cristianizzazione
(avvenuta dopo il 1.000) il sito fu fortificato con poderose
mura che, se erano riuscite a trattenere e dissuadere i
Normanni, nel 997 non riuscirono a contenere l'assedio dell'arabo
Al-Manzor che occupò il luogo e ne rase al suolo
le strutture (fortunatamente l'arca dell'apostolo, in previsione
di ciò, era stata occultata molto bene e non fu trovata).
Qui però vi sono due distinte versioni dei fatti;
la seconda è che Al-Manzor, presa la città,
entrò da solo nella basilica e vi trovò un
anziano monaco immerso in preghiera di fronte all'urna;
alla richiesta di cosa stesse facendo, il monaco, rivolgendosi
al capo saraceno senza alcun timore, rispose che stava pregando.
Al-Manzor lo squadrò e, stupito che il monaco non
provasse paura della sua presenza, disse: "Prega pure quanto
ti pare" e ordinò di mettere delle sentinelle alla
porta della chiesa affinché nessuno osasse disturbare
il monaco nel frattempo che la città veniva messa
a sacco. Quale sarà la vera storia? ...Mah!
Ritiratisi
li arabi la città rinacque e con supporto regio,
dapprima per iniziativa del vescovo Pelaez, poi principalmente
con l'opera del vescovo Gelmirez (Xelmires in Galego), venne
compiuta a cavallo tra il X e l' XI secolo la costruzione,
sui resti di quella di Alfonso III, della basilica attuale
(romanica) che assunse l'odierno aspetto, solo dopo numerosi
ampliamenti, all'inizio del XVIII secolo.
Ultimo avvenimento di fondamentale importanza ed ufficializzante
per la Chiesa Cattolica Romana al di sopra di ogni dubbio
il culto jacobeo, fu nel 1885 il riconoscimento dell'autenticità
delle reliquie da parte della Sacra Congregazione dei Riti
(ex "Sant'Uffizio"). Riconoscimento decretato da Papa Leone
XIII nella bolla pontificia "Deus Omnipotens".
Le
"Vie di Santiago"
Ce
ne sono parecchie con notevoli variazioni, ma noi, seguendo
il "Codex Calixtinus" citeremo soltanto quelle ivi contenute:
1.
Via Podiensis, da Notre Dame du Puy (Le Puy en Velay)
2.
Via Lemovicensis da Sainte Madeleine de Vézelay
(Vézelay).
3.
Via Turonensis da Notre Dame de Paris passando per Chartres
e Tours.
4.
Via Tolosana da Saint-Trophime d'Arles
Le
prime tre valicano i Pirenei a Roncisvalle/Valcarlos, la quarta
al Col de Somport; tutte le vie si riuniscono poi ufficialmente
al Puente de la Reina ed il tracciato da qui diviene unico.
Esistono
ulteriori "Vie", ma da Aymeric non furono prese in considerazione:
·
Il "Camino Primitivo" che si dice fosse la più
antica in assoluto ma dal tracciato incerto, si sa che seguiva
la costa Nord, passava da Pola de Allande, Fonsagrada, Lugo
per confluire sul "Camino Real" a Melide; su questa via è
interessantissima la chiesa preromanica di "Boides de Valdedios"
presso Villaviciosa (Asturias), edificata in funzione dei
pellegrinaggi; di essa si racconta che alla sua consacrazione
canonica nell'anno 893 parteciparono ben sette vescovi provenienti
dalle Asturie, Leòn, Galizia, Nord del
Portogallo
e …Elekane, vescovo mudéjar di Saragozza …che dovette
chiedere il permesso al Califfo arabo della sua città
per poter partecipare e gli venne concesso. A questo punto
vien da chiedersi, anche in funzione dei tanti condizionamenti
culturali di parte impostici sui banchi di scuola, chi all'epoca
fossero i veri intolleranti …gli arabi musulmani o gli europei
cristiani, basti ricordare la conversione forzata degli ebrei
attuata dai Re Cattolici dopo la caduta di Granada (1492).
·
Il "Camino del Norte", che corre anch'esso lungo la
costa nord presentando quindi come il "Primitivo" il vantaggio
di non dover attraversare i Pirenei e confluisce nel "Camino
Real" a Arzùa.
·
Il "Camino de Finisterre" che arrivava dalla costa
ovest.
·
Il "Camino de la Ria de Arousa" che presenta ancor
oggi una suggestiva "Via Crucis" originale con i crocifissi
in granito posti sugli isolotti della Ria e che si sviluppa
via mare con sbarco a Padron (vedi P. & epilogo) e segue
poi il "percorso dei buoi/tori" fino a Santiago.
·
La "Via de la Plata" dal luogo di partenza incerto
e che attraversava Extremadura, Salamanca, Leòn fino
al nord della penisola percorrendo l'antica via romana di
Mérida. Si dice sia anche la più lunga superando
nella sola terra di Spagna i 900 Km.
·
Il "Camino Inglés" che, arrivando via mare a
Ferrol o A'Coruña scendeva verso Santiago.
·
Il "Camino Portugués" che partiva da Cabo de
San Vicente (all'estremo sud-occidentale d'Europa) seguendo
anch'esso il tracciato di una via romana passando per Setùbal,
Lisboa, Santarém, Tomar (interessantissimo qui il "Convento
de Cristo" costruito dall'Ordine dei Templari), Coimbra, O'porto,
Viana do Castelo, Pontevedra (vedi), Santiago.
Probabilmente
(ma è solo una mia supposizione) Aymeric non
ne parla perché a lui e/o a Papa Callisto II interessavano
i "Camini" provenienti dall'Europa dell'est (ma allora non
si spiega la non trattazione del "Primitivo", dando per scontata
un'eventuale posteriorità del "Camino del Norte").
C'è
stata, e lo riportiamo solo come notizia, la proposta venuta
nel 1999 dalla rivista francese "Aire-Libre" di "rettificare"
il "Camino" tradizionale da Pamplona in poi tutto lungo il
43° parallelo per uno sviluppo di 558 Km, ma a ns. avviso
il "Camino" deve "agganciarsi" alla storia e deve perciò
essere uno di quelli millenari veramente "sudati" dai pellegrini,
pertanto tale proposta ci lascia decisamente perplessi.
Visto
quanto sopra quindi, di gran lunga la strada più antica
con il tracciato certo è "Via Podiensis" francese seguita
dal "Camino Real Francés" in Spagna (presa ancor oggi
dalla stragrande maggioranza dei Pellegrini), la prima percorsa
e seguita nel 950 e della quale esiste una sicura documentazione
storica ed è per questo che è stata scelta da
noi per il ns. viaggio; le altre, ad esclusione chiaramente
del "Primitivo", sono posteriori di almeno un secolo se non
di più.
La
"Porta Santa" o
"Puerta del Perdon"
Viene
aperta soltanto in occasione degli anni giubilari di Santiago
(quando il 25 Luglio cade di Domenica, con la cadenza di 6-5-6-11
anni: prossimi giubilei negli anni 2004; 2010; 2021) ed è
aperta nel pomeriggio del 31 Dicembre dell'anno precedente
il Giubileo venendo richiusa (letteralmente murata sino al
1999) nel pomeriggio del 31 Dicembre dell'anno giubilare;
l'ultima chiusura é avvenuta al 31/12/1999 mentre la
riapertura è prevedibile al 31/12/2003.
Note
sulla "Porta Santa" della
Basilica di S. Pietro in Roma
La
cerimonia della "Puerta del Perdon" é nata in Spagna
proprio a Santiago in occasione del Giubileo Jacobeo sancito
con bolla da Papa Callisto II ed é stata "importata"
a Roma da Papa Alessandro VI Borgia. E' tutt'ora quella originale
dell'epoca, anche se, almeno per
quanto
riguarda il Giubileo romano del 2000, martello e cazzuola
non ci sono più. Prima di Papa Alessandro VI, dal primo
giubileo (Papa Bonifacio VIII) la "porta" non esisteva, si
abbatteva letteralmente un pezzo di muro della basilica ed
il varco veniva chiuso la notte da una porta di legno. In
questo contesto bisogna anche ricordare che la basilica dell'epoca
non era quella di oggi, costruita alcuni secoli dopo all'epoca
di Michelangelo, ma la cosiddetta "costantiniana" risalente
secondo la tradizione allo stesso imperatore di Roma Costantino
"il Grande". Comunque la "Porta Santa" più antica in
senso cronologico per costruzione é, se non erro, quella
di S.Giovanni in Laterano che la tradizione dice sia stata
quella della Curia del Senato di Roma, dapprima utilizzata
per un'altra precedente chiesa ed in seguito riutilizzata
in S.Giovanni.
Cosa
si sa del primo pellegrinaggio storicamente documentato
Si
narra che Gotescalco (Vescovo di Le Puy en Velay), in seguito
ad una visione mistica, decise di compiere nel 950 un pellegrinaggio
al santuario di Santiago de Compostela in Galizia, regione
dell'estremo ovest della Spagna. Se la leggenda giustifica
la motivazione di una tale decisione, il fatto che Gotescalco
sia realmente esistito e sia realmente andato a Santiago è
reale, storicamente provato, autenticato e riportato dalle
cronache dell'epoca ad opera del frate Gomesano reperite
al convento spagnolo di St. Martin d'Albeda nei pressi di
Logroño:
…Il
Vescovo Gotescalco animato da una manifesta devozione lasciò
il suo paese in Aquitania e, accompagnato da un grande seguito,
si diresse verso l'estremità della Galizia per toccare
la misericordia divina e implorare umilmente la protezione
dell'Apostolo San Giacomo…
Nella
cronaca di Gomesano non vi è una precisa descrizione
topografica del percorso seguito e neppure nel Libro V°
"Liber Sancti
Jacobi",
del "Codex Calixtinus", ben più preciso del
precedente in quanto redatto per conto di Papa Callisto II°
da Aymeric, suo monaco, che percorse l'itinerario con la precisa
finalità di riportarne una guida ad uso dei pellegrini
dell'epoca, tant'è che numerose località si
contendono la qualifica di trovarsi sull'itinerario più
antico, ma la presenza di tante persone nel seguito fa logicamente
supporre la necessità di punti d'appoggio adeguati,
siti quanto meno ad una giornata di cavallo (o, più
facilmente, di mulo) l'uno dall'altro; un itinerario del genere
infatti non era concepibile senza adeguati rifugi.
Signori,
laici e comunità religiose rivaleggiarono nello zelo
finalizzato alla creazione di Ospizi che si sono mantenuti
per secoli grazie a donazioni; nel 1324 Amanieu VII d'Albret
fece un lascito a tutti gli ospizi che si trovavano (lo trascrivo
in lingua originale perché ben comprensibile in italiano)
sul "chemin arromiu (di pellegrinaggio) de Bordeaux à
Pampelune pour la sustentation des pauvres de Dieu qui feront
le pèlerinage à Mgr. Saint Jacques". Con
l'istituzione della "Credenziale" il viaggio divenne praticamente
gratuito ed assistito su quasi tutto il suo sviluppo. Oltre
alla costruzione di ponti e strade per facilitar loro il percorso,
i pellegrini, grazie alla generosità dei regnanti dell'epoca
erano esonerati dai pedaggi. La sicurezza dei pellegrini non
era poi affare da poco, ma esisteva su tutto il percorso,
concessa da parte di tutti i regnanti per i territori di loro
competenza, una vera e propria "copertura legale" con misure
ispirate a difendere il pellegrino dalla rapacità di
albergatori, dall'imposizione arbitraria di pagamento di tributi,
dalle catture ingiustificate e da ogni genere di angherie,
affinché "…ovunque vada il pellegrino egli incontri
la pace…"
Durante
gli "Anni Santi" i Re di Castiglia emanavano un salvacondotto
a favore di tutti i pellegrini che "…giungevano da terra
o da mare…" ed in tutti gli altri stati venivano emanati
editti estremamente rigorosi a protezione dei pellegrini contro
ogni genere di abuso nei loro confronti da parte di chichessia. Il
pellegrino poi era tutelato anche nel suo paese d'origine
poiché fino al suo ritorno o all'accertamento dell'avvenuta
morte tutto ciò che gli apparteneva non poteva venir
toccato neppure da sentenze giudiziarie e/o provvedimenti
legali; anche gli eventuali obblighi feudali erano sospesi.
Anche
la Chiesa di Roma faceva la sua parte per proteggere moglie,
figli e proprietà del pellegrino. Dalla Bolla "Quantum
Praedecessores" del 1145: "…con la nostra autorità
apostolica impediamo assolutamente di toccarli prima del loro
ritorno o della loro morte…".
Con
l'aiuto di ricerche su mappe dove era riportata l'antica viabilità
post romana e del periodo carolingio (visto l'anno è
quella che interessava), riteniamo, dopo anni di confronti
fra vari testi e sopralluoghi vari, di essere riusciti ad
identificare nella sua quasi totalità l'itinerario
che logicamente riteniamo Gotescalco possa aver percorso.
Un dubbio ci rimane ed è quello se Gotescalco abbia
o meno sostato all'antico santuario della miracolosa "Vergine
Nera" di Rocamadour, (uno dei 4 "Luoghi Santi" o "Peregrinationes
Majores" della cristianità all'epoca del XII / XIII
secolo) che comunque era interessato da un notevole flusso
di pellegrini suo proprio ed anche dal flusso di pellegrini
diretto a Compostela avendo competenza su Ospizi di accoglienza
Jacobea perfino in Spagna, (la leggenda narra che nel Santuario
vi sia conservata nientemeno che "Durendal/Durlindana", la
spada del paladino Orlando ...ed in effetti esiste una spada
di fattura altomedioevale infissa sopra l'ingresso della cappella
dei miracoli, ma che sia proprio quella di Orlando è
tutto da dimostrare) in quanto appare abbastanza "disassato"
dal percorso logico individuato anche se si ha notizia certa
che molti pellegrini provenissero proprio da lì; in
ogni buon caso, siccome il sito è decisamente molto
interessante l'abbiamo incluso nell'itinerario.
LA SIMBOLOGIA DEL "CAMINO"
La
"Concha": ("Pecten Jacobeus" Limnei) è un mollusco
bivalve molto comune, oltre che nei nostri mari, anche sulle
coste galiziane; sin dall'inizio ("Liber Sancti Jacobi - Veneranda
Dei") fu assurto a simbolo del pellegrino jacobeo (serviva
anche ad un uso pratico: quelle piccole legate ad un bastoncino
di legno come cucchiaio, quelle grandi come tazza per bere
o anche come …piatto) "…nel mare vicino a Santiago ci sono
alcuni pesci che hanno due conchiglie una da una parte e una
dall'altra del corpo… Queste conchiglie i pellegrini di S.
Giacomo le raccolgono e le attaccano sui loro cappelli portandole
a casa per mostrarle trionfalmente alla loro gente…"
Ad
essa erano attribuiti anche poteri miracolosi in quanto si
riteneva che solo il tocco di una di esse riportata da Santiago
potesse guarire anche gravi malattie. La concha è da
sempre il segno del "Camino" di Compostela e la si può
veder cucita quale "Signum Peregrinationis" anche ai
nostri giorni sul cappello, sull'abito, sullo zaino etc dei
pellegrini.
Si
trova inoltre riprodotta (almeno in territorio spagnolo),
sia su mattonelle, sia dipinta stilizzata gialla in campo
azzurro, sui vari percorsi che portano a Santiago assieme
ad un altro simpatico segnavia la "Flecha Maria", una freccia
gialla pennellata sui sassi e sui muri che indica la via per
Santiago.
La
Spada: "Spada rossa in campo bianco posta verticalmente
e con l'impugnatura a forma di croce gigliata". Fu l'emblema
dell'Ordine (vedasi più avanti a Leon, Ospizio di San
Marcos) dei Cavalieri di Santiago de la Espada fondato
nel 1167 e riconosciuto da Papa Alessandro III nel 1170. Tale
ordine si prefiggeva il fine di proteggere i pellegrini dalle
scorrerie arabo-musulmane (allora molto frequenti sul territorio);
uno scopo simile anche ad altri Ordini sorti in periodo di
crociate: Templari, Ospitalieri etc.
Con
l'andar del tempo l'Ordine divenne molto, forse troppo potente
ed allora i Re Cattolici lo avocarono a sé sopprimendolo
anche perché tali Ordini erano considerati "pericolosi"
in quanto non erano sottoposti ad alcun controllo da parte
della gerarchia ecclesiastica molto spesso asservita al
locale potere politico, ma dovevano obbedienza esclusivamente
al Papa (è una storia che si ripete come fu per i
"Templari" massacrati da Filippo di Francia "il bello" con
la connivenza di Papa Clemente V per impadronirsi delle
loro ricchezze). Il simbolo dell'Ordine è però
rimasto nell'iconografia e spessissimo lo si trova dipinto
o scolpito sul "camino" da solo o abbinato alla "concha".
Questo
Ordine cavalleresco aveva delle regole severissime per l'ammissione
ed era riservato unicamente a "hidalgos" (nobili) di genealogia
pura senza mescolanze con arabi, "maran" (ebrei convertiti)
etc, che da almeno 3 generazioni non avessero esercitato
alcun "oficio vil" (mestiere retribuito secondo la terminologia
di allora)
Una
curiosità: Il
grande pittore Velasquez desiderava, pur non possedendone
i requisiti per "difetto di nobiltà", entrare nell'Ordine.
Furono necessari interventi di ben due papi (Innocenzo X
e Alessandro VIII) nonché del re di Spagna Filippo
IV per risolvere positivamente il problema e finalmente
il 28-11-1659 Velasquez, ottenute le dispense richieste,
entrò a far parte dell'Ordine.
La
tradizione aneddotica narra poi che nell'occasione fu lo
stesso Filippo IV a dipingere la spada, simbolo di appartenenza
all'Ordine, sull'autoritratto di Velasquez oggi esposto
al Museo del Prado in Madrid.
Il
Bastone Fiorito: dalla forma simile ad un pastorale da
vescovo ("baculum") ricorda sia il "bordone" che veniva imposto
al pellegrino durante l'investitura ufficiale sia la leggenda
della battaglia del Rio Cea presso Sahagun legata alle tradizioni
carolinge; si dice che qui Carlo Magno si scontrò con
l'africano Aigolando e che sulle rive del fiume le lance dei
caduti cristiani rimaste piantate nel terreno fiorirono.
L'Ottagono:
di derivazione esoterica orientale indica l' "ottavo giorno".
Partendo dal presupposto che se sette (o più precisamente
6+1 secondo il libro del Genesi) sono i giorni della creazione,
l'ottavo sarà quello della fine del tutto e della conseguente
redenzione. Venne adottato da molti Ordini e Confraternite
d'ispirazione cristiana perché è "il doppio
della croce" e numerosi sono i simboli che lo richiamano:
basta solo un po' di attenta osservazione per individuarli
negli svariatissimi contesti ove essi sono presenti; si va
dal contrassegno dell'Ordine di S.Giovanni di Gerusalemme
(i cosiddetti "Cavalieri di Malta") che si iscrive in un ottagono
perfetto ed è detto per l'appunto "croce ottagona"
ai luoghi di culto eretti dall'Ordine dei Templari (sempre
a pianta ottagonale) etc.
Se
poi avete osservato con attenzione l'evangeliario usato da
Papa Giovanni Paolo II il giorno 06-01-2001 dapprima durante
la chiusura della Porta Santa in S.Pietro e poi nel solenne
pontificale di termine del Giubileo, sulla copertina campeggiava
proprio bello grande un ottagono …e ben sappiamo quanto la
Chiesa Cattolica oggi sia prudente nell'utilizzo di una qualsiasi
simbologia e/o araldica.
L'ABITO
DEL PELLEGRINO
Anche
l'abito del pellegrino jacobeo fu codificato quasi fosse una
divisa per renderlo immediatamente riconoscibile.
Era generalmente di color marrone scuro ed era composto da:
Un
gran cappello a larghe falde detto "petaso"
Un
mantello, simbolo dell'umanità del Cristo nel quale
avvolgersi
Una
bisaccia, simbolo di elemosina; essa era piccola per non
contenere molto denaro infatti: "il pellegrino deve poter
contare sulla carità" ed era di pelle di animale "perché
la carne va mortificata con rinunzie, digiuni, sete etc"
Un
bastone chiamato "bordone" o "baculum" simboleggiante
la trinità quale "terzo piede" cui il pellegrino si
appoggia.
La
"concha" che veniva fissata al cappello ed al mantello
Al
bastone spesso veniva legata una zucca secca in funzione di
primitiva borraccia.
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